Una scomoda verità Una minaccia globale Titolo originale An Inconvenient Truth Catalogazione F 216 Collocazione FILMS Categoria tematica Ambiente Origine USA Anno 2006 Regia Davis Guggenheim Principali interpreti Al Gore interpreta se stesso Supporto DVD Numero dischi 01 Genere Documentario Sceneggiatura Musiche Michael Brook Produzione Lawrence Bender Productions, Participant Productions Distribuzione United International Pictures Durata – dati tecnici 93 minuti, colore Lingua audio Italiano, inglese Lingua sottotitoli Italiano, inglese Contenuti extra Commento del regista Davis Guggenheim – Commento dei produttori Laurie David, Lawrence Bender, Scott Z. Burns e Lesley Chilcott – Gli aggiornamenti con l’ex futuro Presidente Al Gore – Dietro le quinte di Una scomoda verità – Video musicale “I Need to Wake Up” di Melissa Etheridge – Contenuti speciali sottotitolati in italiano ed inglese Trama L'ex vice di Clinton e il surriscaldamento del pianeta La scomoda verità di Al Gore L'ecologista che doveva essere presidente Al Gore Un uomo percorre l'America, l'Europa, l'Asia in compagnia del proprio computer. Da quindici anni tiene conferenze che cominciano sempre con queste parole: "Il mio nome è Al Gore e dovevo essere il Presidente degli Stati Uniti". L'interesse di Una scomoda verità non risiede nelle qualità cinematografiche (David Guggenheim si accontenta di riprendere l'oratore e le immagini in "diaporama" che ne illustrano le parole), ma nella personalità del protagonista e nel soggetto che egli affronta. Soggetto terribile, di cui Gore (che ha partecipato ai negoziati del protocollo di Kyoto) sembra essere uno dei pochi americani ad avere compreso la portata: il surriscaldamento globale del pianeta. L'antico candidato alla Casa Bianca avverte che ci restano appena dieci anni per contrastare l'effetto-serra ed evitare una catastrofe planetaria; lo fa illustrando a studenti e gruppi di cittadini documenti, grafici, disegni e impressionanti simulazioni futuristiche che mostrano la sparizione della calotta glaciale dell'Antartico. Il suo show ecologista mette freddo alla schiena. Frattanto, viene fuori un'immagine piuttosto diversa da quella che ci avevano dato di lui: pur confermando una certa riservatezza, Gore dà prova di possedere senso dello humour e calore umano. Anche se, a tratti, l'emergere di elementi della sua sfortunata carriera politica e della sua vita privata lasciano emergere l'ambiguo intreccio tra potere e spettacolo che ossessiona gli americani. (r. n.) (19 gennaio 2007) http://www.repubblica.it/2007/01/sezioni/spettacoli_e_cultura/cinema/recensioni/unascomoda-verita/una-scomoda-verita/una-scomoda-verita.html “Duemila scienziati in cento paesi, nell’arco di vent’anni, hanno prodotto una mole di informazioni sorprendentemente concordanti sull’impatto di questa crisi, sul fatto che ne siamo noi la causa e che le conseguenze saranno catastrofiche. Poi c’è un pugno di scettici, molti a libro paga delle compagnie inquinatrici, gente mai presa sul serio dalla comunità scientifica, che crea disinformazione per evitare che la gente si renda conto delle reali proporzioni del fenomeno. L’informazione scientifica degli ultimi anni è stata manipolata. E la nostra capacità di agire, paralizzata”. Al Gore http://www.cinemambiente.it/?action=film&id=2440 Critica 1 Al Gore La condizione del pianeta e i rischi che corre a causa dei gas serra è la scomoda verità che Al Gore si è impegnato a diffondere attraverso un tour che si è esteso ai quattro angoli della terra. Gore espone una serie di dati scientifici inattaccabili, tabulati, previsioni sul nostro prossimo futuro e risposte alla domanda su come affrontare il riscaldamento globale del pianeta. Il ritratto è sconfortante e per questo "scomodo"; scomodo per i governi, che al momento fanno finta di non sentire/vedere/sapere e scomodo per le persone che pensano