1 Vita di una stella come il sole. (in pillole) 2 dritte sulla luce. La luce può essere pensata come un’onda elettromagnetica che si propaga nello spazio (anche nel vuoto!) alla incredibile velocità di circa 300 000 km/s. I parametri essenziali che determinano la luce sono la sua velocità di propagazione, che indichiamo con la lettera c, la lunghezza d’onda (lambda) e la frequenza (nu) dell’onda elettromagnetica. B A La lunghezza d’onda della luce è la distanza che intercorre fra due massimi consecutivi dell’onda (per esempio in figura tra A e B); in altre parole quanto spazio percorre l’onda durante il tempo di una oscillazione completa. La frequenza della luce è data dal numero di oscillazioni complete (x es. da A a B) che l’onda fa in un secondo. Lunghezza d’onda, frequenza e velocità di propagazione sono legati da una semplice formula: c Quindi, essendo c costante, ad ogni frequenza della luce corrisponde una precisa . E’ importante sapere che ad ogni valore della 1 Lorenzo Galante. Liceo Scientifico Statale “Giordano Bruno” Torino. Settembre 2006 1 frequenza della luce corrisponde un ben determinato ‘colore’ della luce stessa. Per esempio il rosso ha una frequenza più bassa del blu e il blu più bassa del violetto. Attenzione però. Non tutti i ‘colori’ della luce sono percepibili dai nostri occhi. Noi vediamo dal rosso al violetto (tutti i colori dell’arcobaleno) ma prima del rosso abbiamo gli infrarossi, le micro-onde, le onde radio, dopo il violetto abbiamo l’ultravioletto i raggi x e raggi gamma. Tutti questi ‘colori’ non sono percepiti dai nostri occhi, ma possono essere percepiti costruendo degli ‘occhi artificiali: le antenne. Questo è molto importante perché oggi osserviamo l’universo non solo nel visibile, ma anche in tutte le altre frequenze e sappiamo che esistono molti oggetti che non emettono nel visibile che sono delle fortissime sorgenti di luce (giove per esempio è una radio sorgente molto forte e può essere percepito con un’opportuna antenna che abbiamo costruito nel nostro liceo e che dovrebbe essere più utilizzata e migliorata – chi ha voglia di lavorarci si faccia avanti). La nascita di una stella. Le stelle nascono da immense nuvole di idrogeno presenti nello spazio (Nebulose). In queste nuvole ci possono essere zone in cui è più alta la concentrazione di H e dunque più grande la massa presente. Visto che la quantità di massa determina l’intensità delle forze gravitazionali, tali zone sono veri e propri centri di attrazione che richiamano verso di loro tutti gli atomi di idrogeno nelle vicinanze. In tal modo sempre più idrogeno da tutte le direzioni si addensa verso un punto: è iniziata la formazione di una palla di gas di H che si chiamerà stella. Con il passare del tempo gli strati più interni di questa palla (all’interno dei quali sempre più H si concentra) raggiungono pressioni e temperature elevatissime (si parla di milioni di gradi) La pressione di un gas aumenta quando in un certo volume si concentra sempre più gas. Lo stesso capita nel centro di una stella che si sta formando. Aumentando la pressione aumenta anche la temperatura del gas (vedi gonfiaggio ruota bici o pentola a pressione) 2 Al centro del Sole avvengono reazioni nucleari di fusione Al centro di una stella come il Sole la temperatura è di circa 15 milioni di gradi e la pressione è circa 300 miliardi di volte maggiore della pressione atmosferica terrestre. Ciò fa sì che gli atomi siano spogliati dei loro elettroni. Il centro della stella è composto da nuclei (neutroni n e protoni p legati fra loro) ed elettroni liberi. La temperatura di un gas è strettamente legata alla velocità con cui si muovono le sue particelle, quindi i nuclei presenti al centro di una stella si muovono a gran velocità e quando urtano possono arrivare quasi a toccarsi superando