DI MASSIMO MONTANARI STORIA MEDIEVALE. Durante i 2 secoli e mezzo che precedettero il 476 caduta dell'impero romano, vi fu una trasformazione profonda(rivoluzione tardo - romana), suddivisibile in 4 fasi: 1) Prima metà del III sec. PACE. 2) Seconda metà del III sec. L'ESERCITO CEDE. 3) IV sec. TRASFORMAZIONI AMMINISTRATIVE E POLITICHE dettate da cristianizzazione, insediamento dei barbari, ampliarsi del divario tra ricchi e poveri e tra Occidente e Oriente. 4) V sec. emerge una NUOVA SOCIETA' SENZA L'IMPERO. L'IMPERO NEL III° SEC. L'impero era governato da aristocrazie cittadine o culturalmente omogenee e verso il secondo secolo le uscite per amministrare l'impero erano inferiori alle entrate. il gettito fiscale era sopratutto proveniente dalle province, e quello che contava era che il popolo non era più un popolo guerriero. la scelta di appoggiare i senatori fece in un primo tempo stagnare l'economia e questo fu acuito nel terzo secolo dalla pressione barbara ai confini. Le riforme non riuscirono a pacificare la società.(Diocleziano Costantino). LE RIFORME DEL IV° SEC. L'esercito di 600.000 uomini fa lievitare le spese di più del doppio rispetto ai precedenti periodi; si espande la burocrazia e si aumenta la pressione fiscale. Questo tipo di nuova macchina statale sarebbe divenuta la base per le successive monarchie. Non aveva programmazione economica e quando c'era malcontento la risposta era esclusivamente politica e attraverso la rivolta. I senatori vengono via via esclusi dai posti di comando militari, introducendo rappresentanti di ceti periferici (ricambio del vertice sociale). Erano uomini nuovi quelli che si affacciavano al panorama socio politico e militare; ambivano ad arrivare e imitare la classe aristocratica classica. IV sec. rinascenza artistica eculturale ma le imposte erano sempre più gravose. LA SEPARAZIONE TRA ORIENTE ED OCCIDENTE. Crescevano le città maggiori e decadevano quelle minori; le aristocrazie si localizzano sotto Costantino. I Germanici entrano nelle file dell'esercito grazie alla separazione delle carriere degli ufficiali civili e militari. Ordine senatorio ed equestre non sono più rigidamente separati. Costantino porta la capitale a Costantinopoli(Bisanzio) raddopiando così le spese burocratiche e quindi le due capitali vengono poste sullo stesso piano. Gli amministratori locali si ergevano a protezione della popolazione ora allocata presso grandi centri. Tutto questo decentramento portò alla disuniformità che decretò la fine dell'impero 1 unico.IN OCCIDENTE I CONTADINI NON RIUSCIVANO AD AVER E PROFITTO E DOVEVANO FUGGIRE NELLE CAMPAGNE PER EVITARE LE TASSE; IN ORIENTE INVECE POTEVANO PEGARE TRANQUILLAMENTE I TRIBUTI E ANCHE LUCRARE. L'OCCIDENTE SI STAVA IMPOVERENDO MENTRE IN ORIENTE LA PRODUZIONE E IL COMMERCIO AVEVANO MOLTA PIU' IMPORTANZA. L'Oriente epurava le milizie Germaniche del suo esercito, l'Occidente non lo poteva fare perchè ormai i barbari avevano permeato le élites. i Barbari erano Forti ed inassimilabili nel V sec. ma non a livello territoriale. INTERPRETAZIONI DEL CAMBIAMENTO. Alcuni dicono che sia stata decadenza quella del V° sec dell'imp. romano, altri invece dicono sia stata necessaria per il passaggio ad una nuova società. Alcuni dicono che il Cristianesimo fu la causa della fine dell'impero. Altri non la vedono in negativo e alcuni analizzano il problema dal punto di vista economico (Pirenne). CAP II° IL CRISTIANESIMO: LE CHIESE EPISCOPALI E IL MONACHESIMO DELLE ORIGINI sec. IV - VI. Il Cristianesimo che si stava organizzando aveva mantenuto le strutture amministrative dell'impero che si stava dissolvendo. CRISTIANESIMO E EUROPA. Portò ad una unica fede e si attuò per due principali strade. 1: la via istituzionale che portò alla creazione della struttura urbana ecclesiale che permise l'aggregazione della popolazione attorno alle varie strutture, a il suo governo da parte dei vertici ecclesiali. 2: individuale, scelta monastica dettata dalla fede ed evangelizzazione sempre più allargata, nonchè l'organizzazione sociale da essa derivata (Acculturazione). CHIESA, CITTA, DIOCESI. Con l’impero nel mondo romano ed in ambito urbano le aristocrazie locali entrarono in crisi e i tradizionali culti classici declinarono. L’individuo cominciava a prendere importanza al di la’ dell’appartenenza a una determinata classe sociale. Arrivano le religioni salvifiche e fra I° e III° secolo le prime comunità cristiane, cominciano ad organizzarsi. L’organizzazione gerarchica era così strutturata: Vescovo, Diaconi e Preti. Costantino con l’editto di Tolleranza (313) e Teodosio con quello di Tessalonica (380) che faceva del cristianesimo la religione di stato, fecero un grandioso lavoro dal punto di vista sociale, a favore delle trasformazioni. La COSA PIU’ IMPORTANTE E’ CHE LA RELIGIONE CRISTIANA DAVA A CHI GOVERNAVA UNO STRUMENTO PER GOVERNARE LE MASSE POPOLARI. Dapprima la scelta cristiana era degli aristocratici che potevano permettersi di filosofare. MA DA QUESTE STRUTTURE LE 2 GERARCHIE ECCLESIASTICHE POTERONO INSTAURARE L’UNICA FORMA DI GOVERNO ALLORA POSSIBILE DOPO LA CADUTA DELL’IMPERO. VESCOVI CITTADINI E PIEVI RURALI L’evangelizzazione si concretizzava attraverso la fondazione di chiese battesimali e pievi direttamente controllate dall’episcopio. La cellula territoriale di riferimento era la DIOCESI governata dal Vescovo. L’evangelizzazione fu comunque una reciproca compenetrazione tra culto nuovo e preesistenti. Le realtà territoriali erano diverse: al Nord poche città e grandi circoscrizioni, al sud il contrario. Se in una città si insediava un vescovo, era più facile che essa sopravvivesse. Si vennero a creare così le diocesi METROPOLITE che godevano di maggior importanza rispetto a entità territoriali più piccole. Il primato lo aveva idealmente il vescovo di Roma come successore di Pietro, ma era spesso osteggiato da altre città, e che solo nell’ XI° sec. divenne supremazia. I MONASTERI E LE CAMPAGNE Dopo l’evangelizzazione arriva il monachesimo, che è però una scelta individuale e di rifiuto del mondo in cambio del sacrificio e dell’ascesi (Eremitaggio anche in deserti). Poi però ci fu un ritorno alla vita comunitaria e qualcuno regolamento il modo di vita monastico favorendo la creazione di piccole comunità (in Italia verso il IV° sec.). Girolamo fu una figura importante verso il 380 e dopo il suo eremitaggio nel deserto siriano tornò a Roma e divenne un referente religioso importante per l’aristocrazia. Cominciò allora a diffondersi l’esperienza monastica. Altro protagonista fu Benedetto da Norcia con la sua Regola monastica (prega e lavora). Altra importante realtà fu l’Irlanda con una forma monastica molto più ascetica e rigorosa che fu apprezzata presso Franchi e Longobardi. Si diffuse anche in Gallia e arrivarono fino a Piacenza. LA CONVERSIONE DEI BARBARI: UN PROCESSO DI ACCULTURAZIONE. Se i missionari riuscivano a convertire i re barbari era fatta; erano gia ben predisposti al messaggio, e le aristocrazie non persero l’occasione per sacralizzare ancora di più la loro posizione. Di contro però entrò la forza e la violenza dei germanici nel culto ecclesiale. Si diffusero nei monasteri i soldati di Dio. Per Visigoti e Longobardi il processo di acculturazione fu doppio, prima nelle loro terre con l’arianesimo e in seguito nelle terre di conquista con la conversione al cristianesimo. QUESTIONI DOTTRINALI. La sostanziale indipendenza delle varie sedi patriarcali produsse una grande quantità di interpretazioni di culto con forti contrasti dogmatici. La Trinità era il pomo di discordia; il problema era definire la natura della figura di Cristo. L’arianesimo sbaglio’. L’ORTODOSSIA POLITICA che ne scaturì era la compenetrazione tra potere pubblico e 3 cristianesimo. L’imperatore era il difensore del culto e per questo discostarsene voleva dire disobbedienza civica. In Oriente presero piede il nestorianesimo che valorizzava la persona di Cristo, e il monofisismo che sottolineava la sua divinità. Giustiniano cerco con l’editto dei tre capitoli di condannare le due precedenti interpretazioni, ma i vescovi di Occidente lo presero come un atto di espansione e la chiesa si spaccò. Lo scisma durò fino al VII° sec. L’obbiettivo di Giustiniano fu quello di ritrovare un dogma unitario ed ebbe successo in occidente dove il potere imperiale era indebolito, ma non in oriente dove la monarchia era forte e vitale. CAP. III LE INVASIONI E I REGNI ROMANO BARBARICI SEC. IV – VI. CHI SONO I BARBARI? Sono genti che si trovano a ridosso dei confini dell’impero; hanno un miscuglio di lingue e attraverso la ETNOGENESI riescono a diventare popoli. L’IRRUZIONE DEI BARBARI NEI TERRITORI DELL’IMPERO. E’ difficile dire se siano state INVASIONI o MIGRAZIONI. C’è che teorizza che il mondo germanico sia il risultato del genio militare romano. Con l’indebolimento economico inizia la crisi tra romani e barbari. Essi passano il limes non per fare razzie ma per stanziarsi nei territori imperiali. Gli unni spingevano, i soldati di confine si erano praticamente barbari e l’impero era più vulnerabile. Visigoti + a occ. E Ostrogoti + a ori. Vennero spinti verso l’Italia dagli Unni.Valente affronta i Visigoti ma viene sconfitto e ucciso(378 Adrianopoli). Gli imperatori comprendono di non poterli trattenere militarmente e decidono di ospitarli e federarli. Inizialmente potevano avere un terzo delle terre o delle tasse in cambio della fedeltà all’impero e appoggio militare. Ma non era facile contenerli anche da federati (vedi i Visigoti che da federati nel 410 saccheggiano Roma.). il Reno cede ad Alani, Vandali Svevi e Burgundi, anche se i visigoti resistono per la loro tecnica militare. Anche la Britannia cede ai Pitti e anche qui vengono introdotti i Germanici per riprendere il controllo della situazione. Intanto gli Unni arrivano sino alle porte di Roma dove probabilmente si fermano con un accordo economico. 476 l’occidente è perso e l’oriente spinge gli Ostrogoti a entrare in Italia per poi federarsi e riportare l’impero a unità. Ma comunque in occidente ormai ha preso piede il regno ROMANO – BARBARICO con tradizione politico-istituzionale romana e l’organizzazione sociale barbara. CARATTERISTICHE COMUNI DEI REGNI ROMANO BARBARICI. I barbari erano in netta minoranza; le tradizioni rimanevano quelle stanziate e a volte si affiancavano quelle barbare; vi 4 erano raccolte di leggi ma è ancora difficile affermare se valessero territorialmente o personalmente, comunque sia essi usavano un codice sul tipo di quello romano; amministrazione romana, monopolio militare barbaro. Erano meno civili i barbari perchè solo i soldati potevano sentirsi liberi, e solo loro potevano eleggere il re. FRANCHI, ANGLOSASSONI, OSTROGOTI, VISIGOTI, VANDALI. FRANCHI: sono stanziati tra le sponde del Meno e il Reno. Il sovrano che li portò alla gloria fu Clodoveo (discendente di Meroveo, da cui Merovingi) e dal 430 sono federati. Con abile mossa si fa battezzare a si conquista molte amicizie. Fece redigere la Lex Salica (Norme Franche) e estese i suoi confini verso ovest conquistando un’importante enclave gallo romana. Ma erano pur sempre un insieme di regni (Neustria, Austrasia e Burgundia) eterogenei e piano piano si logorarono. Oltre la manica c’erano popolaz germaniche dette Anglosassoni che costituirono regni regionali in Britannia a danno dei Britannici che si ritirarono a Occ. Intanto si era diffuso il paganesimo ma il monaco Agostino rievangelizza. OSTROGOTI: vengono inviati da Bisanzio e con Teodorico battono Odoacre, ma Teo. È un re barbarico che si leggittimava per vittoria militare che però manteneva anche un titolo conferitogli da Bisanzio. Amministravano i romani e i goti erano demandati alla parte militare. Ma alla morte di Teo. L’equilibrio si rompe e gli Ostrogoti cadono sotto Giustiniano. VISIGOTI: si integrarono meglio con i romani (Gallia e Spagna) e la loro legge si rifaceva ai codici romani (Eurico e Alarico II). Però religiosamente rimangono ariani, ma non calpestano i cristiani. Se ne vanno in seguito all’arrivo dei musulmani nel 711. VANDALI: basta la parola. Si attestano in africa ma all’interno del loro stesso regno c’è molta conflittualità. Nel 533 vengono attaccati dai Bizantini e sconfitti. CAP. IV° L’IMPERO ROMANO D’ORIENTE SEC. VI – IX GIUSTINIANO E LA “RENOVATIO IMPRII” Giusti. 