13 - Ordine dei Geologi del Lazio

annuncio pubblicitario
Massimo Moroni
Geoex sas – Rocca di Papa – Roma
Determinazione del rischio radon geologico; dalla scala regionale a quella di cantiere
Premessa
Era circa il 1998 quando scrissi la mia prima lettera all’Ordine Nazionale dei Geologi per
sostenere le ragioni di una presenza della nostra categoria nelle attività di recepimento della
Direttiva 29/96. La direttiva fu quindi recepita con il Dlgs 241/2000 senza alcun intervento da
parte dei geologi. Riscrissi all’ordine all’incirca nel 2001 quando cercavo di riportare
l’attenzione sulla Commissione che si stava insediando nell’ambito delle attività del PNR
(Piano Nazionale Radon) perche’ ritenevo utile, se non necessaria, la presenza dei Geologi al
tavolo di quello che sarebbe dovuto essere un lavoro collegiale di indirizzo e pianificazione
previsto dall’ Accordo tra il Ministro della Salute le regioni e le province autonome nelle
“Linee Guida per la tutela e la promozione della salute negli ambienti confinati” pubblicate in
Gazzetta Ufficiale n. 276 del 27-11-2001. Nel 2006 prende l'avvio il Piano nazionale radon
con una dotazione economica di 800’000 euro http://www.ccm-network.it/?q=node/31 e
neanche a dirlo senza geologi. Il lavoro della Commissione porta nel 2008 ad un primo
risultato con il convegno dal titolo “Primo convegno del Piano Nazionale Radon - "L'avvio
del
Piano
Nazionale
Radon
nel
contesto
internazionale"
http://www.iss.it/tesa/appu/cont.php?id=177&lang=1&tipo=21 . In realta’ al convegno non si
presentano nuovi dati o indicazioni e soprattutto non si manifesta nessun approccio geologico
al problema. Le attuali indiscrezioni parlano di una attivita’ del PNR in itinere che dovrebbe
a breve portare alla pubblicazione di schede tecniche per il corretto attacco a terra degli edifici
ed ancora senza alcuna valutazione geologica.
Da quanto descritto risulta lecito porsi la domanda: ma il radon è un rischio geologico ?
Vediamo di confrontare le attività degli altri paesi per cercare di dare risposta a questa
domanda.
Uno sguardo ai rilievi del Radon in Europa
Nella memoria First steps towards a European Atlas of Natural Radiation including
harmonized radon maps of the European Union presentata ad Oslo nel 2008 [1] viene
riportata una interessante slide che indica come la mappatura del radon sia la maggiore sfida e
che gli approcci sono differenziati a seconda delle finalità:
Radon mapping is the biggest challenge
Geogenic radon map
Indoor radon map
Model-based: the information used is
derived mainly from: • soil-gas and airborne
measurements • geological data •
meteorological information • soil
permeability
Statistics-based: the information used is
derived mainly from: • indoor measurements •
housing parameters (when using Friedmann’s
radon potential; however also including
modelling steps)
Composite observations
Only one physical quantity
Time independent: • independent from
housing stocks and living habits •
independent from remediation activity
Time dependent: • housing stocks and living
habits influence the statistics • influenced by
remediation activity
Risk estimate is dependent on the model of
“transfer”: geology, geophysics,
geochemistry → indoor Rn
Risk estimate relatively closely related to the
target variable (Rn concentration)
gives the “potential” risk
gives the actual risk in existing houses
Esistono quindi le mappe realizzate sulla base degli indicatori geologici che definiscono le
Aree a Rischio Radon mentre la mappe basate sui rilievi indoor definiscono esclusivamente il
rischio nelle abitazioni esistenti (con tutte le incertezze legate alle tipologie edilizie) .
Le aree a rischio radon si perimetrano dunque sulla base di indicatori geologici generali ed il
Radon nel suolo (o soil Radon) ?