la repulsione elettrostatica (i nuclei sono carichi dello stesso segno – positivo – quindi tendono a respingersi). Quando ciò accade può verificarsi il processo di fusione che libera l’energia che tiene accesa la nostra stella. Alta temperatura di un gas = alta velocità delle sue particelle. I nuclei si respingono perché tutti carichi positivamente. Le reazioni di fusione avvengono solo perché nel sole i nuclei urtano ad una velocità tale da farli avvicinare molto 3 La reazione di fusione termo-nucelare La chiave di volta del processo di fusione sta nell’equivalenza massa-energia (Einstein 1905, teoria della relatività ristretta). In accordo con le idee di Einstein una certa quantità di massa m può essere convertita in energia E rispettando la famosa relazione E mc 2 Dove c è la velocità della luce = 3 10 m / s . Nel nucleo del Sole 4 nuclei di H (cioè 4 protoni ‘p’) si uniscono a formare un nucleo di He (2 protoni e 2 neutroni ‘n’): 8 4 H He energia Durante questa reazione 2 dei 4 p si trasformano in n, liberando positroni ‘e+’ e neutrini ‘’. Il processo di trasformazione di un p in un n è schematizzato così I positroni e+ sono le particelle di antimateria corriposndenti all’elettrone e- (hanno cioè la stella massa dell’elettrone, stessa carica ma di segno opposto. Il neutrino è una particella dotata di massa pressoché nulla e priva di carica. Il sole invia verso la terra numerosi neutrini in grado di attraversare l’interno pianeta senza entrare in ‘contatto’ con alcunché. p n e Durante il processo di fusione un po’ di massa va persa: l’elio ha una massa lievemente inferiore a quella dei 4H: massa di 4 H 6.693 10 27 kg massa di 1He 6.645 10 27 kg massa perduta 0.048 10 27 kg La massa perduta (circa lo 0.7%) è convertita in energia secondo la formula E mc 2 0.048 10 27 kg 3 108 m / s 4.3 10 12 joule 2 Così se pensiamo alla conversione di 1kg di H in He abbiamo una massa mancante di 0.007 kg corrispondente a 6.3 1014 joule (energia pari a quella ottenuta in una centrale a carbone bruciando 20 milioni di kg di carbone). 4 Quanti kg di H ‘brucia’ in un secondo? Il Sole irradia nello spazio circa 3.9 1026 joule/s. Puoi calcolare quanti kg di H brucia in un secondo? Dal box precedente sai quanti joule vengono liberati da 1 kg di H… Risposta:___________________________ . In ogni caso possiamo stare tranquilli la massa del Sole è di circa 2 1030 kg La luminosità di una stella Le stelle emettono luce in maniera molto simile ad un corpo nero. Possiamo immaginare un corpo nero come una scatola con pareti opache dotata di un piccolo forellino, dal forellino può entrare luce di qualsiasi colore o frequenza. La luce una volta entrata viene assorbita e riemessa in continuazione dalle pareti interne della scatola, ma la probabilità che essa ha di uscire dal forellino è pressoché nulla, il forellino appare allora nero (ecco perché l’apertura di una lattina di coca cola appare nera). Detto questo se andassimo ad esaminare quanta luce è presente all’interno della scatola vedremo che la risposta dipende dalla temperatura T a cui la scatola si trova e vedremo che l’energia F luminosa che attraversa una superficie unitaria nell’unità di tempo va con la quarta potenza della temperatura stessa (legge di Stefan-Boltzmann): F T 4 dove è una costante. E’ un fatto sperimentale che per le stelle valga a grandi linee la stessa legge valevole per i corpi neri: esse irradiano rispettando la legge di St-B. Allora la luminosità L di una stella (cioè la quantità di energia luminosa emessa nell’unità di tempo: potenza) si può esprimere come prodotto della superficie della stella e di F La legge di St.