Supplemento online a il Balboni. Corso comunicativo di italiano per stranieri
per gentile concessione dell’editore © Bonacci Editore - Torino 2016 - www.bonaccieditore.it
Grammatica
essenziale
di riferimento
– A1/A2
Questa non è una grammatica dell’italiano, come invece quella di
Marco Mezzadri per questo stesso editore. È solo l’indice degli aspetti
grammaticali e di alcuni elementi del lessico che sono stati visti nei
volumi A1 e A2.
Per alcune voci dell’indice diamo anche un breve riassunto del modo
in cui funzionano alcuni tipi di parole dell’italiano, perché nel libro
le diverse caratteristiche sono state viste in Passi e Unità diverse.
I rimandi in rosso nell’indice di apertura di ogni sezione riguardano
i Passi del volume A2.
GRAMMATICA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO | A1/A2 1
Supplemento online a il Balboni. Corso comunicativo di italiano per stranieri
per gentile concessione dell’editore © Bonacci Editore - Torino 2016 - www.bonaccieditore.it
ORTOGRAFIA
Accento distintivo
P9, P12
AlfabetoGI.1
ApostrofoP6
c, q, cq, ch, ci+vocale
(P3), (P7), GI.2
e / è
Palestra di italiano U1
Fonetica doppie P9; f / v P9; t / d P9; r / l P9; é / è; P10; ò / ó P10; gn / ni P11; gli / li
P11; p / b; P12; s / sc P12
g, gh, gi + vocale, gn / gl, sc / sci
(P4), GI.2
m + p / b
P1
Spelling
P3
Vocali / consonantiGI.1
a
b
c
d
e
f
g
h
i
j
k
l
m
n
o
p
q
r
s
t
u
v
w
x
y
z
A
B
C
D
E
F
G
H
I
J
K
L
M
N
O
P
Q
R
S
T
U
V
W
X
Y
Z
a
b
c
d
e
f
g
h
i
j
k
l
m
n
o
p
q
r
s
t
u
v
w
x
y
z
A
B
C
D
E
F
G
H
I
J
K
L
M
N
O
P
Q
R
S
T
U
V
W
X
Y
Z
A
Bi
Ci
Di
E
Effe
Gi
Acca
I
Jay
Cappa
Elle
Emme
Enne
O
Pi
Cu
Erre
Esse
Ti
U
Vi, vu
Doppia vu
Ics
Ipsilon
Zeta
Alcuni suoni particolari
LA CONSONANTE C
Ha due suoni, uno “duro”, come in casa, e uno “dolce”, come in dolce.
/k/ il suono “duro”, come kick in inglese:
▸▸ c + a, o, u
casa, cosa, alcuno
▸▸ ch + i, e
chi, che
▸▸ q + ua, ue, ui, uo
quale, quello, qui, quota. Ma attenzione: scuola, cuore
2 GRAMMATICA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO | A1/A2
Supplemento online a il Balboni. Corso comunicativo di italiano per stranieri
per gentile concessione dell’editore © Bonacci Editore - Torino 2016 - www.bonaccieditore.it
Il suono k doppio:
▸▸ usi 2 c: ecco, disoccupato,macchina, maccheroni
▸▸ in alcuni casi si usa cq: acqua
/tʃ/ il suono “dolce”, come church in inglese:
▸▸ ci + a, o, u
ciao, cioè, ciurma
▸▸ c + e, i cento, cinese, ma fa’ attenzione: cielo
se il suono è lungo, metti 2 c: braccio, braccia, eccetera.
LA CONSONANTE G
Ha due suoni, uno “duro”, come in gas, e uno “dolce”, come in già.
/g/ il suono “duro” come go in inglese.
La consonante g è come la c:
▸▸ g + a, o, u
gas, gola, guadagnare
▸▸ gh + i, e
ghiaccio, spaghetti
/d/ il suono di Joe in inglese:
▸▸ gi + a, o, u
magia, giorno, congiunzione
▸▸ g + e, i
gennaio, gita
se il suono è lungo, metti 2 g, come in oggi.
TRE GRUPPI PARTICOLARI SONO SC, GL, GN
/ʃ/ il suono inglese di she:
▸▸ sci + a, o, u
sciarpa, prosciutto, liscio
▸▸ sc + e, i
scena, sci
// il suono spagnolo di niño, quello portoghese di Mourinho, quello francese di montagne:
▸▸ gn
montagna, ogni, spegnere, bagno
/ʎ/ il suono spagnolo di calle, quello portoghese di filha:
▸▸ gli
figlio, foglia, biglietto
L’APOSTROFO
L’apostrofo sta al posto di una vocale che non c’è più:
▸▸ la amica → l’amica
▸▸ lo indice → l’indice
▸▸ la ora → l’ora
▸▸ lo uomo → l’uomo
▸▸ la una → l’una
▸▸ lo hai → l’hai
Fai attenzione! Non hanno apostrofo:
▶▶ un, articolo indeterminativo singolare maschile: un altro; invece un’ è l’abbreviazione di una, l’articolo
femminile: un’altra;
▶▶ qual è, al maschile; qual’è al femminile.
L’ACCENTO
In italiano è obbligatorio:
▶▶ quando l’accento è sull’ultima sillaba: città, gioventù. Queste parole non variano al plurale;
▶▶ per distinguere alcune coppie: lì, là, che indicano luogo e non devono essere confusi con li e la, articoli o
pronomi; è verbo “essere” che non deve essere confuso con e, congiunzione;
▶▶ già, per non leggerlo gìa.
Non c’è l’accento sulle parole di una sola sillaba: qui, qua, blu, tre ecc.
GRAMMATICA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO | A1/A2 3
Supplemento online a il Balboni. Corso comunicativo di italiano per stranieri
per gentile concessione dell’editore © Bonacci Editore - Torino 2016 - www.bonaccieditore.it
L’accento è usato anche per distinguere parole che hanno lo stesso suono ma una funzione diversa:
▶▶ si, pronome riflessivo, e sì, avverbio;
▶▶ se, congiunzione, e sé, pronome;
▶▶ in alcuni casi si può mettere l’accento su dài, dà, voci del verbo “dare”, per non confonderli con la
preposizione da; un altro caso è tè, che si beve, e te pronome personale.
ARTICOLI
Determinativi (singolari e plurali) P6
Indeterminativi singolari P6, plurali P12
Partitivi(uso intuitivo diffuso); P20
Preposizione articolate P10, P12
Gli articoli indicano il genere (maschile e femminile) e il numero (singolare e plurale) dei nomi.
Gli articoli possono essere determinativi (o definiti) e indeterminativi (o indefiniti).
articoli indeterminativi
singolare
plurale
maschile generale
un
dei
maschile speciale
uno
degli
femminile
una, un’
delle
Il maschile speciale è quello delle parole che iniziano per:
▶▶ s + consonante: uno studente, uno straniero;
▶▶ z: uno zombie, uno zero.
L’articolo si usa sempre con i nomi astratti (bellezza, felicità), con i nomi di regioni, di molti stati, di
continenti, mari, fiumi, laghi, ma non con i nomi di città.
