Senza guardare in faccia nessuno o a
nessuno?
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Quesito:
Mariella L. da Matera ci scrive: "Si dice non guardare in faccia nessuno o non guardare in
faccia a nessuno? La seconda espressione è prevalente nell'uso ma è anche la più corretta?
In tal caso il verbo guardare sarebbe intransitivo e a nessuno sarebbe una specie di dativo
etico?" Per rispondere al suo quesito riproponiamo il testo di El?bieta Jamrozik pubblicato sul
numero n. 37 della nostra rivista La Crusca per voi (ottobre 2008).
Senza guardare in faccia nessunooa nessuno?
« icolò Russian nota che, cercando su Google la locuzione non guardare in faccia a nessuno
N
, ha trovato risultati diversi con alternanza della forme non guardare in faccia a nessuno e non
guardare in faccia nessuno. Chiede da cosa dipenda questa alternanza, se in faccia
abbia valore locativo e se la presenza di tale complemento determini la perdita del valore
transitivo del verbo.
La forma odierna del verbo guardare proviene, come rilevano sia il Dizionario Etimologico
della Lingua Italiana di M. Cortelazzo e P. Zolli che praticamente tutti i dizionari dell’italiano
contemporaneo, dal germanico *wardon ‘osservare, stare in guardia’, termine che ha dato in
varie lingue romanze esiti vicini alla forma di base: si veda a proposito guardare italiano,
guardar spagnolo, catalano e portoghese, gardar in occitanico. Nel francese la forma iniziale
è stata prefissata, per cui in questa lingua si mantiene l’opposizione tra garder (‘sorvegliare’) e
regarder (‘fissare con gli occhi’), nonché le antiche forme verbali esgarder (‘vegliare’) e
mesgarder (‘non essere vigile, attento’) le cui tracce sussistono nel sostantivo égard
(‘considerazione’), come nelle espressioni à l’égard de (‘nei confronti di’) e par mégarde (‘per
inavvertenza, involontariamente’). Nel passaggio del termine germanico nelle lingue romanze
si osserva l’adattamento della w labiale propria all'articolazione germanica al suono
labiovelare gu, come riporta Rohlfs citando esempi di etimologie guai < wai, guadagnare <
waidanjan e altre (cfr. G. Rohlfs, Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti,
Fonetica, Einaudi, Torino, 1966, par. 168, Tagliavini, Le origini delle lingue neolatine, Patron,
Bologna ,1969, p. 248).
Dal punto di vista semantico, l’ambiguità rilevata nell’etimo germanico tra ‘osservare’ e ‘stare
in guardia’, ossia ‘guardare in direzione di un pericolo imminente’ sta alla base della polisemia
dei verbi romanzi corrispondenti che riprendono l’idea di ‘osservare, fissare con gli occhi’
(evento statico) e ‘volgere lo sguardo’ (evento dinamico); ne derivano per estensione le
accezioni di ‘sorvegliare’ (da cui proviene tra l’altro il termine guardiano) e ‘proteggere’ che
appare inoltre in salvaguardare; invece la proiezione del significato locativo a quello
temporale si ritrova negli esiti tedeschi wahren (‘guardare, sorvegliare’) e warten (‘aspettare’,
ossia guardare verso il futuro).
In italiano le accezioni statica e dinamica del verbo guardare nel significato di base (‘fissare
con gli occhi’ e ‘rivolgere gli occhi’) sono accompagnate da costruzioni sintattiche dirette, non
preposizionali. La costruzione diretta è propria anche per i significati traslati di ‘sorvegliare,
avere cura’ (“guardare un bambino”), ‘controllare’ (“guardare i conti”); l’accezione di
‘proteggere’ (“guardare qualcuno da un pericolo”) richiede inoltre un complemento
preposizionale che specifichi il motivo dell’azione.
Il complemento preposizionale appare nei costrutti intransitivi del verbo con il significato di
‘volgere lo sguardo in una direzione’, ma non su un oggetto preciso (“guardare nel vuoto”); ne
deriva l’accezione di ‘cercare’ (“guardare a casa, nell’armadio, in tutti i cassetti cercando un
oggetto”). La scelta della preposizione in questi costrutti è relativamente libera, seppure
limitata a una delle locative (in, su, a, sopra, dentro, ecc.). Invece il significato ‘fare attenzione,
rivolgere il pensiero’ richiede l’uso della preposizione a, ad esclusione di tutte le altre:
“guardare alla salute”, “non guardare a spese”, “guardare al futuro”. La reggenza del verbo in
questa accezione è quindi saldamente determinata.