-B spiega per esempio perché vediamo le macchie solari nere (sono zone della fotosfera a più bassa temperatura e quindi emettono meno luce delle zone circostanti, per contrasto le vediamo nere. Allo stesso modo vediamo nero un volto di un persona controluce e bianco lo sfondo. Sapendo che la temperatura delle macchie è di 4300 K mentre altrove la temperatura è di 5800 K. Sapresti calcolare qual è la percentuale di luce irradiata dalla macchie rispetto alle zone circostanti? La legge di St.-B. ci spiega anche perché è possibile osservare ad occhio nudo delle giganti rosse come Aldebaran e Arturo (lo vedremo più avanti). Luminosità L di una stella: quanta energia luminosa irradia nell’unità di tempo. E’ una potenza. [dimensioni: Joule/s=Watt] L 4R 2T 4 Dove R è il raggio della stella e T la temperatura superficiale. 5 Si vede bene che la luminosità di una stella dipende da 2 fattori: la sua temperatura superficiale (T) e le sue dimensioni (R). Calcolo della temperatura superficiale del Sole. Sappiamo che il Sole investe 1m2 della superficie terrestre con circa 1370 Joule al secondo. In altri termini l’irraggiamento del sole sulla terra è di 1370 W/m2. Tale valore prende il nome di costante solare. Se questa potenza è moltiplicata per la superficie di una sfera immaginaria centrata nel sole e con raggio pari alla distanza terra-sole RT-S, si ottiene la potenza del sole (o luminosità L), cioè quanti sono i watt di una lampadina che potrebbe sostituire la nostra stella. W 4 R 2 T S 2 m W L 1370 2 4 (1.5 1011 m) 2 1.37 4 2.25 10 25 W m 38.7 10 25 W L 1370 Il Sole equivale ad una lampadina da circa 400 milioni di miliardi di miliardi di Watt! Dalla luminosità L del Sole possiamo risalire alla F del Sole ricordando che L F Superfice stella , quindi: F L 38.7 10 25W W 0.0628 10 9 2 2 2 4RS 4 7 108 m m Ma F è anche dato dalla legge di St.-B., per cui 0.0628 10 9 W T 4 2 m e da questa relazione possiamo ricavare la temperatura superficiale del sole: T 4 Il raggio del Sole è pari a 7 105 km 5.67 10-8 Wm-2K-4 0.0628 10 9 Wm 2 4 0.011 1017 5770 K 5.67 10 8 Wm 2 K 4 6 Il Sole diventerà una gigante rossa. brucia He Quando l’H si è esaurito a furia di trasformarsi in He, la stella termina la fase tranquilla della sua vita (esce dalla sequenza principale): arriva l’epoca delle grandi trasformazioni. Le reazioni nucleari diminuiscono sensibilmente, la gravità ha la meglio, la stella ora formata da un nucleo di He e un inviluppo di H, collassa sotto il proprio peso. Pressione, densità e temperatura aumentano. In tal modo l’H degli strati esterni inizia a dar vita a reazioni di fusione termonucleare, gli strati più esterni allora iniziano a espandersi. Il nucleo di He, invece, continua a collassare. Quando il nucleo della stella arriva a 100 milioni di gradi, anche l’He dà vita reazioni di fusione nucleare: a 3 a 3 i nuclei di He ‘fondono’ dando vita al Carbonio (C), il C fonde con un altro nucleo di He generando Ossigeno (O). Tutto questo avviene in qualche centinaio di milioni di anni, dopodichè la stella ritrova pace: l’He ‘brucia’ al centro, l’idrogeno negli strati più esterni. Intanto la stella è diventata enorme (il volume è aumentato di un miliardo di volte), la sua superficie è così lontana dal nucleo ove avvengono le reazioni nucleari da avere una temperatura molto più bassa, appare dunque rossa. La stella è diventata una gigante rossa. Betelgeuse, Aldebaran, Arturo sono tutte giganti rosse ben osservabili nel nostro cielo. Esse sono molto luminose grazie alla loro incredibile estensione superficiale (vedi paragrafo Luminosità di una stella per una spiegazione più dettagliata). Fra circa 5 miliardi di anni anche il nostro sole diventerà una gigante rossa inglobando al suo interno anche l’orbita terrestre. brucia H IL fatto che il colore di una stella dipenda dalla temperatura è dovuto alla Legge di Wien – vedi più avanti. Giganti rosse … la storia non è finita. La fusione dell’elio (He) nel nucleo di una gigante rossa produce carbone (C) e ossigeno (O). Per una stella come il nostro sole essa andrà avanti per circa 100 milioni di anni. Al termine di questo periodo tutto l’elio del nucleo sarà convertito in C ed O e la fusione dell’He cesserà. Senza fusioni termonucleari per mantenere la pressione interna del nucleo, esso si contrarrà fino a quando interverrà la pressione di degenerazione degli elettroni. Vediamo in cosa consiste 7 questa pressione dal nome così strano che fa si che il nucleo della gigante rossa non si contragga fino a diventare un punto. Nel nucleo di una gigante rossa la temperatura è così alta che e- e nuclei, prima legati a formare atomi, sono liberi. Abbiamo quindi un mare di e- e nuclei separati. Per gli e- vale il Principio di Esclusione di Pauli, che in sostanza afferma che due enon possono occupare lo stesso stato quantistico. Ecco perché lungo ogni orbita degli elettroni intorno al nucleo troviamo al massimo 2 e- che la occupino contemporaneamente. Allora non tutti gli elettroni di un atomo possono stare contemporaneamente sull’orbita più vicina al nucleo: 2 possono starci, gli altri vanno distribuiti a 2 a 2 lungo le orbite più esterne. Ciò fa si che l’atomo non possa essere compresso e non si possa farlo diventare più piccolo a causa di una sorta di pressione quantistica dovuta al principio di esclusione. Qualcosa di molto simile capita al mare di e- confinati nel nucleo della gigante rossa alla fine della fase delle reazioni ad He. La contrazione del nucleo, arrestata dalla pressione degenere degli elettroni, produce una gran dose di calore che surriscalda gli strati di He circostanti il nucleo stesso. In tal modo si innescano le reazioni di fusione dell’He negli strati a contatto con il nucleo ormai spento. Siamo in una seconda fase di gigante rossa detta AGB (Asymptotic Giant Branch). A questo punto la stella è formata da un nucleo inerte e degenere di C ed O, circondato da uno strato di He che brucia, avvolto a sua volta in uno strato di H che brucia; il tutto in un volume confrontabile con quello della Terra. Questa piccola e densa regione centrale è circondata da un inviluppo di H dalle dimensioni dell’orbita di Marte. Da Gigante Rossa a Nebulosa Planetaria. Durante la fase AGB la stella si appresta a morire. Essa espelle nello spazio tutti i suoi strati esterni al nucleo. Alla fine dunque la stella diventa una nebulosa planetaria cioè un nucleo ad alta temperatura circondato dai materiali espulsi. Con un telescopio amatoriale si può osservare nella costellazione della Lira un esempio di nebulosa planetaria: la Ring Nebula. Essa ci mostra ciò che diventerà il nostro sole fra molto tempo. La si osserva come un anello di gas che circonda una puntino luminoso (il nucleo anche detto nana bianca). Per osservare il puntino luminoso 8 però occorrono telescopi con generose aperture. Il perché accada questo è piuttosto complesso e direi di lasciarlo stare. Chi volesse saperlo me lo può dire e possiamo parlarne. La legge di Wien La temperatura superficiale di un corpo è legata al colore della luce che emette. Una sbarra di metallo alla temperatura di 20 °C emette luce infrarossa (e infatti noi non lo vediamo emettere luce, solo riflettere quella già presente), se la scaldiamo oltre un certo limite emette luce rossa, se si va ancora oltre, luce bianca. Va detto che la sbarretta di metallo del nostro esempio, ad una certa temperatura, non emette luce di un solo colore, ma emette luce di tutti i colori possibili. Allora quando diciamo che la sbarra emette luce rossa se è incandescente intendiamo che emette luce rossa con intensità molto più alta rispetto a tutti gli altri colori. Esiste una legge che specifica il legame tra la temperatura di un oggetto e il colore della luce emessa con la massima intensità: la legge di Wien, 0.0029 , T dove MAX