Grandezze Fisiche Osservando un oggetto o un fenomeno (naturale o sperimentale) possiamo descriverlo usando aspetti qualitativi o quantitativi. Tutti gli aspetti che possono essere quantificati cioè descritti con un “numero” vengono definiti grandezze fisiche (GF). Un vaso può essere descritto con tanti aggettivi, bello (no GF), alto (è una GF, è una lunghezza), colorato (no GF), capiente (è una GF, è un volume). Le GF vengono indicate con una lettera o una formula dentro a delle parentesi quadre, ad esempio la lunghezza [ l ]. La lunghezza è una GF fondamentale, da questa è infatti possibile calcolare altre GF, dette derivate, attraverso formule matematiche. Il volume di un parallelepipedo, ad esempio, è definito come: Volume = Lato x Lato x Lato = lunghezza x lunghezza x lunghezza e quindi l’equazione dimensionale del volume può essere scritta con la seguente notazione: [ V ] = [ l x l x l ] = [ l3 ] Misura di una Grandezza Fisica Come faccio a quantificare un fenomeno? Lo devo confrontare con qualcosa che “conosco” e che prendo come campione di riferimento. Stiamo misurando il fenomeno che ci interessa. Nota: posso confrontare solo grandezze omogenee cioè dello stesso tipo. Si definiscono grandezze commensurabili tutte le grandezze che hanno sottomultipli comuni. Il campione di riferimento prende il nome di unità di misura (UM). Se voglio misurare la lunghezza di un lato del tavolo posso prendere una matita e dire quante volte la matita sta nel tavolo. La matita è il mio campione di riferimento e quindi la mia unità di misura mentre il numero di matite che mi servono per coprire la lunghezza del lato del tavolo è la misura del tavolo. Posso ad esempio dire che il mio tavolo è lungo 11 matite. Il problema è che in questo caso il campione di riferimento non è “standard” quindi non tutti (forse nessuno) riconoscono come UM di lunghezza la “matita”. È necessario quindi trovare dei campioni di riferimento standard che tutti devono adottare. Dobbiamo quindi definire un insieme di campioni di riferimento standard che costituiranno un sistema di UM. Non è necessario definire un’UM per ciascuna GF, fortunatamente la maggior parte delle GF sono derivate, mi basta quindi definire solo le UM delle GF fondamentali, le altre verranno calcolate utilizzando delle formule matematiche, da cui si può ricavare l’equazione dimensionale, come abbiamo fatto prima per il volume. In particolare bastano 9 grandezze fisiche fondamentali per descrivere qualunque fenomeno naturale. Esistono diversi Sistemi di Unità di Misura (SUM) che si possono differenziare per la scelta delle grandezze fondamentali o per la scelta dei campioni di riferimento. Vediamo i più usati. Sistema MKS: è il SUM usato in meccanica (una piccola porzione della fisica). Appunti di Fisica – Adriano Nobile Pagina 1 Ha bisogno di 3 sole grandezze fondamentali: Grandezza Lunghezza Massa Tempo Simbolo GF [l] [m] [t] Nome UM metro chilogrammo secondo Simbolo UM m kg s Sistema CGS: anche questo sistema è utilizzato in meccanica, le UM della lunghezza e della massa sono sottomultipli di quelle dell’MKS. Grandezza Lunghezza Massa Tempo Simbolo GF [l] [m] [t] Nome UM centimetro grammo secondo Simbolo UM cm g s Sistema Internazionale o SI: è il sistema utilizzato in tutto il mondo in campo scientifico. Ha 9 GF fondamentali, le prime 3 sono quelle del sistema MKS. Grandezza Lunghezza Massa Tempo Temperatura Intensità di corrente Intensità luminosa Unità di massa Angolo Angolo solido Simbolo GF [l] [m] [t] [T] [i] [ il ] [ Um ] Nome UM metro chilogrammo secondo Kelvin Ampere Candela Mole radiante steradiante Simbolo UM m kg s K A Cd Mol Rad Sterad Questi sono i sistemi di riferimento che utilizzeremo più spesso durante il corso in quanto sono quelli più generali, esistono però altri SUM ed è bene sapere alcune caratteristiche di questi. Sistema Anglosassone o Sistema Imperiale Britannico: ha le stesse 9 GF del SI però alcune UM sono diverse, per la massa usano la libbra, per le lunghezze la yarda (sottomultipli piede e pollice, multiplo miglio), per la temperatura il grado Fahrenheit (°F). Sistema Tecnico: in questo SUM cambia una grandezza fondamentale, al posto della massa abbiamo la forza e l’unità di misura è il kgforza (chilogrammo forza). Spesso come UM della temperatura viene usato il grado centigrado °C. CENTRO STUDI PALLAI PREPARAZIONE PER TUTTI GLI ESAMI UNIVERISTARI DEL TUO CORSO DI LAUREA LEZIONI INDIVIDUALI PERSONALIZZATE CORSI COLLETTIVI Via M. Poggioli, 3 – 00161 Roma – tel. 06.44.36.13.77 - www.pallai.it Appunti di Fisica – Adriano Nobile Pagina 2 Il Sistema Internazionale Il SI è stato scelto dalla comunità scientifica come SUM comune in quanto la maggior parte delle UM hanno multipli e sottomultipli in base decimale (vedi tabella). L’eccezione è il tempo, per quanto riguarda i sottomultipli anche qui abbiamo un sistema decimale mentre per i multipli del secondo abbiamo inizialmente un sistema esadecimale: 1 minuto (min) = 60 secondi (s) 1 ora (h) = 60 minuti (min) = 3600 secondi (s) poi il sistema cambia andamento, non è più “logico”, questo è dovuto al fatto che l’unità di misura del tempo è stata introdotta in tempi molto antichi ed è legata a fenomeni naturali quali la lunghezza di un anno solare e il giorno solare. 1 giorno 24 h 1440 min 86400 s 1 anno 365,25 gg 8766 h … Prefisso Tera Giga Mega Chilo etto deca UM deci centi milli micro nano pico Simbolo T G M k h da -d c m n p UM x valore 1.000.000.000.000 1.000.000.000 1.000.000 1.000 100 10 1 0,1 0,01 0,001 0,000001 0,000000001 0,000000000001 Potenze di 10 Notazione scientifica 10^12 E12 10^9 E9 10^6 E6 10^3 E3 10^2 E2 10 E1 1 1 10^-1 E-1 10^-2 E-2 10^-3 E-3 10^-6 E-6 10^-9 E-9 10^-12 E-12 THz GW Mm Kg hl dam Esempio Tera Hertz Giga Watt Megametro Chilogrammo Ettolitro decametro dl cm mg s nm pm decilitro centimetro milligrammo microsecondo nanometro picometro Per le grandezze derivate le UM vengono calcolate l’equazione dimensionale che le lega alle GF fondamentali, è quindi necessario tenere in conto questa anche per passare da un multiplo ad un sottomultiplo (e viceversa). Prendiamo ad esempio l’area di un parallelepipedo: [ A ] = [ l x l ] = [ l2 ] L’unità di misura dell’area è quindi il m2. Se voglio passare da m2 a cm2? 