(2) Itinerario Pao[o CJ?.9ccaforte L'Oasi ae[ 9Vtufìno Cervara L'Oasi natura[istica dee :Jvtuuno Cervara L'Oasi Naturalistica del Mulino Cervara, una vasta area palustre di 25 ettari, ha quasi la conformazione di un'isola compresa tra il Sile e il Siletto o Piovega, un ramo secondario del Sile che poi si ricongiunge poco avanti. Trovandosi in località Santa Cristina, in comune di Quinto di Treviso, spesso l'area è denominata Isola di Santa Cristina. La sua storia di zona protetta inizia tra il 1984 e 1985, quando il Comune di Quinto di Treviso acquistò il territorio denominato "Isola di Santa Cristina", per destinarlo ad una fruizione ricreativa, didattica e naturalistica. Si trattò del primo atto concreto di tutela di una parte del Sile. IL PERCORSO Il percorso è facilmente individuabile seguendo gli itinerari ben segnati all'interno dell'Oasi, che permettono di osservare le differenti caratteristiche dell'area. LA FLORA E LA VEGETAZIONE I boschi igrofili Tra i tanti aspetti ambientali che rendono così originale l'Oasi di Santa Cristina i più tipici sono i boschetti igrofili, il primo dei quali si può osservare, dopo aver oltrepassato l'antico mulino, sulla sinistra del sentiero. Questo e gli altri che si susseguono lungo il fiume sino ai laghi di Quinto, sono veri e propri boschi che crescono in acqua, ricordando, perlomeno nell'aspetto, il paesaggio a mangrovie dei tropici. Questi boschi assumono un'importanza incalcolabile come "monumenti ambientali", a ricordo vivente di come doveva essere l'ambiente originario non solo lungo il Sile, ma lungo tutti i corsi d'acqua di pianura. Effettuare qui un breve tragitto, in barca (preferibilmente a remi), è un'esperienza intensa, ricca di emozioni, con le suggestioni dei boschi ripariali, degli ontaneti a mangrovia, dei grandi salici bianchi, del canto del Pendolino e del volo sfuggente del Rigogolo. 82 Le piante acquatiche Tra le idrofite che possiamo osservare nell'Oasi, caratteristica dei corsi d'acqua di risorgiva è la Vallisneria (Vallisneria spiraliS), spiralis perché i fiori femminili sono posti all'estremità di un lungo peduncolo strettamente arrotolato a spirale. Per la fecondazione, i fiori femminili risalgono a galleggiare in superficie e ciò è reso possibile dallo svolgimento e dalla conseguente distensione del lungo peduncolo. Quelli maschili invece vengono liberati in superficie e, trascinati dalla corrente, vanno ad urtare contro quelli femminili e l'incontro è facilitato dal loro numero molto elevato. Awenuta l'impollinazione, il peduncolo del fiore femminile torna ad awolgersi, ritraendosi, riportando l' ovario fecondato sul fondo, dove il frutto può maturare. La Vallisneria vive sommersa e si nota soprattutto per le foglie, che sono lineari, nastriformi, larghe da mezzo centimetro a 1,5 centimetri e lunghe da una ventina di centimetri al metro. Un'altra pianta assolutamente caratteristica, inconfondibile, è la Brasca delle lagune (Potamogeton pectinatuS), che forma delle autentiche praterie sommerse; a differenza della precedente, di cui si vedono le foglie e non i fusti, qui invece si vedono i fusti, cilindrici e lunghi sino a tre metri, dotati di foglie lineari, larghe appena 2 millimetri Una specie natante è invece il Morso di rana (Hydrocharis morsus-ranae), con foglie cuoriformi galleggianti; spesso forma dei tappeti in cui le piante presenti sono collegate tra loro, attraverso dei legami stoloniferi; fiorisce tra giugno ed agosto e il fiore è costituito da una corolla di 3 sepali verdi e 3 petali bianchi, gialli alla base, lunghi 2 centimetri. È senza dubbio una specie in pericolo e per alcuni ricercatori la pianta una specie relitta della flora