indica la lunghezza d’onda del colore più emesso da un oggetto e T la sua temperatura espressa in gradi kelvin. MAX Si capisce che tale legge è molto importante perché permette di stabilire la temperatura superficiale di un corpo misurando la lunghezza d’onda max emessa dal corpo stesso. Se avessimo a disposizione un dispositivo per misurare l’intensità della radiazione emessa dal sole lunghezza d’onda per lunghezza d’onda potremmo calcolare facilmente la sua temperatura superficiale. Esempio: Sirio la stella più luminosa del cielo notturno ha una temperatura superficiale di 10000 K. Possiamo usare la legge di Wien per determinare quale sia il ‘colore’ più emesso da Sirio. Provate a fare il calcolo e determinate in quale banda di colore Sirio emette maggiormente (…da 10 nm a 400nm abbiamo la banda dell’ultravioletto, tra 400nm –viola- e 700 nm -rossoabbiamo la luce visibile, da 700 nm a 1mm l’infrarosso…) 9 Convezione Irraggiamento e Conduzione nelle stelle Nel centro del Sole, dove avvengono le reazioni termonucleari, viene prodotto un grande ammontare di energia. Se questa non fosse trasportata dal centro verso l’esterno e diffusa nello spazio circostante il Sole aumenterebbe la sua temperatura a dismisura. Ciò non avviene, significa quindi che il l’energia viene trasportata verso l’esterno. Esistono 3 modi per trasportare energia da un posto all’altro: la conduzione, la convezione, l’irraggiamento. La conduzione, ad esempio, fa sì che se scaldiamo una sbarra metallica ad un estremo, dopo un po’ di tempo anche l’altro diventi caldo (questo è possibile grazie agli urti tra gli atomi del metallo; i più caldi e più veloci urtano con i vicini freddi, cedono loro energia e li riscaldano…). I moti convettivi si verificano quando un fluido viene scaldato dal basso in presenza di un campo gravitazionale (essi sfruttano il moto verso l’alto di masse di fluido caldo che cedono calore al fluido più in alto, si raffreddano e ridiscendono, innescando così moti ciclici). L’irraggiamento è il trasporto di energia ad opera della luce, la brace ad esempio si raffredda inviando nello spazio luce rossa. Nel sole la conduzione non avviene: il motivo risiede nel fatto che il sole è una palla di gas poco densa, anche nel nucleo dove la densità è maggiore. Bassa densità implica lontananza tra le particelle che costituiscono la stella, dunque bassa possibilità di colpirsi e scambiare energia. Restano l’irraggiamento e la convezione. L’irraggiamento predomina dove la luce può fare lunghi tragitti senza essere assorbita. Per il primo 70% del raggio solare a partire dal centro avviene proprio questo e l’energia viene trasportata verso l’esterno tramite l’irraggiamento. Ma oltre questa distanza la temperatura si è così abbassata da consentire il ricombinarsi di e- e p+ a formare atomi di H. Gli atomi di H sono molto più efficienti nell’assorbire la luce di quanto non fossero elettroni e protoni separati, quindi da lì in avanti la luce non ce la fa a portare via energia con sufficiente velocità. Lì si ha quindi un aumento di temperatura e diventano dominanti i moti convettivi. I moti convettivi si dispongono lungo celle che emergono sulla fotosfera e sono osservabili da terra con un telescopio come piccoli puntini sulla superficie del sole. Tali celle conferiscono un aspetto detto granulare alla superficie della fotosfera. Nelle belle giornate di sole noi avremo il compito di far notare questo aspetto a chi verrà a trovarci! Tra l’altro abbiamo un bel esperimento sui moti convettivi. 