A dettagliare maggiormente la questione ci puo’ venire una pubblicazione del 2005
dell’Unione Europea dove si fa proprio il punto della situazione sui rilievi del Radon e sui
diversi approcci delle varie nazioni [2]. Nella Tabella 2 di pag 6 troviamo una interessante
raccolta di come i 25 paesi si comportano nella definizione del rischio Radon.
Country
Albania
Austria
Belgium
Croatia
Cyprus
Czech Republic
Denmark
Estonia
Finland
Population
(x 10P 6 P)
3.6
8.2
10.4
4.5
0.8
10.2
5.4
1.3
5.2
Number of
dwellings
monitored
110
16 000
9 000
782
84
150 000
3 120
515
73 074
Soil-gas
campaign?
NA
60
NA
38
NA
9 000
NA
566
400
France
FYROM
Germany
Greece
Hungary
Ireland
Italy
Latvia
Lithuania
Luxembourg
Malta
Netherlands
Norway
Poland
Portugal
Romania
Serbia-Montenegro*
Slovakia
Slovenia
Spain
Sweden
Switzerland
United Kingdom
60.7
2.0
82.4
10.7
10.0
4.0
58.1
2.3
3.6
0.5
0.4
16.4
4.6
38.6
10.6
22.33
10.8
5.4
2.0
40.3
9.0
7.5
hjhjj 60.4
12 261
NA
> 50 000
1 277
15 602
11 319
5 361
300
400
2 619
90
1 846
51 925
4 098
3 317
567
968
4 019
2 512
5 600
500 000
55 000
450 000
230
NA
4 019
NA
NA
NA
NA
NA
70
NA
NA
475
NA
210
NA
NA
NA
NA
NA
NA
> 2000
NA
NA
Su 32 paesi di cui sono state valutate le azioni sul problema Radon, 11 paesi hanno un
approccio anche geologico al problema. In questi paesi si valuta dunque, oltre alla presenza
indoor del radon a fini di definizione del livello di esposizione della popolazione per scopi
epidemiologici, anche l’aspetto geologico del problema per la definizione delle aree di rischio
ed a cui si fanno conseguentemente seguire la predisposizione di opportuni regolamenti edilizi
atti alla mitigazione del rischio.
In particolare la Germania e la Cecoslovacchia hanno un approccio simile basato sulle
esperienze decennali di misure di radon nel suolo e che sono oggetto anche di collaborazione
con l’Università di RomaTRE. Ma anche la Francia e l’Inghilterra hanno un approccio
geologico alla definizione delle aree a rischio Radon. In particolare l’Inghilterra dispone di un
GIS con griglia di 5 Km di lato elaborate dal British Geological Surveys (www.bgs.co.uk) .
Sul sito e’ anche possibile acquistare un georeport sul rischio radon della propria area per la
cifra di 44 sterline. La elaborazione delle mappe e’ basata su una serie di indicatori geologici
ma non su rilievi nel suolo.
Anche in Germania come si diceva, (vedasi http://www.bfs.de/en/ion/radon/radon_boden ) le
mappe del Rischio radon sono elaborate sulla base della distribuzione del Radon nel suolo ed
attraverso queste mappe regionali puo’ essere valutato il rischio radon nelle abitazioni.
Anche in Svizzera sono stati elaborati metodi per la definizione del rischio radon sulla base
della concentrazione di radon nel suolo ed in particolare nello scavo di fondazione .
In definitiva, sulla base di quanto esposto si può affermare che il problema Radon e’ un
Rischio Geologico e che le aree di rischio, per fini di pianificazione urbanistico-territoriale,
devono essere perimetrate non su valutazioni indoor ma su indicatori geologici e
possibilmente corredate da misure di Radon nel suolo.
Purtroppo questa consapevolezza tarda ad essere accettata nel ns. Paese, per colpa prima di
tutto della nostra categoria che non ha sufficientemente preso coscienza delle proprie
prerogative istituzionali.
