per l’Italia 150 anni di cittadinanza attiva a cura di Guido Turus e Lorenzo Capalbo Contributi di: Emanuele Alecci, Franco Bagnarol, Luisa Bellina, Antonio Cecere, Franca Cosmai, Primo De Lazzari, Carlo de Ruvo, Elisa Dondi, Giovenale Dotta, Roberto Fornasier, Grazia Gatto, Liviana Gazzetta, Francesco Lenoci, Tommaso Luison, Claudio Maddalena, Fabrizio Mandreoli, Paolo Marangon, Giulio Marcon, Luigi Marcadella, Mariella Mori, Stefano Merlini, Domenico Nasone, Emilio Noaro, Nicola Occhiocupo, Giuliano Petrovich, Andrea Pierucci, Emanuele Pizzo, Fabiano Ramin, Maria Teresa Sega, Ferdinando Siringo, Sergio Tanzarella, Chiara Zampieri e Mario Zorzi n et ica -4- per l’Italia 150 anni di cittadinanze attive a cura di Guido Turus e Lorenzo Capalbo un progetto: all’interno della Campagna: g coin m o t nell’ambito delle Celebrazioni per il 150° Anniversario dell’unità Nazionale editing: Lorenzo Capalbo, Michele Gambino, Guido Turus impaginazione e copertina: Guido Turus articoli di: Franco Bagnarol, Emilio Noaro Emanuele Alecci, Luisa Bellina, Antonio Cecere, Franca Cosmai, Primo De Lazzari, Carlo De Ruvo, Elisa Dondi, Giovenale Dotta, Roberto Fornasier, Grazia Gatto, Liviana Gazzetta, Francesco Lenoci, Tommaso Luison, Claudio Maddalena, Fabrizio Mandreoli, Paolo Marangon, Giulio Marcon, Luigi Marcadella, Mariella Mori, Stefano Merlini, Domenico Nasone, Nicola Occhiocupo, Giuliano Petrovich, Andrea Pierucci, Emanuele Pizzo, Fabiano Ramin, Maria Teresa Sega, Ferdinando Siringo, Sergio Tanzarella, Chiara Zampieri, Mario Zorzi © 2011 ESEDRA s.r.l. un ringraziamento particolare a: via Palestro, 8 - 35128 - Padova t.|f. +39 049 8725445 Giovanni Busnello, Anna Donegà, Gianpiero Farru, Orsola Foti, Luca Lideo, Alessandro Lion, Alessio Quadri, Giovanni Realdi, Giovanni Santone, Salvatore Sechi, Giovanni Serra, Giovanni Silvano, Giuseppe Stoppiglia, Giorgio Volpe, Patrizia Zamperlin [email protected] www.esedraeditrice.com per l’utilizzo delle immagini un ringraziamento a: Fondazione Cariplo (Milano) Angelo Morbelli, Battello sul lago Maggiore, 1915 (Olio su tela; cm. 58,5 x 103. Firmato e datato in basso a sinistra verso il centro: “Morbelli 1915”) Gerolamo Induno, La battaglia della Cernaja, 1857 (Olio su tela cm. 292 x 494. Firmato e datato in basso a destra su un sasso: “Ger.mo Induno/ 1857”) Galleria d’Arte Moderna (Genova) Enrico Gamba, Il voto di annessione dell’Abruzzo, plebiscito nella campagna romana, 1861 (Olio su tela; cm 105 x 209,5. Siglato e datato in basso a destra “18 EN 61” n. inv. Gam 294) Museo del Risorgimento (Milano) Gerolamo Induno, La partenza dei coscritti nel 1866, 1878 (Olio su tela; cm 134,5 x 200. Firmato in basso a destra “Ger.mo Induno 1866”) Baldassarre Verazzi, Combattimento a palazzo Litta (Olio su tela; 42 x 31) Carlo Stragliati, Episodio delle Cinque giornate (Olio su tela; cm 255 x 155) Museo dell’Educazione - Dipartimento di Scienze dell’Educazione Università degli Studi di Padova Marina Battigelli, Almanacco della donna italiana, Firenze, Bemporad, 1922 La partenza dei coscritti, Torino - Roma - Milano - Firenze - Napoli, Paravia, s.d. (1888) (Quadro murale in carta ad uso didattico; cm 73 x 49) Museo Nazionale del Risorgimento italiano (Torino) Francesco Saverio Altamura, La prima bandiera italiana portata in Firenze nel 1859, 1859 (Olio su tela; cm 51 x 75. Firmato in basso a destra). Carlo Bossoli, Arrivo di S.M. il Re a Parma il 6 maggio 1860, 1860 (Tempera su carta; cm 47,5 x 29,5) Viareggio, Istituto Matteucci Odoardo Borrani, Il 26 aprile 1859 in Firenze, 1861 (Olio su tela; cm 75 x 78) L’Editore, esperite le pratiche per acquisire i diritti di riproduzione delle immagini, rimane a disposizione di quanti avessero a vantare ragioni in proposito. | Con il patrocinio: Osservatorio Nazionale per il Volontariato Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Centro Interdipartimentale di Ricerca e Servizi sui Diritti della Persona e dei Popoli | in collaborazione con: | media partner: Comune di Padova Coming to 2011 > Anno Europeo del Volontariato >> 150° anniversario dell’unità d’Italia è un percorso realizato in paternariato con: Associazioni di volontariato: AIMAD (Associazione Italiana Malati di Alzheimer e altre demenze) | AIPS - Mazzara del Vallo |Amici dei carabinieri | Amici di Nuovo Villaggio | Arci Agave - Mazara del Vallo | ANPVI (Associazione Nazionale Privi di Vista ed Ipovedenti) | ASC (Arte Suoni Colori) | Associazione