terziaria palustre. Morso di rana (Hydrocharis 83 morsus-ranae) è Una specie assolutamente particolare, anche per la sua rarità, è la Coda di cavallo acquatica (Hippuris vulgaris), una pianta perenne con rizoma lungo e strisciante, dal quale si originano germogli lunghi 30-80 centimetri, occasionalmente anche superiori ad un metro, che si sollevano di 15-20 centimetri al di sopra della superficie dell'acqua. Fiorisce da luglio ad agosto, ma i fiori, verdastri, ali' ascella delle foglie esterne all'acqua, sono molto piccoli, di circa 3 millimetri e non appariscenti. L'Isola di Santa Cristina rappresenta una delle poche zone lungo il Sile dove è possibile osservare questa specie, ormai rara nella Padania. Citiamo poi il Giunco fiorito (Butomus umbellatus), alquanto localizzato nel nostro territorio di pianura, sicuramente in fase di regresso, addirittura considerata una pianta rara a livello europeo. Fiorisce tra giugno e agosto con fiori rosati portati da un'infiorescenza ombrelliforme alta da 50 a 150 centimetri. Giunco fiorito (Butomus umbellatus) Infine, un'altra pianta in pericolo è il Falasco (Cladium mariscus), riconoscibile per il fusto robusto, alto fino a 2 metri, con le infiorescenze molto ramificate, formate da capolini rosso-bruni con 3-10 spighette ciascuna. In alcune zone dell'Oasi (e presso le sorgenti) forma l'associazione tipica, denominata marisceto. 84 LA FAUNA Gli invertebrati Accenniamo qui brevemente ad alcuni dei numerosissimi invertebrati che possiamo trovare nell'ambiente acquatico, soffermandoci sui macroinvertebrati, cioè organismi di dimensioni superiori ad un millimetro e quindi visibili ad occhio nudo. Molte specie costituiscono degli ottimi indicatori ambientali poiché le loro forme larvali sono particolarmente sensibili all'inquinamento delle acque ed alle alterazioni in genere dell'ecosistema fluviale. Ai macroinvertebrati appartengono specie appartenenti a diversi gruppi faunistici, quali i crostacei, i molluschi, gli oligocheti e soprattutto gli insetti. Tra i molluschi, i gasteropodi sono diffusi in moltissimi ecosistemi terrestri ed acquatici. Il loro ruolo ecologico è quello tipico degli organismi erbivori, spesso brucatori che raschiano la vegetazione dai ciottoli grazie alla loro lingua, provvista di "denti" simili ad una lima, detta radula. I gasteropodi sono buoni indicatori, poiché sono caratterizzati da cicli vitali relativamente lunghi e da scarsa mobilità, che rende loro impossibile sottrarsi alle cause esterne di alterazione. Sono sensibili all'inquinamento di tipo chimico ed in particolar modo ai fenomeni di polluzione che alterano il pH delle acque fino a comportarne la scomparsa o quantomeno l'inibizione dell'attività riproduttiva; sono inoltre molto sensibili agli inquinamenti dovuti a metalli pesanti, ad esempio al rame, che entra a far parte della composizione di molti erbicidi e pesticidi. Per quanto riguarda l'inquinamento di natura organica la loro sensibilità si rivela invece minore ed alcune specie possono trarre giovamento, ovviamente fino ad un certo limite, da un'aumentata disponibilità di materia organica. Una specie comune è la Limnea (Lymnaea stagnalis), tipica delle aree palustri, dalla conchiglia ovoidale; si nutre di alghe, piante acquatiche fresche o in decomposizione e di microrganismi. La conchiglia è alta 45-60 millimetri, larga 20-30 millimetri e la spirale termina a punta. Gli insetti abitano le acque dolci maggiormente durante gli stadi larvali, poiché molti, dopo la metamorfosi, si trasformano in animali adulti alati che conducono vita terrestre od aerea. Tra questi gli efemerotteri, con larve che possiedono posteriormente tre appendici