Preparazione al sacramento del matrimonio

annuncio pubblicitario
TESTO PROVVISORIO
VI CORSO DI AGGIORNAMENTO IN
DIRITTO MATRIMONIALE E PROCESSUALE CANONICO
giovedì 22 settembre 2016
Preparazione al sacramento del matrimonio
Prof.ssa Marta BRANCATISANO MANZI
Perché è necessario “preparare” al matrimonio?
Chi riceve la preparazione al matrimonio?
Chi prepara al matrimonio?
Dalla risposta a queste domande scaturisce anche l’orizzonte tematico da affrontare.
PREMESSA
Il matrimonio o la relazione stabile tra uomo e donna è da qualche decennio tema di
interesse non solo religioso ma anche sociale, culturale e politico a causa di inediti cambiamenti
operati nel tessuto sociale proprio da un nuovo modo di intendere la relazione sessuale ( sono noti i
problemi di demografia, infanzia abbandonata, malattie sessuali, ecc. come anche la proposta di
nuove identità sessuali, ecc.). Non intendo soffermarmi ad analizzare o commentare quello che è
ormai un tema ricorrente: la crisi del matrimonio e della famiglia. Cercherò invece di produrre
elementi capaci di aprire - nella realtà attuale - una prospettiva non solo positiva ma attraente. La
prospettiva di una civiltà fondata sull’amore.
Per rispondere alla prima domanda si accenna a due situazioni obbiettive e tipiche del
momento storico. Da una parte il vuoto di trasmissione della cultura cristiana dovuto a vari fattori –
pubblici e privati – che comunque determina un vero e proprio status di analfabetismo nelle
generazioni di fine ‘900 e inizio terzo millennio.
Per colmare una lacuna così profonda e prolungata nel tempo occorre una visione ampia e
un progetto più articolato di un corso di preparazione al matrimonio ( o alla comunione o alla
cresima) . Occorre ripristinare canali ordinari di trasmissione dei fondamenti della fede, con i mezzi
tradizionali e con i più nuovi. Penso qui alla scuola ( in quella cattolica è un dovere, in quella statale
una proposta culturale, non confessionale) ma anche alla narrazione della storia sacra e delle
scritture che possono fare cinema, serie tv, web e altre tecnologie. Un semplice esempio: sono
convinta che se fosse stata diffusa e comune ( come in altro tempo) la conoscenza del racconto della
creazione ( Gn 1 e Gn2) si sarebbero evitati tanti – non tutti - cedimenti alla confusione identitaria
dell’uomo, della donna e della loro relazione.
Dall’altra parte c’è il fatto che il matrimonio ha perso la sua forza coinvolgente come
relazione fondante della società, per ridursi a mera opzione esistenziale. In altri termini è
l’individuo che istituisce la relazione che preferisce (indicandone i caratteri: vincolante o libera da
vincolo, etero o omosessuale, condizionata da limiti temporali o altro, ecc.) seguendo i dettami della
propria libertà. Una libertà che non sembra deputata ad ascoltare e assecondare tendenze insite nella
struttura umana,( il desiderio/bisogno di amare totalmente e di essere amato in egual misura) ma
che assume in sé anche il ruolo di verità, elaborando autonomamente significati da conseguire.
- 1/8 -
TESTO PROVVISORIO
In tema di amore, una libertà così autoreferente appare come il cane che si morde la coda,
affannata nel circolo chiuso di opzioni diverse ma ugualmente insufficienti a soddisfare il suo ruolo:
la ricerca della felicità, che – come afferma la Scrittura e come confermano le scienze umane consiste nell’amare ed essere amati.
Una tale affermazione sembrerebbe impropria in una ricerca filosofica ( parliamo di
antropologia); come fosse sconfinata in ambito scientifico dalla letteratura rosa!
E’ invece facile rilevare come il tema dell’amore abbia assunto il rango di dimensione
esistenziale dell’essere umano, conquistando un posto particolare nella vita dell’Ecclesia docens,
tanto da assumere attualmente un andamento costante.
