6.4 Energia geotermica 6.4.1 Introduzione L’energia geotermica è il calore contenuto nell’interno della Terra ed è all’origine di molti fenomeni geologici. Tuttavia, l’espressione energia geotermica è generalmente impiegata per indicare quella frazione del calore terrestre che può, o potrebbe, essere estratto dal sottosuolo e sfruttato dall’uomo. Le risorse geotermiche costituiscono una importante forma di energia rinnovabile e sostenibile, diffusa e utilizzata in molte regioni del mondo (Dickson e Fanelli, 2003). I vulcani, i geyser, le sorgenti termali, le fumarole e altri fenomeni superficiali di questo genere hanno certamente fatto dedurre agli uomini dei millenni passati che alcune parti dell’interno della Terra sono calde. Soltanto tra il 16° e il 17° secolo, tuttavia, quando furono scavate le prime miniere, profonde qualche centinaio di metri, ci si rese conto che la temperatura del sottosuolo aumenta con la profondità. Le prime misurazioni con termometri sono state fatte probabilmente nel 1740 da M. De Gensanne in una miniera vicino a Belfort, in Francia (de Buffon, 1778). A partire dal 1870 il regime termico della Terra è stato studiato con metodi scientifici moderni, ma soltanto nel 20° secolo, dopo la scoperta del ruolo svolto dal calore radiogenico, è stato possibile comprendere pienamente fenomeni come il bilancio termico della Terra e ricostruire la storia termica del pianeta. Tutti i moderni modelli termici della Terra, infatti, devono tenere conto dell’energia prodotta in continuazione dal decadimento degli isotopi radioattivi a lunga vita dell’uranio (238U, 235U), del torio (232Th) e del potassio (40K) presenti nell’interno del globo terrestre (Lubimova, 1969). A quella radiogenica si aggiungono, in proporzioni non esattamente definite, altre fonti di energia, come il calore originale del pianeta, l’energia gravitazionale e la dissipazione dell’energia cinetica delle maree. Teorie e modelli termici realistici, tuttavia, non sono stati disponibili sino agli VOLUME III / NUOVI SVILUPPI: ENERGIA, TRASPORTI, SOSTENIBILITÀ anni Ottanta del 20° secolo, quando è stato dimostrato che non c’è equilibrio tra l’energia prodotta dal decadimento degli isotopi radioattivi presenti nell’interno della Terra e il calore disperso dalla sua superficie verso lo spazio, e che il pianeta si sta lentamente raffreddando. Un bilancio termico dovuto a Frank D. Stacey e David E. Loper, nel quale il flusso di calore totale dalla superficie terrestre è valutato 42⭈1012 W (conduzione, convezione e radiazione), quantifica il flusso di calore dal mantello, che costituisce l’82% del volume totale della Terra (fig. 1), in 10,3⭈1012 W (Stacey e Loper, 1988). Calcoli più recenti, basati su un numero maggiore di dati, hanno permesso di attribuire al flusso di calore superficiale un valore del 6% più alto rispetto a quello cui fanno riferimento Stacey e Loper. Il raffreddamento del mantello è, di conseguenza, leggermente maggiore di quello valutato da questi ultimi. Il raffreddamento del pianeta è, comunque, molto lento. La temperatura del mantello, che alla sua base è di circa 4.000 °C, è diminuita, al più, di 300-350 °C in tre miliardi di anni. È stato stimato che l’energia termica totale contenuta nella Terra, assumendo una temperatura superficiale media di 15 °C, sia dell’ordine di 12,6⭈1024 MJ e che quella contenuta nella crosta sia dell’ordine di 5,4⭈1021 MJ (Armstead, 1983). L’energia termica della Terra è quindi enorme, ma soltanto una parte di essa può essere sfruttata. Sino a oggi, l’utilizzazione di questa energia è stata limitata a quelle aree nelle quali le condizioni geologiche permettono a un vettore (acqua in fase liquida o vapore) di trasportare l’energia termica dalle formazioni calde profonde alla superficie o vicino a essa, dando origine alle risorse geotermiche. Breve storia della geotermia L’utilizzazione del calore della Terra per scopi semplici, come la cottura del cibo, si perde nel passato. Nel Neolitico le acque calde naturali erano certamente usate per scopi curativi e magici. In periodo etrusco gli usi 595 mantello astenosfera litosfera fig. 1. Schema della struttura interna della Terra: crosta, mantello e nucleo. A destra in alto, un dettaglio della crosta e della parte superiore del mantello. crosta GENERAZIONE ELETTRICA DA FONTI RINNOVABILI m 0k 7 6.3 nucleo interno crosta mantello 00 2.9 nucleo esterno km balneologici erano già ampiamente diffusi, come dimostrano numerose testimonianze archeologiche. Successivamente, nell’area di espansione della civiltà romana, i fluidi geotermici sono stati usati, oltre che in balneologia, per il riscaldamento di edifici termali e di abitazioni dal 1° secolo a.C. sino alla decadenza dell’Impero. Esempi di utilizzazione del calore geotermico sono presenti anche nei secoli seguenti, in Italia e in vari paesi del mondo, sino alla Cina, ma in forma molto ridotta e con semplici tipologie. Si deve attendere il 19° secolo perché prenda avvio un vero e proprio sfruttamento dell’energia geotermica su scala industriale (Ciardi e Cataldi, 2005). In Italia, nei primi anni dell’Ottocento, nell’area che poi ha preso il nome di Larderello (Toscana), era stata avviata una piccola industria chimica per estrarre l’acido borico dalle acque calde che sgorgavano naturalmente dal suolo o erano estratte da pozzi poco profondi (Nasini, 1930). L’acido borico era ottenuto facendo evaporare in bollitori metallici le acque calde ricche di boro, usando, come combustibile, il legname ricavato dai boschi vicini. Nel 1827 Francesco Larderel, che nel 1818 aveva assunto la direzione dell’industria, ideò un sistema per sfruttare il calore degli stessi fluidi borici nel processo di estrazione invece di bruciare il legname dei boschi, che si andavano esaurendo rapidamente. Nello stesso periodo si cominciò anche a utilizzare l’energia meccanica del vapore naturale, che venne usato 596 per sollevare l’acqua in semplici sistemi a gas lift e, in seguito, per il funzionamento di pompe e argani impiegati nelle operazioni di perforazione o nell’industria dell’acido borico. L’industria chimica di Larderello detenne, tra il 1850 e il 1875, il monopolio della produzione dell’acido borico in Europa. Nella medesima area, tra il 1910 e il 1940, ebbe inizio, ampliandosi progressivamente, l’utilizzazione del vapore geotermico a bassa pressione per il riscaldamento di edifici residenziali e industriali e di serre. Contemporaneamente, anche in altri paesi si sviluppava l’uso industriale dell’energia geotermica: nel 1892 a Boise (Idaho, Stati Uniti) era inaugurato il primo sistema di riscaldamento urbano; nel 1928 l’Islanda, un altro paese all’avanguardia in Europa nell’utilizzazione di questa fonte energetica, cominciò a sfruttare i fluidi geotermici, soprattutto acqua calda, per il riscaldamento di edifici. Il primo tentativo di produrre elettricità dall’energia geotermica fu realizzato a Larderello il 4 luglio 1904, quando Piero Ginori Conti, subentrato alla famiglia Larderel nella proprietà dell’industria boracifera, avviò un motore, azionato dal vapore geotermico, collegato a una dinamo. La riuscita dell’esperimento segnò l’inizio di una importante forma di