Responsabile: Dott. Massimo Valsecchi Redazione: NEWSLETTER N. 2 - 2011 D.ssa Giuseppina Napoletano [email protected] Dott. Federico Gobbi [email protected] Dott.ssa Emma Conti [email protected] Dott.ssa Chiara Postiglione Recapiti: tel. 045 8075918 – 5956 tel. 045 601 3563 La presente newsletter e le edizioni precedenti sono reperibili nel sito della Regione del Veneto al seguente indirizzo: http://www.regione.veneto.it/Servizi+alla +Persona/Sanita/Prevenzione/Stili+di+vit a+e+salute/Malattie+viaggiatori+interna zionali/Newsletter.htm Nel sito del Dipartimento di Prevenzione ULSS 20 all’indirizzo: http://prevenzione.ulss20.verona.it/viagn ews.html Supporto tecnico: Lucrezia Tognon Andrea Comin OPISTORCHIASI Caso clinico Una donna di 57 anni viene ricoverata il 17 agosto 2011 in Chirurgia Generale del Policlinico G.B. Rossi di Verona per colangite acuta e colecistite. La paziente lamenta febbre dal 7 agosto, con puntate fino a 40°C, malessere generale, nausea, dolori addominali, turbe gastroenteriche. In anamnesi segnala tiroidectomia parziale in terapia sostitutiva; riferisce, inoltre, pranzo a base di coregone in carpaccio marinato, avvenuto il 23 luglio in un ristorante nei pressi del lago di Bolsena, Lazio (fig. 1). Fig. 1 Mappa geografica del lago di Bolsena Nel sospetto di una gastroenterite aveva assunto, a domicilio, amoxicillina e, successivamente, ciprofloxacina, ma senza beneficio. La paziente presenta anche disgeusia (disturbo del senso del gusto) e alterazione dell’olfatto. Dal 17 agosto compare ittero sclero-cutaneo. Gli esami eseguiti in urgenza evidenziano: GB 18.110/mm3, bilirubina tot 3.26 mg/dl, ALT 191 u/l, PCR 86.9 mg/l. Gli esami in corso di ricovero evidenziano anche una spiccata eosinofilia che raggiunge il valore massimo di 6100 cell/ml (56.96%). Una finestra sul mondo L’ecografia addominale evidenzia fegato lievemente aumentato di volume con ecostruttura grossolamente disomogenea. Alcune strie iperecogene lungo il decorso delle vie biliari intraepatiche che non risultano dilatate. Colecisti con pareti ispessite e lume occupato da grossolani calcoli. Multiple formazioni adenopatiche con caratteristiche reattive all’ilo epatico. Milza con dimensioni aumentate (circa 14cm). Per quanto riguarda gli esami microbiologici, la coprocoltura con ricerca di Salmonella, Shighella, Campylobacter, Yersinia enterocolitica risulta negativa, così come le sierologie per Ameba, Strongyloides stercoralis e Toxocara. L’esame coproparassitologico e la sierologia per Opisthorchis felineus invece danno esito positivo. La diagnosi è stata confermata anche dall’ISS sui campioni di feci e di siero. La paziente è stata sucessivamente trattata presso il reparto di Malattie Tropicali dell’Ospedale S. Cuore di Negrar con praziquantel 75mg/kg per due giorni dilazionato in 3 dosi/die, previa premedicazione con farmaco antiemetico. La sintomatologia clinica è prontamente migliorata, mentre più lenta e graduale è stata la normalizzazione degli esami ematochimici. Anche tutti gli altri commensali che avevano mangiato carpaccio di coregone marinato nella stessa data (23 luglio) e presso lo stesso ristorante, hanno manifestato una sintomatologia simile. Sono stati ricoverati in altri ospedali dove è stata posta diagnosi di infezione da Opisthorchis felineus. Il Ministero della Salute ha disposto un’indagine sull’origine dell’episodio infettivo, che ha visto coinvolte almeno 40 persone, e sul rispetto delle norme di conservazione del pesce di lago nei locali della zona di Bolsena, stabilite in un’ordinanza del 2009. Cos’è la opistorchiasi Anche nota come distomatosi epatobiliare, la opistorchiasi è un’infezione alimentare che colpisce