Massimo Moroni Geoex sas – Rocca di Papa – Roma Determinazione del rischio radon geologico; dalla scala regionale a quella di cantiere Premessa Era circa il 1998 quando scrissi la mia prima lettera all’Ordine Nazionale dei Geologi per sostenere le ragioni di una presenza della nostra categoria nelle attività di recepimento della Direttiva 29/96. La direttiva fu quindi recepita con il Dlgs 241/2000 senza alcun intervento da parte dei geologi. Riscrissi all’ordine all’incirca nel 2001 quando cercavo di riportare l’attenzione sulla Commissione che si stava insediando nell’ambito delle attività del PNR (Piano Nazionale Radon) perche’ ritenevo utile, se non necessaria, la presenza dei Geologi al tavolo di quello che sarebbe dovuto essere un lavoro collegiale di indirizzo e pianificazione previsto dall’ Accordo tra il Ministro della Salute le regioni e le province autonome nelle “Linee Guida per la tutela e la promozione della salute negli ambienti confinati” pubblicate in Gazzetta Ufficiale n. 276 del 27-11-2001. Nel 2006 prende l'avvio il Piano nazionale radon con una dotazione economica di 800’000 euro http://www.ccm-network.it/?q=node/31 e neanche a dirlo senza geologi. Il lavoro della Commissione porta nel 2008 ad un primo risultato con il convegno dal titolo “Primo convegno del Piano Nazionale Radon - "L'avvio del Piano Nazionale Radon nel contesto internazionale" http://www.iss.it/tesa/appu/cont.php?id=177&lang=1&tipo=21 . In realta’ al convegno non si presentano nuovi dati o indicazioni e soprattutto non si manifesta nessun approccio geologico al problema. Le attuali indiscrezioni parlano di una attivita’ del PNR in itinere che dovrebbe a breve portare alla pubblicazione di schede tecniche per il corretto attacco a terra degli edifici ed ancora senza alcuna valutazione geologica. Da quanto descritto risulta lecito porsi la domanda: ma il radon è un rischio geologico ? Vediamo di confrontare le attività degli altri paesi per cercare di dare risposta a questa domanda. Uno sguardo ai rilievi del Radon in Europa Nella memoria First steps towards a European Atlas of Natural Radiation including harmonized radon maps of the European Union presentata ad Oslo nel 2008 [1] viene riportata una interessante slide che indica come la mappatura del radon sia la maggiore sfida e che gli approcci sono differenziati a seconda delle finalità: Radon mapping is the biggest challenge Geogenic radon map Indoor radon map Model-based: the information used is derived mainly from: • soil-gas and airborne measurements • geological data • meteorological information • soil permeability Statistics-based: the information used is derived mainly from: • indoor measurements • housing parameters (when using Friedmann’s radon potential; however also including modelling steps) Composite observations Only one physical quantity Time independent: • independent from housing stocks and living habits • independent from remediation activity Time dependent: • housing stocks and living habits influence the statistics • influenced by remediation activity Risk estimate is dependent on the model of “transfer”: geology, geophysics, geochemistry → indoor Rn Risk estimate relatively closely related to the target variable (Rn concentration) gives the “potential” risk gives the actual risk in existing houses Esistono quindi le mappe realizzate sulla base degli indicatori geologici che definiscono le Aree a Rischio Radon mentre la mappe basate sui rilievi indoor definiscono esclusivamente il rischio nelle abitazioni esistenti (con tutte le incertezze legate alle tipologie edilizie) . Le aree a rischio radon si perimetrano dunque sulla base di indicatori geologici generali ed il Radon nel suolo (o soil Radon) ? A dettagliare maggiormente la questione ci puo’ venire una pubblicazione del 2005 dell’Unione Europea dove si fa proprio il punto della situazione sui rilievi del Radon e sui diversi approcci delle varie nazioni [2]. Nella Tabella 2 di pag 6 troviamo una interessante raccolta di come i 25 paesi si comportano nella definizione del rischio Radon. Country Albania Austria Belgium Croatia Cyprus Czech Republic Denmark Estonia Finland Population (x 10P 6 P) 3.6 8.2 10.4 4.5 0.8 10.2 5.4 1.3 5.2 Number of dwellings monitored 110 16 000 9 000 782 84 150 000 3 120 515 73 074 Soil-gas campaign? NA 60 NA 38 NA 9 000 NA 566 400 France FYROM Germany Greece