Paideia | Associazione Peter Pan Partenopeo | AVIS Veneto | AVO Padova | AVPC (Associazione di Volontariato Protezione Civile I Grifoni) | AVO Veneto | AVS (Associazione Volontari Serradifalco) | Associazione Il Portico | Associazione Luciano Tavazza | Associazione Welcome | Agenzia per la tutela dei minori | Associazione Kaledo |Camminare Insieme | Casa San Cassiano Comunità | Sollievo Yahweh La luce | Consulta del Volontariato di Fontanelle | Consulta del Volontariato di Padova | Dottor Clown Padova | FedelAmbiente | Federazione Italiana ADoCeS | Fiocco Verde | Forum Terzo Settore NA11 | La città solidale Andria | Macondo – Associazione per l’incontro e la comunicazione tra i popoli | Pozzo dei desideri | Progetto Donna Oggi | Quelli dell’83 | San Souci Onlus | TAI (Associazione Talidomidici Italiani) | UILDM Veneto Centri Servizio per il Volontariato: CSV provinciale di Bari | CSV provinciale di Brescia | CSV provinciale di Padova | CSV dei Due Mari (Reggio Calabria) | CSV provinciale di Modena | CESV provinciale di Messina | CESV Centro Servizio per il Volontariato del Lazio | CSV Sardegna Solidale | CSV provinciale di Taranto | CSV provinciale di Treviso | CeSVoP – Centro Servizi per il Volontariato di Palermo | CESVOT Centro Servizio per il Volontariato della Toscana | VSSP Centro Servizi per il Volontariato della provincia di Torino Enti del terzo settore: Associazione ACLI Colf | ASA – Società Cooperativa | CNCA - Comunità Nazionale Case di Accoglienza | ENARS | LABSUS – Laboratorio per la Sussidiarietà | Legambiente | Libera – Associazioni, Nomi e Numeri contro le mafie | con il contributo di: Contributo Regione del Veneto Indice Uno, cinque, zero di Emilio Noaro 13 Senza memoria non c'è futuro di Franco Bagnarol 15 Introduzione di Emanuele Alecci 19 Brecce, 150 anni di cittadinanze attive di Guido Turus e Lorenzo Capalbo 25 Una proposta di assistenza nel periodo risorgimentale >> Laura Solera Mantegazza: tra impegno sociale e costruzione dell’identità nazionale di Franca Cosmai 31 Solidarietà confessionale e solidarietà laica nell’Italia unita >> Leonardo Murialdo: compagno di viaggio di Giovenale Dotta >> Stefania Etzerodt Omboni: il diritto all’assistenza di Mariella Mori 55 57 La legge Crispi: l’impegno dello Stato >> Francesco Crispi statista e legislatore di Claudio Maddalena 95 97 Società di mutuo aiuto, Casse rurali, Leghe bianche >> Giuseppe Toniolo: per la comunità di Luigi Marcadella >>Luigi Luzzatti. La cooperazione come solidarietà per il benessere delle classi laboriose di Giuliano Petrovich 117 119 33 131 11 73 12 Tra le due guerre: voci a confronto >> Vittorio Formentano: missionario laico della solidarietà di Mario Zorzi >> Eugenio Curiel: la parte migliore della gioventù italiana di Primo De Lazzari >> Tra solidarismo cristiano e patriottismo: Antonietta Giacomelli dall’Unione per il Bene alle giovinette volontarie d’Italia di Liviana Gazzetta 151 153 La Costituzione: l’affermazione dei diritti >> La “strategia unitaria” di Giuseppe Dossetti nella elaborazione della Costituzione di Nicola Occhiocupo >> Nilde Iotti, signora della Repubblica di Chiara Zampieri >> Piero Calamandrei e la cultura laico liberale di Stefano Merlini 191 L’Italia repubblicana: l’applicazione dei diritti >> Ida d’Este: i diritti della donna/persona, dalle aule parlamentari alle case di patronato di Luisa Bellina >> Controcorrente: Antonio Cortese e l’educazione degli adulti di Paolo Marangon >> Nel nome di Anita. L’attività assistenziale ed educativa di Pina Zandigiacomi dal dopoguerra agli anni ’70 di Maria Teresa Sega 263 L’Italia non violenta e la difesa dei diritti >> Giuseppe Gozzini, umile testimone di Elisa Dondi e Fabrizio Mandreoli >> Danilo Dolci: denunciare l'ingiustizia di Sergio Tanzarella 331 333 163 175 193 223 241 265 293 309 355 La lotta alle mafie per l’uguaglianza dei diritti >> Placido Rizzotto, partigiano sempre di Emanuele Pizzo >> Antonino Scopelliti, il giudice uomo di Grazia Gatto >> Don Italo Calabrò: la lotta non violenta all’illegalità di Domenico Nasone 383 385 401 411 L’esito del Novecento: il volontariato come impegno politico e culturale >> Don Tonino Bello: un grande organizzatore della speranza di Francesco Lenoci, Carlo de Ruvo e Antonio Cecere >> Luciano Tavazza: la dimensione politica del volontariato di Ferdinando Siringo 449 465 467 481 491 Postfazione Le vie della solidarietà: l’impegno civico e sociale di Giulio Marcon 509 