527-565. Il suo principale obbiettivo era di riunificare l’impero nei punti dove si erano stanziati e avevano preso forma, i regni romano-barbarici. Agì militarmente contro Vandali (africa), Visigoti (spagna), Ostrogoti (italia), ma le campagne militarifurono lunghe e violente. La guerra in italia durò 20 anni. Teodorico re Goto aveva mantenuto i privilegi dell’aristocrazia romana, ma i ruoli chiave li aveva tenuti per i Goti. La classe senatoria romana prima fece fronte comune contro l’impero bizantino, ma vista la disfatta e la conquista di Ravenna, non appoggiò + i Goti che rimasero così soli a fronteggiare l’esercito bizantino. Totila re Goto allora attacca sia i senatori romani che Bisanzio, ma a Gualdo Tadino dopo aver 5 riconquistato la penisola perse vita e battaglia. C’era solo distruzione e peste in Italia. Giustiniano ce l’aveva fatta ma alla sua morte l’italia fu invasa dai Longobardi e la supremazia marina dell’imp. D’Oriente fu spezzata dagli Arabi. LA CODIFICAZIONE DEL DIRITTO ROMANO. Il sistema della giustizia romana basato su leggi emanate dall’autorità, interpretazioni dei giuristi, e applicazione non resse alla frammentazione dell’impero. Teodosio fece raccogliere tutti i codici, ma non le interpretazioni dei giuristi. Giusti appoggio il recupero archeologico dei classici e post-classici. L’opera di Giusti era questa: recuperare sia la legislazione che la normativa giurisprudenziale e fu così concepito: Corpus iuris civilis : 1. CODEX : 12 libri di Leges di predecessori di Giusti 2. DIGESTA O PANDECTAE: 50 libri di iuria riordinati come se fossero disposizioni normative 3. ISTITUTIONES: trattazione scolastica del diritto romano 4. NOVELLAE COSTITUTIONES: nuove disposizioni emanate sino alla sua morte. Così normato però perdeva la sua principale caratteristica di duttilità e adattabilità ad ogni singola realtà attraverso l’interpretazione dei giuristi. LA RIFORMA AMMINISTRATIVA. Giusti fece imprigionare e condurre a Bisanzio il papa Vigilio per costringerlo a ratificare il Corpus iuris civilis. L’Italia non sembra avere un grosso rilievo nella riorganizzazione, che a livello amministrativo era TERRITORIALMENTE così distinta: PREFETTURE DEL PRETORIO DIOCESI PROVINCE DIOCESI PROVINCE DIOCESI PROVINCE 6 Ma non fu semplice: egli voleva restituire il patrimonio fondiario alla vecchia aristocrazia romana che però era scomparsa in 20 anni di guerra. La restaurazione dell’insegnamento pubblico fallì ed era ormai demandata agli istituti religiosi; gli sfuggì anche l’amministrazione della giustizia a cui subentro l’arbitrato (che sempre più spesso erano i vescovi). L'IMPERO DOPO GIUSTINIANO L'impero che Giusti aveva consegnato ai successori era molto fragile dal punto di vista economico e le truppe rischiavano di non essere pagate. Comunque nei regni immediatamente successivi a Giusti si riuscì a mantenere la stabilità dei confini a parte nella penisola italiana dove sembravano stanziati stabilmente i Longobardi. Ma i Balcani dopo l'uccisione dell'imperatore Maurizio si destabilizzo e vi penetrarono Avari e Slavi. A sud est, invece premevano i Persiani e nel 629 l'imp. Eraclio attacco i persiani lasciando sguarnita la Spagna, persa per sempre. Costantinopoli resistette all'assedio ed Eraclio trionfò. In seguito deciso a riunificare religiosamente l'impero cercò di proporre il monotelismo, ma il risultato fu quello di rinvigorire la diaspora su Cristo e l'eresia. Nel 638 Siria e Palestina furono occupate dagli Arabi. Il mediterraneo ormai era comunque perso. I TERRITORI BIZANTINI IN ITALIA 15 anni dopo la conquista bizantina dell’Italia arrivarono i Longobardi, che pero non riuscirono mai ad ottenere il controllo totale della penisola. Istria, laguna veneta e centro Italia fino al salento rimasero bizantini. L’imp Maurizio pose per governare amministrativamente queste regioni, un ESARCA con funzioni pubbliche amministrative civili e militari. Risiedeva a Ravenna, invece la Sicilia era sotto il controllo diretto di Bisanzio. Qui resistette il modello fondiario del catasto romano nonchè la normativa romana. L’esarca demandava ai duchi ma non riuscì mai ad essere il centro totale del potere, valse solo per Romagna e limitrofi, mentre nelle altre zone i ducati si resero indipendenti. Resistevano anche dei ducati romani con protettorato pontificio. Nel 751 l’esarcato di romagna cade in mano ai Longobardi,successivamente ai Carolingi per poi essere ceduta al papa. Durante il IX sec gli Arabi si prendono la Sicilia, e attaccano la penisola ma i Bizantini reagiscono e riprendono Bari. Nell’XI sec, tra normanni e Longobardi scompaiono i bizantini ma non la loro cultura. 7 CAP V° I LONGOBARDI E LE DUE ITALIE SEC. VI – VIII L’ORIGINE DEI LONGOBARDI Arrivano in Italia attraverso le alpi giulie con il re Alboino; erano 100-150.000. erano comunque un’accozzaglia di genti uniti sotto la credenza di un’ascendenza comune. Di certo si sa che erano stanziati alla foce dell’Elba;da qui si spostano in pannonia ed in seguito in Italia. L’0RGANIZZAZIONE SOCIALE DEI LONGOBARDI PRIMA DELLA MIGRAZIONE IN ITALIA Erano un popolo in armi e il loro re non aveva origine sacrale ed era un titolo elettivo. La popolaz era divisa in diversi strati: Arimanni (uomini liberi), aldi (con vincoli giuridici ma non economici), servi (ridotti a schiavitù). Il re veniva votato dal gairethinx (assemblea di uomini liberi). Le fare erano gruppi famigliari con funzioni di unità militare. Dalla migrazione in Pannonia tra i re e i liberi stavano i duchi ; erano religiosi in origine ariani ed in seguito cattolici ma solo la parte nobile, il resto era di rito germanico. LO STANZIAMENTO DEI LONGOBARDI IN ITALIA. I Bizantini erano impegnati su tanti fronti con arabi e avari e forse sottovalutarono i Longobardi e questi ultimi non trovarono grossa resistenza in Italia. La loro conquista dell’italia fu a macchia di leopardo data anche dalla grande conflittualità tra nobili dopo la morte di re Alboino e dopo la morte del successore si continuò con un’interregno che favorì questa tendenza. Ebbero un impatto duro con le popolazioni italiche; essi esclusero dal governo i senatori e entrarono così in contrasto con il clero. MA BEN PRESTO SI FUSERO CON LA POPOLAZIONE INDIGENA DANDO VITA AD UNA NUOVA SOCIETÀ ETNICAMENTE E CULTURALMENTE MISTA.(GASPARRI). Dapprima erano facilmente contrattacabili dai bizantini. I duchi si autotassano per metà dei loro possedimenti e costituiscono il fisco regio per riuscire a meglio difendersi dai biza.verso il 600 i Longobardi si trovano con una regina bavara che aveva scelto un re turingio, ma l’essenziale è che ormai esisteva il regno e non erano + un’accozzaglia di popoli.Gradualmente si superò la contrapposizione tra Longo e il Clero appoggiato dalla regina Teodolinda. Essi però non caddero mai sotto l’influenza diretta della chiesa almeno fino a quando nel 653 non fu abolito l’arianesimo. IL CONSOLIDAMENTO DEL REGNO VII SEC. I duchi si trasformano gradualmente in funzionari pubblici, e i ducati si distribuiscono attorno alle principali città. (cividale, Tv,Verona Trento , Brescia, Bergamo, Torino, Ivrea, Lucca – Spoleto e Benevento. I duchi erano a volte affiancati da centenarii(capi villaggio affiancati in ambito rurale ai già esistenti gastaldi gestori delle curtes) e decani . Le città fortificate o castra erano il fulcro di 8 vita sociale e di organizzazione militare. A livello economico le curtes regie sono il sostegno economico del regno e sono sopratutto grosse entità agricole. Nel 643 Rotari fa redigere la prima raccolta scritta di leggi(IN LATINO) che valeva però solo per i Longo. I ROMANI CONTINUAVANO A VIVERE SECONDO LA LORO VECCHIA CONSUETUDINE ORMAI DIVENTATA LOCALE (GASPARRI). L’intento dell’editto era principalmente quello di eliminare le Faide che ormai minavano la società (al posto della giustizia famigliare, un pagamento in denaro.). nell’8° secolo l’empass tribale era superata e ormai c’era una società mista. L’ESPANSIONE DEL REGNO LONGOBARDO E L’ORIGINE DEL POTERE TEMPORALE DEI PAPI. 700 – 750 I Longo tendono a espandersi e arrivano fino a Roma conquistando il castello di Sutri, ma il papa chiese al re di fermare l’invasione: così fu e da quel momento si dice cominci il potere temporale del papato. Questa “restituzione” al papato invece che al funzionario dell’impero può essere anche letto come una pressante voglia di estendersi del papato che cercava ormai di sostituire i bizantini nei loro possedimenti italiani. Sotto papa Paolo I, vi fu anche il famoso falso nel quale si narrava che Costantino guarito da papa Silvestro I, avrebbe donato alla chiesa romani l’impero d’occidente. Poichè papato e Longo entrano in concorrenza, i rapporti si deteriorano. LA FINE DEL REGNO LONGOBARDO. ALLA FINE DELL’OTTAVO SEC GLI EVENTI ACCELERANO: IL PAPA SI ALLEA CON I FRANCHI, I BIZANTINI CEDONO E I LONGOBARDI HANNO UN’ARISTOCRAZIA MOLTO AGRESSIVA(GASPARRI). I Longo conquistano Ravenna, spaventando il papa Stefano II che chiama i Franchi che arrivano con Pipino il breve me bravo. Allora i Longo cercano di imbonirsi i Franchi facendo sposare la figlia del re Desiderio (chiamata da Manzoni, Ermengarda), al figlio di Pipino il breve, Carlo (Carlomagno!!!). In seguito Carlomagno chiamato dal papa, ripudia la moglie e attacca e sconfigge i Longo. I Longo furono un popolo con un’aristocrazia troppo competitiva e non riuscirono a far fronte comune contro i Franchi perdendo così il loro primato dopo due secoli dall’ingresso in Italia. Lo stato longobardo però venne mantenuto e aiutò culturalmente i Franchi. I Longo del sud invece resistettero sino ai Normanni nell 11° secolo. CAP VI L’IMPERO ARABO – ISLAMICO VII–X SEC. LA NASCITA DELL’ISLAM IN ARABIA All’epoca di Maometto l’arabia era popolata prevalentemente da tribù di pastori. Erano difficili da controllare perchè si spostavano tra oasi e oasi. Maometto era un mercante e verso il 610 iniziarono le rivelazioni, che lo portarono a intraprendere una lotta per sradicare politeismo e diatribe 9 monoteistiche. La mecca era rimasta unica città importante della regione dopo lo scioglimento dei così detti stati cuscinetto. Egli non condivideva e condannava il tradimento che avevano fatto i cristiani verso Dio che li aveva quindi abbandonati; divenne quindi suo profeta predicando preghiera, santificazione, pellegrinaggio alla Mecca, ed elemosina ai poveri. I Qurayshiti, popolazione dominante nel periodo lo osteggiarono per paura. Egli con la sua comunità migro nell’oasi di Medina nel 622, anno 0 dell’islam. Unificò le tribù e alla sua morte nel 630 aveva creato una potenza non tribale. I PRIMI 4 CALIFFI. (632-660) Le linee per la successione di Mao. furono 2 : una prevedeva la prosecuzione attraverso persone che ne replicassero le gesta, l’altra che riconosceva una condizione divina della sua discendenza. Dei primi 4 califfi gli ultimi tre morirono assassinati. Partirono pero subito con una bella campagna di conquiste che mise in movimento grosse masse di popolazione e nel 658 gli occidentali citano queste conquiste degli arabi. Al di la di quello che si è sempre affermato (Guerra Santa e fame di ricchezze) si può dire che gli arabi erano un esercito eccezionalmente organizzato e questo spiega la loro fulminea ascesa (i loro soldati avevano prestato servizio sotto bizantini e persiani). I loro governanti decisero di avere generali (elitè militari) senza terre(proibito) e mantenere usanze e credenze dei conquistati, obbligandoli a pagare dazio. Questo enorme flusso di ricchezza acuì le divisioni sulla modalità di successione dei califfi. Gli sciiti dicevano che i califfi dovevano provenire dal ceppo di Mao e del genero Alì, i kharigiti dicevano libere elezioni. Vinsero i creatori della sunna (sunniti) che vollero conciliare la predicazione di Mao con il volere della comunità(il califfo aveva un compito politico). Nel 660 (guerra civile) Alì venne assassinato e entrò al potere la dinastia omayyade (sunnita) a sostegno di un impero con potere centrale. L’IMPERO OMAYYADE (664-750) La corte era a Damasco. La società comincia a stratificarsi e integrarsi. Ci sono molte conversioni perchè questo dava diritto ad entrare nelle elitè. Ovviamente poi estendendosi riusciva a inglobare e digerire altre culture, e queato portò a una modificazione della gestione del potere ai fini amministrativi. La lingua araba si sostituì alle altre e nei primi decenni del 700 si comincia ad affacciare in Europa (Spagna). Ma i Visigoti ad es si alleano agli invasori. Sotto il califfato di Omar si stabili il principio di uguaglianza di tutti i musulmani e si costruirono grandiose opere (cupola della roccia di Gerusalemme) e al nuovo fisco furono assoggettati sia i conquistati che gli arabi. Tutte queste novità alimentarono ancora la diatriba per il califfato, sciiti contro sunniti contro kharigiti. Vinse uno zio di Mao (Abbas) e si inauguò un’altra era per gli arabi. 10 L’IMPERO ABBASIDE (750-945) Era sostenuto dai persiani. Questo impero nella sua prima parte è volto al mantenimento delle conquiste fatte. Venne però fondata la nuova capitale: Baghdad 300-500.000 abitanti. I califfi di questa stirpe ristrutturarono così l’impero: 1. califfo che nominava i giudici 2. il wazir che aiutava il califfo 3. cancelleria 4. esattoria fiscale 5. amministrazione delle spese militari Il secondo grande evento di questa amministrazione fu lo stop delle conquiste che divenne la pietra di formazione della nuova identità europea. Intanto arrestate le conquiste sopravvivevano veri e propri regni arabi in africa e spagna che però appartenevano alla precedente dinastia califfale e che mossero guerra e pirateria in Europa. Ma intanto in Persia il malcontento serpeggiava e l’impero aveva mandato a casa i soldati mantenendoli solo ai confini e per compiti di ordine. La nuova situazione impose il reclutamento di nuove leve turche che aumentarono il malcontento assieme all’ampliamento sproporzionato del potere clientelare dei Wasir, che frazionò l’impero. Tra il IX e X sec una dinastia che reclamava il califfato, gli Buwayhidi assunse il controllo di Baghdad e spodesto gli abbassidi. CAP VII I FRANCHI E L’EUROPA CAROLINGIA SEC. VI-IX DAI MEROVINGI AI CAROLINGI Natale 800: papa Leone III incorona imperatore Carlo Magno; il suo regno andava dalla catalogna all’italia centrale e riuniva gran parte della cristianità occidentale. Il regno dei Franchi era scosso da forti conflitti interni. Partì tutto da Clodoveo che alla sua morte lascio il suo regno ai suoi figli (non segui tradizione primogenitura). Quasi subito si riescono ad impadronire delle Gallie e sono aiutati da forti reti di poteri locali per il reclutamento di uomini pronti a prestare servizio in caso di guerra. Vi fu un forte inurbamento dell’aristocrazia franca e la graduale integrazione con quella gallo romana. I vescovi trasmisero pratiche di potere e strutture amministrative. Le lotte intestine continuarono fino a che la regina Brunilde continuatrice del regno di Austrasia e nuova Francia, fu sconfitta dal ramo merovingio che era orientato verso l’area mediterranea. Clotario II la uccise violentemente e divise il regno in tre regioni: Austrasia, Neustria e Burgundia. Nominò maggiordomo o maestro di palazzo Arnolfo e Pipino il Vecchio che lo avevano appoggiato contro la regina. I carolingi riuscirono a rendere ereditaria la carica di maggiordomo e svuotarono così di potere le prerogative dei sovrani merovingi. Carlo Martello (piccolo Marte) sconfisse a Poitiers gli islamici e questo episodio enfatizzato fu la sua fortuna per la legittimazione al potere dei Carolingi. Pipino il Breve depose l’ultimo sovrano Merovingio e si accordò 11 subito con la chiesa romana erano di indole pagana. che lo appoggiò. I merovingi DA PIPINO IL BREVE A CARLO MAGNO I franchi alleati con la chiesa attaccano i Longo. e restituiscono al papa la Romagna. Alla morte di Pipino il regno fu lasciato ai due fratelli Carlo (magno) e Carlomanno, ma alla morte del secondo rimase tutto a Carlo Magno. Si rivolge quindi contro Sassoni (30 anni di guerra), Germania e Penisola Iberica. Al ritorno da quest’ultima venne ucciso il prefetto della marca della Bretagna, Rolando da cui la famosa Chanson de Roland e fu anche una delle poche sconfitte di Carlomagno. Conquistarono quindi l’italia longobarda ma non vi sostituirono la popolazione con Franchi, ma eventualmente solo le aristocrazie traditrici. Questa era la legittimazione che cercava e anche il papa diventando lui più importante delle altre sedi episcopali