Raggi X Sorgenti intense e applicazioni Giancarlo Ruocco Francesco Sette • Le Sorgenti di Raggi X • La Ricerca Scientifica con Raggi X da Sincrotrone Le Sorgenti di Raggi X La radiazione elettromagnetica e’ strumento di indiscutibile importanza per studiare il mondo che ci circonda – un mondo costituito da atomi i quali sono il risultato dell’equilibrio di forze elettromagnetiche intra-atomiche tra particelle cariche (elettroni e protoni) e che si legano stabilmente tra loro (legame chimico) grazie ancora all’equilibrio di forze elettromagnetiche inter-atomiche. L’uso di onde elettromagnetiche con lunghezze d’onda che vanno ben al di là del piccolo intervallo corrispondente alla luce visibile ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo della scienza moderna. La spettroscopia atomica e molecolare, vale a dire lo studio delle lunghezze d’onda caratteristiche emesse e/o assorbite dalla materia allo stato gassoso, e’ stata cruciale, per esempio, sia nello stabilire le leggi della meccanica quantistica sia nel fornire informazioni altrimenti inaccessibili sulla composizione dei corpi celesti. La scoperta dei raggi X, effettuata da W. C. Rontgen nel 1895, seguita dalla dimostrazione che i raggi X vengono diffratti da parte della materia condensata, dovuta Von Laue ed altri a partire dal 1911, hanno gettato le fondamenta della cristallografia. Questa e’ la tecnica oggi comunemente utilizzata per determinare la struttura atomica dei cristalli, cioè per determinare la disposizione degli atomi nello spazio. In generale lo studio della struttura della materia effettuata con radiazione elettromagnetica di una data lunghezza d’onda può fornire informazioni con una risoluzione spaziale confrontabile con la lunghezza d’onda stessa: quindi, se si vuole giungere alla comprensione della struttura della materia su una scala di lunghezze comparabile con la dimensione degli atomi e’ necessario utilizzare radiazione elettromagnetica con lunghezze d’onda di circa 0.1 nm, i raggi X. Franklin e Wilkins utilizzarono i raggi X per misurare la diffrazione da un cristallo di DNA, informazioni queste che permisero a Watson e Creek, nel 1953, di identificare la struttura a doppia elica del DNA stesso. Questo e’ probabilmente il più importante risultato ottenuto sino ad oggi nel campo della cristallografia. In sintesi, l’utilizzo delle onde elettromagnetiche in esperimenti di diffrazione e di 1 spettroscopia permettono uno studio approfondito della materia fornendo informazione diretta sulle proprietà strutturali e dinamiche degli elettroni e degli atomi che costituiscono la natura intorno a noi. Non pertanto e’ sorprendente che, nel corso del XX secolo, gli scienziati abbiano cercato di ottenere sorgenti di radiazione elettromagnetica sempre più efficienti e con gamma di frequenze sempre più ampia . Figura 1. Rappresentazione schematica dello spettro elettromagnetico. Per ottenere informazioni sulla struttura delle materia alla scala atomica e/o molecolare (10-10 m) e’ necessario utilizzare i raggi X. L’invenzione del Laser ha messo a disposizione dei ricercatori una sorgente straordinariamente efficiente di radiazione elettromagnetica in una regione dello spettro che va dal medio infrarosso al vicino ultravioletto, con particolare efficienza nella regione visibile. Grazie ai Laser sono state effettuate importanti scoperte scientifiche e numerose sono state le applicazioni pratiche: dalle comunicazioni in fibra ottica, alla lettura dei codici a barra, dalla manifattura metalmeccanica e tessile alla utilizzazione in campo medico, etc. Una sorgente laser é tuttavia strettamente monocromatica. Desiderando poter scegliere una sorgente elettromagnetica di lunghezza d’onda arbitraria in un intervallo spettrale molto più ampio, capace di spaziare non solo sull’infrarosso e sul visibile, ma anche sull’intero ultravioletto e sui raggi X sino a lunghezze d’onda molto piccole (sino a 0.05 nm, un decimillesimo della lunghezza d’onda della 2 luce visibile verde che e’ pari a 500 nm), la sorgente con la più grande intensità per intervallo di lunghezza d’onda e collimazione attualmente disponibile é la “luce di sincrotrone”. La luce di sincrotrone é la radiazione elettromagnetica emessa da un pacchetto di elettroni in moto a velocità relativistiche (velocità prossime a quella della luce) quando viene deflesso dalla sua traiettoria rettilinea tramite un campo elettro-magnetico esterno. La deviazione dalla traiettoria rettilinea implica una accelerazione non nulla degli elettroni ed é noto che una carica elettrica accelerata emette radiazione elettromagnetica: questo é il principio fisico alla base del fenomeno della radiazione di sincrotrone. Un fenomeno di questo tipo avviene, per esempio, nel caso delle emissione delle onde radio (radiazione elettromagnetica di lunghezza d’onda dell’ordine dei metri). Le onde radio sono prodotte in un antenna (un conduttore metallico) tramite una corrente elettrica oscillante –una corrente elettrica oscillante implica accelerazioni e decelerazioni delle cariche in mote nel condutture. Le lunghezze d’onda emesse sono tanto più corte quanto più elevata e’ la frequenza della corrente. In linea di principio aumentando la frequenza di oscillazione degli elettroni la lunghezza d’onda continuerà ad aumentare fino a raggiungere eventualmente i raggi X e oltre: questa é la luce di sincrotrone. In realtà questo processo non può avvenire all’interno di un conduttore in quanto la velocità che raggiungerebbero gli elettroni in questo processo sarebbero troppo elevate, e gli urti tra questi elettroni di conduzione e gli atomi che compongono il conduttore stesso produrrebbero rapidamente la fusione del materiale. Questo problema é