Hungary Ireland Italy Latvia Lithuania Luxembourg Malta Netherlands Norway Poland Portugal Romania Serbia-Montenegro* Slovakia Slovenia Spain Sweden Switzerland United Kingdom 60.7 2.0 82.4 10.7 10.0 4.0 58.1 2.3 3.6 0.5 0.4 16.4 4.6 38.6 10.6 22.33 10.8 5.4 2.0 40.3 9.0 7.5 hjhjj 60.4 12 261 NA > 50 000 1 277 15 602 11 319 5 361 300 400 2 619 90 1 846 51 925 4 098 3 317 567 968 4 019 2 512 5 600 500 000 55 000 450 000 230 NA 4 019 NA NA NA NA NA 70 NA NA 475 NA 210 NA NA NA NA NA NA > 2000 NA NA Su 32 paesi di cui sono state valutate le azioni sul problema Radon, 11 paesi hanno un approccio anche geologico al problema. In questi paesi si valuta dunque, oltre alla presenza indoor del radon a fini di definizione del livello di esposizione della popolazione per scopi epidemiologici, anche l’aspetto geologico del problema per la definizione delle aree di rischio ed a cui si fanno conseguentemente seguire la predisposizione di opportuni regolamenti edilizi atti alla mitigazione del rischio. In particolare la Germania e la Cecoslovacchia hanno un approccio simile basato sulle esperienze decennali di misure di radon nel suolo e che sono oggetto anche di collaborazione con l’Università di RomaTRE. Ma anche la Francia e l’Inghilterra hanno un approccio geologico alla definizione delle aree a rischio Radon. In particolare l’Inghilterra dispone di un GIS con griglia di 5 Km di lato elaborate dal British Geological Surveys (www.bgs.co.uk) . Sul sito e’ anche possibile acquistare un georeport sul rischio radon della propria area per la cifra di 44 sterline. La elaborazione delle mappe e’ basata su una serie di indicatori geologici ma non su rilievi nel suolo. Anche in Germania come si diceva, (vedasi http://www.bfs.de/en/ion/radon/radon_boden ) le mappe del Rischio radon sono elaborate sulla base della distribuzione del Radon nel suolo ed attraverso queste mappe regionali puo’ essere valutato il rischio radon nelle abitazioni. Anche in Svizzera sono stati elaborati metodi per la definizione del rischio radon sulla base della concentrazione di radon nel suolo ed in particolare nello scavo di fondazione . In definitiva, sulla base di quanto esposto si può affermare che il problema Radon e’ un Rischio Geologico e che le aree di rischio, per fini di pianificazione urbanistico-territoriale, devono essere perimetrate non su valutazioni indoor ma su indicatori geologici e possibilmente corredate da misure di Radon nel suolo. Purtroppo questa consapevolezza tarda ad essere accettata nel ns. Paese, per colpa prima di tutto della nostra categoria che non ha sufficientemente preso coscienza delle proprie prerogative istituzionali. Nel 2001 al paragrafo 3.1 del mio libro “Il Radon: tecniche di misura e risanamento” [3], scrivevo: - “Sinora, il problema dell’inquinamento indoor da Radon nel nostro paese, è stato in prevalenza gestito da due figure professionali: i medici per l’aspetto sanitario ed i fisici per l’aspetto tecnico legato alle operazioni di misura. Questa circostanza, particolarmente limitativa, essendo come si è visto la radioattività ambientale legate essenzialmente alla geologia dei luoghi, ha portato ad azioni che, a parere dello scrivente, sono da considerarsi se non errate comunque poco rappresentative delle reali condizioni di rischio riferite ad un’area. Infatti tutte le azioni di screening effettuate in Italia sono state eseguite negli ambienti indoor ponendo cioè nelle abitazioni di privati i dosimetri per il rilevamento. Va sottolineato che tale metodologia, sebbene ampiamente e correttamente utilizzata per indagini epidemiologiche, non tiene conto dei fattori legati alle abitudini di vita dei residenti, alle tipologia costruttive degli edifici sia nelle strutture in elevazione che in fondazione, alla tenuta degli infissi, alla presenza di condizionatori, al periodo di esposizione (estate/inverno), all’orientamento dei vani, al clima locale ecc. Tali considerazioni sono portate alla attenzione dei tecnici operanti nel settore della radioattività ambientale come esperienza acquisita dallo scrivente in anni di misure, in cui tali circostanze hanno mostrato essere determinanti ai fini della concentrazione indoor. Si può pertanto affermare che data un’area a rischio radon nota, due abitazioni costruite con materiali e tecniche diverse, abitate da famiglie a stili di vita diverse, presentano valori di