utilizzazione del calore terrestre, che si sarebbe diffusa in tutto il mondo. La produzione di elettricità a Larderello fu un successo commerciale, oltre che della tecnica. Nel 1916 la potenza geotermoelettrica installata era già pari a 12.000 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI ENERGIA GEOTERMICA kWe e nel 1942, prima delle distruzioni dovute agli eventi bellici, aveva raggiunto 127.650 kWe . L’esempio italiano fu seguito da numerosi altri paesi. Nel 1919 fu perforato il primo pozzo geotermico in Giappone e, nel 1921, negli Stati Uniti. Nel 1958 un primo impianto geotermoelettrico entrò in esercizio in Nuova Zelanda, nel 1959 in Messico, nel 1960 negli Stati Uniti e negli anni seguenti in molti altri paesi. Utilizzazione attuale dell’energia geotermica Dopo la Seconda Guerra Mondiale, molti paesi furono attratti dall’energia geotermica, considerandola competitiva rispetto ad altre forme di energia. Le nazioni che utilizzano l’energia geotermica per la produzione di elettricità (energia geotermoelettrica) sono attualmente 24 e sono elencate nella tab. 1, che mostra la potenza geotermoelettrica installata nel mondo nel 2005 (8.934 MWe) e, per confronto, nel 1995 (6.833 MWe). Nei paesi in via di sviluppo la potenza geotermoelettrica installata nel 1995 era il 38% di quella mondiale, mentre nel 2005 è stata pari a circa il 48%. In questi paesi l’energia geotermica può svolgere un ruolo significativo nel bilancio energetico nazionale: nel 2002 l’elettricità prodotta da risorse geotermiche rappresentava il 27% dell’elettricità totale prodotta in El Salvador, il 22% nelle Filippine, il 15% in Costa Rica, l’11% in Kenya. I paesi che sfruttano le risorse geotermiche per usi non elettrici (o usi diretti del calore geotermico) sono oggi oltre 70. La potenza installata nel mondo in questo tipo di impianti ammontava nel 2005 a 28.269 MWt e l’energia utilizzata a 273.372 TJ/a. Gli usi non elettrici più diffusi nel mondo, come energia utilizzata, sono rappresentati per il 32% dalle pompe di calore, per il 30% dagli usi balneologici (inclusi balneoterapia e riscaldamento di piscine), per il 20% dal riscaldamento di ambienti (di cui il 77% è rappresentato dal riscaldamento urbano), per il 7,5% dal riscaldamento di serre e di suoli coltivabili, per il 4% da processi industriali a caldo, per il 4% dall’acquacoltura e per circa il 2,5% da numerose forme di utilizzazioni minori, come l’essiccamento di prodotti agricoli, la refrigerazione, il decongelamento di strade (Lund et al., 2005). 6.4.2 Natura delle risorse geotermiche La Terra come motore termico Il gradiente geotermico fornisce la misura dell’aumento della temperatura con la profondità. Sino alle profondità raggiungibili con le moderne tecniche di perforazione, il gradiente geotermico medio è 2,5-3 °C/100 m. Di conseguenza, se la temperatura nei primi metri sotto la superficie (che corrisponde, con buona approssimazione, alla temperatura media annua dell’aria esterna) è 15 °C, si può prevedere che la VOLUME III / NUOVI SVILUPPI: ENERGIA, TRASPORTI, SOSTENIBILITÀ tab. 1. Potenza geotermoelettrica (MWe) installata nel mondo nel 1995 (Huttrer, 2001) e nel 2005 (Bertani, 2005, con modifiche) 1995 2005 Australia 0,17 0,17 Austria – 1,25 Cina 28,78 Costa Rica 55 El Salvador 105 Etiopia Filippine – 1.227 Francia (Guadalupa) 4,2 Germania – Giappone Guatemala Indonesia Islanda 413,705 – 309,75 50 28 162,5 151 7,3 1.931 15 0,23 535 33 797 202 Italia 631,7 Kenya 45 129 753 953 Messico Nicaragua Nuova Zelanda 70 790,5 77,5 286 435 Papua-Nuova Guinea – 6 Portogallo (Azzorre) 5 16 11 79 Russia Stati Uniti 2.816,7 2.564 Thailandia 0,3 0,3 Turchia 20,4 20,4 Totale 6.832,705 8.934,15 temperatura sia 65-75 °C a 2.000 m di profondità, 90-105 °C a 3.000 m e via di seguito per alcune migliaia di metri. Vi sono, tuttavia, vaste regioni nelle quali il valore del gradiente geotermico si allontana sensibilmente da quello medio. Nei grandi bacini sedimentari geologicamente giovani il gradiente geotermico può essere inferiore a 1 °C/100 m, mentre può essere maggiore della media in aree di sollevamento recente. In certe aree geotermiche, il gradiente può raggiungere valori dieci volte superiori alla norma. La differenza di temperatura tra le zone profonde, più calde, e quelle 597 GENERAZIONE ELETTRICA DA FONTI RINNOVABILI superficiali, più fredde, dà origine a un flusso di calore dall’interno verso l’esterno della Terra. Il flusso di calore terrestre medio è 65 mWm⫺2 nelle aree continentali e 101 mWm⫺2 nelle aree oceaniche, con una media ponderale globale pari a 87 mWm⫺2 (Pollack et al., 1993). Questi valori sono basati su 24.774 misurazioni eseguite in 20.201 siti, che coprono circa il 62% della superficie terrestre. Il flusso di calore delle aree non coperte da misurazioni è stato stimato tenendo conto della distribuzione delle unità geologiche. L’aumento della temperatura con la profondità, i vulcani, i geyser, le fumarole, le sorgenti calde sono manifestazioni tangibili e visibili del calore interno del pianeta; questa energia termica è all’origine di fenomeni meno percettibili e tuttavia di tale grandezza che la Terra è stata paragonata a un enorme motore termico. Tali fenomeni, che sono inquadrabili nella teoria della tettonica delle placche, che ha rivoluzionato le conoscenze geologiche del pianeta, risultano anche connessi con le risorse geotermiche. La struttura della Terra consiste di una crosta, con spessore variabile da circa 20-65 km nelle aree continentali a 5-6 km in quelle oceaniche, di un mantello, spesso approssimativamente 2.900 km, e di un nucleo, che ha un raggio di circa 3.470 km (v. ancora fig. 1). Le proprietà fisiche e chimiche di crosta, mantello e nucleo sono variabili. L’involucro esterno del globo, che prende il nome di litosfera e si comporta come un corpo rigido, è formato dalla crosta e dalla parte più esterna del mantello e ha uno spessore che va da meno di 80 km nelle aree oceaniche a più di 200 km in quelle continentali. Sotto la litosfera si trova l’astenosfera, formata dalla parte superiore del mantello, che ha un comportamento meno rigido o più plastico. In altre parole, su scala geologica, ove i tempi si misurano in milioni di anni, l’astenosfera si comporta in modo simile a quello di un fluido molto viscoso. Le differenze di temperatura tra le diverse parti dell’astenosfera danno luogo a moti convettivi che formano vere e proprie celle di convezione. Il loro lentissimo movimento è sostenuto dal calore prodotto dal decadimento degli isotopi radioattivi e da quello che proviene dalle parti profonde. Enormi volumi di materiale profondo, più caldo e meno denso dei materiali sovrastanti, risalgono verso la superficie, mentre il materiale più superficiale, più freddo e più denso, tende a scendere per riscaldarsi e risalire di nuovo. Nelle zone dove è più sottile, e soprattutto nelle aree oceaniche, la litosfera è spinta verso l’alto e fratturata dal materiale parzialmente fuso, che risale dall’astenosfera in corrispondenza dei rami ascendenti delle celle convettive. È questo meccanismo che ha formato, e tuttora forma, le dorsali, che si estendono per oltre 60.000 km sotto gli oceani, emergendo in alcune