brillantemente risolto facendo circolare gli elettroni nel vuoto di appositi tubi, intorno ai quali viene prodotto un campo elettromagnetico esterno con lo scopo di controllare l’accelerazione e la traiettoria del fascio di elettroni. Il processo di produzione di “luce di sincrotrone” avviene in appositi acceleratori circolari (anelli si accumulazione) chiamati generalmente con il 3 termine leggermente improprio di “sincrotroni”. In questi anelli1, gli elettroni vengono portati alle velocità desiderate utilizzando delle cavità acceleratrici, dette cavità a radio-frequenza, vengono deviati dalla loro traiettoria rettilinea mediante campi magnetici statici, detti dipoli, e vengono focheggiati e mantenuti presso la loro orbita ideale utilizzando campi magnetici statici focheggianti, detti quadrupoli e/o esapoli magnetici. Le cavità a radiofrequenza dopo una certa porzione dell’orbita circolare riforniscono gli elettroni dell’energia persa durante il processo di emissione di radiazione di sincrotrone. Figura 2. Ogni punto rosso rappresenta una sorgente di luce di sincrotrone attualmente in operazione, o in fase di costruzione. Si nota l’accumulo delle sorgenti nelle tre aree scientificamente più sviluppate, USA, Europa e Giappone. Questi anelli hanno diametri che variano dalla decina fino alle svariate centinaia di metri. Anche se questi acceleratori hanno grandi dimensioni e costi elevati, attualmente nel mondo ne sono operativi circa cinquanta, quasi tutti al solo scopo di produrre radiazione elettromagnetica per fini di ricerca scientifica. Tipicamente tanto pi Questi anelli hanno diametri che variano dalla decina fino alle svariate centinaia di metri. Anche se questi acceleratori hanno grandi dimensioni e costi elevati, attualmente nel mondo ne sono operativi circa cinquanta, quasi tutti al solo scopo di produrre radiazione elettromagnetica per fini di ricerca scientifica. Tipicamente tanto più é elevata l’energia degli 1 Il termine anello e’ leggermente improprio. I moderni sincrotroni sono costituiti da un susseguirsi di sezioni diritte e di sezioni curve che raccordano le sezioni diritte. L’aspetto generale e’ più simile ad un poligono con un grande numero di lati e con spigoli “smussati”. 4 elettroni tanto più grande é il corrispondente anello. I tre anelli più grandi – e quindi più efficienti nei raggi X – hanno una circonferenza di circa un chilometro e si trovano a Grenoble - Francia (European Synchrotron Radiation Facility, ESRF, con elettroni che circolano ad una energia di 6 GeV) Chicago – USA (Advanced Photon Source, APS, 7 GeV) e a Tsukuba – Giappone (Super Ring 8, SpRing8, 8 GeV). Un quarto é in via di realizzazione ad Amburgo – Germania (PETRA III, 6 GeV). Gli scienziati hanno grande interesse allo sviluppo di tali sorgenti di luce. Il parametro che si cerca di ottimizzare é la brillanza, o luminosità spettrale, quantità questa che costituisce la figura di merito per molte applicazioni sperimentali. La brillanza corrisponde al numero di fotoni emessi dalla sorgente nell’unita’ di tempo, nell’unita’ di angolo solido, per unità di superficie della sorgente e per unità di larghezza di banda intorno alla lunghezza d’onda (o all’energia corrispondente) della radiazione considerata. Le unità di misura che sono usualmente utilizzate per esprimere la brillanza sono photons/s/mm2/mrad2/0.1%BW. Dove 0.1%BW denota una larghezza di banda di 10-3 Eo centrata intorno all’energia Eo considerata (BW sta per Band Width o larghezza di banda). Si capisce da tale definizione che la brillanza non considera unicamente il flusso di fotoni (fotoni al secondo per una data larghezza di banda) ma anche la loro densità nello spazio della fasi, vale a dire che fotoni emessi da una piccola area con un alto grado di collimazione direzionale saranno più facilmente “utilizzabili”, sarà cioè più facile focheggiarli, renderli monocromatici e trasportarli, processi che avvengono nelle cosiddette “linee di luce”, fino al luogo ove avrà luogo l’esperimento vero e proprio. Con riferimento alle sorgenti di raggi X, il periodo che va dalla loro scoperta (circa 1900) al 1960 e’ marcato da sorgenti con Brillanza dell’ordine di 106-107 photons/s/mm2/mrad2/0.1%BW, e questo valore ha limitato –nella prima metà del XX secolo- il campo di applicazione e la ricerca basata sull’utilizzo della radiazione di sincrotrone in generale e dei raggi X in particolare. 5 Dalla scoperta della emissione di luce di sincrotrone da un fascio di elettroni relativistici, effettuata da un gruppo di ricercatori della General Electrics nel 1947, la brillanza delle sorgenti di radiazione di sincrotrone si e’ sviluppata con un ritmo formidabile, e in media, durante gli ultimi trenta anni si é riusciti ad avere un aumento medio di tre ordini di grandezza ogni dieci anni per raggiungere i valori attuali di circa 1021 ~ 1022 photons/s/mm2/mrad2/0.1%BW. Figura 3. Crescita della brillanza (media per i sincrotroni e di picco per i free electron lasers) con il trascorrere degli anni. E’ anche indicata la crescita prevista con l’avvento dei FEL di quarta generazione. I primi tentativi per una utilizzazione sistematica degli anelli di accumulazione come sorgenti di fotoni per esperimenti scientifici risale agli anni ‘60. A quel tempo, alcuni anelli di accumulazione di elettroni, progettati e costruiti per studi di fisica nucleare e sub-nucleare, iniziarono ad essere utilizzati in modo “parassita”, vale a dire che il tempo in cui l’acceleratore non veniva utilizzato per l’esperimento di fisica delle alte energie per cui era stato costruito, lo stesso veniva utilizzato come sorgente di fotoni per esperimenti in fisica atomica, molecolare e dello stato solido. Queste macchine sono oggi ricordate