inquinamento indoor fortemente differenziati. Da tale considerazione discende che uno screening fatto sulla base della valutazione indoor senza gli accorgimenti di pesatura degli elementi sopra richiamati deve ritenersi di larga massima e non utile alla definizione di area di rischio. Per una corretta impostazione del problema di rischiosità di un’area, risulta quindi necessario procedere alla redazione di mappe, basate su valutazioni che implichino considerazioni sulla geologia locale ed in particolare: Il dominio geologico condizionante la litologia; La permeabilità dei suoli; La presenza di faglie e fratture locali o regionali che può convogliare grandi quantità di gas da profondità notevoli; La presenza di cavità sotterranee; Lo spessore e natura della coltre di copertura. Ad ulteriore sostegno di questa posizione si richiama l’attenzione sul fatto che in tutti i paesi esteri dove viene prestata attenzione al problema Radon, le mappe di rischio sono redatte dai competenti Servizi Geologici. Neanche l’analisi di radioattività di campioni di rocce e suoli prelevati in in situ consente una corretta indicazione, per la assenza di eventuali contributi alla radioattività complessiva fornita dal gas esalante. Può, comunque, essere un buon aiuto. In tale ottica si inseriscono allora le indicazioni dello SRPI - Swedish Radiation Protection Institute che prescrive regolamenti edilizi differenziati a seconda della attività presente nell’aria del suolo. In particolare per quanto soprarichiamato questa indicazione è da ritenersi preferibile per la predisposizione di mappe di rischio. Ad essere realista, a guardare cioè le attività svolte nel ns. Paese negli ultimi dieci anni, non mi pare sia cambiato nulla e che tutte le osservazioni del 2001 possono essere riproposte integralmente. Dalla Valutazione del Radon nel suolo al Radon Indoor Una delle maggiori critiche rivolta al monitoraggio del Radon nel suolo è la difficolta’ a prevedere, data una data concentrazione nel suolo, la possibile concentrazione negli edifici soprastanti. In realta’ esistono diversi approcci analitici al problema. In particolare se ne segnalano due. Il primo è un lavoro del 1993 di Gumby et al [4] in cui la tabella seguente ascrive a diversi fattori difficilmente valutabili contemporaneamente il livello di concentrazione indoor. La concentrazione risulta quindi condizionata dal tipo di infissi, dai materiali usati nella costruzione, dal tipo di edificio, dal livello rispetto al suolo, e non ultimo dal tipo di conduzione da parte degli occupanti che porta ad una maggiore o minore ventilazione dei locali; non è raro infatti riscontrare alti livelli di concentrazione in abitazioni di persone anziane che sono portate, per mantenere maggiormente il calore delle abitazioni, a ventilare di meno. Tutti questi fattori sono certamente influenti e dato un livello di rischio d’area possono far variare il valore indoor tra due abitazioni praticamente costruite sullo stesso luogo. Risulta quindi evidente che bisogna scindere le due cose. Da una parte il rischio d’area che espone una abitazione senza accorgimenti alla possibilita’ di elevati valori indoor e la tipologia edilizia (meglio descritta nella tabella di Gumby). E’ evidente infatti che una abitazione costruita su piloty ben difficilmente potra’ avere contaminazioni significative di radon se non dai materiali. Un approccio più analitico lo si ritrova nella pubblicazione di Gustav Akerblom [5] che fornisce una formula precisa per calcolare la quantita’ di radon indoor attesa sulla base del tasso di esalazione dal suolo. Dove: Cb = Concentrazione indoor l = Costante di decadimento del Radon ( 0.00755 h-1) n = Numero di ricambi d’aria all’ora ( h-1) V = Volume dell’ambiente m3 Cg = Concentrazione di Radon nell’aria in ingresso proveniente dal suolo (Bq/m3) L = Flusso di aria in ingresso (m3/h) Con la formula 2.1 è possibile determinare i livelli di radon indoor a partire dai livelli di esalazione e dunque prevedere, a condizioni al contorno note, quale sara’ il rischio di un edificio fondato su un terreno che presenta un determinato livello di concentrazione di radon nel suolo. Sulla base di queste valutazione la Svezia ha introdotto nel 1982 una raccomandazione per la classificazione dei terreni a rischio radon secondo la seguente tabella: Con leggere modifiche tale indicazione viene anche ripresa