e il cui sviluppo ha la durata media di un anno. Gli adulti hanno uno o due paia di ali delicate, sono dei cattivi volatori e vivono raramente lontani dall'acqua. In numerose specie lo stadio adulto dura meno di un giorno. Rappresentano un importante anello nella catena alimentare dell'ambiente fluviale, essendo una 85 delle componenti mi indicatori fondamentali della dieta di numerose specie ittiche; sono otti- della qualità delle acque e molte specie si rivelano particolarmen- te sensibili all'inquinamento. Interessanti sono i coleotteri specie che vivono (Oytiscus marginalis). zio compreso riserva. legati all'ambiente in acqua anche durante Le elitre gli permettono acquatico, che comprendono lo stadio adulto come il Ditisco di vivere nell'acqua tra le elitre stesse e il corpo viene riempito perché lo spa- di aria che serve da Certamente però i più facili da osservare sono i girinidi, che trascorrono gior parte della loro vita da adulti descrivendo calme o a debole scorrimento. dell'acqua ro alla fine dell'estate, svernare. e coperte da setole, ideali per "pattina- e per nuotare. Possono essere visti in gran nume- ma dopo scompaiono Una specie frequente nuota quasi sempre in superficie; è perché discendono il Girino striato nella melma per (Gyrinus substriatus), che ha gli occhi divisi in una metà superiore e in una inferiore, per cui può vedere contemporaneamente sopra e sotto la superfi- cie dell'acqua. Le zampe posteriori si muovono con una frequenza 50-60 battiti al secondo. I ruoli troficioccupati la mag- delle acque Tutte le specie sono piccole, nere e brillanti, con le zampe centrali e posteriori appiattite re" sulla superficie cerchi sulla superficie eccezionale, dai coleotteri sono vari: carnivori, erbivori, onnivori e detri- tivori e sono discretamente sensibili all'inquinamento. Infine, in questa breve rassegna, ci sono le note libellule, fra gli insetti più tipicamente legati all'habitat mobilissimo, acquatico. Il corpo è snello e aerodinamico; grande, con due grossi occhi composti il capo è ai lati (fino a 30.000 occhi semplici). Inoltre, il gran numero di faccette che li compongono percezione straordinaria del più piccolo movimento dà agli occhi una e permette alle libellule di vedere ed afferrare piccoli insetti in pieno volo. Possiedono un apparato boccale di tipo masticatorio, Depongono con mandibole dentate, viste le loro abitudini le uova nei tessuti delle piante acquatiche gono il loro addome in acqua fino a incontrare serve a praticare una fessura limitano a disperdere gendo ritmicamente bro inferiore l'estremità è trasformato e generalmente immer- la pianta adatta. L'ovodepositore nella pianta per inserirvi le loro uova sorvolando predatorie. le uova. Altre specie si la superficie dell'acqua e immer- del loro addome. Le larve sono carnivore e illab- in una struttura molto allungata articolata di palpi trasformati nel mezzo all'estremità denominato maschera, perché, in posizione di riposo, è ripiegato sotto il capo e nasconde il resto della faccia. Quando il cibo ta in avanti fulmineamente in pinze mobili. Tale apparato è e provvista è in vista, la maschera è proietta- e la preda viene afferrata con le pinze. Le prede pos- sono essere insetti, crostacei, pesci, anfibi. Le larve completano il proprio ciclo vitale in un anno, ma in alcune specie ha una durata fino a 5 anni e può essere anche più lungo. In genere la larva ha un numero di mute variabile da 10 a 15. Per ultimo, citiamo crostacei, soprattutto un invertebrato quasi estinto, appartenente il Gambero di fiume (Austropotamobius nelle regioni centro settentrionali alla sottospecie fulcisianus. pallipes). alla classe dei In Italia le