come “sorgenti di luce di prima generazione”, tra queste si ricordano l’acceleratore ADONE a Frascati (I), DCI a Orsay (F), DORIS ad Amburgo (D), NINA a Daresbury (UK), e SPEAR a Stanford (USA). I risultati sperimentali 6 ottenuti con questi acceleratori, seppur utilizzati a tempo parziale, furono così interessanti e promettenti da stimolare la costruzione di acceleratori disegnati, ottimizzati e completamente dedicati alla produzione di radiazione elettromagnetica e, in particolare, di raggi X. Esempi di questa “macchine di seconda generazione” sono l’acceleratore BESSY a Berlino (D), il VUV e l’X-ray Ring del National Synchrotron Light Source a Brookhaven (USA), il SuperAco a Orsay (F), SPEAR2 a Stanford (USA), e la Photon Factory a Tsukuba (J). Negli anni ‘90 iniziò a funzionare una nuova generazione di acceleratori. Queste sorgenti di luce di sincrotrone di “terza generazione” sono caratterizzate da una brillanza ulteriormente aumentata grazie ai progressi teorici e tecnologici nella fisica degli anelli di accumulazione. Ma il vero nuovo grande guadagno in brillanza si é avuto dall’utilizzazione di routine di strutture magnetiche periodiche, dette wiggler e ondulatori, le quali si sono cominciate a sviluppare come possibili nuove sorgenti di radiazione nelle macchine di seconda generazione, ma hanno visto piena applicazione nelle macchine di terza generazione. Queste strutture magnetiche hanno permesso un ulteriore aumento della brillanza di diversi ordini di grandezza. Infatti, mentre negli anelli di prima e seconda generazione la luce di sincrotrone utilizzata dagli sperimentatori é quella generata nei magneti curvanti dipoli che impongono all’elettrone di seguire una traiettoria circolare (o un arco di traiettoria circolare), la radiazione utilizzata nelle macchine di terza generazione e quella generata dagli ondulatori e wiggler, che sono strutture magnetiche realizzate con un sequenza di molti dipoli identici e disposti uno dopo l’altro con orientazione alternata. Questi dispositivi, lunghi tipicamente da 2 a 5 metri, contengono tipicamente una sequenza di 100~200 dipoli identici, con ogni singolo dipolo realizzato con magneti permanenti e lungo qualche centimetro, costituiscono strutture magnetiche lineari periodiche che vengono inserite nelle sezioni dritte dell’acceleratore: vale a dire sezioni dritte create ad-hoc fra due dipoli curvanti dell’anello. Tali dispositivi inducono una forza magnetica periodica sugli elettroni, la quale modifica la traiettoria rettilinea degli elettroni e impone un movimento ondulatorio, producendo quindi un gran numero di curve intorno alla traiettoria rettilinea media: ciascuna di tali curve, alle quali 7 e’ associata una forte accelerazione degli elettroni circolanti, produce un intenso lampo di radiazione. Il fattore di aumento della brillanza, rispetto alla emissione di un singolo magnete curvante, può raggiungere il valore N2, dove N e’ il numero di curve imposte alla traiettoria degli elettroni. Nella Figura 4 e’ schematizzata la differenza fondamentale tra l’emissione di luce di sincrotrone da dipolo o magnete curvante e quella da ondulatore e wiggler. A B Pacchetto di elettroni Pacchetto di elettroni Radiazione di sincrotrone Radiazione di sincrotrone Figura 4. Schematizzazione dell’orbita di un pacchetto di elettroni all’interno degli elementi magnetici posti negli anelli di accumulazione. A) Magnete curvante. L’orbita degli elettroni che passano in un regione di spazio con campo magnetico costante diretto ortogonalmente alla loro direzione di moto, come dettata dalla forza di Lorentz, e’ deviata dal cammino rettilineo. L’accelerazione, che implica la variazione di direzione della velocità degli elettroni, e’ in questo caso diretta verso il centro dell’anello e produce una emissione di fotoni in direzione tangenziale rispetto all’orbita degli elettroni stessi. B) Ondulatore e Wiggler. L’emissione di radiazione avviene con un meccanismo del tutto simile al precedente, ma in questo caso gli elettroni sono forzati a compiere una traiettoria sinosuidale da un campo magnetico che cambia di segno periodicamente. La differenza tra l’ondulatore e il wiggler e’ determinata dall’intensità del campo magnetico del singolo dipolo: 1) si parla di wiggler se l’intensità del campo magnetico del dipolo é elevata ed infatti simile a quella che tipicamente sia ha in un magnete curvante (dell’ordine del Tesla). In questo caso lo spettro della radiazione emessa é praticamente “bianco” si estende cioè in modo continuo dalle grandi lunghezze d’onda (infrarosso) fino ad una a lunghezza d’onda critica il cui valore e determinato dall’energia degli elettroni e dal valore del campo magnetico del wiggler (raggiunge facilmente i 100 keV nei moderni strumenti). L’intensità’ dello spettro di radiazione di un wiggler di N dipoli é uguale alla somma incoerente (N volte) dello spettro di radiazione singolo dipolo. di un 2) Si parla di ondulatore se il campo magnetico del singolo 8 dipolo e’ determinato in modo tale da imporre agli elettroni una traiettoria per cui il campo elettromagnetico generato in una data curva e’ in fase con quello emesso nella curva successiva. Questa condizione é realizzata con campi magnetici notevolmente meno elevati che nel caso del wiggler (tipicamente circa 0.1 Tesla) e, ovviamente vale solo per alcune specifiche lunghezze d’onda. Il vantaggiosi di questa configurazione di campo magnetico e’ che la radiazione emessa ad ogni curvatura della traiettoria interferisce coerentemente con quella emessa nelle curvature precedenti e successive, dando luogo a uno spettro formato da armoniche corrispondenti alla somma coerente delle intensità dei lampi di luce emessi ad ogni curvatura della