di antica tradizione Costantinopoli, Ravenna, Milano. Carlo Magno aiuta il papa quando fu aggredito da suoi concorrenti, e lo scorta fino a Roma, quindi nel Natale dell’800 Carlo viene incoronato imperatore. Così si rafforzava anche la chiesa romana e quella di Costantinopoli poteva solo inchinarsi. UNA CORTE TANTE CORTI Carlo pur non avendo una sede imperiale elesse come sua dimora Aquisgrana dove fece costruire grandi palazzi. Nel suo palazzo risiedevano personalità laiche ed ecclesiali e alla sua corte risiedevano anche persone di grande cultura che diedero impulso alla scrittura Carolina e che ebbero l’importante compito di rilancio della cultura per la Rinascita Carolingia (scuola palatina). DOPO CARLO MAGNO Gli succede il figlio Ludovico il Pio che subito allontana i personaggi di corte che avevano alloggiato da Carlo, ed in seguito pone come accordo tra impero e chiesa il giuramento di fedeltà del papa stesso all’imperatore. La situazione peggiorò con i suoi tre figli che si affrontarono in battaglia ma alla fine si stanziarono in tre territori Gallia (Francia), Francia Orientale, e Italia. Si giurarono fedeltà non più in latino ma nelle lingue che cominciavano a diffondersi rapidamente (Francese e Tedesco). L’impero era gia molto indebolito a livello di potere e diviso in tre regni autonomi che erano sempre più sottoposti a scorrerie di Saraceni e Normanni; nell’887 l’imperatore fu deposto e il regno dei Carolingi poteva ritenersi finito. CAP VIII CONTI E VASSALLI, FEUDI E COMITATI SEC. VIII-X I RAPPORTI VASSALLATICO-BENEFICIARI Il termine feudale è stato fino ad ora usato per definire i rapporti di fedeltà personali che intercorrevano a livello sociale in questo periodo. Questi rapporti condizionavano 12 anche molti degli altri rapporti societari, tra cui politica, economia, istituzioni. Per fortuna ci si sta accorgendo dell’ imprecisione e ora si analizza in modo più attento un sistema intricato e diversificato di situazioni. I RAPPORTI VASSALLATICO-BENEFICIARI furono in parte la fortuna dei Franchi dall’8° sec. in poi. Questi tipi di rapporti nascono da un’unione tra vecchi rapporti clientelari e personali (franchi), e quelli di tipo pubblico dei Romani. Si dovette pero darvi una forma certa, e da qui nascono detti rapporti. Il rapporto era così esternallizzato: due persone libere facevano un contratto nel quale una persona (cliente) prometteva fedeltà ad un’altra (signore) dalla quale aveva un beneficio(mantenimento). C’era bisogno da parte del signore di ingenti somme e molti beni, ma la potenza che si acquisiva era grande all’interno dell’impero franco. Erano esclusi da questo i militari e escludeva dalla vita pubblica. Il sistema si basava quindi sulla grande proprietà che non era conosciuta dai longobardi, organizzati in piccole proprietà di uomini liberi e partecipanti alla vita pubblica delle assemblee regie; il nuovo sistema creò un tipo diverso di organizzazione lavorativa dove il contadino diventava un dipendente senza proprietà e con diversi contratti di lavoro. L’ORGANIZZAZIONE AMMINISTRATIVA DELL’IMPERO CAROLINGIO I franchi portarono nei territori assoggettati un’organizzazione detta comitato retto da un conte che amministrava giustizia, esercito, tasse e servizi. Erano entità territoriali non molto estese. Le marche (governate dal marchese) invece erano più grandi e istituite in zone di confine, e con un’impronta preponderante nell’organizzazione di esercito e vita militare. Ancora diversi erano i ducati che avevano una forte connotazione d’identità nazionale. I personaggi che reggevano questi “enti” erano lagati da un sistema vassallatico beneficiario al re. Il re non li sceglieva ma doveva accettarli in relazione alla loro importanza economica e di prestigio; di fianco a questi, il re dovette istituire una rete di controllo (missi dominici) per valutare l’operato degli amministratori locali. Ogni vescovo divenne misso della propria diocesi. Vi erano anche delle immunità che riguardavano le proprietà di alti prelati verso gli amministratori pubblici, ed erano conferite dal re che aveva quindi un controllo delle compagini politico ecclesiali. I grandi proprietari avevano come obbiettivo rientrare sotto la protezione di queste immunità e quindi legarsi al re. Ma dopo Carlo Magno le personalità regali furono sempre meno carismatiche e il sistema frammentò il potere in scala sempre più locale creando un sistema di amministratori sempre più arbitrari e corrotti. 13 CAP. IX ECONOMIA E PAESAGGI SEC. V-X IL DIBATTITO SULLA FINE DELL’ECONOMIA ANTICA In sostanza c’è chi sostiene che l’economia dei sec. V-X fosse un’invenzione Germanica e chi come alcuni studiosi francesi che affermavano che fosse la continuazione ed evoluzione di quella romana. Pirenne teorizzo che fino al VII-VIII sec. l’economia europea non mutò. La variazione si ebbe quando il potere islamico relegò l’europa nel suo laghetto mediterraneo facendolo arretrare sia economicamente (sussistenza) sia politicamente (isolazionismo) e questo almeno fino alla ripresa dell’ XI° sec. Ma l’Antropologia ci da una mano: infatti l’economia che applicavano allo studio gli storici era una loro percezione e applicavano la teoria della dom. e dell’off. Ma non vi era nell’antichità un mercato che rispondeva a queste due variabili, bensì a decisioni politiche o ad atteggiamenti culturali socialmente condivisi(Polanyi). Negli anni 60 si porto in preminenza il peso dell’economia agricola alleggerendo di importanza attività commerciali ed industriali. Il commercio fu legato alla spesa pubblica sostenuta dall’impero che era il vero protagonista dell’incentivazione dell’iniziativa privata e del commercio. Nei riguardi della moneta voleva dire considerare quella aurea del VI sec come segnale di chiusura e crisi. La scarsità di coniazioni stava e significare il ritorno all’economia naturale, viceversa la coniazione di monete d’argento sotto Carlo Magno poteva significare un ritorno al mercato. L’ECONOMIA STATALE DELLA TARDA ANTICHITA’ Fine 500: il fondo perde i suoi lavoratori. Si era diffusa la pratica dell’affitto di fondi a contadini che provvedevano alle lavorazioni; questo era inconcepibile per i romani. Esisteva la conduzione diretta con schiavi che versavano raccolto e facevano servizi. Altre porzioni di terra erano affidate a coloni che all’inizio potevano anche non risiedervi. Poi le invasioni barbariche costrinsero l’impero a far risiedere i coloni nella terre coltivate per la riscossione delle tasse. COSI’ LA CONDIZIONE DI SCHIAVI E COLONI TESE AD ASSIMILARSI(SUSSISTENZA). IL SURPLUS DI PRODUZIONE ERA ASSORBITO PER ALMENO IL 50% DAL FISCO CHE DOVEVA MANTENERE ESERCITI E 2 CAPITALI. Tutte le attività si concentravano vicino alle 2000 città dell’impero che avevano funzione di riscossione dei tributi e sviluppo stesso delle città e quindi di commercio (meccanismo a feed-back). FINE DEL SISTEMA FISCALE ROMANO. UN NUOVO PAESAGGIO URBANO E RURALE. Senza fiscalità pubblica in Occidente l’economia comincio a stagnare. Più barbari vi entravano, meno tasse si potevano introitare: la pressione fiscale crebbe con i tentativi di evasione. Con i Longobardi, niente tasse per l’impero; coincise una riduzione di scambi monetari. Quindi le città 14 perdono importanza economica, e le eccedenze non vengono vendute. Il bosco avanza perché non c’era vantaggio a coltivare, le città cominciano ad avere un aspetto rurale. TERRE E BOSCHI Il bosco avanza anche grazie al clima. Si diffuse l’allevamento nelle zone boschive e si consumava più carne (cultura germanica) però vi fu un certo riordino del paesaggio dato dall’organizzazione di questo tipo di allevamento. Intanto la produttività decresceva e anche la resa (errata o carente concimazione a seguito della dispersione della cacca in zone boschive). Quindi si va verso il declino demo. tranne poi ricrescere quando la crisi produttiva è grave. FINE DELLA SCHIAVITU’? Ci si chiede se l’antieconomicità al mantenimento degli schiavi, li porto alla libertà come teorizzato dal Bloch (condizione intermedia). Il vero momento alcuni lo collocano verso il 1000. altri dicono che la loro condizione si diversificò, nonché la loro funzione economica non essendo più richiesto il loro utilizzo estensivo. LO SVILUPPO DI UNA NUOVA DOMANDA ECONOMICA. Si pensa che nel lungo periodo la cessazione del prelievo fiscale portò addirittura ricchezza. Non essendoci più tassazione ed essendo variata la domanda ora i contadini (anche i piccoli coloni) potevano trarre maggiore reddito dalla coltivazione. Il sistema che ne risultò non fu dappertutto coerente: coesistevano grandi proprietà pubbliche, private e piccole proprietà dei liberi. Quelle più importanti avevano l’incolto dove venivano allevati i maiali. Nella grande proprietà longobarda sembra irrilevante la corvees e i vari servizi fatte dai contadini sulla terra gestita direttamente dal padrone. Queste prestazioni aumentano e vengono fissate nell’azienda con il risultato di aumentare la pressione finale sui contadini e segnando il passaggio ad un nuovo sistema economico. La terra viene di nuovi riordinata e coltivata. IL SISTEMA CURTENSE La proprietà viene divisa in due parti: la parte padronale che viene gestita direttamente dal padrone (riserva dominicana), e una parte condotta indirettamente dandola in affitto a piccole aziende famigliari. Il titolare dava ai fittavoli vitto e alloggio e il legame tra le due parti era strettissimo. Qui il sistema curtense arrivò solo con i Franchi. Il commercio si era rimesso in moto per la necessita di movimentare le merci nelle grandi proprietà da un posto all’altro e per distribuire il surplus che era tornato a farsi vedere. In Italia la commercializzazione del surplus si riferiva a merci particolari: seta, attrezzi agricolo, minio. Quindi si poteva reinvestire nella terra. Secondo i moderni vi era dinamismo economico pur essendo in un regime di quasi sussistenza e si tende a ridimensionare la stagnazione demo. 15 Verranno cominciate in questo periodo molte bonifiche, mulini e opere che contribuirono all’accumulo di ricchezza. Ora la riserva si riduce a vantaggio dei mansi: questo sottende un incremento demografico e la volontà di ottimizzare la rendita e ricavando di più dalla gestione indiretta affidata a intraprendenti famiglie contadine. IL SISTEMA CURTENSE GETTO QUINDI LE BASI PER LA RIPRESA ECONOMICA AI TEMPI DURI DELL’IMPERO CAROLINGIO. CAP X LA CITTA’ VI-X SEC. LA CITTA’ VESCOVILE. Quando l’amministrazione centrale dell’impero entrò in crisi, anche le città su cui esso si distribuiva si trovo in grandissima difficoltà. Le città romane si distribuivano lungo le principali arterie di comunicazione consolare, e progettualmente si sviluppavano lungo i due principali assi perpendicolari, il Cardine e il Decumano, al centro c’erano il foro, i palazzi imperiale, pretorio (amministrativo) e curia (senato locale). Il surplus non confluiva tutto in città ma si perdeva a volte, nei collegamenti tra centri. Per sopravvivere la città dovette per forza cambiare forma. Roma passo da 500mila a 40-25mila abitanti. Di 50 capoluoghi che resistettero 35 erano città romane, testimoniando che non vi era stato un decadimento catastrofico. Scomparsero però i piccoli centri. Dal punto di vista urbanistico, organizzativo e funzionale, la città doveva assolutamente cambiare; il vescovo fu la chiave di svolta in una società in cui il legame tra aristocrazia e chiesa era indissolubile. Egli era il personaggio più autorevole e al quale era demandato il potere amministrativo. Logico pensare che il nuovo centro di aggregazione fosse la chiesa. Essa fu ora edificata in punti strategici, vicino alla porta che sorvegliava le direttrici principali del traffico commerciale. Il foro si conservo solo se divenne piazza della chiesa. CONTINUITA’ E CAMBIAMENTO: IL DIBATTITO STORICO. Pirenne teorizzava che le città non più sicure per la minaccia araba persero la loro funzione commerciale fondamentale e divennero luoghi non dissimili qualitativamente da altri agglomerati. Solo quando vi fu una ripresa, la fusione tra borgo e castrum fu possibile dando inizio alla rinascita. Vale questo per le città del nord dove era poco presente l’urbanizzazione romana. In Italia invece il processo si innesta in un lungo processo gia esistente perchè non era solo commerciale il ruolo del centro urbano ma aveva risvolti molto ampi che estendevano il concetto di città ad una dimensione sfuggente (città = stato d’animo. Roberto Lopez). ISTITUZIONI E POTERI FRA CITTA’ E CAMPAGNA 16 In Italia la situazione era divisa in due : Longobarda e Bizantina ed in base a questo il funzionamento dipendeva; dove i Longobardi erano al potere il centro di dominio pur avendo eletto Pavia come capoluogo, non fu mai concentrato in città ma suddiviso tra di essa e la campagna. Questo derivava dall’organizzazione fondamentale della società Longo che era di radice Tribale. In Romania non fu così perché rimase di fondamentale stampo romano: tutto era ancora concentrato in città. All’arrivo dei Carolingi la situazione migliora perché loro stessi si richiamano ai romani e il loro potere è di tipo diverso rispetto ai Longo. Di nuovo tutto si concentra in città e comitati, circoscrizioni politico amministrative ebbro ancora sede in centro. Due figure si affacciano ora alla città: il Vescovo e il Conte, con un potere di quest’ultimo esteso anche all’esterno della città. MERCATO E COMMERCIO URBANO Si riparte quindi dalla città come centro di vita economica e commerciale di preminenza. I porti rimangono attivi in Italia malgrado l’Islam, quindi sopravvivono i collegamenti con Bisanzio. I beni rari e preziosi resistono. Al sud tessile e manifatturiero erano importantissimi. I Vescovi cominciano a porre dazi, e non sono la fonte di arricchimento solo per loro ma anche per i ceti urbani medi che hanno legittimato l’elezione dello stesso. Arricchisce quindi la città nel suo insieme. I CITTADINI Non vi fu mai una netta separazione tra commercianti e artigiani, ed entrambi se potevano risiedevano in città pur avendo a volte, un grande patrimonio fondiario e aziende agrarie. CAP XI ALFABETISMO E CULTURA SCRITTA SEC. V-XI POCHI SCRITTORI, POCHISSIMI LETTORI Nel VII sec. la caduta dell’impero fece cadere anche le strutture scolastiche e l’analfabetismo si diffuse dove prima non c’era. A Roma quasi tutti sapevano leggere e scrivere (almeno i maschi). Nell’Italia di tradizione romana, e Francia il 40% dei laici era analfabeta, mentre i sottoscrittori ecclesiastici sapevano tutti leggere e scrivere. Dai Longo si calava di un 10% per i laici e l’analfabetizzazione era molto diffusa.