Appendice Goldberg 150 di Tommaso Luison 527 Indice degli Autori 531 13 Altre voci, altri diritti >> Vittorino Veronese, l’educazione civile dei popoli di Roberto Fornasier >> Altiero Spinelli: un costruttore ideale e concreto dell’Europa di Andrea Pierucci >> Ezechiele Ramin: Caro fratello, se la mia vita ti appartiene, ti apparterà pure la mia morte di Fabiano Ramin 429 431 Uno Cinque Zero Uno, cinque, zero. Centocinquanta. Centocinquant’anni dell’Unità d’Italia. Sono tre cifre che non esprimerebbero tutta la loro valenza se non si andasse a visitare, nel suo arco temporale, in che modo si è sviluppata l’Italia. Pare interessante e d’obbligo questo lavoro, questo richiamo a persone che con le loro azioni in questi centocinquant’anni hanno contribuito all’unità nazionale. Mi colpisce un’affermazione di Massimo d’Azeglio: «Il primo bisogno d’Italia è che si formino Italiani dotati d’alti e forti caratteri. E pure troppo si va ogni giorno più verso il polo opposto: purtroppo s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gl’Italiani». La realizzazione di questo lavoro è stato possibile grazie all’impegno e alla disponibilità di molti Autori che ci hanno raccontato preziose testimonianze di vita; percorrendole insieme possiamo leggere come la solidarietà possa contribuire a determinare il volto di una nazione. Scorrendo le pagine di questo volume si evince che l’unificazione italiana si è fatta anche con l’azione di persone di buona volontà: solidarietà laiche e confessionali che vanno incontro ai bisogni delle fasce vulnerabili della società. Cittadini che, alla vulnerabilità sociale, contrappongono risposte adeguate ed impegno. La nostra Italia: non solo guerre, economia, alta finanza, scontri di classe, terrorismo ma anche solidarietà che si manifesta attraverso l’azione di donne e uomini lungo un percorso storico che dall’assistenza porta all'impegno politico, culturale, educativo, dalla carità alla rimozione delle cause del 15 Sono orgoglioso di poter presentare questo volume dove si ripercorre un’Italia fatta da personaggi dotati d’alti e forti caratteri che hanno contribuito con le loro idee e con le loro opere a fare gl’Italiani. per l’Italia disagio. Passo passo, attraverso queste biografie, il riconoscimento dei diritti inviolabili della persona si fa strada nella società, passo passo, l’azione solidale, fa l’Italia. La scelta unitaria, ieri, come quella dell’integrazione europea, oggi, hanno un comune fondamento: il contrasto della discriminazione. Un presupposto fondamentale per l’emancipazione dalla schiavitù; una forma di resistenza all’emarginazione che attacca i principî di libertà, uguaglianza e fraternità che la Rivoluzione francese ha diffuso in tutta Europa. Principî che sono ancora oggi la nostra contemporaneità. 16 Vorrei ricordare una frase di Luciano Tavazza, fondatore del nostro Movimento: Solidarietà non è materia di delega ad un gruppo, ad una minoranza di eletti, ma protagonismo coraggioso di una cittadinanza attiva. Un protagonismo coraggioso che si manifesta nella scelta volontaria di donare tempo e risorse, investendo ed investendosi per la rimozione del disagio. Ci sono state, ci sono, persone che si dedicano alla costruzione di un tessuto sociale compatibile con le esigenze dell’essere umano, solo in questo senso l’azione solidale può promuovere e tutelare i diritti umani. Questa compatibilità, nel nostro Movimento, è dettata dalle caratteristiche della gratuità, della solidarietà e dal valore della relazione con il prossimo. Tutto ciò fa storia e potenzia il presente gettando le basi per il futuro. Emilio Noaro presidente Mo.V.I. province venete coordinatore Coming to 2011 Senza memoria non c’è futuro 17 In prossimità del 17 marzo 2011, festa dell’unità d’Italia, nascita del nostro Stato nazionale, abbiamo assistito ad una sottile gara nell’accreditare i costruttori di questo processo unitario. Ha cominciato il cardinale Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, a rivendicare per i cattolici un ruolo importante nella costruzione della nuova Italia, ha terminato la Federazione Italiana Cuochi ricordando Pellegrino Artusi, colui che con il suo manuale La scienza in cucina e l’arte del mangiar bene unificò l’Italia della nuova borghesia del primo Novecento tanto da promuovere il 17 marzo su tutto il territorio nazionale una serata conviviale. La celebrazione della festa dell’unità d’Italia è stata un momento straordinario