Le preposizione articolate sono l’unione di di, a, da, in, su con gli articoli determinativi:
di
a
da
in
su
il
lo
l’
la
i
gli
le
del
al
dal
nel
sul
dello
allo
dallo
nello
sullo
dell’
all’
dall’
nell’
sull’
della
alla
dalla
nella
sulla
dei
ai
dai
nei
sui
degli
agli
dagli
negli
sugli
delle
alle
dalle
nelle
sulle
Le preposizioni articolate indicano anche una parte, un po’ di, qualche, ad esempio: ho delle mele; hai del pane?
NOMI E AGGETTIVI QUALIFICATIVI
Bello, grande, buonoP29
Colori maschili P27
Formazione di parole (uso intuitivo diffuso) con prefissi e suffissi P7, P17; alterati in -one e -ino P3
Gradi dell’aggettivo(più GI.1); superlativo e comparativo P17 ; maggioranza, minoranza, uguaglianza
P4; maggiore, minore P4; migliore, peggiore P6; sintesi P25
Maschile e femminile (P2), (P3); regolare P6; irregolare (nomi in -ore) P11; sintesi P19;
Plurale (P2); regolare P6, P10; irregolare (uomo, nomi in -ca, nomi in -ema) P10; parole
tronche P12; collettivi P24; nomi intrinsecamente plurali P24; sintesi P25;
sintesi P20; plurale femminile in –a P24; paia P27; uova P24, paia P27; centinaia,
migliaia, corna (plurale irregolare) P9
tutto + nome / numero P19
4 GRAMMATICA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO | A1/A2
Supplemento online a il Balboni. Corso comunicativo di italiano per stranieri
per gentile concessione dell’editore © Bonacci Editore - Torino 2016 - www.bonaccieditore.it
Gli aggettivi qualificativi, che indicano una qualità di un nome, vanno sempre accordati con quel nome:
cioè se il nome è maschile plurale, l’aggettivo deve essere maschile plurale.
IL PLURALE
Il plurale regolare si forma in questo modo:
▶▶ parole in –o: ragazzo → ragazzi;
▶▶ parole in –a: ragazza → ragazze;
▶▶ parole in –e: studente → studenti;
▶▶ parole in –co /-ca e –go / -ga, che hanno la c e la g dure, hanno bisogno di un’h: poco → pochi, poca → poche,
lungo → lunghi, lunga → lunghe;
ma greco e amico fanno greci e amici e le parole in –logo fanno –logi: psicologi, archeologi;
▶▶ parole in –io / -ia: con l’accento sulla i, come zio, zia, farmacia, sono regolari: zio → zii, zia → zie,
farmacia → farmacie; se la i non ha l’accento, formiamo il plurale con una sola i: esercizio → esercizi, figlio → figli.
I plurali irregolari sono di varia natura: per il livello A1 abbiamo indicato:
▶▶ parole di origine greca che finiscono in –a ma non sono femminili, come problema, teorema, poeta e che
fanno il plurale maschile in –i: problemi, teoremi, poeti;
▶▶ parole particolari: uomo → uomini; mano → mani;
▶▶ parole maschili al singolare e femminili, con la desinenza –a, al plurale, quando riguardano il corpo
umano e le cose umane: braccio → braccia. Si comportano così anche labbro, ciglio, membro, grido, urlo,
ginocchio (se riguardano animali o cose sono regolari), e poi uovo, corno, lenzuolo, migliaio, centinaio; orecchio
fa orecchi / orecchie.
Infine ci sono le parole che non hanno una forma per il plurale, quindi è necessario fare attenzione
all’articolo:
▶▶ parole in –i: una analisi → delle analisi;
▶▶ parole con l’accento sull’ultima sillaba: una città → molte città, un comò → due comò, un caffè → alcuni caffè;
▶▶ le parole di una sola sillaba (monosillabi): il blu → i blu, un tè → due tè;
▶▶ le parole straniere: un film → dei film, un bar → dei bar, un computer → dei computer, uno sport → degli sport,
una star → delle star;
▶▶ parole che hanno perso una parte, come foto, radio, moto, auto, cinema.
In molte lingue i nomi collettivi, quelli che indicano un gruppo, sono plurali: people are moving in inglese; in
italiano invece hanno il verbo al singolare: la gente sta muovendosi.
Ci sono anche dei nomi che sono plurali per natura: forbici, pantaloni, mutande, occhiali; per il singolare si usa
un paio di pantaloni, ecc.
IL MASCHILE E IL FEMMINILE
Sono sempre femminili:
▶▶ le parole che finiscono in –i e –u: analisi, sintesi, gioventù. Alcune parole di origine straniera sono
maschili: il menù, il ragù, il taxi, lo sci; queste parole sono uguali anche al plurale;
▶▶ i nomi delle città: Milano è bella;
▶▶ le parole che finiscono in –a sono quasi sempre femminili, ma sono maschili anche se finiscono per –a:
a. quelle di origine straniera, come carioca per dire “brasiliano”, le parole di origine greca: problema,
tema, poeta, cinema;
b. le parole che finiscono in –ista: elettricista, musicista;
c. gli aggettivi che indicano colore e finiscono per –a: la rosa è un fiore, il rosa è un colore.
Al plurale le parole femminili trasformano la –a in –e, ad esempio bella → belle, greca → greche,
lunga → lunghe (in questi ultimi casi abbiamo aggiunto h per conservare il suono di c / g, vedi sotto);
se sono maschili che finiscono in a- fanno il plurale, come tutti i maschili, in –i: problema → problemi,
musicista → musicisti;
▶▶ le parole che finiscono in –o sono di solito maschili e fanno il femminile così: ragazzo → ragazza; ma la
parola mano, mani è femminile, così come radio, auto, moto, foto;
GRAMMATICA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO | A1/A2 5
Supplemento online a il Balboni. Corso comunicativo di italiano per stranieri
per gentile concessione dell’editore © Bonacci Editore - Torino 2016 - www.bonaccieditore.it
▶▶ le parole in –e non cambiano: un cinese → una cinese, ma ci sono alcuni casi particolari:
a. signore → signora
b. studente → studentessa; usano –essa anche professoressa, dottoressa;
c. presentatore, direttore, attore → presentatrice, direttrice, attrice;
d. le parole che finiscono in –zione e –sione sono sempre femminili;
e. le parole che finiscono in –one, –ore, –ale sono maschili: un milione, il signore, il giornale;
▶▶ ci sono femminili speciali come marito → moglie, fratello → sorella, padre → madre, papà → mamma,
uomo → donna;
▶▶ nei nomi geografici: sono femminili i nomi di regioni, stati (anche se alcuni sono maschili, come Egitto,
Sudan, Madagascar), continenti, città, isole; sono maschili i monti, i fiumi, i laghi, i mari;
▶▶ i giorni della settimana (tranne domenica) e i mesi sono maschili.
Plurale dei nomi e degli aggettivi in –co, -go, -ca, -ga, -cia, -gia
Normalmente rimane il suono duro di c e g, e quindi serve un’h davanti a i, e:
sacco → sacchi, lago → laghi, banca → banche, lunga → lunghe.
Nei maschili, se l’accento è sulla terzultima sillaba, non serve l’h:
medico → medici, archeologo → archeologi.
Le parole in -cia, -gia con l’accento sulla i non danno problemi (farmacia → farmacie), ma se la i non è
accentata, bisogna distinguere:
▸▸ se c’è solo una consonante il plurale è –cia → cie, come in camicie, valigie;
▸▸ se ci sono due consonanti, la i non serve: piogge, arance.