zone (Islanda) e talvolta insinuandosi tra i continenti, come nel Mar Rosso. Una frazione relativamente piccola di materiale fuso emerge dalla cresta delle dorsali, solidifica e forma nuova crosta oceanica. La maggior parte del materiale che risale dall’astenosfera si divide in due rami, che scorrono in direzioni opposte sotto la litosfera. La continua formazione di nuova crosta e l’effetto di trascinamento dovuto ai flussi che scorrono in direzioni opposte fanno in modo che i fondali oceanici, posti sui due lati delle dorsali, si allontanino l’uno dall’altro. Di conseguenza, la superficie dei fondali oceanici (la litosfera oceanica) tenderebbe ad aumentare se non ci fosse una compensazione dovuta a una riduzione (o assorbimento) della litosfera, di pari entità, in altre parti del pianeta. In effetti, questo avviene nelle zone di subduzione, come quelle presenti lungo i margini dell’Oceano Pacifico, dove la litosfera si immerge sotto la litosfera adiacente e scende nelle zone profonde e molto calde, dove è assimilata dal mantello. Durante la discesa (Press e Siever, 1997), parte del materiale litosferico viene parzialmente fuso e può risalire alla superficie attraverso zona di dorsale medio-oceanica subduzione arc fos fo s nsu sa o lar cea e n oi sa o fossa tettonica stratovulcano ica cea nic a crosta oceanica crosta continentale placca oceanica placca continentale litosfera ra ten e osf as as ten os fer a fig. 2. Sezione schematica, che mostra la dinamica della tettonica delle placche. 598 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI ENERGIA GEOTERMICA Russia Islanda placca nord americana placca eurasiatica Germania Austria Italia USA Azzorre Turchia Giappone Cina Messico Guatemala Guadalupa El Salvador Nicaragua placca di Costa Rica placca africana Cocos placca pacifica Tailandia placca indiana placca sud americana Indonesia placca antartica 2 Papua Nuova Guinea Australia placca australiana 1 placca pacifica Filippine Etiopia Kenya placca di Nazca placca filippina 3 Nuova Zelanda placca antartica 4 fig. 3. Placche tettoniche, dorsali, zone di subduzione, fratture crostali e paesi che producono energia elettrica di origine geotermica. 1, dorsali interrotte da fratture trasversali (faglie trasformi); 2, zone di subduzione, nelle quali la litosfera si immerge nell’astenosfera; 3, fosse tettoniche; 4, grandi fratture crostali. fratture della litosfera (fig. 2), formando vulcani sui margini continentali (come nelle Ande) o negli archi di isole (come in Giappone e nelle Isole Aleutine). Le dorsali, le faglie e le zone di subduzione rappresentano i limiti delle placche litosferiche, di cui sei di grandi dimensioni e numerose altre più piccole. I margini delle placche corrispondono a zone di fragilità e di intensa fratturazione della crosta, caratterizzate da un’elevata sismicità, dalla presenza di vulcani e, a causa della risalita di materiali fusi molto caldi verso la superficie, da un flusso di calore terrestre elevato. Esiste quindi una stretta relazione tra la tettonica delle placche e la distribuzione nel mondo delle risorse geotermiche (Sommaruga e Zan, 1995) soprattutto quelle ad alta temperatura, che sono generalmente ubicate in corrispondenza dei margini delle placche stesse (figg. 3 e 4). Sistemi geotermici Un sistema geotermico può essere definito schematicamente come un «sistema acqueo convettivo che, in uno spazio confinato della parte superiore della crosta terrestre, trasporta calore da una sorgente termica al luogo, generalmente la superficie libera, dove il calore stesso è assorbito (disperso o utilizzato)» (Hochstein, 1990). Esso è formato da tre elementi (fig. 5): la sorgente di calore, il serbatoio e il fluido, che è il mezzo che trasporta il calore. La sorgente di calore può essere una VOLUME III / NUOVI SVILUPPI: ENERGIA, TRASPORTI, SOSTENIBILITÀ intrusione magmatica a temperatura molto alta (⬎600 °C), che si è posizionata a profondità relativamente piccola (5-10 km), oppure, come in alcuni sistemi a bassa temperatura, il normale calore della Terra. Il serbatoio è un complesso di rocce calde permeabili nel quale i fluidi possono circolare assorbendo calore; generalmente è ricoperto da rocce impermeabili e connesso a zone di ricarica superficiali, dalle quali le acque meteoriche possono infiltrarsi e reintegrare, totalmente o parzialmente, i fluidi perduti attraverso vie naturali (per esempio sorgenti o fumarole) o estratti mediante pozzi. Il fluido geotermico, nella maggior parte dei casi, è acqua meteorica in fase liquida o vapore, in funzione della sua temperatura e pressione. Questo fluido spesso trascina con sé sostanze chimiche e gas, come CO2, H2S e altri. Le leggi che regolano la convezione dei fluidi sono alla base del meccanismo dei sistemi geotermici. La fig. 6 descrive questo meccanismo, prendendo a esempio un sistema idrotermale a media temperatura. La convezione si attiva in seguito al riscaldamento e alla conseguente espansione termica del fluido in un campo gravitazionale; il flusso di calore alla base del sistema di circolazione è l’energia che alimenta e muove il sistema. Il fluido caldo e di minor densità tende a salire e a essere sostituito dal fluido più freddo e di densità maggiore, proveniente dai margini del sistema. La convezione, per sua natura, tende a far aumentare la temperatura delle parti 599 GENERAZIONE ELETTRICA DA FONTI RINNOVABILI Cerro Prieto Beowawe Las Tres Virgenes Geysers Brady Steamboat Dixie Valley Soda Stillwater Roosevelt Lake Casa Diablo U S MESSICO A Los Humeros Coso Los Azufres GUATEMALA Salton Sea East Mesa Heber Zunil Amatitlan Berlin NICARAGUA Ahuachapàn San Jacinto EL SALVADOR Momotombo Miravalles USA AMERICA CENTRALE COSTA RICA FILIPPINE INDONESIA Mak-Ban Tiwi Bac-Man FILIPPINE Tongonan ETIOPIA Palinpinon Aluto-Langano Mt. Apo Lahendong Sibayak K E N YA Olkaria I N Salak W. Windu D O N E S I A Kamojang Dieng Darajat AFRICA ORIENTALE Ngawha Krafla I S L A N DA Nesjavellir Kawerau Mokai Wairakei Ohaaki Rotokawa N U O VA Z E L A N DA Svartsengi ISLANDA NUOVA ZELANDA Mori Sumikawa Uenotai Altheim Matsukawa Kakkonda Onikobe AUSTRIA Yanaizu I TA L I A Larderello GIAPPONE Travale Monte Amiata TURCHIA Kizildere Otake Takigami Hatchobaru Ogiri EUROPA MERIDIONALE. GIAPPONE fig. 4. Principali aree geotermiche, con indicati i campi che producono energia geotermoelettrica. 