cui popolazioni è diffuso appartengono Ha una dimensione massima di 12 centimetri di lunghezza, una colorazione generalmente marrone uniforme, bronzeo o grigio verde. È una specie dalle esigenze ecologiche piuttosto strette, richiedendo temperature vate concentrazioni non superiori ai 25°C ed ele- di ossigeno disciolto. L'accoppiamento awiene in autunno, la deposizione delle uova 10-40 giorni dopo e la schiusa nella tarda primavera. I giovani appena dopo la schiusa misurano pochi millimetri ed hanno quasi tutte le appendici definitive. Alla seconda muta i giovani si liberano nell'ambiente crescen- do rapidamente ed al 2° anno misurano già 8 centimetri. Si nutre preferibilmente di larve acquatiche di insetti, invertebrati e piccoli pesci. È una specie in lenta e continua rarefazione in tutto il suo areale di distribuzione europeo. La scomparsa della specie da molte località awenuta cento, è massicciamente stata causata dall'alterazione all'inizio degli anni '70 del nove- degli habitat dei corsi d'acqua, da inquina- mento di vario genere (pesticidi, fertilizzanti, rifiuti organici) e dalla pesca di frodo. Gli uccelli L'Oasi ospita un numero molto elevato di uccelli; qui ci limitiamo a trattare quelli che più facilmente possiamo osservare, grazie anche all'apposito punto di awistamento realizzato per facilitare l'osservazione e contestualmente non disturbare gli animali. Stiamo parlando degli ardeidi, conosciuti anche come aironi. Dopo l'istituzione della Riserva Naturale, varie specie di uccelli hanno risentito positivamente dell'attività di tutela ed hanno incrementato progressivamente il loro numero, in particolare appunto gli aironi. Dal 1985 al 1990 circa si è assistito al consolidamento della garzaia dell'Isola di Santa Cristina con la Nitticora (Nycticorax nycticoraX) nidificante; tale specie si è ridotta di numero negli anni successivi per il progressivo insediamento dell'Airone ceneri no (Ardea cinerea), che attualmente dominante nella colonia. è la specie maggiormente Presente è anche la Garzetta (Egretta garzetta), che negli diffusa e ultimi anni è risultata piuttosto ubiquitaria. La presenza di questo ardeide, con la Nitticora e l'Airone cenerino, aumenta di molto il valore naturaiistico-ambientale dell'area del Parco; infatti la garzaia di Santa Cristina, insieme a quella situata lungo il Piave a Pederobba, è tra le più importanti nell'entroterra nord-orientale italiano. Ad oggi, la colonia sembra avere raggiunto da alcuni anni un certo equilibrio, ospitando complessivamente circa 200-220 nidi. 88 Nitticora (Nycticorax nycticoré1X) Identificazione. Un airone tozzo con zampe piuttosto corte. L'adulto ha il dorso nero e le parti inferiori biancastre; la calotta è nera, possiede una lunga cresta pendente, occhi rossi e becco robusto. Dimensioni 50 centimetri circa. Ambiente e vita. Generalmente la specie predilige boschi igrofili di medio fusto, particolarmente se isolati da canali o specchi d'acqua che limitano la possibilità d'accesso ai predatori. Può comunque nidificare anche in cespuglieti e canneti. L'attività alimentare ha luogo preferibilmente al crepuscolo o di notte, mentre trascorre le ore di luce sugli alberi nascosta ed inattiva. Nel Parco del Sile. Nell'area del Parco (come nel Veneto) la Nitticora è presente tutto l'anno come nidificante, svernante e migratrice regolare e durante il periodo riproduttivo appare piuttosto ubiquitaria. Garzetta (Egretta garzetta) Identificazione. È un uccello dalla corporatura esile. Il becco è lungo e nero, il piumaggio è bianco candido, abbellito, in primavera, da un ciuffo di piume sulla nuca e da piume ornamentali sul petto. Le zampe sono nere con i piedi