NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia Anno XXII - n. 69 Gennaio - Giugno 2016 4 LUGLIO 2016: JUNO INCONTRA GIOVE «Giove ‘si fa bello’ per Juno, con un’aurora brillante». Con titoli di questo tipo, accompagnati dalla splendida immagine di un’aurora polare ottenuta combinando le immagini nell'ottico e nell'ultravioletto del pianeta gigante fatte da HST (fonte: NASA, ESA), i media hanno ricordato l’incontro della sonda Juno con il pianeta più grande del nostro sistema solare, previsto il 4 luglio. La sonda, lanciata nell’agosto del 2011 nel quadro del programma New Frontiers, ci offrirà una visione dettagliata del pianeta e dell’ambiente a esso circostante grazie al suo straordinario equipaggiamento composto da ben 10 strumenti scientifici. Il nostro paese è protagonista di questa missione con due di tali strumenti: JIRAM (Jupiter InfraRed Auroral Mapper) per le studio delle aurore e dell’atmosfera e un transponder per studi gravitazionali. La missione ci aiuterà a capire molti aspetti di questo pianeta inserendosi in un'orbita polare attorno a lui con un periodo di 11 giorni. La missione prevede il completamento di 32 orbite prima della sua conclusione, prevista per il 2017, e fra le sonde alimentate a energia solare è quella che si è spinta più lontano dalla nostra stella madre. In questo numero: 9/5/2016, MISSION IMPOSSIBLE: FOTOGRAFARE IL TRANSITO DI MERCURIO SUL SOLE IL TRANSITO DI MERCURIO E LA DISTANZA TERRA-SOLE L’ATLANTE DEL CIELO BUIO 2 4 6 NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 1 9/5/2016, MISSION IMPOSSIBLE: FOTOGRAFARE IL TRANSITO DI MERCURIO SUL SOLE Dino Abate e Andrea Berzuini Il transito di Mercurio sul Sole è un fenomeno che si osserva ogni qualvolta il pianeta si interpone fra la Terra e il Sole, oscurandone una piccola parte del disco, e si verifica solo per i cosiddetti pianeti interni, ovvero Mercurio e Venere (a tal proposito vi vedano le osservazioni del transito di Venere dell’8/6/2004 descritte nel numero 35/2004 del Notiziario). alcune delle quali un po' ... contraffatte (pardon, elaborate, agendo pesantemente sull’incremento di contrasto) ne sono testimonianza. Il transito di Mercurio avviene molto più frequentemente rispetto a quello di Venere, con circa 13 o 14 eventi per secolo, e rappresenta un evento indubbiamente affascinante per un astrofilo. Si verifica nei mesi di maggio o novembre e mentre questi ultimi hanno periodi di 7, 13 o 33 anni, quelli di maggio avvengono solo ad intervalli di 13 o 33 anni. Dopo l’evento di quest’anno il prossimo si verificherà l’11 novembre 2019, poi si va al 2032 ed oltre. Ma non tutte le occasioni si presentano favorevoli allo stesso modo perché in alcuni transiti il pianeta sfiora soltanto il disco solare, risultando così osservabile solo in alcune zone della Terra, mentre in altre si manifesta solo come transito parziale. In altre occasioni, invece, è visibile in alcune parti della Terra come transito parziale mentre in altre parti non risulta proprio osservabile. L’evento di quest’anno si presentava particolarmente favorevole, se non fosse stato per le condizioni atmosferiche particolarmente avverse che hanno impedito di goderci lo spettacolo. In ogni caso non ci siamo dati per vinti, e abbiamo cercato sprazzi di sereno in altre parti della regione, arrivando fino a Farra D’Isonzo, dove siamo stati ospitati negli spazi esterni dell’Osservatorio del locale Circolo Culturale Astronomico, che come al solito si è dimostrato gentile ed accogliente. Alla fine non è andata tanto male, perché “qualcosetta” s'è visto e le foto che seguono, Condizioni del transito di Mercurio sul Sole del 9/5/2016. (fonte www.coelum.com) Le strutture dell’Osservatorio Astronomico del Circolo Culturale Astronomico di Farra d’Isonzo Per le riprese è stata usata una camera Canon EOS300d con tempi di posa pasi a 1/200 e 1/250, ISO 100, al fuoco diretto di uno NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 2 strumento apo TeleVue85 + filtro solare in vetro colore arancio Thousand Oaks 2+. Primissimo piano di Mercurio in transito (il fotogramma è quello delle foto precedenti in cui contrasto è stato artificiosamente aumentato) Va detto che anche da altre parti d’Italia l’osservazione del transito è stata notevolmente disturbata dalle nuvole. Le immagini che seguono sono state riprese da Ravenna, con un telescopio catadiottrico Meade da 8” F10, al fuoco diretto con filtro Astrosolar, dall’amico Paolo Alfieri. Un momento delle osservazioni Come si può notare dalla posizione di Mercurio sul disco solare, le immagini sono state riprese dopo rispetto le nostre. Anche in questo in caso abbiamo provato a ingrandire e contrastare la foto originale, ottenendo un dettaglio senz’altro superiore rispetto alle riprese di Farra. Una ripresa disturbata dalle nuvole Nelle foto il disco di Mercurio s’intravvede tra le nuvole nelle vicinanze di un gruppo di macchie solari. Il disco di del pianeta è davvero minuscolo e nell’ingrandimento della foto seguente il naturale contrasto è stato artificiosamente aumentato NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 3 IL TRANSITO DI MERCURIO E LA DISTANZA TERRA-SOLE Vladimiro Giacomello Si definisce transito il fenomeno di oscuramento parziale che si verifica quando un oggetto astronomico si interpone fra l’osservatore e un oggetto di dimensioni apparenti maggiori. In tale caso l’ombra del corpo più vicino viene proiettata sulla superficie di quello più lontano. Dalla Terra è possibile vedere solo i transiti dei pianeti interni, Mercurio e Venere, sul disco solare. Mercurio si muove in un piano che è inclinato di 7° rispetto all’eclittica, di conseguenza si trova quasi sempre “sopra” o “sotto” il disco solare. I transiti di Mercurio si verificano, in media, 13 volte ogni secolo, ad intervalli di 3, 7, 10 e 13 anni. L’ultimo transito di Mercurio è avvenuto l’8 novembre 2006; il prossimo sarà il 6 maggio 2016. I transiti di Mercurio e di Venere sono stati usati in passato per determinare la distanza Terra-Sole. In particolare nel XVIII secolo l’astronomo inglese Edmund Halley propose di sfruttare i transiti di Venere per determinare tale distanza. Il metodo di Halley si basa sulla misura della parallasse solare, ovvero l’angolo sotteso dal Sole dal raggio della Terra. Descriviamo ora un metodo che si basa sull’acquisizione simultanea di immagini di Mercurio da due diverse posizioni geografiche sulla Terra. Il punto T è il centro della Terra, S il centro del Sole e A e A’ i centri osservati della posizione di Mercurio visto da P e P’, rispettivamente. Gli angoli ο§ e ο€ sono le separazioni angolari tra i centri di Mercurio e del Sole visti da P e P’, rispettivamente. Analogamente definiamo gli angoli α e ο’ come le separazioni angolari tra P e P’ visti dal Sole e da Mercurio, rispettivamente. Per definizione si ha: π πππΌ = π π π π πππ½ = πππ πππ NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 4 Dove πππ è la distanza Sole-Terra e πππ è la distanza Mercurio-Terra e d è la distanza tra i due punti P e P’. Possiamo allora approssimazioni: introdurre le Se definiamo π = π½ − πΌ, approssimazioni indicate si ha: seguenti πΌ= - Dal momento che la distanza d è molto più piccola di πππ e πππ allora possiamo approssimare il seno della parallasse con la parallasse stessa: π πππΌ ≈ πΌ π π πππ½ ≈ π½ - La Terra, il Sole e Mercurio sono allineati e quindi πππ = πππ − πππ , dove πππ è la distanza Mercurio-Sole - I punti P e P’ sulla Terra si trovano sullo stesso meridiano quindi P, P’, M ed S sono complanari, e restano complanari per tutto il transito π =π½−πΌ = con le π π π π½= πππ πππ − πππ Dalla prima relazione si ottiene π = πΌ β πππ E sostituendo nella seconda relazione: π½= πΌ β πππ πππ − πππ Ne consegue che πΌ β πππ πππ πππ −πΌ = πΌ( − 1) = πΌ ( ) πππ − πππ πππ − πππ πππ − πππ E quindi, ricavando