1 m2 = 1 m x 1 m = 100 cm x 100 cm = 10000 cm2 = 104 cm2 Altro esempio più complicato, lo vedremo meglio in seguito, è l’energia. L’UM dell’energia è il Joule (J) nel sistema SI ( e nell’MKS) mentre nel sistema CGS è l’erg. Appunti di Fisica – Adriano Nobile Pagina 3 [ E ] = [ m l2 t-2 ] 1 J = 1 kg x 1 m2 x 1 s-2 = 1000 g x 10000 cm2 x 1 s-2 = 10000000 erg = 107 erg. Meccanica La meccanica “classica” può essere suddivisa in tre parti: Cinematica: studia il moto, si occupa solo di “come” si muove un oggetto. Dinamica: studia le cause del moto, si occupa del “perché” si muove un oggetto. Statica: studia le condizioni di equilibrio dei corpi. Cinematica Un corpo è in moto quando la sua posizione rispetto ad un altro, preso come riferimento e considerato fermo, varia nel tempo. Il concetto di moto è “relativo”. Se vedo passare una macchina quella è in moto rispetto a me che sono affacciato alla finestra e rispetto ad un albero per strada, ma è ferma rispetto al guidatore che si muove solidalmente con lei. La linea descritta dall’insieme delle posizioni assunte dal punto nel tempo è detta traiettoria. Di nuovo torniamo ad un esempio, prendiamo una moto su una strada e osserviamo come si muove la valvola per gonfiare la ruota. La traiettoria rispetto al mozzo (il punto in cui la ruota è fissata alla forcella) è una circonferenza, la traiettoria rispetto a noi che siamo fermi per strada è una curva detta cicloide mentre rispetto Cicloide ad uno dei raggi della ruota è ferma. Ora iniziamo a familiarizzare con il concetto di velocità. Abbiamo visto che un punto è in moto se la sua posizione varia nel tempo rispetto ad un riferimento, allora definiamo la velocità media come il rapporto tra lo spazio percorso (s), e il tempo impiegato a percorrerlo (t). s v= t è una grandezza derivata quindi dobbiamo calcolare la sua unità di misura usando l’equazione dimensionale: [ v ] = [ l x t-1 ] = [ l t-1 ] e quindi l’UM della velocità nel SI e nel MKS sarà m/s mentre nel CGS cm/s. Un’altra unità di misura della velocità molto usata è il km/h, è molto utile sapere come passare da m/s a km/h: 1 m/s = 1 m s = 10 −3 km 1 h 3600 = 3600 km 1000 h = 3,6 km/h 1 km/h = 1/3,6 m/s = 0,27778 m/s Appunti di Fisica – Adriano Nobile Pagina 4 Ora vediamo qualche tipo di moto particolare. Moto Rettilineo Uniforme: è il moto di un punto materiale lungo una traiettoria rettilinea, la velocità del punto, rispetto ad un riferimento fisso, resta costante nel tempo. Si dice rettilineo uniforme se il corpo percorre spazi uguali in tempi uguali. Prendiamo come esempio un’auto su un rettilineo di 10 km, dividiamo questo spazio in cinque parti (2 km ciascuna). Se l’auto percorre ogni intervallo in 1 minuto allora la sua velocità sarà di 120 km/h: 2 km 2 Km Km = = 120 1 1min h 60 h Ma vale anche: 4 km 4 Km Km = = 120 2 2min h 60 h E anche: 10 km 10 Km Km = = 120 5 5min h 60 h In ogni intervallo la velocità è uguale. In questo caso la velocità media corrisponde alla velocità effettiva che ha il punto materiale in ogni istante del moto. Scriviamo l’equazione del moto rettilineo uniforme, cioè esprimiamo come varia la posizione del punto nel tempo: s = vt + so dove s è la posizione sulla la retta al tempo t, v è la velocità del punto, so è la posizione iniziale del punto (quella che aveva per t=0). Il diagramma orario (il grafico con lo spostamento sull’asse delle ordinate e tempo sull’asse delle ascisse) è una retta, se so era nullo passa per l’origine degli assi. La velocità, per il moto rettilineo uniforme, rappresenta la pendenza della retta del diagramma orario. Diagramma orario del moto rettilineo uniforme e diagramma della velocità. Appunti di Fisica – Adriano Nobile Pagina 5 Moto rettilineo uniformemente accelerato: Anche in questo caso il punto materiale si muove su una traiettoria rettilinea ma la velocità aumenta nel tempo in modo uniforme (se la velocità diminuisce si può parlare di moto decelerato). Introduciamo il concetto di accelerazione che rappresenta appunto come varia la velocità in funzione del tempo. L’accelerazione media per un qualunque moto viene calcolata come il rapporto tra la variazione della velocità in un intervallo di tempo e l’intervallo di tempo stesso: a= v 2 −v 1 t 2 −t 1 = v t L’UM dell’accelerazione nel SI è il m/s2. Scriviamo l’equazione dimensionale: [ a ] = [ v t -1 ] = [ l t-1 t-1] = [ l t-2 ] Per il moto rettilineo uniformemente accelerato abbiamo che l’accelerazione media è costante e quindi possiamo parlare semplicemente di accelerazione. Consideriamo un’automobile che accelera su un rettilineo per un breve periodo di tempo. Dividiamo il periodo in tanti piccoli intervalli t, tutti con la stessa durata. Se in ogni intervallo di tempo t la velocità aumenterà della stessa quantità v allora l’automobile si muove di moto rettilineo uniformante accelerato. In formule: v − vo = at dove v è la velocità all’istante t, vo è la velocità all’istante t=0 e a è l’accelerazione. Adesso dobbiamo ricavare l’equazione del moto rettilineo uniformante accelerato. Sappiamo che lo spostamento (s = s – so) è legato alla velocità media (vm) dalla relazione s = vm t. Per il moto uniformemente accelerato (e solo per questo tipo di moto) la velocità media è uguale alla media delle velocità, pertanto: vm = vo + (vo + at) = vo + 1 2 at 2 e quindi lo possiamo esprimere lo spostamento in funzione del tempo con la: s = vo t + 1 2 at 2 IL CENTRO STUDI PALLAI PREPARAZIONE AGLI ESAMI UNIVERSITARI CHIMICA E PROPEDEUTICA BIOCHIMICA- FISICA MEDICA- BIOLOGIA- ISTOLOGIA- BIOCHIMICA… et al. Via M. Poggioli, 2 – 00161 Roma – tel. 06.44.36.13.77 Appunti di Fisica – Adriano Nobile Pagina 6 Diagrammi orari del moto rettilineo uniformemente accelerato. Per lo spostamento un ramo di una parabola, per la velocità una retta con pendenza a passante per vo (se vo=0 passa per l’origine degli assi) e per l’accelerazione una retta