DI MASSIMO MONTANARI
STORIA MEDIEVALE.
Durante i 2 secoli e mezzo che precedettero il 476 caduta
dell'impero
romano,
vi
fu
una
trasformazione
profonda(rivoluzione tardo - romana), suddivisibile in 4
fasi:
1) Prima metà del III sec. PACE.
2) Seconda metà del III sec. L'ESERCITO CEDE.
3) IV sec. TRASFORMAZIONI AMMINISTRATIVE E
POLITICHE dettate da cristianizzazione,
insediamento dei barbari, ampliarsi del
divario tra ricchi e poveri e tra
Occidente e Oriente.
4) V sec. emerge una NUOVA SOCIETA' SENZA
L'IMPERO.

L'IMPERO NEL III° SEC.
L'impero
era
governato
da
aristocrazie
cittadine
o
culturalmente omogenee e verso il secondo secolo le uscite
per amministrare l'impero erano inferiori alle entrate. il
gettito fiscale era sopratutto proveniente dalle province, e
quello che contava era che il popolo non era più un popolo
guerriero. la scelta di appoggiare i senatori fece in un
primo tempo stagnare l'economia e questo fu acuito nel terzo
secolo dalla pressione barbara ai confini. Le riforme non
riuscirono
a
pacificare
la
società.(Diocleziano
Costantino).

LE RIFORME DEL IV° SEC.
L'esercito di 600.000 uomini fa lievitare le spese di più del
doppio rispetto ai precedenti periodi; si espande la
burocrazia e si aumenta la pressione fiscale. Questo tipo di
nuova macchina statale sarebbe divenuta la base per le
successive monarchie. Non aveva programmazione economica e
quando c'era malcontento la risposta era esclusivamente
politica e attraverso la rivolta. I senatori vengono via via
esclusi
dai
posti
di
comando
militari,
introducendo
rappresentanti di ceti periferici (ricambio del vertice
sociale). Erano uomini nuovi quelli che si affacciavano al
panorama socio politico e militare; ambivano ad arrivare e
imitare la classe aristocratica classica. IV sec. rinascenza
artistica eculturale ma le imposte erano sempre più gravose.

LA SEPARAZIONE TRA ORIENTE ED OCCIDENTE.
Crescevano le città maggiori e decadevano quelle minori; le
aristocrazie si localizzano sotto Costantino. I Germanici
entrano nelle file dell'esercito grazie alla separazione
delle carriere degli ufficiali civili e militari. Ordine
senatorio ed equestre non sono più rigidamente separati.
Costantino porta la capitale a Costantinopoli(Bisanzio)
raddopiando così le spese burocratiche e quindi le due
capitali vengono poste sullo stesso piano. Gli amministratori
locali si ergevano a protezione della popolazione ora
allocata presso grandi centri. Tutto questo decentramento
portò alla disuniformità che decretò la fine dell'impero
1
unico.IN OCCIDENTE I CONTADINI NON RIUSCIVANO AD AVER E
PROFITTO E DOVEVANO FUGGIRE NELLE CAMPAGNE PER EVITARE LE
TASSE; IN ORIENTE INVECE POTEVANO PEGARE TRANQUILLAMENTE I
TRIBUTI E ANCHE LUCRARE. L'OCCIDENTE SI STAVA IMPOVERENDO
MENTRE IN ORIENTE LA PRODUZIONE E IL COMMERCIO AVEVANO MOLTA
PIU' IMPORTANZA. L'Oriente epurava le milizie Germaniche del
suo esercito, l'Occidente non lo poteva fare perchè ormai i
barbari avevano permeato le élites. i Barbari erano Forti ed
inassimilabili nel V sec. ma non a livello territoriale.

INTERPRETAZIONI DEL CAMBIAMENTO.
Alcuni dicono che sia stata decadenza quella del V° sec
dell'imp. romano, altri invece dicono sia stata necessaria
per il passaggio ad una nuova società. Alcuni dicono che il
Cristianesimo fu la causa della fine dell'impero. Altri non
la vedono in negativo e alcuni analizzano il problema dal
punto di vista economico (Pirenne).
CAP II°
IL CRISTIANESIMO: LE CHIESE EPISCOPALI E IL MONACHESIMO DELLE
ORIGINI sec. IV - VI.
Il Cristianesimo che si stava organizzando aveva mantenuto le
strutture
amministrative
dell'impero
che
si
stava
dissolvendo.

CRISTIANESIMO E EUROPA.
Portò ad una unica fede e si attuò per due principali strade.
1: la via istituzionale che portò alla creazione della
struttura urbana ecclesiale che permise l'aggregazione della
popolazione attorno alle varie strutture, a il suo governo da
parte dei vertici ecclesiali.
2: individuale, scelta monastica dettata dalla fede ed
evangelizzazione
sempre
più
allargata,
nonchè
l'organizzazione sociale da essa derivata (Acculturazione).

CHIESA, CITTA, DIOCESI.
Con l’impero nel mondo romano ed in ambito urbano le
aristocrazie locali entrarono in crisi e i tradizionali culti
classici declinarono. L’individuo cominciava a prendere
importanza al di la’ dell’appartenenza a una determinata
classe sociale. Arrivano le religioni salvifiche e fra I° e
III° secolo le prime comunità cristiane, cominciano ad
organizzarsi.
L’organizzazione
gerarchica
era
così
strutturata:
Vescovo,
Diaconi
e
Preti.
Costantino
con
l’editto di Tolleranza (313) e Teodosio con quello di
Tessalonica (380) che faceva del cristianesimo la religione
di stato, fecero un grandioso lavoro dal punto di vista
sociale, a favore delle trasformazioni. La COSA PIU’
IMPORTANTE E’ CHE LA RELIGIONE CRISTIANA DAVA A CHI GOVERNAVA
UNO STRUMENTO PER GOVERNARE LE MASSE POPOLARI. Dapprima la
scelta
cristiana
era
degli
aristocratici
che
potevano
permettersi di filosofare. MA DA QUESTE STRUTTURE LE
2
GERARCHIE ECCLESIASTICHE POTERONO INSTAURARE L’UNICA FORMA DI
GOVERNO ALLORA POSSIBILE DOPO LA CADUTA DELL’IMPERO.

VESCOVI CITTADINI E PIEVI RURALI
L’evangelizzazione si concretizzava attraverso la fondazione
di chiese battesimali e pievi direttamente controllate
dall’episcopio. La cellula territoriale di riferimento era la
DIOCESI governata dal Vescovo. L’evangelizzazione fu comunque
una reciproca compenetrazione tra culto nuovo e preesistenti.
Le realtà territoriali erano diverse: al Nord poche città e
grandi circoscrizioni, al sud il contrario. Se in una città
si
insediava
un
vescovo,
era
più
facile
che
essa
sopravvivesse.
Si
vennero
a
creare
così
le
diocesi
METROPOLITE che godevano di maggior importanza rispetto a
entità territoriali più piccole. Il primato lo aveva
idealmente il vescovo di Roma come successore di Pietro, ma
era spesso osteggiato da altre città, e che solo nell’ XI°
sec. divenne supremazia.

I MONASTERI E LE CAMPAGNE
Dopo l’evangelizzazione arriva il monachesimo, che è però una
scelta individuale e di rifiuto del mondo in cambio del
sacrificio e dell’ascesi (Eremitaggio anche in deserti). Poi
però ci fu un ritorno alla vita comunitaria e qualcuno
regolamento il modo di vita monastico favorendo la creazione
di piccole comunità (in Italia verso il IV° sec.). Girolamo
fu una figura importante verso il 380 e dopo il suo
eremitaggio nel deserto siriano tornò a Roma e divenne un
referente religioso importante per l’aristocrazia. Cominciò
allora
a
diffondersi
l’esperienza
monastica.
Altro
protagonista fu Benedetto da Norcia con la sua Regola
monastica (prega e lavora). Altra importante realtà fu
l’Irlanda con una forma monastica molto più ascetica e
rigorosa che fu apprezzata presso Franchi e Longobardi. Si
diffuse anche in Gallia e arrivarono fino a Piacenza.

LA
CONVERSIONE
DEI
BARBARI:
UN
PROCESSO
DI
ACCULTURAZIONE.
Se i missionari riuscivano a convertire i re barbari era
fatta; erano gia ben predisposti al messaggio, e le
aristocrazie non persero l’occasione per sacralizzare ancora
di più la loro posizione. Di contro però entrò la forza e la
violenza dei germanici nel culto ecclesiale. Si diffusero nei
monasteri i soldati di Dio. Per Visigoti e Longobardi il
processo di acculturazione fu doppio, prima nelle loro terre
con l’arianesimo e in seguito nelle terre di conquista con la
conversione al cristianesimo.

QUESTIONI DOTTRINALI.
La sostanziale indipendenza delle varie sedi patriarcali
produsse una grande quantità di interpretazioni di culto con
forti contrasti dogmatici. La Trinità era il pomo di
discordia; il problema era definire la natura della figura di
Cristo. L’arianesimo sbaglio’. L’ORTODOSSIA POLITICA che ne
scaturì era la compenetrazione tra potere pubblico e
3
cristianesimo. L’imperatore era il difensore del culto e per
questo discostarsene voleva dire disobbedienza civica. In
Oriente presero piede il nestorianesimo che valorizzava la
persona di Cristo, e il monofisismo che sottolineava la sua
divinità. Giustiniano cerco con l’editto dei tre capitoli di
condannare le due precedenti interpretazioni, ma i vescovi di
Occidente lo presero come un atto di espansione e la chiesa
si spaccò. Lo scisma durò fino al VII° sec. L’obbiettivo di
Giustiniano fu quello di ritrovare un dogma unitario ed ebbe
successo
in
occidente
dove
il
potere
imperiale
era
indebolito, ma non in oriente dove la monarchia era forte e
vitale.
CAP. III
LE INVASIONI E I REGNI ROMANO BARBARICI SEC. IV – VI.

CHI SONO I BARBARI?
Sono genti che si trovano a ridosso dei confini dell’impero;
hanno un miscuglio di lingue e attraverso la ETNOGENESI
riescono a diventare popoli.

L’IRRUZIONE DEI BARBARI NEI TERRITORI DELL’IMPERO.
E’ difficile dire se siano state INVASIONI o MIGRAZIONI. C’è
che teorizza che il mondo germanico sia il risultato del
genio militare romano. Con l’indebolimento economico inizia
la crisi tra romani e barbari. Essi passano il limes non per
fare razzie ma per stanziarsi nei territori imperiali. Gli
unni spingevano, i soldati di confine si erano praticamente
barbari e l’impero era più vulnerabile. Visigoti + a occ. E
Ostrogoti + a ori. Vennero spinti verso l’Italia dagli
Unni.Valente affronta i Visigoti ma viene sconfitto e
ucciso(378 Adrianopoli). Gli imperatori comprendono di non
poterli trattenere militarmente e decidono di ospitarli e
federarli. Inizialmente potevano avere un terzo delle terre o
delle tasse in cambio della fedeltà all’impero e appoggio
militare. Ma non era facile contenerli anche da federati
(vedi i Visigoti che da federati nel 410 saccheggiano Roma.).
il Reno cede ad Alani, Vandali Svevi e Burgundi, anche se i
visigoti resistono per la loro tecnica militare. Anche la
Britannia cede ai Pitti e anche qui vengono introdotti i
Germanici per riprendere il controllo della situazione.
Intanto gli Unni arrivano sino alle porte di Roma dove
probabilmente si fermano con un accordo economico. 476
l’occidente è perso e l’oriente spinge gli Ostrogoti a
entrare in Italia per poi federarsi e riportare l’impero a
unità. Ma comunque in occidente ormai ha preso piede il regno
ROMANO – BARBARICO con tradizione politico-istituzionale
romana e l’organizzazione sociale barbara.

CARATTERISTICHE COMUNI DEI REGNI ROMANO BARBARICI.
I barbari erano in netta minoranza; le tradizioni rimanevano
quelle stanziate e a volte si affiancavano quelle barbare; vi
4
erano raccolte di leggi ma è ancora difficile affermare se
valessero territorialmente o personalmente, comunque sia essi
usavano un codice sul tipo di quello romano; amministrazione
romana, monopolio militare barbaro. Erano meno civili i
barbari perchè solo i soldati potevano sentirsi liberi, e
solo loro potevano eleggere il re.

FRANCHI, ANGLOSASSONI, OSTROGOTI, VISIGOTI, VANDALI.
FRANCHI: sono stanziati tra le sponde del Meno e il Reno. Il
sovrano che li portò alla gloria fu Clodoveo (discendente di
Meroveo, da cui Merovingi) e dal 430 sono federati. Con abile
mossa si fa battezzare a si conquista molte amicizie. Fece
redigere la Lex Salica (Norme Franche) e estese i suoi
confini verso ovest conquistando un’importante enclave gallo
romana. Ma erano pur sempre un insieme di regni (Neustria,
Austrasia
e
Burgundia)
eterogenei
e
piano
piano
si
logorarono. Oltre la manica c’erano popolaz germaniche dette
Anglosassoni che costituirono regni regionali in Britannia a
danno dei Britannici che si ritirarono a Occ. Intanto si era
diffuso il paganesimo ma il monaco Agostino rievangelizza.
OSTROGOTI: vengono inviati da Bisanzio e con Teodorico
battono Odoacre, ma Teo. È un re barbarico che si
leggittimava per vittoria militare che però manteneva anche
un titolo conferitogli da Bisanzio. Amministravano i romani e
i goti erano demandati alla parte militare. Ma alla morte di
Teo. L’equilibrio si rompe e gli Ostrogoti cadono sotto
Giustiniano.
VISIGOTI: si integrarono meglio con i romani (Gallia e
Spagna) e la loro legge si rifaceva ai codici romani (Eurico
e Alarico II). Però religiosamente rimangono ariani, ma non
calpestano i cristiani. Se ne vanno in seguito all’arrivo dei
musulmani nel 711.
VANDALI: basta la parola. Si attestano in africa
ma
all’interno del loro stesso regno c’è molta conflittualità.
Nel 533 vengono attaccati dai Bizantini e sconfitti.
CAP. IV°
L’IMPERO ROMANO D’ORIENTE SEC. VI – IX

GIUSTINIANO E LA “RENOVATIO IMPRII”
Giusti. 527-565. Il suo principale obbiettivo era di
riunificare l’impero nei punti dove si erano stanziati e
avevano
preso
forma,
i
regni
romano-barbarici.
Agì
militarmente contro Vandali (africa), Visigoti (spagna),
Ostrogoti (italia), ma le campagne militarifurono lunghe e
violente. La guerra in italia durò 20 anni. Teodorico re Goto
aveva mantenuto i privilegi dell’aristocrazia romana, ma i
ruoli chiave li aveva tenuti per i Goti. La classe senatoria
romana prima fece fronte comune contro l’impero bizantino, ma
vista la disfatta e la conquista di Ravenna, non appoggiò + i
Goti che rimasero così soli a fronteggiare l’esercito
bizantino. Totila re Goto allora attacca sia i senatori
romani
che
Bisanzio,
ma
a
Gualdo
Tadino
dopo
aver
5
riconquistato la penisola perse vita e battaglia. C’era solo
distruzione e peste in Italia. Giustiniano ce l’aveva fatta
ma alla sua morte l’italia fu invasa dai Longobardi e la
supremazia marina dell’imp. D’Oriente fu spezzata dagli
Arabi.

LA CODIFICAZIONE DEL DIRITTO ROMANO.
Il sistema della giustizia romana basato su leggi emanate
dall’autorità, interpretazioni dei giuristi, e applicazione
non resse alla frammentazione dell’impero. Teodosio fece
raccogliere tutti i codici, ma non le interpretazioni dei
giuristi. Giusti appoggio il recupero archeologico dei
classici e post-classici. L’opera di Giusti era questa:
recuperare
sia
la
legislazione
che
la
normativa
giurisprudenziale e fu così concepito:
Corpus iuris civilis :
1. CODEX : 12 libri di Leges di predecessori di Giusti
2. DIGESTA O PANDECTAE: 50 libri di iuria riordinati
come se fossero disposizioni normative
3. ISTITUTIONES: trattazione scolastica del diritto
romano
4. NOVELLAE COSTITUTIONES: nuove disposizioni emanate
sino alla sua morte.
Così normato però perdeva la sua principale caratteristica di
duttilità e adattabilità ad ogni singola realtà attraverso
l’interpretazione dei giuristi.