α: πΌ = π( πππ − πππ πππ π ) = π( − 1) = πππ πππ πππ Possiamo così ottenere la distanza Sole-Terra (πππ ) nell’istante dell’osservazione: πππ = π πππ π (π − 1) ππ Considerando che: - π è una quantità misurabile (distanza tra i centri dell’ombra di Mercurio sulla superficie solare in radianti) - d è la distanza tra PP’ sulla Terra, ed è pertanto misurabile - πππ πππ è il rapporto tra le distanze Sole-Terra e Mercurio-Sole, ed è una quantità misurabile La determinazione di π può avvenire con il metodo delle ombre. Tale metodo consiste nel fotografare il transito dai due luoghi P e P’ esattamente nello stesso istante e con strumenti identici. La sovrapposizione delle due immagini permette di calcolare la separazione angolare π. NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 5 L’ATLANTE DEL CIELO BUIO Stefano Zanut Il notiziario online dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (www.media.inaf.it) ha recentemente dato risalto al tema dell’inquinamento luminoso con una notizia dal titolo È d’un prof di Ostiglia l’atlante del cielo buio, pubblicizzando l’edizione aggiornata dell’atlante mondiale dell’inquinamento luminoso redatto da un gruppo di ricercatori con a guida un italiano. La notizia focalizza l’attenzione su un articolo pubblicato Science Advanced: The new world atlas of artificial night sky brightness. Contestualmente anche Le Scienze ha dato la stessa notizia (www.lescienze.it) in una news del 10 giugno. Mappa mondiale della brillanza artificiale del cielo notturno (Fonte: Science Advances) Ma perché così tanta attenzione a questa iniziativa visto che il tema dell’inquinamento luminoso non è certo nuovo? La risposta è primariamente contenuta nel titolo, ovvero perché il coordinatore del gruppo di ricerca è un italiano, Fabio Falchi, professore di fisica all’Istituto Statale di Istruzione Superiore “Galileo Galilei” di Ostiglia, in provincia di Mantova, nonché ricercatore all’Istituto di Scienza e Tecnologia dell’Inquinamento Luminoso (ISTIL, www.inquinamentoluminoso.it). Il secondo elemento d’interesse è che Fabio è un “ricercatore su base volontaria”, come lui stesso ama definirsi, così come volontari sono stati i molti cittadini, per la maggioranza astrofili ma non solo, che hanno fornito dati per lo studio. Il lavoro, infatti, si è basato anche su oltre 30 mila misure di brillanza del cielo condotte utilizzando un’APP dal nome Loss of the night (si veda anche la news del 30/4/2013 sul sito dell’INAF). Questi citizen scientists, come ha evidenziato Christopher Kyba del GFZ Research Centre for Geosciences tedesco ed uno dei coautori dello studio, «hanno fornito circa il 20 percento dei dati totali utilizzati per la calibrazione, e senza di loro non avemmo avuto dati di calibrazione per i paesi al di fuori dell’Europa e del Nord America». Altre osservazioni (circa il’80% dei dati) sono state invece raccolte impiegando il Suomi National Polar-orbiting Partnership (http://www.nasa.gov/mission_pages/NPP/ma in/index.html), un satellite artificiale per l’osservazione sviluppato dalla NASA. L’inquinamento luminoso è l’alterazione dei livelli di illuminazione naturale notturni NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 6 causati da fonti antropiche di luce, mentre l’illuminazione naturale è invece determinata dalla Luna, eventuali emissioni in atmosfera che determinano fenomeni di riverbero notturno, le stelle, la Via Lattea ed anche la luce zodiacale. Durante le notti senza luna la luminanza del fondo cielo lontano dalla Via Lattea ha circa il valore di magnitudine 22 per secondo d’arco quadrato (mag/arcsec2), misurata nella banda V del sistema fotometrico di Johnson-Cousins, che equivale a 1,7 × 10-4 cd/m2. l’uomo pascoli, la sua vista è’ rivolta sempre a terra. - Tipo artistico. Passeggiando nei centri storici delle città o nelle loro zone artistiche si noterà come l’uomo con una illuminazione cervellotica riesca a