Oltre ad essere il tema della sua prima lettera enciclica, la parola Amore è l’incipit della
prima enciclica sociale di Benedetto XVI che accosta i termini Amore, Economia e Dio in modo
sorprendente rispetto a una cultura che li percepisce in ambiti separati se non contrapposti. Ecco
perché suscita ancor più stupore verificare, nel corso della lettura, che Amore, Economia e Dio, più
che essere semplicemente accostati, diventano i termini di un intreccio logico e coerente, i cui esiti
sono da ritenersi vitali.
Tale focalizzazione sul tema dell’amore da parte del Magistero sembra suggerire che in
questo momento storico l’umanità, per trovare Dio, abbia bisogno di riattivare la propria attitudine
all’amore - un amore che si può definire strutturale per allontanare ogni pericolo di riduzione al
sentimento o all’istinto- e che l’amore umano sia icona dell’amore divino e il principale tramite per
arrivare a conoscere e amare Dio (Deus Caritas Est).
Il cammino per arrivare a questa consapevolezza, per altro da sempre espressa nelle parole
della Scrittura, è durato secoli; ed è toccato proprio a questa nostra epoca, così dolorante e
dissestata, raggiungere il nucleo di ogni significato: dalla filosofia alla teologia, includendo nel
mezzo tutte le scienze particolari, l’amore è il significato, la via e la soluzione.
Si tratta allora di “imparare” cosa è l’amore ( Deus Caritas Est 1-8) e di andare a cercarlo.
Ognuno avrà il suo percorso, il suo ritmo e i suoi ostacoli, ma l’obbiettivo è uguale per tutti:
l’amore è vita e vita felice.(Amoris Laetitia 204-211)
Questo è il primo degli aspetti positivi della nuova visione.
La preparazione al sacramento del matrimonio, richiesta dalla mancanza di cultura cristiana
e dal declino del significato del matrimonio ha l’obbiettivo di colmare la prima lacuna e di mettere
in evidenza la ineludibile struttura relazionale dell’essere umano.
Per cercare di fondare questa prospettiva su basi concrete e non ideali, penso che aiuterebbe
ammettere che, anche se nel passato la famiglia è stata intesa in tutte le culture come fondamento
della società, quella visione presentava delle semplificazioni, limitandosi a una valutazione della
famiglia soprattutto in chiave “funzionale”: come fattore di riproduzione e come luogo cardine della
procreazione, in sostanza come costrutto legittimo e legittimato a costituire il corpo sociale.
Forse bisognerebbe ammettere che in questa visione “funzionale” della famiglia fosse
trascurata proprio la considerazione dei due soggetti (in primis quello femminile), e della valenza
antropologica della loro unione.
Così come servirebbe ricordare che è stata la cultura cristiana a compiere - per mano dello
stesso Cristo (Mt 19) - la prima rivoluzione sessuale affermando la parità dell’uomo e della donna
nel matrimonio.
CHI RICEVE LA PREPARAZIONE AL MATRIMONIO.
La risposta dell’antropologia duale.
- 2/8 -
TESTO PROVVISORIO
Solo fino a qualche decennio fa i manuali di diritto matrimoniale – sia canonico che civile non conoscevano il termine eterosessuale. I coniugi erano “strutturalmente”, giuridicamente,
culturalmente uomo e donna con l’aggiunta di pochi caratteri particolari ( età, salute, stato civile,
ecc.)
Il recente avvento di nuove identità sessuali – richieste, prospettate, rivendicate, in ogni caso
affermate - porta con sé una duplice conseguenza. Da una parte l’adattamento giuridico della
disciplina matrimoniale ( come è ormai prassi in tutto l’occidente) e dall’altra una ricaduta di
incertezza sulle due identità che potremmo definire storiche, quella maschile e quella femminile.
Si è dunque affermato il primato della dimensione antropologica nel magistero e nella
pastorale, come anche nel dibattito politico e sociale. C’è una forte domanda sull’uomo inteso, va
sottolineato, come essere umano in quanto uomo e donna. Una prospettiva antropologica comune
sia alla cultura cristiana che a quella laica.