LA RIFORMA AMMINISTRATIVA.
Giusti fece imprigionare
e condurre a Bisanzio il papa
Vigilio per costringerlo a ratificare il Corpus iuris
civilis. L’Italia non sembra avere un grosso rilievo nella
riorganizzazione,
che
a
livello
amministrativo
era
TERRITORIALMENTE così distinta:
PREFETTURE DEL PRETORIO
DIOCESI
PROVINCE
DIOCESI
PROVINCE
DIOCESI
PROVINCE
6
Ma non fu semplice: egli voleva restituire il patrimonio
fondiario alla vecchia aristocrazia romana che però era
scomparsa
in
20
anni
di
guerra.
La
restaurazione
dell’insegnamento pubblico fallì ed era ormai demandata agli
istituti religiosi; gli sfuggì anche l’amministrazione della
giustizia a cui subentro l’arbitrato (che sempre più spesso
erano i vescovi).

L'IMPERO DOPO GIUSTINIANO
L'impero che Giusti aveva consegnato ai successori era molto
fragile dal punto di vista economico e le truppe rischiavano
di non essere pagate. Comunque nei regni immediatamente
successivi a Giusti si riuscì a mantenere la stabilità dei
confini a parte nella penisola italiana dove sembravano
stanziati stabilmente i Longobardi. Ma i Balcani dopo
l'uccisione dell'imperatore Maurizio si destabilizzo e vi
penetrarono Avari e Slavi. A sud est, invece premevano i
Persiani e nel 629 l'imp. Eraclio attacco i persiani
lasciando sguarnita la Spagna, persa per sempre.
Costantinopoli resistette all'assedio ed Eraclio trionfò. In
seguito deciso a riunificare religiosamente l'impero cercò di
proporre il monotelismo, ma il risultato fu quello di
rinvigorire la diaspora su Cristo e l'eresia. Nel 638 Siria e
Palestina furono occupate dagli Arabi. Il mediterraneo ormai
era comunque perso.

I TERRITORI BIZANTINI IN ITALIA
15 anni dopo la conquista bizantina dell’Italia arrivarono i
Longobardi, che pero non riuscirono mai ad ottenere il
controllo totale della penisola. Istria, laguna veneta e
centro Italia fino al salento rimasero bizantini. L’imp
Maurizio
pose
per
governare
amministrativamente
queste
regioni, un ESARCA con funzioni pubbliche amministrative
civili e militari. Risiedeva a Ravenna, invece la Sicilia era
sotto il controllo diretto di Bisanzio. Qui resistette il
modello fondiario del catasto romano nonchè la normativa
romana. L’esarca demandava ai duchi ma non riuscì mai ad
essere il centro totale del potere, valse solo per Romagna e
limitrofi, mentre nelle altre zone i ducati si resero
indipendenti.
Resistevano
anche
dei
ducati
romani
con
protettorato pontificio. Nel 751 l’esarcato di romagna cade
in mano ai Longobardi,successivamente ai Carolingi per poi
essere ceduta al papa. Durante il IX sec gli Arabi si
prendono la Sicilia, e attaccano la penisola ma i Bizantini
reagiscono e riprendono Bari. Nell’XI sec, tra normanni e
Longobardi scompaiono i bizantini ma non la loro cultura.
7
CAP V°
I LONGOBARDI E LE DUE ITALIE SEC. VI – VIII

L’ORIGINE DEI LONGOBARDI
Arrivano in Italia attraverso le alpi giulie con il re
Alboino; erano 100-150.000. erano comunque un’accozzaglia di
genti uniti sotto la credenza di un’ascendenza comune. Di
certo si sa che erano stanziati alla foce dell’Elba;da qui si
spostano in pannonia ed in seguito in Italia.

L’0RGANIZZAZIONE SOCIALE DEI LONGOBARDI PRIMA DELLA
MIGRAZIONE IN ITALIA
Erano un popolo in armi e il loro re non aveva origine
sacrale ed era un titolo elettivo. La popolaz era divisa in
diversi strati: Arimanni (uomini liberi), aldi (con vincoli
giuridici ma non economici), servi (ridotti a schiavitù). Il
re veniva votato dal gairethinx (assemblea di uomini liberi).
Le fare erano gruppi famigliari con funzioni di unità
militare. Dalla migrazione in Pannonia tra i re e i liberi
stavano i duchi ; erano religiosi in origine ariani ed in
seguito cattolici ma solo la parte nobile, il resto era di
rito germanico.

LO STANZIAMENTO DEI LONGOBARDI IN ITALIA.
I Bizantini erano impegnati su tanti fronti con arabi e avari
e forse sottovalutarono i Longobardi e questi ultimi non
trovarono grossa resistenza in Italia. La loro conquista
dell’italia fu a macchia di leopardo data anche dalla grande
conflittualità tra nobili dopo la morte di re Alboino e dopo
la morte del successore si continuò con un’interregno che
favorì questa tendenza. Ebbero un impatto duro con le
popolazioni italiche; essi esclusero dal governo i senatori e
entrarono così in contrasto con il clero. MA BEN PRESTO SI
FUSERO CON LA POPOLAZIONE INDIGENA DANDO VITA AD UNA NUOVA
SOCIETÀ
ETNICAMENTE
E
CULTURALMENTE
MISTA.(GASPARRI).
Dapprima erano facilmente contrattacabili dai bizantini. I
duchi si autotassano per metà dei loro possedimenti e
costituiscono il fisco regio per riuscire a meglio difendersi
dai biza.verso il 600 i Longobardi si trovano con una regina
bavara che aveva scelto un re turingio, ma l’essenziale è che
ormai esisteva il regno e non erano + un’accozzaglia di
popoli.Gradualmente si superò la contrapposizione tra Longo e
il Clero appoggiato dalla regina Teodolinda. Essi però non
caddero mai sotto l’influenza diretta della chiesa almeno
fino a quando nel 653 non fu abolito l’arianesimo.

IL CONSOLIDAMENTO DEL REGNO VII SEC.
I duchi si trasformano gradualmente in funzionari pubblici, e
i ducati si distribuiscono attorno alle principali città.
(cividale, Tv,Verona Trento , Brescia, Bergamo, Torino,
Ivrea, Lucca – Spoleto e Benevento. I duchi erano a volte
affiancati da centenarii(capi villaggio affiancati in ambito
rurale ai già esistenti gastaldi gestori delle curtes) e
decani . Le città fortificate o castra erano il fulcro di
8
vita sociale e di organizzazione militare. A livello
economico le curtes regie sono il sostegno economico del
regno e sono sopratutto grosse entità agricole. Nel 643
Rotari fa redigere la prima raccolta scritta di leggi(IN
LATINO) che valeva però solo per i Longo. I ROMANI
CONTINUAVANO A VIVERE SECONDO LA LORO VECCHIA CONSUETUDINE
ORMAI DIVENTATA LOCALE (GASPARRI).
L’intento dell’editto era principalmente quello di eliminare
le Faide che ormai minavano la società (al posto della
giustizia famigliare, un pagamento in denaro.). nell’8°
secolo l’empass tribale era superata e ormai c’era una
società mista.

L’ESPANSIONE DEL REGNO LONGOBARDO E L’ORIGINE DEL POTERE
TEMPORALE DEI PAPI.
700 – 750 I Longo tendono a espandersi e arrivano fino a Roma
conquistando il castello di Sutri, ma il papa chiese al re di
fermare l’invasione: così fu e da quel momento si dice
cominci il potere temporale del papato. Questa “restituzione”
al papato invece che al funzionario dell’impero può essere
anche letto come una pressante voglia di estendersi del
papato che cercava ormai di sostituire i bizantini nei loro
possedimenti italiani. Sotto papa Paolo I, vi fu anche il
famoso falso nel quale si narrava che Costantino guarito da
papa Silvestro I, avrebbe donato alla chiesa romani l’impero
d’occidente. Poichè papato e Longo entrano in concorrenza, i
rapporti si deteriorano.

LA FINE DEL REGNO LONGOBARDO.
ALLA FINE DELL’OTTAVO SEC GLI EVENTI ACCELERANO: IL PAPA SI
ALLEA CON I FRANCHI, I BIZANTINI CEDONO E I LONGOBARDI HANNO
UN’ARISTOCRAZIA
MOLTO
AGRESSIVA(GASPARRI).
I
Longo
conquistano Ravenna, spaventando il papa Stefano II che
chiama i Franchi che arrivano con Pipino il breve me bravo.
Allora i Longo cercano di imbonirsi i Franchi facendo sposare
la figlia del re Desiderio (chiamata da Manzoni, Ermengarda),
al figlio di Pipino il breve, Carlo (Carlomagno!!!). In
seguito Carlomagno chiamato dal papa, ripudia la moglie e
attacca e sconfigge i Longo. I Longo furono un popolo con
un’aristocrazia troppo competitiva e non riuscirono a far
fronte comune contro i Franchi perdendo così il loro primato
dopo due secoli dall’ingresso in Italia. Lo stato longobardo
però venne mantenuto e aiutò culturalmente i Franchi. I Longo
del sud invece resistettero sino ai Normanni nell 11° secolo.
CAP VI
L’IMPERO ARABO – ISLAMICO VII–X SEC.

LA NASCITA DELL’ISLAM IN ARABIA
All’epoca di Maometto l’arabia era popolata prevalentemente
da tribù di pastori. Erano difficili da controllare perchè si
spostavano tra oasi e oasi. Maometto era un mercante e verso
il 610 iniziarono le rivelazioni, che lo portarono a
intraprendere una lotta per sradicare politeismo e diatribe
9
monoteistiche. La mecca era rimasta unica città importante
della regione dopo lo scioglimento dei così detti stati
cuscinetto. Egli non condivideva e condannava il tradimento
che avevano fatto i cristiani verso Dio che li aveva quindi
abbandonati; divenne quindi suo profeta predicando preghiera,
santificazione, pellegrinaggio alla Mecca, ed elemosina ai
poveri. I Qurayshiti, popolazione dominante nel periodo lo
osteggiarono per paura. Egli con la sua comunità migro
nell’oasi di Medina nel 622, anno 0 dell’islam. Unificò le
tribù e alla sua morte nel 630 aveva creato una potenza non
tribale.

I PRIMI 4 CALIFFI. (632-660)
Le linee per la successione di Mao. furono 2 : una prevedeva
la prosecuzione attraverso persone che ne replicassero le
gesta, l’altra che riconosceva una condizione divina della
sua discendenza. Dei primi 4 califfi gli ultimi tre morirono
assassinati. Partirono pero subito con una bella campagna di
conquiste che mise in movimento grosse masse di popolazione e
nel 658 gli occidentali citano queste conquiste degli arabi.
Al di la di quello che si è sempre affermato (Guerra Santa e
fame di ricchezze) si può dire che gli arabi erano un
esercito eccezionalmente organizzato e questo spiega la loro
fulminea ascesa (i loro soldati avevano prestato servizio
sotto bizantini e persiani). I loro governanti decisero di
avere generali (elitè militari) senza terre(proibito) e
mantenere usanze e credenze dei conquistati, obbligandoli a
pagare dazio. Questo enorme flusso di ricchezza acuì le
divisioni sulla modalità di successione dei califfi. Gli
sciiti dicevano che i califfi dovevano provenire dal ceppo di
Mao e del genero Alì, i kharigiti dicevano libere elezioni.
Vinsero i creatori della sunna (sunniti) che vollero
conciliare la predicazione di Mao con il volere della
comunità(il califfo aveva un compito politico). Nel 660
(guerra civile) Alì venne assassinato e entrò al potere la
dinastia omayyade (sunnita) a sostegno di un impero con
potere centrale.

L’IMPERO OMAYYADE (664-750)
La corte era a Damasco. La società comincia a stratificarsi e
integrarsi. Ci sono molte conversioni perchè questo dava
diritto ad entrare nelle elitè. Ovviamente poi estendendosi
riusciva a inglobare e digerire altre culture, e queato portò
a una modificazione della gestione del potere ai fini
amministrativi. La lingua araba si sostituì alle altre e nei
primi decenni del 700 si comincia ad affacciare in Europa
(Spagna). Ma i Visigoti ad es si alleano agli invasori. Sotto
il califfato di Omar si stabili il principio di uguaglianza
di tutti i musulmani e si costruirono grandiose opere (cupola
della roccia di Gerusalemme) e al nuovo fisco furono
assoggettati sia i conquistati che gli arabi. Tutte queste
novità alimentarono ancora la diatriba per il califfato,
sciiti contro sunniti contro kharigiti. Vinse uno zio di Mao
(Abbas) e si inauguò un’altra era per gli arabi.
10

L’IMPERO ABBASIDE (750-945)
Era sostenuto dai persiani. Questo impero nella sua prima
parte è volto al mantenimento delle conquiste fatte. Venne
però fondata la nuova capitale: Baghdad 300-500.000 abitanti.
I califfi di questa stirpe ristrutturarono così l’impero:
1. califfo che nominava i giudici
2. il wazir che aiutava il califfo
3. cancelleria
4. esattoria fiscale
5. amministrazione delle spese militari
Il secondo grande evento di questa amministrazione fu lo stop
delle conquiste che divenne la pietra di formazione della
nuova identità europea. Intanto arrestate le conquiste
sopravvivevano veri e propri regni arabi in africa e spagna
che però appartenevano alla precedente dinastia califfale e
che mossero guerra e pirateria in Europa.
Ma intanto in Persia il malcontento serpeggiava e l’impero
aveva mandato a casa i soldati mantenendoli solo ai confini e
per compiti di ordine. La nuova situazione impose il
reclutamento di nuove leve turche che aumentarono il
malcontento assieme all’ampliamento sproporzionato del potere
clientelare dei Wasir, che frazionò l’impero. Tra il IX e X
sec una dinastia che reclamava il califfato, gli Buwayhidi
assunse il controllo di Baghdad e spodesto gli abbassidi.
CAP VII
I FRANCHI E L’EUROPA CAROLINGIA SEC. VI-IX

DAI MEROVINGI AI CAROLINGI
Natale 800: papa Leone III incorona imperatore Carlo Magno;
il suo regno andava dalla catalogna all’italia centrale e
riuniva gran parte della cristianità occidentale. Il regno
dei Franchi era scosso da forti conflitti interni. Partì
tutto da Clodoveo che alla sua morte lascio il suo regno ai
suoi figli (non segui tradizione primogenitura). Quasi subito
si riescono ad impadronire delle Gallie e sono aiutati da
forti reti di poteri locali per
il reclutamento di uomini
pronti a prestare servizio in caso di guerra. Vi fu un forte
inurbamento
dell’aristocrazia
franca
e
la
graduale
integrazione con quella gallo romana. I vescovi trasmisero
pratiche di potere e strutture amministrative.
Le lotte intestine continuarono fino a che la regina Brunilde
continuatrice del regno di Austrasia e nuova Francia, fu
sconfitta dal ramo merovingio che era orientato verso l’area
mediterranea. Clotario II la uccise violentemente e divise il
regno in tre regioni: Austrasia, Neustria e Burgundia. Nominò
maggiordomo o maestro di palazzo Arnolfo e Pipino il Vecchio
che lo avevano appoggiato contro la regina. I carolingi
riuscirono a rendere ereditaria la carica di maggiordomo e
svuotarono così di potere le prerogative dei sovrani
merovingi.
Carlo
Martello
(piccolo
Marte)
sconfisse
a
Poitiers gli islamici e questo episodio enfatizzato fu la sua
fortuna per la legittimazione al potere dei Carolingi. Pipino
il Breve depose l’ultimo sovrano Merovingio e si accordò
11
subito con la chiesa romana
erano di indole pagana.
che
lo
appoggiò.
I
merovingi

DA PIPINO IL BREVE A CARLO MAGNO
I franchi alleati con la chiesa attaccano i Longo. e
restituiscono al papa la Romagna. Alla morte di Pipino il
regno fu lasciato ai due fratelli Carlo (magno) e Carlomanno,
ma alla morte del secondo rimase tutto a Carlo Magno. Si
rivolge quindi contro Sassoni (30 anni di guerra), Germania e
Penisola Iberica. Al ritorno da quest’ultima venne ucciso il
prefetto della marca della Bretagna, Rolando da cui la famosa
Chanson de Roland e fu anche una delle poche sconfitte di
Carlomagno. Conquistarono quindi l’italia longobarda ma non
vi sostituirono la popolazione con Franchi, ma eventualmente
solo le aristocrazie traditrici. Questa era la legittimazione
che cercava e anche il papa diventando lui più importante
delle
altre
sedi
episcopali
di
antica
tradizione
Costantinopoli, Ravenna, Milano. Carlo Magno aiuta il papa
quando fu aggredito da suoi concorrenti, e lo scorta fino a
Roma, quindi nel Natale dell’800 Carlo viene incoronato
imperatore. Così si rafforzava anche la chiesa romana e
quella di Costantinopoli poteva solo inchinarsi.