10 Cosa accade alle stelle più massicce del Sole. Stelle più massicce del sole producono elementi pesanti nel loro nucleo. Nelle stelle con massa fino a 4 volte la massa solare nel nucleo si innescano solo 2 tipi di reazioni termonucleari: quelle dell’H e quelle dell’He. Gli elementi più pesanti prodotti da tali stelle sono quindi il C e l’O. Le stelle con masse > di 4 masse solari invece possono innescare reazioni nucleari di C, O e di altri elementi ancora più pesanti. La ragione è molto semplice: maggior massa implica maggior forza di gravità e quindi maggior pressione e temperatura nei loro centri. Temperatura tali da far bruciare anche elementi molto più pesanti dell’He. Sono queste le stelle che hanno formato gli elementi ora presenti sulla terra. Esse, infatti, nelle ultime fasi della loro vita espellono materiale verso l’esterno mettendolo a disposizione di future generazioni di stelle o pianeti. Nelle stelle motlo massicce la forza di gravità riesce a vincere la pressione di degenerazione degli elettroni che, invece, arrestava la contrazione del nucleo nelle stelle come il Sole, fermandole ad un nucleo di C e O. Esplosioni di Supernova. Nel nucleo di una stella molto massiccia si può arrivare ad innescare reazioni termonucleari del ferro (Fe), ma oltre non è possibile andare. Quando si arriva ad un nucleo di Fe, le reazioni nucleari si interrompono, ha quindi la meglio la gravità che contrae rapidamente il nucleo, la temperatura passa rapidamente a 5 miliardi di k (5 x 109 k) e la luce emessa da un corpo nero a questa temperatura è luce gamma: raggi gamma. Luce con energia molto alta. In poco tempo il nucleo diventa così denso che e- e p+ sono così vicini da essere forzati a produrre particelle neutre: i neutroni (n): e p n . I neutrini sfuggono al nucleo della stella e gli rubano così un grande ammontare di energia; il nucleo si raffredda e si addensa ancor di più. Il nucleo arriva a dimensioni di 20 km e densità pari a 4 1017 kg/m3 (400 milioni di miliardi di kg al metro cubo!). Queste sono le densità del nucleo, cioè le densità con cui p+ e n sono avvicinati nei nuclei atomici. Raggiunta questa densità 11 il nucleo non può più contrarsi, allora la contrazione in atto subisce un brusco stop e buona parte del nucleo che si stava contraendo rimbalza all’indietro generando una gigantesca onda di pressione verso l’esterno. E’ da questa gigantesca onda di pressione che nasce un rilascio di energia incomprensibilmente alto da parte della stella: la stella è diventata una supernova. Quando una stella molto massiccia diventa supernova, essa da debole stella del cielo notturno può diventare così luminosa da essere visibile ad occhio nudo di giorno. Durante la fase di supernova l’onda d’urto titanica, che porta al tremendo rilascio di energia, forma elementi ancora più pesanti del Fe (si arriva fino al’Uranio). Possiamo allora concludere che gran parte del materiale presente sul nostro pianeta e anche dentro i nostri corpi, molto tempo fa, apparteneva ad una stella che nacque, visse e … morì come una supernova. Stelle di neutroni. Quando nel nucleo di una stella molto massiccia l’enorme pressione spinge e- e p+ ad unirsi in un n si viene a formare una stella di neutroni. La pressione di degenerazioni dei neutroni (molto maggiore di quella degli elettroni) non consente ulteriori contrazioni del nucleo ad opera della gravità. La scoperta delle Pulsar. Intorno al 1960 Jocelyn Bell lavorò a lungo per aiutare a costruire un array di radio antenne (lo tradurrei una serie di antenne disposte le une di seguito alle altre) in Inghilterra. Lo strumento fu completato nel 1967, e Bell e i suoi colleghi iniziarono ad utilizzarlo per scrutare le radio emissioni provenienti dal cielo. Bell notò che le antenne avevano rilevato un disturbo radio pulsante proveniente da una particolare regione del cielo. Le pulsazioni arrivavano con un periodo molto regolare di circa 1.3 s. L’estrema regolarità del periodo e il fatto che non si conoscesse alcun oggetto astronomico che pulsasse così rapidamente fece subito pensare ad un segnale emesso da una civiltà