traiettoria. In questo caso lo spettro non é piú piatto ma caratterizzato da un susseguirsi di righe (armoniche) con intensità proporzionale al quadrato del numero di dipoli. Figura 5. Spettro della radiazione emessa da un wiggler (linea verde) e da due tipici ondulatori (curve rossa e blu) con periodo magnetico di lunghezza e intensità differenti (34 e 23 mm) in operazione all’ESRF. Nella figura 5 si riporta a titolo di esempio lo spettro di radiazione di un wiggler e di due tipici ondulatori con periodo magnetico di lunghezza e intensità differenti (34 e 23 mm) in operazione all’ESRF. Il wiggler permette di coprire 9 una regione moto ampia dello spettro, mentre gli ondulatori permettono di ottenere brillanze molto piú elevate che nel caso dei wiggler, ma in una regione spettrale notevolmente ridotta. Esempi di sorgenti di terza generazione attualmente in funzione sono l’European Synchrotron Radiation Facility (ESRF) a Grenoble (F), la prima sorgente di questa generazione ad essere operativa, l’Advanced Light Source (ALS) a Berkley (USA), Elettra a Trieste (I), BESSY II a Berlino (D), Max-II a Lund (S), l’Advanced Photon Source (APS) ad Argonne (USA), Spring8 in Giappone (J), lo Swiss Light Source (SLS) a Villingen (CH). Molte altre sorgenti sono in costruzione, quali Diamond a Oxford (UK), Soleil a Orsay (F), ALBA a Barcellona (E), e PETRA III ad Amburgo (D). Una caratteristica degli anelli di accumulazione utilizzati come sorgente di luce di sincrotrone e’ che gli stessi elettroni girano per ore ed ore, passando centinaia di migliaia ed anche milioni di volte al secondo attraverso gli stessi ondulatori e dipoli. Le cavità a radiofrequenza nell’anello restituiscono l’energia persa dagli elettroni per irraggiamento (essi generalmente irradiano circa lo 0,1% della loro energia ad ogni giro) così da permettergli di girare con energia praticamente costante. Ogni volta che un elettrone emette un fotone, un processo di tipo quantistico e quindi probabilistico, effetti di rinculo perturbano il suo stato di moto e la sua posizione. Questa moltitudine di perturbazioni casuali che si verificano ad ogni perturbazione dello stato di moto dell’elettrone determinano un limite superiore alla brillanza che la struttura magnetica dell’anello può imporre agli elettroni, in altri termini questi processi impediscono che il volume dello spazio delle fasi occupato dagli elettroni possa essere ridotto al di sotto di un certo limite, e questo a sua volta impone un limite al valore massimo alla brillanza delle sorgenti di fotoni basate su anelli di accumulazione, vale a dire su acceleratori dove gli elettroni vengono immagazzinati e fatti circolare quasi indefinitivamente nell’anello. Un’attenta analisi quantitativa mostra che non e’ possibile aumentare sostanzialmente la brillanza di un anello di accumulazione al di sopra dei valori attualmente 10 ottenuti nelle macchine di terza generazione. La ricerca di sorgenti di raggi X di con valori di brillanza ancora superiori agli attuali si sta sviluppando allontanandosi dall’uso di anelli di accumulazione e dirigendosi verso acceleratori in cui gli elettroni passano nelle strutture magnetiche poche o al limite una sola volta. In questo caso i limiti imposti dalle condizioni di ricircolo del fascio non sono piú rilevanti in quanto ogni impulso di luce corrisponde a un nuovo fascio di elettroni. In queste nuove macchine in fase di studio (quarta generazione) si cerca di realizzare una emissione coerente da parte dei vari elettroni costituenti il singolo pacchetto, portando ad una brillanza che e’ proporzionale al quadrato del numero di elettroni circolanti, e non direttamente proporzionale come nel caso di macchine di generazione inferiore, dove ogni elettrone emette indipendentemente (incoerentemente) dagli altri. In altri termini, mentre la luce di sincrotrone emessa da M accumulazione nel passare elettroni circolanti in un anello di attraverso un ondulatore di N periodi é proporzionale a MN2, essa può essere resa proporzionale a M2N2 in un acceleratore lineare se la densità di elettroni e’ sufficientemente elevata. Considerando che, teoricamente, si dovrebbe riuscire a realizzare condizioni di emissione coerente in pacchetti contenenti fino a 107-109 elettroni, ci si aspetta un’enorme incremento di brillanza rispetto ai valori attuali. Lo sviluppo di tali sorgenti, dette di quarta generazione, e’ all’ordine del giorno nel primo decennio del XXI secolo. Si comprende anche perché ci si riferisce a queste sorgenti rivoluzionarie come a dei Laser a Elettroni Liberi nei raggi X (X-ray Free Electron Laser o XFEL) in quanto l’emissione di luce e’ legata in modo coerente sia al numero elettroni che al numero di fotoni presenti nella “cavità” che in questo caso é l’ondulatore. Il riferimento esplicito al processo Laser é leggermente improprio in quanto non si produce –come nei veri Laser- una inversione di popolazione di livelli, ma va accettato in relazione al fatto che , come nei laser, si verifica un processo di emissione coerente di luce, di sincrotrone in questo caso. 11 La Ricerca Scientifica con Raggi-X da Sincrotrone Introduzione I raggi X prodotti da anelli di accumulazione di elettroni trovano applicazione in un vasto campo di studi scientifici. Al giorno d’oggi la luce di Sincrotrone è divenuta uno strumento essenziale per le ricerche in archeologia, biologia, chimica, scienza dei materiali, medicina, paleontologia, fisica e molte altre discipline scientifiche. Questo è in gran parte dovuto alla combinazione di varie importanti caratteristiche delle sorgenti, quali la loro brillanza alle lunghezze d’onda dei raggi X, la loro stabilità, l’ampio spettro di energia accessibile, le caratteristiche