UNA CORTE TANTE CORTI
Carlo pur non avendo una sede imperiale elesse come sua
dimora Aquisgrana dove fece costruire grandi palazzi. Nel suo
palazzo risiedevano personalità laiche ed ecclesiali e alla
sua corte risiedevano anche persone di grande cultura che
diedero impulso alla scrittura Carolina e che ebbero
l’importante compito di rilancio della cultura per la
Rinascita Carolingia (scuola palatina).

DOPO CARLO MAGNO
Gli succede il figlio Ludovico il Pio che subito allontana i
personaggi di corte che avevano alloggiato da Carlo, ed in
seguito pone come accordo tra impero e chiesa il giuramento
di fedeltà del papa stesso all’imperatore. La situazione
peggiorò con i suoi tre figli che si affrontarono in
battaglia ma alla fine si stanziarono in tre territori Gallia
(Francia), Francia Orientale, e Italia. Si giurarono fedeltà
non più in latino ma nelle lingue che cominciavano a
diffondersi rapidamente (Francese e Tedesco). L’impero era
gia molto indebolito a livello di potere e diviso in tre
regni autonomi che erano sempre più sottoposti a scorrerie di
Saraceni e Normanni; nell’887 l’imperatore fu deposto e il
regno dei Carolingi poteva ritenersi finito.
CAP VIII
CONTI E VASSALLI, FEUDI E COMITATI SEC. VIII-X

I RAPPORTI VASSALLATICO-BENEFICIARI
Il termine feudale è stato fino ad ora usato per definire i
rapporti di fedeltà personali che intercorrevano a livello
sociale in questo periodo. Questi rapporti condizionavano
12
anche molti degli altri rapporti societari, tra cui politica,
economia, istituzioni. Per fortuna ci si sta accorgendo dell’
imprecisione e ora si analizza in modo più attento un sistema
intricato e diversificato di situazioni.
I RAPPORTI VASSALLATICO-BENEFICIARI furono in parte la
fortuna dei Franchi dall’8° sec. in poi. Questi tipi di
rapporti nascono da un’unione tra vecchi rapporti clientelari
e personali (franchi), e quelli di tipo pubblico dei Romani.
Si dovette pero darvi una forma certa, e da qui nascono detti
rapporti. Il rapporto era così esternallizzato: due persone
libere facevano un contratto nel quale una persona (cliente)
prometteva fedeltà ad un’altra (signore) dalla quale aveva un
beneficio(mantenimento). C’era bisogno da parte del signore
di ingenti somme e molti beni, ma la potenza che si acquisiva
era grande all’interno dell’impero franco. Erano esclusi da
questo i militari e escludeva dalla vita pubblica. Il sistema
si basava quindi sulla grande proprietà che non era
conosciuta dai longobardi, organizzati in piccole proprietà
di uomini liberi e partecipanti alla vita pubblica delle
assemblee regie; il nuovo sistema creò un tipo diverso di
organizzazione lavorativa dove il contadino diventava un
dipendente senza proprietà e con diversi contratti di lavoro.

L’ORGANIZZAZIONE AMMINISTRATIVA DELL’IMPERO CAROLINGIO
I
franchi
portarono
nei
territori
assoggettati
un’organizzazione detta comitato retto da un conte che
amministrava giustizia, esercito, tasse e servizi. Erano
entità territoriali non molto estese. Le marche (governate
dal marchese) invece erano più grandi e istituite in zone di
confine, e con un’impronta preponderante nell’organizzazione
di esercito e vita militare. Ancora diversi erano i ducati
che avevano una forte connotazione d’identità nazionale. I
personaggi che reggevano questi “enti” erano lagati da un
sistema vassallatico beneficiario al re. Il re non li
sceglieva ma doveva accettarli in relazione alla loro
importanza economica e di prestigio; di fianco a questi, il
re dovette istituire una rete di controllo (missi dominici)
per valutare l’operato degli amministratori locali. Ogni
vescovo divenne misso della propria diocesi.
Vi erano anche delle immunità che riguardavano le proprietà
di alti prelati verso gli amministratori pubblici, ed erano
conferite dal re che aveva quindi un controllo delle
compagini politico ecclesiali. I grandi proprietari avevano
come obbiettivo rientrare sotto la protezione di queste
immunità e quindi legarsi al re. Ma dopo Carlo Magno le
personalità regali furono sempre meno carismatiche e il
sistema
frammentò il potere in scala sempre più locale
creando un sistema di amministratori sempre più arbitrari e
corrotti.
13
CAP. IX
ECONOMIA E PAESAGGI SEC. V-X

IL DIBATTITO SULLA FINE DELL’ECONOMIA ANTICA
In sostanza c’è chi sostiene che l’economia dei sec. V-X
fosse un’invenzione Germanica e chi come alcuni studiosi
francesi che affermavano che fosse la continuazione ed
evoluzione di quella romana. Pirenne teorizzo che fino al
VII-VIII sec. l’economia europea non mutò. La variazione si
ebbe quando il potere islamico relegò l’europa nel suo
laghetto mediterraneo facendolo arretrare sia economicamente
(sussistenza) sia politicamente (isolazionismo) e questo
almeno fino alla ripresa dell’ XI° sec. Ma l’Antropologia ci
da una mano: infatti l’economia che applicavano allo studio
gli storici era una loro percezione e applicavano la teoria
della dom. e dell’off. Ma non vi era nell’antichità un
mercato che rispondeva a queste due variabili, bensì a
decisioni politiche o ad atteggiamenti culturali socialmente
condivisi(Polanyi). Negli anni 60 si porto in preminenza il
peso
dell’economia
agricola
alleggerendo
di
importanza
attività commerciali ed industriali. Il commercio fu legato
alla spesa pubblica sostenuta dall’impero che era il vero
protagonista dell’incentivazione dell’iniziativa privata e
del commercio. Nei riguardi della moneta voleva dire
considerare quella aurea del VI sec come segnale di chiusura
e crisi. La scarsità di coniazioni stava e significare il
ritorno all’economia naturale, viceversa la coniazione di
monete d’argento sotto Carlo Magno poteva significare un
ritorno al mercato.

L’ECONOMIA STATALE DELLA TARDA ANTICHITA’
Fine 500: il fondo perde i suoi lavoratori. Si era diffusa la
pratica dell’affitto di fondi a contadini che provvedevano
alle lavorazioni; questo era inconcepibile per i romani.
Esisteva la conduzione diretta con schiavi che versavano
raccolto e facevano servizi. Altre porzioni di terra erano
affidate
a
coloni
che
all’inizio
potevano
anche
non
risiedervi. Poi le invasioni barbariche costrinsero l’impero
a far risiedere i coloni nella terre coltivate per la
riscossione delle tasse. COSI’ LA CONDIZIONE DI SCHIAVI E
COLONI TESE AD ASSIMILARSI(SUSSISTENZA). IL SURPLUS DI
PRODUZIONE ERA ASSORBITO PER ALMENO IL 50% DAL FISCO CHE
DOVEVA MANTENERE ESERCITI E 2 CAPITALI. Tutte le attività si
concentravano vicino alle 2000 città dell’impero che avevano
funzione di riscossione dei tributi e sviluppo stesso delle
città e quindi di commercio (meccanismo a feed-back).

FINE DEL SISTEMA FISCALE ROMANO. UN NUOVO PAESAGGIO
URBANO E RURALE.
Senza fiscalità pubblica in Occidente l’economia comincio a
stagnare. Più barbari vi entravano, meno tasse si potevano
introitare: la pressione fiscale crebbe con i tentativi di
evasione. Con i Longobardi, niente tasse per l’impero;
coincise una riduzione di scambi monetari. Quindi le città
14
perdono importanza economica, e le eccedenze non vengono
vendute. Il bosco avanza perché non c’era vantaggio a
coltivare, le città cominciano ad avere un aspetto rurale.

TERRE E BOSCHI
Il
bosco
avanza
anche
grazie
al
clima.
Si
diffuse
l’allevamento nelle zone boschive e si consumava più carne
(cultura germanica) però vi fu un certo riordino del
paesaggio
dato
dall’organizzazione
di
questo
tipo
di
allevamento. Intanto la produttività decresceva e anche la
resa
(errata
o
carente
concimazione
a
seguito
della
dispersione della cacca in zone boschive). Quindi si va verso
il declino demo. tranne poi ricrescere quando la crisi
produttiva è grave.

FINE DELLA SCHIAVITU’?
Ci si chiede se l’antieconomicità al mantenimento degli
schiavi, li porto alla libertà come teorizzato dal Bloch
(condizione intermedia). Il vero momento alcuni lo collocano
verso il 1000. altri dicono che la loro condizione si
diversificò, nonché la loro funzione economica non essendo
più richiesto il loro utilizzo estensivo.

LO SVILUPPO DI UNA NUOVA DOMANDA ECONOMICA.
Si pensa che nel lungo periodo la cessazione del prelievo
fiscale portò addirittura ricchezza.
Non essendoci più tassazione ed essendo variata la domanda
ora i contadini (anche i piccoli coloni) potevano trarre
maggiore reddito dalla coltivazione. Il sistema che ne
risultò non fu dappertutto coerente: coesistevano grandi
proprietà pubbliche, private e piccole proprietà dei liberi.
Quelle
più
importanti
avevano
l’incolto
dove
venivano
allevati i maiali. Nella grande proprietà longobarda sembra
irrilevante la corvees e i vari servizi fatte dai contadini
sulla
terra
gestita
direttamente
dal
padrone.
Queste
prestazioni aumentano e vengono fissate nell’azienda con il
risultato di aumentare la pressione finale sui contadini e
segnando il passaggio ad un nuovo sistema economico. La terra
viene di nuovi riordinata e coltivata.

IL SISTEMA CURTENSE
La proprietà viene divisa in due parti: la parte padronale
che
viene
gestita
direttamente
dal
padrone
(riserva
dominicana), e una parte condotta indirettamente dandola in
affitto a piccole aziende famigliari. Il titolare dava ai
fittavoli vitto e alloggio e il legame tra le due parti era
strettissimo. Qui il sistema curtense arrivò solo con i
Franchi. Il commercio si era rimesso in moto per la necessita
di movimentare le merci nelle grandi proprietà da un posto
all’altro e per distribuire il surplus che era tornato a
farsi vedere. In Italia la commercializzazione del surplus si
riferiva a merci particolari: seta, attrezzi agricolo, minio.
Quindi si poteva reinvestire nella terra. Secondo i moderni
vi era dinamismo economico pur essendo in un regime di quasi
sussistenza e si tende a ridimensionare la stagnazione demo.
15
Verranno cominciate in questo periodo molte bonifiche, mulini
e opere che contribuirono all’accumulo di ricchezza. Ora la
riserva si riduce a vantaggio dei mansi: questo sottende un
incremento demografico e la volontà di ottimizzare la rendita
e ricavando di più dalla gestione indiretta affidata a
intraprendenti famiglie contadine. IL SISTEMA CURTENSE GETTO
QUINDI LE BASI PER LA RIPRESA ECONOMICA AI TEMPI DURI
DELL’IMPERO CAROLINGIO.
CAP X
LA CITTA’ VI-X SEC.

LA CITTA’ VESCOVILE.
Quando l’amministrazione centrale dell’impero entrò in crisi,
anche le città su cui esso si distribuiva si trovo in
grandissima difficoltà.
Le città romane si distribuivano lungo le principali arterie
di comunicazione consolare, e progettualmente si sviluppavano
lungo i due principali assi perpendicolari, il Cardine e il
Decumano, al centro c’erano il foro, i palazzi imperiale,
pretorio (amministrativo) e curia (senato locale). Il surplus
non confluiva tutto in città ma si perdeva a volte, nei
collegamenti tra centri. Per sopravvivere la città dovette
per forza cambiare forma. Roma passo da 500mila a 40-25mila
abitanti. Di 50 capoluoghi che resistettero 35 erano città
romane, testimoniando che non vi era stato un decadimento
catastrofico. Scomparsero però i piccoli centri. Dal punto di
vista urbanistico, organizzativo e funzionale, la città
doveva assolutamente cambiare; il vescovo fu la chiave di
svolta in una società in cui il legame tra aristocrazia e
chiesa era indissolubile. Egli era il personaggio più
autorevole e al quale era demandato il potere amministrativo.
Logico pensare che il nuovo centro di aggregazione fosse la
chiesa. Essa fu ora edificata in punti strategici, vicino
alla porta che sorvegliava le direttrici principali del
traffico commerciale. Il foro si conservo solo se divenne
piazza della chiesa.

CONTINUITA’ E CAMBIAMENTO: IL DIBATTITO STORICO.
Pirenne teorizzava che le città non più sicure per la
minaccia
araba
persero
la
loro
funzione
commerciale
fondamentale
e
divennero
luoghi
non
dissimili
qualitativamente da altri agglomerati. Solo quando vi fu una
ripresa, la fusione tra borgo e castrum fu possibile dando
inizio alla rinascita. Vale questo per le città del nord dove
era poco presente l’urbanizzazione romana. In Italia invece
il processo si innesta in un lungo processo gia esistente
perchè non era solo commerciale il ruolo del centro urbano ma
aveva risvolti molto ampi che estendevano il concetto di
città ad una dimensione sfuggente (città = stato d’animo.
Roberto Lopez).

ISTITUZIONI E POTERI FRA CITTA’ E CAMPAGNA
16
In Italia la situazione era divisa in due : Longobarda e
Bizantina ed in base a questo il funzionamento dipendeva;
dove i Longobardi erano al potere il centro di dominio pur
avendo eletto Pavia come capoluogo, non fu mai concentrato in
città ma suddiviso tra di essa e la campagna. Questo derivava
dall’organizzazione fondamentale della società Longo che era
di radice Tribale.
In Romania non fu così perché rimase di fondamentale stampo
romano: tutto era ancora concentrato in città. All’arrivo dei
Carolingi la situazione migliora perché loro stessi si
richiamano ai romani e il loro potere è di tipo diverso
rispetto ai Longo. Di nuovo tutto si concentra in città e
comitati, circoscrizioni politico amministrative ebbro ancora
sede in centro. Due figure si affacciano ora alla città: il
Vescovo e il Conte, con un potere di quest’ultimo esteso
anche all’esterno della città.

MERCATO E COMMERCIO URBANO
Si riparte quindi dalla città come centro di vita economica e
commerciale di preminenza. I porti rimangono attivi in Italia
malgrado l’Islam, quindi sopravvivono i collegamenti con
Bisanzio. I beni rari e preziosi resistono. Al sud tessile e
manifatturiero erano importantissimi. I Vescovi cominciano a
porre dazi, e non sono la fonte di arricchimento solo per
loro ma anche per i ceti urbani medi che hanno legittimato
l’elezione dello stesso. Arricchisce quindi la città nel suo
insieme.