parallela all’asse delle ascisse. Graficando l’equazione del moto, l’espressione della velocità in funzione del tempo e l’accelerazione costante ottenendo i diagrammi orari del moto uniformante accelerato. Caduta di un grave: In natura esiste un esempio di moto rettilineo uniformemente accelerato, la caduta di un grave. Tutti i corpi, vicino alla terra, cadono nel vuoto allo stesso modo, cioè con la stessa legge del moto, indipendentemente dalla loro massa, forma e composizione. Il valore dell’accelerazione di gravità viene indicata con g e vale 9,81 m/s2. Per la caduta libera valgono le seguenti formule: v = gt h= e 1 2 gt 2 + ho Dove v è la velocità all’istante t, h è l’altezza a cui si trova il grave all’istante t e ho è l’altezza a cui si trovava il grave al tempo t=0. Se invece lanciamo in aria un grave, questo è soggetto ad un moto uniformante decelerato, l’accelerazione g è diretta in verso opposto alla direzione del moto. Avremo quindi le seguenti formule: v = vo − gt e h = vo t − 1 2 gt 2 Moto rettilineo vario: Si parla di moto rettilineo vario quando l’accelerazione non è costante nel tempo, la velocità varia in ogni istante. Possiamo usare ancora il concetto di velocità media e trattare il moto come un moto rettilineo uniforme oppure possiamo introdurre il concetto di velocità istantanea. Se il moto dura un certo periodo di tempo, possiamo dividerlo in tanti piccoli intervalli t e calcolare la velocità media in ciascun intervallo. Se immaginiamo di poter misurare lo spostamento (s) avvenuto in un intervallo di tempo (t) talmente piccolo da poter essere considerato nullo allora avremo la velocità istantanea (vi). Ci siamo imbattuti nei concetti di limite e di derivata: s ds = t0 t dt vi = lim La velocità istantanea è definita come il limite per t che tende a zero del rapporto tra lo spostamento s avvenuto nell’intervallo di tempo t e l’intervallo di tempo stesso o più semplicemente è la derivata dello spostamento rispetto al tempo. Appunti di Fisica – Adriano Nobile Pagina 7 Graficamente, se consideriamo il diagramma orario del moto vario, la velocità istantanea rappresenta il valore della pendenza della retta tangente alla curva all’istante t. Allo stesso tempo possiamo definire l’accelerazione istantanea (ai) come il limite per t che tende a zero del rapporto tra la variazione di velocità v avvenuta nell’intervallo di tempo t e l’intervallo di tempo stesso o più semplicemente è la derivata della velocità rispetto al tempo. v dv = t0 t dt ai = lim Se consideriamo il grafico della velocità in funzione del tempo l’accelerazione istantanea rappresenta la pendenza della retta tangente alla curva nell’istante t. VETTORI Le GF possono essere anche classificate come grandezze scalari o grandezze vettoriali. Esempi di grandezze scalari sono il tempo, la massa e la temperatura e l’energia, per essere definite hanno bisogno di un numero e dell’UM associata. Esempi di grandezze vettoriali sono lo spostamento, la velocità, la forza e l’accelerazione. Definiamo un vettore come un segmento orientato (una freccia) per caratterizzarlo abbiamo sempre bisogno di un numero, che in questo caso viene chiamato modulo del vettore, e a cui associamo l’UM della grandezza, e poi dobbiamo definire altre due proprietà del vettore, la direzione, cioè la retta su cui giace il segmento e il verso, cioè, chiamati O e P gli estremi del vettore, con O origine del vettore allora la freccia andrà da O a P. Vediamo ora alcune proprietà dei vettori. La somma di due vettori A e B è il vettore A+B, per definirlo bisogna usare una costruzione geometrica. Si dispongono i due vettori in modo che abbiamo l’origine in comune, si costruisce il parallelogramma associato e il vettore somma avrà modulo uguale alla lunghezza della diagonale maggiore del parallelogramma, direzione parallela a quella della diagonale maggiore del parallelogramma e verso dall’origine comune ai 2 vettore al vertice opposto (vedi figura). Un altro modo per ottenere il vettore somma è quella di sovrapporre l’origine del vettore B con l’estremo del vettore A, il vettore A + B è il vettore che congiunge l’origine di A con l’estremo di B. Appunti di Fisica – Adriano Nobile Pagina 8 Definiamo il prodotto di un vettore A per uno scalare c come il vettore B con modulo pari al modulo di A moltiplicato per il modulo dello scalare c, la direzione è la stessa del vettore A e il verso è lo stesso di A se lo scalare c è positivo, opposto ad A se c è negativo. Da questo possiamo considerare il vettore A – B come il vettore somma del vettore A e del vettore -B. Il prodotto scalare di due vettori A e B è una grandezza scalare c (non devo definire direzione e verso). c = 𝐀 ∙ 𝐁 = 𝐀 𝐁 cos φ ma b=|B|cos è la proiezione del vettore B sulla direzione del vettore A, e pertanto il prodotto scalare di due vettori si ottiene moltiplicando il modulo del primo vettore per la proiezione del secondo sulla direzione del primo. È importante notare che se =90° = /2 allora b=0 e quindi il prodotto scalare è nullo, se invece i due vettori sono paralleli allora il prodotto scalare è uguale al prodotto dei moduli dei vettori e il segno è + se i due vettori hanno stesso verso (=0°), è – se i due vettori hanno verso opposto (=180°). Il prodotto vettoriale di due vettori A e B è un vettore C il cui modulo è dato dalla: |𝐂| = 𝐀𝐁 = 𝐀 𝐁 sin φ ed equivale all’area del parallelogramma costruito con i due vettori. La direzione è quella di una retta perpendicolare al piano su cui giacciono i due vettori e il verso è quella piedi testa di un osservatore che vede ruotare in senso antiorario il primo vettore per farlo sovrapporre al secondo percorrendo l’angolo più piccolo di 180° (in alternativa, mettete la mano destra sul primo vettore in modo che chiudendola il primo vettore ruoti e vada a sovrapporsi al secondo percorrendo l’angolo minore di 180°, allora il verso del vettore C è quello del pollice). MOTO CURVILINEO Consideriamo un oggetto che si muove di moto qualunque in un piano. All’istante t1 il punto si troverà nel punto P1 che può essere rappresentato col