Capitale: Washington DC
Forma di Governo: Repubblica federale
Membro di: NATO, NAFTA, ONU, OSCE, WTO, IMF, OECD
EBRD, WB, APEC, AEPC, UNCTAD
Unità Monetaria: USD
Superficie: 9.161.923 kmq
Popolazione: 318.4 m
Densità: 35 ab/kmq
Lingua: English
Religione: Protestanti, diverse tradizioni (44,4%), Cattolici (23,9%),
Mormoni (1,7%), Ebrei (1,7%), Musulmani (0,6) Altri, inclusi non affiliati (27,7%)
STATI UNITI NEI MERCATI INTERNAZIONALI
STATI UNITI D’AMERICA
QUADRO GENERALE DEL PAESE
Dopo un lungo periodo di crisi economica, l’economia americana conferma la fase di espansione. A partire dalla seconda metà del
2013 e per quattro trimestri su cinque, l’economia americana e’ cresciuta più del 3%, una crescita che ha interessato tutti i settori
dell’economia. Tra aprile e giugno 2014, il PIL americano ha segnato un incremento del 4,6% e le proiezioni confermano il trend
positivo.
Tra i segnali di ripresa sono particolarmente importanti i miglioramenti che riguardano le condizioni economiche di famiglie e
consumatori. Il tasso di disoccupazione nell’ottobre 2014 è sceso al 5,8%, il dato più basso dallo scoppio della crisi economica del
2008. Da gennaio ad ottobre 2014 gli Stati Uniti hanno creato 229.000 posti di lavoro al mese, il dato migliore dal 1999, elemento che
ha contribuito a migliorare anche l’indice di fiducia dei consumatori, passato a 94,5 punti ad ottobre 2014, in rialzo dagli 89 punti del
mese precedente.
Il dato sulla disoccupazione è molto importante per le implicazioni sulla propensione alla spesa degli americani. La crescita dei salari
reali (+2%) si è attestata ad una soglia leggermente superiore al tasso di inflazione (+1,7%) tra la metà del 2013 e la prima metà del
2014 migliorando così, seppure gradualmente, le disponibilità economiche di lavoratori, famiglie e consumatori.
L’indebitamento delle famiglie, elevatissimo nei periodi pre e post-crisi, è sceso al di sotto del 100%, attestandosi al 99,3% ad inizio
2014, in forte ribasso dalla punta del 124,8% di fine 2007. Destinare una minore quantità di risorse al contenimento dell’indebitamento
permette ai consumatori di utilizzare maggior credito e riversare maggiori risorse in un’economia il cui PIL dipende per il 70% dai
consumi.
Molteplici poi sono i fattori che hanno permesso la ripresa americana in tempi ridotti rispetto ad altri paesi del mondo, in particolar modo
la politica monetaria espansiva adottata dalla Federal Reserve, la Banca centrale americana che, con misure convenzionali (azioni sui
tassi di interesse) ed eccezionali (quantitative easing e forward guidance), ha garantito un forte sostegno all’economia. Tale politica
monetaria ha permesso di tenere un adeguato livello di inflazione e di garantire performance economiche che confermano la tendenza
all’apprezzamento del dollaro (USD). Alcune analisi prevedono un rapporto $ 1,18 : € 1 nel 2016, in forte apprezzamento rispetto alla
media di $ 1,37 : € 1 nel 2014. L’apprezzamento del dollaro avrà dei sicuri effetti sull’economia mondiale e sul commercio
internazionale.
COMMERCIO INTERNAZIONALE
I dati dell’US Department of Commerce confermano l’incremento dell’export americano segnando un +3,4% rispetto al settembre 2013.
Nonostante il segnale positivo dell’export, la bilancia commerciale americana risulta in negativo con un deficit di 540.85 miliardi di
dollari per il periodo gennaio-settembre 2014.