I CITTADINI
Non vi fu mai una netta separazione tra commercianti e
artigiani, ed entrambi se potevano risiedevano in città pur
avendo a volte, un grande patrimonio fondiario e aziende
agrarie.
CAP XI
ALFABETISMO E CULTURA SCRITTA SEC. V-XI

POCHI SCRITTORI, POCHISSIMI LETTORI
Nel VII sec. la caduta dell’impero fece cadere anche le
strutture scolastiche e l’analfabetismo si diffuse dove prima
non c’era. A Roma quasi tutti sapevano leggere e scrivere
(almeno i maschi). Nell’Italia di tradizione romana, e
Francia
il
40%
dei
laici
era
analfabeta,
mentre
i
sottoscrittori
ecclesiastici
sapevano
tutti
leggere
e
scrivere. Dai Longo si calava di un 10% per i laici e
l’analfabetizzazione era molto diffusa.(Petrucci e Romeo).
Coesistevano due tipi di scrittura: una scorrevole e decisa
propria di notai e gente avvezza a far conti e contratti, e
un’altra stentata e a caratteri separati di sottoscrittori
quasi analfabeti. Vi era ancora un’istruzione di base ma
c’era sempre meno gente che l’apprendeva. Vi erano quindi
gruppi ristretti che tendevano ad isolarsi e a diversificare
i tipi di scrittura. Spariscono (VI sec) le officine librarie
per lasciare spazio a centri scrittoripiccoli situati in
17
chiese a e cattedrali e poi in monasteri (senza pubblico
estraneo alla comunità). La lettura non decolla e il libro
acquisisce un carattere mistico (libro chiuso) che lo rende
inacessibile.

L’EDUCAZIONE CRISTIANA
La chiesa elaboro una sua autonoma politica culturale:
acculturazione ed evangelizzazione delle campagne. I parroci
rurali dovevano insegnare a leggere il salterio e creare una
coscienza cristiana. Il vescovo di Roma creò un monopolio
ecclesiastico della scrittura. L’epistolario di Gregorio
Magno riflette la necessità di spiegare la parola divina con
immagini e rituali. Anche da questo si ripartì per rifondare
e riformare la scuola. Carlo Magno cercò di dilatare questa
tendenza cercando di portare l’alfabetizzazione a tutti i
livelli.

I MODI DELL’INSEGNAMENTO
Furono quelli classici: insegnamento di lettere, sillabe,
frasi tratte dal salterio alle elementari.
Per le superiori si andava invece con il Trivio (grammatica,
retorica, dialettica) e Quadrivio (matematica, geometria,
astronomia e musica). L’essenziale per tutti era il latino
anche se non più parlato. Verso il X sec la tendenza si
ribalta e l’arricchimento diventa l’obbiettivo principale, e
i laici riescono ad entrare nella produzione scritta. Ma
tutto ciò è sintomo di mutate e più favorevoli condizioni
economiche. Cambia la domanda economica ed anche quella
culturale.

AVANGUARDIE CULTURALI
Si comincia dall’educazione dei chierici. Con la fine
dell’impero di occidente si chiude il canone dei testi
classici che verranno ripresi in seguito dai classici.
Rimaneva presente e ben operante la produzione cristiana.
Nella provincia africana nasce la prima bibbia, ma tutto
viene interrotto dagli islamici, come era successo con i
Longo in Italia; in questo periodo era stata la chiesa a
conservare ed elaborare la cultura. Dal mondo anglosassone
partì la riscossa culturale Carolingia che era basata sui
classici. (monaco Bonifacio). Il Rinascimento Carolingio fu
comunque di piccola entità ma servì ad incentivare la
costruzione di monasteri dove si moltiplicò la cultura
cristiana. Alla corte di C.M. i classici tornarono ad essere
conosciuti come non lo si faceva da tempo; intanto il
processo era lanciato e non si sarebbe fermato nemmeno con la
seconda ondata di invasioni, anzi i contatti tra le varie
strutture cristiane si rinsaldano. Il numero di testi
classici da cui attingere era finalmente cresciuto e anche i
più giovani ora erano ammessi al cenobio per studiare. I
classici tornano di nuovo importanti per l’Occidente.
18
CAP XII
LE SECONDE INVASIONI
EUROPEO SEC IX-XI
E
LA
RISTRUTTURAZIONE
DEL
TERRITORIO

UNA LENTA ESPANSIONE: GLI SLAVI
Occupano dagli Urali fino all’Europa centrale a partire dal
VI sec. Sono sedentari e dediti all’allevamento, e anche loro
scappano dagli Unni. Erano lenti ad organizzarsi in forme
politiche stabili e non ebbero molta fortuna comenpopolo in
quanto più volte nella storia perseguitati razzialmente.
Avevano un’organizzazione tribale e la loro diffusione fu ad
irraggiamento. Sono visti come un’entità pericolosa e da
evangelizzare, e per questo vengono inviati i monaci Cirillo
e Metodio. Serbi e Bulgari gravitavano sotto Bisanzio, Croati
Sloveni, Cechi e Slovacchi con i Franchi e rivolti ad
Occidente.

I CAVALIERI DELLE STEPPE: GLI UNGARI.
IX sec. compaiono in europa e sono circa come gli unni,
vengono dagli Urali sett. Arrivarono anche qui in italia a
fianco dei Merovingi e a Pavia ci fecero un …. così. (924)
Avevano
una
cavalleria
formidabile
ma
verso
il
1000
cominciano a essere sconfitti dalle nuove cavallerie tedesche
e allora diventano più miti e si accontentano di gravitare
sotto l’Occidente. Si dice diedero luogo all’incastellamento
della città ma fu così solo in parte; infatti era più dovuto
all’affermazione di poteri locali.

PERICOLI DAL MEDITERRANEO: I SARACENI
I saraceni vengono accomunati come crudeltà agli ungeri, ma
nel loro primo periodo di espansione era anche possibile
pensarlo,
ma
successivamente
e
cioè
quando
partono
dall’africa per la sicilia, non più. Ci misero 50 anni per
sottomettere la sicilia; erano divisi in gruppi e non avevano
un apparato centrale che li guidasse. Erano pero dei grandi
razziatori e usavano gli avamposti conquistati come base per
altre scorrerie. Percorsero l’Italia dal sud al nord e solo
quando si ricreò una struttura in grado di pattugliare le
coste la loro pirateria fu sconfitta (XI sec). Erano attratti
dai tesori custoditi nelle grandi abbazie.

GLI UOMINI DEL NORD.
I Normanni provenivano prob. Dalla Scandinavia e dapprima si
presentano con atti di pirateria ma successivamente passano
all’attacco
e
si
stanziano
in
territori
limitrofi
conquistandoli. Si diffusero a raggiera un pò dappertutto in
Nord Europa (Nord Francia, Irlanda, Inghilterra Volga...).
Con agili imbarcazioni riuscivano a risalire i fiumi dal mare
arrivando a città che si ritenevano relativamente sicure. Nel
911 riescono a stabilirsi in Gallia (da cui Normandia); in
età Carolingia quindi ebbero il loro ducato. Inquadrati sia
da Bizantini che Longo, agirono con autonomia conquistando
meridione e sicilia (Salerno). Nello stesso periodo si
conquistarono l’Inghilterra
19
CAP XIII
IL TRIONFO DEI POTERI LOCALI NELLE CAMPAGNE E NELLE CITTA
SEC. X-XI

UN CONCETTO AMBIGUO: FEUDALESIMO
I significati della parola son molteplici:Marx lo definisce
uno specifico modo di produzione; Bloch società feudale del
X-XIII sec.; una giuridica che indicava il rapporto tra
vassallo e beneficiario. Feudo deriva dal tedesco (Viehgregge) e successivamente prese il significato latino di
beneficio. Il rapporto era: CONCESSIONE IN CAMBIO DI UN
SERVIZIO. Non voleva dire che chi avesse un feudo aveva un
determinato terreno e delega ad esercitarvi poteri pubblici.
La storiografia moderna lo divide in 4 fasi:
1.
(VIII-IX sec):legalizzazione dei legami clientelari
nel regno dei Franchi e Carlo Magno. I rapporti si
sviluppano tra sovrano e funzionari ma non sono
concessioni di potere pubblico.
2.
(IX-X
sec)
la
dissoluzione
dell’impero
permette
all’aristocrazia locale (duchi, conti, marchesi) di
patrimonializzare la carica di ufficiale pubblico
creandosi a livello locale propri vassalli.
3.
(XI-XII
sec)
massima
frammentazione
del
potere
signorile pubblico (ordinamento signorile). La cellula
base è il castello e il territorio che esso riesce a
controllare.
4.
(dal XII sec in poi) il potere gerarchico si
ricostituisce con nuove compagini territoriali e viene
riordinato secondo una piramide feudale che sottende
una rete gerarchica di rapporti politici basati su
legame feudo-vassallatico. Esisteva quindi un formale
sistema di deleghe.
Per alcuni studiosi questo sistema sottendeva la debolezza
del sistema politico centrale che permise il rafforzamento
di autonomie locali (signori con propri fedeli uomini).
Probabilmente favorito dalla concessione di immunità. La
teoria mutazionista in cui secondo i francesi si ebbe una
perdita di controllo dei funzionari regi, è ascrivibile ad
un periodo troppo ristretto e non può essere attendibile.

LA FRAMMENTAZIONE DELL’IMPERO CAROLINGIO
Quando Carlo il Calvo parte per l’Italia contro i saraceni
decide di riconoscere il capitolare di Quierzy, nel quale
diceva che gli incarichi dei funzionari non fossero affidati
ad altri nell’assenza di quelli partiti per la guerra, ma
alla morte del vassallo tornassero al senior. Di fatto gia
passavano da padre a figlio.(ereditarietà dei benefici e
degli incarichi per la grande aristocrazia). Quando questo
tipo di potere fu ben radicato, le grandi aziende fondiarie
divennero isole di giurisdizione autonoma con la concessione
20
dell’IMMUNITA’. Così come godevano di grandi libertà le
grandi proprietà ecclesiastiche. Anche se non si otteneva
l’immunità molti grossi proprietari si comportavano come
meglio credevano consci dell’appoggio di tanti loro uomini di
fiducia. Con la costitutio de feudis Corrado II cercò di
ricondurre il potere verso il re levando potere localmente.
Il giudizio sull’ereditarietà dei benefici minori era di
potere regio. Non sortì effetti

L'INCASTELLAMENTO
Fu scatenato dall'incertezza e la sensazione di insicurezza che
regnava e che l'impero carolingio non aveva saputo frenare
creando confini sicuri. Così i contadini decisero di unirsi
nelle proprietà di padroni che riuscivano a chiudere il loro
fondo con recinzioni e i piccoli contadini liberi si
accomunarono a quelli che lavoravano sottopadrone, creando un
nuovo tipo di rapporti di natura pubblica all'interno del
castrum. I proprietari carolingi
ed ecclesiali, usarono il
timore per consolidare le loro posizioni di potere. La
fisionomia del paesaggio cambiò : le case di campagna non
c'erano quasi più, erano ridossate al castello e i terreni più
pregiati stavano vicino alle mura degradando via via verso
pascoli ed incolto.

SIGNORIA FONDIARIA E SIGNORIA TERRITORIALE
L'incastellamento trasformò molti grandi proprietari in signori
territoriali. La distinzione è fra signoria fondiaria e
signoria territoriale e si caratterizzano come segue:
1. la
signoria fondiaria si definisce come l’insieme dei
poteri
che
un
padrone
di
un
appezzamento
può
esercitare su suoi inservienti e uomini liberi che
lavorano per lui quel podere (donativi, corvees oltre
che l’assoggettarsi alla giustizia dominica esercitata
dal proprietario.
2. sono
prerogative simili alle precedenti ma applicate
anche a soggetti non legati patrimonialmente al
proprietario del castello(detta anche signoria di
banno).
All’interno del castello il signore aveva mano libera su
molti argomenti: richiesta di manutenzioni, donazioni, tasse
e tributi, giustizia. Le principali tasse erano:
fodro per mantenimento dell’esercito;
albergaria, per l’eventuale alloggio di re e suo personale;
curadia, sui mercati;
teloneo, pedaggio stradale;
ripatico, sul porto fluv.;
pontatico, ponte;
taglia, da tutta la comunità per la protezione accordata.
Le definizioni precedenti sono posteriori e fatte per la
comprensione della situazione. Fra X e XI sec. le tasse
salgono e così anche la microconflittualità. Uno stesso
lavoratore poteva avere più signori. I signori in guerra tra
loro
potevano
saccheggiarsi
a
vicenda
a
scapito
del
lavoratore. Inoltre alla morte il castello poteva essere
frazionato dagli eredi e le quote vendute così da lasciare
21
dinuovo
in
frammentazione).
difficoltà
il
lavoratore.(eccessiva

LE CITTA’ E I VESCOVI
In città il vescovo aveva primato spirituale e civile;
nell’impero carolingio erano missi dominici che controllavano
lo strapotere di conti o marchesi; con le seconde invasioni
diventano i protettori della città (mura) e dal X sec.
ricevono immunità ma non diritto a governare. Di fatto
governavano una parte della città murata e i 5-7km attorno ad
essa.
CAP XIV
IMPERO E REGNI NELL’ETA’ POST CAROLINGIA SEC X

AL DIFUORI DELL’IMPERO: LA FRANCIA POST CAROLINGIA.
Dopo
la
deposizione
di
Carlo
Grosso,
la
Fracia
territorialmente non era ancora definita. Il potere del re si
faceva sentire solo vicino alla città di Parigi e il vero
potere di riferimento per la gente era quello dei signori
configurato come signoria. Nel 987 Ugo Capeto inizia la
dinastia dei capetingi ed è stato indicato per un periodo di
tempo
come
l’iniziatore
della
Francia
attuale
(geograficamente), ma questo è stato smentito da recenti
studi. Era un Robertingio e in quel periodo si fanno presenti
2 regni che si costituiscono e crescono in importanza: la
Provenza e la Borgogna; il 1° fu di breve durata me l’altro
no e smentisce la tesi della Francia di Capeto.

IL REGNO ITALICO
Al decadere del regno carolingio in Italia si vede quella che
negli anni settanta è stata definita un’anarchia di potere,
che tuttavia si basava su poteri locali riconosciuti (e ora
dinastici) e che vedeva nella successione al trono lo scontro
tra i signori del centro e quelli del nord. Vengono chiamati
in causa quindi i regni di Carinzia Borgogna e Provenza, ma
la stabilità non c’è. Solo Rodolfo di Borgogna riesce a
tenere il potere per 20 anni 926-946, ma alla sua morte il
figlio viene ucciso dopo soli 4 anni. Segue un regno di
Berengario 2° (marchesato di Ivrea) che si allea con
aristocrazie
Longobarde
chiuse
all’esterno
dell’Europa,
potenti militarmente ma sopratutto fedeli. Ma la dinastia
spodestata (Canossa) non ci stà e chiama Ottone 1° di
Germania che restaura l’impero e fa di nuovo riemergere in
Italia il contenzioso tra Francia e Germania.
Al sud i regni sono 3 ; coesistono Longobardi, arabi in
Sicilia e i Bizantini.

IL REGNO
OTTONE I°
TEUTONICO
E
L’INCORONAZIONE
IMPERIALE
DI
Nel 911 viene eletto Corrado I che i nazionalisti tedeschi
dell’800 considerano il creatore della Germania. A torto;
infatti il re di Germania era votato dai potenti dei regni
22
che la componevano, ma come rappresentante con ruolo
simbolico, però giudice supremo e guida militare. Era perciò
un progetto politico già in corso, e non da Corrado iniziato.
Gli succede Enrico che la storiografia di parte dipinge come
padre della patria, ma che riesce a frenare gli ungari, e a
legittimare la successione alla sua morte del figlio Ottone
I. incoronato ad Acquisgrana cerca di presentarsi come
l’erede di Carlo Magno, con il merito di rafforzare molto il
potere regio. Sposa adelaide di Canossa.
Il rilancio dell’impero parte dal consolidare sacralmente la
corona; si affida quindi ad una serie di gesti che prende da
impero carolingio, bizantino e romano, costruendo un progetto
simbolico che però da forza alla riforma e che coinvolge le
periferie territorialmente, i signori che lo appoggiano e il
clero romano che debole no riesce ad opporsi al suo potere e
che anzi si vede costretto a giurargli fedeltà. Abilmente
l’imp. Concede il privilegio di proprietà alla chiese. Ma il
nuovo sacro romano impero non ha nulla a che vedere con
quello carolingio ne per organizzazione politica e nemmeno
per territorio.