Per quanto riguarda l’ambito ecclesiale, l’approccio antropologico mette in evidenza una
inversione di prospettiva: se la Chiesa dei primi secoli si impegnava a indagare l’identità di quel
Dio unico nelle tre persone che Cristo aveva rivelato, quella del terzo millennio ha bisogno di
ricercare l’identità dell’essere umano, il cui profilo, da sempre oggetto d’indagine da parte
dell’intelletto, è divenuto ora quanto mai sfuggente.
In ambito secolare, lì dove Dio è dato per morto, si è perso l’uomo per una sorta di ipertrofia
dell’uomo, causata dall’affermarsi, nel pensiero e nella vita, di un individualismo così radicale da
svuotare lo stesso individuo dei suoi caratteri costitutivi.
Ragione, sentimento, volontà, corpo e spirito vengono resi meramente “probabili” da una
libertà sciolta da ogni legame che non sia sé stessa, e che ne dispone a suo arbitrio, ora esaltandoli e
ora negandoli.
Nulla è “dato” nell’antropologia individualista, perché non c’è chi al di fuori dell’individuo
pensi, scelga e “faccia le cose”.
L’individuo sta alle regole (o piuttosto agli orientamenti) della propria libertà, che frattanto
si è trasformata in fine unico: non nello strumento per raggiungere una felicità condivisa e dunque
più completa, ma una libertà ossessiva, finalizzata alla libertà stessa, simile ad una barca in cui il
timone è al tempo stesso organo direzionale e rotta da perseguire.
Nell’orizzonte di un individualismo chiuso si restringe lo spazio per la famiglia e si scolora
il suo ruolo.
Nell’orizzonte della cultura cristiana, alla famiglia fondata sul matrimonio spetta uno spazio
centrale, attestato direttamente dalla rivelazione che ne proclama il valore sia nell’atto creativo (
Gn 2) che nel tempo della redenzione (Mt 19).
È dunque nell’ambito della relazione (matrimonio) che germoglia la verità antropologica.
Nel matrimonio cristiano uomo e donna sono entrambi figli di Dio, hanno pari dignità e pari diritti e
doveri: per la prima volta l’adulterio maschile è condannato come quello femminile e per la prima
volta la sterilità femminile non è motivo di scioglimento del vincolo.
Abbiamo già qui il fondamento di un’antropologia duale (l’umano creato in due modi: uomo
e donna in relazione) che tuttavia tarderà diversi secoli, fino ai nostri giorni, a esplicare tutta la sua
valenza.
L’ANTROPOLOGIA DUALE NELLA SCRITTURA
L’antropologia duale allarga l’indagine dall’individuo alla relazione. “Non è bene che
l’uomo sia solo” (Gn 2) è il giudizio che precede la formazione della coppia e attribuisce
- 3/8 -
TESTO PROVVISORIO
all’”ESSERE CON” il marchio di essere umano . Una affermazione condivisa all’unanimità dalle
evolute scienze umane per cui l’essere umano non E’ da solo: non viene alla vita e non permane in
vita se non in relazione.
Le relazioni umane si distinguono per il diverso grado di intensità o di coinvolgimento
personale.
La loro capacità di dare energia vitale è strettamente dipendente dal grado di sicurezza che
offrono. In questo senso è utile riferirsi all’essere umano al suo principio, il bambino, per cogliere
in tutta evidenza come la sua capacità di vivere e svilupparsi pienamente dipende dal poter contare
su una relazione che gli dà sicurezza totale.
Questa aspettativa di sicurezza totale, di accoglienza incondizionata, così chiara nel
bambino, resta come imprinting anche nell’essere umano adulto, come dimostrano i danni o
impedimenti ad una buona crescita che provengono da una mancata risposta o, come è frequente
che succeda, da una risposta insufficiente. (Si dispone ormai ampiamente di dati sulla connessione
causale di molte patologie con il tessuto relazionale del soggetto).
Torniamo a pensare all’essere umano bambino; per vivere ha bisogno di accoglienza
costante e di una continuità relazionale capace di trasmettergli sicurezza e quindi fiducia e con la
fiducia la propensione ad aprirsi – a sua volta – verso gli altri.