le vie biliari, dovuta al trematode Opisthorchis (verme piatto lungo circa 8-10 mm) di cui esistono due specie patogene per l’uomo: O. felineus (presente in Europa e in Asia, specie nei Paesi ex URSS) e O. viverrini (endemico nel sud-est asiatico, in particolare Thailandia). A differenza degli altri trematodi, è il verme adulto, e non le uova, a causare la patologia. Il parassita necessita di tre ospiti per compiere il suo ciclo di vita: due ospiti intermedi (lumaca e pesce d’acqua dolce) e un ospite definitivo (animali domestici). L’uomo funge solo da ospite occasionale. Fig. 2 Ciclo vitale di Opisthorchis spp. 2 - 2011 – Opistorchiasi 2 Una finestra sul mondo Le uova del parassita, eliminate dall’ospite definitivo per via fecale, raggiungono l’acqua di lago e vengono ingerite dalla lumaca (primo ospite intermedio); dopo vari stadi di sviluppo, originano le cercarie che, liberatesi dal mollusco, si incistano nei muscoli di diverse specie di pesci (secondo ospite intermedio) diventando metacercarie (fig. 2). L’uomo, ospite definitivo, si infesta ingerendo pesci di acqua dolce crudi o poco cotti contenenti larve incistate. Una volta giunte nell’intestino umano, le metacercarie raggiungono l’albero biliare attraverso il coledoco e si sviluppano in vermi adulti (fig. 3); la patogenicità è dovuta ad azioni meccaniche, irritative e tossiche. Fig. 3 Vermi adulti di Opisthorchis Fig. 4 Uova di Opisthorchis Un ciclo vitale completo dall’uomo alla lumaca e dal pesce all’uomo richiede 3-4 mesi. L’uomo elimina le uova del parassita (fig. 4) con le feci, ma non è contagioso per gli altri. L'infezione può avvenire solo tramite l’ingestione di pesce contenente metacercarie. Epidemiologia nel mondo e in Italia L’opistorchiasi è un’infezione ubiquitaria che colpisce soprattutto le regioni del Sud-Est Asiatico, dove prevale la specie O. viverrini; in Europa, dove è prevalente la specie O. felineus, vi è un’alta prevalenza nelle regioni dell’est (Russia, Ucraina, Germania). Per quanto riguarda l’Italia, O. felineus fu descritto per la prima volta nel XIX° secolo in gatti e cani, ma fino al 2003 non si erano registrati casi di infezione umana; nel nostro Paese è stato trovato infetto solo il pesce tinca, spesso servito nei ristoranti come filetto di coregone (fig. 5). Fig. 5 Pesce tinca Fino a quest’anno erano state notificate 4 epidemie umane di opistorchiasi, verificatesi tutte al centro: presso il lago Trasimeno nel 2003 e nel 2005, e altre due nel 2007 (agosto e novembre) presso il lago di Bolsena. In relazione all’epidemia di agosto 2007 (34 persone colpite), le indagini epidemiologiche effettuate sul lago di Bolsena e di Bracciano dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Regionale nel triennio 2007-2010, hanno mostrato un alto tasso di infezione nella tinca (> 80% dei pesci testati), mentre non sono state trovate metacercarie nei pesci di altra specie. Inoltre, la sorveglianza epidemiologica sui gatti randagi della zona, ha rilevato che O. felineus era presente nelle loro feci con una prevalenza di infezione variabile dal 23% al 40% circa. 2 - 2011 – Opistorchiasi 3 Una finestra sul mondo Aspetti clinici L’infezione può decorrere in modo del tutto asintomatico, oppure, dopo un periodo di incubazione di 14-21 giorni, dare origine ad una sintomatologia caratterizzata da dispepsia, dolore addominale, diarrea o stipsi. Il fegato può andare incontro ad ascessi ed a sovrainfezioni batteriche. In rari casi possono verificarsi colangite e colecistite con febbre elevata, dolore tipo colica ed episodi di ittero ostruttivo. Nelle infestazioni massive può instaurarsi, dopo anni, una cirrosi parassitaria biliare secondaria, da