L’IMPERO DAGLI OTTONI AI SALII
Il sogno di assoggettare il sud non riesce e solo grazie alla
debolezza di alcuni regnanti bizantini si arriva ad una
sottomissione breve e subito rifiutata dai successori. I due
successori di Ottone no hanno la caratura politica per
continuare il regno che e soggetto a lotte aristocratiche
interne perchè i regnanti non si accordano più con le potenti
aristocrazie locali in virtù della loro carica sacrale.
L’ultimo della famiglia Enrico II passa il titolo al duca di
Franconia Corrado II di origini franche.
CAP XV
L’ANNO 1000 CONTINUITA’ E TRASFORMAZIONI

I TERRORI DEL 1000
L’anno mille si può dire che al tempo non fosse nemmeno
percepito e i capodanni furono tanti. La paura si può solo
intravedere nel passaggio di una cometa (narrata da un certo
Sigiberto) che fu in seguito interpretata come la liberazione
di satana e la sua ascesa nel mondo prima della fine. La
filologia attuale non cita l’anno mille come quello della
grande paura ma gli storici moderni ritennero comodo servirsi
di tale data. Bloch e Focillon dimostrano anzi che fu vissuto
tranquillamente.

CONTINUITA’
E
DISCONTINUITA’
L’ESPANSIONE AGRARIA.
DELL’ECONOMIA.
23
Tra la fine del sec VIII e la metà del XIV la popolazione
incrementa gradualmente ed enormemente. Adesso si tende a
considerare la questione dal punto di vista opposto ai
precedenti( chi diceva per la ripresa dei commerci, chi per
la nuova domanda dell’aristocrazia..) andando quindi a
cercare le cause del precedente calo ed individuandole nella
fine economica oltre che politica dell’impero d’Occidente.
Vero è che più pressione demo e più scambi furono il motore
per la ricerca di nuove e maggiori risorse oltre che la
spinta per l’innovazione tecnologica(mulini ad acqua, giogo
frontale,
ferratura,
ottimizzaz.
Forza
animale
in
agricoltura, aratro con versoio e rotazione triennale,
maggese)ma
forse
quello
che
più
di
tutto
influì
fu
l’allargamento degli spazi riservati all’agricoltura ma
circoscrivibile all’europa mediterranea e centro nord. Si
comincia così a dissodare e colonizzare terre nuove. Alcuni
signori cominciarono a creare villenuove e borghi franchi in
zone libere e senza tasse per attirare gente ed ampliare il
loro potere. Si crede che tutto questo movimento sia partito
gia verso il IX secolo. In nord europa si comincia a
sottrarre terra dall’acqua. Si dibosca parecchio gia da prima
dell’XI sec. La crisi del sistema curtense e l’alleggerimento
dell’obbligo delle corvées diede ai contadini più tempo per
perseguire i loro affari magari andando a lavorare nelle
villenuove. Concludendo si può comunque affermare che il
passaggio economico fu una vera propria evoluzione e non un
brusco cambio di registro.

LA MUTAZIONE FEUDALE
IL TERMINE STA A INDICARE LA NASCITA E LA FINE DELLA SIGNORIA
DI
BANNO
(CLIENTELISMO
VASSALLATICO
DEI
SIGNORI,
INCASTELLAMENTO E COMPAGNIA CANTANDO). SI TRASFORMA ANCHE LA
FAMIGLIA DA PATRIARCALE A NUCLEARE (GENITORI E FIGLI SOLO),
NASCE LA STRUTTURA ECCLESIASTICA, I VILLAGGI ACCENTRATI.
Altri studiosi si sono pronunciati contro questa teoria che
ha come tesi così profondi cambiamenti(Barthelemy tesi della
Continuità) enunciando che si trattò di un processo molto più
graduale ma attualmente non è molto condivisibile.

FRA POLITICA ED ECONOMIA: L’ANNO MILLE COME SINTOMO.
L’aristocrazia ha ruolo determinante nel cambiamento (da
regno a signoria) e dove essa riesce a divenire indipendente
dal regno da la spinta economica per la modernizzazione,
nelle altre zone dove il conte carolingio aveva tenuto
lontano le elites, esse lo eliminano in seguito all’aumento
della ricchezza economica circostante e che riesce ad
arrivare finalmente.
CAP. XVI
24
IL NUOVO MONACHESIMO E LA RIFORMA DELLA CHIESA SEC X-XII

VERSO LA RIFORMA DELLA CHIESA
C’era bisogno di più moralità nella chiesa e la partenza
venne dai monasteri. L’apparato della chiesa era di tipo
regio, e le mutazioni nel suo regime non furono mai
pianificate. I monaci non condannavano le ricchezze della
chiesa se servivano per gli scopi propri della morale
cristiana e per dare lustro alla chiesa stessa. Il cardine
era la purezza del corpo e la preghiera. Promotori furono i
monaci di Cluny(Borgogna), che seppero abilmente attirarsi i
favori (autonomia e immunità) di Guglielmo d’Acquitania e del
papato. Da loro parte la festa dei morti del due novembre e
il principio della verginità come valore per arrivare ad un
contatto puro con il mondo celeste. Non mettevano in
discussione l’ordine sociale. Non dipendevano dai vescovi ma
direttamente dal papa. In Italia i benedettini erano ad
innovare la fede con il loro ritorno all’essenziale e
all’eremo che era in opposizione allo sfarzo di Cluny. Mossi
da movimenti antisimioniaci e anti nicolaismo( prendere
moglie anche da prete) cercavano di moralizzare la chiesa
verso l’XI. Secondo questa corrente i vescovi nominati dagli
imperatori erano simoniaci (contrasto con Ottone I che aveva
piegato la chiesa ai suoi voleri). Venne contestato anche
l’alto clero locale e predicato il ritorno alle origini
(pauperistica: povertà preghiera rinuncia...). alcune di
queste tesi furono strumentalizzate dal papa ad esempio per
riportare sotto Roma Milano che era fiera della sua
autonomia.

LA RIDEFINIZIONE DEL PAPATO.
Nel 1045 c’erano alla guida della chiesa tre papi che si
accusavano tutti di simonia. Enrico III decise di intervenire
deponendoli tutti sostituendoli con Clemente II. Questo
comunque non porto ad un decadimento morale ma anzi ad una
attenta selezione delle persone da inserire nei posti
strategici come già succedeva in Germania col giovamento di
non avere più vescovi accusati di simonia. La chiesa di Roma
con Leone IX arriva allo scontro con quella di Costantinopoli
per la rivendicazione del controllo sulle chiese locali e la
frattura deve ancora risanarsi. In seguito ad un vuoto di
potere nella Germania con Enrico IV, i Canossa insediarono un
loro papa, Niccolo II che continuò l’opera antisimoniaca e
promulgò un decreto nel quale si prescriveva l’elezione del
papa da parte di cardinali e vescovi e preti, senza il
consenso dell’imperatore. Da qui in poi con Enrico IV
maggiorenne si apre un contrasto tra il papa, che ormai aveva
delegittimato l’imperatore togliendogli la sacralità, e lo
stesso imperatore.

ENRICO IV, GREGORIO VII E LA LOTTA PER LE INVESTITURE.
25
In realtà la questione verteva sulla legittimazione del
potere imperiale nella elezione del papa.
Gregorio VII fu papa per acclamazione e non secondo decreto
di Niccolo e l’arcivescovo di Ravenna impugna la sua elezione
ma Greg. ebbe la meglio, sbagliando però in seguito e
cercando l’appoggio di alcuni regnanti tedeschi che non
gradivano l’elezione imperiale del papa. I vescovi tedeschi
si schierano con l’imperatore e inizia una lotta alla
reciproca
delegittimazione.
Ma
intanto
la
struttura
monarchica della chiesa era formata e collaudata. Successe
quindi che in seguito a nuove promulgazioni del papa tra cui
la possibilità di deporre l’imperatore, il papa scomunicasse
lo stesso, creando una situazione di disordine perché i
cittadini
dell’impero
erano
ora
sciolti
dalla
fedeltà
all’impero creando immediatamente una sollevazione degli
oppositori e costringendo l’imp. a tornare a Canossa. Aspettò
tre giorni i comodi del papa e alla fine la scomunica fu
ritirata. In seguito riprende vigore la strategia imperiale e
approfittando
di
un
indebolimento
militare
del
papa
l’imperatore fa insediare l’arcivescovo di Ravenna che
diventa Clemente III ma malgrado la sconfitta di Greg. e la
sua ritirata verso sud con i normanni, la politica di
desacralizzazione dell’impero e lo stampo monarca della
chiesa proseguono. Nel 1122 si giunge al concordato tra
Callisto II ed Enrico V. Linvestitura ecclesiastica rimaneva
ad appannaggio del papa mentre per i beni temporali lo
scettro era consegnato dal papa al vescovo. (concordato di
Worms).
Il potere imperiale era sempre più logoro e sempre più
soverchiato dalla crescita delle altre monarchia Europee.
CAP XVII
LA COSTITUZIONE DELLE MONARCHIE FEUDALI SEC. XI-XII

L’USO POLITICO DEI RAPPORTI FEUDALI DA PARTE DELLE
MONARCHIE
Il fondamento del potere passa dal re capace di proteggere e
condurre guerre a quello di grande possidente di terre e
capace di amministrarlo. Le monarchie per distinguersi dai
signori decisero di rivendicare titoli e funzioni superiori,
ma di privilegiare però un regime vassallatico beneficiario
dal quale appariva chiaramente la loro superiorità. Quindi
per mezzo della chiesa diedero natura sacra al loro potere.
In altri regni il re era una sorta di guaritore: quello che
ne scaturiva era la figura di un principe superiore agli
altri. Dalla fine dell’XI sec. alcuni principi decisero di
rendere più saldo e pratico il legame con i propri vassalli.
La pratica era della cessione da parte del vassallo al
principe del bene che veniva però immediatamente riconcesso
in feudo. Altri re cominciarono a mettere mano al diritto
scritto facendo in modo che la loro supremazia risultasse
dalle carte e mettendo il loro peso su questioni tra
26
vassalli, oltre che imporre un tribunale regio per delitti
particolarmente gravi.

LA MONARCHIA NORMANNA IN INGHILTERRA
1066 Guglielmo di Normandia conquista l’Inghilterra e fino ad
allora
la
struttura
degli
anglo
sassoni
era:
Town
insediamenti, Hundreds corti giudiz. Che erano raggruppate in
Shires circoscriz regionali, comandate dall’ Ealdorman o Earl
in cui lo Sherif riscuoteva le imposte regie. I Normanni
smantellarono le Earl e vi impiantarono i manors, una fitta
maglia di castelli in feudi. I manors erano lontani tra loro
per
evitare
l’assemblamento
e
la
conseguente
signoria
territoriale. Erano registrati in un libro di tasse del re.
Continuarono a esistere gli sherifs che d’accordo con i
baroni, cominciavano a costituire un pericolo per il re, ma
il potere gli fu ridotto da Enrico II (1154-1189). Egli
distrusse
alcune
fortezze
e
migliorò
l’amministrazione
facendosi più vicini i nobili baroni che invece di prestare
servizio militare ora amministravano per delega regia la
giustizia. Riuscì anche a sottomettere la chiesa rafforzando
così il potere politico regio. Aveva creato una duplice
gerarchia feudale e amministrativa molto efficiente e che gli
dava importanti rendite rispettivamente per vendite di feudi
e prezzo degli appalti legati all’amministrazione dello stato
e a quella della corte. Il sistema scricchiola con il
successore Cuor di Leone. Infatti in seguito Chiesa, Nobili,
e Città mercantili accamparono i loro diritti con la Magna
Charta.

I CAPETINGI IN FRANCIA
I primi 5 sovrani che regnarono la Francia lo fecero per i
territori tra la Loira e la Senna. Luigi VI (Capetingio)
cerca di assoggettare i signori di banno. Con piccole azioni
militari riesce nel suo intento passando per un difensore dei
deboli, della chiesa e del diritto. Anche altri principati
intanto progrediscono cominciando così a creare una struttura
che
una
volta
unita
sarebbe
stata
stabile.
Anche
i
Plantageneti crescevano e quando Goffredo investe Enrico suo
figlio, senza consenso di Luigi VII si profila la guerra.
Enrico recede (si fa vassallo) ma la moglie (troia) di Luigi
sposa Enrico portandogli in dote Acquitania. Il vassallo
aveva più terre del re! Comunque l’autorità regia cresce
attraverso la razionalizzazione delle relazioni feudali tra
la corona e i grandi vassalli. Il re divenne il punto di
riferimento per la soluzione delle controversie tra grandi
signori.
Con
Filippo
Augusto
il
sistema
progredisce,
sposandosi acquisisce l’Artois e riesce a strappare a
Riccardo CDL e Giovanni Senza Terra, la maggior parte dei
territori al di qua della manica. Su tutte le terre da lui
possedute ora avviò due tipi di controlli : i Balivi
controllavano i beni posseduti dalla corona in signoria,
mentre i Prevosti itineranti riscuotevano imposte omaggi e
amministravano la giustizia. I vassalli dei vassalli non
erano del re, ma gli eserciti dei primi vassalli rendevano
giuramento al re.
27

LA MONARCHIA NORMANNA IN ITALIA MERIDIONALE.
I cavalieri normanni arrivarono nel mezzogiorno verso l’ XI
sec chiamati da longobardi e bizantini in lotta tra loro:
venne costituita in loro favore la contea di Aversa e il
ducato di Melfi. Papa Leone IX marcia su di loro ma viene
sconfitto, i suoi successori invece scesero a patti con loro,
come Niccolò II che in cambio del giuramento di fedeltà, gli
cede il principato di Capua, e i ducati di Puglia, Calabria e
Sicilia (se riuscivano a toglierla ai musulmani). Vi erano
due accordi: uno di tipo feudale, l’altro di tipo teologico
sacrale. La conquista della sicilia fu dapprima contrastata
dalle popolazioni locali contro la violenza dei Normanni, ma
fu aiutata dal lotte interne tra musulmani, e dalla
ridefinizione delle circoscrizioni ecclesiastiche, e dalla
carica di un signore normanno (Ruggero fratello di Rob.
Guiscardo) divenuto legato apostolico (1098). Insediatosi il
figlio di Ruggero, egli riesce a conquistare unificare i
domini continentali con la benedizione dell’antipapa Anacleto
II in scisma con Onorio. Era molto importante per la
legittimazione l’investitura religiosa che conferiva poteri
più elevati, ma i margini di manovra in città e con i
feudatari locali erano ancora pochi, ma mediante la divisione
della curia feudale in competenze specializzate, e censimento
dei feudatari
con la formazione del catalogo dei baroni il
sistema fu controllato. Ma il sistema era fragile ma resse
ancora per tre regni e con la figlia superstite di Ruggero
secondo il regno di Sicilia passo alla Svezia.

I REGNI IBERICI E LA “RECONQUISTA”.
I musulmani entrano in crisi e dal nord riparte la
reconquista. Il regno delle Asturie e del Leon e alcuni
principati Franchi della Spagna, animati da una nuova
religiosità e invogliati dalla debolezza del califfo Al
Mansur e anche dalla riforma cluniacense, fanno da preambolo
alle crociate. Nel frattempo il regno di Castiglia cresce e
il suo monarca riuscendo a conquistare Toledo e assumendo il
titolo di imperatore delle due regioni. Quindi unificando
tutta la Spagna riesce a riorganizzare i rapporti feudali con
il solito omaggio al re, e razionalizzando i poteri delle
altre
cariche
politiche
(baroni...)
con
il
loro
posizionamento
all’interno
di
grandi
assemblee
dette
Parlamenti da cui si era evoluta la curia feudale del re.
CAP XVIII
SOCIETA’ CITTADINA E ORIGINE DEGLI ORDINAMENTI COMUNALI SEC.
XI-XII

COME NACQUERO I COMUNI
Dalla dissoluzione dell’imp carolingio i vescovi cominciano
ad acquisire potere. Non erano solo i signori ad amministrare
il territorio, ma venivano coinvolte molte persone che
ruotavano attorno a chiesa, vescovo, mercati, diritto,
28
artigianato, ecc. essi facevano parte della prassi quotidiana
del governo vescovile della città.