di polarizzazione della radiazione e l’affidabilità del complesso dell’acceleratore nel suo insieme. La ricerca scientifica basata su luce di sincrotrone deve molto del suo successo all’impatto che ha avuto, e che si prevede abbia in misura ancora maggiore nel prossimo futuro, sulla scienza dei materiali considerata in una accezione molto ampia. Alcuni esempi delle “sfide” che i ricercatori stanno affrontando all’inizio del XXI secolo in questo settore sono illustrati nel seguito. Si tratta di specifici sotto-settori della scienza dei materiali, in particolare: 1) di grande risonanza sono le ricerche relative alle nano-scienze e alle nano-tecnologie, 2) gli esperimenti cosiddetti di pump-and-probe e, più in generale, degli studi risolti in tempo, 3) la scienza in condizioni “estreme”, con riferimento a variabili termodinamiche quali la pressione, la temperatura e a campi magnetici ed elettrici, 4) la biologia strutturale e funzionale, 5) le ricerche nel campo della materia soffice, 6) e lo sviluppo della microscopia tri-dimensionale, eventualmente risolta in tempo, con raggi X alla quale ci si riferisce in termini generali come X Ray Imaging. Questi campi di ricerca sono di grande interesse scientifico, sia fondamentale che applicativo, per l’impatto che hanno nello studio e caratterizzazione di nuovi materiali, sullo sviluppo di nuove componenti elettroniche e magnetiche, nelle scienze legate alla produzione di 12 energia, negli studi di biologia e il loro impatto in campo medico, nella scoperta e realizzazione di nuove strutture organizzate in gerarchie funzionali, nella possibilità di studi non distruttivi in campi emergenti legati all’ambiente naturale, ai prodotti umani con interessi culturali, a situazioni nelle quali i campioni da studiare sono spesso unici (materiali stellari o di interesse paleontologico), e via dicendo. Figura 6. La figura ha come scopo quello di far percepire al lettore la vastità delle possibili applicazioni della ricerca con raggi X da luce di sincrotrone. Si determina con risoluzione atomica la struttura di macromolecole -quali le proteine- con svariati milioni di atomi in posizioni non equivalenti e che sono rilevanti in biologia e nella scienza della vita. Si iniziano protocolli per l’utilizzare I raggi X da sincrotrone per curare malattie dell’uomo dove le sorgenti di radiazione convenzionali non sono sufficientemente ‘brillanti”, e si spera di poter presto grazie a questo tipo di sorgenti nuovi programmi medici specialistici. Si può determinare la struttura atomica, chimica, includendo gli stress locali e i gradienti di concentrazione, di nanostrutture. Si può identificare la mappa dello stress di materiali sottoposti a specifiche situazioni funzionali quali per esempio gli stress residui in materiali simili saldati fra loro, l’usura delle rotaie dei treni, di ali di aereo o di componenti all’interno di un motore – tutto ciò allo scopo di comprendere e prevenire usure e rotture di componenti critici. Si determina la struttura tridimensionale di materiali in modo non distruttivo e con enfasi su particolari aspetti quali una particolare specie chimica presente nel sistema (chemical mapping), o la distribuzione di elementi magnetici (magnetic mapping). Si studiano nel dettaglio processi di formazione del legame chimico fra specie diverse sia su superfici che all’interno di solidi, liquidi e gas, o all’interfaccia fra due materiali diversi. Questa ricchezza di campi applicativi e’ schematizzato nella figura 6, nella quale si riportano esempi caratteristici del tipo di ricerca che viene svolta 13 oggigiorno nei Laboratori di Luce di Sincrotrone. Nel seguito sono riportati alcuni esempi di attività che si prevede caratterizzeranno la ricerca con i raggi X nel periodo 2010-2020. Nano-scienze e Nano-tecnologie I raggi X sono uno strumento essenziale per la ricerca strutturale e dinamica dei materiali, da dimensioni macroscopiche (millimetri) fino ad arrivare al livello molecolare (decimi di nanometro). L’ottimizzazione di tutte le componenti delle sorgenti e dell’ottica per il condizionamento del fascio di raggi X permette oggi di ottenere fasci di raggi-X con dimensioni trasversali inferiori a 20 nanometri, rendendo possibile la ricerca in nuove aree scientifiche come, per esempio, interdisciplinare gli innovativi dei nano-materiali materiali “progettati”, soffici/biologici, e la dei fertile area componenti elettronici/spintronici a scala nanometrica. I materiali innovativi in genere, siano essi di origine naturale o progettati e realizzati dall’uomo, hanno proprietà che quasi sempre dipendono dalla specifica gerarchia dei componenti chimici, organizzati su differenti scale di lunghezza. Quindi la comprensione di una funzione macroscopica, e ancor più la sua progettazione, richiede una conoscenza della struttura microscopica e della dinamica a tutte le scale di lunghezza fino al livello molecolare ed atomico. Questa è una particolarità importante per lo studio della struttura di materiali compositi, polimeri, ceramiche, geo-materiali, materiali strutturali e funzionali, materiali smart e materiali bio-compatibili. Queste ricerche devono essere effettuate in situ, studiando i comportamenti specifici di questi materiali come le trasformazioni di fase, la dinamica, le reazioni, le condizioni di produzione, la deformazione e il danno, e, non ultime, le conseguenze ambientali del loro uso e della loro realizzazione. 