di coagulo e di unità, senso di appartenenza e di identità. Unire gli italiani significa creare ponti dove ci sono fratture, riconoscere diritti dove sono negati, sostituire la discriminazione con l’uguaglianza. Significa agire su molti fronti costruire coesione sociale, solidarietà, integrazione, sviluppare il welfare, migliorare le condizioni di lavoro, diffondere l’istruzione e la cultura. Ricordare la storia italiana di questi 150 anni vuol dire fare memoria di una cronologia dell’Italia solidale. Cesare Pavese a proposito della memoria diceva che quando un popolo non ha più un senso vitale del suo passato, si spegne: si diventa creatori anche noi, quando si ha un passato. La giovinezza dei popoli è una ricca vecchiaia. Pavese attribuisce alla memoria una forza «vitale» e creatrice ed è per questo che giunge fino al paradosso finale nel dire che il futuro di un popolo non è tanto di una massa di giovani «frementi», bensì in una vecchiaia ricca di quel mirabile patrimonio che essi e i loro padri e antenati hanno prodotto e custodito. Il passato è come una sorgente che alimenta il fiume del presente e ci spinge verso il futuro. La memoria è capitale anche per la cultura. 18 per l’Italia Questo volume non corre il rischio di accreditare nessuno, perché nell’implicita parzialità della scelta delle persone da ricordare c’è già il suo limite. Si è preferito individuare personaggi sotto traccia, talvolta non molto noti o visibili, ma sempre con una grande ispirazione ideale e una forte capacità di testimonianza. Questi ritratti sono quasi dei medaglioni, sono dei fuochi a cui ispirarsi per cominciare a scrivere anche la storia della solidarietà di questi 150 anni. Le persone segnalate hanno saputo leggere i segni dei loro tempi ed hanno risposto con creatività e con soluzioni anticipatorie alle domande ed ai bisogni sociali e politici che si andavano manifestando. Le donne e gli uomini che compaiono in questo volume sono legate da un invisibile filo rosso, pur nei modi diversi di approccio alla loro realtà. Essi hanno dato concretezza passando dall’impegno di costituenti, che hanno fissato i diritti e i principi, alla lotta per esigerli, per costruire percorsi di cittadinanza attiva, per garantire l’uguaglianza e la legalità per tutte le persone. La solidarietà espressa nel volontariato, nell’impegno politico, culturale, sindacale ed ecclesiale è il legame che collega queste vite con un forte radicamento locale, ma sempre con una visione aperta, capace di superare i confini nazionali. È sempre stato impegnativo assumere il «sociale» come lente di ingrandimento della realtà sia per le sue implicazioni politiche che per le difficoltà intrinseche alla lettura dei bisogni nel loro manifestarsi. Sanno bene i fondatori sociali (don Bosco, Cafasso, Cottolengo, ecc..) quanto sia stato difficile lavorare per garantire i diritti a fasce sociali e persone che emergevano all’attenzione pubblica, superando una logica di mera assistenza e parlando per la prima volta di prevenzione e promozione di diritti di cittadinanza. Questo lavoro non ha la pretesa scientifica di riordinare la storia di questo periodo, ma solo farne memoria in particolare per il mondo della solidarietà e del volontariato, per persone impegnate in prima linea per il cambiamento sociale e per una società più giusta. Essere la continuazione di figure che talvolta hanno pagato con la vita il loro contributo alla nostra società, è una forte spinta a continuare. La forza della loro memoria ci colloca già nell’impegno futuro. Questo volume è il primo di una trilogia che accompagnerà questo 2011: Anno Europeo del Volontariato e 150° anniversario dell’unità d’Italia. Il secondo tratterà specificatamente del volontariato, dei suoi fondamenti, della sua idealità e significato politico. Il terzo si occuperà di raccogliere e selezionare materiali, iniziative concrete e riflessioni sulla Carta dei valori del volontariato e sulle buone prassi attinenti l’agire solidale. Voglio concludere ringraziando tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questo volume, tutti coloro che, da oltre un anno, discutono e ripensano al significato dell’agire solidale nella società contemporanea. Franco Bagnarol presidente nazionale del Mo.V.I. 19 Introduzione Perché e per che cosa un volontariato in una società come la nostra? Proprio per questo, per il fatto che la nostra società è così. Non abbiamo bisogno di un volontariato che la