PREFISSI E SUFFISSI
▶▶
▶▶
▶▶
▶▶
▶▶
▶▶
da verbo ad aggettivo: -ibile, -abile;
da aggettivo a nome: -ibile, -abile;
creazione del contrario: in-, ir-, im-, -dis, s-;
ripetizione di un’azione: ri-;
superlativo: stra-, mega-, super-, iper-, -issimo;
per modificare il significato: -one lo fa più grande, -ino lo fa più piccolo: gatto, gattone, gattino.
I GRADI DELL’AGGETTIVO
La qualità indicata da un aggettivo (e anche da un avverbio, parole che caratterizzano un verbo anziché
un nome) può essere normale, molta o poca o uguale tra due cose o persone confrontate, o può essere
moltissima o pochissima in assoluto.
a. Comparativo e superlativo di maggioranza
▶▶ Maria è più bella di Teresa confronta le due ragazze, le “compara”, e quindi sono forme “comparative”;
▶▶ Maria è bellissima, è molto bella, la più bella, è proprio bella indicano che la ragazza è più bella del normale, è “super”,
e si chiamano forme “superlative”; il modo più usato per fare il superlativo è con l’aggiunta di –issimo/a/i/e;
▶▶ un modo speciale dell’italiano di fare i superlativi è quello di ripetere la parola: cammina
pianissimo → cammina piano piano; è un ragazzo altissimo → è un ragazzo alto alto.
b. Comparativo di uguaglianza
Per indicare uguaglianza si usa come: Maria è bella come Teresa.
c. Comparativo e superlativo di minoranza
Per indicare una qualità minore, si usa meno: Maria è meno simpatica di Teresa.
Se è un superlativo di minoranza, diventa Maria è la meno simpatica della classe.
d. Comparativi e superlativi irregolari
▶▶ più buono, più bene: migliore, il migliore se si riferisce a un nome; meglio se qualifica un verbo (avverbio);
6 GRAMMATICA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO | A1/A2
Supplemento online a il Balboni. Corso comunicativo di italiano per stranieri
per gentile concessione dell’editore © Bonacci Editore - Torino 2016 - www.bonaccieditore.it
▶▶ più cattivo o meno buono: peggiore aggettivo, peggio avverbio;
▶▶ più grande: maggiore, il maggiore usato solo in riferimento a nomi;
▶▶ più piccolo: minore, il minore usato solo in riferimento a nomi.
BELLO, GRANDE, BUONO
Al maschile funzionano come gli articoli e il pronome dimostrativo quello:
▸▸ un bel ragazzo, davanti a consonante; negli altri casi rimane bello: un ragazzo bello; un bell’uomo; un bello
studente; ma al plurale può diventare begli: ad esempio Ricordo ancora i suoi begli occhi;
▸▸ un gran musicista, davanti a consonante, ma un musicista grande, un grand’uomo, un grande studente;
▸▸ un buon ragazzo, un buon amico, con consonante o con vocale, al singolare, davanti a un nome; ma se è
dopo, diventa un ragazzo buono, un amico buono.
PRONOMI E AGGETTIVI PRONOMINALI
Dimostrativi
P18, P20
Indefiniti
(uso intuitivo diffuso); P15, P21
Interrogativi (pronomi, aggettivi e altre parole usate per fare domande)
quale?, come?, dove?, che cosa?, chi?, quanto? P4, P11; perché P9, P11, P28; che P26; quando P9, P11
Particelle ci, ne
(uso intuitivo diffuso); P10, P13
Personalisoggetto P3; oggetto P22; atoni / tonici P18, P25;
complemento diretti-indiretti P7-12; sintesi P26; i miei P2,
P3; proprio P16; pronomi doppi e combinati P8
Possessivisingolari P10; con nomi di famiglia P15; sintesi (singolari
e plurali) in P18
Relativi
P26, P27
Tu / lei P3, P7, P10
Voi formaleP7
Gli aggettivi indicano delle qualità o delle quantità; i pronomi stanno al posto di un nome. Alcune parole
possono essere aggettivi, se sono legati a un nome, o pronomi, se stanno al posto del nome:
▸▸ la mia bicicletta è un aggettivo, indica una caratteristica della bicicletta: è mia;
▸▸ quella bicicletta è la mia è un pronome, sta al posto di mia bicicletta.
PRONOMI PERSONALI E POSSESSIVI
Soggetto
io
tu
lui, lei
noi
voi
loro
Oggetto
tonici
me
te
lui, lei
noi
voi
loro
atoni
mi
ti
si
ci
vi
si
Aggettivi e pronomi possessivi
Singolare
Plurale
maschile
femminile
maschile
femminile
mio
mia
miei
mie
tuo
tua
tuoi
tue
suo
sua
suoi
sue
nostro
nostra
nostri
nostre
vostro
vostra
vostri
vostre
loro
loro
loro
loro
▶▶ tu è un pronome usato tra amici; a una persona che non si conosce o che si rispetta si parla usando lei;
al Sud, soprattutto tra le persone anziane, si usa anche voi;
▶▶ i possessivi si accordano con la cosa posseduta (dal verbo possedere, cioè “avere”) e non con chi la
possiede, come in inglese: la sua camicia può essere di lui o di lei, ma si accorda al femminile con camicia;
in inglese invece si accorda con la persona: his shirt, her shirt.
GRAMMATICA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO | A1/A2 7
Supplemento online a il Balboni. Corso comunicativo di italiano per stranieri
per gentile concessione dell’editore © Bonacci Editore - Torino 2016 - www.bonaccieditore.it
C’è un possessivo che può sostituire suo / loro ed è proprio: si usa di solito quando il soggetto è
un pronome indefinito (tutti, nessuno, qualcuno, ciascuno ecc.) o nelle frasi impersonali. Il contrario
di proprio è altrui.
PRONOMI PERSONALI COMPLEMENTO DIRETTI E INDIRETTI E PARTICELLE NE E CI
Sono diretti quando costituiscono il complemento oggetto, indiretti negli altri casi; abbiamo le forme
deboli o atone per il complemento oggetto ma anche per il complemento con la preposizione a: mi = a me;
con le altre proposizione (ma, volendo, anche con a) si usano le formi forti, toniche.
(io)
(tu)
(lui)
(lei)
(noi)
(voi)
(loro)
atoni
mi
ti
lo (complemento oggetto)
gli = a lui
la (complemento oggetto)
le = a lei
ci
vi
li, le (complemento oggetto)
gli / loro = a loro
tonici
me
te
lui, sé
combinati: pron. pers. + lo (la / li / le)
me lo (la / li / le)
te lo (la / li / le)
glielo (la / li / le)
lei, sé
glielo (la / li / le)
noi
voi
loro, sé
ce lo (la / li / le)
ve lo (la / li / le)
glielo (la / li / le)
lo + verbo + (a) loro
I pronomi personali complemento e i pronomi di luogo ci e ne (vedi sotto) vanno:
▶▶ prima dei verbi nei tempi completi di sei persone, cioè presente, imperfetto, ecc.
Per la terza persona plurale puoi scegliere tra gli, che va davanti, o una forma più classica loro, che va
dopo: gli ho dato / ho dato loro un biglietto per la partita;
▶▶ dopo i verbi all’infinito, gerundio e imperativo, e si scrivono insieme: prenderla, portandolo.