MILANO E GLI “ORDINES” DELLA SOCIETA’ CITTADINA.
Milano socialmente era divisa in tre : signori, valvassores e
popolo. I signori erano strettamente legati al vescovo
Ariberto e non tolleravano la pretesa dei valvassores di
rendere il loro titolo ereditario. Vi fu quindi uno scontro
in cui vinsero i signori, ma complicò tutto CorradoII che
decise per avere appoggio e consolidare la posizione
imperiale, di rendere ereditario il titolo dei valvassores.
Scontro con i signori di Milano e assedio conclusosi con un
niente di fatto per l’impero, perché la cittadinanza si
schierò compatta contro l’invasore esterno. Gli Ordines a
Milano erano quindi due: milites (o signori) e populus (il
resto) ed erano legati da uno stretto intreccio di relazioni
cittadine.
Alcuni storici pensarono che i rappresentanti di questi
ordini vollero arrivare alla creazione dei nuovi ordinamenti
comunali, altri pensano che gli istituti comunali nati da una
società composita, vollero creare un nuovo sistema di
egemonia territoriale.

I COMUNI CITTADINI NELLA LOTTA PER LE INVESTITURE.
Siamo negli anni 80 90 del sec XI e la lotta tra papato e
impero è forte: le città entrano in crisi; per entrambe è
essenziale
mantenere
lo
stato
di
attuale
indipendenza
conquistato dalla parte dominante sia papale che imperiale. I
cittadini volevano un vescovo comunitario, papa e impero
preferivano un loro legato, e molte città si trovarono ad
avere vescovi forestieri oltre che alcune volte addirittura
due vescovi uno papale, l’altro imp.

LE PRIME ISTITUZIONI COMUNALI
I cittadini avevano bisogno di pacificazione e da parte loro
costituirono
delle
assemblee
che
sostituirono
quelle
ecclesiastiche, poiché il vescovo era troppo invischiato in
lotte di potere. Da queste prime assemblee pubbliche che si
svolgevano nella piazza della cattedrale, venivano eletti da
1 a 24 consoli che avevano guida politica, militare e
giudiziaria della città; da qui nasce il comune. Dal 1085 al
1123 pare che comincino ad agire i consoli che però goderono
almeno fino al XII sec della protezione dei vescovi. Perciò
alcuni tendono a pensare che non si possa parlare di comune
prima che i consoli potessero agire da soli.

BASI CULTURALI E IDEOLOGICHE DEL MOVIMENTO COMUNALE.
In realtà si può ben dire che il comune nasce quando dalle
fonti si riconoscono documenti conservati nei comuni che
fanno cenno a diritti patrimoniali e giurisdizionali. Questo
cambiamento è ravvisabile anche nel ritorno il diritto romano
che si esplica in un ritorno alla partizione amministrativa
del territorio divisa in regiones oltre che all’utilizzo del
termine
di
console
per
designare
il
garante
più
significativo.
29

LA CONQUISTA DEL CONTADO.
Fu una vera e propria operazione di conquista rapida,
violenta
ed
efficace.
Infatti
la
rivalità
tra
citta
contermini era grande e il contado sta ad indicare la
porzione di territorio che viene retta da cittadini comuni.
Alcuni aristocratici si vedono costretti a “migrare” in città
dalle loro tenute per prendere parte alla nuova vita
politica. Il sostentamento era legato al mercato e al bacino
di approvvigionamento che una città riusciva a crearsi. I
modi erano l’assoggettamento politico e fiscale. Furono
affrancati molti schiavi e così si traevano tasse da loro che
erano in di nuovo libertà. I contratti di lavoro variano
(agrari) e vengono stipulati per periodi più brevi, con
canoni fissi indipendenti dagli andamenti stagionali. Viera
più dipendenza economica e meno sociale.

LA
SOCIETA’
DEL
FENOMENO:
LE
CITTA
EUROPEE
E
DELL’ITALIA MERIDIONALE.
Quello che successe dal punto di vista istituzionale nelle
città del nord-centro Italia non successe in nessun’altra
realtà europea o sud italiana. In Francia vi furono comuni
indipendenti ma la maggior parte erano città con franchigia e
termini di manovra molto limitati. Nemmeno in Germania,
Inghilterra e Sud Italia si riuscirono a creare forme di
autogoverno realmente indipendenti.
CAP XIX
LA NASCITA DELLA CAVALLERIA E L’INVENZIONE DELLE CROCIATE.
SEC. XI-XIII.

LA CAVALLERIA, UN NUOVO PROTAGONISTA DELLA STORIA
EUROPEA ?
Ci sono diverse teorie per la formazione della cavalleria:
Bloch dice che i cavalieri divennero nobili acquisendo potere
nelle trasformazioni sociali del secolo XI, invece per Flori
diventa cavaliere solo chi ne ha le capacità economiche.
Successivamente l’ordine si modifica e diventa più “gentile”
rispetto ai predecessori che sono violenti e brutali, e
sopratutto il nuovo ordine si dà delle regole. Alcuni dicono
che parte dalla Francia con il rito dell’adoubement (tocco di
spada sulla nuca o guancia).

I PRIMI CAVALIERI.
Le origini sono di solito umili, ma poi si evolvono anche se
sono servi, possono avere anche castelli. La tipologia dei
combattimenti è caratterizzata da piccoli assalti, assedi,
raramente guerre, e porta a tecniche di combattimento basate
sullo scontro individuale. Si fanno numerosi tornei. Il costo
delle armi e armature cresce, così il mestiere comincia a
diventare prerogativa di un’élite sociale. La crescita dei
cavalieri nobili era conseguenza della famiglia a struttura
piramidale
con
privilegio
della
parentela
paterna
dei
primogeniti. I cadetti (secondogeniti ecc..) erano comunque
30
costretti a entrare nel mestiere delle armi, e con i tornei
cercavano di crearsi una base economica. Molto spesso le
compagnie dei cavalieri facevano razzia, e per questo gli
ecclesiastici spinsero per la creazione di un modello di
cavaliere
equo
senza
macchia
e
senza
paura.
(epica
cavalleresca).
La società veniva cosi a dividersi in tre ordini :
quelli che pregano per la salvezza dell’anima (oratores);
quelli che combattono per se e per gli altri(bellatores), e
quelli
che
lavorano
e
producono
per
tutti
(mone
o
laboratores).

CAVALIERI E PELLEGRINI: L’INVENZIONE DELLA CROCIATA
Per espiare le numerose colpe che pendevano sulle varie
fazioni di cavalieri, e sull’esempio dei pellegrinaggi di
fede verso Compostela il PAPA URBANO II A CLERMONT, DECISE DI
INVITARE I CAVALIERI AD UNIRSI E MARCIARE IN PELLEGRINAGGIO
VERSO GERUSALEMME IN ARMI CHE ERA OCCUPATA DAI TURCHI. Questo
si dice, ma non si sa cosa realmente disse nel suo discorso.
QUESTA VISIONE E’ SUPERATA ED ORA SI INTENDE IL CONCETTO DI
CROCIATA ELABORATO NEL DUECENTO COME UNA SPEDIZIONE MILITARE
PER RIDURRE NEMICI ED ESPANDERE CONFINI OLTRE CHE ELIMINARE
ERETICI. QUELLA CHE CHIAMIAMO CROCIATA COMPRENDEVA UNA SERIE
DI ATTIVITA’ RELIGIOSE E CIVILI PRIVE D COERENZA IDEOLOGICA
(IN PRATICA UNA TROIATA) ED ERANO DETERMINATE DA CAUSE
RELIGIOSE POLITICHE ED ECONOMICHE DIVERSE E CHE SOLO
TARDIVAMENTE EBBERO UNITARIETA’ E COERENZA IDEOLOGICA.

IN ARMI VERSO LA TERRASANTA.
Urbano II non intendeva bandire una crociata, ma ricondurre i
cavalieri nel contesto dell’etica cristiana. Molti ceti
popolari raccolsero l’invito verso la terrasanta e anche
alcuni
poveri
cavalieri.
Erano
privi
di
qualsiasi
organizzazione e furono sbaragliati. Nel frattempo Urbano
riesce a convincere aristocratici Francesi e Normanni a
partire, e così nel 1099 Gerusalemme fu conquistata. I regni
crociati poi instauratisi entrano subito in forte concorrenza
ed erano regolati da relazioni feudali di tipo monarchico.
Intanto si formano gli ordini religiosi dei Templari a
protezione delle città. Essi allargano le loro sedi in Europa
e fanno crociate. Gli interessi economici della regione si
possono ricondurre ad alcune città come Venezia, Genova e
Amalfi. Ma la conflittualità incoraggia la reazione musulmana
che arriva ad Edessa. Luigi VII ed Eugenio III con Corrado
III fanno la seconda Crociata (1147-1148). Ma i contrasti tra
i sovrani la fanno fallire. Ma dall’Egitto il curdo Saladino
(il Feroce) nel 1187 si riconquista Gerusalemme. Parte così
la terza (1189-1192) e vi partecipano Filippo Augusto di
Francia, Federico Barbarossa (che morì cadendo da cavallo in
un guado), e Riccardo cuor di Leone, ma non riuscirono a
riprendere Gerusalemme, ma solo a mantenere alcuni territori
costieri.
31

LE MOLTE CROCIATE DEL XIII SECOLO.
Con la quarta crociata, istanze papali e progetti economici
di Venezia coincidono. Ma a Venezia faceva più gola la
cristiana Costantinopoli che Gerusalemme, e così la presero.
Nei territori Balcanici fu creato l’impero Latino d’Oriente
che durò 60 anni. In questi anni si comincia ad intendere la
crociata contro i nemici della cristianità, ma la si volse
anche contro popolazioni europee (gli Albisegi della Francia)
malviste dal papa Innocenzo III e dal re di Francia che
voleva rafforzare il suo dominio al sud. Ma l’intento fu
anche quello di estendere i confini: i Cavalieri dell’ordine
Teutonico creano al Nord uno stato Crociato(Germania Nord
Orientale). Innocenzo III vuole la Quinta crociata in Egitto,
non vi partecipano i re europei, e fallì per i soliti
contrasti. Di li a poco Federico II (appena scomunicato)
parte per Gerusalemme e la riottiene trattandola con il
sultano, ma dopo poco Gerusalemme ridiventò musulmana. Luigi
IX di Francia promuove le ultime due crociate ma durante la
prima fu catturato mentre durante la seconda morì di
malattia. Non se ne fanno più.
CAP. XX
L’IMPERO BIZANTINO E L’EST EUROPEO SEC. VII-XV

IL RESTRINGIMENTO TERRITORIALE
Nel VII sec. iniziò l’espansione islamica. Bisanzio perde
gran parte dei suoi territori: Siria, Mesopotamia, Armenia,
in mare Cipro, Creta e Rodi, ma Costantinopoli resistette;
anche grazie al Fuoco Greco, un impiastro che incendiava al
contatto con l’acqua. Bisanzio perse anche terre nei Balcani;
prima Slavi e poi i Bulgari, occuparono i territori fra
Danubio e Balcani, e Bisanzio fu costretta a riconoscere il
loro regno.

IL RIASSETTO AMMINISTRATIVO
Il territorio dell’impero nell’VIII° sec si era ridotto di
più di 2/3 da Giustiniano e venne suddiviso in Théma, una
circoscrizione di carattere militare dapprima usata per i
territori di frontiera, e con a capo lo Stratego con poteri
militari e civili (senza la separazione tra funz. politicoamm. e militari come sotto i romani.). il fine era quello di
permettere lo stanziamento degli Strationi (soldati) a cui
venivano ceduti territori sgravati fiscalmente, e ereditabili
dai figli con servizio militare obbligatorio. Si formò così
un esercito nazionale.
Furono favorite la piccola proprietà contadina e i villaggi
rurali a scapito delle città arrivando ad abolire i municipi
sotto Leone VI (886-912).
Fu abbandonato il Latino a favore del Greco e anche il
diritto
Giustinianeo
fu
accantonato;
l’apparato
fu
orientalizzato.
La successione imperiale non avveniva ereditariamente, ma gli
imperatori riuscivano a far succedere membri della famiglia,
in accordo con le lobby dominanti. All’inizio la via
32
principale era una brillante carriera militare ma dal X sec.
prevalse
l’aspetto
dinastico
e
fondiario
oltre
che
l’ereditarietà familiare.

LA CONTROVERSIA ICONOCLASTA
L’unica cosa che accomunava il vecchio impero romano
d’oriente con quello Bizantino dell’VIII° sec, era il
cristianesimo che era il baluardo dell’identità collettiva.
Probabilmente
condizionati
dalla
cultura
araba
alcuni
iconoclasti
credevano
che
non
si
potesse
divinare
rappresentando Gesù e la Madonna. Leone III nel 726 vieta
l’utilizzo di immagini e le motivazioni sono da cercare nel
troppo potere che erano riusciti ad acquisire gli ordini dei
monaci, al rispetto dei condizionamenti venuti da gruppi
religiosi confinanti al fine di non creare spaccature
all’interno dell’impero, e dal punto di vista ideologico fare
fronte comune contro gli arabi. Infatti esaurito il pericolo
arabo, anche la lotta iconoclastica cesso nell’843 con la
riabilitazione delle icone.

IL PERIODO D’ORO
Sotto la dinastia Amorica e Macedone sec. VII-VIII vi fu una
grandissima rinascita culturale e politica di Bisanzio.
Riconquistate la Cappadocia, la Cilicia e l’alta Mesopotamia
oltre che in varie tappe l’Armenia. Nel 1014 il regno di
Bulgaria fu annientato. In Italia vennero ripresi i domini di
Calabria Lucania e Longobardia (Puglia) oltre che l’isola di
Creta. L’esercito da nazionale passa a professionistico, la
città recupera il suo ruolo ma i mercati nel lungo periodo
risentono dell’imposizione statale dei prezzi che non agevola
la
concorrenza
e
i
mercati
veneziani
prenderanno
il
sopravvento. Il diritto si riforma con i Basilici che
sostituisce il codex Gistinianeo. Le popolazioni slave
vengono bizantinizzate e convertute al cristianesimo (Cirillo
e Metodio). Si approfondisce però la spaccatura con la chiesa
di Roma. Il 25 luglio del 1054 papa Leone IX ed il Patriarca
di Costantinopoli Michele Cerulario si scomunicano a vicenda.
Non era la prima volta, e successivamente la frattura si
approfondisce con dispute sull’iconoclastia, il controllo
sulla chiesa Bulgara e questioni dottrinali che vertevano
sulla posizione del Padre e del Figlio nella Trinità.

IL MERCATO MEDITERRANEO E LE CROCIATE.
A partire dall’XI° secolo l’economia dell’Europa occidentale
comincia ad espandersi. Amalfi si becca il Maghreb l’Egitto e
i porti di Costantinopoli, oltre che la penisola iberica.
Venezia le aree continentali dell’Oriente Islamico. Nello
stesso secolo i porti dell’Italia meridionale decadono e si
affermano invece Genova e Pisa. Queste città cacciano i
musulmani da Corsica e Sardegna.
Venezia approfitta della debolezza di Bisanzio attaccata da
Turchi e cacciata dal sud Italia dall’invasione Normanna. I
veneziani si alleano con Costantinopoli, ma in cambio gli
chiedono l’esenzione di dazi nell’Adriatico e nello Ionio
sicché riescono ad ottenere il completo controllo degli
33
scambi verso oriente. L’economia bizantina va in crisi anche
perchè i veneziani dirottano la quarta crociata verso
Costantinopoli invece di Gerusalemme.