Nel 2001 al paragrafo 3.1 del mio libro “Il Radon: tecniche di misura e risanamento” [3],
scrivevo: - “Sinora, il problema dell’inquinamento indoor da Radon nel nostro paese, è stato
in prevalenza gestito da due figure professionali: i medici per l’aspetto sanitario ed i fisici
per l’aspetto tecnico legato alle operazioni di misura.
Questa circostanza, particolarmente limitativa, essendo come si è visto la radioattività
ambientale legate essenzialmente alla geologia dei luoghi, ha portato ad azioni che, a parere
dello scrivente, sono da considerarsi se non errate comunque poco rappresentative delle reali
condizioni di rischio riferite ad un’area.
Infatti tutte le azioni di screening effettuate in Italia sono state eseguite negli ambienti indoor
ponendo cioè nelle abitazioni di privati i dosimetri per il rilevamento.
Va sottolineato che tale metodologia, sebbene ampiamente e correttamente utilizzata per
indagini epidemiologiche, non tiene conto dei fattori legati alle abitudini di vita dei residenti,
alle tipologia costruttive degli edifici sia nelle strutture in elevazione che in fondazione, alla
tenuta degli infissi, alla presenza di condizionatori, al periodo di esposizione (estate/inverno),
all’orientamento dei vani, al clima locale ecc.
Tali considerazioni sono portate alla attenzione dei tecnici operanti nel settore della
radioattività ambientale come esperienza acquisita dallo scrivente in anni di misure, in cui
tali circostanze hanno mostrato essere determinanti ai fini della concentrazione indoor.
Si può pertanto affermare che data un’area a rischio radon nota, due abitazioni costruite con
materiali e tecniche diverse, abitate da famiglie a stili di vita diverse, presentano valori di
inquinamento indoor fortemente differenziati. Da tale considerazione discende che uno
screening fatto sulla base della valutazione indoor senza gli accorgimenti di pesatura degli
elementi sopra richiamati deve ritenersi di larga massima e non utile alla definizione di area
di rischio.
Per una corretta impostazione del problema di rischiosità di un’area, risulta quindi
necessario procedere alla redazione di mappe, basate su valutazioni che implichino
considerazioni sulla geologia locale ed in particolare:
Il dominio geologico condizionante la litologia;
La permeabilità dei suoli;
La presenza di faglie e fratture locali o regionali che può convogliare grandi quantità di gas
da profondità notevoli;
La presenza di cavità sotterranee;
Lo spessore e natura della coltre di copertura.
Ad ulteriore sostegno di questa posizione si richiama l’attenzione sul fatto che in tutti i paesi
esteri dove viene prestata attenzione al problema Radon, le mappe di rischio sono redatte dai
competenti Servizi Geologici.
Neanche l’analisi di radioattività di campioni di rocce e suoli prelevati in in situ consente
una corretta indicazione, per la assenza di eventuali contributi alla radioattività complessiva
fornita dal gas esalante. Può, comunque, essere un buon aiuto.
In tale ottica si inseriscono allora le indicazioni dello SRPI - Swedish Radiation Protection
Institute che prescrive regolamenti edilizi differenziati a seconda della attività presente
nell’aria del suolo. In particolare per quanto soprarichiamato questa indicazione è da
ritenersi preferibile per la predisposizione di mappe di rischio.
Ad essere realista, a guardare cioè le attività svolte nel ns. Paese negli ultimi dieci anni, non
mi pare sia cambiato nulla e che tutte le osservazioni del 2001 possono essere riproposte
integralmente.
Dalla Valutazione del Radon nel suolo al Radon Indoor
Una delle maggiori critiche rivolta al monitoraggio del Radon nel suolo è la difficolta’ a
prevedere, data una data concentrazione nel suolo, la possibile concentrazione negli edifici
soprastanti.
In realta’ esistono diversi approcci analitici al problema. In particolare se ne segnalano due.
Il primo è un lavoro del 1993 di Gumby et al [4] in cui la tabella seguente ascrive a diversi
fattori difficilmente valutabili contemporaneamente il livello di concentrazione indoor.