L’evidenza della necessità di questa condizione relazionale ha portato a individuare nella
relazione materna il fondamento di ogni relazione e il prototipo di totalità e generatività, senza
prestare attenzione, tuttavia, al fatto che quella materna è solo la conseguenza di una relazione più
totale e ad essa antecedente: la relazione d’amore tra uomo e donna, da cui procede la procreazione.
A differenza di quella materna, solo la relazione tra uomo e donna unisce al carattere di
totalità quelli altrettanto importanti di parità e di libertà, poiché essa si costituisce per una scelta
libera di due esseri che aspirano a ricevere dalla loro unione il compimento della propria umanità.
A differenza di altre relazioni umane importanti e anch’esse portatrici di energia vitale (basti
pensare alla fraternità e all’amicizia), solo la relazione uomo-donna si realizza coinvolgendo la
totalità della persona: corpo e anima, mente e cuore, il che porta a pensare che essa non è soggetta a
condizioni o a limiti, né di spazio né di tempo.
C’è, inoltre, un esito fondamentale e poco indagato:
la comunione tra i due “simili-diversi” instaura una dinamica vitalizzante ( non un semplice
completamento) che consente di avvicinarsi alla pienezza di sé.
Ci si apre all’altro in quanto diverso: detentore, a me affine, di un qualcosa che mi attrae in
quanto mi promette essere. Un appagamento ineguagliabile dell’istinto di sopravvivenza,
continuazione di quello ricevuto dall’accoglienza materna.
La diversità che mi attrae è tanto sconvolgente quanto affascinante per tutte le facoltà:
interne e esterne. I sensi ne trasmettono la valenza al cuore, alla mente e all’anima. Il sesso è il
carattere che esprime questa diversità, ciò che rende l’umano uomo e donna.
L’unione totale di uomo e donna resa possibile dalla loro diversità e attuata attraverso la
diversità morfologica è allora espressione della valenza umanizzante di questa relazione.
La complementarietà avvicina l’io a sé stesso attraverso il tu. Da questo effetto
estremamente costruttivo scaturisce la capacità di accettare, rispettare e amare il/la diverso/a dal sé
e di conseguenza scaturisce la giustizia e l’armonia sociale. In altri termini: l’energia vitale che
scaturisce dalla relazionalità è massima nella relazione totale e si diffonde da essa a tutte le altre
relazioni umane con una diversa gradazione di intensità,( una filiera che va dalla relazione
coniugale a quella materna/paterna, fraterna, amicale, sociale.)
Non solo la parità tra i sessi, ma la stessa giustizia sociale dipendono dall’essere pienamente
umani e la pienezza di umanità, la stessa possibilità di essere, dipendono dalla relazione totale tra
uomo e donna.
- 4/8 -
TESTO PROVVISORIO
Per questo l’amore tra uomo e donna è stato sempre percepito come esclusivo e duraturo,
persino capace di forare la misura umana del tempo per sconfinare in quella sovrumana
dell’eternità.
La percezione dell’amore totale ed eterno, per quanto universale, è stata finora rilevata in un
ambito diverso dalla speculazione puramente razionale e cioè nella conoscenza artistica. Tutte le
arti in ogni tempo e luogo attestano questo atteggiamento umano come una costante antropologica.
Mentre l’identità della relazione d’amore, per come la vedono gli artisti, è certa e immutata
in tutta la storia dell’umanità (dal Canto Nuziale Sumero al rock anni ‘80 The Power of Love) e ha
sempre espresso la pari dignità dei due soggetti (l’uno e l’altra percepiti reciprocamente come il
bene assoluto che permette di vivere) non si può dire che questa identità sia stata sempre recepita
fedelmente dal costume e dall’assetto giuridico delle varie formazioni sociali.
Come atto umano supremo (eminentemente realizzante) l’amore tra uomo e donna presuppone un
sufficiente grado di umanità che giuridicamente si indica come capacità di intendere e di volere, e
antropologicamente come un sufficiente livello di apertura relazionale.
Secondo le linee sin qui abbozzate appare come sia antropologico il fondamento di quella
istituzione sociale, giuridica e culturale che nella storia umana ha preso il nome di matrimonio e
come questa antropologia sia chiaramente espressa nella Rivelazione. Il momento attuale, con le
tempestose congerie che lo hanno generato, permette più che mai di scorgere con pienezza il suo
significato e la sua valenza vitale per l’umanità.
