7° lezione 02

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7° lezione 02.12.2008
SCHEDA 6C
3. L’UOMO CREATURA DI DIO: RIFLESSIONE SISTEMATICA
Il cristianesimo professa minimi antropologici attraverso i quali propone i tratti più significativi
della persona umana e ribadisce una visione unitaria dell’umano. In questo schema di pensiero,
biblicamente fondato, è insito il rifiuto di ogni forma di dualismo e di monismo antropologico.
E infatti i due temi che svolgeremo da un punto di vista sistematico saranno:
- l’uomo come essere unitario, con questa espressione noi evitiamo il dualismo
- l’uomo come essere in relazione/essere personale richiama il monismo
3.1 L’UOMO COME ESSERE UNITARIO
In quale modo la tradizione cristiana sostiene l’unitarietà dell’uomo?
L’antropologia cristiana afferma un netto rifiuto di ogni professione di dualismo, pensate alla G.S.
che forse è il documento più noto rispetto ad altri, dove si dice che l’uomo è uno, in corpo e anima è
uno in corpo e anima quindi c’è un’unità che viene come dire esplicitata attraverso quello che noi
chiamiamo corpo e ciò che noi chiamiamo anima.
Cosa significa che l’uomo è uno? Da un punto di vista teorico attraverso questa espressione noi
vogliamo dire anzitutto l’esperienza originaria che ciascuno di noi ha di se stesso, se ognuno di noi
pensa a sé ovviamente si individua come un essere uno, cioè una persona, io sono uno, non siamo
due, non siamo tre, non siamo quattro, attraverso l’autoriflessione mi colgo come una persona,
come un individuo, un soggetto, al di là di quello che sono le consapevolezze di individuo di
soggetto di persona noi diciamo che siamo uno.
Che cosa significa che noi siamo uno in corpo e anima? Da questo punto di vista io direi che noi
non riusciamo a creare una divisione, cioè corpo e anima per dire ciò che esprime la nostra unità in
effetti noi lo possiamo cogliere dalla riflessione ma anche dall’esperienza e dal modo in cui
traduciamo questa esperienza ovvero l’unitarietà è visibile e in modo corporeo e in modo spirituale.
Faccio un esempio: quando noi non stiamo bene che cosa diciamo? Noi rispondiamo: sto male.
Nessuno di noi dice il mio corpo sta male. Oppure se io ho qualche problema di tipo spirituale e
qualcuno mi chiede cosa ho rispondo: sto male. Abbiamo quindi utilizzato la stessa aggettivazione e
l’abbiamo applicato a noi stessi all’unità di noi stessi in senso fisico e in senso morale. In altri
termini noi ci sperimentiamo come unità psicofisica, cioè una unità integrale, noi non dividiamo
mai le cose dentro di noi, diciamo sempre che ho freddo, ho fame, ho sete sono triste ecc ma non
diciamo mai che il mio corpo sta male ecc. non solo.
Noi non possiamo mai dissociare nella nostra esperienza l’elemento corporeo dall’elemento
spirituale quindi da un punto di vista del fenomeno noi ci poniamo sempre come una unità
psicofisica, una unità originaria.
L’uomo è corpo, l’uomo è anima come diceva la bibbia, non diciamo l’uomo ha una basar ma
l’uomo è basar, l’uomo non ha una nefes ma è una nefes, non ha una ruah ma è una ruah.
Dire che l’uomo è corpo e dire che il corpo è anima significa che io capisco che nel mio costitutivo
ci sono queste due realtà.
Ma dove stanno nella tua realtà? Nella mia persona, e cioè dove?
Il tuo corpo dov’è? E la tua anima dov’è ?
Da un punto di vista dell’esperienza, da un punto di vista della concretezza, non è possibile
distinguere che cosa è il corpo e che cosa è l’anima perché noi facciamo una esperienza di una unità
psicosomatica, non riusciamo a distinguere. Nell’esperienza concreta, nel vissuto concreto queste
due realtà sono sempre e comunque intrecciate; le possiamo distinguere solamente a livello
metafisico, cioè noi diciamo che sono i due principi che costituiscono l’uomo come unità, ma
questa distinzione può avvenire solo a livello teoretico, da un punto di vista pratico nessuno di noi
può dire dove sta l’anima e dove sta il corpo, perché? Perché in realtà noi dobbiamo dire che
l’uomo è un corpo, non che ha un corpo, l’uomo è un’anima corporea.