Dopo imperativi di una sola sillaba questi pronomi (tranne gli e vi) raddoppiano: dammi, dalla, ecc.
Ci e ne sono due pronomi particolari; con ci si formano anche molti verbi pronominali (vedi la sezione
Verbo).
Ci ha due usi:
▶▶ indica un luogo che è stato già nominato: Conosci Venezia? – Certo, ci ho abitato per 20 anni!, in cui
ci = Venezia;
▶▶ si riferisce a qualcosa già detto prima: Vieni alla festa? – Ci devo pensare in cui ci = venire alla festa.
Ne ha due usi:
▶▶ sostituisce una cosa nominata prima: Oggi ci sono delle mele buonissime – Wow, ne voglio due chili! in cui
ne = mele;
▶▶ come ci, può anche sostituire una frase della prima: Ho visto Lucia alla festa, dobbiamo parlarne con
Gianni in cui ne = aver visto Lucia.
Ne si usa anche in alcune forme fisse, come non porterne più, che significa che non si sopporta più
una cosa o una persona (Non ne posso più di aspettarlo ogni giorno per un’ora!) oppure andarsene, che
indica l’andare via in maniera improvvisa o per mostrare che non si è d’accordo: Paolo se n’è andato in
tutta fretta; Se ne è andato perché ha capito che aveva perso.
DIMOSTRATIVI
Sono i pronomi o aggettivi:
▶▶ questo, questa, questi, queste; il singolare può essere apostrofato: quest’uomo, quest’amica;
▶▶ quel / quello, quella, quei / quegli, quelle: come vedi, il maschile funziona come l’articolo, usando quel davanti
a consonante (quel bambino) e quello davanti a vocale (spesso apostrofato: quell’uomo), a s+consonante
(quegli studenti) e a z (quegli zombie).
8 GRAMMATICA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO | A1/A2
Supplemento online a il Balboni. Corso comunicativo di italiano per stranieri
per gentile concessione dell’editore © Bonacci Editore - Torino 2016 - www.bonaccieditore.it
Questo indica qualcosa di vicino, quello qualcosa di distante; ma quello che può anche stare al posto di
la cosa che: ad esempio quello che voglio dire, quello che ho capito, corrispondono a la cosa che voglio dire, la cosa
che ho capito.
INTERROGATIVI
Sono parole usate per iniziare una domanda: che cosa, chi, come, dove, perché, quale, quando, quanto.
Ricorda che qual è si scrive senza apostrofo al maschile, mentre qual’è è femminile.
RELATIVI
I principali relativi, che connettono due frasi, sono:
▶▶ che, che può essere sostituito con il / la quale (vedi sotto) e rimanda a una persona o cosa nominata
prima: ad esempio in la ragazza che sta arrivando è Maria, il pronome che unisce sta arrivando alla
frase principale, La ragazza è Maria; si usa solo se è senza preposizione; con una preposizione si usa
cui (vedi sotto);
▶▶ il quale, la quale, i quali, le quali che corrispondono a che ma hanno genere e numero e usano l’articolo,
quindi anche le preposizioni articolate: al quale, della quale, sui quali, dalle quali, ecc.
▶▶ chi che significa quale persona nelle domande, ad esempio: Mi dici chi è quella ragazza?, Mi dici con chi
vive? chiedono di sapere che persona è e con quale persona vive;
▶▶ chi può anche essere un soggetto generale, indefinito, sempre con il verbo alla terza persona: Chi
ha rotto il computer dovrà pagarlo può diventare colui che se parli a maschi, colei che se parli a femmine,
coloro che se lo usi al plurale, e quindi con il verbo al plurale;
▶▶ cui si riferisce a persone o cose e si usa al posto di che se c’è una preposizione: La persona di cui
parliamo è stupenda, Gli amici con cui esci sono simpatici, La scuola in cui studi italiano è buona, ecc. Con
il complemento di termine (cioè a cui), puoi togliere la preposizione a, ad esempio: La ragazza cui hai
detto questo.
INDEFINITI
Sono aggettivi e pronomi che indicano una quantità non definita, come:
▶▶ ogni, qualche, qualsiasi, qualunque: sono solo aggettivi, quindi si usano davanti a un nome; sono
invariabili nel genere maschile / femminile e sempre singolari: Ogni ragazzo/ragazza ha voglia di
innamorarsi;
▶▶ gli indefiniti che indicano quantità, come alcuno / a / i / e (come pronome alcuni/e si usa solo al plurale
e significa qualche), ciascuno / a, nessuno / a, poco / a / hi / he, un po’ (seguito da di se è aggettivo), vari / e,
diversi / e, abbastanza, parecchio, molto / a / i / e, tanto / a / i / e, troppo / a / i / e, tutto / a / i / e possono essere
aggettivi, davanti a un nome, o pronomi al posto di un nome; davanti a un nome maschile singolare
alcuno, ciascuno, nessuno possono perdere la vocale finale: Non vedo alcun problema, Ciascun caso è diverso,
Non ho nessun problema; ma, come per gli articoli il / lo, se il nome inizia con s + consonante, z, sc, allora
la vocale rimane;
▶▶ niente, nulla, qualcosa, che riguardano le cose, e ognuno, chiunque, qualcuno, che riguarda le persone, sono
solo pronomi e sono invariabili nel numero; solo ognuno e qualcuno hanno il femminile.
GRAMMATICA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO | A1/A2 9
Supplemento online a il Balboni. Corso comunicativo di italiano per stranieri
per gentile concessione dell’editore © Bonacci Editore - Torino 2016 - www.bonaccieditore.it
I VERBI
Aspetto (azioni abituali vs momentanee) P8; sintesi P28
Ausiliaripresente essere P3; presente avere P9, P22; con il passato
prossimo P13, P14; sintesi P24; con i modali P18; stare per +
infinito P18
Avere + fame / bisogno / sete, ecc.P11
C’è, ci sono P1, P2
Condizionale
(uso diffuso intuitivo); P16
Fare (vari significati)
P11; P16; far male P25; P3
Futuro
P1, P5, P6; stare per P18; sintesi P28
Gerundio P8; stare + gerundio P8
Imperativo(P10) regolare e alcuni irregolari P15; negativo P23;
sostituito dall’infinito P23, P16; sintesi P29
Imperfetto
P1, P2, P3
Impersonali(uso intuitivo diffuso); di clima (nevica / piove) P24; generale
P14; al posto della 1a pers. plur. P15; riflessivi P18; passato
prossimo P19
Forma interrogativa e negativa
P4; doppia negazione GI.7
Irregolari vedere tabella sotto; formazione di irregolari derivati da
altri irregolari P17
Modali dovere (P8); potere, volere P9; vorrei P17
Participio passato
regolare P13, P14; alcuni irregolari P14; P1, P4
Passato prossimo(Unità 1 e 2); P13, P14; sintesi P 24; accordo del participio P4
Passivi
P14, P15
Piacere
P18, P29
Presenteconiugazioni: -are P4; -ere P11; -ire P12, P28
Riflessivi
chiamarsi, P4, P17; passato prossimo P24
Sapere + nome / verbo all’infinitoP11
Sembrare
P29
Transitivi / intransitiviP14
Trapassato prossimo
P17
Verbi pronominali e avverbiali
entrarci P18; esserci P22; farcela P13; metterci (tempo) P18;
trovarsi (luogo) P14; volerci P20
I verbi indicano azioni e stati d’animo.