riproduca o la consolidi bensì un volontariato che sia capace di unirsi alle forze di trasformazione che si trovano in questa società. Non un volontariato caratterizzato da quello che Lipovetsky ha chiamato altruismo indolore, proprio delle società postmoraliste, capace di animare strategie di solidarietà partendo dall’affermazione dell’individuale, senza dover ricorrere per ottenere questo alle vecchie etiche sacrificali proprie della cultura giudeocristiana, o alla tradizione politica socialista. Non un volontariato basato sulla propria soddisfazione personale. Abbiamo bisogno di un’azione volontaria iscritta nella cornice più ampia di un impegno di trasformazione, caratterizzato dal fatto di sapersi responsabile davanti a tutti i soggetti fragili e portatori di diritti e doveri, non solo per se stessi, ma per tutti quelli che non se li vedono riconosciuti. Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico… così comincia uno dei racconti di solidarietà più conosciuti della nostra cultura. È la storia del buon samaritano, narrata nel Vangelo di Luca. Una storia semplice. Questa parabola ci può offrire un’utile chiave di lettura per questo volume ricordandoci tre aspetti centrali nell’azione volontaria: - la pratica della solidarietà non come attività straordinaria, al margine della vita quotidiana, bensì nel trascorrere della vita quotidiana; - lo sviluppo della nostra capacità di guardare ai margini della strada, senza lasciarci abbagliare dalle luci al neon delle nostre grandi strade, dagli scaffali pieni di beni di consumo; - l’esigenza di fermarci, di spezzare la normalità della nostra vita, di lasciarci 21 J. Garcìa Roca per l’Italia commuovere dalle vittime fino al punto di lasciare in sospeso ciò che ci proponevamo di fare. 22 In definitiva, l’esempio del samaritano ci insegna che l’impegno nella solidarietà è la pratica quotidiana di attenzione al bene comune. È una solidarietà immediata, che ci permette di togliere il velo d’invisibilità che accompagna le statistiche e i quozienti per guardare in faccia la richiesta di un nostro aiuto. Questa la scommessa del volume: far capire attraverso la memoria e il ricordo di molti protagonisti dell’azione solidale, il cammino quotidiano che il nostro Paese ha saputo fare in questi 150 anni. Il volontariato moderno affonda le sue radici sia nelle iniziative di auto-aiuto sorte spontaneamente nel XIX secolo all’interno del movimento operaio e socialista sia nelle iniziative, cattoliche, di assistenza e beneficenza delle Opere Pie. Le Società di Mutuo Soccorso, pur limitandosi ai membri dello stesso gruppo lavorativo, esprimevano una radicale novità per le garanzie di diritto cui miravano; cessarono di esistere sotto i colpi della repressione fascista. Contemporaneamente le Opere Pie, invece, nel ventennio consolidarono la loro attività e si trasformarono, nel secondo dopoguerra, in IPAB. Tutto ciò in netta controtendenza con quanto accadeva in molti Paesi dell’Europa del Nord, in quelli anglosassoni e in Francia, dove l’intervento pubblico in campo sociale si sviluppò al punto di sostituire quasi totalmente l’intervento benefico privato. In particolare, proprio in Italia e in Spagna, la Chiesa continuò ad impegnarsi nei servizi sociali. In generale in tutti i Paesi dell’Europa meridionale l’istituzione del sistema assicurativo e di protezione sociale pubblico ebbe un percorso lentissimo. L’inerzia dello Stato, nei decenni che seguono la Seconda Guerra Mondiale, spingerà, di fatto, la Chiesa a controllare la quasi totalità degli enti assistenziali presenti nel nostro Paese. L’orizzonte all'interno del quale leggere il fenomeno del volontariato inizia Il volontariato italiano, intrecciato a questi cambiamenti, inizia un processo di trasformazione, modificando i suoi obiettivi e ponendo sempre più l’accento sulla necessità di mutamento delle situazioni che generano povertà ed esclusione sociale. Sono gli anni in cui il volontariato si trasforma da soggetto caritativo ed assistenziale a politico. La dimensione politica del volontariato è la cifra della novità cui assistiamo negli anni ’70: un nuovo modo di partecipare alla cosa pubblica. La dimensione politica, senza cancellare la componente di servizio, si impegna, potremmo dire, non solo a curare ma anche a prevenire i mali della società, ad educare a guardare alla qualità della vita di tutti i cittadini di un territorio. 