Queste due realtà sono quindi distinguibili a livello metafisico ma non distinguibili nel concreto, nel
vissuto di ciascuno. Questa unità psicosomatica dice che io mi colgo sempre come un essere corpo
animato o un essere anima corporea per dire tutti e 2 i termini ma non riesco a disgiungerli, nella
mia esperienza posso teorizzare su l’uno o sull’altro solo a livello teorico teoretico, metafisico, sono
2 principi dell’unità dell’essere uomo ma sono due principi che io posso individuare solo a livello
metafisico invece nel vissuto di ciascuno non è possibile. Non posso localizzare dove è l’anima.
Dove è l’anima? Lei dice dappertutto, è vero è una ragione, nel senso che il mio essere corpo è
essere animato.
Siccome sono 2 principi metafisici possiamo teorizzare, ma dal punto di vista del concreto noi
possiamo solo guardare a quella che è la nostra esperienza, quindi l’unità dell’uomo la vogliamo
cogliere sul piano fenomenico. Ora che cosa compare immediatamente? Noi non disgiungiamo mai
ciò che è psichico da ciò che è corporeo, ma ogni nostra azione, ogni nostro pensiero ogni nostro
gesto vitale vede sempre la commistione di queste 2 dimensioni per cui io posso dire di essere un
corpo animato e di essere un’anima corporea.
L’uomo è corpo e anima. Questo fatto di pensarci nell’unità ci dice anche una cosa che noi non
possiamo essere ridotti all’uno o all’altro elemento proprio perché ci cogliamo sempre nell’unità
psicofisica, noi non possiamo dire che l’uomo è solamente corpo o solamente anima, in questo
modo io sto eliminando appunto il monismo di coloro che magari potrebbero affermare che l’uomo
è solamente corpo quindi senza dimensioni che vanno oltre la corporeità in se stessa. E anche il
contrario posso eliminare, no? Coloro che dicono siamo solo spirito, non è possibile perché noi
facciamo contemporaneamente l’esperienza di una dimensione corporea. Quindi questa unità di
corpo e anima nella distinzione metafisica ma nella concretezza vissuta ci permette anche di
cogliere il vero monismo dell’uomo, il vero monismo che non è una riduzione corporea o una
riduzione spirituale ma è trovare in un individuo interagenti sia la dimensione corporea sia la
dimensione spirituale. Ecco perché noi evitiamo il monismo? Ma evitiamo anche il dualismo perché
se io dico che il corpo e l’anima sono solo 2 realtà giustapposte che non si incontrano mai come
direbbe Cartesio o se si incontrano si incontrano accidentalmente per cui una non ha niente a che
fare con l’altra come direbbe Platone anzi sono 2 realtà opposte, io sto facendo una riflessione di
tipo dualistico, invece noi diciamo no, perché ogni volta che io mi penso nella mia dimensione
corporea avverto anche che il mio essere corpo è animato quindi ha qualche cosa dell’anima e
viceversa se penso al mio essere spirituale non lo disgiungo dal mio essere corporeo.
Quindi noi attraverso questa unità eliminiamo sia il monismo che il dualismo.
Se noi ci sperimentiamo unità di corpo e anima e quindi diciamo no al dualismo perché
distinguiamo l’essere corpo e l’essere dell’anima a livello metafisico? Perché evidentemente il
corpo non è l’anima e l’anima non è il corpo. E allora cerchiamo di capire che cos’è l’anima e che
cos’è il corpo o meglio che cosa significa che l’uomo è il corpo e che cosa significa che l’uomo è
un’anima.
Questo ragionamento adesso è pratico o metafisico? Metafisico perché nella pratica io non posso
mai capire ciò che appartiene alla dimensione corporea e quello alla dimensione animata perché
nell’esperienza concreta li vedo sempre insieme, cioè si integrano, anche quando stai facendo
un’esperienza di tipo spirituale in realtà stai partecipando anche con la tua dimensione corporea,
non si può disgiungere.
Noi non siamo mai coinvolti con una sola dimensione, se qualcuno ci fa una carezza noi non
avvertiamo solamente il tatto ma andiamo sempre oltre, noi riusciamo a trascendere il senso di quel
tocco e questo rimandarti oltre non può dipendere da un puro elemento biologico.
Che significa a livello metafisico che l’uomo è corpo, che l’uomo è anima?
L’uomo è corpo. Dobbiamo però giocare su alcuni elementi di tipo fenomenologico, altrimenti non
riusciamo a capire. È chiaro che noi riflettiamo a livello metafisico, però come dicono i metafisici
“ogni conoscenza comincia sempre dall’esperienza”, dal dato reale, quindi significa che noi pur
discutendo a livello metafisico dobbiamo fare riferimento alla percezione sensibile, è la percezione
sensibile che poi ci permette una teoria, il punto di partenza, quello che noi conosciamo lo
conosciamo solo perché vediamo, comincia di qui la percezione.