dalla Amministrazione comunale di Marino Roma per la identificazione del rischio radon da produrre prima di una nuova costruzione (Determina Area Tecnica Comune di Marino RM – N. 81/08 del 26/04/2008). IL PERS – POTENZIALE DI ESALAZIONE DI RADON DAL SUOLO Il progetto per la definizione delle aree a diverso PERS è stato realizzato dalla collaborazione tra l’ANPA e il Servizio Centralizzato Radioisotopi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore; a quanto ne so il progetto è ora abbandonato. In una prima fase del progetto è stato effettuato uno studio per la determinazione dei parametri geologici che influenzano la presenza del radon nel suolo, tenendo conto della particolare realtà del territorio italiano, mentre parallelamente è stato elaborato un SIT che permette di gestire i parametri geologici e determinare in base ad essi, tramite un algoritmo, una mappatura del PERS. Il PERS rappresenta un criterio qualitativo di classificazione del territorio in funzione della possibile esalazione di radon dal suolo ed suddiviso secondo quattro classi: Altissimo, Alto, Medio,Basso, che definiscono le probabilità di avere, in quell’area, valori alti, medi o bassi. Il calcolo del PERS viene effettuato “a priori”, ossia basandosi solo sull’elaborazione dei parametri geologici che caratterizzano il territorio. Il modello, definito a prescindere da situazioni locali, può essere facilmente adattato alle molteplici geologiche italiane. e complesse condizioni Per sviluppare lo studio sono state selezionate due aree nella regione Veneto e nella provincia di Bolzano, su cui sono state eseguite indagini di terreno e di laboratorio ed è stata eseguita la mappatura dei parametri geologici in scala 1:250000. SCHEMA GENERALE DEL PROGETTO Obiettivo del progetto di ricerca è la messa a punto di un metodo, per la valutazione delle aree a rischio radon, sulla base delle caratteristiche geologiche del territorio. Il metodo è diretto alla elaborazione di un Sistema Informativo territoriale che possa gestire tutta una serie di informazioni, sulla natura e sulla struttura del territorio in esame, allo scopo di pervenire, attraverso un algoritmo, al calcolo del PERS. In questa ottica il metodo si basa sull’analisi dell’insieme dei parametri geologici ritenuti significativi per la valutazione della esalazione di radon dal suolo. La gestione computerizzata di questi parametri avviene tramite un SIT appositamente realizzato sulla base del programma ArcView. Il software prevede l’immissione dei dati relativi ai parametri considerati in una banca dati dedicata e la loro elaborazione mediante un algoritmo per il calcolo del PERS. In particolare i punti essenziali dello studio possono essere schematicamente indicati come segue e sono illustrati nel loro sviluppo e nelle loro interrelazioni nei diagrammi di flusso complessivi: • identificazione dei parametri geologici significativi; • analisi di terreno e rielaborazione della bibliografia geologica esistente per la mappatura dei parametri; • definizione del SIT; • creazione della banca dati geologica nel Sistema; • definizione dell’algoritmo per il calcolo del PERS; • acquisizione di misure di radon nel suolo, nelle acque e indoor; • costruzione di una banca dati relativa alle misure; • confronto del PERS con misure disponibili e studio delle correlazioni più significative; • validazione del Sistema. Il metodo proposto tende alla realizzazione di un sistema versatile, suscettibile di affinamenti, che possa essere applicato su tutto il territorio nazionale tenendo fermi i criteri di base. Scopo conclusivo del progetto è la creazione di un modello predittivo che offra la possibilità di intervento sui criteri di correlazione tra i diversi parametri. Data la complessità dell’assetto e delle caratteristiche geologiche del territorio Italiano il SIT potrà essere oggetto di affinamenti, in occasione di applicazioni su aree diverse da quelle considerate nel presente progetto. Infatti il Sistema è stato studiato per rendere possibile l’applicazione su tutto il territorio nazionale attraverso l’analisi della distribuzione dei parametri geologici sul territorio, dopo reperimento ed elaborazione dei dato relativi delle varie aree. Ciò rende di fondamentale importanza la validazione dell’algoritmo in relazione alle caratteristiche geologiche ed alle misure di radon disponibili nelle aree in