Il soggetto: a differenza di molte lingue dove indicare il soggetto è obbligatorio, in italiano il soggetto
è “dentro” le forme verbali.
La forma negativa: si mette non davanti al verbo. In italiano si possono avere doppie negazioni: lui non
vuole niente, non ho visto nessuno.
La forma interrogativa: parlando è data dall’intonazione della voce; nello scritto è indicata dal punto
interrogativo: ?
Verbi transitivi: possono avere un complemento oggetto su cui si conclude l’azione, ad esempio:
Sta mangiando un panino è transitivo perché ha il complemento oggetto, ma rimane transitivo anche se
non è espresso l’oggetto: sta mangiando.
I verbi transitivi hanno l’ausiliare avere e nei tempo composti il participio passato non si accorda
con il soggetto. In Lei ha comprato una camicia il participio rimane invariato, anche se soggetto e oggetto
sono femminili.
10 GRAMMATICA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO | A1/A2
Supplemento online a il Balboni. Corso comunicativo di italiano per stranieri
per gentile concessione dell’editore © Bonacci Editore - Torino 2016 - www.bonaccieditore.it
Verbi intransitivi: non possono avere un complemento oggetto, come ad esempio i verbi di movimento:
andare, venire. Hanno l’ausiliare essere e nei tempi composti concordano soggetto e participio passato: lei è
andata via usa il participio accordato con il soggetto femminile.
Verbi riflessivi: sono di vario tipo:
▶▶ verbi dove l’azione torna sulla persona che la fa: Io mi lavo, Lui si pettina;
▶▶ alcuni verbi che indicano una situazione personale: Lui si chiama Fabio, Io mi sento male;
▶▶ in alcuni casi vogliono dar forza a un verbo non riflessivo: la forma normale bevo un caffè diventa più
forte al riflessivo mi bevo un caffè!
Hanno bisogno di un pronome particolare: mi, ti, si, ci, vi, si, ad esempio: (Lei) si chiama Anna.
Verbi attivi e passivi: i verbi transitivi possono essere costruiti in due modi:
▶▶ soggetto + verbo attivo + oggetto: Lei compra una camicia;
▶▶ l’oggetto, che diventa soggetto grammaticale + essere + participio passato del verbo + la preposizione da
+ il soggetto reale che diventa “agente”, cioè la persona che agisce, che fa l’azione: La camicia è comprata
da lei.
Il participio passato si accorda con il soggetto grammaticale.
Verbi impersonali: non hanno un soggetto reale, come:
▶▶ nei verbi che parlano del tempo: piove, nevica, fa freddo;
▶▶ quando si vuole fare un discorso generale: In Italia si parla italiano;
▶▶ alcune volte al posto di noi, soprattutto in Italia centrale: Dove andiamo stasera? → Dove si va stasera?
Il verbo è singolare o plurale a seconda dell’oggetto: In Italia si parla italiano, In Europa si parlano molte lingue.
AUSILIARI E MODALI
Infinito
Indicativo
presente
Indicativo
imperfetto
Indicativo futuro
Condizionale
presente
Participio passato
Gerundio presente
Essere
sono
sei
è
siamo
siete
sono
ero
eri
era
eravamo
eravate
erano
sarò
sarai
sarà
saremo
sarete
saranno
sarei
saresti
sarebbe
saremmo
sareste
sarebbero
stato
essendo
Avere
ho
hai
ha
abbiamo
avete
hanno
avevo
avevi
aveva
avevamo
avevate
avevano
avrò
avrai
avrà
avremo
avrete
avranno
avrei
avresti
avrebbe
avremmo
avreste
avrebbero
avuto
avendo
Potere
posso
puoi
può
possiamo
potete
possono
potevo
potevi
poteva
potevamo
potevate
potevano
potrò
potrai
potrà
potremo
potrete
potranno
potrei
potresti
potrebbe
potremmo
potreste
potrebbero
potuto
potendo
Volere
voglio
vuoi
vuole
vogliamo
volete
vogliono
volevo
volevi
voleva
volevamo
volevate
volevano
vorrò
vorrai
vorrà
vorremo
vorrete
vorranno
vorrei
vorresti
vorrebbe
vorremmo
vorreste
vorrebbero
voluto
volendo
Dovere
devo
devi
deve
dobbiamo
dovete
devono
dovevo
dovevi
doveva
dovevamo
dovevate
dovevano
dovrò
dovrai
dovrà
dovremo
dovrete
dovranno
dovrei
dovresti
dovrebbe
dovremmo
dovreste
dovrebbero
dovuto
dovendo
Stare
sto
stai
sta
stiamo
state
stanno
stavo
stavi
stava
stavamo
stavate
stavano
starò
starai
starà
staremo
starete
staranno
starei
staresti
starebbe
staremmo
stareste
starebbero
stato
stando
GRAMMATICA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO | A1/A2 11
Supplemento online a il Balboni. Corso comunicativo di italiano per stranieri
per gentile concessione dell’editore © Bonacci Editore - Torino 2016 - www.bonaccieditore.it
Essere, da solo, indica uno stato (sono contento), un dato personale (sono elettricista, sono italiano, sono Paolo),
un dato di fatto (c’è, ci sono, sono 3 studenti).
Serve come ausiliare per il passato dei verbi intransitivi, quelli che non accettano una domanda come chi?
che cosa?, cioè che non possono avere un oggetto: andare, venire, nascere chiedono domande come quando?,
dove? ma non chi?, che cosa? È ausiliare anche dei verbi riflessivi: mi sono alzato, si è lavato.
Avere, da solo, indica il possesso (ho un libro) o crea espressioni come aver fame, sete, sonno, bisogno, caldo,
…anni, male alla ….
Serve come ausiliare per il passato dei verbi transitivi, quelli che accettano una domanda come chi? che cosa?,
cioè che possono avere un oggetto: amare, portare, mangiare.
Potere, volere, dovere stanno insieme all’infinito di un altro verbo: posso venire? vuoi andare? devi studiare!
Da solo dovere significa che devi dare dei soldi o altro a una persona che te li ha dati perché ne hai bisogno
(in inglese, to owe); volere significa desiderare, ad esempio voglio una coca.
Stare significa abitare, essere in un luogo o indica uno stato, come in sto male.
Come ausiliare serve per indicare le azioni che avvengono mentre si parla: sto scrivendo. Serve per far notare
un contrasto: Di solito bevo vino, ma adesso sto bevendo acqua.
Stare per + infinito indica che un’azione si realizzerà tra poco tempo: sta per piovere, sto per cominciare.