DIVERSI NELLA COMUNE UMANITA’
Il racconto della Genesi prova che la donna è simile/pari all’uomo e che, per ora
misteriosamente, costituisce un aiuto per lui. È un termine di relazione, così come l’uomo lo è per
lei. Sulla parità sostanziale dei due esseri umani non c’è dubbio, ma cosa ci dice il testo sulla
differenza?
Ish e Isha: lo stupore di Adamo insieme al riconoscimento. Nella differenza c’è
completamento e vita, quindi felicità. La differenza attrae proprio perché è condizione di vita e di
felicità. Solo la differenza è condizione perché si attivino quelle forme di aiuto capace di fare
esistere.
Una stessa umanità espressa in due modi diversi; come una stessa musica suonata da due
strumenti diversi genera armonia dalla ricchezza dei toni.
Uomo e donna hanno stesso valore, stesso potere, stesso amore: declinato in due modi
diversi. Una diversità pensata dal creatore per l’ unione da cui far derivare un effetto vitale.
IDENTITA’MASCHILE E IDENTITA’ FEMMINILE
Per dare risposte a una questione così attuale e complessa si è scelto un percorso conoscitivo
molto semplice e condiviso. Quello che parte dai sensi e procede con l’elaborazione razionale.
Se l’uomo e la donna sono un mistero ma sono reali, si inizierà a guardare come appaiono,
sapendo che la loro parte corporale è manifestazione di quella parte che non si offre direttamente
alla vista, al tatto, e agli altri sensi. Secondo l’assioma – confermato dalle più recenti conoscenze
scientifiche – dell’unità dell’essere umano.
La differenza morfologica è dunque la semplice guida alla comprensione di quella speciale
postura esistenziale che specifica la stessa umanità in due modi diversi. L’esposizione che segue è
sintetica fino a sembrare “rude” perché attiene alla struttura essenziale: il fondamento e come tale
universale. Su di essa – come i vari tessuti su uno scheletro – si dispongono, in modo unico e
irripetibile, i caratteri ( psicologici, culturali, ambientali, ecc.) di ogni individuo.
- 5/8 -
TESTO PROVVISORIO
Peculiarità dell’uomo
Per l’uomo prevale l’attitudine a uscire da sé e collocarsi nello spazio; di imprimere il
proprio marchio intervenendo – con il lavoro – sulla struttura del mondo in modo da confermare e
appagare la propria aspettativa di vita.
Emerge l’importanza della forza (fisica e non), della determinatezza e della
imprenditorialità, intesa come creatività organizzativa.
L’uomo crea con l’ingegno e domina gli elementi del cosmo indirizzandoli alla vita.
La relazione con gli altri è impostata sulla solidarietà/cooperazione negli obbiettivi di
dominio o sulla contrapposizione circa gli stessi obbiettivi.
L’uomo si lega all’altro uomo per condividere obbiettivi, valori ed emozioni prodotte da
questo genere di imprese. Ne è espressione quel suo modo di stare insieme agli altri uomini che è il
cameratismo ( in caserma come allo stadio o in qualunque impresa condivisa). Semplificando come
si addice a uno schema, Napoleone e Spiderman sono i suoi modelli prototipi; potere assoluto, nel
primo caso, e superamento dei limiti umani nel secondo.
La diffidenza è un sentimento tipico dell’uomo nei confronti dell’altro da sé, fintanto che
questi non si manifesta con segni “pro”.
La sua capacità di affermarsi, di imprimere il suo marchio sul mondo è parte integrante della
sua identità.
Organizzazione dello spazio, strategia, e organizzazione degli elementi sono i fondamenti
della sua relazione con gli altri uomini, che è legata – e qualificata – dalla capacità degli altri di
inserirsi utilmente in questo suo modo di stare al mondo.
Peculiarità della donna
La donna si percepisce e si esprime come luogo dell’accoglienza, della relazione. Il suo
orizzonte è “dentro” e il suo cosmo è la persona che tiene dentro di sé.