I principali partner commerciali degli Stati Uniti sono i membri del NAFTA con una quota di mercato aggregata del 27,4% a settembre
2014 (14.9% il Canada e 12.5% il Messico). La Cina rappresenta da sola una quota di mercato del 19,4%, con un valore complessivo di
import di 338,77 miliardi di dollari. L’Unione europea esporta un valore complessivo di 311,42 miliardi di dollari (+9,1% rispetto al
periodo gennaio-settembre 2013) ed una quota di mercato aggregata del 17,8%.
I comparti più importanti dell’interscambio commerciale americano con il resto del mondo, quantificabile nel periodo gennaio-settembre
2014 in 1.743,3 miliardi di dollari, sono rappresentati dall’import di materie prime e prodotti petroliferi, dalla meccanica, dai beni di
investimento e dai beni di consumo non-durevoli.
I maggiori mercati per l’export americano sono ancora una volta Canada e Messico per un valore di 413.64 miliardi di dollari, l’Unione
europea per 208,46 miliardi di dollari, l’America latina (in particolare Brasile e Argentina) per 137,59 miliardi di dollari, la Cina con 86,91
miliardi di dollari e il Giappone con 50,50 miliardi.
INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI (IDE)
I dati pubblicati dalla UN Conference on Trade and Development (UNCTAD) fotografano per il 2013 uno scenario internazionale IDE in
ripresa, dopo il biennio di calo 2011-2012.
Nel 2013 il flusso mondiale di IDE in entrata negli Stati uniti ha raggiunto 1.461 miliardi di dollari, segnando un +11% rispetto ai 1.317
miliardi del 2012 e risalendo così a livelli comparabili con il periodo pre-crisi (2005-2007).
Seppure a ritmi ridotti rispetto al passato, gli Stati Uniti si confermano il principale investito a livello globale. Il Paese si posiziona al
primo posto anche come principale beneficiario di investimenti internazionali da parte di altri Stati.
A conferma dei dati UNCTAD, il Bureau of Economic Analysis (BEA) ha rilasciato dei dati incoraggianti relativi al 2013: lo stock di
investimenti diretti effettuati dagli Stati Uniti all’estero e’ aumentato del 6,3% a quota 4.661 miliardi di dollari, dai 4.385 miliardi del 2012.
Per quanto riguarda i flussi, invece, i dati BEA rilevano un calo del 7% nel 2013 con un valore complessivo di 328,3 miliardi investiti
all’estero, valore che nel 2012 è stato di 311,3 miliardi. Le stime preliminari sui flussi totali in uscita dagli Stati Uniti per il primo
trimestre 2014 rilevano 58,3 miliardi di dollari. Se confermato il dato rappresenterebbe un calo di circa il 28% rispetto allo stesso
periodo 2013.
STATI UNITI NEI MERCATI INTERNAZIONALI
Molto interessanti sono anche i dati relativi alle destinazioni degli investimenti americani e dei principali investitori negli Stati Uniti. I dati
2013 confermano i Paesi Bassi come principale beneficiario degli investimenti americani, con una quota di circa 722 miliardi di dollari.
Seguono Regno Unito (571 miliardi) e Lussemburgo (416 miliardi). L’Italia si posiziona solo al 24imo posto della graduatoria, con una
quota di 27 miliardi di dollari, ovvero lo 0,6% del totale investito dagli Stati Uniti nel mondo.
Il principali investitore internazionale negli Stati Uniti è il Regno Unito con 519 miliardi nel 2013. Seguono Giappone (342 miliardi) e
Paesi Bassi (274 miliardi). L’Italia è il 17imo investitore con 25 miliardi di dollari investiti nel 2013, lo 0,9% del totale degli investimenti
negli Stati Uniti.
RAPPORTI ECONOMICI TRA ITALIA E STATI UNITI
Nell’interscambio globale degli Stati Uniti, l’Italia si posiziona all’undicesimo posto della classifica dei paesi fornitori, con un valore
commerciale di interscambio totale di 38,66 miliardi di dollari nel 2013 e quantificato in 31,1 miliardi nel periodo gennaio-settembre
2014.
A settembre 2014 l’Italia rappresenta una quota di mercato dell’1,8%, simile a Francia e India (entrambe 2%) e Regno Unito (2,3%),
ma molto inferiore rispetto alla Germania (5,2%), al Giappone (5,7%).