non ci siano limiti allo sviluppo. Vicepresidente con Bill Clinton dal 1993 al 2000, il senatore democratico Al Gore – sconfitto alle elezioni del 2000 dal repubblicano Bush Jr. per una piccola, e sospetta, differenza di voti – si è dedicato interamente al problema del surriscaldamento del pianeta di cui si occupa da 40 anni e sul quale ha pubblicato il libro Earth in the Balance: Ecology and the Human Spirit (2002). L'ha fatto come show-man itinerante, portando il suo spettacolo didattico in più di 1000 località. Il fenomeno ha già avuto le sue conseguenze nei primi anni 2000 e potrebbe provocare in un imminente futuro una catastrofe globale. Così, per iniziativa dell'ambientalista Laurie David e del produttore Lawrence Bender che hanno coinvolto nell'impresa la Paramount Classics e le nuove Participant Productions (Good Night, and Good Luck), è nato il documentario più allarmante, su questo argomento, mai realizzato. Monotono e informatissimo, inaugura un nuovo sottogenere: il film-conferenza. Nel suo show Al Gore si serve di filmati, fotografie, disegni animati, tabelle, grafici. Non mancano i risvolti personali nella sua campagna né la polemica contro la massiccia disinformazione dei mass media USA. Una ricerca del 2004 dimostra che 928 su 928 pubblicazioni scientifiche universitarie sostengono l'esistenza del fenomeno, ma sui servizi e rapporti dei mass media il 53% la nega. Al Gore dichiara nel film che non bisogna passare "dalla negazione alla disperazione". E aggiunge: "La sola cosa che manca è la volontà politica, ma è una risorsa rinnovabile". Fino a quando? Oscar come miglior documentario. http://cinema-tv.corriere.it/film/una-scomoda-verit-224/04_42_97.shtml Eco-Movie, una nuova rubrica Critica 2 di Stephan Gasser Prende il via con questo numero una rubrica dedicata al cinema ambientale, agli eco-film pensati per il mercato televisivo, a quelli che di volta in volta saranno in uscita sui grandi schermi italiani ma soprattutto a quelli prodotti negli scorsi anni fin da quando l'attenzione all'ambiente e alla sua tutela ha iniziato a diffondersi con forza e poi diventati un simbolo, un modello da seguire per chi ama coniugare arte cinematografica e ambiente: insomma quelli che nella cineteca dvd di un bravo eco-spettatore proprio non possono mancare. In quest'ultima speciale classifica, stilata utilizzando gusti personali, le valutazioni della critica ufficiale e il passaparola tra i cinefili frequentatori dell'universo verde, abbiamo scelto una manciata di pellicole da considerarsi i migliori film ambientali di sempre. Al primo posto nel giudizio davvero di tutti c'è: "An Inconvenient Truth Una scomoda verità" , film-documentario diretto dal regista Davis Guggenheim e con Al Gore, ex vicepresidente degli Stati Uniti d'America, come protagonista. Un autentico gioiellino ambientalista, importante atto d'amore per il pianeta Terra, fonte di paura per il futuro ma con l'appassionato intento politico-artistico di smuovere governanti e popoli a modificare il più presto possibile decisioni e comportamenti con l'intento di riportare a indietro tutta la locomotiva lanciata sennò verso la catastrofe. La pellicola, in gran parte elaborata utilizzando le presentazioni multimediali utilizzate dal democratico Usa per la sua campagna di comunicazione sui cambiamenti climatici, venne presentata con successo al Sundance Film Festival nel 2006 e l'anno dopo si aggiudicò due Oscar, come migliore documentario a Guggenheim e per la migliore canzone originale (I need to wake up) a Melissa Etheridge. "Una scomoda verità" esamina tutti i dati e le previsioni degli uomini di scienza sui cambiamenti climatici in atto sul nostro pianeta inframmezzando il tutto con episodi legati a fasi della vita personale dell'uomo politico americano. E si punta il dito contro industrie, lobby del petrolio, politica e parte dei mass media