600 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI ENERGIA GEOTERMICA area di ricarica acque fredde meteoriche sorgente calda o soffione pozzo geotermico copertura impermeabile (conduzione) fluidi caldi serbatoio (convezione) flusso di calore (conduzione) roccia impermeabile (conduzione) intrusione magmatica fig. 5. Rappresentazione schematica di un sistema geotermico. temperatura (°C) 0 0 200 A E 400 600 sorgente calda o soffione 0 inizio ebollizione D A 10 °C in superficie E B 3 C 4 F 15 5 B 0 400 800 1.200 ità dens alta a fre permeabili C rocce F cristalline calore calore 7 acqu alda rocce 6 G 20 rocce poco permeabili D bassa densit à 10 acqua c 2 curva 2 profondità (km) profondità (piedi ⫻ 1.000) inizio ebollizione curva 1 5 dda 1 G magma temperatura (°F) fig. 6. Modello di sistema geotermico. La curva 1 è la curva di ebollizione dell’acqua; la curva 2 mostra l’andamento della temperatura del fluido lungo il suo percorso dal punto di ingresso A a quello di uscita E (White, 1973). VOLUME III / NUOVI SVILUPPI: ENERGIA, TRASPORTI, SOSTENIBILITÀ 601 GENERAZIONE ELETTRICA DA FONTI RINNOVABILI alte del sistema, mentre la temperatura delle parti inferiori diminuisce (White, 1973). La sorgente di calore è l’unico dei tre elementi di un sistema geotermico che deve essere naturale, gli altri due elementi possono essere artificiali. Per esempio, i fluidi scaricati da una centrale geotermoelettrica, dopo che ne è stata sfruttata l’energia termica, possono essere immessi di nuovo nel serbatoio da cui erano stati estratti, attraverso appositi pozzi di reiniezione. In questo modo l’alimentazione meteorica naturale del serbatoio è integrata dalla ricarica artificiale. Da diversi anni, inoltre, la reiniezione dei fluidi sfruttati è adottata per ridurre drasticamente l’impatto ambientale degli impianti geotermici. La ricarica artificiale può essere anche un mezzo per riattivare campi geotermici vecchi o esauriti; un esempio è offerto dal campo geotermico di The Geysers (California). In questo campo, uno dei più grandi del mondo, la produzione cominciò a diminuire rapidamente intorno alla fine degli anni Ottanta per scarsità di fluidi nel serbatoio, causata da un eccessivo sfruttamento. Per superare il grave inconveniente, è stato messo in opera un sistema di condotte di circa 60 km in grado di trasportare verso The Geysers 820 l/s di acqua per ricaricare il serbatoio. Questo progetto ha permesso di riattivare alcune centrali elettriche che erano state abbandonate a causa della scarsità di fluidi. Nel Progetto Rocce Calde Secche (HDR, Hot Dry Rock Project), avviato a Los Alamos (Stati Uniti) nei primi anni Settanta, sia il fluido, sia il serbatoio sono artificiali. Attraverso un pozzo perforato appositamente, acqua ad alta pressione viene pompata in una formazione di roccia calda compatta, provocando la sua fratturazione idraulica. L’acqua penetra e circola nelle fratture prodotte artificialmente ed estrae l’energia termica dalle rocce all’intorno, che funzionano come un serbatoio naturale. Il serbatoio viene poi raggiunto da un secondo pozzo usato per estrarne l’acqua, che ha assorbito calore. Questo sistema, quindi, è formato da un pozzo usato per la fratturazione idraulica, attraverso il quale acqua fredda è iniettata nel serbatoio artificiale, e da un pozzo per l’estrazione dell’acqua calda (fig. 7). L’intero sistema, comprendente anche l’impianto di utilizzazione in superficie, forma un circuito chiuso, evitando ogni contatto tra il fluido e l’ambiente esterno (Proceedings […], 1987). Il progetto HDR di Los Alamos, sospeso dopo alcuni anni di esperimenti, ha aperto la strada ad altri progetti, che hanno ricevuto nuovo impulso in seguito al riconoscimento che molte rocce profonde posseggono un certo grado di fratturazione naturale e che le metodologie e le tecnologie applicate devono essere strettamente correlate alle condizioni geologiche locali. Progetti HDR sono stati sviluppati, con vicende alterne legate alla disponibilità di finanziamenti, in Australia, Francia, Germania, Giappone e Regno Unito e, in qualche caso, si avviano verso la fase operativa. 602 fig. 7. Rappresentazione schematica di un sistema geotermico artificiale (Progetto Rocce Calde Secche). Classificazione delle risorse geotermiche Il più comune criterio di classificazione delle risorse geotermiche si basa sull’entalpia dei fluidi che trasferiscono l’energia termica dalle rocce calde profonde alla superficie. L’entalpia, che è tanto più elevata quanto maggiore è la temperatura, è usata per esprimere il contenuto termico dei fluidi e dà un’idea approssimativa del loro valore. Le risorse sono classificate a bassa, media o alta entalpia (temperatura) secondo criteri che si basano sul contenuto di energia dei fluidi e sulle loro forme potenziali di utilizzazione. Risorse a bassa entalpia sono pertanto quelle con temperatura minore di 90 °C, limite inferiore per produrre elettricità con impianti a ciclo binario, risorse a media entalpia quelle con temperatura tra 90 e 150 °C e risorse ad alta entalpia quelle con temperatura superiore a 150 °C, limite inferiore per produrre elettricità con impianti convenzionali. Frequentemente viene fatta una suddivisione tra sistemi geotermici ad acqua dominante e sistemi geotermici a vapore dominante o a vapore secco (White, 1973). Nei sistemi ad acqua dominante, l’acqua liquida è la fase continua, che controlla la pressione nel serbatoio; può ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI ENERGIA GEOTERMICA essere presente vapore, in forma di bolle. I sistemi ad acqua dominante, la cui temperatura può andare da meno di 125 a più di 225 °C, sono i più diffusi nel mondo. Essi possono produrre, in funzione della loro temperatura e pressione, acqua calda, una miscela di acqua e vapore, vapore umido e, in alcuni casi, vapore secco. Nei sistemi a vapore dominante di solito coesistono nel serbatoio acqua liquida e vapore, che è la fase continua e controlla la pressione. Sono sistemi ad alta temperatura e normalmente producono vapore secco o surriscaldato. I sistemi geotermici di questo tipo sono piuttosto rari; i più noti sono Larderello in Italia e The Geysers in California. Un’altra suddivisione dei sistemi geotermici, in dinamici e statici, è basata sullo stato di equilibrio del serbatoio (Nicholson, 1993), che tiene conto della circolazione dei fluidi e dello scambio termico. Nei sistemi dinamici l’acqua ricarica in continuazione il serbatoio, si riscalda ed è poi scaricata in superficie o nel sottosuolo in formazioni rocciose permeabili. Il calore è trasmesso al sistema per conduzione e per effetto della circolazione dei fluidi e comprende sistemi ad alta (T⬎150 °C) e a medio-bassa temperatura (T⬍150 °C). Nei sistemi statici la ricarica del serbatoio è molto ridotta o nulla e lo scambio termico avviene soltanto per conduzione; essi comprendono i sistemi a bassa temperatura e quelli geopressurizzati. Questi ultimi possono formarsi nei grandi bacini sedimentari (per esempio, il Golfo del Messico) a profondità di 3-7 km. I serbatoi geopressurizati sono formati da rocce sedimentarie permeabili, inglobate entro strati impermeabili a bassa conducibilità. Essi contengono acqua calda pressurizzata, che è rimasta intrappolata al momento della deposizione dei sedimenti, la cui pressione è vicina a quella litostatica, superando largamente la pressione idrostatica; possono contenere anche quantità significative di metano. I sistemi geopressurizzati potrebbero produrre energia termica e idraulica (acqua calda ad alta pressione) e gas metano, ma, sino a oggi, ancora non hanno dato luogo a uno sfruttamento industriale. Rinnovabilità e sostenibilità L’energia geotermica è generalmente definita rinnovabile e sostenibile. Il termine rinnovabile si riferisce a una proprietà della sorgente di energia, mentre il termine sostenibile descrive come la risorsa è utilizzata. La ricarica di energia è il fattore critico della rinnovabilità di una risorsa geotermica. Quando si sfrutta un sistema geotermico