esame, mettendo in luce l’influenza di eventuali aspetti locali, da sottoporre ad analisi specifiche. Il Sistema Informativo è in grado di visualizzare le informazioni con qualsiasi scala. In questo progetto, in particolare, è stata scelta, quale riferimento, la scala 1:250000. L’applicazione del metodo su una scala di maggior dettaglio, per esempio in una realtà amministrativa minore, (comune, provincia, parco, Etc.) richiede un riesame dei parametri geologici da prendere in considerazione. Infatti alcuni parametri non considerati in questo progetto, potrebbero avere un’influenza rilevante in un contesto locale. L’assetto geologico di un’area con parametri omogenei può presentare delle eterogeneità se considerato sulla base di una scala locale che consenta di rilevare microvariazioni al suo interno. Il sistema inoltre consente di inserire i dati relativi a misure di radon indoor e di rilevare tutte le correlazioni con i diversi parametri, allo scopo di realizzare i dati per una mappatura del territorio. A questo riguardo bisogna tenere presente che l’ingresso del radon dal suolo attraverso le fondamenta fino all’interno delle abitazioni è soggetto ad una dinamica complessa, influenzata da una serie di parametri legati alla tipologia edilizia, alle modalità costruttive, ai materiali da costruzione, al microclima esistente nell’edificio etc. Per questo motivo la relazione tra PERS e radon indoor richiede una attenta analisi e valutazione anche di questi parametri. LA VALUTAZIONE A SCALA REGIONALE DEL RISCHIO RADON NEL LAZIO La Regione Lazio si presenta dal punto di vista geologico fortemente eterogenea ed articolata. È posta sul versante occidentale della catena appenninica e comprende tutta la fascia pedemontana e costiera. Il settore appenninico montano è caratterizzato dalla presenza di una serie di dorsali carbonatiche allungate in direzione N-S e NW-SE (Monti Sabini, Monti Simbruini) interessate da importanti sistemi di sovrascorrimenti e di faglie dirette e trascorrenti. Le dorsali sono separate da depressioni allungate, in litologie arenaceo argillose, o da ampie depressioni intermontane (Piana di Rieti). Il settore pedemontano è caratterizzato da una serie di rilievi collinari in litologie sabbioso conglomeratiche che caratterizzano tutto il settore della valle Tevere e parte della Sabina. Questi lasciano il posto verso ovest agli edifici vulcanici dei Monti Sabatini, dei Colli Albani e dei Monti della Tolfa. Il settore costiero è caratterizzato infine dalla presenza di ampie piane un tempo occupate da zone paludose, successivamente bonificate, bordate verso mare da estesi sistemi di dune costiere. Dal punto di vista litologico le formazioni affioranti più antiche sono costituite da sedimenti di ambiente marino. Seguono poi le formazioni di sedimenti continentali, successivamente le formazioni vulcaniche ed infine i depositi continentali recenti ed attuali. La presenza di tante diverse formazioni in una zona così ristretta trova la sua spiegazione non soltanto nella stratigrafia delle singole formazioni, ma, soprattutto, nei movimenti tettonici che hanno interessato tutta la regione dell'Italia Centrale. Sono proprio questi che nel loro insieme hanno definito le caratteristiche geologiche generali della Regione Lazio. Determinando tra l’altro le condizioni per la genesi e la migrazione del Radon Figg. 1 e 2). Figura 1 - Schema geologico-strutturale della Regione Lazio (da Cavinato et alii, 1994); 1) vulcaniti; 2) depositi argilloso-sabbioso-ghiaiosi plio-quaternari; 3) depositi terrigeni arenaceo-pelitici; 4) successioni calcareo-silico-marnose di transizione e bacino; 5) successioni calcaree di piattaforma carbonatica; 6) unità alloctone. Figura 2 – Sezione geologica schematica che illustra i rapporti fra i diversi tipi di rocce che caratterizzano il territorio e il sottosuolo della Regione Lazio. Per poter valutare le relazioni tra distribuzione sul territorio e caratteristiche geologiche bisogna considerare due aspetti fondamentali: l’origine del radon e la distribuzione delle possibili sorgenti, che determinano la quantità di radon generato nel sottosuolo; le modalità di migrazione del radon, che determinano quanto del radon formatosi riesce a raggiungere la superficie. Per quanto riguarda in particolare l’area della Regione Lazio si registrano in generale valori molto elevati (oltre a 100 