L’IMPERO LATINO D’ORIENTE.
Dalla presa di Costantinopoli i veneziani si beccano i
principali
centri
mercantili.
Restava
l’impero
latino
d’oriente + Atene e Tebe diviso da Acaia e Tessalonica.
Nel 1261 la difesa dell’ortodossia porta Bisanzio alla
riconquista di Costantinopoli, ma lo splendore è ormai
decaduto. I commerci restarono saldamente in mano ai
venessiani, e sotto i Paleòlogi avanza la grande aristocrazia
fondiaria, che però non favorisce l’economia. Si arriva così
al 1453 con l’arrivo dei Turchi (ottomani) che con Maometto
II la conquistano definitivamente.
CAP. XXI
IL RINNOVAMENTO CULTURALE SEC. XII

NUOVI MODI DI SCRIVERE E DI LEGGERE
In questo secolo la rinascita della cultura fu molto più
forte di quella carolingia. Il modo di leggere era cambiato e
il libro divento uno strumento di lettura e non di
adorazione.
Si
introducono
nuovi
dispositivi
testuali,
intitolazioni più chiare, note marginali e gli indici.

LA NASCITA DELLE UNIVERSITA’
Il termine latino universitas indicava una qualsiasi comunità
organizzata con proprio statuto giuridico. Le universitates
erano invece gruppi di persone che svolgevano lo stesso
mestiere. Questi furono sviluppi spontanei. L’università di
Bologna nasce da un gruppo di studenti riuniti in società che
pagavano un maestro per la lettura e la spiegazione del
Corpus iuris civilis di Giustiniano. A Parigi la si deve
dall’associazione di un gruppo di teologi e per questioni
dottrinali.
Il
potere
politico
cerca
subito
di
strumentalizzarle;
Barbarossa
concede
agli
studenti
di
Bologna di essere giudicati da tribunali di vescovi o dai
loro maestri. Il papa Onorio III nel 1219 concede la
possibilità di scioperare o cambiare sede ma solo a patto che
le
licenze
siano
date
da
un’insegnante
del
clero,
l’arcivescovo di Bologna. I principi a volte snaturano le
finalità delle università, infatti Federico II di Svevia crea
quella di Napoli per formare suoi funzionari.

L’ORGANIZZAZIONE SCOLASTICA DEL SAPERE
Il prof trascorreva la maggior parte del tempo a leggere e
commentare il testo di insegnamento. Pian piano gli studenti
e i prof, raccolsero in glosse affiancate al testo, le
spiegazioni e si arrivò a istituire delle botteghe che
riproducevano testi con glosse autorizzati (stacionarii). Si
faceva quindi l’esegesi delle fonti.
34

IL RECUPERO DEI TESTI GRECI.
Gli antichi greci e i loro autori sono la base di partenza
per la cultura occidentale; dopo la caduta dell’impero
rischiavano di essere persi perché non vi era molto materiale
tradotto. Le nuove esigenze culturali date dal progresso in
tutti i campi che si stava risvegliando dopo il 1000, impose
una riscoperta dei classici (Platone, Aristotele, Euclide..)
che
con
il
sistema
bilingue
cominciava
essere
quasi
necessaria. In Oriente i classici greci non erano mai stati
abbandonati, ma in occidente bisognava ora tradurre i vecchi
testi dall’arabo o direttamente dal greco. Anche se la
traduzione del greco era più precisa, quella dall’arabo
arricchì di molto la tradizione sopratutto in matematica
astronomia, astrologia..

LA SCRITTURA DELLE LINGUE VOLGARI
Tutto questo progresso (alfabetizzazione, modo di leggere e
scrivere, scuole secondarie e università, recupero dei
classici) fu uno dei più importanti balzi culturali della
storia occidentale. Allora la società si distingueva in
litterati ed illitterati.
I primi in un primo periodo erano considerati in senso
stretto un gruppo di chierici che sapeva leggere e scrivere
in latino. In seguito vi si compresero anche i laici. In
Italia lo sviluppo del volgare ebbe un po’ più di difficoltà,
perché non cera come in Francia e Germania una separazione
così netta tra la lingua scritta e quella usata dalla
popolazione. In Francia nell’11° sec. parte il poema epico
cavalleresco con “La Chanson de Rolande”. Vi sono esempi
anche di letteratura “religiosa” (il Cantico di S. Francesco)
che stanno ad indicare la voglia della chiesa di gettare un
ponte per conquistare le nuove classi cittadine in corso di
formazione. Diventavano ora più folti anche i gruppi
professionali che imparavano per esigenza a leggere e
scrivere.
CAP. XXII
L’IMPERO E LA DINASTIA SVEVA sec. XII – XIII

UN REGNO ELETTIVO E UNIVERSALE.
Tra il 12° e 13° sec. mentre in Francia, Inghilterra e sud
Italia i sovrani cercavano di ricomporre il potere ora in
mano dei signori locali, in Germania
ed in Italia Sett. La
trasmissione del potere era ereditaria anche se soggetta
all’approvazione dell’assemblea dei principi e all’unzione
pontificia che le dava valore universale e sacrale. La lotta
per la corona tedesca si divideva tra la casata si Svevia e
quella di Baviera. Nel 1152 viene eletto imp. Federico di
Svevia con madre di Baviera la cui casata regnò per tre
generazioni, con lotte e incertezze che si verificavano al
momento della successione della dignità dinastica.

LA POLITICA ITALIANA DI FEDERICO I
35
Nel 1154 Barbarossa arriva in Italia per dare aiuto al papa e
ad alcune piccole città che temevano le grosse città tipo
Milano che osteggiavano il potere temporale e soverchiavano i
piccoli
comuni.
Gli
oppositori
furono
uccisi.
Molto
importante fu un’indagine che fece Barba sulla situazione
politica e sociale delle città italiane. Nella dieta di
Roncaglia (Piacenza) emanò un decreto nel quale stabiliva le
prerogative dell’autorità imperiale nei campi di: vie di
comunicazione,giustizia, imposte, moneta, guerra. Con la
Costitutio pacis proibiva invece le leghe tra città comunali.
Milano si oppone ma viene attaccata e sconfitta, ma in
seguito alla forte pressione fiscale instaurata dell’impero,
nel 1167, si crea la lega Lombarda che sconfigge il Barba nel
1176 che veniva anche osteggiato dal papa AlessandroIII. Pace
a Venezia e in seguito a Costanza con riconoscimento
dell’esercizio delle regalie ai comuni in cambio del
riconoscimento formale dell’autonomia imperiale. Ci sono
molte
copie
nei
comuni
di
questo
atto
considerato
riconoscimento ufficiale dei poteri cittadini. 1190 Barba
muore annegato mentre andava alla III crociata.

L’UNIONE CON IL REGNO NORMANNO.
La migliore mossa di Federico I per la successione imperiale
fu la politica matrimoniale: suo figlio Enrico VI sposò
costanza D’Altavilla (Normanna) nel 1186, e si inserì nella
successione per il regno di Sicilia alla morte di Guglielmo
II. Fu re ma Enrico e la moglie crepano ad un anno di
distanza lasciando tutto a Federico che fu affidato al papa
Innocenzo III che approfittò per rafforzare la sua pressione
nei suoi domini. Il papa lo accompagna fino alla maggior età.
Intanto la contesa imperiale andava avanti tra Ottone di
Brunswik e Filippo di Svevia. Con l’aiuto del papa prevale
Ottone che nel 1209 si rende indipendente dal papa che lo
scomunica. Nel 1212 Federico venne incoronato imperatore e si
impegna a non rompere alla chiesa.
Per la successione imperiale si risolse tutto con la
battaglia di Bouvines con Filippo appoggiato dall’Inghilterra
di Giovani senza terra, e dall’altro Federico con dalla sua
il re di Francia Filippo Augusto. Vince Federico 1220 che
oltre a re di Sicilia era anche imperatore.

FEDERICO II
Vi era molta incertezza per la successione dinastica al suo
tempo; in Germania le prerogative regie erano limitate dal
potere spropositato dei principi. I legami feudali non erano
collegati al regno. Volle cambiare questo andamento ma non
tolse potere ai principi. In Boemia con la Bolla d’Oro diede
indipendenza giurisdizionale al re e la confermò rinunciando
al concordato di Worms. Le sue prerogative erano di
fondazione e protezione delle città. 1220: si diresse in
Sicilia dove il suo potere non si sentiva più perchè usurpato
dalle elité locali, e non fece come in Germania. Si arrogò
tutti i diritti che gli erano stati tolti. Promosse il
commercio di stato indebolendo i mercanti, controllò meglio
36
il territorio costruendo e presidiando castelli,CREÒ UN
APPARATO AMMINISTRATIVO INDIPENDENTE DALLA MILIZIA. Fece
raccogliere le sue leggi nel codice di Melfi. Era un uomo di
cultura che promosse arti e scienze. 1235-37 : torna in
Germania dove arresta il figlio ribelle e lo coduce in
carcere in Italia.
Vuole sottomettere i comuni del Nord (Lega lombarda) e vi
riesce in un primo periodo ma desiste di fronte ad alcune
sconfitte e alla cattura del figlio Enzo. Muore nel 1250.

GLI ULTIMI SVEVI.
Fino al 1273 nessuno succede al trono imperiale; proseguono
le guerre nell’Italia Sett. tra città pro (Cremona) e contro
(Milano) l’impero. Succede quindi il figlio legittimo Corrado
che dura 4 anni. Suo figlio Corradino gli succede a 10 anni
sotto la guida del papa. Ma Manfredi altro figlio del
Federico si impadronisce del regno e al papa viene l’idea di
affidare il regno di Sicilia a Carlo D’Angiò fratello del re
di Francia. Egli in battaglia sconfigge il Manfredi.
Corradino allora cerca di riprendersi il regno ma viene
sconfitto a Tagliacozzo 1268.

IL MITO DEGLI SVEVI IN STORIOGRAFIA.
La storiogr. Tedesca esalta la figura, mentre quella italiana
ottocentesca
lo
considera
il
nemico
per
eccellenza;
Kantorowicz lo considera un illuminato per come ha gestito i
suoi rapporti politici e precursore della sovranità moderna.
Abulafia lo ridimensiona forse troppo polemicamente, fatto
sta che l’ultima interpretazione considera FedericoII una
delle personalità di maggior rilievo della storia occidentale
europea.
CAP XXIII
I COMUNI ITALIANI SEC. XII-XIV

I NUOVI CONFLITTI SOCIALI E L’ISTITUTO DEL PODESTA’
La nascita e lo sviluppo delle grandi città europee si prese
corpo attorno alle città comunali. Lo sviluppo aveva favorito
l’immigrazione di diverse componenti della società rurale.
Vercelli, Pisa e Padova crebbero per 2 3 4 volte, e la
crescita è testimoniata dalla costruzione di 3 cinta murarie
concentriche. La società urbana divenne più ricca e complessa
ma meno facile da governare. Nel 12° e 13° sec. il sistema
consolare entrò in crisi. Di fatto era un accordo tra le
famiglie più ricche, che veniva ratificato dal parlamento o
arengo che però non aveva nessun potere propositivo. Poi,
dopo la Pace di Costanza il ceto consolare cominciò a
dividersi in fazioni in lotta. Si arrivò allora alla
designazione del potestà che doveva essere al di sopra delle
parti. La sua carica durava all’inizio 1 anno poi ridotto a 6
mesi, e dopo un procedimento amministrativo si decideva se
37
riconoscergli lo stipendio o no. Provvedeva a presiedere il
consiglio
comunale,
presiedeva
i
tribunali
cittadini,
conduceva l’esercito in guerra, perseguiva e gestiva il “bene
Comune” (in teoria). Durò per un secolo e mezzo e alla fine
diventò una sorta di controllo delle città maggiori, che
formavano i potestà, verso i centri minori. Nella diatriba
tra Guelfi e Ghibellini si tendeva a sceglierlo all’interno
dello
schieramento.
A
volte
se
prendevano
iniziative
impopolari potevano anche venire ammazzati.

CONFLITTO SOCIALE: POPOLO E PARTI.
In questo periodo si acuì lo scontro tra aristocrazia e
“popolari”; e anche nell’esercito cittadino tra Fanti e
Cavalieri. I cavalieri avevano molte agevolazioni e privilegi
e i popolari cominciarono a chiedere l’ingresso nel consiglio
comunale, riuscendo nell’intento nel 1250 circa. Si riunirono
nella Società del Popolo che raccoglieva organizzazioni
cittadine quali le corporazioni e territoriali quali le
parrocchie. Istituirono anche una figura simile al potestà
quale
il
Capitano
del
popolo
con
caratteristiche
e
prerogative
simili.
Si
svilupparono
anche
norme
antimagnatizie, ossia contro i ceti più abbienti che non
potevano insultare o commettere delitti verso i Capitani e
che
venivano
puniti
con
severità.
Intanto
anche
l’aristocrazia si stava organizzando, con le milites che
contrastavano le società del Popolo. Inoltre l’aristocrazia
urbana si divise in Guelfa, o anti-imperiale, e Ghibellina, a
favore. Quando una delle due prevaleva, per l’altra erano
cazzi e dovevano scappare.
In Italia centrale si svilupparono con fervore le situazioni
sopracitate e le organizzazioni sopradette
soppiantarono a
volte il governo dello stesso comune.

LA TRASFORMAZIONE DELLE ISTITUZIONI CITTADINE NEL 300
E L’EREDITA’ DEL COMUNE.
Tra le varie trasformazioni che il comune assunse nel
Duecento vi fu anche il conferimento di speciali incarichi a
membri dell’aristocrazia cittadina, per un periodo limitato.
Il conferimento del titolo di signore; i signori tesero a
diventare vicari
dell’imperatore per legittimare il loro
titolo e in seguito cercarono di trasferire il titolo ai
figli. Vi fu il passaggio a un governo monarchico , ma non fu
generalizzato come il progetto della riscrittura dell’assetto
istituzionale delle città. Così le istituzioni spontanee
vennero
disposte
secondo
un‘
ordine
gerarchico
indipendentemente dal tipo di governo istaurato. L’assetto
ora
più
stabile
era
guidato
dall’aristocrazia.
Ma
l’esperienza comunale servì da spunto per la creazione di un
sistema burocratico in seguito irrinunciabile. Anche i
contadini dovettero assoggettarsi al governo cittadino e
quello che è più importante, che il comune nella coscienza
dei successori fu un modello insuperato per l’amministrazione
della cosa pubblica.
38
CAP. XXIV
IL CONSOLIDAMENTO DEI REGNI EUROPEI SEC. XIII

GLI STATI MONARCHICI DEL 200
E’ un processo che non va necessariamente legato
sviluppo successivo di stati a monarchia assoluta.
allo
Questa affermazione non interessò tutto l’occidente ma solo
gli
stati
dove
i
rapporti
feudali
furono
normati
dall’autorità regia. Francia, inghilterra e penisola iberica
conoscono questo fenomeno bene; iniziarono dal consolidamento
territoriale che divenne poi espansione e fu molto legato
alla riorganizzazione dell’esercito non più vincolato da
legami
feudali
di
fedeltà
ma
da
rapporti
economici
professionali: i mercenari erano molto più veloci nella
mobilitazione e avevano una tecnica di battaglia uniforme. La
rete amministrativa fu migliorata e la periferia fu più
legata che in precedenza al centro del potere.
Questo processo diede luogo a conflitti con la nobiltà: i tre
aspetti fondamentali furono quindi: riforma amministrativa,
espansione territoriale, conflitti tra ceti eminenti.

IL REGNO DI FRANCIA
Luigi IX guida l’espansione verso sud, pone sotto controllo
la Linguadoca; prima Luigi VIII rafforzò il regno dal punto
di vista ideologico evidenziando il ruolo del re di Francia
e legando la corona a Carlo Magno. Luigi IX profondamente
religioso promosse 2 sfortunate crociate, riprese i territori
Plantageneti e il Regno di Sicilia, promosse inchieste sugli
abusi in suo nome ma non per sua volontà, perpetrate da
funzionari pubblici, ma fu importante il suo legame con la
fede, che rafforzò enormemente il suo prestigio. Cercò
inoltre di unificare le normative giuridiche tradizionali,
chiamando anche alla sua corte esperti di diritto romano. I
suoi successori dovettero solo consolidare quello che lui
aveva fatto e cosi fecero. Dopo la morte di papa Bonifacio
VIII il papato divenne “francese”
e la capitale apostolica
passò da Roma ad Avignone. Il regno di Francia aveva la sua
chiesa nazionale.