La concentrazione risulta quindi condizionata dal tipo di infissi, dai materiali usati nella
costruzione, dal tipo di edificio, dal livello rispetto al suolo, e non ultimo dal tipo di
conduzione da parte degli occupanti che porta ad una maggiore o minore ventilazione dei
locali; non è raro infatti riscontrare alti livelli di concentrazione in abitazioni di persone
anziane che sono portate, per mantenere maggiormente il calore delle abitazioni, a ventilare di
meno. Tutti questi fattori sono certamente influenti e dato un livello di rischio d’area possono
far variare il valore indoor tra due abitazioni praticamente costruite sullo stesso luogo. Risulta
quindi evidente che bisogna scindere le due cose. Da una parte il rischio d’area che espone
una abitazione senza accorgimenti alla possibilita’ di elevati valori indoor e la tipologia
edilizia (meglio descritta nella tabella di Gumby). E’ evidente infatti che una abitazione
costruita su piloty ben difficilmente potra’ avere contaminazioni significative di radon se non
dai materiali.
Un approccio più analitico lo si ritrova nella pubblicazione di Gustav Akerblom [5] che
fornisce una formula precisa per calcolare la quantita’ di radon indoor attesa sulla base del
tasso di esalazione dal suolo.
Dove:
Cb = Concentrazione indoor
l = Costante di decadimento del Radon ( 0.00755 h-1)
n = Numero di ricambi d’aria all’ora ( h-1)
V = Volume dell’ambiente m3
Cg = Concentrazione di Radon nell’aria in ingresso proveniente dal suolo (Bq/m3)
L = Flusso di aria in ingresso (m3/h)
Con la formula 2.1 è possibile determinare i livelli di radon indoor a partire dai livelli di
esalazione e dunque prevedere, a condizioni al contorno note, quale sara’ il rischio di un
edificio fondato su un terreno che presenta un determinato livello di concentrazione di radon
nel suolo.
Sulla base di queste valutazione la Svezia ha introdotto nel 1982 una raccomandazione per la
classificazione dei terreni a rischio radon secondo la seguente tabella:
Con leggere modifiche tale indicazione viene anche ripresa dalla Amministrazione comunale
di Marino Roma per la identificazione del rischio radon da produrre prima di una nuova
costruzione (Determina Area Tecnica Comune di Marino RM – N. 81/08 del 26/04/2008).
IL PERS – POTENZIALE DI ESALAZIONE DI RADON DAL SUOLO
Il progetto per la definizione delle aree a diverso PERS è stato realizzato dalla collaborazione
tra l’ANPA e il Servizio Centralizzato Radioisotopi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore;
a quanto ne so il progetto è ora abbandonato.
In una prima fase del progetto è stato effettuato uno studio per la determinazione dei
parametri geologici che influenzano la presenza del radon nel suolo, tenendo conto della
particolare realtà del territorio italiano, mentre parallelamente è stato elaborato un SIT che
permette di gestire i parametri geologici e determinare in base ad essi, tramite un algoritmo,
una mappatura del PERS.
Il PERS rappresenta un criterio qualitativo di classificazione del territorio in funzione della
possibile esalazione di radon dal suolo ed suddiviso secondo quattro classi: Altissimo, Alto,
Medio,Basso, che definiscono le probabilità di avere, in quell’area, valori alti, medi o bassi.
Il calcolo del PERS viene effettuato “a priori”, ossia basandosi solo sull’elaborazione dei
parametri geologici che caratterizzano il territorio. Il modello, definito a prescindere da
situazioni locali, può essere facilmente adattato alle molteplici
geologiche italiane.
e complesse condizioni
Per sviluppare lo studio sono state selezionate due aree nella regione Veneto e nella provincia
di Bolzano, su cui sono state eseguite indagini di terreno e di laboratorio ed è stata eseguita
la mappatura dei parametri geologici in scala 1:250000.