naturale, la ricarica energetica avviene attraverso l’apporto al sistema di fluidi caldi contemporaneamente (o in tempi comparabili) allo sfruttamento. Questo permette di classificare l’energia geotermica come risorsa energetica rinnovabile. Nel caso delle rocce calde secche e di certi acquiferi caldi in bacini sedimentari (geopressurizzati), la ricarica energetica avviene VOLUME III / NUOVI SVILUPPI: ENERGIA, TRASPORTI, SOSTENIBILITÀ solo per conduzione termica; a causa della lentezza di questo processo, le rocce calde secche e alcuni serbatoi sedimentari dovrebbero essere considerati risorse energetiche limitate (Stefansson, 2000). L’uso sostenibile di una risorsa dipende dalla sua quantità iniziale, dalla velocità con cui si rigenera e da quella con cui si consuma. Ovviamente, l’utilizzazione può essere sostenuta per tutto il tempo che si vuole, purché la risorsa si rigeneri a una velocità pari o superiore a quella con cui viene sfruttata. La locuzione «sviluppo sostenibile» è usata dalla Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo per descrivere lo sviluppo che «soddisfa le necessità della presente generazione senza compromettere le necessità delle generazioni future». In questo quadro, lo sviluppo sostenibile non richiede che tutte le risorse energetiche debbano essere usate in modo completamente sostenibile ma, più semplicemente, che a una data risorsa, che si esaurisce, se ne possa sostituire un’altra in grado di far fronte alle necessità delle generazioni future. Ne segue che un particolare campo geotermico non deve necessariamente essere sfruttato in modo sostenibile. I programmi per realizzare la sostenibilità dell’energia geotermica dovrebbero tendere a raggiungere, e poi sostenere, un certo livello di produzione, a scala nazionale o regionale, sia nel settore elettrico sia in quello dell’uso diretto del calore, per un dato periodo, per esempio 300 anni, mettendo in produzione nuovi sistemi geotermici man mano che altri si esauriscono (Wright, 1998). 6.4.3 Esplorazione geotermica I principali obiettivi dell’esplorazione geotermica sono: a) identificare le aree con risorse geotermiche, valutarne le dimensioni, determinarne il tipo e localizzare le eventuali zone produttive; b) determinare il contenuto termico dei fluidi presenti nel serbatoio; c) identificare le caratteristiche della risorsa potenzialmente negative per l’ambiente; d ) verificare i parametri che potrebbero creare problemi durante lo sfruttamento. Per raggiungere questi obiettivi sono disponibili numerosi metodi e tecnologie, molti dei quali di uso comune e ampiamente sperimentati. Metodi di esplorazione Gli studi geologici e idrogeologici sono il punto di partenza di ogni programma di esplorazione. Il loro scopo principale è quello di definire con dettaglio la posizione e l’estensione delle aree da investigare e di suggerire i metodi di esplorazione più adatti. Essi hanno una grande importanza per tutte le fasi successive della ricerca geotermica, sino alla localizzazione dei pozzi esplorativi e di produzione. Inoltre forniscono le informazioni di base sia per interpretare i dati forniti dagli 603 GENERAZIONE ELETTRICA DA FONTI RINNOVABILI altri metodi di esplorazione, sia per costruire un modello realistico del sistema geotermico e valutare il potenziale della risorsa. La prospezione geochimica (che include la geochimica isotopica) permette di stabilire se un sistema geotermico è ad acqua o a vapore dominante, di prevedere la temperatura minima del serbatoio, di determinare le caratteristiche chimiche del fluido profondo e di individuare l’origine dell’acqua di ricarica. Può fornire inoltre utili informazioni sui problemi che potrebbero verificarsi nella fase di reiniezione e durante l’utilizzazione, come fenomeni di corrosione e incrostazione nei tubi e negli impianti, sull’impatto sull’ambiente e sul modo di evitare o ridurre questi problemi. La prospezione geochimica comporta il campionamento e l’analisi chimica e/o isotopica delle acque e delle manifestazioni geotermiche (sorgenti termali, fumarole, ecc.) che si trovano nell’area in studio (Gandino et al., 1985a; Krauskopf e Bird, 1995). La prospezione geofisica ha lo scopo di ottenere indirettamente, dalla superficie o da intervalli di profondità vicini alla superficie, i parametri fisici delle formazioni geologiche profonde. Questi parametri fisici comprendono la temperatura (prospezione termica), la conducibilità elettrica (prospezioni elettrica ed elettromagnetica), la velocità di propagazione delle onde elastiche (prospezione sismica), la densità (prospezione gravimetrica) e la suscettibilità magnetica (prospezione magnetica). Alcuni metodi, come quelli sismici, gravimetrici e magnetici, che sono di uso normale nella ricerca di idrocarburi, possono fornire molte informazioni su forma, dimensioni, profondità e altre importanti caratteristiche delle strutture geologiche profonde potenzialmente rappresentative di un serbatoio geotermico; tuttavia tali metodi danno scarse indicazioni sulla presenza di fluidi all’interno di queste strutture, che costituiscono l’obiettivo della ricerca geotermica. Informazioni di questo tipo si possono ottenere dalle prospezioni elettriche e magnetotelluriche, che sono tra le più utilizzate nella prospezione geotermica. I metodi termici (misure dirette di temperatura, determinazione del gradiente geotermico e del flusso di calore terrestre) possono dare con buona approssimazione la temperatura della parte superiore del serbatoio geotermico (Gandino et al., 1985b; Zan et al., 1990; Parasnis, 1997). La perforazione dei pozzi esplorativi è la fase finale di ogni programma di esplorazione ed è il solo metodo che permette di definire con certezza le caratteristiche di un serbatoio geotermico e di valutarne il potenziale. I dati forniti dai sondaggi esplorativi hanno lo scopo di verificare le ipotesi e i modelli elaborati con i risultati dell’esplorazione di superficie. Essi inoltre devono confermare che il serbatoio è produttivo e contiene fluidi in quantità adeguata e con caratteristiche adatte all’utilizzazione prevista. 604 6.4.4 Utilizzazione delle risorse geotermiche La produzione di elettricità è la forma di utilizzazione principale e più importante delle risorse geotermiche ad alta temperatura (⬎150 °C). Le risorse a temperatura medio-bassa (⬍150 °C) sono adatte, oltre che alla generazione di elettricità con impianti a ciclo binario, a una molteplicità di altri usi, che vanno dal riscaldamento di ambienti alla refrigerazione, agli usi agricoli, all’acquacoltura, all’impiego nei processi industriali a caldo (fig. 8). Produzione di energia elettrica L’energia elettrica è prodotta in impianti convenzionali o a ciclo binario, secondo le caratteristiche delle risorse geotermiche disponibili. Gli impianti convenzionali richiedono fluidi con una temperatura di almeno 150 °C e sono disponibili nel tipo a contropressione (con scarico diretto nell’atmosfera) e a condensazione. Gli impianti a contropressione sono più semplici e meno costosi. Il vapore, proveniente direttamente dai pozzi, se questi producono vapore secco, oppure dopo separazione della parte liquida, se i pozzi producono vapore