Il suo modo di rapportarsi con le cose e con il mondo “fuori” è mutuato dal modo in cui si
rapporta con l’altro che ha in sé. Per questo il suo modo di conoscere – spesso e riduttivamente
definito intuitivo – coinvolge tutte le facoltà insieme: i sensi, i sentimenti, le emozioni attraggono la
ragione ad elaborare concetti, a decifrare le esperienze.
L’essere umano è il suo orizzonte e il suo campo di azione. Il mondo per lei passa attraverso
questo rapporto di relazione/conoscenza con l’essere umano. La sua innata attitudine alla relazione
le dà una “postura” simile a quella di una donna innamorata o di una madre che mette al centro di
tutto l’amato, e fa ruotare tutte le cose intorno alla vita della relazione, “lo stare con lui”.
La donna individua nella relazione la sua aspettativa di vita e tende alla relazione con l’altro
più che ad ogni altra cosa. Il resto del mondo fa da sfondo, le altre cose sono strumentali al
raggiungimento e al mantenimento della relazione.
UNA CARO. UN MODO UNICO DI STARE INSIEME
Nella Genesi, la dizione “una caro” appartiene alla parte del discorso divino in cui si spiega
la postura esistenziale dell’essere umano dal momento in cui è stato creato come uomo e donna.
La “una caro” suona come una spiegazione che riguarda proprio il fatto che sono stati creati
– in quel modo – per essere insieme; per essere – grazie a quel modo - una cosa nuova: unità di due.
( Mulieris Dignitatem 7)
“Una caro” ovvero una modalità che dà luogo alla pienezza di ciascuno: unione che non
porta alla perdita di sé o alla confusione di identità, ma alla conquista di massima pienezza
identitaria.
- 6/8 -
TESTO PROVVISORIO
L’obbiettivo è l’aiuto all’esistenza che si produce vicendevolmente in seguito alla
particolare scelta dei due soggetti di procedere all’unione.
La scelta infatti si manifesta fin dall’inizio come scelta totale: lui/lei per sempre, ad ogni
costo (“Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre Gn 2, 24).
La particolare conoscenza che si raggiunge a causa della totale accoglienza (e della totale
donazione), conferisce una competenza unica all’uno nei confronti dell’altro e una conseguente
capacità di aiuto ineguagliabile: ciò che permette di oltrepassare il confine della giustizia per entrare
nell’ordine della misericordia.
È dalla totalità della relazione coniugale (e della paternità e maternità che ad essa
conseguono) che deriva in modo chiaro la percezione misteriosa della unicità e sacralità dell’altro
per la cui vita ogni dono e ogni sforzo è appropriato.
Tale consapevolezza – frutto naturale dell’amore – è ciò che sostiene di fronte a qualunque
mutamento o difficoltà intervenga nel corso della vita del rapporto, sempre che si tratti di un
rapporto reale: nato e fondato realmente su tutte le caratteristiche, sia pure in nuce, che gli
permettono di esprimere tutta la sua vitalità creativa. Pertanto, quale che sia la difficoltà
sopraggiunta, ciò che ha rilevanza è la valenza della relazione costituita, che è tale da non potere
essere annullata da alcuna condizione o mutamento.
Al contrario, è proprio la relazione l’unico punto diffusore di energia di fronte alle difficoltà:
al di là della giustizia e al di là della “sola” ragione.
Questa prospettiva che individua nella relazione d’amore una energia che va oltre quella
riscontrabile in altre esperienze, è solitamente congenita nelle donne, anche se non esclusiva. È la
donna infatti che “convince” l’uomo alla relazione, nella misura in cui lo rassicura nei confronti di
ciò - la relazione stessa -che a lui risulta misteriosa e quindi rischiosa.
Nella comunione si approfondisce il nesso vitale tra differenza e complementarietà: poiché
lo scambio, reso possibile dall’unione, rende familiare ciò che era estraneo e produce così una
crescita nell’essere.
Il motore dell’azione è l’unione: nella misura in cui essa si realizza -tramite una totalità
divenuta problematica e dolorosa- (Gn 3 ) permette di:
-Conoscere “l’altro modo di essere”.