vettore r1 e all’istante t2 si troverà nel punto P2 rappresentato dal vettore r2. Definiamo il vettore spostamento r avvenuto nell’intervallo di tempo t = t1 – t2 come la differenza dei due vettori posizione: ∆𝐫 = 𝐫2 − 𝐫1 Riprendendo il concetto di velocità media (𝐯) vista per i moti rettilinei: 𝐯= ∆𝐫 ∆t abbiamo che la velocità media è un vettore il cui modulo è uguale al rapporto tra il modulo del vettore spostamento r avvenuto nell’intervallo di tempo t e l’intervallo di tempo stesso, la direzione e il verso sono le stesse del vettore spostamento. Appunti di Fisica – Adriano Nobile Pagina 9 Sempre riprendendo il concetto di velocità istantanea introdotta per i moti rettilinei, supponiamo di far tendere a zero l’intervallo di tempo t, la velocità v all’istante t sarà data dalla: 𝐫 d𝐫 = t0 t dt 𝐯 = lim il vettore v è quindi la derivata del vettore spostamento rispetto al tempo. Il vettore velocità giace sulla retta tangente alla traiettoria e lo stesso verso del vettore spostamento. Allo stesso modo, se consideriamo i vettori velocità v1 e v2 negli istanti t1 e t2 rispettivamente, possiamo costruire il vettore differenza v = v2 – v1 e introdurre il concetto di accelerazione vettoriale media: ∆𝐯 ∆t come il vettore di modulo uguale al rapporto tra la differenza dei vettori v1 e v2 e l’intervallo di tempo t = t1 – t2, direzione e verso coincidenti con quelli del vettore v. Per t 0 avremo l’accelerazione istantanea: 𝐚= 𝐯 d𝐯 d2 𝐫 = = 2 t0 t dt dt 𝐚 = lim che può essere scritta anche come la derivata del vettore velocità rispetto al tempo o come la derivata seconda del vettore spostamento. Il vettore accelerazione ha direzione perpendicolare al vettore velocità. Moto circolare uniforme: è il moto di un oggetto su traiettoria circolare e con velocità costante in modulo. Consideriamo una circonferenza di raggio R e introduciamo il concetto di periodo (T) che corrisponde al tempo necessario all’oggetto per compiere un giro completo. Lo spazio percorso in T è uguale alla lunghezza della circonferenza (2R). La velocità è costante in modulo ( |v| = |v1| = |v2| = |v3| = cost.) pertanto avremo: |𝐯| = 2πR T Definiamo anche altre grandezze utili a caratterizzare il moto circolare uniforme. La frequenza (f o ) è l’inverso del periodo e ci dice il numero di giri che l’oggetto compie nell’unità di tempo. L’UM della frequenza è l’Hertz (Hz). 𝑓= 1T e l’equazione dimensionale è 𝑓 = 1 t = t −1 La velocità angolare () è definita come la velocità con cui un raggio spazza un angolo e quindi la possiamo scrivere come il rapporto tra l’angolo spazzato nell’intervallo di tempo t e Appunti di Fisica – Adriano Nobile Pagina 10 l’intervallo di tempo stesso oppure, dato che sappiamo che l’oggetto impiega T per fare un giro completo (2) possiamo scriverla nei seguenti modi: ω= φ 2π = = 2π𝑓 ∆t T L’unità di misura della velocità angolare nel SI è il radiante al secondo (rad/s). Per il moto circolare uniforme è costante. Abbiamo detto che la velocità è costante in modulo ma la sua direzione cambia in ogni istante, pertanto esisterà un vettore v = v2 – v1 non nullo e quindi un vettore accelerazione medio: 𝐚 = 𝐯 ∆t e un vettore accelerazione istantaneo a dato dal limite per t0 il cui modulo è costante (solo per il moto circolare uniforme) ed è dallo dalle: |𝐚| = 2π 𝐯 |𝐯|𝟐 = 2π𝑓|𝐯| = = ω2 R T R Per semplicità scriviamo anche le relazioni che legano la velocità alla frequenza e alla velocità angolare: |𝐯| = 2πR𝑓 = ωR Moto parabolico o moto balistico: l’oggetto è animato contemporaneamente da due moti distinti e indipendenti, moto rettilineo uniforme nella direzione orizzontale e moto uniformemente accelerato sulla verticale (caduta di un grave). x = vx t h = − 1 2 gt 2 + vy t Questo sistema di due equazioni descrive il moto di un oggetto “sparato” verso l’alto con un angolo > 0 rispetto alla direzione orizzontale. vx è la componente orizzontale della velocità iniziale (e resta costante), vy è la componente orizzontale della velocità iniziale. Dalla prima equazione possiamo calcolare il tempo e sostituirlo nella seconda, ottenendo: h= − g 2 vy x + x 2vx2 vx questa è un equazione di secondo grado, che in un piano cartesiano x/h è una parabola (da qui moto parabolico). Quando l’oggetto raggiunge nuovamente terra (h = 0) il moto ha termine, l’oggetto ha percorso la distanza massima che viene chiamata gittata (xg): xg = mentre l’altezza massima (hm) è data dalla: Appunti di Fisica – Adriano Nobile 2vx vy g 1 vy2 hm = 2 g Pagina 11 Se invece l’oggetto viene sparato orizzontalmente da un’altezza ho allora vy = 0 e il sistema diventa: x = vx t h = − 1 2 gt 2 + ho Fig. A Moto di un oggetto sparato lungo una direzione di angolo > 0 rispetto alla direzione orizzontale Fig. B moto di un oggetto lanciato con velocità orizzontale 0. In questo caso la gittata può essere calcolata con la: xg = vx 2ho g Moto armonico: è un moto rettilineo vario ma può essere facilmente descritto usando le grandezze introdotte per il moto circolare uniforme. Dato un punto P che si muove di moto circolare uniforme su una circonferenza di raggio R, il punto Q, proiezione del punto P sul diametro AB della circonferenza, si muove di moto armonico. Si dice che Q oscilla tra gli estremi A e B. Il centro della circonferenza O viene detto anche centro di oscillazione. Come per il moto circolare uniforme, è un moto periodico, dopo un intervallo di tempo T si ripresenta con le stesse caratteristiche (posizione, velocità, accelerazione). T è la durata di un’oscillazione completa (da A a B e ritorno in A). Ma T è il tempo che P impiega a fare un giro completo della circonferenza, pertanto possiamo scrivere: T= 2π ω con velocità angolare del moto circolare uniforme. Indicando con x la posizione del punto Q rispetto ad O (lunghezza del segmento OQ possiamo scrivere: x = OQ = R cos φ = R cos ωt che rappresenta l’equazione oraria del moto armonico. Abbiamo usato una nota relazione trigonometrica ( OQ = R cos φ ) e la relazione che lega la velocità angolare all’angolo spazzato nell’intervallo di tempo t ( = t ) usata per definire la velocità