23 a modificarsi negli anni ’70 quando assistiamo, all’interno del significativo processo di trasformazione che coinvolge l'intera società italiana, ad alcuni importanti cambiamenti. Cambiamenti e trasformazioni da cui nascerà il volontariato moderno. La trasformazione degli anni ’70 si innesca su vari fattori: - i fatti del ’68 che promuovono un protagonismo e una partecipazione da parte dei cittadini; - il decentramento regionale (1972), che pone il territorio come unità di riferimento e luogo di confronto e di collaborazione tra pubblici poteri, forze intermedie e privati cittadini; - la crisi dello Stato assistenziale che spinge la società a rivendicare la difficile via della collaborazione; - pensionamenti, scolarizzazione prolungata, orario lavorativo unico che mettono a disposizione delle persone tempo e risorse. Nasce il tempo libero, luogo metaforico del consumo di massa ma anche spazio della libera iniziativa, dell’animazione sociale, della creatività; - il rinnovamento della Chiesa, promosso dal Concilio Vaticano II, che determina una presenza diversa dei cristiani nella società, una comunità a misura d’uomo in cui i laici diventano protagonisti del dialogo tra Chiesa e mondo. per l’Italia Fu una rottura culturale, un cambio di passo del pensiero e delle prassi che, significativamente, coincise con il salto di qualità del welfare pubblico. Questo nuovo soggetto, il volontariato moderno, per la prima volta, nei primi anni ’80, verrà definito terza dimensione della società civile, altro sia rispetto allo Stato Sociale pubblico, sia alle logiche private del mercato (a questo proposito si leggano gli studi di Achille Ardigò, Massimo Paci e Pierpaolo Donati). 24 Sono anni di trasformazione, di cambiamento, di passaggio, anni in cui si organizzano Convegni e ricerche dedicate alla comprensione di questa terza dimensione. Sono gli anni in cui le associazioni iniziano a costruire rapporti tra loro, reti di solidarietà. Vengono avviati virtuosi percorsi di sinergia volti a migliorare l’azione delle organizzazioni sul territorio, a potenziare la formazione, ad approfondire la capacità di analisi della situazione. La nascita del Movimento di Volontariato Italiano nel 1978 è un segnale di questa svolta culturale che così veniva descritta da Luciano Tavazza: Tale impetuoso fenomeno di crescita è stato preceduto da una forte spinta al rinnovamento dell’azione altruistica registrata nelle organizzazioni cattoliche più impegnate nei servizi sociali alle persone, a partire dalla Caritas Italiana sotto la guida di Giovanni Nervo. Quest’ultimo è l’ispiratore di una concezione dell’azione volontaria fondata sulla rimozione delle cause di disagio, della povertà e dell’esclusione sociale. Tavazza prosegue ricordando che l’iniziativa di mons. Nervo aveva scatenato durissime reazioni e diverse polemiche all’interno della Chiesa, giunta fino all’accusa di voler far scivolare il volontariato verso una cultura marxisteggiante. Secondo Tavazza invece, proprio l’assunzione della dimensione politica (insieme a quella della testimonianza del dono, e della condivisione) mirava, per la prima volta, a rendere il volontariato soggetto attivo, partecipe alla programmazione delle politiche sociali e non solo dei singoli servizi. Un metodo e uno stile di partecipazione che differenziano In conclusione, per meglio capire questo fenomeno, oggi così importante per il nostro Paese, è opportuno indicare schematicamente quali siano gli elementi caratterizzanti l’esperienza volontaria così come emerge da un’attenta lettura della maggioranza dei gruppi di volontariato sociale operanti in Italia. Innanzitutto la libertà, nella lettura del bisogno cui s’intende dare risposta. Libertà nella programmazione degli interventi, cioè autonomia nel rispetto integrale della persona. La gratuità, assenza di secondi fini, assenza di finalità dirette ed indirette a vantaggio di chi attua l’azione volontaria. Gratuità come lasciarsi guidare dal bisogno dell’altro, come disponibilità. Gratuità intesa come una tensione ad operare per la propria inutilità, per il proprio superamento. 