(Petrucci e Romeo). Coesistevano due tipi di scrittura: una scorrevole e decisa propria di notai e gente avvezza a far conti e contratti, e un’altra stentata e a caratteri separati di sottoscrittori quasi analfabeti. Vi era ancora un’istruzione di base ma c’era sempre meno gente che l’apprendeva. Vi erano quindi gruppi ristretti che tendevano ad isolarsi e a diversificare i tipi di scrittura. Spariscono (VI sec) le officine librarie per lasciare spazio a centri scrittoripiccoli situati in 17 chiese a e cattedrali e poi in monasteri (senza pubblico estraneo alla comunità). La lettura non decolla e il libro acquisisce un carattere mistico (libro chiuso) che lo rende inacessibile. L’EDUCAZIONE CRISTIANA La chiesa elaboro una sua autonoma politica culturale: acculturazione ed evangelizzazione delle campagne. I parroci rurali dovevano insegnare a leggere il salterio e creare una coscienza cristiana. Il vescovo di Roma creò un monopolio ecclesiastico della scrittura. L’epistolario di Gregorio Magno riflette la necessità di spiegare la parola divina con immagini e rituali. Anche da questo si ripartì per rifondare e riformare la scuola. Carlo Magno cercò di dilatare questa tendenza cercando di portare l’alfabetizzazione a tutti i livelli. I MODI DELL’INSEGNAMENTO Furono quelli classici: insegnamento di lettere, sillabe, frasi tratte dal salterio alle elementari. Per le superiori si andava invece con il Trivio (grammatica, retorica, dialettica) e Quadrivio (matematica, geometria, astronomia e musica). L’essenziale per tutti era il latino anche se non più parlato. Verso il X sec la tendenza si ribalta e l’arricchimento diventa l’obbiettivo principale, e i laici riescono ad entrare nella produzione scritta. Ma tutto ciò è sintomo di mutate e più favorevoli condizioni economiche. Cambia la domanda economica ed anche quella culturale. AVANGUARDIE CULTURALI Si comincia dall’educazione dei chierici. Con la fine dell’impero di occidente si chiude il canone dei testi classici che verranno ripresi in seguito dai classici. Rimaneva presente e ben operante la produzione cristiana. Nella provincia africana nasce la prima bibbia, ma tutto viene interrotto dagli islamici, come era successo con i Longo in Italia; in questo periodo era stata la chiesa a conservare ed elaborare la cultura. Dal mondo anglosassone partì la riscossa culturale Carolingia che era basata sui classici. (monaco Bonifacio). Il Rinascimento Carolingio fu comunque di piccola entità ma servì ad incentivare la costruzione di monasteri dove si moltiplicò la cultura cristiana. Alla corte di C.M. i classici tornarono ad essere conosciuti come non lo si faceva da tempo; intanto il processo era lanciato e non si sarebbe fermato nemmeno con la seconda ondata di invasioni, anzi i contatti tra le varie strutture cristiane si rinsaldano. Il numero di testi classici da cui attingere era finalmente cresciuto e anche i più giovani ora erano ammessi al cenobio per studiare. I classici tornano di nuovo importanti per l’Occidente. 18 CAP XII LE SECONDE INVASIONI EUROPEO SEC IX-XI E LA RISTRUTTURAZIONE DEL TERRITORIO UNA LENTA ESPANSIONE: GLI SLAVI Occupano dagli Urali fino all’Europa centrale a partire dal VI sec. Sono sedentari e dediti all’allevamento, e anche loro scappano dagli Unni. Erano lenti ad organizzarsi in forme politiche stabili e non ebbero molta fortuna comenpopolo in quanto più volte nella storia perseguitati razzialmente. Avevano un’organizzazione tribale e la loro diffusione fu ad irraggiamento. Sono visti come un’entità pericolosa e da evangelizzare, e per questo vengono inviati i monaci Cirillo e Metodio. Serbi e Bulgari gravitavano sotto Bisanzio, Croati Sloveni, Cechi e Slovacchi con i Franchi e rivolti ad Occidente. I CAVALIERI DELLE STEPPE: GLI UNGARI. IX sec. compaiono in europa e sono circa come gli unni, vengono dagli Urali sett. Arrivarono anche qui in italia a fianco dei Merovingi e a Pavia ci fecero un …. così. (924) Avevano una cavalleria formidabile ma verso il 1000 cominciano a essere sconfitti dalle nuove cavallerie tedesche e allora diventano più miti e si accontentano di gravitare sotto l’Occidente. Si dice diedero luogo all’incastellamento della città ma fu così solo in parte; infatti era più dovuto all’affermazione di poteri locali. PERICOLI DAL MEDITERRANEO: I SARACENI I saraceni vengono accomunati come crudeltà agli ungeri, ma nel loro primo periodo di espansione era anche possibile pensarlo, ma successivamente e cioè quando partono dall’africa per la sicilia, non più. Ci misero 50 anni per sottomettere la sicilia; erano divisi in gruppi e non avevano un apparato centrale che li guidasse. Erano pero dei grandi razziatori e usavano gli avamposti conquistati come base per altre scorrerie. Percorsero l’Italia dal sud al nord e solo quando si ricreò una struttura in grado di pattugliare le coste la loro pirateria fu sconfitta (XI sec). Erano attratti dai tesori custoditi nelle grandi abbazie. GLI UOMINI DEL NORD. I Normanni provenivano prob. Dalla Scandinavia e dapprima si presentano con atti di pirateria ma successivamente passano all’attacco e si stanziano in territori limitrofi conquistandoli. Si diffusero a raggiera un pò dappertutto in Nord Europa (Nord Francia, Irlanda, Inghilterra Volga...). Con agili imbarcazioni riuscivano a risalire i fiumi dal mare arrivando a città che si ritenevano relativamente sicure. Nel 911 riescono a stabilirsi in Gallia (da cui Normandia); in età Carolingia quindi ebbero il loro ducato. Inquadrati sia da Bizantini che Longo, agirono con autonomia conquistando meridione e sicilia (Salerno). Nello stesso periodo si conquistarono l’Inghilterra 19 CAP XIII IL TRIONFO DEI POTERI LOCALI NELLE CAMPAGNE E NELLE CITTA SEC. X-XI UN CONCETTO AMBIGUO: FEUDALESIMO I significati della parola son molteplici:Marx lo definisce uno specifico modo di produzione; Bloch società feudale del X-XIII sec.; una giuridica che indicava il rapporto tra vassallo e beneficiario. Feudo deriva dal tedesco (Viehgregge) e successivamente prese il significato latino di beneficio. Il rapporto era: CONCESSIONE IN CAMBIO DI UN SERVIZIO. Non voleva dire che chi avesse un feudo aveva un determinato terreno e delega ad esercitarvi poteri pubblici. La storiografia moderna lo divide in 4 fasi: 1. (VIII-IX sec):legalizzazione dei legami clientelari nel regno dei Franchi e Carlo Magno. I rapporti si sviluppano tra sovrano e funzionari ma non sono concessioni di potere pubblico. 2. (IX-X sec) la dissoluzione dell’impero permette all’aristocrazia locale (duchi, conti, marchesi) di patrimonializzare la carica di ufficiale pubblico creandosi a livello locale propri vassalli. 3. (XI-XII sec) massima frammentazione del potere signorile pubblico (ordinamento signorile). La cellula base è il castello e il territorio che esso riesce a controllare. 4. (dal XII sec in poi) il potere gerarchico si ricostituisce con nuove compagini territoriali e viene riordinato secondo una piramide feudale che sottende una rete gerarchica di rapporti politici basati su legame feudo-vassallatico. Esisteva quindi un formale sistema di deleghe. Per alcuni studiosi questo sistema sottendeva la debolezza del sistema politico centrale che permise il rafforzamento di autonomie locali (signori con propri fedeli uomini). Probabilmente favorito dalla concessione di immunità. La teoria mutazionista in cui secondo i francesi si ebbe una perdita di controllo dei funzionari regi, è ascrivibile ad un periodo troppo ristretto e non può essere attendibile. LA FRAMMENTAZIONE DELL’IMPERO CAROLINGIO Quando Carlo il Calvo parte per l’Italia contro i saraceni decide di riconoscere il capitolare di Quierzy, nel quale diceva che gli incarichi dei funzionari non fossero affidati ad altri nell’assenza di quelli partiti per la guerra, ma alla morte del vassallo tornassero al senior. Di fatto gia passavano da padre a figlio.(ereditarietà dei benefici e degli incarichi per la grande aristocrazia). Quando questo tipo di potere fu ben radicato, le grandi aziende fondiarie divennero isole di giurisdizione autonoma con la concessione 20 dell’IMMUNITA’. Così come godevano di grandi libertà le grandi proprietà ecclesiastiche. Anche se non si otteneva l’immunità molti grossi proprietari si comportavano come meglio credevano consci dell’appoggio di tanti loro uomini di fiducia. Con la costitutio de feudis Corrado II cercò di ricondurre il potere verso il re levando potere localmente. Il giudizio sull’ereditarietà dei benefici minori era di potere regio. Non sortì effetti L'INCASTELLAMENTO Fu scatenato dall'incertezza e la sensazione di insicurezza che regnava e che l'impero carolingio non aveva saputo frenare creando confini sicuri. Così i contadini decisero di unirsi nelle proprietà di padroni che riuscivano a chiudere il loro fondo con recinzioni e i piccoli contadini liberi si accomunarono a quelli che lavoravano sottopadrone, creando un nuovo tipo di rapporti di natura pubblica all'interno del castrum. I proprietari carolingi ed ecclesiali, usarono il timore per consolidare le loro posizioni di potere. La fisionomia del paesaggio cambiò : le case di campagna non c'erano quasi più, erano ridossate al castello e i terreni più pregiati stavano vicino alle mura degradando via via verso pascoli ed incolto. SIGNORIA FONDIARIA E SIGNORIA TERRITORIALE L'incastellamento trasformò molti grandi proprietari in signori territoriali. La distinzione è fra signoria fondiaria e signoria territoriale e si caratterizzano come segue: 1. la signoria fondiaria si definisce come l’insieme dei poteri che un padrone di un appezzamento può esercitare su suoi inservienti e uomini liberi che lavorano per lui quel podere (donativi, corvees oltre che l’assoggettarsi alla giustizia dominica esercitata dal proprietario. 2. sono prerogative simili alle precedenti ma applicate anche a soggetti non legati patrimonialmente al proprietario del castello(detta anche signoria di banno). All’interno del castello il signore aveva mano libera su molti argomenti: richiesta di manutenzioni, donazioni, tasse e tributi, giustizia. Le principali tasse erano: fodro per mantenimento dell’esercito; albergaria, per l’eventuale alloggio di re e suo personale; curadia, sui mercati; teloneo, pedaggio stradale; ripatico, sul porto fluv.; pontatico, ponte; taglia, da tutta la comunità per la protezione accordata. Le definizioni precedenti sono posteriori e fatte per la comprensione della situazione. Fra X e XI sec. le tasse salgono e così anche la microconflittualità. Uno stesso lavoratore poteva avere più signori. I signori in guerra tra loro potevano saccheggiarsi a vicenda a scapito del lavoratore. Inoltre alla morte il castello poteva essere frazionato dagli eredi e le quote vendute così da lasciare 21 dinuovo in frammentazione). difficoltà il lavoratore.(eccessiva LE CITTA’ E I VESCOVI In città il vescovo aveva primato spirituale e civile; nell’impero carolingio erano missi dominici che controllavano lo strapotere di conti o marchesi; con le seconde invasioni diventano i protettori della città (mura) e dal X sec. ricevono immunità ma non diritto a governare. Di fatto governavano una parte della città murata e i 5-7km attorno ad essa. CAP XIV IMPERO E REGNI NELL’ETA’ POST CAROLINGIA SEC X AL DIFUORI DELL’IMPERO: LA FRANCIA POST CAROLINGIA. Dopo la deposizione di Carlo Grosso, la Fracia territorialmente non era ancora definita. Il potere del re si faceva sentire solo vicino alla città di Parigi e il vero potere di riferimento per la gente era quello dei signori configurato come signoria. Nel 987 Ugo Capeto inizia la dinastia dei capetingi ed è stato indicato per un periodo di tempo come l’iniziatore della Francia attuale (geograficamente), ma questo è stato smentito da recenti studi. Era un Robertingio e in quel periodo si fanno presenti 2 regni che si costituiscono e crescono in importanza: la Provenza e la Borgogna; il 1° fu di breve durata me l’altro no e smentisce la tesi della Francia di Capeto. IL REGNO ITALICO Al decadere del regno carolingio in Italia si vede quella che negli anni settanta è stata definita un’anarchia di potere, che tuttavia si basava su poteri locali riconosciuti (e ora dinastici) e che vedeva nella successione al trono lo scontro tra i signori del centro e quelli del nord. Vengono chiamati in causa quindi i regni di Carinzia Borgogna e Provenza, ma la stabilità non c’è. Solo Rodolfo di Borgogna riesce a tenere il potere per 20 anni 926-946, ma alla sua morte il figlio viene ucciso dopo soli 4 anni. Segue un regno di Berengario 2° (marchesato di Ivrea) che si allea con aristocrazie Longobarde chiuse all’esterno dell’Europa, potenti militarmente ma sopratutto fedeli. Ma la dinastia spodestata (Canossa) non ci stà e chiama Ottone 1° di Germania che restaura l’impero e fa di nuovo riemergere in Italia il contenzioso tra Francia e Germania. Al sud i regni sono 3 ; coesistono Longobardi, arabi in Sicilia e i Bizantini. IL REGNO OTTONE I° TEUTONICO E L’INCORONAZIONE IMPERIALE DI Nel 911 viene eletto Corrado I che i nazionalisti tedeschi dell’800 considerano il creatore della Germania. A torto; infatti il re di Germania era votato dai potenti dei regni 22 che la componevano, ma come rappresentante con ruolo simbolico, però giudice supremo e guida militare. Era perciò un progetto politico già in corso, e non da Corrado iniziato. Gli succede Enrico che la storiografia di parte dipinge come padre della patria, ma che riesce a frenare gli ungari, e a legittimare la successione alla sua morte del figlio Ottone I. incoronato ad Acquisgrana cerca di presentarsi come l’erede di Carlo Magno, con il merito di rafforzare molto il potere regio. Sposa adelaide di Canossa. Il rilancio dell’impero parte dal consolidare sacralmente la corona; si affida quindi ad una serie di gesti che prende da impero carolingio, bizantino e romano, costruendo un progetto simbolico che però da forza alla riforma e che coinvolge le periferie territorialmente, i signori che lo appoggiano e il clero romano che debole no riesce ad opporsi al suo potere e che anzi si vede costretto a giurargli fedeltà. Abilmente l’imp. Concede il privilegio di proprietà alla chiese. Ma il nuovo sacro romano impero non ha nulla a che vedere con quello carolingio ne per organizzazione politica e nemmeno per territorio. L’IMPERO DAGLI OTTONI AI SALII Il sogno di assoggettare il sud non riesce e solo grazie alla debolezza di alcuni regnanti bizantini si arriva ad una sottomissione breve e subito rifiutata dai successori. I due successori di Ottone no hanno la caratura politica per continuare il regno che e soggetto a lotte aristocratiche interne perchè i regnanti non si accordano più con le potenti aristocrazie locali in virtù della loro carica sacrale. L’ultimo della famiglia Enrico II passa il titolo al duca di Franconia Corrado II di origini franche. CAP XV L’ANNO 1000 CONTINUITA’ E TRASFORMAZIONI I TERRORI DEL 1000 L’anno mille si può dire che al tempo non fosse nemmeno percepito e i capodanni furono tanti. La paura si può solo intravedere nel passaggio di una cometa (narrata da un certo Sigiberto) che fu in seguito interpretata come la liberazione di satana e la sua ascesa nel mondo prima della fine. La filologia attuale non cita l’anno mille come quello della grande paura ma gli storici moderni ritennero comodo servirsi di tale data. Bloch e Focillon dimostrano anzi che fu vissuto tranquillamente. CONTINUITA’ E DISCONTINUITA’ L’ESPANSIONE AGRARIA. DELL’ECONOMIA. 