LE TRE CONIUGAZIONI REGOLARI
Infinito
Indicativo presente
Indicativo imperfetto
Indicativo futuro
Condizionale presente
Participio passato
Gerundio presente
Amare
amo
ami
ama
amiamo
amate
amano
amavo
amavi
amava
amavamo
amavate
amavano
amerò
amerai
amerà
ameremo
amerete
ameranno
amerei
ameresti
amerebbe
ameremmo
amereste
amerebbero
amato
amando
Temere
temo
temi
teme
temiamo
temete
temono
temevo
temevi
temeva
temevamo
temevate
temevano
temerò
temerai
temerà
temeremo
temerete
temeranno
temerei
temeresti
temerebbe
temeremmo
temereste
temerebbero
tenuto
temendo
Dormire / finire
dormo / finisco
dormi / finisci
dorme / finisce
dormiamo / finiamo
dormite / finite
dormono / finiscono
dormivo / finivo
dormivi / ecc.
dormiva
dormivamo
dormivate
dormivano, finivano
dormirò / finirò
dormirai / ecc.
dormirà
dormiremo
dormirete
dormiranno
dormirei / finirei
dormiresti / ecc.
dormirebbe
dormiremmo
dormireste
dormirebbero
dormito / finito
dormendo / finendo
IL PASSATO PROSSIMO
Indica un’azione conclusa, spesso legandosi all’imperfetto che indica un’azione continuata. Negli ultimi
anni il passato prossimo ha preso il posto del passato remoto anche quando si raccontano cose molto
lontane nel tempo: I Greci sono arrivati in Italia nel 762 avanti Cristo. Si forma con:
12 GRAMMATICA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO | A1/A2
Supplemento online a il Balboni. Corso comunicativo di italiano per stranieri
per gentile concessione dell’editore © Bonacci Editore - Torino 2016 - www.bonaccieditore.it
▶▶ il presente di essere + participio passato nei verbi intransitivi (andare, venire) e riflessivi (lavarsi, sentirsi);
in questi casi il participio passato si accorda con il soggetto: Paolo si è lavato, Maria di è lavata, ma se i
soggetti sono di due generi prevale il maschile: Paolo e Maria si sono lavati;
▶▶ il presente di avere + participio passato nel verbi transitivi (mangiare, finire); in questo caso il participio
passato non si accorda con il soggetto.
Molti verbi possono essere transitivi o intransitivi, a seconda dell’uso: seguono la regola generale, cioè
essere all’intransitivo e al riflessivo, con accordo tra participio passato e soggetto, avere con i transitivi, senza
accordo tra participio passato e soggetto:
▶▶ transitivo: I ragazzi hanno cominciato un esercizio;
▶▶ intransitivo: Gli esami sono incominciati;
oppure:
▶▶ transitivo: Lei ha lavato una camicia;
▶▶ riflessivo: Lei si è lavata le mani.
L’IMPERFETTO
Indica azioni continuate nel passato, spesso legandosi al passato prossimo quando l’azione si interrompe
per qualche ragione: Stavo camminando e sono caduto.
Anche all’imperfetto si possono (ma non è obbligatorio in italiano) usare l’imperfetto semplice oppure
l’imperfetto di stare + gerundio: camminavo quando… → stavo camminando quando… Questa seconda forma è
preferita quando poi succede qualcosa (sono caduto) che interrompe l’azione continuata, stavo camminando.
IL FUTURO
Indica azioni future oppure ipotesi; molto spesso è sostituito dal presente: L’anno prossimo andrò in
Italia → L’anno prossimo vado in Italia.
In frasi introdotte da se o quando possiamo avere due presenti, un presente e un futuro, due futuri: la
prima e la seconda possibilità sono più informali della terza: Se ho soldi, vado in Italia → Se ho soldi, andrò in
Italia → Se avrò soldi, andrò in Italia.
Un futuro immediato, che sta per succedere, si può anche indicare con stare per + infinito: sta per piovere,
sto per mangiare.
Nel futuro, come nel condizionale, alcuni verbi molto importanti si comportano in maniera irregolare:
▶▶ andare, dovere, potere, sapere, vedere, vivere perdono la e della forma base: andrei, dovrei, ecc.
▶▶ rimanere, tenere, venire, volere perdono le due lettere segnate: rimarrei, terrei, ecc. Anche bere, che secoli fa
si diceva bevere, perde le due lettere: berrei.
Ci sono poi due aspetti ortografici, qui come nel condizionale:
▶▶ i verbi che finiscono in –care, come mancare, indicare e quelli in –gare, come pagare aggiungono una h per
conservare il suono duro di c e g: mancherà, pagherà;
▶▶ i verbi in -ciare e -giare non hanno più bisogno della i per conservare il suono dolce di c e g davanti a e / i,
quindi al futuro e al condizionale: lanciare → lancerò, lancerei; mangiare → mangerò, mangerei.
IL TRAPASSATO PROSSIMO
Indica un’azione che viene prima di un’azione descritta con l’imperfetto o con il passato prossimo. Osserva
questo schema:
▶▶ se stai parlando al presente, cioè oggi:
oggi: presente → ieri: passato prossimo o imperfetto;
▶▶ se stai parlando al passato, raccontando di ieri:
ieri: passato prossimo o imperfetto → prima di ieri: trapassato prossimo.
Si costruisce con l’ausiliare essere o avere all’imperfetto seguito dal participio passato: la struttura è la stessa
del passato prossimo, ma con l’imperfetto dell’ausiliare:
▶▶ passato prossimo: Sono stato a Napoli e ho avuto molto caldo;
▶▶ trapassato prossimo: Ero stato a Napoli ed avevo avuto molto caldo.
GRAMMATICA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO | A1/A2 13
Supplemento online a il Balboni. Corso comunicativo di italiano per stranieri
per gentile concessione dell’editore © Bonacci Editore - Torino 2016 - www.bonaccieditore.it
IL MODO CONDIZIONALE
Si usa, a livello A1 e A2, per dare un senso di formalità e gentilezza:
▶▶ in una richiesta: vorrei un po’ d’acqua;
▶▶ nel dare ordini: dovresti andare a casa, adesso;
▶▶ nell’esprimere desideri: vorrei avere un milione di euro.
Ci sono gli stessi problemi del futuro nei verbi in -care, -gare, -ciare, -giare e in alcuni irregolari che perdono
lettere della forma base.
IL MODO IMPERATIVO
L’imperativo serve per dare ordini e consigli molto chiari. Ha solo 3 persone:
▸▸ Vai!
▸▸ Andiamo!
▸▸ Andate!
E come vedi non usa il soggetto.
Per le terze persone, si usano le forme del congiuntivo, che troverai in B1, e che puoi usare come forma di
cortesia alla seconda persona, dando del lei: vada, vadano; venga, vengano.
Essere e avere non hanno imperativo, quindi usano il congiuntivo (P16 del volume A2):
▸▸ essere: sii, sia, siamo, siate, siano
▸▸ avere: abbi, abbia, abbiamo, abbiate, abbiano
Per rendere meno diretti gli ordini si possono usare i condizionali (vedi sopra).
I pronomi personali oggetto si uniscono agli imperativi, e in alcuni monosillabi raddoppiano la
consonante:
▶▶ portagli quel libro, portaglielo;
▶▶ dammi quel libro, dimmi se ti piace, fammi un piacere, stammi vicino.
IL MODO GERUNDIO
Usato da solo, indica un’azione che si sta facendo allo stesso tempo di un altra:
▶▶ Dicendogli la verità, ho capito che gli facevo male → mentre gli dicevo…
Si usa insieme al verbo stare per indicare un’azione che avviene nel momento in cui si parla o che si sta
raccontando:
▶▶ sto arrivando; stavo camminando quando mi è caduta la borsa.