E’ possibile dare una definizione dell’uomo che è corpo che è anima sia pure da un punto di vista
metafisico?
Sicuramente una definizione, nel senso che in questa espressione io ho definito, cioè ho chiuso tutto
è una cosa impossibile. Peraltro l’uomo è una realtà così complessa per cui figuriamoci se poi
all’interno di questa complessità si fa il tentativo di definire l’essere corporeo. Ecco perché il
cristianesimo, voglio dire la rivelazione cristiana, professa dei minimi antropologici, non c’è
un’antropologia per così dire definita tutto e per tutto, quindi non è facile dare una definizione.
Corpo tra l’altro è una di quelle (io le chiamo) meta parole, una parola così pregnante, una parola
così importante, che non è facile interpretare o definire con una formula precisa che comprende
tutto. Quello che possiamo fare è teorizzare a partire dall’esperienza, partire quindi dal fenomeno.
Che cosa significa che l’uomo è corpo? L’uomo è corpo nel senso che è un essere aperto al mondo.
Mi sto riferendo a una precisa teoria di Marx Sheler. L’essere corpo dell’uomo significa che l’uomo
è un essere aperto al mondo. Il mondo inteso come l’ambiente che ci circonda non una specie di
stato in luogo, io sono nell’ambiente, nel mondo, come una specie di scena da teatro, dove io vado a
rappresentare la mia vita, ma dobbiamo invece dire che l’ambiente, il mondo che ci circonda è
costitutivo al mio essere uomo, quindi se è costitutivo significa che il mondo è parte di me, parte nel
senso che mi costituisce. Noi diciamo per esempio che io sto bene nel mio ambiente. Perché ci
riconosciamo, perché questo ambiente esprime qualcosa di me. È ciò che mi fa stare bene perché è
come un prolungamento del mio essere, mi riconosco.
Da tenere presente è che l’uomo il suo ambiente non lo subisce, io vengo sradicato, vado in un altro
ambiente e allora cerco di appropriarmi di questo nuovo ambiente di farlo diventare mio, ma non
come possesso, ma come espressione della mia identità.
L’ambiente è fondamentale al punto tale esprime è costitutivo dell’uomo al punto tale che
condiziona anche lo sviluppo dell’uomo. Sotto tutti i punti di vista. Lo condiziona anche nel suo
sviluppo biologico non è solo una questione genetica. Io sono nato in Italia e ho anche
somaticamente i caratteri di un uomo del sud, che cosa significa uomo del sud nel mio caso? Io sto
esprimendo me stesso, il mio essere che è un essere aperto al mio mondo, cioè io sono il mondo, ho
i caratteri del sud, ho i capelli in un certo modo, le fattezze del viso, la corporatura, oppure io sono
nato al nord e dico ha le fattezze di una persona del nord occhi chiari, capelli biondi, visivamente
nella persona si esprime l’ambiente il clima la geografia.
Il problema dell’ambiente non è solo una questione esterna a noi, tecnica, quando io devasto
l’ambiente, lo sporco, sto sporcando me stesso e il mio prossimo, sto sporcando il mio essere. Ecco
la questione etica, dall’essere al dover essere.
Che cosa significa l’essere del corpo dell’uomo che è un essere aperto al mondo, noi siamo aperti,
siamo in relazione con il nostro mondo ed è una relazione costitutiva. Quindi corpo e mondo si
implicano a vicenda, sono legate tra loro. L’ essere corpo dell’uomo è anche il suo essere nel tempo,
la temporalità che mi appartiene nel senso che io la esprimo. Che significa? Anche il tempo ci
esprime. Il tempo non è qualcosa che ci accoglie, ma è qualcosa che noi siamo. Io pongo in essere il
tempo, lo esprimiamo, quindi siamo il tempo. Noi per esempio abbiamo la percezione che il tempo
passa se noi lo quantifichiamo attraverso l’orologio, ma il tempo che noi istituiamo è l’espressione
del nostro essere in cammino, noi non riusciamo mai a coglierci immediatamente in un momento,
ma abbiamo una memoria, abbiamo un presente che è strano perché dura e non so se ha durata
perché è contemporaneamente memoria, passato e futuro. Lo poniamo noi esprimiamo noi stessi
attraverso il tempo perché io adesso non sono più quello che ero una parola prima, sono già
invecchiato, come tutti quanti voi. E ora sono già vecchio e mi sto trasferendo nel futuro e in questo
futuro sono già diventato vecchio. La temporalità è qualcosa che io esprimo, fa parte di me, io sono
così, uno che è soggetto continuamente al passato, presente e futuro, distinguo ma non riesco
nemmeno a separarli perché stanno benissimo insieme. Peraltro ho bisogno di compiermi lungo il
tempo, se io riuscissi ad afferrare la totalità del tempo in un momento sarei una persona compiuta.