25 il volontariato dai movimenti di protesta degli anni ’70 e lo accreditano come una democratica forza di pressione per il mutamento che comporta una leale, aperta ed organica collaborazione con le istituzioni statali, con le autonomie locali, con le forze sociali, con la Chiesa. È un cambiamento trasversale a tutta la società. Il volontariato si pone come movimento collettivo, organizzato ma non conflittuale, socialmente autonomo ma non antagonista, profondamente ancorato alla cultura democratica della Costituzione Repubblicana, disponibile alla cooperazione con le istituzioni democratiche per il raggiungimento dell’uguaglianza e dell’emancipazione. Questo è un passaggio fondamentale per capire il nuovo volontariato. «Tavazza a suo modo è stato capace di interpretare per primo e molto prima di altri un passaggio epocale che altri sociologi come Alain Touraine, Ronald Ingleart, Alberto Melucci e tanti altri studiosi stanno contemporaneamente diffondendo mediante i loro studi e le loro ricerche» (Politiche Sociali e cultura della Solidarietà, Antonino Anastasi). In altri termini un volontariato pragmatico, in grado di interpretare tensioni, idee e bisogni di una società radicalmente diversa da quella di alcuni anni prima. Un nuovo soggetto. per l’Italia 26 L’apporto umano prioritario rispetto a quello tecnico-strumentale. L’azione volontaria è innanzitutto presenza familiare, è, soprattutto, presenza, vicinanza. I ruoli tecnici (sanitari, infermieristici...) hanno senso solo come momenti anticipatori dell’intervento pubblico, o profetici nella comprensione di un nuovo disagio, ma non rientrano nella prassi ordinaria. La continuità nella progettualità, che significa distinguere il gesto dall’azione. Il gesto è l’opera di un giorno. L’azione, invece, si pone all’altezza del problema della vulnerabilità sociale assumendone la complessità. In questo senso si caratterizzano i tre momenti che descrivono l’azione volontariaria: - il momento riparatorio, la risposta immediata al disagio, la condivisione diretta con la persona svantaggiata; - il momento preventivo, come intervento sociale. L’azione puramente riparatoria non è sufficente, l’opera di cura deve aprirsi alla dimensione sociale in cui nasce il disagio, si ridurrebbe altrimenti a mero assistenzialismo; - il momento promozionale, la necessità del cambiamento sociale, del superamento delle logiche di segregazione. Questi tre elementi che caratterizzano l’azione volontaria di oggi, l’azione del volontariato moderno, sono forse il filo rosso che lega il pensiero e le opere di tutti i protagonisti dell’azione solidale che vengono raccontati in questo libro. Persone diverse che hanno contribuito, insieme a tanti altri, a far crescere questo Paese. Prendiamo atto di questo cammino, attraverso la memoria ci sarà più facile proseguirlo. Ma questa è un’altra storia. Emanuele Alecci presidente Associazione Tavazza Brecce 150 anni di cittadinanze attive La Nazione è un plebiscito quotidiano J. E. Renan Tear down the wall! G. R. Waters 27 Il volume che presentiamo vuole stringere assieme due ricorrenze che caratterizzano questo 2011: il 150° anniversario dell’Unità d’Italia e l’Anno Europeo del Volontariato. Perché associare queste due celebrazioni? Cosa lega il volontariato e il moderno significato di cittadinanza ad una storia che, nel risorgimento, ci ha portato ad essere un Paese unitario? Due sono a nostro avviso le ragioni principali: la prima è quella di vivere il 150° anniversario dell’Unità d’Italia come ricorrenza aperta all’Europa, come celebrazione da innervare nella contemporaneità in cui essere italiani significa anche essere europei; la seconda è quella di sottolineare come l’Italia non sia solo, e semplicemente, il frutto di 150 anni di vicende politiche, diplomatiche, militari, economiche ma anche il risultato dell’impegno di donne e uomini che hanno, con il loro pensiero e la loro azione, allargato gli spazi di cittadinanza in questo Paese, spazi di cittadinanza che sono questo nostro Paese. Ponendoci in tale prospettiva, abbiamo pensato di ripercorrere la nostra storia unitaria attraverso le biografie di alcuni tra quanti hanno interpretato per l’Italia 28 il loro essere cittadini in maniera attiva, donne e uomini che leggendo povertà e domande sociali hanno cercato soluzioni e operato per l’inclusione. Le biografie presentate non sono - e non vogliono essere - un elenco esaustivo, non hanno l’intento di raccontare l’intera evoluzione che il nostro Paese ha conosciuto, men che mai di stilare una graduatoria, ma più semplicemente rappresentano alcuni dei modi in cui l’essere cittadini attivi si è manifestato lungo la nostra storia unitaria indipendentemente dalla varietà degli approcci, delle convinzioni ideologiche, delle formazioni culturali. Sappiamo che i cambiamenti sono stati