23 Tra la fine del sec VIII e la metà del XIV la popolazione incrementa gradualmente ed enormemente. Adesso si tende a considerare la questione dal punto di vista opposto ai precedenti( chi diceva per la ripresa dei commerci, chi per la nuova domanda dell’aristocrazia..) andando quindi a cercare le cause del precedente calo ed individuandole nella fine economica oltre che politica dell’impero d’Occidente. Vero è che più pressione demo e più scambi furono il motore per la ricerca di nuove e maggiori risorse oltre che la spinta per l’innovazione tecnologica(mulini ad acqua, giogo frontale, ferratura, ottimizzaz. Forza animale in agricoltura, aratro con versoio e rotazione triennale, maggese)ma forse quello che più di tutto influì fu l’allargamento degli spazi riservati all’agricoltura ma circoscrivibile all’europa mediterranea e centro nord. Si comincia così a dissodare e colonizzare terre nuove. Alcuni signori cominciarono a creare villenuove e borghi franchi in zone libere e senza tasse per attirare gente ed ampliare il loro potere. Si crede che tutto questo movimento sia partito gia verso il IX secolo. In nord europa si comincia a sottrarre terra dall’acqua. Si dibosca parecchio gia da prima dell’XI sec. La crisi del sistema curtense e l’alleggerimento dell’obbligo delle corvées diede ai contadini più tempo per perseguire i loro affari magari andando a lavorare nelle villenuove. Concludendo si può comunque affermare che il passaggio economico fu una vera propria evoluzione e non un brusco cambio di registro. LA MUTAZIONE FEUDALE IL TERMINE STA A INDICARE LA NASCITA E LA FINE DELLA SIGNORIA DI BANNO (CLIENTELISMO VASSALLATICO DEI SIGNORI, INCASTELLAMENTO E COMPAGNIA CANTANDO). SI TRASFORMA ANCHE LA FAMIGLIA DA PATRIARCALE A NUCLEARE (GENITORI E FIGLI SOLO), NASCE LA STRUTTURA ECCLESIASTICA, I VILLAGGI ACCENTRATI. Altri studiosi si sono pronunciati contro questa teoria che ha come tesi così profondi cambiamenti(Barthelemy tesi della Continuità) enunciando che si trattò di un processo molto più graduale ma attualmente non è molto condivisibile. FRA POLITICA ED ECONOMIA: L’ANNO MILLE COME SINTOMO. L’aristocrazia ha ruolo determinante nel cambiamento (da regno a signoria) e dove essa riesce a divenire indipendente dal regno da la spinta economica per la modernizzazione, nelle altre zone dove il conte carolingio aveva tenuto lontano le elites, esse lo eliminano in seguito all’aumento della ricchezza economica circostante e che riesce ad arrivare finalmente. CAP. XVI 24 IL NUOVO MONACHESIMO E LA RIFORMA DELLA CHIESA SEC X-XII VERSO LA RIFORMA DELLA CHIESA C’era bisogno di più moralità nella chiesa e la partenza venne dai monasteri. L’apparato della chiesa era di tipo regio, e le mutazioni nel suo regime non furono mai pianificate. I monaci non condannavano le ricchezze della chiesa se servivano per gli scopi propri della morale cristiana e per dare lustro alla chiesa stessa. Il cardine era la purezza del corpo e la preghiera. Promotori furono i monaci di Cluny(Borgogna), che seppero abilmente attirarsi i favori (autonomia e immunità) di Guglielmo d’Acquitania e del papato. Da loro parte la festa dei morti del due novembre e il principio della verginità come valore per arrivare ad un contatto puro con il mondo celeste. Non mettevano in discussione l’ordine sociale. Non dipendevano dai vescovi ma direttamente dal papa. In Italia i benedettini erano ad innovare la fede con il loro ritorno all’essenziale e all’eremo che era in opposizione allo sfarzo di Cluny. Mossi da movimenti antisimioniaci e anti nicolaismo( prendere moglie anche da prete) cercavano di moralizzare la chiesa verso l’XI. Secondo questa corrente i vescovi nominati dagli imperatori erano simoniaci (contrasto con Ottone I che aveva piegato la chiesa ai suoi voleri). Venne contestato anche l’alto clero locale e predicato il ritorno alle origini (pauperistica: povertà preghiera rinuncia...). alcune di queste tesi furono strumentalizzate dal papa ad esempio per riportare sotto Roma Milano che era fiera della sua autonomia. LA RIDEFINIZIONE DEL PAPATO. Nel 1045 c’erano alla guida della chiesa tre papi che si accusavano tutti di simonia. Enrico III decise di intervenire deponendoli tutti sostituendoli con Clemente II. Questo comunque non porto ad un decadimento morale ma anzi ad una attenta selezione delle persone da inserire nei posti strategici come già succedeva in Germania col giovamento di non avere più vescovi accusati di simonia. La chiesa di Roma con Leone IX arriva allo scontro con quella di Costantinopoli per la rivendicazione del controllo sulle chiese locali e la frattura deve ancora risanarsi. In seguito ad un vuoto di potere nella Germania con Enrico IV, i Canossa insediarono un loro papa, Niccolo II che continuò l’opera antisimoniaca e promulgò un decreto nel quale si prescriveva l’elezione del papa da parte di cardinali e vescovi e preti, senza il consenso dell’imperatore. Da qui in poi con Enrico IV maggiorenne si apre un contrasto tra il papa, che ormai aveva delegittimato l’imperatore togliendogli la sacralità, e lo stesso imperatore. ENRICO IV, GREGORIO VII E LA LOTTA PER LE INVESTITURE. 25 In realtà la questione verteva sulla legittimazione del potere imperiale nella elezione del papa. Gregorio VII fu papa per acclamazione e non secondo decreto di Niccolo e l’arcivescovo di Ravenna impugna la sua elezione ma Greg. ebbe la meglio, sbagliando però in seguito e cercando l’appoggio di alcuni regnanti tedeschi che non gradivano l’elezione imperiale del papa. I vescovi tedeschi si schierano con l’imperatore e inizia una lotta alla reciproca delegittimazione. Ma intanto la struttura monarchica della chiesa era formata e collaudata. Successe quindi che in seguito a nuove promulgazioni del papa tra cui la possibilità di deporre l’imperatore, il papa scomunicasse lo stesso, creando una situazione di disordine perché i cittadini dell’impero erano ora sciolti dalla fedeltà all’impero creando immediatamente una sollevazione degli oppositori e costringendo l’imp. a tornare a Canossa. Aspettò tre giorni i comodi del papa e alla fine la scomunica fu ritirata. In seguito riprende vigore la strategia imperiale e approfittando di un indebolimento militare del papa l’imperatore fa insediare l’arcivescovo di Ravenna che diventa Clemente III ma malgrado la sconfitta di Greg. e la sua ritirata verso sud con i normanni, la politica di desacralizzazione dell’impero e lo stampo monarca della chiesa proseguono. Nel 1122 si giunge al concordato tra Callisto II ed Enrico V. Linvestitura ecclesiastica rimaneva ad appannaggio del papa mentre per i beni temporali lo scettro era consegnato dal papa al vescovo. (concordato di Worms). Il potere imperiale era sempre più logoro e sempre più soverchiato dalla crescita delle altre monarchia Europee. CAP XVII LA COSTITUZIONE DELLE MONARCHIE FEUDALI SEC. XI-XII L’USO POLITICO DEI RAPPORTI FEUDALI DA PARTE DELLE MONARCHIE Il fondamento del potere passa dal re capace di proteggere e condurre guerre a quello di grande possidente di terre e capace di amministrarlo. Le monarchie per distinguersi dai signori decisero di rivendicare titoli e funzioni superiori, ma di privilegiare però un regime vassallatico beneficiario dal quale appariva chiaramente la loro superiorità. Quindi per mezzo della chiesa diedero natura sacra al loro potere. In altri regni il re era una sorta di guaritore: quello che ne scaturiva era la figura di un principe superiore agli altri. Dalla fine dell’XI sec. alcuni principi decisero di rendere più saldo e pratico il legame con i propri vassalli. La pratica era della cessione da parte del vassallo al principe del bene che veniva però immediatamente riconcesso in feudo. Altri re cominciarono a mettere mano al diritto scritto facendo in modo che la loro supremazia risultasse dalle carte e mettendo il loro peso su questioni tra 26 vassalli, oltre che imporre un tribunale regio per delitti particolarmente gravi. LA MONARCHIA NORMANNA IN INGHILTERRA 1066 Guglielmo di Normandia conquista l’Inghilterra e fino ad allora la struttura degli anglo sassoni era: Town insediamenti, Hundreds corti giudiz. Che erano raggruppate in Shires circoscriz regionali, comandate dall’ Ealdorman o Earl in cui lo Sherif riscuoteva le imposte regie. I Normanni smantellarono le Earl e vi impiantarono i manors, una fitta maglia di castelli in feudi. I manors erano lontani tra loro per evitare l’assemblamento e la conseguente signoria territoriale. Erano registrati in un libro di tasse del re. Continuarono a esistere gli sherifs che d’accordo con i baroni, cominciavano a costituire un pericolo per il re, ma il potere gli fu ridotto da Enrico II (1154-1189). Egli distrusse alcune fortezze e migliorò l’amministrazione facendosi più vicini i nobili baroni che invece di prestare servizio militare ora amministravano per delega regia la giustizia. Riuscì anche a sottomettere la chiesa rafforzando così il potere politico regio. Aveva creato una duplice gerarchia feudale e amministrativa molto efficiente e che gli dava importanti rendite rispettivamente per vendite di feudi e prezzo degli appalti legati all’amministrazione dello stato e a quella della corte. Il sistema scricchiola con il successore Cuor di Leone. Infatti in seguito Chiesa, Nobili, e Città mercantili accamparono i loro diritti con la Magna Charta. I CAPETINGI IN FRANCIA I primi 5 sovrani che regnarono la Francia lo fecero per i territori tra la Loira e la Senna. Luigi VI (Capetingio) cerca di assoggettare i signori di banno. Con piccole azioni militari riesce nel suo intento passando per un difensore dei deboli, della chiesa e del diritto. Anche altri principati intanto progrediscono cominciando così a creare una struttura che una volta unita sarebbe stata stabile. Anche i Plantageneti crescevano e quando Goffredo investe Enrico suo figlio, senza consenso di Luigi VII si profila la guerra. Enrico recede (si fa vassallo) ma la moglie (troia) di Luigi sposa Enrico portandogli in dote Acquitania. Il vassallo aveva più terre del re! Comunque l’autorità regia cresce attraverso la razionalizzazione delle relazioni feudali tra la corona e i grandi vassalli. Il re divenne il punto di riferimento per la soluzione delle controversie tra grandi signori. Con Filippo Augusto il sistema progredisce, sposandosi acquisisce l’Artois e riesce a strappare a Riccardo CDL e Giovanni Senza Terra, la maggior parte dei territori al di qua della manica. Su tutte le terre da lui possedute ora avviò due tipi di controlli : i Balivi controllavano i beni posseduti dalla corona in signoria, mentre i Prevosti itineranti riscuotevano imposte omaggi e amministravano la giustizia. I vassalli dei vassalli non erano del re, ma gli eserciti dei primi vassalli rendevano giuramento al re. 27 LA MONARCHIA NORMANNA IN ITALIA MERIDIONALE. I cavalieri normanni arrivarono nel mezzogiorno verso l’ XI sec chiamati da longobardi e bizantini in lotta tra loro: venne costituita in loro favore la contea di Aversa e il ducato di Melfi. Papa Leone IX marcia su di loro ma viene sconfitto, i suoi successori invece scesero a patti con loro, come Niccolò II che in cambio del giuramento di fedeltà, gli cede il principato di Capua, e i ducati di Puglia, Calabria e Sicilia (se riuscivano a toglierla ai musulmani). Vi erano due accordi: uno di tipo feudale, l’altro di tipo teologico sacrale. La conquista della sicilia fu dapprima contrastata dalle popolazioni locali contro la violenza dei Normanni, ma fu aiutata dal lotte interne tra musulmani, e dalla ridefinizione delle circoscrizioni ecclesiastiche, e dalla carica di un signore normanno (Ruggero fratello di Rob. Guiscardo) divenuto legato apostolico (1098). Insediatosi il figlio di Ruggero, egli riesce a conquistare unificare i domini continentali con la benedizione dell’antipapa Anacleto II in scisma con Onorio. Era molto importante per la legittimazione l’investitura religiosa che conferiva poteri più elevati, ma i margini di manovra in città e con i feudatari locali erano ancora pochi, ma mediante la divisione della curia feudale in competenze specializzate, e censimento dei feudatari con la formazione del catalogo dei baroni il sistema fu controllato. Ma il sistema era fragile ma resse ancora per tre regni e con la figlia superstite di Ruggero secondo il regno di Sicilia passo alla Svezia. I REGNI IBERICI E LA “RECONQUISTA”. I musulmani entrano in crisi e dal nord riparte la reconquista. Il regno delle Asturie e del Leon e alcuni principati Franchi della Spagna, animati da una nuova religiosità e invogliati dalla debolezza del califfo Al Mansur e anche dalla riforma cluniacense, fanno da preambolo alle crociate. Nel frattempo il regno di Castiglia cresce e il suo monarca riuscendo a conquistare Toledo e assumendo il titolo di imperatore delle due regioni. Quindi unificando tutta la Spagna riesce a riorganizzare i rapporti feudali con il solito omaggio al re, e razionalizzando i poteri delle altre cariche politiche (baroni...) con il loro posizionamento all’interno di grandi assemblee dette Parlamenti da cui si era evoluta la curia feudale del re. CAP XVIII SOCIETA’ CITTADINA E ORIGINE