SCHEMA GENERALE DEL PROGETTO
Obiettivo del progetto di ricerca è la messa a punto di un metodo, per la valutazione delle aree
a rischio radon, sulla base delle caratteristiche geologiche del territorio. Il metodo è diretto
alla elaborazione di un Sistema Informativo territoriale che possa gestire tutta una serie di
informazioni, sulla natura e sulla struttura del territorio in esame, allo scopo di pervenire,
attraverso un algoritmo, al calcolo del PERS.
In questa ottica il metodo si basa sull’analisi dell’insieme dei parametri geologici ritenuti
significativi per la valutazione
della esalazione di radon dal suolo. La gestione
computerizzata di questi parametri avviene tramite un SIT appositamente realizzato sulla
base del programma ArcView. Il software prevede l’immissione dei dati relativi ai parametri
considerati in una banca dati dedicata e la loro elaborazione mediante un algoritmo per il
calcolo del PERS.
In particolare i punti essenziali dello studio possono essere schematicamente indicati come
segue e sono illustrati nel loro sviluppo e nelle loro interrelazioni nei diagrammi di flusso
complessivi:
• identificazione dei parametri geologici significativi;
• analisi di terreno e rielaborazione della bibliografia geologica esistente per la
mappatura dei parametri;
• definizione del SIT;
• creazione della banca dati geologica nel Sistema;
• definizione dell’algoritmo per il calcolo del PERS;
• acquisizione di misure di radon nel suolo, nelle acque e indoor;
• costruzione di una banca dati relativa alle misure;
• confronto del PERS con misure disponibili e studio delle correlazioni più significative;
• validazione del Sistema.
Il metodo proposto tende alla realizzazione di un sistema versatile, suscettibile di affinamenti,
che possa essere applicato su tutto il territorio nazionale tenendo fermi i criteri di base.
Scopo conclusivo del progetto è la creazione di un modello predittivo che offra la possibilità
di intervento sui criteri di correlazione tra i diversi parametri.
Data la complessità dell’assetto e delle caratteristiche geologiche del territorio Italiano il SIT
potrà essere oggetto di affinamenti, in occasione di applicazioni su aree diverse da quelle
considerate nel presente progetto. Infatti il Sistema è stato studiato per rendere possibile
l’applicazione su tutto il territorio nazionale attraverso l’analisi della distribuzione dei
parametri geologici sul territorio, dopo reperimento ed elaborazione dei dato relativi delle
varie aree.
Ciò rende di fondamentale importanza la validazione dell’algoritmo in relazione alle
caratteristiche geologiche ed alle misure di radon disponibili nelle aree in esame, mettendo
in luce l’influenza di eventuali aspetti locali, da sottoporre ad analisi specifiche.
Il Sistema Informativo è in grado di visualizzare le informazioni con qualsiasi scala. In questo
progetto, in particolare, è stata scelta, quale riferimento, la scala 1:250000. L’applicazione
del metodo su una scala di maggior dettaglio, per esempio in una realtà amministrativa
minore, (comune, provincia, parco, Etc.) richiede un riesame dei parametri geologici da
prendere in considerazione. Infatti alcuni parametri non considerati in questo progetto,
potrebbero avere un’influenza rilevante in un contesto locale. L’assetto geologico di un’area
con parametri omogenei può presentare delle eterogeneità se considerato sulla base di una
scala locale che consenta di rilevare microvariazioni al suo interno.
Il sistema inoltre consente di inserire i dati relativi a misure di radon indoor e di rilevare tutte
le correlazioni con i diversi parametri, allo scopo di realizzare i dati per una mappatura del
territorio.
A questo riguardo bisogna tenere presente che l’ingresso del radon dal suolo attraverso le
fondamenta fino all’interno delle abitazioni è soggetto ad una dinamica complessa,
influenzata da una serie di parametri legati alla tipologia edilizia, alle modalità costruttive, ai
materiali da costruzione, al microclima esistente nell’edificio etc. Per questo motivo la
relazione tra PERS e radon indoor richiede una attenta analisi e valutazione anche di questi
parametri.