gialli, particolarmente evidenti in volo quando vengono portate indietro; il collo, lungo e sottile, viene curvato a forma di esse. Dimensioni 55-65 centimetri. Ambiente e vita. Frequenta tutti gli habitat acquatici, dalle paludi con acqua poco pro- fonda, alle sponde dei fiumi o canali. È un uccello tipico della laguna, ma, soprattutto durante l'inverno, si rinviene anche nell'entroterra dove si sposta alla ricerca di cibo. La nidificazione avviene su alberi, di solito di specie igrofile, su arbusti o anche nei canneti. L'alimentazione è piuttosto varia, comprendendo piccoli pesci, anfibi e grossi invertebrati che cattura lungo le rive dei fiumi o tra le acque basse delle zone paludose. Nel Parco del Sile. Nel Parco (come nel Veneto) la Garzetta è una specie presente durante tutto l'anno, nidificante, svernante e migratrice regolare. Airone cenerino (Ardea cinerea) Identificazione. Ha le parti superiori del corpo grigie, il collo e la testa bianchi con una striatura nera dall'occhio alla punta della lunga cresta. Il becco è giallastro, lungo ed affilato. Dimensioni 90 centimetri. Ambiente e vita. Per l'alimentazione frequenta ogni tipo di zone umide, sia dolci che salmastre, fino a circa 30 chilometri di distanza dalla colonia. Il nido è posto preferibilmente su alberi di alto fusto, ma sono frequenti anche nidificazioni su alberi di piccole dimensioni o, più raramente, sui canneti. Spesso si può osservare mentre se ne sta immobile per lungo tempo presso zone umide con il collo teso o con la testa affondata nelle spalle. Nel Parco del Sile. Nel Parco (come nel Veneto) è specie sedentaria nidificante, svernante e migratrice regolare. I Mammiferi Un mammifero che risulta visibile spesso di giorno lungo i rigagnoli dell'Oasi, e in generale lungo tutti i fiumi di risorgiva, è l'Arvicola d'acqua (Arvicola terrestriS), che si fa osservare mentre si nutre di piante acquatiche, trattenendo il cibo con le zampette anteriori. Questa specie è da tutti considerata un prezioso indicatore della "salu- te" dell'ambiente, poiché vive solo dove l'acqua è di buona qualità. ~Arvicola d'acqua è strettamente associata a fossi, fiumi, stagni purché prowisti di abbondante vegetazione erbacea e ripariale. La sua distribuzione è tuttavia irregolare, essendo profon- damente influenzata dalla presenza di fiumi e canali dalle caratteristiche idonee. Altri piccoli mammiferi sono legati all'ambiente acquatico, tra cui il minuscolo Topolino delle risaie (Micromys minutus), il più piccolo roditore in Europa, strettamente legato agli ambienti di canneto, in particolare quelli formati dalla Cannuccia di palude. È un mammifero tipico delle zone umide, dove in estate costruisce un nido sferico fatto di foglie tra la vegetazione dei campi o dei canneti, a 30-80 centimetri di altezza. Attivo sia di notte che di giorno, è un abilissimo arrampicatore grazie anche alla sua coda prensile. Come la gran parte dei mammiferi, ma stranamente è un è molto difficile da vedere, animale confidente che, se colto di sorpresa, si lascia awicina- re, nonostante abbia numerosi predatori. In queste zone è stata osservata anche la Nutria (Myocastor cOYPuS),anche se ormai appare diffusa lungo il fiume, sebbene localizzata. Nell'area del Parco le prime osservazioni erano limitate all'area delle ex fornaci di Istrana e nei dintorni di Quinto di Treviso. È noto che le popolazioni si sono originate a causa di ripetute fughe da allevamenti realizzati a scopo commerciale. È un animale originario del Sud America importato in Europa come specie di alleva- mento circa un centinaio di anni fa. In seguito a fughe di individui o a rilasci deliberati, la specie si è naturalizzata. 92