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Personalità
Il significato del termine si riferisce sia ad un criterio di
“comunanza” (insieme di caratteristiche, disposizioni, modi di agire
comuni a diversi individui), sia ad un criterio di
“singolarità” (combinazioni di tratti, atteggiamenti e comportamenti
che distinguono una persona rispetto alle altre).
È la risultante di una serie di operazioni mentali:
costruire un’immagine di sé, dare significato al
mondo, agire, relazionarsi con gli altri, trovare
soluzioni a problemi.
Non è fissa e immutabile, ma si evolve attraverso le
situazioni che formano la ‘storia’ di un individuo.
Tratti di personalità
Considerati le dimensioni di base della
personalità.
Attualmente con il termine tratto si intende una
modalità costante di percepire, rappresentare
e pensare sé stessi e il mondo, che si
manifesta in un’ampia varietà di situazioni
sociali e personali.
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Tratti di personalità
I tratti sono utilizzati nelle teorie della
personalità per rispondere a due
domande fondamentali (Kline, 1993):
1)  quali sono i determinanti del comportamento;
2)  qual è la struttura della personalità, ossia come
i tratti sono correlati fra loro.
Tratti di personalità
La personalità è costituita da tendenze
comportamentali organizzate
gerarchicamente:
i tratti sovraordinati organizzano le
tendenze che si collocano ad un livello più
basso, le quali, a loro volta, controllano le
abitudini comportamentali, situate a un
livello ancora inferiore.
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Stili di personalità
Una configurazione più o meno stabile di
tratti di personalità che definisce una
struttura psicologica più generale.
Il costrutto di stile della personalità cerca
di fornire una descrizione più globale
del funzionamento individuale
indagando il modo in cui i diversi tratti
tendono ad organizzarsi in maniera più
o meno costante.
Disturbo di personalità
Quando queste modalità di agire,
percepire, rapportarsi e pensare
diventano eccessivamente rigide e
disadattive e interferiscono con il
funzionamento relazionale e lavorativo
di un individuo o con il senso di
benessere suo e delle persone con cui
vive e lavora, allora è possibile parlare
di un disturbo di personalità.
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Disturbo di personalità
(Livesley,1998; 2000)
Consiste nel fallimento in tre principali compiti
di vita che determinano l’adattamento:
1.  stabilire rappresentazioni integrate di sé e degli
altri;
2.  fallimento nello sviluppare un funzionamento
interpersonale adattivo a causa dell’incapacità
a) di sviluppare relazioni intime
b) di funzionare adattivamente come figura
d’attaccamento
c) stabilire relazioni affiliative
3. sviluppare un funzionamento sociale adattivo
Disturbo di personalità
Due assunti di base dell’idea che i tratti di
personalità siano normalmente distribuiti nella
popolazione:
1. Sono costrutti dimensionali
2. Tratti, stili e disturbi si differenziano
quantitativamente e non qualitativamente
I disturbi di personalità quindi
rappresentano una distorsione o
esagerazione dei normali tratti di base
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Dimensionalità dei tratti
• Livesley e coll. (1998) hanno riscontrato la
presenza di un’analoga struttura dei tratti sia nel
gruppo di soggetti clinici che non clinici “consistente
con una rappresentazione dimensionale dei disturbi
di personalità”.
• Uno studio di Widiger e Costa (2002) rileva che i
disturbi di personalità rappresentano una variante
disadattiva dei tratti presenti nella popolazione
normale
• Cramer e coll. (2003) affermano che non
esisterebbe una soglia precisa che demarchi la
normalità dalla patologia.
Tratti di personalità
Il manifestarsi dei diversi tratti di
personalità dipende dalla specificità dei
contesti di vita?
I tratti si sono rilevati predittori del trend
comportamentale in situazioni e momenti diversi del
tempo.
Studi longitudinali (Roberts e Del Vecchio, 2000; Caspi et al.,
2003) hanno dimostrato la stabilità dei tratti nel tempo ed
una sostanziale continuità nei profili dei tratti di
personalità dall’infanzia all’età adulta.
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Tratti di personalità
I tratti sono attribuibili in un certa misura ad
una predisposizione biologica?
Quanto questa predisposizione influenza lo
sviluppo di una psicopatologia?