Il dettaglio dei settori mercelogici dell’interscambio tra Italia e Stati Uniti per il periodo gennaio-settembre 2014 conferma la stabilita’
delle tradizionali categorie di scambio tra i due Paesi. Per il periodo selezionato riportiamo la lista delle principali categorie, con dati sul
valore totale in dollari e percentuale sul totale dell’export italiano per lo stesso periodo:
-
la meccanica (la principale categoria merceologica con 6,88 miliardi di dollari, il 22,2% dell’export)
la moda (5,1 miliardi di dollari, 16,4%)
l’agroalimentare e i vini (3,2 miliardi di dollari, 10,1%)
i veicoli terrestri (2,4 miliardi, 7,8%)
la farmaceutica (1,67 miliardi, 5,4%)
l’arredamento (1,57 miliardi, 5,0%)
le macchine elettriche (1,28 miliardi, 4,1%)
la chimica e derivati del petrolio (1,25 miliardi, 4%)
Altri settori importanti dell’export italiano verso gli Stati Uniti includono l’ottica e gli strumenti di precisione (1,2 miliardi, 3,9%),
l’aerospazio (1,05 miliardi, 3,4%), manufatti in ghisa, ferro ed acciaio (811,2 milioni, 2,6%), oggetti d’arte, da collezione o di
antichita’ (539,2 milioni, 1,7%) e la plastica (525,8 milioni, 1,7%).
Considerata l’ampiezza dell’economia americana, che si conferma la più grande economia del mondo seppure sfidata dalla Cina per il
primato, gli Stati Uniti offrono potenzialità molto interessanti per l’export italiano. L’apprezzamento dei consumatori americani per la
qualità, l’affidabilità e l’unicità dei prodotti di eccellenza italiani resta tra i principali elementi di propensione all’acquisto del Made in
Italy.
Anche in settori come meccanica e veicoli, agroalimentare e vini, moda ed arredamento, settori nei quali l’Italia ricopre un ruolo di
relativo rilievo, si riscontrano ampie possibilità di incrementare le quote di mercato dei prodotti italiani a scapito di concorrenti non
qualitativamente competitivi, ma commercialmente più determinati.
L’andamento generalmente positivo dell’economia americana e l’apprezzamento del dollaro possono giocare un ruolo molto
importante per il rafforzamento dell’interscambio commerciale tra Italia e Stati Uniti. Restano da valutare gli impatti delle recenti
elezioni di medio termine (mid-term elections) sulla capacità del Governo americano di far avanzare, se non finalizzare, il negoziato
della Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP), l’accordo commerciale in fase di discussione tra Stati Uniti ed Unione
europea.
L’accordo prevede la rimozione di barriere al commercio internazionale in vari settori e renderebbe più semplice l’acquisto e la vendita
di beni e servizi tra Stati Uniti ed Unione europea, superando le differenze in regolamentazioni tecniche, standard e procedure di
approvazione tra le due sponde dell’Atlantico. Il TTIP aprirebbe inoltre il mercato dei servizi e degli investimenti, oltre a quello degli
appalti pubblici.
PRESENZA ISTITUZIONALE ITALIANA NEGLI STATI UNITI (Washington DC e New York City)
AMBASCIATA D'ITALIA
CONSOLATO GENERALE D’ITALIA
3000 Whitehaven St NW
Washington DC 2008
Tel. +1 202 612 4400
Fax +1 202 518 2154
[email protected]
www.ambwashingtondc.esteri.it
690 Park Avenue
New York, NY 10065
Tel. +1 212 737 9100
Fax. +1 212 249 4945
[email protected]
www.consnewyork.esteri.it
ICE-AGENZIA UFFICIO DI NEW YORK
(ufficio di coordinamento rete ICE USA
Th
33 East 67 St
New York, NY 10065
Tel. +1 212 9801500
A cura
dell’ufficio ICE di Belgrado
Fax +1 212
7581050
[email protected]
www.ice.gov.it
Novembre 2014 - A cura dell’Ufficio ICE-Agenzia di New York