22a. La leggenda di Anna Perenna Vecchissima dea romana, onorata in un bosco sacro situato immediatamente a nord di Roma, sulla via Flaminia. La si rappresentava con i tratti di una vecchia. Durante la secessione della Plebe sul Monte Sacro, dato che le provviste erano insufficienti, Anna Perenna avrebbe fabbricato dolci che vendeva ogni giorno al popolo, evitando così la carestia. Questo è il motivo che, una volta che si calmarono i disordini politici e la Plebe rientrò in Roma, le avrebbe valso onori divini. Un’altra tradizione, tramandata contemporaneamente al romanzo d’Enea, faceva di questa Anna la sorella della regina Didone. Dopo il suicidio di Didone, il regno di Cartagine era stato invaso dagli indigeni guidati da Iarba e Anna fu costretta a fuggire. Trovò prima rifugio dal re di Melite, un’isola della costa africana. Ma Pigmalione, re di Siria, era venuto a chiedere al re di Melite di consegnargli la fuggitiva. Quest’ultima lasciò l’isola e, essendosi imbarcata, fu sorpresa dalla tempesta e gettata sulle coste del Lazio. Ora, in quel momento, Enea regnava sulla città dei Laurentini, e la giovane approdò proprio qui mentre Enea passeggiava in riva al mare, accompagnato dall’amico Acate. Questi riconobbe Anna. Enea l’accolse in lacrime, si lamentò per la triste fine di Didone, e dette alloggio ad Anna nel suo palazzo. Ma ciò non piacque punto alla moglie di Enea, Lavinia, che non vide di buon occhio l’apparizione di questa testimone del passato del marito. Un sogno avvisò Anna affinché temesse gli inganni di Lavinia, e, in piena notte, Anna fuggì dal palazzo. Errabonda, incontrò il dio del fiume vicino, il Numicio, che la trascinò nel suo letto. Frattanto, gli uomini d’Enea cercavano la fuggitiva. Seguirono le tracce dei suoi passi fino alla riva del fiume. Qui, i passi s’arrestavano. E, siccome non sapevano dove andare, una forma uscì dall’acqua e rivelò loro che Anna l’esiliata era diventata una ninfa delle acque, il cui nuovo nome, Perenna, voleva significare l’eternità. Così, felici, i servitori d’Enea si sparpagliarono per i campi, e passarono la giornata tra feste e festini, usanza che fu perpetuata dalla celebrazione annuale della festa d’Anna Perenna. Diventata vecchia, Anna fu scelta da Marte come intermediaria tra lui e Minerva. Marte amava Minerva, ma la dea, casta, resisteva alle sue profferte. Così egli progettò di affidare ad Anna la parte tradizionale di governante. Anna, sapendo che la sua missione era impossibile, poiché Minerva era incorruttibile, raggirò il dio con parole ingannatrici, gli diede speranze, e infine si sostituì a Minerva durante un appuntamento notturno col dio. Allorché l’amante fu introdotto nella camera nuziale, ella tolse il velo che le nascondeva il volto, e Marte riconobbe la vecchia, la quale lo prese in giro apertamente. Si dice che questo spieghi le canzoni oscene che si cantavano in occasione della festa di Anna. (Enciclopedia dei miti, Garzanti, Brescia 1994, pp. 49-50)