14 La ricerca di base e applicata sullo studio dei materiali è un’area cruciale per lo sviluppo della nostra società in quanto essa sostiene il progresso tecnologico e la competitività economica e industriale del XXI secolo. In vista di questi obiettivi e’ particolarmente grave l’attuale insufficienza di strumenti analitici e i limiti imposti dalla tecnologia, fatti questi che dimostrano la nostra scarsa conoscenza della relazione intercorrente tra la “funzione macroscopica” e la sua origine microscopica, a livello atomico/molecolare. Queste limitazioni sono mostrate, per esempio, dal fatto che siamo ancora molto lontani dal realizzare artificialmente copie efficienti di materiali naturali complessi come le ossa o il legno. Le Nano-tecnologie stanno iniziando a fornire gli strumenti per un assemblaggio di base dei materiali complessi. Si pensa che questa tecnologia alla fine sostituirà l’intera strategia usata finora dall’industria elettronica per la realizzazione di componenti elettronici e, per esempio, permetterà di realizzare circuiti integrati a più alta densità di riempimento. Il progresso di questi sviluppi implica la necessità di affiancare a quelli che gia’ esistono a scala di lunghezza maggiore nuovi strumenti nano-analitici. Le tecniche tradizionali attualmente disponibili sono basate su sonde elettroniche oppure su altre tecniche con sonda a scansione che hanno il serio problema di non essere sensibili a grandi volumi. La disponibilità di micro e nano sonde di radiazioni del sincrotrone ora rendono possibili uniche capacità in situ, la possibilità cioè di studiare i materiali nano strutturati senza alterare le proprietà del device in esame. Tecniche analitiche basate sulla radiazione di sincrotrone (la diffrazione, la formazione di immagini e la spettro-microscopia) giocano un importante ruolo offrendo informazioni strutturali tri-dimensionali che sono sia risolte in tempo sia chimicamente selettive. Le linee di luce specializzate allo scopo attualmente hanno, come detto, capacità di focalizzare il fascio di raggi X su scala sub-micrometrica, ma si può prevedere in breve tempo una dimensione focale nella regione compresa tra 2 15 e 10 nm. Ciò fornisce la stimolante opportunità di studiare singole unità biologiche funzionali tramite tecniche di formazione di immagini, si può cioè ricostruire la distribuzione spaziale degli atomi in una singola macromolecola di dimensione inferiore a 10 nanometri. Una maggiore focalizzazione dei fasci di fotoni usati per tecniche tomografiche, come la tomografia a fluorescenza, avrà un impatto enorme negli studi di biologia cellulare. Sarà possibile seguire nel tempo la traccia di opportuni elementi sonda (ioni metallici) all’interno di cellule “vive” e di componenti sottocellulari con risoluzione nanometrica. Fatto questo che presenta un rilevante avanzamento tecnico in confronto alle tecniche ex-situ elettroniche attualmente in uso. Tecniche di tomografia potranno anche affrontare il problema della distribuzione dei cromosomi nei nuclei cellulari e permetteranno la caratterizzazione dei “territori” all’interno del nucleo cellulare che si pensa siano collegati alla trascrizione del RNA. Il raggiungimento di dimensioni di focalizzazione della grandezza di circa 100 nm permettono studi di diffrazione (sia per piccoli che per grandi angoli), che combinano sondaggi locali con risoluzione strutturale su lunghezze di scala al di sotto della risoluzione atomica. Queste caratteristiche sono anche richieste per lo studio della risposta di importanti strutture bio-composite gerarchiche (per esempio legno o ossa) allo stimolo esterno quale lo sforzo di tensione. Esperimenti pump-and-probe e diffrazione risolta in tempo Lo studio di quei processi e quelle reazioni che accadono alle scale temporali che vanno dai nanosecondi fino alle centinaia di secondi è stato affrontato attivamente in vari centri di luce di sincrotrone usando metodi di spettroscopia, diffusione e diffrazione. Questi studi sono particolarmente impegnativi, in primo luogo per le particolari attenzioni che bisogna riporre nel condizionamento dei materiali da studiare, e sono stati alla base dei notevoli sviluppi dei rivelatori per raggi X. Questo tipo di ricerche risolte in tempo sfruttano la struttura temporale degli elettroni circolanti negli anelli di 16 accumulazione. In particolare, gli elettroni – e quindi i fotoni emessi come luce di sincrotrone - si presentano sotto forma di pacchetti che producono impulsi di luce di durata vicina ai 100 picosecondi, impulsi che si ripetono con un periodo che – a seconda delle modalità di funzionamento dell’anello di accumulazione può andare da qualche frazione di microsecondo a qualche millisecondo. Questa struttura temporale e’ fondamentale per studiare, con la diffrazione time–resolved, sistemi biologici e la formazione di legami chimici. Queste ricerche esploderanno in importanza quando i nuovi XFEL diventeranno disponibili, come dimostrato dal lavoro pionieristico effettuato presso quei FEL già in operazione come la sorgente FLASH a DESY (D), operante nel lontano ultravioletto, o come SPPS a SLAC (USA) operante nei raggi X ma con intensità ancora insufficienti. La diffrazione con risoluzione temporale del picosecondo ha già dimostrato di essere uno strumento veramente potente per seguire il modo in cui la struttura atomica, sia in composizione che in struttura, delle molecole viene modificata durante una reazione chimica. Questo tipo di esperimenti sono effettuati secondo le modalità di pump-and-probe: gli impulsi di un ordinario laser a femtosecondi (il pump, o pompa) vengono utilizzati per eccitare un sotto insieme di molecole nel campione che si vuole studiare, e gli impulsi di raggi X di sincrotrone (il probe, o sonda), opportunamente ritardati, sondano – tramite il fenomeno della diffrazione - la struttura del campione in funzione del ritardo imposto. La figura di diffrazione viene registrata tramite un detector di tipo CCD (Charge Coupling Device) e, variando