LA VALUTAZIONE A SCALA REGIONALE DEL RISCHIO RADON NEL LAZIO
La Regione Lazio si presenta dal punto di vista geologico fortemente eterogenea ed articolata.
È posta sul versante occidentale della catena appenninica e comprende tutta la fascia
pedemontana e costiera.
Il settore appenninico montano è caratterizzato dalla presenza di una serie di dorsali
carbonatiche allungate in direzione N-S e NW-SE (Monti Sabini, Monti Simbruini)
interessate da importanti sistemi di sovrascorrimenti e di faglie dirette e trascorrenti. Le
dorsali sono separate da depressioni allungate, in litologie arenaceo argillose, o da ampie
depressioni intermontane (Piana di Rieti).
Il settore pedemontano è caratterizzato da una serie di rilievi collinari in litologie sabbioso
conglomeratiche che caratterizzano tutto il settore della valle Tevere e parte della Sabina.
Questi lasciano il posto verso ovest agli edifici vulcanici dei Monti Sabatini, dei Colli Albani
e dei Monti della Tolfa.
Il settore costiero è caratterizzato infine dalla presenza di ampie piane un tempo occupate da
zone paludose, successivamente bonificate, bordate verso mare da estesi sistemi di dune
costiere.
Dal punto di vista litologico le formazioni affioranti più antiche sono costituite da sedimenti
di ambiente marino. Seguono poi le formazioni di sedimenti continentali, successivamente le
formazioni vulcaniche ed infine i depositi continentali recenti ed attuali.
La presenza di tante diverse formazioni in una zona così ristretta trova la sua spiegazione non
soltanto nella stratigrafia delle singole formazioni, ma, soprattutto, nei movimenti tettonici
che hanno interessato tutta la regione dell'Italia Centrale. Sono proprio questi che nel loro
insieme hanno definito le caratteristiche geologiche generali della Regione Lazio.
Determinando tra l’altro le condizioni per la genesi e la migrazione del Radon Figg. 1 e 2).
Figura 1 - Schema geologico-strutturale della Regione Lazio (da Cavinato et alii, 1994); 1)
vulcaniti; 2) depositi argilloso-sabbioso-ghiaiosi plio-quaternari; 3) depositi terrigeni
arenaceo-pelitici; 4) successioni calcareo-silico-marnose di transizione e bacino; 5)
successioni calcaree di piattaforma carbonatica; 6) unità alloctone.
Figura 2 – Sezione geologica schematica che illustra i rapporti fra i diversi tipi di rocce che
caratterizzano il territorio e il sottosuolo della Regione Lazio.
Per poter valutare le relazioni tra distribuzione sul territorio e caratteristiche geologiche
bisogna considerare due aspetti fondamentali:
l’origine del radon e la distribuzione delle possibili sorgenti, che determinano la quantità di
radon generato nel sottosuolo;
le modalità di migrazione del radon, che determinano quanto del radon formatosi riesce a
raggiungere la superficie.
Per quanto riguarda in particolare l’area della Regione Lazio si registrano in generale valori
molto elevati (oltre a 100 Bq/kg) per i diversi tipi di rocce vulcaniche, mentre i valori sono in
generale bassi (da 0 a 50 Bq/kg) nel caso delle rocce sedimentari, che pure sembrano
presentare localmente valori elevati anomali.
Ai fini dell’effettiva fuoriuscita del radon da una roccia sorgente risulta importante la sua
capacità di emanazione dalla roccia stessa e la sua possibilità di migrazione verso i settori più
superficiali. Nelle rocce dunque prende notevole importanza lo stato strutturale e tessiturale.
Sulla base di queste ed altre considerazioni stiamo elaborando una cartografia di massima sul
potenziale di rischio regionale un cui stralcio è riportato in Figura
LA VALUTAZIONE A SCALA DI CANTIERE DEL RISCHIO RADON
In fase di progettazione e’ possibile con costi irrisori rispetto al valore dell’immobile,
individuare la classe di rischio dei terreni di fondazione per prevedere adeguate opere di
isolamento.