colpevoli di mirare solo al profitto e di mistificare la scomoda verità nascondendola (an inconvenient truth, appunto). Con uno stile intelligente e pieno di fascinazioni, sia per l'interpretazione di Gore, che per l'attenta regia e la padronanza degli effetti tecnici, vengono esaminate le previsioni degli scienziati e considerate tutte le probabili conseguenze dell'aumento delle temperature, mettendo in evidenza anche la drammatica questione del conseguente scioglimento delle calotte del ghiaccio antartico e della Groenlandia e il relativo innalzamento delle acque degli oceani: circa sei/sette metri che costringerebbero almeno 100 milioni di persone all'abbandono delle aree dove hanno da sempre vissuto. Le acque, inoltre, rese in questa ipotesi meno ricche di sale, rischierebbero di annullare la forza positiva della corrente del Golfo con lo scatenarsi di un forte calo delle temperature anche nel nord Europa. La ritirata dei ghiacciai viene sottolineata da una serie di fotografie che mostrano il ridursi progressivo del permafrost nel corso del tempo e ampio risalto viene dato agli studi (tra gli altri quello dell'importante Istituto di Fisica dell'Università di Berna) che mostrano le concentrazioni di anidride carbonica enormemente cresciute rispetto a qualunque altro periodo degli ultimi 600 mila anni. Gli eventi drammatici del presente - basti pensare all'uragano Katrina - sono proprio le dimostrazioni di ciò cui andremo incontro con sempre maggiore frequenza se le cose continueranno ad andare avanti in questo modo. Naturalmente le tesi del democratico americano furono subito duramente contrastate perché ritenute non poggiate su solide basi scientifiche, ma soprattutto considerate solo politiche, viste le forti accuse di immobilismo presenti in "An Inconvenient Truth"nei confronti dell'amministrazione Bush. Picco di questa campagna tesa a denigrare le certezze di Gore fu certamente l'editoriale del Wall Street Journal del giugno 2006 a firma di Richard S. Lindzen, importante professore del Mit in cui venivano fortemente criticati film e argomentazioni alla sua base (ma va scritto che il credito dello stesso scienziato venne di lì a poco minato dall'accusa di essere stato finanziato in gran parte delle sue ricerche dalle compagnie petrolifere). Insomma, grandi discussioni e polemiche si sono agitate intorno a questa pellicola sottolineandone l'importanza e la carica dirompente: sta ai lettori decidere se il messaggio sia catastrofista o assolutamente condivisibile nelle previsioni e negli allarmi. Se al cinema lo avete perso, se ne avete solo sentito parlare o se volete comprarlo per mostrarlo ai vostri figli "Una scomoda verità" è in vendita fin dalla fine del 2007 in un cofanetto Dvd rieditato di recente con l'aggiunta di numerosi contenuti speciali. http://www.eco-newsperiodico.com/eco-media/eco-movie,-una-nuova-rubrica.aspx Critica 3 Al Gore, ex futuro presidente degli Stati Uniti, come ama definirsi, torna sulla scena a sei anni dalla clamorosa sconfitta elettorale del 2000 per parlare di gas serra e riscaldamento terrestre. Argomenti destinati a divenire tragicamente ordinari ma che per anni sono stati negati da governi, scienziati e giornalisti. Dopo l'omonimo libro, l'ex braccio destro di Bill Clinton si propone come uomo immagine di questo documentario che è principalmente una summa delle conferenze da lui tenute in giro per il mondo. Grafìci, animazioni e istantanee provenienti dall'intero pianeta corredano le sue parole, volte a dimostrare quale sia il pericolo di distruzione imminente che ci minaccia e di cui siamo i principali responsabili. Un pericolo che si è già palesato, ad esempio con l'uragano Katrina, ma anche con le inondazioni sempre più frequenti, lo scioglimento dei ghiacciai e le ampie aree a rischio di desertificazione. A partire dalla metà del secolo scorso la popolazione si è triplicata