DEGLI ORDINAMENTI COMUNALI SEC. XI-XII COME NACQUERO I COMUNI Dalla dissoluzione dell’imp carolingio i vescovi cominciano ad acquisire potere. Non erano solo i signori ad amministrare il territorio, ma venivano coinvolte molte persone che ruotavano attorno a chiesa, vescovo, mercati, diritto, 28 artigianato, ecc. essi facevano parte della prassi quotidiana del governo vescovile della città. MILANO E GLI “ORDINES” DELLA SOCIETA’ CITTADINA. Milano socialmente era divisa in tre : signori, valvassores e popolo. I signori erano strettamente legati al vescovo Ariberto e non tolleravano la pretesa dei valvassores di rendere il loro titolo ereditario. Vi fu quindi uno scontro in cui vinsero i signori, ma complicò tutto CorradoII che decise per avere appoggio e consolidare la posizione imperiale, di rendere ereditario il titolo dei valvassores. Scontro con i signori di Milano e assedio conclusosi con un niente di fatto per l’impero, perché la cittadinanza si schierò compatta contro l’invasore esterno. Gli Ordines a Milano erano quindi due: milites (o signori) e populus (il resto) ed erano legati da uno stretto intreccio di relazioni cittadine. Alcuni storici pensarono che i rappresentanti di questi ordini vollero arrivare alla creazione dei nuovi ordinamenti comunali, altri pensano che gli istituti comunali nati da una società composita, vollero creare un nuovo sistema di egemonia territoriale. I COMUNI CITTADINI NELLA LOTTA PER LE INVESTITURE. Siamo negli anni 80 90 del sec XI e la lotta tra papato e impero è forte: le città entrano in crisi; per entrambe è essenziale mantenere lo stato di attuale indipendenza conquistato dalla parte dominante sia papale che imperiale. I cittadini volevano un vescovo comunitario, papa e impero preferivano un loro legato, e molte città si trovarono ad avere vescovi forestieri oltre che alcune volte addirittura due vescovi uno papale, l’altro imp. LE PRIME ISTITUZIONI COMUNALI I cittadini avevano bisogno di pacificazione e da parte loro costituirono delle assemblee che sostituirono quelle ecclesiastiche, poiché il vescovo era troppo invischiato in lotte di potere. Da queste prime assemblee pubbliche che si svolgevano nella piazza della cattedrale, venivano eletti da 1 a 24 consoli che avevano guida politica, militare e giudiziaria della città; da qui nasce il comune. Dal 1085 al 1123 pare che comincino ad agire i consoli che però goderono almeno fino al XII sec della protezione dei vescovi. Perciò alcuni tendono a pensare che non si possa parlare di comune prima che i consoli potessero agire da soli. BASI CULTURALI E IDEOLOGICHE DEL MOVIMENTO COMUNALE. In realtà si può ben dire che il comune nasce quando dalle fonti si riconoscono documenti conservati nei comuni che fanno cenno a diritti patrimoniali e giurisdizionali. Questo cambiamento è ravvisabile anche nel ritorno il diritto romano che si esplica in un ritorno alla partizione amministrativa del territorio divisa in regiones oltre che all’utilizzo del termine di console per designare il garante più significativo. 29 LA CONQUISTA DEL CONTADO. Fu una vera e propria operazione di conquista rapida, violenta ed efficace. Infatti la rivalità tra citta contermini era grande e il contado sta ad indicare la porzione di territorio che viene retta da cittadini comuni. Alcuni aristocratici si vedono costretti a “migrare” in città dalle loro tenute per prendere parte alla nuova vita politica. Il sostentamento era legato al mercato e al bacino di approvvigionamento che una città riusciva a crearsi. I modi erano l’assoggettamento politico e fiscale. Furono affrancati molti schiavi e così si traevano tasse da loro che erano in di nuovo libertà. I contratti di lavoro variano (agrari) e vengono stipulati per periodi più brevi, con canoni fissi indipendenti dagli andamenti stagionali. Viera più dipendenza economica e meno sociale. LA SOCIETA’ DEL FENOMENO: LE CITTA EUROPEE E DELL’ITALIA MERIDIONALE. Quello che successe dal punto di vista istituzionale nelle città del nord-centro Italia non successe in nessun’altra realtà europea o sud italiana. In Francia vi furono comuni indipendenti ma la maggior parte erano città con franchigia e termini di manovra molto limitati. Nemmeno in Germania, Inghilterra e Sud Italia si riuscirono a creare forme di autogoverno realmente indipendenti. CAP XIX LA NASCITA DELLA CAVALLERIA E L’INVENZIONE DELLE CROCIATE. SEC. XI-XIII. LA CAVALLERIA, UN NUOVO PROTAGONISTA DELLA STORIA EUROPEA ? Ci sono diverse teorie per la formazione della cavalleria: Bloch dice che i cavalieri divennero nobili acquisendo potere nelle trasformazioni sociali del secolo XI, invece per Flori diventa cavaliere solo chi ne ha le capacità economiche. Successivamente l’ordine si modifica e diventa più “gentile” rispetto ai predecessori che sono violenti e brutali, e sopratutto il nuovo ordine si dà delle regole. Alcuni dicono che parte dalla Francia con il rito dell’adoubement (tocco di spada sulla nuca o guancia). I PRIMI CAVALIERI. Le origini sono di solito umili, ma poi si evolvono anche se sono servi, possono avere anche castelli. La tipologia dei combattimenti è caratterizzata da piccoli assalti, assedi, raramente guerre, e porta a tecniche di combattimento basate sullo scontro individuale. Si fanno numerosi tornei. Il costo delle armi e armature cresce, così il mestiere comincia a diventare prerogativa di un’élite sociale. La crescita dei cavalieri nobili era conseguenza della famiglia a struttura piramidale con privilegio della parentela paterna dei primogeniti. I cadetti (secondogeniti ecc..) erano comunque 30 costretti a entrare nel mestiere delle armi, e con i tornei cercavano di crearsi una base economica. Molto spesso le compagnie dei cavalieri facevano razzia, e per questo gli ecclesiastici spinsero per la creazione di un modello di cavaliere equo senza macchia e senza paura. (epica cavalleresca). La società veniva cosi a dividersi in tre ordini : quelli che pregano per la salvezza dell’anima (oratores); quelli che combattono per se e per gli altri(bellatores), e quelli che lavorano e producono per tutti (mone o laboratores). CAVALIERI E PELLEGRINI: L’INVENZIONE DELLA CROCIATA Per espiare le numerose colpe che pendevano sulle varie fazioni di cavalieri, e sull’esempio dei pellegrinaggi di fede verso Compostela il PAPA URBANO II A CLERMONT, DECISE DI INVITARE I CAVALIERI AD UNIRSI E MARCIARE IN PELLEGRINAGGIO VERSO GERUSALEMME IN ARMI CHE ERA OCCUPATA DAI TURCHI. Questo si dice, ma non si sa cosa realmente disse nel suo discorso. QUESTA VISIONE E’ SUPERATA ED ORA SI INTENDE IL CONCETTO DI CROCIATA ELABORATO NEL DUECENTO COME UNA SPEDIZIONE MILITARE PER RIDURRE NEMICI ED ESPANDERE CONFINI OLTRE CHE ELIMINARE ERETICI. QUELLA CHE CHIAMIAMO CROCIATA COMPRENDEVA UNA SERIE DI ATTIVITA’ RELIGIOSE E CIVILI PRIVE D COERENZA IDEOLOGICA (IN PRATICA UNA TROIATA) ED ERANO DETERMINATE DA CAUSE RELIGIOSE POLITICHE ED ECONOMICHE DIVERSE E CHE SOLO TARDIVAMENTE EBBERO UNITARIETA’ E COERENZA IDEOLOGICA. IN ARMI VERSO LA TERRASANTA. Urbano II non intendeva bandire una crociata, ma ricondurre i cavalieri nel contesto dell’etica cristiana. Molti ceti popolari raccolsero l’invito verso la terrasanta e anche alcuni poveri cavalieri. Erano privi di qualsiasi organizzazione e furono sbaragliati. Nel frattempo Urbano riesce a convincere aristocratici Francesi e Normanni a partire, e così nel 1099 Gerusalemme fu conquistata. I regni crociati poi instauratisi entrano subito in forte concorrenza ed erano regolati da relazioni feudali di tipo monarchico. Intanto si formano gli ordini religiosi dei Templari a protezione delle città. Essi allargano le loro sedi in Europa e fanno crociate. Gli interessi economici della regione si possono ricondurre ad alcune città come Venezia, Genova e Amalfi. Ma la conflittualità incoraggia la reazione musulmana che arriva ad Edessa. Luigi VII ed Eugenio III con Corrado III fanno la seconda Crociata (1147-1148). Ma i contrasti tra i sovrani la fanno fallire. Ma dall’Egitto il curdo Saladino (il Feroce) nel 1187 si riconquista Gerusalemme. Parte così la terza (1189-1192) e vi partecipano Filippo Augusto di Francia, Federico Barbarossa (che morì cadendo da cavallo in un guado), e Riccardo cuor di Leone, ma non riuscirono a riprendere Gerusalemme, ma solo a mantenere alcuni territori costieri. 31 LE MOLTE CROCIATE DEL XIII SECOLO. Con la quarta crociata, istanze papali e progetti economici di Venezia coincidono. Ma a Venezia faceva più gola la cristiana Costantinopoli che Gerusalemme, e così la presero. Nei territori Balcanici fu creato l’impero Latino d’Oriente che durò 60 anni. In questi anni si comincia ad intendere la crociata contro i nemici della cristianità, ma la si volse anche contro popolazioni europee (gli Albisegi della Francia) malviste dal papa Innocenzo III e dal re di Francia che voleva rafforzare il suo dominio al sud. Ma l’intento fu anche quello di estendere i confini: i Cavalieri dell’ordine Teutonico creano al Nord uno stato Crociato(Germania Nord Orientale). Innocenzo III vuole la Quinta crociata in Egitto, non vi partecipano i re europei, e fallì per i soliti contrasti. Di li a poco Federico II (appena scomunicato) parte per Gerusalemme e la riottiene trattandola con il sultano, ma dopo poco Gerusalemme ridiventò musulmana. Luigi IX di Francia promuove le ultime due crociate ma durante la prima fu catturato mentre durante la seconda morì di malattia. Non se ne fanno più. CAP. XX L’IMPERO BIZANTINO E L’EST EUROPEO SEC. VII-XV IL RESTRINGIMENTO TERRITORIALE Nel VII sec. iniziò l’espansione islamica. Bisanzio perde gran parte dei suoi territori: Siria, Mesopotamia, Armenia, in mare Cipro, Creta e Rodi, ma Costantinopoli resistette; anche grazie al Fuoco Greco, un impiastro che incendiava al contatto con l’acqua. Bisanzio perse anche terre nei Balcani; prima Slavi e poi i Bulgari, occuparono i territori fra Danubio e Balcani, e Bisanzio fu costretta a riconoscere il loro regno. IL RIASSETTO AMMINISTRATIVO Il territorio dell’impero nell’VIII° sec si era ridotto di più di 2/3 da Giustiniano e venne suddiviso in Théma, una circoscrizione di carattere militare dapprima usata per i territori di frontiera, e con a capo lo Stratego con poteri militari e civili (senza la separazione tra funz. politicoamm. e militari come sotto i romani.). il fine era quello di permettere lo stanziamento degli Strationi (soldati) a cui venivano ceduti territori sgravati fiscalmente, e ereditabili dai figli con servizio militare obbligatorio. Si formò così un esercito nazionale. Furono favorite la piccola proprietà contadina e i villaggi rurali a scapito delle città arrivando ad abolire i municipi sotto Leone VI (886-912). Fu abbandonato il Latino a favore del Greco e anche il diritto Giustinianeo fu accantonato; l’apparato fu orientalizzato. La successione imperiale non avveniva ereditariamente, ma gli imperatori riuscivano a far succedere membri della famiglia, in accordo con le lobby dominanti. All’inizio la via 32 principale era una brillante carriera militare ma dal X sec. prevalse l’aspetto dinastico e fondiario oltre che l’ereditarietà familiare. LA CONTROVERSIA ICONOCLASTA L’unica cosa che accomunava il vecchio impero romano d’oriente con quello Bizantino dell’VIII° sec, era il cristianesimo che era il baluardo dell’identità collettiva. Probabilmente condizionati dalla cultura araba alcuni iconoclasti credevano che non si potesse divinare rappresentando Gesù e la Madonna. Leone III nel 726 vieta l’utilizzo di immagini e le motivazioni sono da cercare nel troppo potere che erano riusciti ad acquisire gli ordini dei monaci, al rispetto dei condizionamenti venuti da gruppi religiosi confinanti al fine di non creare spaccature all’interno dell’impero, e dal punto di vista ideologico fare fronte comune contro gli arabi. Infatti esaurito il pericolo arabo, anche la lotta iconoclastica cesso nell’843 con la riabilitazione delle icone. IL PERIODO D’ORO Sotto la dinastia Amorica e Macedone sec. VII-VIII vi fu una grandissima rinascita culturale e politica di Bisanzio. Riconquistate la Cappadocia, la Cilicia e l’alta Mesopotamia oltre che in varie tappe l’Armenia. Nel 1014 il regno di Bulgaria fu annientato. In Italia vennero ripresi i domini di Calabria Lucania e Longobardia (Puglia) oltre che l’isola di Creta. L’esercito da nazionale passa a professionistico, la città recupera il suo ruolo ma i mercati nel lungo periodo risentono dell’imposizione statale dei prezzi che non agevola la concorrenza e i mercati veneziani prenderanno il sopravvento. Il diritto si riforma con i Basilici che sostituisce il codex Gistinianeo. Le popolazioni slave vengono bizantinizzate e convertute al cristianesimo (Cirillo e Metodio). Si approfondisce però la spaccatura con la chiesa di Roma. Il 25 luglio del 1054 papa Leone IX ed il Patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario si scomunicano a vicenda. Non era la prima volta, e successivamente la frattura si approfondisce con dispute sull’iconoclastia, il controllo sulla chiesa Bulgara e questioni dottrinali che vertevano sulla posizione del Padre e del Figlio nella Trinità. IL MERCATO MEDITERRANEO E LE CROCIATE. A partire dall’XI° secolo l’economia dell’Europa occidentale comincia ad espandersi. Amalfi si becca il Maghreb l’Egitto e i porti di Costantinopoli, oltre che la penisola iberica. Venezia le aree continentali dell’Oriente Islamico. Nello stesso secolo i porti dell’Italia meridionale decadono e si affermano invece Genova e Pisa. Queste città cacciano i musulmani da Corsica e Sardegna. Venezia approfitta della debolezza di Bisanzio attaccata da Turchi e cacciata dal sud Italia dall’invasione Normanna. I veneziani si alleano con Costantinopoli, ma in cambio gli chiedono l’esenzione di dazi nell’Adriatico e nello Ionio sicché riescono ad ottenere il completo controllo degli 33 scambi verso oriente. L’economia bizantina va in crisi anche perchè i veneziani dirottano la quarta crociata verso Costantinopoli invece di Gerusalemme. L’IMPERO LATINO D’ORIENTE. Dalla presa di Costantinopoli i veneziani si beccano i principali centri mercantili. Restava l’impero latino d’oriente + Atene e Tebe diviso da Acaia e Tessalonica. Nel 1261 la difesa dell’ortodossia porta Bisanzio alla riconquista di Costantinopoli, ma lo splendore è ormai decaduto. I commerci restarono saldamente in mano ai venessiani, e sotto i Paleòlogi avanza la grande aristocrazia fondiaria, che però non favorisce l’economia. Si arriva così al 1453 con l’arrivo dei Turchi (ottomani) che con Maometto II la conquistano definitivamente. CAP. XXI IL RINNOVAMENTO CULTURALE SEC. XII NUOVI MODI DI SCRIVERE E DI LEGGERE In questo secolo la rinascita della cultura fu molto più forte di quella carolingia. Il modo di leggere era cambiato e il libro divento uno strumento di lettura e non di adorazione. Si introducono nuovi dispositivi testuali, intitolazioni più chiare, note marginali e gli indici. LA NASCITA DELLE UNIVERSITA’ Il termine latino universitas indicava una qualsiasi comunità organizzata con proprio statuto giuridico. Le universitates erano invece gruppi di persone che svolgevano lo stesso mestiere. Questi furono sviluppi spontanei. L’università di Bologna nasce da un gruppo di studenti riuniti in società che pagavano un maestro per la lettura e la spiegazione del Corpus iuris civilis di Giustiniano. A Parigi la si deve dall’associazione di un gruppo di teologi e per questioni dottrinali. Il potere politico cerca subito di strumentalizzarle; Barbarossa concede agli studenti di Bologna di essere giudicati da tribunali di vescovi o dai loro maestri. Il papa Onorio III nel 1219 concede la possibilità di scioperare o cambiare sede ma solo a patto che le licenze siano date da un’insegnante del clero, l’arcivescovo di Bologna. I principi a volte snaturano le finalità delle università, infatti Federico II di Svevia crea quella di Napoli per formare suoi funzionari. L’ORGANIZZAZIONE SCOLASTICA DEL SAPERE Il prof trascorreva la maggior parte del tempo a leggere e commentare il testo di insegnamento. Pian piano gli studenti e i prof, raccolsero in glosse affiancate al testo, le spiegazioni e si arrivò a istituire delle botteghe che riproducevano testi con glosse autorizzati (stacionarii). Si faceva quindi l’esegesi delle fonti. 