Il rilievo viene eseguito attraverso il
monitoraggio del Gas Radon nell’aria del
suolo attraverso una sonda infissa nel terreno
per circa 80 cm dalla quale, l’aria aspirata dal
terreno, viene convogliata verso la camera di
misura dello strumento ( Fig 1). I risultati
vengono quindi plottati con la tecnica del
contouring per realizzare una mappa delle
anomalie da sovrapporre alla urbanizzazione.
In questo modo si ottiene una indicazione del
potenziale di rischio dell’intera area
contenendo il numero dei rilievi. In funzione
del rischio rilevato si opterà poi, per la piu’
appropriata azione di contenimento attraverso la realizzazione di una corretta interfaccia
terreno/struttura.
Nella attuazione di tale procedura è possibile far riferimento alle indicazioni dello Swedish
Radiaction Protection Institute viste al paragrafo precedente o alla normativa cecoslovacca
che definisce la classe di rischio del terreno di fondazione non solo in funzione della
concentrazione di gas Radon nel suolo ma dalla valutazione combinata della concentrazione e
della permeabilita’ dei terreni secondo la seguente tabella.
Nella pubblicazione Soil gas measurements below foundation depth improve indoor radon
prediction di H.U. Johner_, H. Surbeck [7] si definiscono due parametri denominati RAI
(Radon Availability Index) che portano ad una buona predizione dei valori di Radon indoor a
partire da misure di Radon nel suolo e della permeabilità.
Il RAI viene definito come il prodotto tra la concentrazione di Radon nel suolo e la radice
della permeabilita’ intrinseca.
RAI = C(Rn) * sqrt(k) [Bq/m2]
I puntini chiusi sono abitazioni nelle quali viene riscontrata una concentrazione indoor
superiore a 200 Bq/mc . La linea di separazione corrisponde ad un valore di RAI = 0.2 .
A titolo di divulgazione si riportano alcuni valori di permeabilita’ intrinseca o assoluta (in m2)
per diversi tipi di rocce.
Valori di Permeabilita' intrinseca di alcune rocce
Rocks
Min
Gravel
1,00E-10 m2
clean sand
1,00E-13 m2
silty sand
1,00E-14 m2
silt - loess
1,00E-16 m2
glacial till
1,00E-19 m2
marine clay
1,00E-19 m2
shale
1,00E-20 m2
unfractured metamorphic and igneous rocks
1,00E-20 m2
Max
1,00E-06
1,00E-08
1,00E-10
1,00E-12
1,00E-13
1,00E-16
1,00E-16
1,00E-17
m2
m2
m2
m2
m2
m2
m2
m2
Bibliografia
[1] / First steps towards a European Atlas of Natural Radiation including harmonized radon
maps of the European Union - Grégoire Dubois, Peter Bossew, Tore Tollefsen, Marc De Cort
*
DG JRC - European Commission - Radioactivity Environmental Monitoring (REM) group - *
Speaker, Head of the REM group - Oslo 12-14 August 2008
[2] - An overview of radon surveys in EuropeGrégoire A. G. Dubois - Radioactivity
Environmental Monitoring - Emissions and Health Unit - Institute for Environment and
Sustainability - JRC - European Commission - 2005 EUR 21892 EN
[3] Massimo Moroni – Il Radon Tecniche di misura e risanemento – IlSole24Ore Editrice –
Milano 2002
[4] Gunby J. A., Darby S. C., Miles JCH, Green BMR, Cox DR, Factors affecting indoor
radon concentrations in the United Kingdom. Health Physics 64 – 2-12 – 1993
[5] Gustav Akerrblom – The first radon risk maps - Oslo 12-14 August 2008
[6] Il sistema informative territorial per la valutazione del potenziale di esalazione di radon
dal suolo – ANPA serie : Stato dell’ambiente 2000
[7] H.U. Johner_, H. Surbeck - Soil gas measurements below foundation depth improve
indoor radon prediction – The science of total environment n. 272 – 2001 – 337-341
Scarica