IL PARTICIPIO
Ha due forme; il presente, con la desinenza –ante/-ente, non si usa quasi mai come verbo ma solo come
nome o aggettivo; il passato serve per fare i verbi composti, come il passato o il trapassato prossimo:
▸▸ cantare → cantante, cantato
▸▸ potere → potente, potuto
▸▸ pulire → pulente, pulito
Molti participi passati sono irregolari.
VERBI IRREGOLARI
Come è fatto lo schema
Quando un tempo o un modo del verbo è regolare, la riga è vuota. Nel participio passato indichiamo anche
se usano gli ausiliari essere con colore rosa o avere con colore azzurro; alcuni verbi possono usare essere o
avere e rimangono in bianco.
Non ci sono i verbi ausiliari che hai visto sopra.
Voci come mettere, pro+, s+ indicano che il verbo base è mettere, e poi ci sono verbi derivati, come promettere,
smettere che sono irregolari come il verbo base.
Nel presente diamo solo le forme irregolari; nel futuro diamo solo la prima persona, perché le altre si
14 GRAMMATICA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO | A1/A2
Supplemento online a il Balboni. Corso comunicativo di italiano per stranieri
per gentile concessione dell’editore © Bonacci Editore - Torino 2016 - www.bonaccieditore.it
costruiscono con la stessa radice della 1a singolare; con la stessa radice del futuro si crea il condizionale,
che quindi non ti diamo.
Le forme più irregolari nei verbi sono quelle del participio passato, che qui trovi almeno per i verbi più
comuni, e quelle del passato remoto, che verrà affrontato in B1.
Alcune caratteristiche comuni
Anche negli irregolari ci sono alcuni fenomeni regolari:
▶▶ al presente alcuni verbi aggiungono una g alla 1a singolare e alla 3a plurale:
porre → pongo, pongono rimanere → rimango, rimangono
salire → salgo, salgono
tenere → tengo, tengono
valere → valgo, valgono
venire → vengo, vengono
Questo si applica anche a tutti i verbi che derivano da questi: contenere, mantenere; comporre, disporre;
convenire, divenire, avvenire ecc.;
▶▶ al presente molti verbi che terminano in -cere e -gere prendono la c e la g dura alla 1a singolare e alla 3a
plurale:
vincere → vinco, vincono
leggere → leggo, leggono;
▶▶ al futuro e al condizionale, alcuni verbi perdono la a e la e della forma base: andare, dovere, potere, sapere,
vedere, vivere diventano andrei, dovrei, ecc.;
▶▶ al futuro e al condizionale i verbi rimanere, tenere, venire, volere perdono le due lettere segnate: rimarrei,
terrei, ecc. Anche bere, che secoli fa si diceva bevere, perde le due lettere: berrei.
infinito
accendere
andare
aprire
assumere
bere
chiedere, ri+
chiudere
confondere
connettere
correggere
correre, s+
cuocere
dare
decidere
dire
distruggere
dividere, con+
esprimere
fare
leggere
mettere, pro+, s+
morire
muovere, pro+
nascere
nascondere
io, tu, lui lei, noi, voi, loro
futuro
vado, vai, va, andiamo, andate, vanno
andrò
bevo, bevi, beve, beviamo, bevete, bevono
berrò
do, dai, da (dà), diamo, date, danno
darò
dico, dici, dice, diciamo, dite, dicono
faccio, fai, fa, facciamo, fate, fanno
muoio, muori, muore, moriamo, morite,
muoiono
nasco, nasci, nasce, nasciamo, nascete, nascono
farò
participio
acceso
aperto
assunto
bevuto
chiesto
chiuso
confuso
connesso
corretto
corso
cotto
dato
deciso
detto
distrutto
diviso
espresso
fatto
letto
messo
morto
gerundio
bevendo
dicendo
facendo
mosso
nato
nascosto
GRAMMATICA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO | A1/A2 15
Supplemento online a il Balboni. Corso comunicativo di italiano per stranieri
per gentile concessione dell’editore © Bonacci Editore - Torino 2016 - www.bonaccieditore.it
infinito
offrire
perdere
piacere
piangere
prendere, com+,
sor+
produrre
ridere, sor+
rimanere
risolvere
rispondere
rompere, cor+
salire
sapere
scegliere
scendere
scrivere, i+
sedere
spegnere
succedere
tacere
tenere, con+,
man+
togliere
tradurre
uccidere
uscire, ri+
vedere
venire, di+, con+
vincere, con+
vivere, con+
io, tu, lui lei, noi, voi, loro
futuro
piaccio, piaci, piace, piacciamo, piacete,
piacciono
piango, piangi, piange, piangiamo, piangete,
piangono
participio
offerto
perso
pianto
preso
produco, produci, produce, produciamo,
producete, producono
rimango, rimani, rimane, rimaniamo, rimanete
rimangono
produrrò
prodotto
rimarrò
riso
rimasto
risolto
risposto
rotto
salgo, sali, sale, saliamo, salite, salgono
so, sai, sa, sappiamo, sapere, sanno
scelgo scegli sceglie scegliamo scegliete,
scelgono
siedo, siedi, siede, sediamo, sedete, siedono
spengo, spegni, spegne, spegniamo, spegnete,
spengono
saprò
scelto
siederò
sceso
scritto
seduto
spento
successo
taccio, taci, tace, tacciamo, tacete, tacciono
tengo, tieni, tiene, teniamo, tenete, tengono
tolgo, togli, toglie, togliamo, togliete, tolgono
traduco, traduci, traduce, traduciamo,
traducete, traducono
terrò
tradurrò
esco, esci, esce, usciamo, uscite, escono
vengo, vieni, viene, veniamo, venite, vengono
vinco, vinci, vince, vinciamo, vincete, vincono
16 GRAMMATICA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO | A1/A2
vedrò
verrò
vivrò
tolto
tradotto
ucciso
uscito
visto
venuto
vinto
vissuto
gerundio
Supplemento online a il Balboni. Corso comunicativo di italiano per stranieri
per gentile concessione dell’editore © Bonacci Editore - Torino 2016 - www.bonaccieditore.it
PREPOSIZIONI, CONGIUNZIONI, AVVERBI E ALTRI CONNETTORI
Avverbimodo P20; sintesi su collocazione e spazio P20; certezza e incertezza (forse,
quasi) P29, P16; avverbi di quantità P3
Che
congiunzione P26
Come
vari usi P4
Connettori varisintesi P28; come P3, P4; mentre nel senso di durante / invece P1; perché P28; se
per fare ipotesi P5; sequenza causa-effetto P29, P3; congiunzioni correlate P19
Luogo
sintesi P20
Perché
(sequenza causa-effetto) P28
Preposizioni articolate P10, P12 (vedere “articolo”)
Preposizioni semplici a (stato in luogo) GI.1, P7; (moto a luogo) GI.1, P7; da (provenienza e durata)
P7; stato e moto a luogo con nomi P13; con bambino, ragazzo ecc. P1; agente
P14, P15; in / a (stato in luogo) GI.1, P7; in (tempo, durata) P13; per (scopo,
tempo e durata) P13; P22
Tempo tra / fra, fa P13; sulle / verso le + ora P17; a / il con parole di tempo (anni, feste,
stagioni, giorni della settimana, ecc.) P17; sintesi P21; frequenza P22; prima
che / di, dopo che / di P13
AVVERBI
Indicano delle qualità, come gli aggettivi, ma:
▶▶ gli aggettivi dicono la qualità di un nome e si accordano con il nome nel genere e in numero: ho molto
sonno, ho molta fame, ho molti soldi, ho molte amiche;
▶▶ gli avverbi dicono una qualità di un verbo o lo completano, e non hanno genere o numero: ho
dormito molto è usato per dire quanto hanno dormito un uomo, una donna, molti uomini, molte
donne.