angolare nel moto circolare uniforme. Si può dimostrare graficamente che la velocità del punto Q può essere espressa dalla: Appunti di Fisica – Adriano Nobile Pagina 12 v = −ω R sin ωt e allo stesso modo possiamo scrivere l’accelerazione come: a = − ω2 R cos ωt = −ω2 x Nella figura possiamo vedere il diagramma orario del moto armonico e l’andamento della velocità e dell’accelerazione in funzione di t. Per t = 0 e t = 2: Q si trova in A. |v| = 0. |a| è massimo. Il moto si inverte. Per t = : Q si trova in B. |v| = 0. |a| è massimo. Il moto si inverte. Per t = 𝜋 2 e t = 3 2 𝜋: Q si trova in O. |v| è massimo. L’accelerazione nulla. Per 0 < 𝜔𝑡 < 𝜋 2 : Q va da A ad O. |v| aumenta. |a| diminuisce. Appunti di Fisica – Adriano Nobile Per 𝜋 2 < 𝜔𝑡 < 𝜋 : Q va da O a B |v| diminuisce. |a| aumenta. Per 𝜋 < 𝜔𝑡 < 3 2 𝜋 : Q va da B ad O. |v| aumenta. |a| diminuisce. Per 3 2 𝜋 < 𝜔𝑡 < 2𝜋 : Q va da O ad A. |v| diminuisce. |a| aumenta. Pagina 13 DINAMICA Iniziamo a studiare le cause che fanno variare il moto degli oggetti, cioè le Forze. La forza è una grandezza fisica vettoriale, dobbiamo definire il modulo, che viene chiamato anche intensità della forza, direzione e verso. Se applichiamo una forza ad un oggetto questo può passare da uno stato di quiete ad uno di moto, se ho un oggetto in moto la forza può cambiare la direzione del moto, aumentare/diminuire la velocità, riportare l’oggetto in uno stato di quiete e, se l’oggetto è vincolato, cioè non libero di muoversi nello spazio, la forza può produrre delle deformazioni sull’oggetto. Se ad un oggetto applico due forze posso sommarle seguendo la regola del parallelogramma, per tre forze, sommo le prime due poi sommo il vettore ottenuto al terzo vettore forza. Il vettore somma di tutte le Forze applicate all’oggetto viene definito Risultante delle Forze (R). Nota: L’intensità della risultante di due forze è maggiore della differenza e minore della somma delle intensità delle due forze componenti. |F2| - |F1| | F1 + F2| | F1| + |F2| I° Principio della Dinamica: Un corpo non soggetto a forze o con R=0, resta in uno stato di quiete o di moto rettilineo uniforme, rispetto al sistema di riferimento. Questo principio è anche detto principio d’inerzia e tutti i sistemi di riferimento in cui è valido si dicono Sistemi di Riferimento Inerziali. Un sistema di riferimento inerziale è quello con origine su una stella e assi orientati verso altre stelle fisse. Tutti i sistemi di riferimento fermi o in moto rettilineo uniforme rispetto a questo sistema sono inerziali. Un sistema di riferimento solidale con la terra non è inerziale in quanto la terra ruota intorno al proprio asse e ruota attorno al sole, quindi ha un moto che prevede delle accelerazioni, ma dato che le velocità angolari sono relativamente basse, questo sistema di riferimento può essere considerato inerziale. CENTRO STUDI PALLAI PREPARAZIONE PER TUTTI GLI ESAMI UNIVERISTARI DEL TUO CORSO DI LAUREA LEZIONI INDIVIDUALI PERSONALIZZATE CORSI COLLETTIVI Via M. Poggioli, 3 – 00161 Roma – tel. 06.44.36.13.77 - www.pallai.it II° Principio della Dinamica: Una forza F agente su un corpo produce un’accelerazione direttamente proporzionale alla forza stessa. 𝐅 = k𝐚 Sperimentalmente si può verificare che la costante di proporzionalità è la massa (m) dell’oggetto pertanto possiamo scrivere la formula precedente con la: 𝐅 = m𝐚 Il secondo principio della dinamica stabilisce che, applicando una forza F ad un oggetto di massa m questo subirà un’accelerazione in modulo proporzionale alla forza e inversamente proporzionale alla massa dell’oggetto, con la stessa direzione e verso della forza. La massa m è una misura dell’inerzia dei corpi, cioè esprime la “resistenza” che un oggetto oppone ad assumere una certa accelerazione sotto l’azione di una forza e viene pertanto detta massa inerziale. Appunti di Fisica – Adriano Nobile Pagina 14 Note: L’azione di una forza è indipendente dallo stato di quiete o di moto preesistente nell’oggetto, cioè la stessa forza che agisce su un corpo in quiete o su un corpo in moto produrrà sempre la stessa accelerazione. L’azione di una forza non è modificata dalla contemporanea azione di un’altra forza. In altri termini una forza risultante R di due forze F1 e F2 produce un’accelerazione a che è la somma vettoriale delle accelerazioni a1 e a2 che le due forze produrrebbero se agissero da sole indipendentemente l’una dall’altra. Anche il II principio è valido solo in un sistema di riferimento inerziale. Il II principio contiene il I in quanto, se F = 0 allora a = 0 e quindi un corpo non soggetto a forze persevera in uno stato di quiete o moto rettilineo uniforme. Usando la formula F = ma possiamo scrivere l’equazione dimensionale della forza e quindi ricavare le UM in alcuni Sistemi di Unità di Misura: F = ma = mlt −2 Nel SI e nell’ MKS l’unità di misura della forza è il Newton (simbolo N): kg ∙ m s2 Cioè applicando una forza di 1 N ad un oggetto di massa 1 kg otterrò un’accelerazione di 1 m/s2. Nel sistema CGS l’UM della forza è il dine: N= dine = g ∙ cm s2 Per passare da N a dine: 1N = 1 kg ∙ m 1000 g ∙ 100 cm g ∙ cm g ∙ cm = = 100000 = 105 2 = 105 dine 2 2 2 s s s s III° Principio della Dinamica: ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Se spingo un tavolo, applico una forza sul tavolo e allo stesso tempo il tavolo applica una forza su di me, mi spinge nella direzione opposta. È anche noto come principio di azione e reazione. Ora andiamo a vedere alcune forze che ci possono interessare: Forza Peso: ogni oggetto di massa m lasciato libero di muoversi in prossimità della superficie della terra cade con accelerazione uguale a g, sarà quindi soggetto ad una forza che lo accelera verso il basso e che chiameremo peso P: P = mg Pertanto dobbiamo distinguere attentamente la massa che è una grandezza scalare ed è una “proprietà intrinseca” dell’oggetto (ovunque esso si trovi ha sempre lo stesso valore) dal peso che è una forza, cioè una grandezza vettoriale pertanto con modulo uguale al prodotto di massa per |g|, direzione lungo la verticale e verso dall’alto