Riscaldamento globale:orsi polari a rischio di

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L’ORSO POLARE A RISCHIO DI ESTINZIONE.
RISCALDAMENTO GLOBALE E NON SOLO:
L'INQUINAMENTO DA PCB”
A cura di Eleonora DI NICOLA
A. A. 2014-2015
La sopravvivenza dell'orso polare
è minacciata su vari fronti.
I cambiamenti climatici e l'inquinamento distruggono l'ecosistema
Artico.
I PCB si sono diffusi ormai in
ogni parte del mondo: portati in
giro dai materiali in cui sono stati
impiegati,
gettati nell’ambiente come rifiuti,
dispersi a lunghe distanze
dall’aria
e
dalle
acque
superficiali e profonde, hanno
raggiunto ogni angolo della terra
e ancora oggi persistono a causa della loro stabilità chimica. Il loro ingresso
nella catena alimentare
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e l'accumulo nei tessuti dell'organismo provocano effetti negativi sui grandi
carnivori, indebolendo progressivamente le loro ossa.
INTRODUZIONE
L’orso polare è una delle specie animali a più alto rischio di estinzione, non a
caso è spesso scelto per le
campagne
di
sensibilizzazione sui cambiamenti
climatici.
Il
surriscaldamento
globale,
la
presenza
dell’uomo anche nelle zone
artiche, le trivellazioni alla
ricerca di petrolio, stanno
incidendo
negativamente
sulla
sopravvivenza
di
questo
animale.
Lo
scioglimento dei ghiacci ha comportato una minore disponibilità alimentare,
aggravata anche dalla migrazione di molte specie ittiche.
A questo, da tempo, si è aggiunta la presenza dei policlorobifenili,
inquinanti vietati che però galleggiano ancora nelle acque dell’Artico. La loro
ingestione renderebbe più fragili le ossa dell’orso polare, in particolare l'osso
presente nel pene, rendendo più difficoltoso l'accoppiamento.
LE CAUSE: I POLICLOROBIFENILI
I policlorobifenili (PCB) sono composti aromatici di sintesi che contengono
fino a 10 atomi di cloro. Esistono 209 diversi PCB, definiti congeneri, in base
al numero e alla posizione degli atomi di cloro nella molecola.
Si tratta di sostanze accomunate da una elevata solubilità nei grassi e,
viceversa, da una limitatissima solubilità in acqua, oltre che da un'elevata
stabilità chimica a cui consegue una notevole persistenza nell’ambiente.
Grazie all'elevata liposolubilità, i PCB tendono ad accumularsi nella catena
alimentare, con livelli crescenti, dai vegetali agli animali, dagli erbivori ai
carnivori fino all’uomo che ne costituisce il vertice.
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Sintetizzati in Germania a partire dal 1881, i PCB hanno trovato una
progressiva e larghissima diffusione nelle più disparate lavorazioni industriali
grazie proprio alla loro stabilità chimica, oltre che alle loro proprietà
dielettriche e ignifughe: come isolanti elettrici, fluidi refrigeranti, plastificanti
nelle vernici e nel cemento, come additivi stabilizzanti nei rivestimenti in
PVC dei cavi elettrici, negli insetticidi, nei ritardanti di fiamma, negli oli
lubrificanti, nei prodotti sigillanti, negli adesivi...
Utilizzati in genere come miscele complesse di più congeneri, i PCB
hanno visto la loro produzione aumentare fino agli anni ‘60 del secolo scorso
quando si sollevò per la prima volta la questione della contaminazione
ambientale da PCB. Si stima che a livello globale, fino all’inizio degli anni
‘80 quando fu ufficialmente vietata, la produzione di PCB sia stata
complessivamente dell’ordine di 1.3 tonnellate, quasi la metà delle quali negli
USA e un terzo in Europa. In Italia la produzione di PCB, concentrata
nell’area di Brescia, fu bandita nel 1983, anno di chiusura dell’unica azienda
produttrice (Caffaro). A causa della loro persistenza, quantità notevoli di PCB
sono tuttora presenti nell’ambiente.