Come gli aggettivi, anche gli avverbi possono avere il comparativo e il superlativo.
Gli avverbi sono di molti tipi, abbiamo visto avverbi di:
a. modo, che dicono come è fatta un’azione e sono costruiti con l’aggettivo al femminile + mente, ad
esempio: assolutamente, completamente, lentamente. Gli aggettivi che finiscono in –ale e –are perdono la e:
normale → normalmente, particolare → particolarmente; negli avverbi di modo, se vuoi fare il superlativo
devi modificare l’aggettivo di partenza: lento → lentissimo → lentissimamente;
b. stato, come bene, male, ad esempio sto bene. Questi due avverbi possono anche indicare un modo: parla
molto bene ma scrive male;
c. luogo, che indicano dove è o dove mettere, trovare o portare una cosa: davanti, dietro, a destra, a sinistra,
sopra, sotto, vicino, lontano, qui, qua, lì, là (questi ultimi due si scrivono con l’accento per non confonderli
con l’articolo la e il pronome li) ecc.;
d. tempo, che indicano quando avviene un’azione: prima, dopo, mentre, durante ecc.; fai attenzione a:
▸▸ prima di / che: usi di con i nomi o i pronomi e davanti ai verbi all’infinito: prima di Gianni, prima di
me, prima di andare via; se c’è un verbo in un modo diverso dall’infinito, usi che, ma dopo serve un
congiuntivo, che affronterai nel B1: prima che vada via;
▸▸ dopo di / che: usi di con i nomi o i pronomi (dopo di me, dopo del dottore) e che con i verbi (dopo che
è andato via);
e. frequenza, che indicano quanto spesso avviene un’azione: mai, alcune volte, spesso, sempre ecc.;
f. certezza o incertezza: sì (che si scrive con l’accento per non confonderlo con il pronome si) e no, non indicano
con certezza che un’azione c’è e non c’è, mentre forse, quasi indicano incertezza: forse piove, quasi nevica.
L’avverbio proprio, da non confondere con il pronome possessivo, posto davanti a un aggettivo lo fa
risaltare, indica la certezza su quella qualità; lo stesso ruolo ha davvero;
g. quantità, che indicano in modo indefinito una quantità: abbastanza, molto, poco, tutto, tanto, troppo,
niente / nulla; un po’ (di), tanto.
Gli avverbi vanno dopo il verbo (non viene mai) ma gli avverbi di frequenza possono essere messi tra
l’ausiliare e il participio passato (non è mai venuto).
GRAMMATICA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO | A1/A2 17
Supplemento online a il Balboni. Corso comunicativo di italiano per stranieri
per gentile concessione dell’editore © Bonacci Editore - Torino 2016 - www.bonaccieditore.it
LE PREPOSIZIONI
Sono di, a, da, in, con, su, per, tra, fra, ma anche alcuni avverbi possono avere la funzione di preposizione in
alcuni casi.
Hanno significati e usi molto diversi, in alcuni casi senza una regola precisa per l’uso.
Vai a controllare i Passi indicati sopra.
Di
A
Da
In
Con
Su
Per
Tra, Fra
Possesso: la macchina di Paolo
Argomento: parliamo di lei
Autore: il libro di Camilleri
Materiale: il libro è di carta
Misure: un bambino di 3 anni
Paragone: è più bella di me
Tempo abituale: di mattina faccio jogging e di sabato vado in palestra
Destinazione (persona): l’ho dato a lui
Destinazione (luogo): è andato a scuola
Età: a 5 anni sapeva già l’italiano
Luogo, in alcuni casi: abito a Milano; sono a casa
Orario: vengo a mezzogiorno
Termine di un’azione: ho letto fino a mezzanotte
Provenienza: vengo da Milano
Periodi di età: da piccolo dormivo molto
Uso, scopo: una tazza da tè
Agente (verbi passivi): è cantato da Bocelli
Inizio di un’azione: studio dalle 5
Durata di un’azione: studio da 2 ore
Luogo (in alcuni casi): vivo in Italia, sono in chiesa
Mezzo di trasporto: viaggio in treno
Tempo necessario: lo faccio in 10 minuti
Mesi, stagioni, anni, durata: in luglio, in primavera, nel 2017, nel XXI secolo, lo faccio in 10 minuti
Compagnia: vengo con lei
Modo: lavora con allegria
Il contrario di con è senza, seguito da di davanti ai pronomi: vengo senza di lei; lavora senza allegria
Argomento: un film sulla guerra
Come avverbio di luogo significa sopra
Destinatario: questo è per te
Passaggio: passo per la stazione
Fine, scopo: studio per parlare l’italiano
Durata: ho studiato per 2 ore
Tempo: vengo tra 10 minuti
Una parte del tutto: tra di loro, è il più simpatico
LE CONGIUNZIONI
Sono parole che uniscono, connettono altre parole oppure delle frasi.
Tra le parole, le congiunzioni indicano che:
▶▶ sono unite (È bella e buona);
▶▶ sono contrarie (È bello ma stupido);
▶▶ non possono stare insieme (Vieni con me o con Gianni? Prendi l’autobus oppure la macchina?);
▶▶ una qualità o una sensazione è condivisa (Anche lui è intelligente, Anch’io ho fame) o non è condivisa Non
ho fame e neanche / nemmeno / neppure sete)
▶▶ sono insieme, a coppie (voglio sia il dolce sia la frutta), o sono in alternativa (puoi avere o il dolce o la frutta),
o non sono presenti nessuna delle due (Non puoi mangiare né il dolce né la frutta).
18 GRAMMATICA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO | A1/A2
Supplemento online a il Balboni. Corso comunicativo di italiano per stranieri
per gentile concessione dell’editore © Bonacci Editore - Torino 2016 - www.bonaccieditore.it
Tra le frasi, le congiunzioni indicano che:
▶▶ una completa l’altra (Ho detto che sono stanco);
▶▶ una è il contrario dell’altra (Io lavoro e invece lui gioca!; Mentre io lavoro lui gioca; Io lavoro ogni domenica ma /
però / tuttavia non voglio più farlo);
▶▶ ci sono delle relazioni di causa / effetto (È caduto perché era messo male; Era messo male e / quindi / dunque
è caduto; Siccome era messo male, è caduto);
▶▶ ci sono delle relazioni di tempo (Lo conosco da quando ero bambino; Gli parlerò fin quando / fino a quando
/ finché potrò; Piango quando lo vedo così; Piango mentre ascolto i suoi problemi; Parto dopo che abbiamo
mangiato).
Molte congiunzioni che connettono frasi richiedono l’uso del congiuntivo, e quindi verranno studiate nei
livelli B1-2.
Molti avverbi possono essere usati come congiunzioni o, come abbiamo detto mettendo insieme tutte
questi gruppi di parole, come connettori, parole che connettono altre parole o delle frasi.
GRAMMATICA ESSENZIALE DI RIFERIMENTO | A1/A2 19