il ritardo di tempo dai 100 picosecondi sino ai millisecondi, può essere realizzato un “filmato”, invertendo con Fourier la configurazione della diffrazione ottenuta per ogni ritardo (ogni “fotogramma”), dell’evoluzione temporale della struttura inizialmente sollecitata dalla pompa. Un importante esempio di utilizzo di questa tecnica e’ rappresentato dalla registrazione della dissociazione del monossido di carbonio dal complesso della mioglobina MbCO. Si e’ cioè cominciato a “vedere” l’azione a livello veramente molecolare del fenomeno della respirazione negli organismi superiori. Una delle importanti domande a cui questa tecnica può dare risposta 17 nei prossimi anni è quella relativa al ruolo delle molecole d’acqua nelle dinamiche proteiche. Un altro campo di ricerca in piena espansione e’ quello della diffrazione risolta in tempo da molecole in soluzione (Solution Phase X-ray Diffraction, SPXD). Questo tipo di esperimenti sono effettuati su di un campione in movimento, cose che rende possibile studiare reazioni irreversibili, ad alta velocità: il campione viene spostato circa 100 volte al secondo, sottoponendo così al fascio di raggi X una parte del campione sempre nuova e mai sottoposta ad irraggiamento. Usando un intenso fascio di radiazione di sincrotrone, ottenuto da una singola armonica di un ondulatore di corto periodo, è ora possibile acquisire spettri di diffrazione, con 100 ps di risoluzione temporale, a una cadenza di 20 spettri per ora. Gli spettri di diffrazione portano informazione sulle modificazioni prodotte dal fasci laser di pompa, in particolare sulle reazioni chimiche fotoindotte prodotte dal laser medesimo. Gli esperimenti condotti sino ad ora hanno mostrato il “filmato” della formazione e della rottura dei legami chimici, le ricombinazioni dei prodotti di reazione, la struttura del solvente intorno ai prodotti di reazione e le idrodinamiche del mezzo solvente (per esempio il cambio di temperatura, pressione e densità associati al calore prodotto dalla reazione di fotodissociazione). Scienza in condizioni estreme Un’area molto importante di applicazione della ricerca con i raggi X da sincrotrone è lo studio di materiali in condizioni termodinamiche estreme, o sottoposti a intensi campi esterni. In queste applicazioni si sfrutta l’alta penetrazione di raggi-X e la capacità di focalizzare una alta intensità di radiazione su una piccola regione spaziale. Campioni e materiali sottoposti ad elevate pressioni, portati ad elevate temperatura e sottoposti ad intensi campi elettrici e/o magnetici, sono infatti solitamente confinati in piccolissimi volumi. Di conseguenza sono necessari complessi sistemi di condizionamento dei 18 campioni, e questi, specificatamente disegnati per raggiungere pressioni e/o temperature elevate, sono oggi disponibili ed adattati per essere utilizzati presso le linee di luce di sincrotrone. Esperimenti a estreme condizioni di temperatura (dai millesimi di grado Kelvin fino ai 5000 Kelvin), pressione (fino a 5 Mbar) e campo magnetico (fino a 50 Tesla, costanti e ad impulsi) sono in corso di realizzazione e saranno presto a disposizione per ricerca in varie discipline. La combinazione di tecniche basate sulla radiazione di sincrotrone (diffrazione, scattering di piccolo angolo, assorbimento spettroscopico, diffusione anelastica, e scattering nucleare), fornendo importanti informazioni sulla struttura, le dinamiche, le proprietà magnetiche ed elettroniche sotto condizioni termodinamiche precedentemente inesplorate, avranno grande impatto in molte discipline scientifiche, dalla biologia alla geologia e alla cosmologia. La sintesi e la caratterizzazione in-situ di nuovi materiali in queste condizioni estreme forniscono informazioni decisive sul comportamento dei materiali, informazione essenziale, per esempio, per i più avanzati programmi di ricerca di nuove fonti energetiche come ITER e NIF. La conoscenza delle proprietà strutturali ed elastiche degli elementi, composti e minerali di interesse per la geofisica e la scienza planetaria forniscono nuove intuizioni sull’evoluzione e sulla composizione dei pianeti del nostro sistema solare. La spettroscopia magnetica dei magneti molecolari a temperature del millesimo di grado Kelvin contribuisce allo sforzo della ricerca di base verso lo sviluppo di un futuro calcolatore quantistico. Gli studi effettuati con campi magnetici di intensità elevate, guidano alla scoperta di nuovi effetti fisici e hanno un’influenza decisiva per una migliore comprensione dei semiconduttori, dei magnetici. 19 superconduttori e dei materiali Biologia strutturale e funzionale e Materia soffice L’uso della luce di sincrotrone in esperimenti di diffrazione è stata essenziale per l’enorme crescita della conoscenza delle strutture tridimensionali delle macromolecole biologiche che si e’ registrata negli ultimi decenni. Il campo della biologia strutturale è stato rivoluzionato dall’avvento della radiazioni di sincrotrone. Esperimenti che erano precedentemente di difficile svolgimento sono divenuti oggi di routine e quelli ritenuti “impossibili” sono ora realizzabili. Il successo delle linee di luce di sincrotrone dedicate alla cristallografia macromolecolare e’ dimostrato dal fatto che tutte le sorgenti di luce di sincrotrone attualmente in costruzione prevedono la realizzazione di un elevato numero di linee dedicate a questa ricerca. La rivoluzione della ricerca in biologia, tuttora in corso, richiede informazioni strutturali estremamente dettagliate su campioni che presentano crescenti “difficoltà” di analisi, come le proteine delle membrane biologiche e le aggregazione di macromolecole. Nuove linee di luce specializzate nella nanofocalizzazione, altamente automatizzate