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Gli effetti tossici dei PCB sono in larga parte legati alla somiglianza di tali
molecole con la diossina (2,3,7,8-tetraclorodibenzodiossina), molecola dotata
di elevata tossicità nei confronti
dell’uomo e degli animali. Per
alcuni PCB, quelli appartenenti
alla categoria dei “complanari”
(es. PCB 126, 169, 77, 81) e a
quella dei “monoorto sostituiti”
(PCB 105, 114, 118, 123, 156,
157, 167 e 189) tale somiglianza è
notevole.
Ciò ha spinto l’Organizzazione Mondiale della Sanità a stimare la tossicità
per l’uomo dei PCB rispetto a quella della diossina attraverso la definizione
del concetto di Fattore di Tossicità Equivalente (TEF). Il PCB considerato più
tossico, PCB 126, ha un TEF pari a 0.1, cioè una tossicità corrispondente a un
decimo di quella della diossina.
...E LE CONSEGUENZE
La presenza di questi contaminanti produce un'alterazione nelle
funzioni di alcuni organi e tessuti.
La sostanza tossica, ingerita dai pesci in quantitativi ridottissimi,
arriverebbe fino all’orso tramite il percorso imposto dalla catena alimentare. I
pesci diverrebbero cibo delle foche, le foche degli orsi. Il quantitativo minimo
iniziale si amplierebbe in base al numero di pesci ingeriti dalle foche, quindi
di conseguenza dagli orsi. Il processo di accumulo in dosi massicce negli
animali interessati prende il nome di biomagnificazione.
Gli effetti tossici dei PCB sono simili a quelli delle diossine, data la stretta
somiglianza strutturale. Studi condotti su animali e sull’uomo evidenziano le
alterazioni a carico del sistema immunitario. Tali alterazioni consistono nella
riduzione e nel danneggiamento della popolazione dei linfociti.
Altri studi evidenziano un’azione particolarmente dannosa durante lo sviluppo
fetale, al momento della differenziazione tissutale.
Altri importanti effetti si riscontrano a livello del sistema endocrino;
tali contaminanti vengono infatti classificati tra i modulatori endocrini,
termine che indica “un agente esogeno che interferisce con produzione,
rilascio, trasporto, metabolismo, legame, azione o eliminazione di ormoni
naturali, responsabili del mantenimento dell’omeostasi e della regolazione dei
processi riproduttivi e di sviluppo”. I PCB sono in grado di inibire la
produzione dell’ormone T4 da parte della tiroide e di produrre significative
alterazioni morfologiche a carico di questa ghiandola. L’ipotiroidismo
conseguente all’esposizione a PCB durante lo sviluppo può causare un ritardo
nella crescita.
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Alcuni PCB, meno somiglianti alla diossina, definiti “non diossina simili”
erano fino a pochi anni fa considerati meno tossici. In realtà sono in grado di
esercitare una debole azione estrogenica e, in virtù di questo effetto similestrogenico, sono in grado di alterare lo sviluppo e la maturazione
dell’apparato genitale: scienziati norvegesi hanno scoperto che una quarantina
di orsi bianchi su un totale di tremila sono ermafroditi, cioè possiedono gli
organi sessuali di entrambi i sessi e che i colpevoli di tali malformazioni sono
i PCB.
L'effetto più evidente sembra legato alla riduzione del “baculum”.
Molti mammiferi, tra cui cani, gatti, pipistrelli, gorilla, ricci e orsi hanno un
osso nel pene chiamato baculum. Negli esseri umani è assente.
Nel corso degli anni, varie teorie hanno sostenuto che l'osso penico
aiutasse i maschi a riprodursi per periodi più lunghi. Alcuni ricercatori danesi,
dell'università di Aarhus, hanno riunito i bacula (raccolti come trofeo da
cacciatori del Canada e della Groenlandia) di otto diverse sottopopolazioni di
orsi polari e hanno testato le ossa per determinarne la densità minerale. Il
team ha anche analizzato il tessuto adiposo di alcuni orsi appartenenti a queste
popolazioni, per valutare la concentrazione di PCB presente nel loro corpo.
Hanno così scoperto che nelle popolazioni in cui le concentrazioni di
PCB sono più alte, la densità minerale dei bacula è più bassa e quindi le ossa
sono maggiormente inclini alla rottura. L'effetto potrebbe coinvolgere anche il
resto dello scheletro degli orsi ma, poiché il baculum è molto piccolo, è
particolarmente vulnerabile.