umido, passa attraverso la turbina ed è poi scaricato nell’atmosfera (fig. 9). Con questo tipo di impianto il consumo di vapore è 15-25 kilogrammi per kilowattora prodotto e, alla stessa pressione di ingresso in turbina, è circa il doppio di quello di un impianto a condensazione. Gli impianti a contropressione, tuttavia, sono molto utili come impianti pilota, come impianti temporanei collegati a pozzi isolati di portata modesta e per produrre elettricità da pozzi sperimentali durante lo sviluppo di un campo geotermico. Essi sono utilizzati anche quando il vapore ha un contenuto elevato di gas non condensabili (⬎15% in peso). Le unità a contropressione possono essere costruite e installate molto rapidamente e messe in servizio 13-14 mesi dopo la data dell’ordine o poco più. Questi impianti sono generalmente di piccole dimensioni (2,5-5 MWe). Le unità a condensazione (fig. 10) richiedono un maggior numero di impianti ausiliari (condensatori, compressori, torri di refrigerazione), sono più complesse di quelle a contropressione e la loro costruzione e l’installazione, anche per le maggiori dimensioni, richiedono un tempo almeno doppio. Il consumo specifico delle unità a condensazione è, tuttavia, circa la metà di quelle a contropressione (6-10 kilogrammi di vapore per kilowattora prodotto). Sono molto diffusi impianti a condensazione della potenza di 55-60 MWe e recentemente sono state costruite e installate anche unità da 110 MWe. I notevoli progressi realizzati negli ultimi decenni nella tecnologia dei cicli binari hanno reso possibile produrre elettricità sfruttando fluidi geotermici a temperatura medio-bassa e acque calde di scarico emesse dai ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI ENERGIA GEOTERMICA fig. 8. Diagramma di Lindal, che mostra i possibili usi non elettrici dei fluidi geotermici a diverse temperature (Lindal, 1973). acqua vapore saturo °C 180 evaporazione di soluzioni molto concentrate refrigerazione con impianti ad assorbimento ad ammoniaca lisciviazione nell'industria della carta 170 acqua pesante con il processo dell’H2S essiccazione di diatomite 160 essiccazione di alimenti ittici essiccazione di legname 150 140 allumina con il processo Bayer essiccazione rapida di prodotti agricoli inscatolamento di prodotti alimentari 130 evaporazione nella raffinazione dello zucchero estrazione di sali per evaporazione e cristallizzazione 120 produzione di acqua dolce per distillazione effetti multipli dell’evaporazione, concentrazione di soluzioni saline 110 essiccazione e stagionatura di pannelli di aggregato cementizio 100 essiccazione di materiali organici, alghe, erba, verdure, ecc. lavaggio e asciugatura della lana 90 disidratazione dello stoccafisso operazioni veloci di scongelamento 80 riscaldamento di ambienti riscaldamento di serre (riscaldamento dell’aria ambiente) 70 60 refrigerazione (limite minimo di temperatura) allevamento di animali riscaldamento di serre (riscaldamento dell’aria e del terreno) 50 coltivazione di funghi usi balneologici 40 riscaldamento del terreno 30 uso per piscine, processi di biodegradazione e fermentazione acqua tiepida per le attività minerarie durante tutto l’anno nei climi freddi scongelamento 20 acquacoltura separatori nei campi geotermici ad acqua dominante. Gli impianti binari utilizzano un fluido secondario di lavoro, di solito organico (come n-pentano), che ha un basso punto di ebollizione e un’elevata pressione di vapore a bassa temperatura rispetto al vapore acqueo. Il fluido secondario lavora in un ciclo Rankine convenzionale: in uno scambiatore di calore il fluido geotermico cede calore al fluido secondario che si riscalda e poi vaporizza; il vapore prodotto aziona una normale turbina a flusso assiale collegata a un generatore. Il vapore viene successivamente raffreddato e torna allo stato liquido, permettendo al ciclo di ricominciare (fig. 11). Scegliendo opportunamente il fluido secondario, è possibile costruire impianti binari che sfruttano fluidi geotermici con temperature comprese tra 90 e 170 °C. Il limite superiore è imposto dalla stabilità termica dei fluidi organici di lavoro, il limite inferiore da fattori tecnico-economici: VOLUME III / NUOVI SVILUPPI: ENERGIA, TRASPORTI, SOSTENIBILITÀ vapore scarico nell’atmosfera vapore acqua turbo-alternatore separatore pozzo di produzione acqua pozzo di reiniezione fig. 9. Rappresentazione schematica di un impianto a contropressione per la generazione di elettricità. In rosso, il circuito del fluido geotermico. 605 GENERAZIONE ELETTRICA DA FONTI RINNOVABILI turbo-alternatore fig. 10. Rappresentazione schematica di un impianto a condensazione per la generazione di elettricità. In rosso, il circuito del fluido geotermico; in blu, il circuito di raffreddamento. torre di raffreddamento vapore vapore acqua separatore condensatore pozzo di produzione acqua pozzo di reiniezione al di sotto di questa temperatura, gli scambiatori di calore dovrebbero avere una dimensione talmente grande da rendere il progetto non economico. Gli impianti binari operano in circuiti chiusi: né i fluidi di lavoro, né i fluidi geotermici vengono a contatto con l’esterno. Essi sono di solito costruiti in unità modulari, di potenza compresa tra poche centinaia di kilowatt e alcuni megawatt, che possono essere collegate l’una con l’altra in modo da formare impianti della potenza di qualche decina di megawatt. Il loro costo dipende da numerosi fattori, ma soprattutto dalla temperatura del fluido geotermico disponibile, che determina le dimensioni della turbina, degli scambiatori di calore e del sistema di raffreddamento. La dimensione totale dell’impianto influisce poco sul costo specifico, dal momento che più unità modulari standard possono essere collegate in serie per avere la potenza desiderata (ORMAT, 1989; DiPippo, 2004). Negli anni Novanta è stato sviluppato un nuovo sistema binario, il ciclo Kalina, che utilizza come fluido di lavoro una miscela di acqua e ammoniaca. Durante il ciclo, il fluido di lavoro è fatto espandere, in condizioni fig. 11. Rappresentazione schematica di un impianto a ciclo binario per la generazione di elettricità. In rosso, il circuito del fluido geotermico; in verde, il circuito del fluido secondario; in blu, il circuito di raffreddamento. pozzo di reiniezione di surriscaldamento, attraverso una turbina ad alta pressione e poi riscaldato, prima di essere immesso in una turbina a bassa pressione. Dopo la seconda espansione, il vapore saturo passa attraverso un recuperatore di calore e infine condensa in un condensatore raffreddato ad acqua. Gli impianti a ciclo Kalina sembrano avere un rendimento superiore a quello degli impianti binari a fluido organico ma, rispetto a questi, presentano una maggiore complessità costruttiva e di funzionamento (DiPippo, 2004). Un impianto convenzionale e un impianto binario possono essere accoppiati in una centrale a ciclo combinato per massimizzare il rendimento complessivo. In un sistema di questo genere il fluido geotermico prodotto da un serbatoio ad acqua dominante è inviato a un impianto convenzionale del tipo a flash singolo, dove avviene la separazione tra il vapore, che alimenta la turbina dell’impianto, e