ostruzione cronica provocata dal verme adulto. A differenza di O. viverrini, nella fase acuta dell’infezione da O. felineus possono manifestarsi sintomi di tipo allergico quali artralgie, esantema cutaneo, linfoadenopatia, epato-splenomegalia. L’infezione cronica da O. felineus può coinvolgere anche i dotti pancreatici e costituisce, inoltre, un importante fattore di rischio per lo sviluppo del colangiocarcinoma (rischio aumentato di 5-15 volte). Diagnosi e Terapia L’opistorchiasi dovrebbe essere sospettata nei pazienti che presentano una sintomatologia clinica suggestiva, presentano eosinofilia e aumento degli enzimi epatici, e hanno mangiato pesce di lago marinato in zone a rischio, per quanto riguarda l’Italia, i laghi di Bolsena, Bracciano e Trasimeno. La diagnosi si basa essenzialmente sull'identificazione delle uova in campioni di feci all’esame diretto al microscopio ottico e dopo concentrazione con formoloetere. Da notare che le uova di Opisthorchis sono molto simili a quelle di un altro trematode, il Clonorchis sinensis, responsabile anch’esso della distomatosi epatobiliare. Molto utile è anche la ricerca degli anticorpi specifici IgM e IgG con metodi immunoenzimatici (ELISA) o con fissazione del complemento. Il trattamento di scelta è il praziquantel (Biltricide), farmaco tuttavia difficile da reperire perché non è in commercio in Italia. Il dosaggio è 50-75 mg/kg in tre dosi per os per 1-2 giorni (preferibile 2 giorni per diminuire il rischio di recidiva), sia negli adulti che nei bambini. Il praziquantel non è approvato dall’FDA nei bambini con meno di 4 anni. In alternativa, o in caso di fallimento, si può utilizzare l’albendazolo (Zentel) 10-15mg/kg per os per 7 giorni. Misure di prevenzione e controllo Cottura prolungata di tutti i tipi di pesce d'acqua dolce. Le tinche possono essere consumate adeguatamente cotte (temperatura interna di almeno 60°C), oppure dopo opportuno congelamento (-10°C per almeno 5 giorni). Anche il pesce affumicato o in salamoia può contenere le larve infettanti. Al fine di ridurre la prevalenza di questa patologia, oltre all’educazione sanitaria della popolazione riguardante l'ingestione di pesce crudo (in particolare nelle zone endemiche) e all’osservazione delle modalità di preparazione e conservazione del prodotto ittico, è necessario eseguire lo smaltimento igienico delle feci, onde evitare fonti di contaminazione del pesce. È necessario proibire, inoltre, l’immissione dei liquami e delle feci degli animali negli specchi d'acqua chiusi (laghi, stagni). A livello internazionale è necessario effettuare il controllo dei pesci e dei prodotti ittici importati dalle aree endemiche. In Italia l’opistorchiasi è soggetta a notifica secondo le modalità di classe V. Bibliografia Armignacco O. et al. “Human Illness Caused by Opisthorchis felineus Flukes, Italy”, Emerging Infectious Diseases Vol. 14, No. 12, December 2008: 1902-1905. Regolamento (CE) N. 43/2009, Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, 26/1/2009: L22/1-L22/205. Traverso A. et al. “A large outbreak of Opisthorchis felineus in Italy suggests that opisthorchiasis develops as a febrile eosinophilic syndrome with cholestasis rather than a hepatitis-like syndrome”. Eur J Clin Microbiol Infect Dis. 2011 Sept 22. In corso di pubblicazione. De Liberato C. et al. “Investigation on Opisthorchis felineus occurrence and life cycle in Italy”. Vet Parasitol. 2011 Apr 19;177(1-2):67-71. Epub 2010 Dec 2. Manuale per il Controllo delle Malattie Trasmissibili, 16° edizione,1997: 106-107. Dea editrice. www.cdc.gov/parasites/opisthorchi www.salute.gov.it/dettaglioNews www.medicalletter.org/parasitic.cdc 2 - 2011 – Opistorchiasi 4