La riduzione del baculum potrebbe in ogni caso essere spiegata come
un fenomeno naturale legato all'evoluzione, data l'assenza dell'osso in specie
come l'uomo.
Qualunque ne sia la causa, la rottura del baculum potrebbe
compromettere la capacità dell'orso di accoppiarsi. Il problema
dell'inquinamento rappresenta quindi una minaccia per il singolo individuo e
per la sopravvivenza dell'intera specie.
PROSPETTIVE FUTURE: ESTINZIONE?
Uno studio, che è stato condotto da ricercatori di vari atenei e
organizzazioni, tra cui Environment Canada, l’Università di Alberta, il Fish
and Wildlife Service statunitense, Polar Bears International e Western
Ecosystems Technology, si è posto come obiettivo quello di monitorare la
popolazione di orsi polari nelle zone a sud del mare di Beaufort, a nord delle
coste dell'Alaska, confrontandone i dati con quelli già raccolti dal 2004 al
2007. I risultati dell’indagine: a 10 anni di distanza dalla prima rilevazione,
sembra che il numero degli orsi polari presenti in queste zone sia calato del
40%. A esserne maggiormente colpiti sono gli esemplari più giovani: degli 80
cuccioli rilevati tra il 2004 e il 2007, sembra che solo due orsi siano riusciti a
sopravvivere.
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Fortunatamente, a partire proprio dal 2007 si assiste anche a una
stabilizzazione, proseguita fino al 2010 con 900 esemplari rilevati.
Nonostante questo rallentamento, la scomparsa nell’Artico continua a passo
inesorabile e il motivo potrebbe essere una combinazione di tanti fattori.
CONCLUSIONI: QUANTE PROVE CI SONO?
Provare una chiara
connessione
tra
le
sostanze inquinanti e i
problemi di sopravvivenza è difficile, per
diversi motivi: non è
facile studiare da vicino
un orso polare malato.
Gli orsi che muoiono
affogano o vengono
divorati; inoltre l'inquinamento è una miscela
di composti. Oltre ai PCB, ci sono diverse centinaia di sostanze chimiche, tra
cui ritardanti di fiamma bromurati, composti fluorurati e DDT, noti per avere
effetti negativi sugli animali nell'Artico. È impossibile conoscere esattamente
l'impatto che ognuno di essi ha sulle specie. I dati finora ottenuti, pur essendo
suggestivi, non sono forti statisticamente. Il fenomeno dell'inquinamento
andrebbe studiato più da vicino.
La questione è tutt'altro che risolta: l'inquinamento porterà gli orsi polari
all'estinzione? Non è possibile collegare direttamente gli inquinanti ai
problemi specifici degli animali, ma tutte le correlazioni portano alla stessa
conclusione: gli orsi polari sono colpiti dall'inquinamento.
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Bibliografia
Barbuti S.,Bellelli E.,Fara G.M., Giammanco G., “IGIENE”, Monduzzi, 2011
Sitografia
1) http://www.pollutionsolutions-online.com/news/waterwastewater/
17/breaking_news/ will_pollution_drivepolar_bears_to_extinction/3 3452/
2)http://www.synlab.it/fileadmin/user_upload/general/ITALY/PDF/Dossier_
Medici/Labnews_N.4_PCB.pdf
3) http://www.greenstyle.it/orsi-polari-minacciati-inquinamento-uomo137220.html
4) http://www.greenreport.it/news/aree-protette-e-biodiversita/gli-orsi-polari
rischiano-frattura-pene-per-inquinamento/
5) http://www.corriere.it/speciali/clima/polonord.html
6)http://www.ansa.it/web/notizie/canali/energiaeambiente/natura/2015/04/08
/per-lorso-polare-rischi-anche-da-contaminanti-ambientali_70866b95-4d3b4e3b-9351-c2725108f417.html
7) http://www.greenpeace.org/italy/it/campagne/Salviamo-il-clima/Save-TheArctic/
8)http://www.ecoblog.it/post/142466/linquinamento-nellartico-minacciagliorsi-polari
9) en.m.wikipedia.org
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