e quindi con capacità di studiare una grande quantità di campioni in breve tempo, permetteranno lo screening e la misurazione della diffrazione da cristalli di questi sistemi. Questi cristalli hanno celle unitarie sempre più grandi e sono, di per se, sempre più piccoli. Per affrontare queste crescenti difficoltà sperimentali, le moderne linee di luce sono attrezzate sia con rivelatori di fotoni di nuova concezione, sia con sistemi automatizzati per il posizionamento del campione. Queste condizioni aumentano grandemente il numero di campioni analizzabili nell’unità di tempo, e permettono strategie di acquisizione dei dati volte a minimizzare i problemi associati ai danni di radiazione e alla spesso scarsa qualità del cristallo. Questi studi avranno un grande impatto sulle iniziative globali volte a combattere le malattie e su altre problematiche legate alle ricerche mediche, problematiche nelle quali l’informazione strutturale è il fattore chiave. La conoscenza della struttura proteica, strettamente connessa allo sviluppo di nuovi farmaci e quindi –parlando in generale- al miglioramento dello stato della salute umana, 20 e’ un punto centrale. Il trattamento efficiente di questo tipo di campioni, con seri problemi intrinseci, può essere ottimizzato attraverso un ulteriore sviluppo del processo di automazione delle linee di luce. La realizzazione di cristalli di qualità sufficiente rappresenta una delle strettoie nella determinazione della struttura proteica e si stima che circa il 30% delle proteine presenta gravi difficoltà nella cristallizzazione, e quindi questi materiali non saranno accessibili alle tecniche di diffrazione standard. L’applicazione di esperimenti di scattering a piccolo ed a grande angolo (Small Angle X-ray Scattering, Wide Angle X-ray Scattering – SAXS e WAXS) da aggregati macromolecolari non-cristallini per la ricerca su materia soffice condensata presenterá una possibile alternativa in caso di difficoltà di cristallizzazione, fornendo preziose informazioni strutturali. Si prevede quindi una grande attività nello sviluppo di esperimenti SAXS/WAXS in combinazione con gli strumenti della bio-informatica. X-Ray Imaging L’ X-Ray Imaging, con le sue numerose varianti che includono la microscopia a spettroscopia di fluorescenza e la microscopia di diffrazione, le immagini tridimensionali che impiegano metodi tomografici e lo sfruttamento della coerenza, sta rivoluzionando il modo di pensare della comunità scientifica sulle possibilità offerte dalla luce di sincrotrone. L’uso dei raggi X nel campo dell’imaging porta molti vantaggi specifici: le tecniche sono non distruttive e possono essere selettive per un vasto campo di proprietà (densità, elementi chimici, legami chimici, spin, momento magnetico, stato di tensione interna, distinzione superficie-volume, ordine rispetto al disordine), con sensibilità estremamente alta. Le tecniche di X-Ray Imaging si stanno applicando oggi in un crescente numero di campi. Esse non sono solo applicate ai problemi classici della fisica, 21 della scienza dei materiali e dell’ingegneria, ma anche a nuove aree di interesse che includono la medicina, le scienze ambientali, l’archeologia, la paleontologia e le scienze del patrimonio umano. Un altro aspetto importante è che l’evoluzione di queste tecniche verso l’alta risoluzione spaziale e temporale, la possibilità di effettuare esperimenti in situ (in particolare per la microanalisi alle condizioni estreme), e la possibilità di realizzare misure quantitative di precisione, sta permettendo l’apertura di una grande quantità di nuovi soggetti di ricerca. Esempi tipici includono la scienza dei materiali, dove può essere coperto l’intero campo di scale di lunghezza (da circa 50 nm fino a 50 mm), nano tecnologie dove la scala importante è quella da 50 nm in giù, e i bio-materiali e la materia soffice condensata (terreni, micro strutture, materiali compositi, plasticità di una gran quantità di tipi di materiali…). Le linee di luce di sincrotrone attuali permettono l’utilizzo di fotoni con un ampio intervallo di energie e con caratteristiche di focalizzazione e coerenza tali da poter essere utilizzate per analisi tridimensionali. La combinazione di queste caratteristiche con un avanzato sistema di condizionamento del campione (che include la possibilità di raggiungere anche le condizioni estreme di cui si é precedentemente parlato), e con risoluzioni spaziali e temporali molto alte rappresenta un insieme di condizioni ancora mai raggiunte nella ricerca con i raggi X. La sfida del futuro mira a spingere la risoluzione spaziale, attualmente nell’intervallo da 100nm a 1 µm, a 10 nm. Questo guadagno di un ordine di grandezza faciliterà in modo sostanziale le capacità di indagine nel campo delle nano-scienze. A questo scopo, un notevole sforzo va anche nel migliorare la risoluzione temporale, sino a raggiungere valori prossimi al millisecondo. Questo permetterà di indagare processi in evoluzione quali propagazione di fratture, trasformazioni di fase…. L’ immagine di campioni biologici solleva speciali problemi, in particolare quello della sensibilità alla radiazione. Il “problema della dose” può essere sostanzialmente alleviato attraverso lo sviluppo di nuovi rivelatori che forniscano simultaneamente alta risoluzione ed efficienza. In questo ambito, l’aumentare della domanda per tecniche di immagine per materiali biologici sta influenzando e promovendo un 22 rinnovato sforzo tecnologico per migliorare ulteriormente la strumentazione per raggi X nel campo dei rivelatori, dell’ottica, del posizionamento del campione e, non ultimo, dell’acquisizione e dell’analisi dei dati per poter accedere in tempi brevi (reali) alle immagine acquisite. 23