l’acqua calda, che va allo scambiatore di calore dell’impianto a ciclo binario prima di essere reiniettata nel serbatoio. Nelle centrali a ciclo ibrido il fluido geotermico a medio-bassa temperatura turbo-alternatore torre di raffreddamento scambiatore di calore condensatore pozzo di produzione 606 pompa dell’acqua di raffreddamento pozzo di reiniezione pompa di alimentazione pompa dell’acqua di raffreddamento ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI ENERGIA GEOTERMICA (⬍150 °C) è utilizzato per preriscaldare, attraverso uno scambiatore di calore, un altro fluido (di solito acqua), che è poi vaporizzato con il calore fornito da combustibili fossili o biomasse. Utilizzazione diretta del calore L’utilizzazione diretta del calore dei fluidi geotermici è la forma di sfruttamento dell’energia geotermica più antica, più diversificata e più comune. La balneologia, il riscaldamento urbano e di ambienti, gli usi agricoli, l’acquacoltura e alcuni impieghi in processi industriali sono le utilizzazioni meglio conosciute, ma le pompe di calore sono la forma d’uso più diffusa. Oltre queste, vi sono numerose altre applicazioni del calore geotermico, talvolta inusuali, che vanno dal riscaldamento del manto stradale per evitare la formazione di ghiaccio al trattamento di tessuti, e così via. Il riscaldamento di ambienti e il riscaldamento urbano hanno avuto un grande sviluppo in Islanda, dove nel 2004 sono stati operativi sistemi di riscaldamento geotermico per una potenza di 1.350 MWt; questa forma d’uso è comunque molto diffusa anche in altri paesi europei, negli Stati Uniti, in Cina, in Giappone, ecc. I sistemi di riscaldamento sono quelli convenzionali (radiatori, pannelli radianti, ecc.). I fluidi caldi geotermici sono usati direttamente, se non contengono sostanze corrosive o incrostanti, oppure riscaldano un fluido secondario attraverso scambiatori di calore. Il riscaldamento geotermico di quartieri abitativi richiede un investimento di capitali ingente. I costi maggiori sono quelli iniziali dei pozzi di produzione e di reiniezione, quelli degli impianti ausiliari, della rete di distribuzione e degli impianti integrativi per i periodi di picco. In confronto ai sistemi convenzionali, però, i costi operativi sono apprezzabilmente più bassi e derivano dall’energia per il pompaggio, dalla manutenzione, dal sistema di controllo e dalla direzione tecnica e commerciale. Un fattore critico nel valutare il costo di un sistema di riscaldamento geotermico è la densità del carico termico, vale a dire il rapporto tra la domanda di energia termica e la superficie servita dal sistema. Un’elevata densità del carico termico favorisce la fattibilità economica di un progetto di riscaldamento, perché la rete di distribuzione è costosa. In regioni dove il clima lo permette, sono realizzabili vantaggi economici combinando i sistemi di riscaldamento e raffreddamento degli ambienti. Il fattore di carico di un sistema geotermico combinato riscaldamento/raffreddamento è più alto del fattore di carico di un sistema di solo riscaldamento e, di conseguenza, il prezzo unitario dell’energia diminuisce (Gudmundsson, 1988). Il raffreddamento di ambienti è realizzabile quando impianti ad assorbimento possono essere adattati al funzionamento con i fluidi geotermici disponibili localmente. Questi impianti dispongono di una tecnologia ben collaudata e sono reperibili sul mercato senza difficoltà. VOLUME III / NUOVI SVILUPPI: ENERGIA, TRASPORTI, SOSTENIBILITÀ Essi funzionano seguendo un ciclo che sfrutta il calore invece dell’elettricità come sorgente di energia. Il raffreddamento è ottenuto utilizzando due fluidi: un refrigerante, che circola, evapora (assorbendo calore) e condensa (cedendo calore), e un fluido secondario o assorbente. Per usi a temperatura superiore a 0 °C (soprattutto condizionamento di ambienti e processi industriali), il ciclo utilizza bromuro di litio come assorbente e acqua come refrigerante. Per usi a temperatura inferiore a 0 °C, si adotta un ciclo con l’ammoniaca come refrigerante e l’acqua come assorbente. I fluidi geotermici possono fornire l’energia termica necessaria al funzionamento di questi impianti, il cui rendimento, però, diminuisce con temperature dei fluidi inferiori a 105 °C. Il condizionamento di ambienti (riscaldamento e raffreddamento) con l’energia geotermica si è diffuso notevolmente a partire dagli anni Ottanta, a seguito dell’introduzione nel mercato e della diffusione delle pompe di calore. I diversi sistemi di pompe di calore disponibili permettono di estrarre e utilizzare economicamente l’energia termica contenuta in corpi a bassa temperatura, come terreno, acquiferi poco profondi, masse d’acqua superficiali, ecc. (Sanner et al., 2003; fig. 12). Sistemi con pompe di calore connesse al suolo o a masse d’acqua con temperatura compresa tra 5 e 30 °C sono attualmente presenti in 33 paesi e, nel 2005, la potenza termica totale installata era di 15.384 MWt. serbatoio dell’acqua calda pompa di calore elementi riscaldanti sotto il pavimento scambiatore di calore in pozzo fig. 12. Esempio di sistema di riscaldamento domestico con pompa di calore connessa al terreno (Sanner et al., 2003). 607 GENERAZIONE ELETTRICA DA FONTI RINNOVABILI Gli usi agricoli dei fluidi geotermici riguardano soprattutto il controllo della temperatura di crescita delle piante e comprendono le coltivazioni a cielo aperto e il riscaldamento di serre. L’acqua geotermica può essere usata nelle coltivazioni a cielo aperto per irrigare, in assenza di elementi chimici dannosi per le piante, e/o riscaldare il terreno mediante circolazione di acqua calda in condutture interrate. Nelle coltivazioni a cielo aperto, il controllo della temperatura può consentire di prevenire i danni derivanti dalle basse temperature ambientali, di estendere la stagione di coltivazione, di aumentare la crescita delle piante incrementando la produzione e di sterilizzare il terreno (Barbier e Fanelli, 1977). L’utilizzazione più comune dell’energia geotermica in agricoltura è, comunque, il riscaldamento di serre, che è stato sviluppato su larga scala in molti paesi. La coltivazione di fiori e ortaggi fuori stagione o in climi diversi da quelli originari può essere realizzata con una vasta gamma di tecnologie. Sono disponibili molte soluzioni per avere ottime condizioni di crescita, basate sulla miglior temperatura di sviluppo di ciascuna pianta, sulla quantità di luce, sulla concentrazione di CO2 nell’ambiente della serra, sull’umidità del terreno e dell’aria, sul movimento dell’aria. Il mantenimento della temperatura ottimale nella serra si ottiene controllando la dispersione del calore verso l’esterno e riscaldando l’interno. Per il riscaldamento vi sono sistemi a circolazione forzata d’aria con scambiatori di calore e a circolazione d’acqua calda in varie combinazioni. L’uso dell’energia geotermica per il riscaldamento può ridurre significativamente i costi operativi, che in alcuni casi rappresentano il 35% del fig. 13. Effetti della variazione di temperatura sulla crescita e la produzione animale (Beall e Samuels, 1971). costo dei prodotti (verdure, fiori, piante da appartamento, piantine da sviluppo). La