e le emissioni di anidride carbonica sono aumentate esponenzialmente, dando luogo a un inspessimento dell'atmosfera che trattiene i raggi solari causa del riscaldamento terrestre. Al Gore si fa portavoce di tesi ormai accreditate e porta in luce lo scioglimento progressivo dei due poli quale cartina tornasole di quanto sta avvenendo e le cui conseguenze sono facilmente prevedibili. Da qui a pochi anni le coste dell'India, dell'Africa, dell'America stessa potrebbero in parte venire sommerse dalle acque con un impatto non solo ambientale ma anche sociale ed economico devastante. Candidato all'Oscar, Una scomoda verità è stato presentato a Cannes, Sundance Festival e in Italia ha partecipato alla rassegna tenutasi a dicembre alla Casa del Cinema di Roma e voluta dalle Nazioni Unite, Desert Nights: Tales From The Desert, per celebrare un ecosistema unico e contemporaneamente sensibilizzare sul tema della desertifìcazione. La causa che muove Al Gore e il regista Davis Guggenheim (E.R., 24, NYPD, Gossip) è senza dubbio nobile. Peccato per quell'indugiare insistito sulla figura umana e politica dell'ex presidente che a tratti scavalca l'essenza di questo documentario, fino a farlo apparire uno spot elettorale ben confezionato. Magari in vista delle elezioni presidenziali 2008. Autore critica: Claudia Mangano Fonte critica: Il Mucchio Selvaggio Data critica: Gennaio 2007 Documentazione Riconosciuti i loro sforzi "per diffondere maggiore conoscenza sui cambiamenti climatici" L'ex vicepresidente Usa ha dedicato al tema un libro e un documentario che ha vinto l'Oscar Al Gore e la commissione clima Onu premiati con il Nobel per la pace 2007 Il numero due di Clinton: "Il problema non è solo politico ma morale" Il capo dell'Ipcc "sorpreso, stordito: un grande privilegio" Al Gore all'incontro con i giornalisti. Al suo fianco la moglie Tipper OSLO - Il premio Nobel per la pace è andato all'ex vice presidente americano Al Gore e al Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici (Ipcc) dell'Onu. L'ex vice di Clinton è stato premiato per il suo impegno e per la sua azione di sensibilizzazione sui rischi dei mutamenti climatici. Impegno che ha preso la forma del libro "Una scomoda verità", diventato poi un documentario premio Oscar 2007 (il video). Proprio ieri il film è stato "processato" dall'Alta Corte di Londra 1, che lo ha accusato di contenere errori significativi e di essere inadatto alle scuole. LE PAROLE DI GORE. Il primo commento è stato affidato alla portavoce dell'ex vicepresidente Usa (clicca qui per il suo profilo), Kalee Kreider. Dicendosi "profondamente onorato", Gore ha annunciato che donerà il 100 per 100 dei proventi alla Alleanza per la Protezione del Clima. Più tardi ha avuto un breve incontro con la stampa durante il quale ha dedicato il premio a "tutti coloro che lottano per l'ambiente" e ha sottolineato che quella dei mutamenti climatici "è la più grande sfida che aspetta oggi l'umanità", ma anche "una grande opportunità". In quest'ottica "la crisi del clima non è solo una questione politica, è anche una sfida morale e spirituale per l'umanità". "Il pianeta Terra è in una situazione di emergenza - ha aggiunto Gore - Questo è solo l'inizio, è giunto il momento di elevare la consapevolezza mondiale" sul problema del riscaldamento del pianeta. E l'auspicio è che questo premio "contribuisca a rafforzare l'attenzione della gente" sul problema dell'effetto serra". Gore ha evitato di rispondere ai giornalisti, molto probabilmente anche per sfuggire alle inevitabili domande sulla sua candidatura o meno alla Casa Bianca adesso che ha vinto il Nobel. IL COMITATO INTERGOVERNATIVO. L'Ipcc , Intergovernmental panel on climate change, è il comitato scientifico formato nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite, la World Meteorological Organization (Wmo) e l'United Nations Environment Programme (Unep) allo scopo di studiare il riscaldamento globale. I rapporti periodici diffusi dall'Ipcc sono alla base di accordi mondiali quali la convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) e il protocollo di Kyoto che la attua. Il comitato è organizzato in tre gruppi di lavoro: il primo incaricato di valutare gli aspetti scientifici dei fenomeni; il secondo le conseguenze del cambiamento climatico e le possibilità di adattamento; il terzo analizza le soluzioni per limitare le emissioni di gas serra. REAZIONI. Il premio è stato una grande sorpresa per il presidente dell'Icpp. "Non posso crederci - ha detto Rajendra Pachauri ai giornalisti che lo hanno raggiunto per telefono nel suo ufficio di New Delhi - sono sopraffatto, stordito". "Ritengo un privilegio dividerlo con qualcuno di così autorevole", ha aggiunto riferendosi poi a Gore. Grande soddisfazione è stata espressa anche dal segretario generale dell'Onu Ban Kimoon, "molto contento" del premio. Il segretario ha reso omaggio "all'impegno e alla convinzione eccezionale di Al Gore, che è l'esempio del ruolo cruciale che le persone e la società civile possono giocare per incoraggiare risposte multilaterali sui problemi planetari". Ed ha sottolineato che "è grazie in gran parte alle scoperte ben documentate dell'Ipcc che è stato possibile stabilire senza ombra di dubbio che il riscaldamento del pianeta è in atto e che è in gran parte provocato dalla attività dell'uomo". La gioia di Rajendra Pachauri, presidente dell'Ipcc Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha inviato oggi le sue "più calorose felicitazioni" ad Al Gore e all'Ipcc. Descrivendo Gore come "una personalità notevole", Sarkozy ha aggiunto di avergli già espresso "tutta l'ammirazione che m'ispira per il suo lavoro a favore dell'ambiente", in occasione del loro ultimo incontro a Parigi. "Congratulazioni! Congratulazioni ad Al Gore per il suo ben meritato Nobel per la Pace", afferma il messaggio di Hillary Clinton, potenziale rivale del neo-premiato, che dopo il riconoscimento potrebbe anche decidere di inseguire la nomination democratica in vista della corsa alla Casa Bianca. "La sua dedizione e il suo impegno instancabile hanno avuto un ruolo decisivo nell'aumentare la consapevolezza del mondo sulla questione del riscaldamento del pianeta", ha detto la senatrice. Felicitazioni sono arrivate anche dalla Casa Bianca per voce del portavoce Tony Fratto, in viaggio con Bush in Florida. "Il presidente ha avuto la notizia questa mattina - ha detto - ed è ovviamente molto felice per il vice presidente Gore e per la commissione internazionale. E' un riconoscimento importante e siamo sicuri che il vicepresidente sarà entusiasta". Non è chiaro ancora se il presidente George W. Bush telefonerà personalmente all'ex "nemico". LE MOTIVAZIONI. La motivazione del premio da parte del comitato per il Nobel, che ha scelto i vincitori fra 181 candidati, recita: "per i loro sforzi per costruire e diffondere una conoscenza maggiore sui cambiamenti climatici provocati dall'uomo e per porre le basi per le misure necessarie a contrastare tali cambiamenti". Il premio di 1,5 milioni di dollari verrà così diviso in due. VIDEOINTERVISTA: Al Gore a Cannes. (12 ottobre 2007) http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/esteri/nobel-pace-2007/nobel-pace-2007/nobelpace-2007.html?ref=search 1] L'Alta corte di Londra accusa il documentario-denuncia che ha fatto vincere l'Oscar a Gore Proprio oggi l'ex vice-presidente Usa ha ricevuto il Nobel per la pace per il suo impegno ambientalista Clima, processo al film di Gore "Errori, inadatto alle scuole" dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI Al Gore LONDRA - Quest'oggi potrebbe ricevere a Stoccolma il premio Nobel per la pace, nella sua qualità di animatore e trascinatore del movimento mondiale in difesa dell'ambiente. Ma ieri, intanto, l'Alta