Invece no. Posso anche nel tempo assumere decisioni diverse, pentirmi, cambiare vita in quanto la
temporalità la esprimo, non la subisco ma la istituisco, con la creazione stessa si istituisce il tempo,
esprime me stesso il tempo .
Noi possiamo anche dare valore al tempo, al contrario di chi lo subisce, l’uomo non lo subisce, è
l’animale a subirlo, lo possiamo qualificare, (kairos) possiamo cambiare vita, infatti la noia è poco
umana, poco dignitosa, il perditempo non si impegna neanche nei confronti di se stesso. Noi
possiamo dare valore al tempo, ci appartiene, il tempo prende consistenza, valore.
L’uomo è anche essere mortale, non ci vuole molto a capire che noi siamo indirizzati verso una
fine, è costituivo del nostro essere il fatto di dover morire, di finire completamente, noi andiamo
verso la fine. Chi muore non è il corpo, è l’uomo tutto intero.
L’uomo attraverso la mortalità esprime il suo essere, siamo delle persone destinate a finire, da
sempre, in senso religioso poi è un altro discorso, la mortalità ci esprime, io sono un uomo perché
muoio, strano ma è vero, se non morissi sarei forse Dio.
Non muore una parte dell’uomo, se l’uomo è corpo e la mortalità è del corpo, vuol dire che muore
l’uomo.
L’essere corporeo o l’uomo che è corpo si esprime anche nel fatto che l’uomo è stato sempre un
essere sessuato, in altri termini il nostro essere corpo ha una polarità complementare, l’uomo è
maschio o femmina. Che cosa significa che è sessuato? Il corpo che noi siamo che non è uguale a
quello degli altri, nel senso che abbiamo delle caratteristiche che sono diverse, complementari ma
sono diverse. In un ambiente riusciamo a esprimere la nostra mascolinità o la nostra femminilità.
Quando uomo e donna agiscono fanno tutti e 2 le stesse cose ma io le faccio in quanto maschio lei
le fa in quanto femmina, sono le stesse cose ma esprimono un modo di essere diverso, siamo tutti e
2 corpo ma lo esprimiamo diversamente, anche a livello biologico non siamo uguali. C’è una
diversità da tutti i punti di vista. Per cui noi esprimiamo la nostra corporeità come maschio o come
femmina pur facendo le stesse cose.
Dove sta la corporeità? Nel fatto che noi comunichiamo, riusciamo ad esprimere nostra identità, il
nostro io, cioè è anzitutto nel nostro essere corpo che ci presentiamo all’altro, nel nostro essere
corpo, non nel senso fisico solamente, non riducete mai il biologico al corporeo. È certo che la mia
presentazione a voi è anche biologica, ma non solo, io mi sto presentando a voi nel mio essere
aperto al mondo, i miei caratteri, nella mia temporalità, sono più grande, sono più piccolo, capite
che sto invecchiando? Nel mio essere sessuato, ecc. Quindi il corpo è espressione comunicativa.
Noi ci presentiamo al mondo nel nostro essere corpo. Tenete presente che il corpo è anche elemento
biologico ma non è riducibile a questo. Il problema di oggi è che l’uomo è ridotto a corpo biologico
per cui le tecniche, le scienze possono fare quello che vogliono, decidono loro, sono loro il
paradigma di che cosa è l’uomo e che cosa non è l’uomo. Questo è il problema serio.
Ma l’uomo non è solamente corpo. Abbiamo raccolto alcuni fenomeni e abbiamo teorizzato quindi
dal punto di vista metafisico e abbiamo colto l’essere in quanto essere del corpo attraverso questi
fenomeni. Ma abbiamo detto che noi ci sperimentiamo come unità di corpo e anima. E allora che
significa che l’uomo è? Stiamo disgiungendo ma non separando.
Che cosa è l’anima? Anche questa è una parola complessa. È un concetto insostituibile per tutti ma
soprattutto per la teologia diciamo che è questo cosiddetto coprincipio spirituale dell’essere uomo e
come sempre per capirne il senso, o meglio la realtà, la sua consistenza dobbiamo guardare al
fenomeno. Così come l’abbiamo visto per il corpo così dobbiamo vedere per l’anima è una sorta di
simmetria interagente.
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