poi realizzati grazie ad una pluralità di sforzi, ad una varietà di contributi, ma questo non nega la possibilità di raccontare singole storie, non nega l’importanza di riflettere sul valore di specifiche esperienze capaci di innescare quel quotidiano impegno che dà significato ad un territorio. In altre parole questo lavoro è una sorta di nastro che attraversa questo secolo e mezzo di storia per ricordare chi ha creduto che l’Italia dovesse essere un luogo di giustizia sociale. Per esplicitare meglio il quadro nel quale ci siamo mossi riteniamo comunque necessario precisare che la definizione di nazione sottesa alla progettazione di questo lavoro è quella che diede il filosofo francese Renan. Egli ne parlò come del frutto di un plebiscito quotidiano, quindi come del risultato di un impegno continuo e continuamente rinnovato. La nazione infatti si costruisce non solo nei suoi spazi geografici e nelle sue forme istituzionali ma anche nella comunità e nel sistema di valori e significati che si dà. La provocazione di Renan ci permette di sottolineare come ciò che chiamiamo nazione non nasca una volta per tutte ma viva della e nella manifesta volontà dei suoi appartenenti. Italia quindi non è “solo” diplomazia e politica, non è “solo” un insieme d’interessi economici e di infrastrutture, Italia è anche il risultato delle scelte di donne e uomini che hanno pensato e pensano, che hanno voluto e vogliono una società più giusta, una comunità che abbracci, un territorio che accolga. In questi 150 anni il Paese in cui viviamo è cresciuto e deve ancora continuare a crescere anche attorno alla solidarietà, ad un principio di inclusione sociale, ad un ampliamento della sfera dei diritti civili. 29 Metaforicamente potremmo immaginare la comunità come una cittadella: chi vi risiede ha diritti chi è fuori dalla cinta muraria non gode di giustizia sociale. In questo volume vogliamo allora ripercorrere la storia nazionale pensando che ogni qual volta è stato affermato un diritto si è aperta una breccia in quel muro che separava e divideva; sono state aperte via via molte brecce per accogliere, nei diritti, l’altro, chi stava fuori. Continuando nella metafora potremmo allora paragonare le figure ricordate in questo volume come a delle sentinelle che, dall’alto della cinta, riescono a vedere, prima e meglio degli altri, coloro che sono fuori, gli esclusi, e li indicano, li soccorrono, danno loro voce, ma, soprattutto, chiedono alla società di ascoltarli, di accoglierli e capirli ed alle istituzioni di legiferare e di intervenire coerentemente. Laura Mantegazza, Leonardo Murialdo, Eugenio Curiel, Antonietta Giacomelli, Giuseppe Toniolo, Ida d’Este, Piero Calamandrei, Luciano Tavazza, Placido Rizzotto, Altiero Spinelli, Ezechiele Ramin, Vittorino Veronese, Stefania Etzerodt Omboni, Tonino Bello, Italo Calabrò, Francesco Crispi, Luigi Luzzatti, Antonino Scopelliti, Vittorio Formentano, Pina Zandigiacomi, Danilo Dolci, Giuseppe Gozzini, Giuseppe Dossetti, Nilde Iotti, Antonio Cortese, furono capaci, ognuno con la propria sensibilità, ognuno rispetto ai rischi sociali che vedeva delinearsi di fronte al suo sguardo, di agire affinché il domani fosse diverso. Con tanti altri essi hanno dato all’Italia il volto con cui si presenta oggi; donne e uomini, che ci portano all’Europa come luogo di tutela e difesa dei diritti, all’Europa come bacino naturale in cui far crescere il modello solidaristico italiano. per l’Italia Vorremmo infine che un altro aspetto emergesse da questo lavoro: compiere un percorso storico significa ricordare scelte e decisioni concrete, significa ripensare al senso e al valore della capacità di schierarci rispetto a ciò che riteniamo giusto. Il movimento che ci spinge a volere più diritti, a chiederne l’applicazione, è un percorso che necessariamente spinge a guardare sempre più in là, che necessariamente ci impone di aprire altre brecce, ci chiede di abbattere il muro dell’emarginazione. 30 Ringraziamo tutti gli Autori dei saggi raccolti in questo volume, e Michele Gambino che ne ha seguito il crescere e lo strutturarsi. Un grazie particolare a tutto il Movimento di Volontariato Italiano, ad Emanuele Alecci che ha avviato questo progetto e ad Emilio Noaro che l’ha sostenuto non solo favorendo gli spazi di discussione e di confronto necessari ad un lavoro di questo tipo ma anche operando per la sua concreta realizzazione. Padova, 13 maggio 2011 Guido Turus e Lorenzo Capalbo