Corte di Londra ha emesso un verdetto di parziale condanna nei confronti di Al Gore e della sua campagna contro l'inquinamento atmosferico: in particolare contro "An inconvenient truth" ("Una verità scomoda"), il documentario che gli ha già fatto vincere un premio Oscar ad Hollywood. Il film dell'ex-vicepresidente degli Stati Uniti, afferma la sentenza emessa dal giudice Michael Burton, contiene "nove errori significativi", e pur essendo largamente accurato nella sua illustrazione delle cause e dei probabili effetti del cambiamento climatico, fa delle affermazioni sbagliate, in un contesto di "allarmismo ed esagerazione". Il motivo che ha portato un documentario sull'ambiente a venire di fatto processato in Gran Bretagna davanti alla più alta istanza giudiziaria è curioso. Il governo laburista di Gordon Brown, un fiero sostenitore della lotta contro l'effetto serra, aveva deciso di far vedere il film di Gore in tutte le scuole medie secondarie per sensibilizzare gli studenti sui danni e sui pericoli dello spreco energetico e dell'inquinamento. Ma un provveditore agli studi, nella contea del Kent, si è opposto all'iniziativa, accusando il governo di volere fare "il lavaggio del cervello" ai bambini. La faccenda è così finita in tribunale, e ad occuparsene è stata chiamato il giudice Burton, uscito da Eton ed Oxford, con un passato di militanza nel Labour, vedovo, padre di quattro figlie allevate praticamente da solo, membro dell'Alta Corte dal 1998. Esaminato il documentario e confrontatolo con un'ampia rassegna di studi in materia di ambiente, l'alto magistrato ha concluso che "la visione apocalittica" presentata dal film è "politicamente di parte" e non un'analisi imparziale della questione del cambiamento climatico. Un'opera "politica, non scientifica", che contiene una serie di errori fattuali minori ma pur sempre di rilievo. Il giudice ne ha citati nove, inclusa la previsione che lo scioglimento dei ghiacci farà alzare il livello dei mari di sette metri nel prossimo futuro, mentre "un simile scenario da Armageddon potrebbe realizzarsi solo nel corso di un millennio"; la tesi secondo cui gli orsi polari stanno affogando nel tentativo di cercare un nuovo habitat a causa del surriscaldamento del Polo e le affermazioni che l'esaurimento della corrente del Golfo, la perdita delle nevi del Kilimangiaro, il prosciugamento del lago Ciad, sono da imputare direttamente all'emissione di gas nocivi. Il messaggio centrale è esatto, sentenzia il giudice, ma gli errori significano che il film, per essere mostrato nelle scuole, deve essere accompagnato da informazioni "più equilibrate". Stamane sapremo se i giurati del Nobel sono d'accordo. (12 ottobre 2007) http://www.repubblica.it/2007/07/sezioni/ambiente/al-gore/film-processo/filmprocesso.htm <<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<< L' uomo che per primo misurò l' effetto serra. L' effetto serra compie 50 anni: l' avventura dell' uomo che lo misurò A 50 anni di distanza dall' inizio delle misure della concentrazione atmosferica di biossido di carbonio sul Monte Mauna Loa, nell' arcipelago pacifico delle Hawaii, Ralph Keeling, figlio dello scienziato che diede avvio alla ricerca, rievoca sulle pagine di Science le tappe di un' appassionante e tormentata epopea che rappresenta una delle maggiori acquisizioni scientifiche dei tempi recenti. L' importanza di misurare globalmente il livello atmosferico di questo gas, maggiore responsabile dell' effetto serra di origine umana, venne già sottolineata nel corso di una conferenza tenutasi a Stoccolma nel 1954. Alcune organizzazioni colsero l' appello erogando moderati finanziamenti, che permisero misure irregolari dai risultati insoddisfacenti. Charles David Keeling, studente di dottorato al California Institute of Technology, appassionato di geochimica, volle andare oltre, iniziando una battaglia per