deturpare tanta bellezza, studiata e realizzata con abnegazione dagli artisti del passato; luci e poi luci, fari che abbagliano e illuminano a giorno le piazze, spesso utilizzando una luce bianca, asettica, da sala operatoria, quando i nostri centri storici sono stai illuminati da sempre con fioche luci calde. In molte città, negli ultimi anni, sono stati installati degli orrendi impianti di illuminazione, spesso rivolti verso il cielo, deturpando così i già degradati centri storici. L’illuminazione delle zone artistiche e dei centri storici deve essere mirata e deve integrarsi con l’ambiente circostante in modo che le sorgenti illuminanti diffondano i raggi luminosi dall’alto verso il basso, così da mettere in risalto le bellezze dei monumenti. - Sulla salute. Recenti studi hanno evidenziato che dormendo con livelli anche molto bassi di luce ambiente il nostro corpo non riesce più a produrre melatonina, una importante sostanza in grado di diminuire la probabilità di contrarre alcuni tipi di tumore. - Di tipo scientifico. Dell’effetto scientifico già si è accennato, si pensi che a causa dell’illuminamento luminoso gli astronomi sono stati costretti ad allontanarsi verso luoghi sempre più isolati e remoti, con gran dispendio di denaro. Per non parlare del danno ricevuto dagli astrofili, che per osservare il cielo sono diventati esuli della notte, costretti a spostamenti di centinaia di chilometri. - Di tipo ecologico. L’illuminazione notturna ha sicuramente un effetto negativo sull’ecosistema circostante, flora e fauna vedono modificati il loro ciclo naturale “notte-giorno”. Il ciclo della fotosintesi clorofilliana che le piante svolgono nel corso della notte può subire alterazioni dovute proprio ad intense fonti luminose La luce artificiale dispersa nell’atmosfera eleva la luminanza del cielo notturno luminanza, generando inquinamento artificiale che oltre ad ostacolare osservazioni astronomiche da postazioni terrestri, determina difficoltà all’uomo di visualizzare e riflettere sul cielo notturno, cosa all’apparenza poco importante ma che, come dimostrano studi al riguardo, può influire profondamente sulla qualità della vita ed anche piccoli aumenti della luminosità del cielo degradano questa esperienza. Solo per fare alcuni esempi, ecco le possibili conseguenze dell’inquinamento luminoso (tratto da www.cielobuio.org): - Tipo culturale. La cultura popolare del cielo è ormai ridotta ad eventi particolari di tipo astronautico; perdendo il contatto diretto con il cielo l’uomo si è impoverito rispetto alle culture millenarie degli antichi, la differenza è esattamente la metà, gli antichi vedevano a 360 gradi, noi a 180 gradi, mancandoci la visione aerale. A titolo di esempio si pensi che gran parte degli scolari vedono le costellazioni celesti solo sui libri di scuola e gli abitanti delle grandi città non hanno mai visto una stella. Si pensi che la notte successiva all’ultimo grande terremoto che colpì la città di Los Angeles, una miriade di chiamate intasò i centralini telefonici degli istituti scientifici della California per sapere che cosa fosse accaduto in cielo. In realtà si trattava solo del fatto che la momentanea sospensione di energia elettrica in molte zone della città e la parziale distruzione di molti impianti di illuminazione avevano reso visibili ai cittadini quel cielo stellato che i più non avevano mai visto. Ormai sembra che NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 7 che, in qualche modo, “ingannano” il normale oscuramento. Per fare altri esempi, si pensi alle migrazioni degli uccelli che si svolgono ciclicamente secondo precise vie aeree e che possono subire “deviazioni” proprio per effetto dell’intensa illuminazione delle città. Negli Stati Uniti in un parco pubblico illuminato a giorno, alcuni orsi hanno distrutto i vari lampioni in quanto “fastidiosi” per il riposo di questi simpatici animali. - Di tipo psicologico. Nell’uomo