I dati a nostra disposizione sembrano suggerire un
sistema bio-psico-sociale di base in grado di
influenzare le differenze individuali sia nell’ambito
della personalità “normale” sia in quello della
psicopatologia e nel complesso, ci dicono che i tratti
di personalità sono moderatamente ereditabili e
ugualmente influenzati da fattori genetici e
ambientali.
Sistemi di valutazione
Questioni teoriche e metodologiche di fondo:
1.  Disturbi di personalità come variabile
categoriale vs dimensionale.
2.  Diagnosi classica vs prototipica.
3.  Metodologia di scelta ed estrazione delle
variabili-item.
4.  Livello di inferenza delle unità di studio e
informazioni: attendibilità e validità.
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Modello di Eysenck
Il modello di Hans Eysenck (1987) mette i tratti di
personalità in relazione alla biologia ed è
centrato su tre grandi fattori:
1.  E =Estroversione (socievolezza, vivacità, attività ecc.)
2.  N =Nevroticismo (tono dell’umore e ansia = stabilità
emotiva)
3.  P =Psicoticismo (impulsività, aggressività, ricerca di
sensazioni e scarsa sensibilità sociale)
Modello di Eysenck
Eysenck (1967) ha descritto la base fisiologica
di questi fattori:
• 
L’Estroversione è stata collegata all’eccitabilità
corticale (attività della formazione reticolare),
• 
Il Nevroticismo alla labilità del sistema nervoso
autonomo (sistema limbico),
• 
Lo Psicoticismo al livello di diverse secrezioni
ormonali (androgeni).
Eaves, Eysenck e Martin (1988): studio su 500 gemelli
dimostra un’elevata ereditabilità e che circa il 70% della
varianza è determinata da fattori genetici.
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L’EPQ
(Eysenck Personality Questionnaire, 1994)
È un self-report a item 94 (o 100 nella versione
revised) derivato dall’elaborazione di diversi test e
composto da 3 scale:
Scala E: Estroversione/Introversione
Scala N: Instabilità emotiva
Scala P: Asocialità e disadattamento sociale
Scala L: Dissimulazione
Somministrazione:
ü  Individuale o collettiva
ü  Compilazione self-report
ü  Tempo per la compilazione : all’incirca 15-20 minuti (10 minuti
per la forma ridotta)
L’EPQ
PUNTEGGI
Scala P: maggiore è il punteggio, maggiore è la tendenza al
disadattamento sociale. Minore è il p punteggio maggiore
è la tendenza al conformismo.
Scala E: maggiore è il punteggio, maggiore è l’estroversione e la
socievolezza. Minore è il punteggio, maggiore è la
tendenza all’isolamento.
Scala N: maggiore è il punteggio, maggiore è l’ansia e la
depressione (con disturbi psicosomatici come insonnia).
Minore è il punteggio più il soggetto tende ad essere
calmo, controllato e sereno.
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L’EPQ
Attendibilità e struttura
EPQ
•  Stabilità test-retest elevata (circa .85) per le scale E, N e
Lie.
•  Valori inferiori per la scala P (test-retest .65).
•  Coerenza interna buona (intorno a .80) per le scale E, N e
Lie, solo discreta per la scala P (.70).
•  Vengono identificati tre fattori N, E e Lie. Gli item della
scala P sono di difficile identificazione fattoriale.
L’EPQ
Attendibilità e struttura
EPQ-R
•  Migliorata l’attendibilità della scala dello Psicoticismo che
perde gli item con connotazione più negativa (psicosi o
comportamenti antisociali).
•  Vengono scritti nuovi item che si riferiscono alle
caratteristiche caratteristiche meno estreme di P.
•  Emergono i quattro fattori proposti. N, E e P sono
ortogonali (come previsto). Il fattore L è invece obliquo
rispetto al fattore P.
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Eysenck Personality Questionnaire
• Deary e coll. (1998) hanno evidenziato la presenza di
quattro tratti di base ASTENICO (N), ANTISOCIALE
(P), ASOCIALE (E) e ANANCASTICO.
• Jang et al. (1999) hanno evidenziando la presenza di
caratteristiche di coartazione emotiva e problematiche
nell’intimità che non verrebbero colte dai 3 fattori
dell’EPQ.
• Larstone e coll. (2002) hanno sottolineato come le
scale dell’EPQ riescano a cogliere meglio aree cliniche
più ampie e definite, ma siano poco predittive di
problematiche cliniche più sottili nel funzionamento
della personalità.