34 IL RECUPERO DEI TESTI GRECI. Gli antichi greci e i loro autori sono la base di partenza per la cultura occidentale; dopo la caduta dell’impero rischiavano di essere persi perché non vi era molto materiale tradotto. Le nuove esigenze culturali date dal progresso in tutti i campi che si stava risvegliando dopo il 1000, impose una riscoperta dei classici (Platone, Aristotele, Euclide..) che con il sistema bilingue cominciava essere quasi necessaria. In Oriente i classici greci non erano mai stati abbandonati, ma in occidente bisognava ora tradurre i vecchi testi dall’arabo o direttamente dal greco. Anche se la traduzione del greco era più precisa, quella dall’arabo arricchì di molto la tradizione sopratutto in matematica astronomia, astrologia.. LA SCRITTURA DELLE LINGUE VOLGARI Tutto questo progresso (alfabetizzazione, modo di leggere e scrivere, scuole secondarie e università, recupero dei classici) fu uno dei più importanti balzi culturali della storia occidentale. Allora la società si distingueva in litterati ed illitterati. I primi in un primo periodo erano considerati in senso stretto un gruppo di chierici che sapeva leggere e scrivere in latino. In seguito vi si compresero anche i laici. In Italia lo sviluppo del volgare ebbe un po’ più di difficoltà, perché non cera come in Francia e Germania una separazione così netta tra la lingua scritta e quella usata dalla popolazione. In Francia nell’11° sec. parte il poema epico cavalleresco con “La Chanson de Rolande”. Vi sono esempi anche di letteratura “religiosa” (il Cantico di S. Francesco) che stanno ad indicare la voglia della chiesa di gettare un ponte per conquistare le nuove classi cittadine in corso di formazione. Diventavano ora più folti anche i gruppi professionali che imparavano per esigenza a leggere e scrivere. CAP. XXII L’IMPERO E LA DINASTIA SVEVA sec. XII – XIII UN REGNO ELETTIVO E UNIVERSALE. Tra il 12° e 13° sec. mentre in Francia, Inghilterra e sud Italia i sovrani cercavano di ricomporre il potere ora in mano dei signori locali, in Germania ed in Italia Sett. La trasmissione del potere era ereditaria anche se soggetta all’approvazione dell’assemblea dei principi e all’unzione pontificia che le dava valore universale e sacrale. La lotta per la corona tedesca si divideva tra la casata si Svevia e quella di Baviera. Nel 1152 viene eletto imp. Federico di Svevia con madre di Baviera la cui casata regnò per tre generazioni, con lotte e incertezze che si verificavano al momento della successione della dignità dinastica. LA POLITICA ITALIANA DI FEDERICO I 35 Nel 1154 Barbarossa arriva in Italia per dare aiuto al papa e ad alcune piccole città che temevano le grosse città tipo Milano che osteggiavano il potere temporale e soverchiavano i piccoli comuni. Gli oppositori furono uccisi. Molto importante fu un’indagine che fece Barba sulla situazione politica e sociale delle città italiane. Nella dieta di Roncaglia (Piacenza) emanò un decreto nel quale stabiliva le prerogative dell’autorità imperiale nei campi di: vie di comunicazione,giustizia, imposte, moneta, guerra. Con la Costitutio pacis proibiva invece le leghe tra città comunali. Milano si oppone ma viene attaccata e sconfitta, ma in seguito alla forte pressione fiscale instaurata dell’impero, nel 1167, si crea la lega Lombarda che sconfigge il Barba nel 1176 che veniva anche osteggiato dal papa AlessandroIII. Pace a Venezia e in seguito a Costanza con riconoscimento dell’esercizio delle regalie ai comuni in cambio del riconoscimento formale dell’autonomia imperiale. Ci sono molte copie nei comuni di questo atto considerato riconoscimento ufficiale dei poteri cittadini. 1190 Barba muore annegato mentre andava alla III crociata. L’UNIONE CON IL REGNO NORMANNO. La migliore mossa di Federico I per la successione imperiale fu la politica matrimoniale: suo figlio Enrico VI sposò costanza D’Altavilla (Normanna) nel 1186, e si inserì nella successione per il regno di Sicilia alla morte di Guglielmo II. Fu re ma Enrico e la moglie crepano ad un anno di distanza lasciando tutto a Federico che fu affidato al papa Innocenzo III che approfittò per rafforzare la sua pressione nei suoi domini. Il papa lo accompagna fino alla maggior età. Intanto la contesa imperiale andava avanti tra Ottone di Brunswik e Filippo di Svevia. Con l’aiuto del papa prevale Ottone che nel 1209 si rende indipendente dal papa che lo scomunica. Nel 1212 Federico venne incoronato imperatore e si impegna a non rompere alla chiesa. Per la successione imperiale si risolse tutto con la battaglia di Bouvines con Filippo appoggiato dall’Inghilterra di Giovani senza terra, e dall’altro Federico con dalla sua il re di Francia Filippo Augusto. Vince Federico 1220 che oltre a re di Sicilia era anche imperatore. FEDERICO II Vi era molta incertezza per la successione dinastica al suo tempo; in Germania le prerogative regie erano limitate dal potere spropositato dei principi. I legami feudali non erano collegati al regno. Volle cambiare questo andamento ma non tolse potere ai principi. In Boemia con la Bolla d’Oro diede indipendenza giurisdizionale al re e la confermò rinunciando al concordato di Worms. Le sue prerogative erano di fondazione e protezione delle città. 1220: si diresse in Sicilia dove il suo potere non si sentiva più perchè usurpato dalle elité locali, e non fece come in Germania. Si arrogò tutti i diritti che gli erano stati tolti. Promosse il commercio di stato indebolendo i mercanti, controllò meglio 36 il territorio costruendo e presidiando castelli,CREÒ UN APPARATO AMMINISTRATIVO INDIPENDENTE DALLA MILIZIA. Fece raccogliere le sue leggi nel codice di Melfi. Era un uomo di cultura che promosse arti e scienze. 1235-37 : torna in Germania dove arresta il figlio ribelle e lo coduce in carcere in Italia. Vuole sottomettere i comuni del Nord (Lega lombarda) e vi riesce in un primo periodo ma desiste di fronte ad alcune sconfitte e alla cattura del figlio Enzo. Muore nel 1250. GLI ULTIMI SVEVI. Fino al 1273 nessuno succede al trono imperiale; proseguono le guerre nell’Italia Sett. tra città pro (Cremona) e contro (Milano) l’impero. Succede quindi il figlio legittimo Corrado che dura 4 anni. Suo figlio Corradino gli succede a 10 anni sotto la guida del papa. Ma Manfredi altro figlio del Federico si impadronisce del regno e al papa viene l’idea di affidare il regno di Sicilia a Carlo D’Angiò fratello del re di Francia. Egli in battaglia sconfigge il Manfredi. Corradino allora cerca di riprendersi il regno ma viene sconfitto a Tagliacozzo 1268. IL MITO DEGLI SVEVI IN STORIOGRAFIA. La storiogr. Tedesca esalta la figura, mentre quella italiana ottocentesca lo considera il nemico per eccellenza; Kantorowicz lo considera un illuminato per come ha gestito i suoi rapporti politici e precursore della sovranità moderna. Abulafia lo ridimensiona forse troppo polemicamente, fatto sta che l’ultima interpretazione considera FedericoII una delle personalità di maggior rilievo della storia occidentale europea. CAP XXIII I COMUNI ITALIANI SEC. XII-XIV I NUOVI CONFLITTI SOCIALI E L’ISTITUTO DEL PODESTA’ La nascita e lo sviluppo delle grandi città europee si prese corpo attorno alle città comunali. Lo sviluppo aveva favorito l’immigrazione di diverse componenti della società rurale. Vercelli, Pisa e Padova crebbero per 2 3 4 volte, e la crescita è testimoniata dalla costruzione di 3 cinta murarie concentriche. La società urbana divenne più ricca e complessa ma meno facile da governare. Nel 12° e 13° sec. il sistema consolare entrò in crisi. Di fatto era un accordo tra le famiglie più ricche, che veniva ratificato dal parlamento o arengo che però non aveva nessun potere propositivo. Poi, dopo la Pace di Costanza il ceto consolare cominciò a dividersi in fazioni in lotta. Si arrivò allora alla designazione del potestà che doveva essere al di sopra delle parti. La sua carica durava all’inizio 1 anno poi ridotto a 6 mesi, e dopo un procedimento amministrativo si decideva se 37 riconoscergli lo stipendio o no. Provvedeva a presiedere il consiglio comunale, presiedeva i tribunali cittadini, conduceva l’esercito in guerra, perseguiva e gestiva il “bene Comune” (in teoria). Durò per un secolo e mezzo e alla fine diventò una sorta di controllo delle città maggiori, che formavano i potestà, verso i centri minori. Nella diatriba tra Guelfi e Ghibellini si tendeva a sceglierlo all’interno dello schieramento. A volte se prendevano iniziative impopolari potevano anche venire ammazzati. CONFLITTO SOCIALE: POPOLO E PARTI. In questo periodo si acuì lo scontro tra aristocrazia e “popolari”; e anche nell’esercito cittadino tra Fanti e Cavalieri. I cavalieri avevano molte agevolazioni e privilegi e i popolari cominciarono a chiedere l’ingresso nel consiglio comunale, riuscendo nell’intento nel 1250 circa. Si riunirono nella Società del Popolo che raccoglieva organizzazioni cittadine quali le corporazioni e territoriali quali le parrocchie. Istituirono anche una figura simile al potestà quale il Capitano del popolo con caratteristiche e prerogative simili. Si svilupparono anche norme antimagnatizie, ossia contro i ceti più abbienti che non potevano insultare o commettere delitti verso i Capitani e che venivano puniti con severità. Intanto anche l’aristocrazia si stava organizzando, con le milites che contrastavano le società del Popolo. Inoltre l’aristocrazia urbana si divise in Guelfa, o anti-imperiale, e Ghibellina, a favore. Quando una delle due prevaleva, per l’altra erano cazzi e dovevano scappare. In Italia centrale si svilupparono con fervore le situazioni sopracitate e le organizzazioni sopradette soppiantarono a volte il governo dello stesso comune. LA TRASFORMAZIONE DELLE ISTITUZIONI CITTADINE NEL 300 E L’EREDITA’ DEL COMUNE. Tra le varie trasformazioni che il comune assunse nel Duecento vi fu anche il conferimento di speciali incarichi a membri dell’aristocrazia cittadina, per un periodo limitato. Il conferimento del titolo di signore; i signori tesero a diventare vicari dell’imperatore per legittimare il loro titolo e in seguito cercarono di trasferire il titolo ai figli. Vi fu il passaggio a un governo monarchico , ma non fu generalizzato come il progetto della riscrittura dell’assetto istituzionale delle città. Così le istituzioni spontanee vennero disposte secondo un‘ ordine gerarchico indipendentemente dal tipo di governo istaurato. L’assetto ora più stabile era guidato dall’aristocrazia. Ma l’esperienza comunale servì da spunto per la creazione di un sistema burocratico in seguito irrinunciabile. Anche i contadini dovettero assoggettarsi al governo cittadino e quello che è più importante, che il comune nella coscienza dei successori fu un modello insuperato per l’amministrazione della cosa pubblica. 38 CAP. XXIV IL CONSOLIDAMENTO DEI REGNI EUROPEI SEC. XIII GLI STATI MONARCHICI DEL 200 E’ un processo che non va necessariamente legato sviluppo successivo di stati a monarchia assoluta. allo Questa affermazione non interessò tutto l’occidente ma solo gli stati dove i rapporti feudali furono normati dall’autorità regia. Francia, inghilterra e penisola iberica conoscono questo fenomeno bene; iniziarono dal consolidamento territoriale che divenne poi espansione e fu molto legato alla riorganizzazione dell’esercito non più vincolato da legami feudali di fedeltà ma da rapporti economici professionali: i mercenari erano molto più veloci nella mobilitazione e avevano una tecnica di battaglia uniforme. La rete amministrativa fu migliorata e la periferia fu più legata che in precedenza al centro del potere. Questo processo diede luogo a conflitti con la nobiltà: i tre aspetti fondamentali furono quindi: riforma amministrativa, espansione territoriale, conflitti tra ceti eminenti. IL REGNO DI FRANCIA Luigi IX guida l’espansione verso sud, pone sotto controllo la Linguadoca; prima Luigi VIII rafforzò il regno dal punto di vista ideologico evidenziando il ruolo del re di Francia e legando la corona a Carlo Magno. Luigi IX profondamente religioso promosse 2 sfortunate crociate, riprese i territori Plantageneti e il Regno di Sicilia, promosse inchieste sugli abusi in suo nome ma non per sua volontà, perpetrate da funzionari pubblici, ma fu importante il suo legame con la fede, che rafforzò enormemente il suo prestigio. Cercò inoltre di unificare le normative giuridiche tradizionali, chiamando anche alla sua corte esperti di diritto romano. I suoi successori dovettero solo consolidare quello che lui aveva fatto e cosi fecero. Dopo la morte di papa Bonifacio VIII il papato divenne “francese” e la capitale apostolica passò da Roma ad Avignone. Il regno di Francia aveva la sua chiesa nazionale. IL REGNO D’INGHILTERRA Il punto di partenza di Enrico III fu molto diverso da quello francese. Dopo la sconfitta di Bouvines 1214 aveva dovuto riconoscere ai baroni molti privilegi. Gli attriti tra aristocrazia cittadina e nobiltà rurale erano accesi. Dopo le provvisioni di Oxford nel 1265 riesce ad avere la vittoria (Eversham). Questo portò un incremento dell’entrate fiscali, nel 1285 conquista il Galles, e nel 1290 invase la Scozia dove William Wallance (Bravehart) diventa leggenda. I REGNI IBERICI. Nella penisola iberica si erano consolidati alcuni regni cristiani. Con la reconquista si estese il territorio a danno dei musulmani. 