i riflessi sono metabolici e psichici; la troppa luce o la sua diffusione in ore notturne destinate al riposo provoca disturbi del sonno; quante persone di notte, nella propria casa, per riposare sono costrette a chiudere completamente le serrande? Oltre che dal rumore e dall’inquinamento atmosferico, l’uomo deve difendersi dalla luce “amica”. - Sul risparmio energetico. Una razionalizzazione degli impianti di illuminazione, una ottimale scelta del tipo e della potenza delle lampade e la schermatura degli apparecchi porterebbero ad una migliore qualità della vita ed ad un notevole risparmio energetico. - Di tipo economico. Gli impianti di illuminazione debbono essere installati laddove sono veramente indispensabili e riducendone l’intensità quando non si ha bisogno della piena potenza, in modo da risparmiare tra i 300 e 500 miliardi di lire all’anno per la sola Italia. Inoltre, se a ciò si aggiunge che gli osservatori astronomici nazionali costruiti con denaro pubblico non possono operare al massimo delle prestazioni, allora il danno economico sale alle “stelle”. L'inquinamento luminoso non è quindi una condizione da relegare agli interessi degli astronomi o degli appassionati del cielo, ma coinvolge, direttamente o indirettamente, tutta l’umanità e la sua portata è ancora poco conosciuto su scala globale per la mancanza di misure omogeneamente distribuite nel globo terrestre. Il nuovo atlante riesce in parte a colmare questo gap fornendo indicazioni abbastanza strutturate sulla “dimensione” del problema. L’articolo dell’INAF propone anche una breve ma interessante intervista a Falchi; sentite cosa dice in merito al nostro paese: «All’interno del gruppo dei G20, l’Italia è, insieme alla Corea del Sud, la nazione più inquinata in assoluto. Se andiamo a vedere le mappe, non esiste più alcuna zona del nostro paese esente dall’inquinamento luminoso. E anche se facciamo un confronto tra città, Milano rispetto a Monaco di Baviera per esempio, paragonabili quanto ad abitanti sia come città che come aree metropolitane, mentre Milano appare nelle mappe come una macchia brillantissima, Monaco di Baviera risulta quasi difficile da trovare, proprio perché è molto meno inquinata. Stessa cosa se confrontiamo le aree metropolitane di Roma e Berlino, che ha addirittura più abitanti». L’inquinamento luminoso in Europa e in Italia. Si noti la Pianura Padana e con profondo dispiacere il Friuli Venezia Giulia. L’Italia è, insieme alla Corea del Sud, la nazione più inquinata in assoluto … non siamo messi proprio bene, cosa ne dite? Per gli interessati copia dell’articolo può essere scaricato gratuitamente da http://advances.sciencemag.org/content/2/6/e1 600377.full. NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 8 ASSOCIAZIONE PORDENONESE DI ASTRONOMIA Inviare corrispondenza al seguente indirizzo: Associazione Pordenonese di Astronomia (A.P.A.) c/o Ditta "CAMU", Via Grandi n. 4 33170 PORDENONE (PN) (Quota annua di iscrizione: € 25,00) www.apaweb.it IL DIRETTIVO DELL’ASSOCIAZIONE PER IL BIENNIO 2012 - 2014 1. PRESIDENTE: Giampaolo Carrozzi 2. VICE PRESIDENTE: Stefano Zanut 3. SEGRETARIO E RESPONSABILE OSSERVATORIO: Dino Abate 4. MEMBRI: - Andrea Berzuini - Luigi De Giusti - Antonio Frisina - Vanzella Piermilo LO SCOPO DEL NOSTRO NOTIZIARIO Nel corso della storia dell’umanità, la ricerca e il desiderio di sapere hanno condotto, attraverso varie strade, l’uomo a conoscere sempre meglio la natura nelle sue molteplici espressioni. L’ASTRONOMIA, intesa come studio dell’Universo che ci circonda, si può considerare una delle più affascinanti e coinvolgenti. Per mezzo di questo NOTIZIARIO l’A.P.A. si propone di estendere le conoscenze di questa affascinante scienza ai soci e simpatizzanti. Hanno collaborata alla realizzazione di questo numero: - Dino Abate - Andrea Berzuini - Vladimiro Giacomello - Stefano Zanut NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 9