Il modello dei Big five factors
I proponenti del modello a cinque fattori della
personalità si basano sull’ipotesi lessicale, che
postula che le caratteristiche di personalità più
importanti ed evidenti sul piano sociale vengano
codificate nel linguaggio quotidiano.
Da Allport (1937) a Cattel (1945), alcuni ricercatori
che successivamente hanno continuato la tradizione
lessicale allo studio dei tratti di personalità, hanno
trovato che cinque fattori rappresentano
adeguatamente la struttura di questi aggettivi,
questo modello a cinque fattori fu indicato col
termine di “Big five”(Goldberg 1993).
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Five Factors Model
Secondo McCrae e Costa (1997) i cinque fattori del
FFM rappresenterebbero una “struttura universale”
della personalità umana.
Fattore FFM
1) Nevroticismo
Sotto-fattori
2) Estroversione
1) Calorosità; 2) Socievolezza; 3) Assertività; 4)
Attività; 5) Ricerca di eccitazione; 6) Emozioni
3) Gradevolezza
1) Fiducia; 2) Franchezza; 3) Altruismo; 4)
Condiscendenza; 5) Modestia; 6) Sensibilità
1) Ansia; 2) Ostilità rabbiosa; 3) Depressione; 4)
Autoconsapevolezza; 5) Impulsività; 6) Vulnerabilità
4) Coscienziosità 1) Competenza; 2) Ordine; 3) Rispettosità; 4)
Impegno riuscita; 5) Autodisciplina; 6)
Considerazione
5) Apertura
all’esperienza
1) Fantasia; 2) Senso estetico; 3) Sentimenti; 4)
Azioni; 5) Idee; 6) Valori
Five Factors Model
Due modi diversi di “misurare” i disturbi di
personalità:
1. Identificare la patologia della personalità con i
punteggi estremi nei cinque fattori. es. un alto
punteggio sul fattore nevroticismo.
2. Tradurre le categorie del DSM nel linguaggio dei
cinque fattori. Utilizzando anche i sei sotto-fattori.
Es. il disturbo antisociale di personalità ridefinito
come una combinazione di punteggi bassi sui fattori
di gradevolezza e coscienziosità.
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Five Factors Model
ü  Friedman e coll. (1995), per es., hanno rilevato
come i tratti di personalità del FFM correlino al
successo lavorativo e alla longevità.
ü  Judge e coll. (1999) ne hanno evidenziato la
capacità di predire il livello di salute mentale.
ü  Diversi autori hanno cercato di studiare come la
personalità si colleghi al comportamento
antisociale (Miller et al., 2003), all’abuso di
sostanze (Flory et al., 2004) e alla psicopatia
(Lynam e Widiger, 2007).
Five Factors Model
ü Il NEO PI-R (Neuroticism, Extroversion, Openness to experience, Peronality
Inventory-Revised, 1992) è un questionario autosomministrato
formato da 240 item che valutano sia i cinque fattori di ordine
superiore che i sei tratti di ordine inferiore.
ü Il NEO Five Factors Inventory è una versione ridotta a 60
item per valutare i soli cinque fattori principali.
ü La Structured Interview for the Five Factors Model of
Personality è un’intervista clinica composta da 120 item che
valuta sia i cinque fattori sia le “sfaccettature” di ordine
inferiore
ü BFQ (Caprara et al., 1994). Misura italiana dei Big Five. I suoi 132
item sono suddivisi in 10 sottodimensioni, riconducibili ai
cinque grandi fattori
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Big Five Questionnaire (BFQ)
Amicalità
Energia
Dominanza Dinamismo
Cordialità
Cooperatività
Coscienziosità
Scrupolosità Perseveranza
Stabilità
Emotiva
Controllo
impulsi
Apertura
Mentale
Controllo
emozioni
A. Esperienza A. Cultura
Big Five Questionnaire (BFQ)
Il BFQ è caratterizzato da:
1)  Buone relazioni con altre misure di personalità.
2)  Elevata concordanza tra autovalutazioni ed
eterovalutazioni.
3)  Buona validità transculturale (è stato tradotto in lingua tedesca,
spagnola, francese…).
4)  Elevato valore applicativo, soprattutto in contesti
organizzativi.
Un vantaggio rispetto al NEO-PI-R è quello di contemplare un
numero di sottodimensioni più ridotto: troppe sottodimensioni
rischiano di essere riconducibili a più fattori anziché ad uno
soltanto, questo anche perché i fattori non sono tra loro
indipendenti.
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