IL REGNO D’INGHILTERRA
Il punto di partenza di Enrico III fu molto diverso da quello
francese. Dopo la sconfitta di Bouvines 1214 aveva dovuto
riconoscere ai baroni molti privilegi. Gli attriti tra
aristocrazia cittadina e nobiltà rurale erano accesi. Dopo le
provvisioni di Oxford nel 1265 riesce ad avere la vittoria
(Eversham). Questo portò un incremento dell’entrate fiscali,
nel 1285 conquista il Galles, e nel 1290 invase la Scozia
dove William Wallance (Bravehart) diventa leggenda.

I REGNI IBERICI.
Nella penisola iberica si erano consolidati alcuni regni
cristiani. Con la reconquista si estese il territorio a danno
dei musulmani. 1212 contingenti castigliani e aragonesi
39
sconfiggono i musulmani vicino a Cordova.Cordova e Siviglia
diventano Castigliane mentre gli Aragonesi si conquistano il
porto di Valencia e le Baleari (miravano al mare). Il regno
del Portogallo consolidò i suoi domini mediterranei mentre il
regno di Navarra non riuscì ad allargarsi. Ai musulmani
rimase Granada.
Il regno di Castiglia aveva grandi pianure interna e la
rendita fondiaria favorì l’emergere di grandi proprietà
signorili
che
entrarono
in
collisione
più
volte
con
l’autorità regia. Ma i parlamenti o Cortes furono una forma
di controllo reciproco soddisfacente per entrambi.
Il regno di Aragona era invece basato sul giuramento tra il
re e gruppi sociali eminenti che si impegnavano a rispettare
le consuetudini antiche. Dal punto di vista economico
l’Aragona era assai + dinamica ed era l’area commerciale a
tirare l’economia. Interessavano i traffici del mediterraneo
ed infatti Sicilia (vespri siciliani: francesi disonorano
nobildonna palermitana suscitando l’ira di picciotti con
l’aiuto degli aragonesi) e Sardegna furono conquistate (dopo
20 anni con la pace di Caltabellotta).
CAP. XXV
PAPATO UNIVERSALE E STATO DELLA CHIESA

L’ELEZIONE DEL PAPA E IL CARDINALATO.
Il decreto del 1059 prevedeva una scelta preliminare da parte
dei cardinali vescovi e la successiva acclamazione da parte
dei clero e popolo di Roma. Dopo cento anni gli scontri
derivanti da questo decreto non erano ancora sanati.
Antipapisti dicevano che era più importante il clero e il
popolo. Alessandro III introdusse una regola quale per la
quale il papa veniva eletto da almeno i 2/3 di tutti i
cardinali (vescovi, preti e diaconi). La chiesa con questa
modalità rimaneva equidistante da impero e popolo di Roma.
Talvolta le procedure erano lente e Gregorio X decise di
istituire il Conclave (spazio chiuso a chiave dove nessuno
oltre i votanti poteva accedere) e con il cibo razionato: più
si rimaneva in conclave, più i viveri scarseggiavano. I
cardinali divennero i maggiori collaboratori del papa e la
carriera cardinalizia era sempre tenuta sotto controllo dal
papa. I compiti dei cardinali erano di assistenza nel
concistoro al pontefice, quando si emettevano sentenze
importanti in materia spirituale e temporale. Cardinali si
diveniva per nomina papale, e per diventarlo occorreva
appartenere alla famiglia del papa o essere della sua
clientela.

LO STATO PONTIFICIO
Pierre Toubert dice che lo S.P. nacque dal terreno della
stessa riforma( dall’XI sec.) ma Daniel Waley obbietta che
iniziò più tardi come l’inizio dell’espansionismo papale. Si
opponevano alla crescita del potere pontificio: Baroni
dell’area laziale e Comuni cittadini in Italia, e all’estero
40
i sovrani Normanni. Nella prima fase Innocenzo III riesce a
scacciare i rettori imperiali, appoggiato da signori locali e
Comuni che mal sopportavano il dominio imp.
I tratti essenziali territoriali dello stato pontificio sono
questi: 4 prov. Maggiori:Campagna e Marittima nel Lazio
Merid. patrimonio di Tuscanie nel Lazio sett. ducato di
Spoleto in Umbria, Marca di Ancona nelle Marche; dal 1278
anche la Romagna. In questi territori lo S. P. concedeva
ampie autonomie fiscali, giudiziarie e militari. Godeva di
una posizione strategicamente importantissima. Alcuni punti
deboli erano ravvisabili nelle debolezze strutturali e nella
assenza di ordine dinastico oltre che dell’appoggio di ampi
strati sociali.

APPARATO BUROCRATICO E AMMINISTRATIVO
Un punto di forza era la centralità dell’apparato di
coordinamento delle strutture e la possibilità che dava di
riscuotere tributi da tutta Europa; la figura di sovrano
assoluto del papa diventa in seguito modello da seguire per
le monarchie nascenti. Al papa spettavano tributi come
sovrano e anche come signore territoriale, nonché decime. Il
sistema fiscale era complesso, e il camerlengo si occupava
dell’intera gestione delle entrate fiscali. Dal XIII sec.
cominciò a controllare più strettamente le chiese locali e il
diritto
giurisdizionale
sui
“peccati
riservati”
come
l’adulterio dove si richiedeva l’intervento del pontefix. Il
controllo spirituale si diffuse più capillarmente con la
nascita di nuovi ordini mendicanti.
Il suo potere per alcuni era maggiore di quello degli
imperatori, perchè era anche spirituale; con Bonifacio VIII
questa idea di potere raggiunse il massimo con la Bolla Unam
sanctam dove riscrisse l’intera gerarchia dei poteri ponendo
al suo vertice il papato.

IL PAPATO AD AVIGNONE.
Bonifacio VIII era in lotta con Filippo IV il Bello di
Francia. La Francia tendeva ad una chiesa nazionale e
sottoposta al reame e nel 1309
Filippo dopo la morte di
Bonifacio e successore riesce a far eleggere Clemente V che
porta
il
papato
ad
Avignone.
Ad
Avignone
senza
i
condizionamenti laziali, la chiesa perfeziona il suo apparato
burocratico.
CAP. XXVI
ERESIE E ORDINI MENDICANTI. SEC. XII-XIV

CATARI ERESIE E CONTROMOSSE
I catari credevano in due principi eterni increati del Bene e
del Male sussistenti e contrapposti, ravvisabili nella vita e
attaccabili con la rinuncia al male da parte di tutti ma
rappresentati sopratutto dai perfetti che arrivavano fin a
farsi morire di fame per rinunciare, dopo essere stati
“battezzati” con il Consolamento.
Erano molto presenti in
41
Italia appoggiati da chi si opponeva al potere pontificio, e
anche Federico II di Svevia con il papa Onorio III li
condannò. La chiesa risponde promuovendo e omologando gli
ordini
mendicanti
come
i
domenicani
che
promuovevano
l’evangelizzazione e operavano sul piano ideologico sotto i
dettami di Domenico di Guznam ispirato da Agostino e
sopravvivevano con l’elemosina.
I francescani e le monache di santa Chiara, erano molto
orientati all’eremo e anche se non voleva Francesco dovette
far omologare dal papa il suo ordine che veniva anche
perseguitato in altri stati.
Mentre i benedettini erano più legati alla zone di campagna,
francescani e domenicani si dedicarono più alle opere in
città e sopratutto i secondi divennero tramite tra papato e
poteri locali.
L’inquisizione: il solo rimedio degli ordini mendicanti non
bastava
per arginare l’ondata eretica e il papa istituì il
suo tribunale affidandolo proprio agli ordini. Il carattere
spirituale molte volte fu stravolto e si veniva a condannare
per la più parte gli oppositori politici.
Dolcino da Novara era un frate dissidente che contestava gli
aspetti materiali della chiesa e riuscì a tenerla in scacco a
lungo, fino a quando Clemente V lo sconfisse con l’esercito
crociato.
CAP. XXVII
CRISI E NUOVI EQUILIBRI SEC. XIV

SVILUPPO ECONOMICO PRIMA DELLA CRISI
Si riprendono commerci e fiera grazie alla nuova stabilità
politica e alla sicurezza delle vie di comunicazione. Le
fiere diventano importanti (stoffe, tinture, spezie). Si
ritorna gradualmente alla moneta aurea passando per l’argento
(grosso) più prezioso della allora circolante. Fioriscono le
prime compagnie mercantili e fioriscono anche i banchi per lo
scambio e il prestito di valuta. Vi è anche una progressione
delle tecniche agricole e la coltivazione di terreni poco
fertili marginali, ma non sufficiente a coprire l’incremento
demografico che subirà pesanti perdite nel secolo successivo.
Vi sono infine spostamenti verso le aree produttive di
ingenti parti di popolazione.

CARESTIA E PESTE.
1313 – 1317 serie di cattivi raccolti, ma fino agli anni
settanta si sopravvive per autoconsumo e meccanismi di
mercato.
Poi i prezzi del pane crescono in maniera insostenibile
per le fascie di popolazione medio bassa. I flussi
migratori si dirigono verso le città ma non vengono acolti
per paura di doverli sfamare. Si muore di fame in Europa.
42
ARRIVA LA PESTE portata da mercanti genovesi provenienti
dal Kazachistan dove i ratti hanno un pidocchio che da la
peste bubbonica 1348. si dice che la peste non fosse in
europa dal VI sec. e perciò non si sapeva curarla. Nelle
città falciò circa 1/3 della popolazione.

DIBATTITO STIRIOGRAFICO.
Malthus dice che la popolazione aumenta in progressione
geometrica
1,2,4,8,16..invece
la
produzione
in
maniera
geometrica 1,2,3,4,5,6..
Alcuni st. Abel e Postam dicono che la catastrofe demografica
non fu poi tanto catastrofe perché riadeguò la popolazione al
ritmo
e
alla
produzione.
Questa
teoria
insieme
alla
componente
depressionistica
è
tutt’ora
diffusa.
Complessivamente si può dire che carestie e la peste assieme
fanno parte di un complesso processo di trasformazione
economica e sociale.

VERSO UNA NUOVA ORGANIZZAZIONE SOCIALE.
Si abbandonano le terre marginali e avanza l’incolto.
L’allevamento ovino riprende e impoverisce i terreni in
Italia centro merid. e Spagna.
Cambiano i patti agrari e si arriva alla mezzadria. Le terre
passano in mano a poche persone (quelle rimaste) che
accorpano e le organizzano in poderi. Nasce il bracciante che
viene
avidamente
sfruttato.
In
francia
ed
inghilterra
scoppiano le rivolte contadine, nella prima soppresse nel
sangue e nella seconda parzialmente risolte per mezzo della
mediazione del clero.

MANIFATTURE E COMMERCI.
Le
manifatture
si
rinnovano
specializzando
settori
di
produzione e impiegando operai salariati. Poco specializzati
non avevano rappresentanze nelle fiorenti corporazioni.
Quest’ultime avevano anche una notevole importanza politica a
livello locale. Alla metà del 300 i salariati insorgono
(rivolta dei ciompi a Firenze, manifattura) ma comunque gli
aumenti di salari non bastano. Repressione dura.
I sistemi contabili vedono la nascita della partita doppia e
della lettera di cambio (nonna dell’assegno). I fiorentini
cominciano a far girare bene le banche . Alcune falliscono
per mancati pagamenti e così si arriva a rendere indipendenti
le varie filiali che no rischiano di cadere con la
principale.
CAP. XXVIII
GLI STATI REGIONALI IN ITALIA SEC. XIV XV

GUELFI E GHIBELLINI
GUELFI PRO CHIESA, GHIBELLINI PRO IMPERO. Tutte le realtà
politiche locali furono coinvolte nello scontro. Nel regno
43
meridionale la divisione avvenne in occasione dei Vespri
Siciliani. Li le regioni continentali degli Angiò alleati del
papato e dei comuni guelfi del centro nord. La Sicilia
Aragonese era ghibellina. Con la fine del casato di Svevia i
ghibellini fecero corpo contro il papato e regno angioino.
Enrico VII incoronato a Milano si schiera con i Ghibellini
con i Visconti di Milano e Scaligeri di Verona. Il papa
Giovanni XXII non riuscì ad arrestare il loro potere. I
Visconti controllavano gran parte della Lombardia, gli
Scaligeri le città venete, e la lega toscana Ghibellina con a
capo Pisa prevalse sui Guelfi e su Firenze.
Quando alcune città lombarde chiamano Giovanni di Boemia
figlio di Enrico VII guelfi e ghibellino si schierano dalla
stessa parte
e crearono una base di partenza pre la città
che sarebbero in seguito venute alle armi.

NUOVI STATI TERRITORIALI: GUERRA FINANZA BUROCRAZIA
I cittadini erano quasi tutti via per guerra e per creare
nuovi eserciti si ricorse a mercenari. La spesa militare
crebbe insieme a quella burocratica. Lo stato emise titoli di
valore per reperire liquidi. Si distribuirono quindi gli
uffici per la distribuzione di queste risorse.

DAL COMUNE CITTADINO ALLO STATO REGIONALE.
Milano, Firenze, Venezia.
Milano:
si evolse dopo il 200 verso la Signoria con lla
monopolizzazione da parte
dei Della Torre della carica di
“anziano del Popolo” e con l’aggiunta da parte dei Visconti
del titolo di vicario dell’imperatore. Assoggettò quindi con
il sistema di relazioni feudali i comuni vicini.
Firenze: mantenne a lungo il sistema di partecipazione
comunale e dopo la rivolta dei ciompi restrinse il numero di
famiglie che accedevano ai vertici politici. Aveva molti
proventi derivanti dai commerci e dalle banche e invio i suoi
potestà per egemonizzare le città circostanti con forme di
contribuzione economica e militare. Era uno stato molto
centralizzato e arrivò anche a sottrarre completamente il
potere delle città conquistate.
Venezia: l’organo di governo era il maggior consiglio dove
c’era rappresentata la nobiltà; nel 1297 vi poteva entrare
solo chi c’era stato nei precedenti 4 anni. Nel 1323 solo i
figli o nipoti di chi era dentro, quindi per diritto di
nascita. Avendo relazioni commerciali con oriente per ora non
sottomise la terraferma.
Sicilia: 1296 i baroni fanno casino per la successione di
Pietro e arriva Federico III. Passa quindi ad un ramo
parallelo della casa aragonese. I signori locali si dividono
in fazioni (catalani e latini).
Napoli: qui Carlo d’Angiò dovette ricorrere alla convocazione
di assemblee rappresentative delle città e della nobiltà.
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Stato Pontificio: nel frattempo la sede papale era ad
Avignone, quindi Cola di Rienzo occupa il campidoglio come
Tribuno ma nel 1354 dopo due congiure aristocratiche viene
messo a morte. Da Avignone arriva il legato del papa Egidio
Albornoz che riporta all’ordine ed erge nuove mura ed emano
le costituzioni egidiane valide fino all’800.

DALLA GUERRA ALL’EQUILIBRIO.
1350 circa Gian Galeazzo dei Visconti lotta con Verona e
Padova
sconfiggendo
gli
Scaligeri.
Alla
sua
morte
approfittano Firenze e Venezia.
Firenze conquista Arezzo e nel 1406 Pisa, mentre l’espansione
veneziana e giustificata dalla dura concorrenza di Genova nel
mediterraneo e dalla necessità di reinvestire i grossi
proventi del commercio nella terraferma. Verso il 1420
vengono conquistate Brescia e Bergamo.
Al termine della reggenza di Giovanna I prima si aprì la
crisi nel regno di Napoli. Da una parte Carlo di Durazzo
appoggiato dal papa e dall’altra gli Angioini. Nel 1442 il re
di Aragona riporta l’ordine e riunisce le due corone.
Anche lo stato pontificio entrava in crisi. Clemente VII per
la francia ed Avignone e Urbano VI che optava per la sede
romana.
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