Bq/kg) per i diversi tipi di rocce vulcaniche, mentre i valori sono in generale bassi (da 0 a 50 Bq/kg) nel caso delle rocce sedimentari, che pure sembrano presentare localmente valori elevati anomali. Ai fini dell’effettiva fuoriuscita del radon da una roccia sorgente risulta importante la sua capacità di emanazione dalla roccia stessa e la sua possibilità di migrazione verso i settori più superficiali. Nelle rocce dunque prende notevole importanza lo stato strutturale e tessiturale. Sulla base di queste ed altre considerazioni stiamo elaborando una cartografia di massima sul potenziale di rischio regionale un cui stralcio è riportato in Figura LA VALUTAZIONE A SCALA DI CANTIERE DEL RISCHIO RADON In fase di progettazione e’ possibile con costi irrisori rispetto al valore dell’immobile, individuare la classe di rischio dei terreni di fondazione per prevedere adeguate opere di isolamento. Il rilievo viene eseguito attraverso il monitoraggio del Gas Radon nell’aria del suolo attraverso una sonda infissa nel terreno per circa 80 cm dalla quale, l’aria aspirata dal terreno, viene convogliata verso la camera di misura dello strumento ( Fig 1). I risultati vengono quindi plottati con la tecnica del contouring per realizzare una mappa delle anomalie da sovrapporre alla urbanizzazione. In questo modo si ottiene una indicazione del potenziale di rischio dell’intera area contenendo il numero dei rilievi. In funzione del rischio rilevato si opterà poi, per la piu’ appropriata azione di contenimento attraverso la realizzazione di una corretta interfaccia terreno/struttura. Nella attuazione di tale procedura è possibile far riferimento alle indicazioni dello Swedish Radiaction Protection Institute viste al paragrafo precedente o alla normativa cecoslovacca che definisce la classe di rischio del terreno di fondazione non solo in funzione della concentrazione di gas Radon nel suolo ma dalla valutazione combinata della concentrazione e della permeabilita’ dei terreni secondo la seguente tabella. Nella pubblicazione Soil gas measurements below foundation depth improve indoor radon prediction di H.U. Johner_, H. Surbeck [7] si definiscono due parametri denominati RAI (Radon Availability Index) che portano ad una buona predizione dei valori di Radon indoor a partire da misure di Radon nel suolo e della permeabilità. Il RAI viene definito come il prodotto tra la concentrazione di Radon nel suolo e la radice della permeabilita’ intrinseca. RAI = C(Rn) * sqrt(k) [Bq/m2] I puntini chiusi sono abitazioni nelle quali viene riscontrata una concentrazione indoor superiore a 200 Bq/mc . La linea di separazione corrisponde ad un valore di RAI = 0.2 . A titolo di divulgazione si riportano alcuni valori di permeabilita’ intrinseca o assoluta (in m2) per diversi tipi di rocce. Valori di Permeabilita' intrinseca di alcune rocce Rocks Min Gravel 1,00E-10 m2 clean sand 1,00E-13 m2 silty sand 1,00E-14 m2 silt - loess 1,00E-16 m2 glacial till 1,00E-19 m2 marine clay 1,00E-19 m2 shale 1,00E-20 m2 unfractured metamorphic and igneous rocks 1,00E-20 m2 Max 1,00E-06 1,00E-08 1,00E-10 1,00E-12 1,00E-13 1,00E-16 1,00E-16 1,00E-17 m2 m2 m2 m2 m2 m2 m2 m2 Bibliografia [1] / First steps towards a European Atlas of Natural Radiation including harmonized radon maps of the European Union - Grégoire Dubois, Peter Bossew, Tore Tollefsen, Marc De Cort * DG JRC - European Commission - Radioactivity Environmental Monitoring (REM) group - * Speaker, Head of the REM group - Oslo 12-14 August 2008 [2] - An overview of radon surveys in EuropeGrégoire A. G. Dubois - Radioactivity Environmental Monitoring - Emissions and Health Unit - Institute for Environment and Sustainability - JRC - European Commission - 2005 EUR 21892 EN [3] Massimo Moroni – Il Radon Tecniche di misura e risanemento – IlSole24Ore Editrice – Milano 2002 [4] Gunby J. A., Darby S. C., Miles JCH, Green BMR, Cox DR, Factors affecting indoor radon concentrations in the United Kingdom. Health Physics 64 – 2-12 – 1993 [5] Gustav Akerrblom – The first radon risk maps - Oslo 12-14 August 2008 [6] Il sistema informative territorial per la valutazione del potenziale di esalazione di radon dal suolo – ANPA serie : Stato dell’ambiente 2000 [7] H.U. Johner_, H. Surbeck - Soil gas measurements below foundation depth improve indoor radon prediction – The science of total environment n. 272 – 2001 – 337-341