Passando, dopo questa breve panoramica, alle espressioni non guardare in faccia nessuno/
a nessuno, dalle fonti lessicografiche risulta che ambedue i costrutti sono attestati nell’italiano
contemporaneo con il significato ‘procedere senza tentennamenti, senza farsi impietosire’,
sebbene non tutti i dizionari rilevino la presenza di entrambe le forme: così Il Dizionario della
Lingua italiana 2008 di Sabatini e Coletti cita solo non guardare in faccia nessuno; il
Vocabolario della lingua italiana di N. Zingarelli nella versione del 2008 riporta la possibilità di
variazione: non guardare in faccia (a) nessuno; nel monovolume Dizionario della lingua
italiana di Tullio de Mauro e nel Vocabolario della lingua italiana 2008 di G. Devoto e G. Oli
questa espressione risulta del tutto assente, mentre il Gradit (Grande Dizionario Italiano
dell’Uso, diretto da Tullio De Mauro, Torino, Utet, 1999-2000) cita entrambe le sue forme, e il
Grande Dizionario della lingua italiana di Salvatore Battaglia segnala persino la loro
equivalenza: «
Non guardare in faccia o in viso nessuno o a nessuno - non mostrare timore,
riguardo a parzialità per nessuno». Anche dalla stampa e dall’uso comune registrato nelle
fonti web risulta che nell’italiano odierno le due varianti dell’espressione non guardare in
faccia nessuno/a nessuno siano sinonimi; si considerino a proposito gli esempi: «Avanti con
indagini senza guardare in faccia nessuno» (lecceprima.it); «Bertolaso: “si va avantisenza
guardare in faccia nessuno”, ma Ue è scettica…» (agenziaradicale.com); «La Cinanon guarda
in faccia nessuno, ma il CIO vuole fermare la fiaccola olimpica… »
(sportemotori.blogosfere.it); « …Piero Braglia scegliesenza guardare in faccia a nessuno»
(noitv.it/notizie/2007); «PageRank abbassato? Googlenon guarda in faccia a nessuno
nemmeno a Youtube.com!» (airdave.it/); «Lippinon guarda in faccia a nessuno» (wikio.it).
Occorrerebbe tuttavia svolgere una ricerca quantitativa su un ampio corpus per poter
determinare se uno di questi costrutti abbia (o meno) una frequenza d’uso nettamente
superiore rispetto all’altro.
Comunque sia, nell’analisi logica il sintagma in faccia andrebbe considerato piuttosto un
complemento di modo (guardare come? – in faccia, di sbieco, in cagnesco, ecc.) che un
locativo (dove?); l’uso transitivo o intransitivo del verbo è determinato invece dalla forma
preposizionale o non preposizionale del complemento nessuno. Seguendo la direzione delle
ricerche svolte sulle strutture verbali nell’ambito della teoria della valenza e del lessicogrammatica (v. ad esempio E. Je?ek, Classi di verbi tra semantica e sintassi, ETS, Pisa 2003
oppure S. Vietri, Lessico-grammatico dell’italiano, UTET, Torino 2004), si suppone che esista
una relazione tra il significato di un verbo e i costrutti sintattici in cui esso appare. In questo
senso si potrebbe ipotizzare che il significato dell’espressione in ambedue le forme nessuno/
a nessuno, ottenuto per metaforizzazione a partire dell’immagine di chi va avanti senza tener
conto di quelli che gli stanno intorno, quindi senza guardarli in faccia, si situi all’incrocio dei
due significati, quello di ‘guardare’ e quello di ‘rivolgere l’attenzione a’. Da questa cumulazione
dei significati potrebbe risultare la conseguente contaminazione sintattica tra le strutture
“guardare qualcuno (in faccia)” e “guardare a qualcuno” (essere attento a lui) di cui testimonia
l’uso indifferenziato delle due espressioni nella lingua contemporanea.
Il modo in cui lo stesso concetto viene espresso in altre lingue sembra relativamente analogo:
le espressioni francesi aller droit au but (‘andare dritto verso lo scopo’) o ne pas y aller par
quatre chemins (‘non andarci per quattro sentieri’) pongono l’accento sul fine immediato da
raggiungere a ogni costo; in polacco nie ogl?da? si? na nikogo (‘non girare lo sguardo su
nessuno’) riprende l’idea contenuta nel costrutto italiano di ignorare chi ci sta attorno.
Occorre precisare tuttavia che l’espressione considerata, in entrambi i suoi aspetti formali (
nessuno / a nessuno), risulta idiomatica nel senso di una rigidità relativamente alta della
struttura: essa esige infatti sia la presenza della negazione, espressa tramite l’avverbio non o
un altro elemento di significato privativo (senza), sia l’ordine fisso degli elementi. Se uno di
questi requisiti viene a mancare, l’interpretazione metaforica è bloccata: così la forma
affermativa (guardare in faccia qualcuno) oppure la permutazione tra il complemento diretto e
quello preposizionale (non guardare nessuno in faccia) sono delle occorrenze di guardare
qualcuno in faccia, ma non hanno più il significato di ‘prestare attenzione’. È di questo aspetto
idiomatico, spesso sottovalutato sebbene comprovato da numerosi test sintattici, che
bisognerebbe tenere conto analizzando la struttura di numerose espressioni che, essendo
peculiari per una lingua, contribuiscono ad arricchire il suo fondo lessicale».
El?bieta Jamrozik
3 dicembre 2014
URL di origine: http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domanderisposte/senza-guardare-faccia-nessuno-nessuno