installare una stabile base di osservazione che garantisse misure continuative. Ma, come spesso accade per le ricerche scientifiche, i denari mancavano. Nel frattempo, l' interesse per la misura dei gas serra e i loro scambi tra atmosfera e oceani coinvolse anche Roger Revelle, oceanografo e direttore della Scripps Institution of Oceanography a San Diego, che riuscì a ottenere fondi per la ricerca dal comitato dell' Anno Geofisico Internazionale 1957-58. Revelle era interessato a misure periodiche del CO2, che avessero consentito in futuro un confronto delle situazioni ogni 10 o 20 anni. Per questo tipo di lavoro Revelle pensò subito al giovane Keeling, il quale ebbe così modo di iniziare i campionamenti in svariate località. Ma, a differenza del suo mecenate, il suo pensiero era sempre rivolto ad avviare una più significativa serie di misure continue, e non soltanto rilievi saltuari. Recuperati ulteriori finanziamenti, riuscì ad acquistare uno spettrofotometro e a installarlo nel 1957 in cima al Mauna Loa, affinando via via le misure con grandissimi sforzi. A 3400 metri di quota e isolato nel cuore del più vasto oceano del pianeta, il sito si mostrava particolarmente adatto a queste indagini. L' Anno Geofisico Internazionale stava per finire, e con esso i relativi contributi economici. Ma con l' aiuto del chimico Hans Suess, che - avendo compreso l' importanza di questi studi - fece dirottare a Keeling circa diecimila dollari destinati alla sua ricerca, e con ulteriori fondi della National Science Foundation, il sogno poté proseguire, tuttavia non senza ulteriori preoccupazioni per le disponibilità economiche e la complessa logistica. A un paio d' anni dall' inizio dei rilievi, i primi risultati - provenienti anche da un' altra stazione di misura in Antartide - furono sorprendenti, e per la prima volta permisero di registrare strumentalmente l' aumento di biossido di carbonio imputabile all' attività umana. Non solo. Emerse anche una curiosa fluttuazione stagionale, una sorta di "respiro della Terra", dovuta alla temporanea cattura di CO2 da parte della fotosintesi delle piante durante l' estate nell' emisfero boreale, un' immagine resa famosa anche dal film di Al Gore "Una scomoda verità". Si coronava così il sogno del chimico svedese e premio Nobel Svante Arrhenius, che già nel 1896 aveva teorizzato l' influenza di un incremento del biossido di carbonio sul riscaldamento dell' atmosfera. Ma gli strumenti disponibili all' epoca non consentivano ancora di confermare la sua intuizione, che perciò rimase a lungo trascurata fino alle nuove attenzioni che giunsero negli Anni 1930 con gli studi di Guy Steward Callendar. All' inizio dell' avventura di Keeling, la concentrazione di biossido di carbonio era di circa 315 parti per milione; nel 2007 - dopo altri 50 anni di crescente combustione di fonti fossili - era giunta a 385 parti per milione, un valore che, dai risultati emersi dalle analisi delle carote di ghiaccio antartico, non ha precedenti almeno negli ultimi 650.000 anni. Una schiacciante prova della forte responsabilità dell' uomo nell' alterazione dell' equilibrio chimico dell' atmosfera e del clima. Oggi la «curva di Keeling» rappresenta la più lunga serie strumentale al mondo di misura di un gas serra, e nel tempo è stata affiancata da altre esperienze analoghe: in Italia, la misura continuativa del CO2 atmosferico è affidata alle stazioni di ricerca del Monte Cimone sull' Appennino Tosco-Emiliano (ISAC-CNR di Bologna), del Plateau Rosa, ai piedi del Cervino (CESI), e di Lampedusa (ENEA). Il tributo italiano alla memoria di Keeling. Ma c' è anche un contributo meno lodevole, rappresentato dalle 10 tonnellate di CO2 che ogni italiano aggiunge annualmente alla curva di Keeling. C' è da sperare che in futuro opportune misure di riduzione delle emissioni consentano di stabilizzare le concentrazioni di gas serra, come