1212 contingenti castigliani e aragonesi 39 sconfiggono i musulmani vicino a Cordova.Cordova e Siviglia diventano Castigliane mentre gli Aragonesi si conquistano il porto di Valencia e le Baleari (miravano al mare). Il regno del Portogallo consolidò i suoi domini mediterranei mentre il regno di Navarra non riuscì ad allargarsi. Ai musulmani rimase Granada. Il regno di Castiglia aveva grandi pianure interna e la rendita fondiaria favorì l’emergere di grandi proprietà signorili che entrarono in collisione più volte con l’autorità regia. Ma i parlamenti o Cortes furono una forma di controllo reciproco soddisfacente per entrambi. Il regno di Aragona era invece basato sul giuramento tra il re e gruppi sociali eminenti che si impegnavano a rispettare le consuetudini antiche. Dal punto di vista economico l’Aragona era assai + dinamica ed era l’area commerciale a tirare l’economia. Interessavano i traffici del mediterraneo ed infatti Sicilia (vespri siciliani: francesi disonorano nobildonna palermitana suscitando l’ira di picciotti con l’aiuto degli aragonesi) e Sardegna furono conquistate (dopo 20 anni con la pace di Caltabellotta). CAP. XXV PAPATO UNIVERSALE E STATO DELLA CHIESA L’ELEZIONE DEL PAPA E IL CARDINALATO. Il decreto del 1059 prevedeva una scelta preliminare da parte dei cardinali vescovi e la successiva acclamazione da parte dei clero e popolo di Roma. Dopo cento anni gli scontri derivanti da questo decreto non erano ancora sanati. Antipapisti dicevano che era più importante il clero e il popolo. Alessandro III introdusse una regola quale per la quale il papa veniva eletto da almeno i 2/3 di tutti i cardinali (vescovi, preti e diaconi). La chiesa con questa modalità rimaneva equidistante da impero e popolo di Roma. Talvolta le procedure erano lente e Gregorio X decise di istituire il Conclave (spazio chiuso a chiave dove nessuno oltre i votanti poteva accedere) e con il cibo razionato: più si rimaneva in conclave, più i viveri scarseggiavano. I cardinali divennero i maggiori collaboratori del papa e la carriera cardinalizia era sempre tenuta sotto controllo dal papa. I compiti dei cardinali erano di assistenza nel concistoro al pontefice, quando si emettevano sentenze importanti in materia spirituale e temporale. Cardinali si diveniva per nomina papale, e per diventarlo occorreva appartenere alla famiglia del papa o essere della sua clientela. LO STATO PONTIFICIO Pierre Toubert dice che lo S.P. nacque dal terreno della stessa riforma( dall’XI sec.) ma Daniel Waley obbietta che iniziò più tardi come l’inizio dell’espansionismo papale. Si opponevano alla crescita del potere pontificio: Baroni dell’area laziale e Comuni cittadini in Italia, e all’estero 40 i sovrani Normanni. Nella prima fase Innocenzo III riesce a scacciare i rettori imperiali, appoggiato da signori locali e Comuni che mal sopportavano il dominio imp. I tratti essenziali territoriali dello stato pontificio sono questi: 4 prov. Maggiori:Campagna e Marittima nel Lazio Merid. patrimonio di Tuscanie nel Lazio sett. ducato di Spoleto in Umbria, Marca di Ancona nelle Marche; dal 1278 anche la Romagna. In questi territori lo S. P. concedeva ampie autonomie fiscali, giudiziarie e militari. Godeva di una posizione strategicamente importantissima. Alcuni punti deboli erano ravvisabili nelle debolezze strutturali e nella assenza di ordine dinastico oltre che dell’appoggio di ampi strati sociali. APPARATO BUROCRATICO E AMMINISTRATIVO Un punto di forza era la centralità dell’apparato di coordinamento delle strutture e la possibilità che dava di riscuotere tributi da tutta Europa; la figura di sovrano assoluto del papa diventa in seguito modello da seguire per le monarchie nascenti. Al papa spettavano tributi come sovrano e anche come signore territoriale, nonché decime. Il sistema fiscale era complesso, e il camerlengo si occupava dell’intera gestione delle entrate fiscali. Dal XIII sec. cominciò a controllare più strettamente le chiese locali e il diritto giurisdizionale sui “peccati riservati” come l’adulterio dove si richiedeva l’intervento del pontefix. Il controllo spirituale si diffuse più capillarmente con la nascita di nuovi ordini mendicanti. Il suo potere per alcuni era maggiore di quello degli imperatori, perchè era anche spirituale; con Bonifacio VIII questa idea di potere raggiunse il massimo con la Bolla Unam sanctam dove riscrisse l’intera gerarchia dei poteri ponendo al suo vertice il papato. IL PAPATO AD AVIGNONE. Bonifacio VIII era in lotta con Filippo IV il Bello di Francia. La Francia tendeva ad una chiesa nazionale e sottoposta al reame e nel 1309 Filippo dopo la morte di Bonifacio e successore riesce a far eleggere Clemente V che porta il papato ad Avignone. Ad Avignone senza i condizionamenti laziali, la chiesa perfeziona il suo apparato burocratico. CAP. XXVI ERESIE E ORDINI MENDICANTI. SEC. XII-XIV CATARI ERESIE E CONTROMOSSE I catari credevano in due principi eterni increati del Bene e del Male sussistenti e contrapposti, ravvisabili nella vita e attaccabili con la rinuncia al male da parte di tutti ma rappresentati sopratutto dai perfetti che arrivavano fin a farsi morire di fame per rinunciare, dopo essere stati “battezzati” con il Consolamento. Erano molto presenti in 41 Italia appoggiati da chi si opponeva al potere pontificio, e anche Federico II di Svevia con il papa Onorio III li condannò. La chiesa risponde promuovendo e omologando gli ordini mendicanti come i domenicani che promuovevano l’evangelizzazione e operavano sul piano ideologico sotto i dettami di Domenico di Guznam ispirato da Agostino e sopravvivevano con l’elemosina. I francescani e le monache di santa Chiara, erano molto orientati all’eremo e anche se non voleva Francesco dovette far omologare dal papa il suo ordine che veniva anche perseguitato in altri stati. Mentre i benedettini erano più legati alla zone di campagna, francescani e domenicani si dedicarono più alle opere in città e sopratutto i secondi divennero tramite tra papato e poteri locali. L’inquisizione: il solo rimedio degli ordini mendicanti non bastava per arginare l’ondata eretica e il papa istituì il suo tribunale affidandolo proprio agli ordini. Il carattere spirituale molte volte fu stravolto e si veniva a condannare per la più parte gli oppositori politici. Dolcino da Novara era un frate dissidente che contestava gli aspetti materiali della chiesa e riuscì a tenerla in scacco a lungo, fino a quando Clemente V lo sconfisse con l’esercito crociato. CAP. XXVII CRISI E NUOVI EQUILIBRI SEC. XIV SVILUPPO ECONOMICO PRIMA DELLA CRISI Si riprendono commerci e fiera grazie alla nuova stabilità politica e alla sicurezza delle vie di comunicazione. Le fiere diventano importanti (stoffe, tinture, spezie). Si ritorna gradualmente alla moneta aurea passando per l’argento (grosso) più prezioso della allora circolante. Fioriscono le prime compagnie mercantili e fioriscono anche i banchi per lo scambio e il prestito di valuta. Vi è anche una progressione delle tecniche agricole e la coltivazione di terreni poco fertili marginali, ma non sufficiente a coprire l’incremento demografico che subirà pesanti perdite nel secolo successivo. Vi sono infine spostamenti verso le aree produttive di ingenti parti di popolazione. CARESTIA E PESTE. 1313 – 1317 serie di cattivi raccolti, ma fino agli anni settanta si sopravvive per autoconsumo e meccanismi di mercato. Poi i prezzi del pane crescono in maniera insostenibile per le fascie di popolazione medio bassa. I flussi migratori si dirigono verso le città ma non vengono acolti per paura di doverli sfamare. Si muore di fame in Europa. 42 ARRIVA LA PESTE portata da mercanti genovesi provenienti dal Kazachistan dove i ratti hanno un pidocchio che da la peste bubbonica 1348. si dice che la peste non fosse in europa dal VI sec. e perciò non si sapeva curarla. Nelle città falciò circa 1/3 della popolazione. DIBATTITO STIRIOGRAFICO. Malthus dice che la popolazione aumenta in progressione geometrica 1,2,4,8,16..invece la produzione in maniera geometrica 1,2,3,4,5,6.. Alcuni st. Abel e Postam dicono che la catastrofe demografica non fu poi tanto catastrofe perché riadeguò la popolazione al ritmo e alla produzione. Questa teoria insieme alla componente depressionistica è tutt’ora diffusa. Complessivamente si può dire che carestie e la peste assieme fanno parte di un complesso processo di trasformazione economica e sociale. VERSO UNA NUOVA ORGANIZZAZIONE SOCIALE. Si abbandonano le terre marginali e avanza l’incolto. L’allevamento ovino riprende e impoverisce i terreni in Italia centro merid. e Spagna. Cambiano i patti agrari e si arriva alla mezzadria. Le terre passano in mano a poche persone (quelle rimaste) che accorpano e le organizzano in poderi. Nasce il bracciante che viene avidamente sfruttato. In francia ed inghilterra scoppiano le rivolte contadine, nella prima soppresse nel sangue e nella seconda parzialmente risolte per mezzo della mediazione del clero. MANIFATTURE E COMMERCI. Le manifatture si rinnovano specializzando settori di produzione e impiegando operai salariati. Poco specializzati non avevano rappresentanze nelle fiorenti corporazioni. Quest’ultime avevano anche una notevole importanza politica a livello locale. Alla metà del 300 i salariati insorgono (rivolta dei ciompi a Firenze, manifattura) ma comunque gli aumenti di salari non bastano. Repressione dura. I sistemi contabili vedono la nascita della partita doppia e della lettera di cambio (nonna dell’assegno). I fiorentini cominciano a far girare bene le banche . Alcune falliscono per mancati pagamenti e così si arriva a rendere indipendenti le varie filiali che no rischiano di cadere con la principale. CAP. XXVIII GLI STATI REGIONALI IN ITALIA SEC. XIV XV GUELFI E GHIBELLINI GUELFI PRO CHIESA, GHIBELLINI PRO IMPERO. Tutte le realtà politiche locali furono coinvolte nello scontro. Nel regno 43 meridionale la divisione avvenne in occasione dei Vespri Siciliani. Li le regioni continentali degli Angiò alleati del papato e dei comuni guelfi del centro nord. La Sicilia Aragonese era ghibellina. Con la fine del casato di Svevia i ghibellini fecero corpo contro il papato e regno angioino. Enrico VII incoronato a Milano si schiera con i Ghibellini con i Visconti di Milano e Scaligeri di Verona. Il papa Giovanni XXII non riuscì ad arrestare il loro potere. I Visconti controllavano gran parte della Lombardia, gli Scaligeri le città venete, e la lega toscana Ghibellina con a capo Pisa prevalse sui Guelfi e su Firenze. Quando alcune città lombarde chiamano Giovanni di Boemia figlio di Enrico VII guelfi e ghibellino si schierano dalla stessa parte e crearono una base di partenza pre la città che sarebbero in seguito venute alle armi. NUOVI STATI TERRITORIALI: GUERRA FINANZA BUROCRAZIA I cittadini erano quasi tutti via per guerra e per creare nuovi eserciti si ricorse a mercenari. La spesa militare crebbe insieme a quella burocratica. Lo stato emise titoli di valore per reperire liquidi. Si distribuirono quindi gli uffici per la distribuzione di queste risorse. DAL COMUNE CITTADINO ALLO STATO REGIONALE. Milano, Firenze, Venezia. Milano: si evolse dopo il 200 verso la Signoria con lla monopolizzazione da parte dei Della Torre della carica di “anziano del Popolo” e con l’aggiunta da parte dei Visconti del titolo di vicario dell’imperatore. Assoggettò quindi con il sistema di relazioni feudali i comuni vicini. Firenze: mantenne a lungo il sistema di partecipazione comunale e dopo la rivolta dei ciompi restrinse il numero di famiglie che accedevano ai vertici politici. Aveva molti proventi derivanti dai commerci e dalle banche e invio i suoi potestà per egemonizzare le città circostanti con forme di contribuzione economica e militare. Era uno stato molto centralizzato e arrivò anche a sottrarre completamente il potere delle città conquistate. Venezia: l’organo di governo era il maggior consiglio dove c’era rappresentata la nobiltà; nel 1297 vi poteva entrare solo chi c’era stato nei precedenti 4 anni. Nel 1323 solo i figli o nipoti di chi era dentro, quindi per diritto di nascita. Avendo relazioni commerciali con oriente per ora non sottomise la terraferma. Sicilia: 1296 i baroni fanno casino per la successione di Pietro e arriva Federico III. Passa quindi ad un ramo parallelo della casa aragonese. I signori locali si dividono in fazioni (catalani e latini). Napoli: qui Carlo d’Angiò dovette ricorrere alla convocazione di assemblee rappresentative delle città e della nobiltà. 44 Stato Pontificio: nel frattempo la sede papale era ad Avignone, quindi Cola di Rienzo occupa il campidoglio come Tribuno ma nel 1354 dopo due congiure aristocratiche viene messo a morte. Da Avignone arriva il legato del papa Egidio Albornoz che riporta all’ordine ed erge nuove mura ed emano le costituzioni egidiane valide fino all’800. DALLA GUERRA ALL’EQUILIBRIO. 1350 circa Gian Galeazzo dei Visconti lotta con Verona e Padova sconfiggendo gli Scaligeri. Alla sua morte approfittano Firenze e Venezia. Firenze conquista Arezzo e nel 1406 Pisa, mentre l’espansione veneziana e giustificata dalla dura concorrenza di Genova nel mediterraneo e dalla necessità di reinvestire i grossi proventi del commercio nella terraferma. Verso il 1420 vengono conquistate Brescia e Bergamo. Al termine della reggenza di Giovanna I prima si aprì la crisi nel regno di Napoli. Da una parte Carlo di Durazzo appoggiato dal papa e dall’altra gli Angioini. Nel 1442 il re di Aragona riporta l’ordine e riunisce le due corone. Anche lo stato pontificio entrava in crisi. Clemente VII per la francia ed Avignone e Urbano VI che optava per la sede romana. 45