aliena intelligente. L’ipotesi fu però scartata alcuni mesi dopo, dato che nel cielo si trovarono numerose altre radiosorgenti di 12 questo tipo che vennero chiamate pulsar. Cosa potevano essere queste pulsar? Gli astronomi iniziarono col dire cosa non potevano essere. Si iniziò col dire che non potevano essere stelle o nebulose ordinarie perché anche se questi oggetti emettono onde radio le loro emissioni non sono pulsanti. Esistono due principali oggetti che possono emettere radiazioni pulsanti: sistemi binari di stelle che si eclissano a vicenda (due stelle che ruotano intorno ad uno stesso punto detto centro di massa) e stelle variabili (stelle che variano periodicamente la loro luminosità). I sistemi binari sono però esclusi dalla terza legge di Keplero scritta alla Newton. Per tale legge le due stelle dovrebbero ruotare a 1000 km di distanza, ma tale distanza è minore del raggio di qualsiasi stella ordinaria. Anche l’idea delle stelle variabili fu scartata, perché queste hanno periodi di giorni o settimane e non di secondi (così come le ali di un’aquila non possono vibrare alla stessa frequenza di quelle di un colibrì, una stella non può pulsare come il nostro cuore). Rimaneva ancora una possibilità: le pulsar potevano essere nane bianche rapidamente rotanti aventi in un determinato punto della loro superficie una sorgente di onde radio. Anche qui però un problema: una nana bianca che ruota con un periodo di un secondo dovrebbe essere sul punto di disperdersi per problemi legati alla forza di gravità e alla forza centripeta. L’idea delle nane bianche velocemente rotanti fu definitivamente accantonata quando si scoprì la pulsar della nebulosa del Granchio. Essa (la più veloce a quel tempo con un periodo di 0.033 s, circa 30 volte al secondo) si trovava nella stessa identica posizioni in cui l’astronomi cinese Yang Wei-T’e avevano osservato quasi 1000 anni prima (1054) una supernova (osservabile anche di giorno). Ciò dimostrava che le pulsar non erano nane bianche ma i resti di una supernova (stella di neutroni). Inoltre, visto che una nana bianca non può rotare così velocemente, si dimostrava che i resti di una supernova devono essere qualcosa di molto più piccolo e compatto di una nana bianca (cosa che negli anni sessanta non era affatto accettata). Il problema della rapida rotazione di una stella legato alla gravità e alla forza centripeta è una parziale risposta alla domanda sollevata da Loredana: Possono esistere stelle normali rapidamente rotanti e dotate di un campo magnetico tali da essere considerate pulsar? No! 13 Le Pulsar sono stelle di neutroni con un intenso campo magnetico e rapidamente rotanti. Restano ancora alcune domande sulle pulsar a cui dare risposta. Perché le stelle di neutroni dovrebbero emettere onde radio? Perché la loro emissione dovrebbe essere pulsante? Le risposte a queste domande sono tutte legate alle piccole dimensioni di una stella di neutroni. Essendo così piccola essa ruota molto velocemente. Tutte le stelle ruotano attorno a un asse, ma lo fanno molto lentamente (il nostro sole impiega circa un mese per effettuare un giro completo). Però esattamente come una ballerina che porta la petto le braccia aumenta la velocità di rotazione, le stelle che diminuiscono le loro dimensioni giungono a ruotare molto velocemente (principio di conservazione del momento angolare). Le piccole dimensioni delle stelle di neutroni spiegano anche la elevata intensità del campo magnetico. Ogni stella porta con se un campo magnetico, ma esso risulta distribuito su tutta la sua superficie. Quando una stella massiccia diventa di neutroni la sua superficie diminuisce di un fattore 1010 (dieci miliardi di volte) e il campo magnetico aumenta di un analogo fattore. [come sappiamo il campo magnetico di una stella è legato ai suoi gas