verso il basso. Appunti di Fisica – Adriano Nobile Pagina 15 Forza di attrazione Gravitazionale: Due particelle di massa m1 e m2 si attraggono con una forza agente lungo la congiungente i due oggetti, l’intensità è proporzionale al prodotto delle masse e inversamente proporzionale al quadrato della distanza (R): 𝐅G = G m1 m2 R2 G è detta costante di gravitazione universale e vale: G = 6.67 × 10−11 Nm2 kg2 Questa legge è valida qualunque siano gli oggetti che stiamo osservando, dato che il valore della costante G è molto piccolo l’effetto inizia ad essere rilevante se le masse in gioco sono molto grandi, ad esempio per i corpi celesti, o se la distanza tra gli oggetti è molto piccola. Se ad esempio uno degli oggetti è la terra (di massa M) allora la FG rappresenta la forza con cui la terra attira verso il suo centro (sarebbe più corretto utilizzare la parola Baricentro o centro di massa) un qualsiasi oggetto di massa m, posto in prossimità della sua superficie, quindi possiamo scrivere: 𝐅G = G Mm = ma = mg R2 Abbiamo riscritto la FG e l’abbiamo uguagliata al prodotto della massa m per l’accelerazione che subisce l’oggetto che sappiamo essere uguale a g=9,81 m/s2. In prima approssimazione possiamo dire che R è costante ed è uguale al raggio terrestre (6300 km) in quanto l’oggetto si trova in prossimità della superficie (massimo qualche centinaio di metri) e questa altezza non influenza troppo i calcoli. Semplificando per m che compare nei due termini dell’equazione otteniamo: g=G M R2 Forza Elastica: Se applico una forza ad un oggetto vincolato questo si deforma. Ad esempio se applico una forza ad una molla con un estremo fissato ad un muro questa si allunga o si accorcia a seconda del verso di applicazione della forza. La deformazione (allungamento o accorciamento) è proporzionale alla forza applicata. Quando smetto di applicare la forza la molla torna alla posizione di equilibrio. Tutti i materiali o gli oggetti che hanno lo stesso comportamento della molla si definiscono elastici. Per il terzo principio della dinamica se io tiro la molla allora la molla tirerà me con una forza uguale e contraria a quella che ho applicato, questa forza viene chiamata forza elastica ed è espressa dalla legge di Hooke. La forza elastica è direttamente proporzionale allo spostamento ed ha sempre verso opposto allo spostamento. F = -kx k viene chiamata costante di elasticità della molla e x è la distanza a cui si trova l’oggetto rispetto alla posizione di equilibrio della molla (O) nella figura x è uguale al segmento OA. Appunti di Fisica – Adriano Nobile Pagina 16 Se m è la massa dell’oggetto, dal II principio della dinamica: m𝐚 = −k∆𝐱 k introducendo : 𝐚 = − m ∆𝐱 ω= k m avremo: 𝐚 = −ω2 ∆𝐱 che è l’equazione dell’accelerazione del moto armonico. Un oggetto a cui viene applicata una fora elastica si muoverà di moto armonico con periodo T: 𝑇 = 2𝜋 𝜔 = 2𝜋 𝑚 𝑘 Reazione Vincolare: Quando appoggio un oggetto di massa m su un piano orizzontale, l’oggetto applica una forza sul tavolo pari al suo peso P lungo la direzione verticale (perpendicolare al piano), allo stesso tempo, per il III principio della dinamica, il piano esercita una forza uguale e contraria al peso dell’oggetto che viene chiamata reazione vincolare R in quanto “vincola” l’oggetto, gli impedisce di muoversi. In generale la reazione vincolare R ha direzione perpendicolare al piano/vincolo, il modulo è uguale a quello della componente lungo la direzione perpendicolare al piano della risultante delle forze applicate e verso opposto. Attrito Statico: Posto un blocco di un qualsiasi materiale su una superficie orizzontale devo applicare una forza con un modulo 0 se voglio spostarlo, pertanto esiste una forza che si oppone alla messa in moto dell’oggetto, questa forza è l’attrito statico Fas. L’intensità dell’attrito statico è proporzionale alla reazione vincolare R: |𝐅as = K s 𝐑| Appunti di Fisica – Adriano Nobile Pagina 17 La direzione della forza di attrito è la stessa della forza che applico per cercare di far muovere l’oggetto il verso invece è opposto. Attrito dinamico: Se il blocco si muove sulla superficie la sua velocità diminuirà a meno che io non applichi una forza per mantenere costante la velocità. La forza che fa diminuire la velocità è detta forza di attrito dinamico Fad. Anche in questo caso l’intensità dell’attrito dinamico è proporzionale alla reazione vincolare R: |𝐅ad = K d 𝐑| La direzione della forza di attrito è la stessa dello spostamento e il verso è opposto. I coefficienti Ks e Kd sono detti coefficienti di attrito statico o dinamico. Ks è molto maggiore di Kd pertanto l’attrito statico è maggiore dell’attrito dinamico, pertanto è più facile mantenere un oggetto in moto piuttosto che metterlo in moto. Attrito viscoso: Un oggetto che si muove in un mezzo (aria, acqua …) è sottoposto ad una forza che si oppone al moto, questa forza è proporzionale alla velocità dell’oggetto rispetto al mezzo (v), dipende da un coefficiente proprio del mezzo detto di attrito viscoso () e da un coefficiente che dipende dalla forma dell’oggetto detto lunghezza caratteristica (K). 𝐅𝐚𝐯 = − K𝐯 Forza centripeta: Abbiamo visto che un oggetto che si muove di moto circolare uniforme è soggetto ad un’accelerazione centripeta (ac), che è la responsabile della variazione della direzione della velocità. Utilizzando il II principio della dinamica possiamo introdurre la forza centripeta, cioè la forza che vincola l’oggetto a muoversi lungo una circonferenza impedendogli di “partire” lungo la direzione tangente. |𝐯|2 𝐅𝐜 = m𝐚𝐜 = m = mω2 R R CENTRO STUDI PALLAI PREPARAZIONE PER TUTTI GLI ESAMI UNIVERISTARI DEL TUO CORSO DI LAUREA LEZIONI INDIVIDUALI PERSONALIZZATE CORSI COLLETTIVI Via M. Poggioli, 3 – 00161 Roma – tel. 06.44.36.13.77 - www.pallai.it Pendolo: Consideriamo un oggetto di massa m vincolato tramite un filo inestensibile o una sbarretta rigida, di massa trascurabile e lunghezza l, ad un punto O detto centro di sospensione. Sull’oggetto agiscono sempre solo due forze, il peso P = mg dell’oggetto e la tensione del filo T (la