richiede il Protocollo di Kyoto, per evitare un ulteriore incremento delle alterazioni già in atto negli ecosistemi, elencate proprio ieri in un nuovo comunicato del Wwf. LUCA MERCALLI 28 marzo 2008 1-52 sez. PRIMA PAGINA http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/03/28/uomo-che-perprimo-misuro.html?ref=search <<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<< Clima La sconfitta degli scettici del riscaldamento globale La misteriosa catena di eventi che portò alla fine dell' era glaciale è stata finalmente ricostruita . Potrebbe sembrare un' analisi confinata al passato remoto. Nel ripercorrerne le tappe i climatologi si sono invece ritrovati in uno specchio che riflette con una fedeltà inaspettata il presente del nostro pianeta sempre più caldo. A sciogliere parte dei ghiacci che ricoprivano la Terra fra 20 e 10mila anni fa - spiegano i ricercatori di Harvard - fu un aumento dell' anidride carbonica nell' atmosfera. Nel giro di 7mila anni il gas serra passò da una concentrazione di 180 molecole per milione a 260. E una calotta artica che ricopriva metà degli Usa si ritirò fino alle dimensioni che conosciamo oggi. Se si considera che nell' ultimo secolo la concentrazione di CO è passata da circa 300 parti per milione a 392, si comprende la ragione dell' allarme dei ricercatori guidati da Jeremy Shakun che hanno pubblicato su Nature la loro analisi. Lo studio ribalta uno degli argomenti usati dagli scettici del riscaldamento climatico. Fino a ieri si riteneva infatti che alla fine dell' era glaciale la temperatura del pianeta fosse salita, seguita solo in un secondo momento dall' aumento di anidride carbonica. La sequenza degli eventi escludeva che questo gas serra fosse responsabile del riscaldamento. Come per la fine dell' era glaciale, anche per l' oggi gli scettici chiedevano l' assoluzione della CO2 dall' accusa di arroventare il pianeta. E sul legame dato per scontato fra il gas serra e il mutamento climatico si erano concentrate le critiche al film di Al Gore "Una verità scomoda". L' argomento viene completamente ribaltato da Shakun e i suoi colleghi, che con un lavoro da investigatori hanno messo insieme un numero senza precedenti di indizi sul clima del passato. La marcia in più della loro analisi sta nell' aver raccolto non solo campioni di ghiaccio dalle profondità della calotta antartica, ma dall' aver esteso i loro carotaggi anche ad aree diverse del pianeta, dai fondali marini alla terraferma, sia nell' emisfero nord che in quello sud. Quel che è vero per l' Antartide (il riscaldamento ha preceduto l' aumento ), non lo è affatto se consideriamo il pianeta nel suo complesso, dove il gas serra precede - e dunque con tutta probabilità determina - l' aumento delle temperature. Il complicato meccanismo si innesca circa 17mila anni fa con un leggero spostamento della Terra dalla sua orbita (fenomeno noto agli astronomi). L' emisfero nord si ritrova maggiormente esposto ai raggi solari. La calotta artica inizia a squagliarsi e fa salire il livello dei mari di 10 metri. Le enormi masse di acqua fredda mandano in tilt la circolazione oceanica, con l' effetto complessivo di confinare il calore dei mari al polo sud. L' aumento della temperatura in Antartide fa restringere la superficie dei ghiacci, liberando nell' atmosfera le enormi quantità di CO erano rimaste sui fondali. La conclusione di Shakun sembra voler troncare una volta per tutte il dibattito: «Lo spostamento dell' orbita ha innescato il meccanismo, ma il nostro studio dimostra che la CO ha giocato il ruolo decisivo. Fra il suo aumento nell' atmosfera e l' aumento della temperatura c' è una correlazione nettissima». ELENA DUSI 11 aprile 2012 49 sez. CRONACA http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/04/11/clima-la-sconfittadegli-scettici-del-riscaldamento.html?ref=search Libro da cui è stato tratto il film