ciò significa che in qualche modo intorno alla stella di neutroni resta del gas] Infine dobbiamo capire come possa un campo magnetico anche molto intenso come quello delle stelle di neutroni inviare impulsi radio nello spazio. L’idea oggi accettata è la seguente. I campi magnetici di una stella di neutroni sono così intensi che parte della loro energia può essere utilizzata per creare dal nulla coppie di particelle e antiparticelle, per esempio elettroni e positroni (che sono elettroni carichi positivamente). Tali particelle vengono spinte dal campo magnetico stesso a girare intorno all’asse magnetico. così facendo emettono onde radio proprio lungo l’asse magnetico. La pulsar è così una sorta di faro cosmico che ‘spara luce’ da due punti (dal nord magnetico e dal sud) esattamente come alcuni fari terrestri. Ecco un’altra parziale risposta alla domanda di Loredana. Le stelle normali non hanno un campo magnetico forte per cui non sono in grado di “farsi sentire” come pulsar. Attenzione: il nostro modello di Pulsar non corrisponde perfettamente alla realtà. La nostra pulsar è solo un campo magnetico rotante, manca tutta la parte di creazione di particelle e antiparticelle, che accelerate dal campo magnetico emettono onde radio. 14 Emissioni Radio + N S Asse Magnetico Asse di Rotazione La conservazione del momento angolare. Per gli oggetti che vanno avanti e indietro esiste una grandezza fisica detta massa inerziale m il cui valore indica quanto sarà difficile far cambiare velocità al corpo. Un libro ha una massa inerziale di 2 kg, un’automobile di 1000 kg, allora sarà facile accelerare o frenare un libro, difficile accelerare o frenare un’automobile (provare per credere). Per gli oggetti che ruotano intorno ad un punto esiste una grandezza analoga detta momento di Inerzia I. Essa ci indica quanto sarà difficile cambiare la velocità di rotazione dell’oggetto: alto I significa che darà molto difficile, basso I che sarà facile. Il valore di I dipende da come sono distribuite le masse dell’oggetto rispetto al centro di rotazione. Ad esempio se io decidessi di ruotare intorno all’asse verticale testa piedi tenendo le braccia aperte avrei masse distribuite lontano dall’asse e il mio I sarebbe maggiore rispetto al caso in cui tenessi le braccia conserte (cioè vicine all’asse di rotazione). La distanza delle masse di un corpo dall’asse di rotazine si indica solitamente con la lettera R. Per una sfera di uniforme densità il momento di inerzia I vale: 15 2 MR 2 5 Dove M è la massa della stella ed R il suo raggio. Esiste un principio della meccanica, il principio di conservazione del momento angolare, che afferma che il prodotto del momento di inerzia I di un corpo e della sua velocità angolare si mantiene costante se non ci sono forze esterne volte a influenzare la rotazione del corpo. Ciò significa che quando una stella collassa visto che I diminuisce con il quadrato del raggio R la w deve aumentare per far sì che il prodotto I resti costante. Possiamo fare un breve calcolo per renderci conto dell’effetto nel caso del collasso di una stella. Supponiamo che una stella collassi da dimensioni solari ( R 7 105 km) alle dimensioni di una stella di I neutroni ( R 16 km) senza perdite di massa. Allora il principio di conservazione del momento angolare ci dice che il momento angolare prima del collasso deve essere uguale a quello dopo il collasso, cioè: 2 2 MR2 MR2 , 5 5 R2 R2 , 7 10 5 2 16 , 2 2 7 10 5 2 10 9 . 16 Il che significa che la velocità di rotazione di una stella di neutroni derivante da un sole aumenterebbe di circa 2 miliardi di volte. Ovviamente non abbiamo tenuto in considerazione che durante il collasso un considerevole ammontare di materia abbandona la stella… Lorenzo Galante. Liceo Scientifico Statale “Giordano Bruno” Torino. Settembre 2006 16