reazione vincolare). Quando l’oggetto si trova in A la risultante delle forze applicate è nulla, pertanto: Appunti di Fisica – Adriano Nobile Pagina 18 P=T Quando sposto l’oggetto in B e poi lo lascio libero di muoversi questo si sposta fino a raggiungere la posizione B e poi torna in B percorrendo un arco di circonferenza di raggio l. L’oggetto oscilla intorno alla posizione di equilibrio A, in assenza di attriti il moto continuerebbe in eterno. Nei punti B e B abbiamo, che la risultante delle forze applicate è 0 e quindi per il II principio della dinamica: P + T = ma A questo punto scelgo un opportuno sistema di riferimento sul quale calcolare le componenti delle forze applicate. Una direzione è quella del filo, direzione radiale rispetto al moto, l’altra è quella tangente alla traiettoria. Nella direzione radiale abbiamo che agiscono la T e la componente radiale della forza peso Pr, queste due forze si bilanciano e sono pertanto uguali in modulo e contrarie in verso. Lungo la direzione tangenziale abbiamo che agisce esclusivamente la componente tangenziale della forza peso Pr. Geometricamente abbiamo che il triangolo OHB (ipotenusa l e un cateto d) e il triangolo con ipotenusa P e cateti Pr e Pt sono simili e pertanto possiamo usare la proporzione: R:d=P:l E da questa abbiamo: 𝐑= dmg l E quindi essendo R= ma d 𝐚= 𝐠 l Se l’oggetto si è spostato di un angolo piccolo rispetto alla verticale possiamo approssimare d alla lunghezza dell’arco di circonferenza AB e quindi allo spazio s percorso dall’oggetto. pertanto eliminando i segni di vettori e quindi introducendo i segni: a= − g s l che di nuovo è l’equazione dell’accelerazione di un moto armonico con velocità angolare : ω= g l e pertanto di periodo: T = −2π Appunti di Fisica – Adriano Nobile l g Pagina 19 Il periodo del pendolo dipende solo dalla lunghezza del filo e dal valore dell’accelerazione di gravità, non dipende dalla massa dell’oggetto ne dall’ampiezza dell’angolo di oscillazione. LAVORO Se applico una forza F ad un oggetto e questo subisce uno spostamento s dalla posizione A alla posizione B allora posso dire che F ha prodotto un lavoro L per spostare l’oggetto da A a B. Il lavoro è una grandezza scalare e viene definito matematicamente come il prodotto scalare della forza per lo spostamento: L = F · s = |F| |s| cos α Abbiamo che: se F e s hanno stessa direzione α = 0, cos α = 1 e quindi L = |F| |s|. se 0 < α < 90° ( la proiezione di F su s ha lo stesso verso di s) L > 0 e si dice lavoro motore. Se α = 90° F perpendicolare ad s e il lavoro è nullo (cos α = 0). se 90 < α < 180° ( la proiezione di F su s ha verso opposto a s) L < 0 e si dice lavoro resistente. L’ equazione dimensionale del lavoro è: L = F ∙ s = ml2 t −2 L’UM del lavoro ne SI ( e nel sistema MKS) è il Joule (J): J=N·m Mentre nel sistema CGS l’UM è l’erg: erg = dine · cm Per passare da J ad erg: 1J= 1N ∙1m= 1 kg ∙ m 1000 g ∙ 100 cm ∙m=1 ∙ 100 cm = 105 dine ∙ 100 cm = 107 erg 2 s s2 Potenza: La potenza è una grandezza scalare ed equivale al lavoro L prodotto o dissipato da un motore in un certo intervallo di tempo Δt: P = L/Δt L’ equazione dimensionale della potenza è: P = L = ml2 t −3 t L’unità di misura nel SI è il Watt (W). Appunti di Fisica – Adriano Nobile Pagina 20 W= J s Nella vita quotidiana usiamo molto i multipli di questa UM, un aspirapolvere ad esempio dissipa circa 5 kW, cioè il motore dell’aspirapolvere ha bisogno di prendere 5 J al secondo per poter aspirare la polvere sotto al vostro letto. Un’altra unità di misura della potenza è il Cavallo Vapore (CV) che equivale alla potenza di un motore che solleva una massa di 75kg all’altezza di 1m in 1s. 1 CV 735 W Dall’UM della potenza è possibile introdurre un’altra UM del lavoro, il Wh (Watt ora). IL CENTRO STUDI PALLAI PREPARAZIONE AGLI ESAMI UNIVERSITARI CHIMICA E PROPEDEUTICA BIOCHIMICA- FISICA MEDICA- BIOLOGIA- ISTOLOGIA- BIOCHIMICA… et al. Via M. Poggioli, 2 – 00161 Roma – tel. 06.44.36.13.77 Energia Cinetica: Un corpo di massa m che in un certo istante ha velocità v possiede una certa energia cinetica (K o Ec) che equivale al lavoro necessario ad una forza per arrestare il moto dell’oggetto. Vogliamo calcolare il lavoro che deve compiere una forza F, costante in modulo, per portare un corpo di massa m da velocità nulla a velocità v. Se F e s hanno stessa direzione allora l’oggetto si muove di moto rettilineo uniformemente accelerato: v=a ∙t e s= 1 2 at 2 Dalla prima equazione calcoliamo il tempo e lo sostituiamo nella seconda: 1 v2 s= 2 a Per definizione di lavoro: L = F ∙ s = ma ∙ s = 1 m v2 2 Quindi il lavoro che deve compiere la forza F per portare l’oggetto da velocità nulla a velocità v è 1 uguale a 2 mv 2 e questo è anche il lavoro necessario ad una forza opposta ad F per arrestare il moto, quindi è l’energia cinetica: K= 1 m v2 2 Teorema dell’Energia Cinetica: Il lavoro compiuto dalla risultante delle forze applicate ad un oggetto lungo un arco di traiettoria qualsiasi 𝐴𝐵 è uguale alla variazione dell’energia cinetica subita dall’oggetto nel passare da A a B: Appunti di Fisica – Adriano Nobile Pagina 21 LAB = K B − K A Energia Potenziale: Si dice che un oggetto che si trova in una certa posizione dello spazio ad un certo istante possiede Energia Potenziale se su di esso stanno agendo delle forze conservative. Una forza F si definisce conservativa se il lavoro necessario per spostare un oggetto dalla posizione A alla posizione B non dipende dalla traiettoria seguita dall’oggetto. Analogamente F è conservativa se il lavoro per spostare un oggetto lungo una traiettoria chiusa è nullo. Tutte le forze che abbiamo incontrato sono conservative tranne le forze di attrito (forze dissipative). Andiamo a calcolare l’energia potenziale per alcune delle forze di cui ci siamo occupati: Energia Potenziale della Forza Peso: Dimostriamo che è una forza conservativa, calcoliamo il lavoro di P lungo due percorsi diversi. Calcoliamo il lavoro di un oggeto che cade da altezza h. La forza preso ha la stessa direzione e lo stesso dello spostamento, pertanto il lavoro è uguale a: L = F ∙ s = P ∙ h = mgh Calcoliamo ora il lavoro della forza peso per un oggetto che si muove da A a C passando per il punto B. Il segmento AB è lungo l mentre l’altezza AC è uguale ad h (la sessa di prima). Abbiamo che lungo il tratto A-B l’oggetto si muove lungo un piano inclinato di un angolo il lavoro della forza peso è: h L = P ∙ l = mgl cos π 2 − α = mgl sin α = mgl = mgh l Lungo il tratto BC la forza peso e lo spostamento sono perpendicolari pertanto il lavoro della forza peso è nullo in quel tratto. Allora il lavoro della forza peso per andare da A a C è uguale a mgh qualunque sia la traiettoria seguita. Si dice che un oggetto che si trovi ad un’altezza h (anche su un piano inclinato) possiede energia potenziale U = mgh, che rappresenta l’energia che in potenza l’oggetto può trasformare in energia cinetica. Il lavoro della forza peso per spostare un oggetto da un punto ad altezza hA ad un punto ad altezza hb (minore) è: L = mg hA − hB = mghA − mghB = UA − UB = −∆U Questa relazione si può vedere graficando la forza peso in funzione dello spostamento (è una costante), il lavoro non è altro che l’area del rettangolo. Energia potenziale della forza elastica: Allo stesso modo graficando la forza elastica –F (era F=-Kx e quindi una retta passante per l’origine degli assi) in funzione dello spostamento possiamo calcolare l’energia potenziale per un oggetto che si trova a distanza x1 dalla posizione di equilibrio con la: Appunti di Fisica – Adriano Nobile Pagina 22 1 U1 = − Kx12 2 E il lavoro L per andare dalla posizione x1 alla posizione x2: L= 1 1 1 1 −Kx1 − Kx2 x1 − x2 = − K x1 + x2 x1 − x2 = − Kx12 + Kx22 = U1 − U2 = −∆U 2 2 2 2 CENTRO STUDI PALLAI PREPARAZIONE PER TUTTI GLI ESAMI UNIVERISTARI DEL TUO CORSO DI LAUREA LEZIONI INDIVIDUALI PERSONALIZZATE CORSI COLLETTIVI Via M. Poggioli, 3 – 00161 Roma – tel. 06.44.36.13.77 - www.pallai.it Conservazione dell’energia meccanica: Se un oggetto sottoposto all’azione di forze conservative si muove tra i punti A e B variando la sua velocità allora possiamo calcolare il lavoro prodotto dalle forze agenti in due diversi modi: L = K B − K A = ∆K e L = UA − UB = −∆U Uguagliando le due espressioni: KB – KA = UA- UB E da questa: KA + UA = KB + UB Quindi nel punto A, la somma dell’energia cinetica e dell’energia potenziale posseduta dall’oggetto è uguale alla somma dell’energia cinetica e dell’energia potenziale nel punto B. Chiamando energia meccanica la somma dell’energia cinetica e dell’energia potenziale posseduta da un oggetto in una certa posizione dello spazio possiamo introdurre il principio di conservazione dell’energia meccanica: EM = K + U = cost Appunti di Fisica – Adriano Nobile Pagina 23 Se un oggetto è sottoposto all’azione di sole forze conservative allora l’energia meccanica posseduta dall’oggetto all’inizio del moto è uguale all’energia meccanica in un qualunque istante del moto. Se agiscono anche forze dissipative allora non vale più il principio di conservazione dell’energia meccanica. Avremo che il lavoro compiuto dalle forze è uguale alla somma del lavoro delle forze conservative (LFC = - U) più quello delle forze dissipative (LFD) e quindi usando il teorema dell’energia cinetica avremo: L = LFC + LFD = −∆U + LFD = ∆K E quindi: LFD = ∆K + ∆U = K B − K A + UB − UA = EMB − EMA = ∆EM Il lavoro dissipato dalle forze di attrito è uguale alla variazione di energia meccanica. EQUILIBRIO Fin’ora abbiamo trattato i moti di oggetti piccoli, paragonabili a punti materiali e per questi dal primo principio della dinamica, sappiamo che se non sono soggetti a forze o se la risultante delle forze applicate all’oggetto è nulla questo resta nel suo stato di equilibrio (fermo o in moto rettilineo uniforme). Esistono 3 diversi tipi di equilibrio (vedi figura sotto): Equilibrio Stabile: Se sposto l’oggetto dalla posizione di equilibrio le forze agenti su di esso tendono a riportarlo verso la posizione iniziale. Equilibrio instabile: Se sposto l’oggetto dalla posizione di equilibrio le forze agenti su di esso tendono ad allontanarlo sempre di più dalla posizione iniziale. Equilibrio indifferente: Tutti i punti vicino alla posizione di equilibrio sono comunque posizioni di equilibrio. Se anziché di oggetti puntiformi ci occupiamo del moto di corpi rigidi le cose si complicano un po’. Innanzitutto definiamo cos’è un corpo rigido, immaginiamo una sbarra metallica, la dividiamo in tanti piccoli cubetti ognuno dei quali può essere considerato un punto. Tutti questi punti hanno però la caratteristica di dover mantenere la loro distanza relativa fissa. Ora immaginiamo di applicare due forze con la stessa intensità, la stessa direzione e verso opposto ai due estremi della sbarretta (vedi figura). La risultante delle forze è nulla ma la sbarretta inizia a ruotare, non è in equilibrio, (moto circolare, c’è un’accelerazione). Per caratterizzare l’equilibrio dei corpi rigidi devo definire una nuova GF vettoriale, il momento di una forza rispetto ad un punto O. Appunti di Fisica – Adriano Nobile Pagina 24 Ho una forza F applicata in un punto P, considero un punto O che viene chiamato polo (può essere un punto qualunque nello spazio, in genere vengono scelti punti particolari che sono necessari a descrivere il moto). Chiamo r il vettore OP e definisco M il momento della forza F rispetto al polo O il prodotto vettoriale: 𝐌=𝐫 ×𝐅 La direzione del vettore M è quella perpendicolare al piano definito da F e r e il verso e quello piedi testa dell’osservatore che vede ruotare il vettore r in senso antiorario percorrendo l’angolo minore di 180° per sovrapporsi al vettore F. Il modulo di M è dato dalla: 𝐌 = 𝐅 𝐫 sin α = F ∙ b Dove è l’angolo compreso tra F e r e b = r sen viene chiamato braccio della forza e rappresenta la distanza dal punto O alla retta su cui giace la forza F. Un corpo rigido si trova in una posizione di equilibrio se la risultante delle forze applicate R è nulla e se il momento risultante MR (la somma di tutti i momenti delle singole forze) delle forze applicate è nullo: R=0 Appunti di Fisica – Adriano Nobile e MR = 0 Pagina 25