qualità e la quantità di alcuni animali da fattoria e alcune specie acquatiche, così come per i vegetali, possono migliorare se sono cresciuti in ambienti a temperatura controllata (fig. 13). In molti casi le acque geotermiche possono essere sfruttate convenientemente combinando l’allevamento di animali con il riscaldamento di serre. Poiché l’energia richiesta per riscaldare un impianto di allevamento è pari a circa il 50% di quella necessaria a una serra della stessa superficie, è possibile costruire un sistema a cascata nel quale i fluidi geotermici, dopo aver ceduto parte del loro calore alla serra, rilasciano il calore restante a una struttura adiacente dedicata all’allevamento. L’allevamento a temperatura controllata migliora le condizioni sanitarie degli animali; inoltre, i fluidi caldi possono essere utilizzati per pulire, sterilizzare e deumidificare gli ambienti e per trattare i rifiuti. L’acquacoltura, vale a dire l’allevamento controllato di forme di vita acquatiche, si è diffusa a livello mondiale in seguito al notevole ampliamento del mercato ittico. Il controllo della temperatura di crescita per le specie acquatiche è molto più importante che per quelle terrestri (v. ancora fig. 13): mantenendo artificialmente una temperatura ottimale, è possibile allevare specie esotiche, aumentare la produzione e, in qualche caso, raddoppiare il ciclo riproduttivo. Le specie allevate più diffusamente sono: anguilla, branzino, carpa, muggine, pesce gatto, salmone, storione, tilapia, aragosta, gambero, granchio, mitilo e ostrica. L’acquacoltura include anche l’allevamento di rettili (alligatori e coccodrilli), sia come attrazione turistica, sia per il pellame. 100 galline da uova (produzione) pollame (aumento di peso) percentuale di crescita (aumento di peso o produzione) a temperatura ottimale 80 maiali (aumento di peso) 60 latte di mucca (produzione) 40 gamberi (crescita) 20 pesce gatto (aumento di peso) 0 0 10 20 30 40 temperatura (°C) 608 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI ENERGIA GEOTERMICA Un alligatore allevato a una temperatura costante intorno a 30 °C raggiunge una lunghezza di circa 2 m in tre anni, contro 1,2 m in condizioni naturali. L’allevamento delle specie acquatiche generalmente richiede una temperatura compresa tra 20 e 30 °C. Le dimensioni degli impianti sono condizionate dalla temperatura della risorsa geotermica disponibile, dalla temperatura che deve essere mantenuta nella vasca di allevamento e dalle perdite di calore di quest’ultima. Tutto l’intervallo di temperatura dei fluidi geotermici, vapore o acqua, può essere sfruttato in processi industriali. Le diverse possibili forme di utilizzazione comprendono trattamenti a caldo, evaporazione, essiccamento, distillazione, sterilizzazione, lavaggio, decongelamento ed estrazione di sostanze chimiche (v. ancora fig. 8). Tra le applicazioni dirette dell’energia geotermica sono generalmente compresi gli usi balneologici, vale a dire lo sfruttamento delle acque calde in stabilimenti termali e piscine, ampiamente diffuso nel mondo. 6.4.5 Effetti ambientali L’entità degli effetti sull’ambiente prodotti dallo sfruttamento dell’energia geotermica dipende dalla tipologia dell’utilizzazione (Brown e Webster-Brown, 2003). L’uso diretto del calore (usi non elettrici) causa generalmente un impatto ambientale modesto (tab. 2). La produzione di elettricità con impianti a ciclo binario produce effetti tab. 2. Potenziale impatto sull’ambiente degli usi diretti dell’energia geotermica (Lunis e Breckenridge, 1991). B, basso; M, moderato; E, elevato Impatto Probabilità Intensità Inquinamento atmosferico B M Inquinamento delle acque superficiali M M Inquinamento delle acque sotterranee B M Subsidenza B B-M Inquinamento acustico E B-M Esplosione di pozzi B B-M B-M M-E Problemi socio-economici B B Inquinamento chimico o termico B M-E Produzione di residui solidi M M-E Danni all’ambiente culturale o archeologico VOLUME III / NUOVI SVILUPPI: ENERGIA, TRASPORTI, SOSTENIBILITÀ simili a quelli degli usi diretti. L’impatto sull’ambiente è potenzialmente maggiore nel caso di centrali elettriche convenzionali, specialmente per ciò che riguarda la qualità dell’aria, ma può essere, in ogni caso, mantenuto entro limiti tollerabili. Il primo effetto avvertibile sull’ambiente è quello prodotto dalle operazioni di perforazione dei pozzi d’esplorazione e di produzione, che possono modificare la morfologia dell’area e disturbare l’ecosistema; inoltre l’improvvisa fuoriuscita di fluidi (liquidi o gassosi) può inquinare per breve tempo le acque superficiali e l’atmosfera circostanti. L’installazione delle tubazioni per il trasporto dei fluidi geotermici e la costruzione degli impianti di utilizzazione, che costituiscono la fase di sviluppo successiva alla perforazione, sono anch’esse operazioni che possono avere un impatto sulla vita animale e vegetale e sugli aspetti paesaggistici. L’emissione in atmosfera di fluidi geotermici da impianti industriali può avere un impatto ambientale in quanto possono contenere principalmente biossido di carbonio (CO2), solfuro di idrogeno (H2S), ammoniaca (NH3), metano (CH4) e sostanze chimiche disciolte le cui concentrazioni aumentano con la temperatura. L’emissione di acque di scarico è un’altra fonte potenziale di inquinamento. Tali acque, potendo contenere sostanze chimiche disciolte, come cloruro di sodio (NaCl), boro (B), fluoruri, arsenico (Ar) e mercurio (Hg), sono possibile causa di inquinamento se disperse. Pertanto devono essere o trattate o reiniettate nel serbatoio (o entrambe le cose). Alcuni fluidi geotermici, come quelli utilizzati in Islanda per il riscaldamento, sono privi di inquinanti chimici, ma si tratta di casi molto rari. Le acque di scarico degli impianti geotermici hanno, inoltre, una temperatura generalmente superiore a quella dell’ambiente circostante e costituiscono potenziali inquinanti termici. L’inquinamento atmosferico può essere un problema quando si produce elettricità con impianti convenzionali, a causa dei gas (H2S, CO2 e altri) che possono essere presenti, in quantità variabile, nei fluidi geotermici. Si possono adottare, in ogni caso, sistemi efficaci per ridurre l’emissione di questi gas. La quantità di biossido di carbonio rilasciata dagli impianti geotermici è, comunque, inferiore a quella emessa dagli impianti alimentati da combustibili fossili: 13-380 g/kWh di elettricità prodotta nelle centrali geotermiche, in confronto con 1.042 g/kWh nelle centrali a carbone, 906 g/kWh nelle centrali a olio combustibile e 453 g/kWh nelle centrali a gas naturale (Fridleifsson, 2001). L’estrazione di grandi quantità di fluido dal serbatoio geotermico può in alcuni casi generare fenomeni di subsidenza, vale a dire il graduale abbassamento della superficie del suolo. Questo fenomeno può essere prevenuto o ridotto attraverso processi di reiniezione dei fluidi di scarico nel serbatoio geotermico. 609 GENERAZIONE ELETTRICA DA FONTI RINNOVABILI Bibliografia citata Armstead H.C.H. (1983) Geothermal energy. Its past, present and future contributions to the energy needs of man, London, Spon. Barbier E., Fanelli M. 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