-Accettarlo, andargli incontro, farlo entrare nel proprio mondo.
-Controffrire il proprio modo di essere in maniera realistica, costruttiva e non conflittuale.
- Riconoscere e comprendere vicendevolmente il ruolo dell’altro specialmente nel modo
differente di esprimere l’amore: piccole cose per la donna e grandi cose per l’uomo, sia con le
parole che con i fatti.
- Comprendere che la complementarietà è possibile solo in regime di reciproca
indipendenza, di precisa identità e capacità di difenderla, attraverso una politica del rispetto portato
alle estreme conseguenze.
Naturalmente da quando questa dinamica umanizzante è stata danneggiata (constatazione
universalmente condivisa, la cui spiegazione appartiene solo alla cultura cristiana, cfr Gn 3)
esistono disfunzioni, come ad esempio la confusione dei ruoli, o la tendenza di un soggetto a
soccombere sotto il dominio sterile dell’altro.
Ma alla base della condivisione c’è un progetto più grande.
Il dinamismo dell’umanità, l’essere umano in fieri è un dato, un compito, una vocazione.
- 7/8 -
TESTO PROVVISORIO
Dalla complementarietà deriva la centralità della relazione tra femminile e maschile per il
compimento dell’umanità che, appunto, si realizza attraverso la specifica relazione totale “una
caro”.
La totalità dell’unione realizza l’assunzione in carico vicendevole l’uno dell’altro come
“aiuto” all’esistenza, e manifesta l’ethos del dono di sé iscritto nel profondo del cuore umano, quasi
lontana eco dell’innocenza originaria.
La relazione permette la vita ed è segno di vita e condizione per la vita. Il suo primo effetto
procreativo si compie all’interno della coppia, nel confermare ciascuno dei due nella pienezza
dell’essere.
È da questa pienezza, da questa energia gioiosa, che deriva la procreazione propriamente
umana, la generazione del figlio, la capacità che consegue alla loro “costituzione in vita”.
Questa è la struttura antropologica proclamata dalla rivelazione cristiana, che afferma la
perfezione dell’unione – e la sua fecondità – anche in presenza di sterilità intesa come incapacità
meramente biologica di generare un terzo. Se questa è la struttura che sostiene l’umanità (l’essenza
dell’essere umano), va da sé che ogni taglio o negazione di parte di essa compromette l’umanità.
CHI PREPARA AL MATRIMONIO
Più che indicare i soggetti in grado di compiere oggi questo servizio un tempo, non così
remoto, assolto esclusivamente dal sacerdote, vorrei sottolineare un carattere della preparazione che
costituisce il dato veramente nuovo di questa pastorale La Amoris Laetitia ( 204) è più che chiara ed
esauriente nell’elencare tutte le figure professionali la cui competenza è raccomandata come
elemento necessario alla preparazione. Quello che invece va evidenziato, perché è il vero
cambiamento dentro uno schema dottrinario immutato, è il “tono” con cui i contenuti vanno
trasmessi: un tono “attraente”.(A.L. 207)
Dismesso il tono giuridico ( corretto ma limitato) abbiamo in una sola parola – attraente - il
senso della meraviglia e della libertà: l’amore è una cosa meravigliosa, sceglierlo e ricercarlo è il
sale della vita. Ci sono ostacoli, pericoli e regole di percorso ma l’energia per superarli proviene
proprio e soltanto dallo stesso amore.
Una prospettiva tanto attraente quanto necessaria dal momento che non c’è vita senza
amore.
Si può dire allora che preparare al matrimonio ha come obbiettivo – sulla base della
rivelazione - svelare i tratti dell’amore e imparare ad amare. ( Deus Caritas Est)
CONCLUSIONI
Quanto finora detto- in modo più o meno sintetico e chiaro – aveva lo scopo di indicare i
significati da trasmettere a quanti sono interessati a conoscere il sacramento del matrimonio. Sono
soltanto tre ma li ritengo fondamentali.
La necessità di riaprire i canali di trasmissione della cultura cristiana.
La centralità della relazione coniugale nell’ordine della creazione.
La valenza umanizzante della relazione sessuale.
- 8/8 -
Scarica