Le Capacità Condizionali – Terza parte

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Le Capacità Condizionali – Terza parte
di Beniamino Ferrari
Capitolo secondo. La Forza.
2.1 Una prima distinzione
Ogni tipo di prestazione coinvolge caratteristiche fisiche specifiche e, soprattutto, differenti. In
unione alle caratteristiche fisiche saranno anche le caratteristiche psichiche ad influenzare, spesso in
maniera determinante, la prestazione. Queste caratteristiche prendono generalmente il nome di
capacità.
Una classificazione normalmente accettata, per ciò che riguarda il lato puramente fisiologico, è
quella che distingue le capacità condizionali dalle capacità coordinative. In questo volume ci
occuperemo delle prime. Delle seconde daremo solo alcuni cenni.
Vengono chiamate capacità condizionali:
1 - La forza
2 - L'attitudine all'accelerazione
cioè la capacità di operare accelerazioni massimali, chiamata da alcuni Autori anche attitudine
alla velocità.
3 - La resistenza
2.2 La forza
Le Scienze Fisiche definiscono come:
Forza
Ogni causa che tende a modificare lo stato di quiete o di moto di un corpo. In altri termini si può
definire forza la capacità di opporsi ad un carico (modifica di uno stato di moto) o di vincere una
resistenza (modifica di uno stato di quiete)
Ancora la Fisica sintetizza cosi la “Forza”:
Forza (F) = m . a
In questa definizione m indica la "massa" del corpo ed a la sua accelerazione.
Generalmente si definisce come:
- massa lo spazio occupato da un corpo o, anche, la misura della sua inerzia
mentre si indica come:
- accelerazione la variazione di velocità nell'unità di tempo.
Chiameremo:
- forza massimale l'insieme di fattori che concorrono ad operare modificazioni massimali all'interno
od all'esterno del corpo considerato.
Nell'esplicazione della "forza massimale" il fattore carico prevale nettamente sul fattore velocità di
esecuzione del movimento.
La forza massimale non è il solo tipo di forza che prenderemo in considerazione.
Un racconto quasi mistico.
Ci troviamo, per motivi religiosi, in mezzo ad un groviglio di binari morti. Il nostro umore è
melanconico. Mentre passeggiamo distrattamente, meditando sulla caducità dell'esistenza (il luogo
è molto indicato), un carrello ferroviario, invitato da una dolce pendenza e dai primi annunci di
Primavera, si mette in moto, ci viene incontro accelerando con l'evidente intenzione di spappolarci.
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Potremmo tentare di scansarci, ma l'orgoglio è più forte della pendenza e, in più, il terrore ci ha
immobilizzato gambe e cervello. Scegliamo la lotta.
Attendiamo l'arrivo del carrello e, proprio quando sta per travolgerci, appoggiamo le mani sul suo
bordo esterno e, puntando i piedi, cerchiamo di bloccarlo. Se ci riusciremo potremo perfino
raccontarlo, sennò pazienza.
L'insieme delle forze che ci ha (forse) consentito di uscire vivi da una situazione complessa, si può
definire forza massimale se è la risultante delle forze massimali che dal nostro corpo e dalla nostra
mente sono scaturite nel momento dell'impatto.
L'intensità di queste forze dipenderà da alcuni fattori. Li elenchiamo:
1 - La nostra forza muscolare
2 - La nostra possibilità di coordinare le contrazioni muscolari
3 - La somma algebrica dei vantaggi e degli svantaggi che derivano dai rapporti reciproci fra i vari
segmenti ossei impegnati nell'azione
4 - La capacità del nostro sistema neuromuscolare di reclutare, nel momento richiesto, il numero
più elevato possibile di unità motorie.
5 - La ferma volontà di uscire vivi, ad ogni costo, dall'emergenza "carrello"
Siamo vivi (questo è già un bel risultato), ma siamo in una posizione precaria: noi sospingiamo il
carrello che cerca, a sua volta, di soverchiarci. Possiamo scegliere fra alcune soluzioni, alcune
eleganti, altre meno:
1 - Imprecare
2 - Chiamare aiuto
3 - Mantenere il connubio con il mostro d'acciaio
4 - Cercare di sospingerlo fino al punto da dove è partito
5 - Usarlo per effettuare un proficuo allenamento
Soluzione numero 1
Imprecare serve solo quando le energie fisiche e nervose sono sovrabbondanti: è, in genere, una
esplosione che serve ad allentare la tensione. Attualmente, impegnati come siamo, non abbiamo, da
sprecare, energie di alcun genere.
Soluzione numero 2
Chiedere "Aiuto!" ferirebbe a morte il nostro orgoglio. Non potremmo più guardare negli occhi il
nostro meccanico di fiducia che ha effettuato il servizio di leva nei paracadutisti e ci tiene a farlo
sapere al mondo intero.
Soluzione numero 3
Continuare a mantenere l'attuale posizione contro un peso soverchiante, significherebbe possedere
una enorme forza di opposizione: o uno ce l'ha, oppure no.
Non possiamo, in ogni caso, trascorrere la nostra vita a trattenere carrelli: potremmo, si, battere dei
records, ma non potremmo, ad esempio, farci una cultura di tipo umanistico.
Soluzione numero 4
Sospingere il carrello fino al punto di partenza è, invece, una soluzione interessante.
Significa raccogliere le forze residue, concentrarci sull'immane compito e fare esplodere in un solo
attimo, tutte le nostre energie fisiche e psichiche.
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Significa, in fondo, usare la forza esplosiva in un momento "A" per modificare lo stato di quiete del
carrello, e protrarre il nostro sforzo per un tempo relativamente significativo fino a giungere ad un
momento "B" in cui il carrello sarà di nuovo in quiete, ma in posizione meno incombente e
pericolosa. Ancora in altri termini, significa usare una forza resistente di prima intenzione che
possiamo anche chiamare forza resistente di breve periodo o, anche, resistenza alla forza.
Soluzione numero 5
Una volta superato il punto "A" citato alla soluzione n° 4, potremmo anche ricordare che il nostro
medico, dopo averci visto di profilo, ci ha consigliato di fare del moto. Che possiamo fare di meglio
che seguire il suo consiglio sospingendo quà e là il nostro carrello per alcuni chilometri? ("To know
it is to love it" suggerisce una popolare canzone anglosassone).
Sceglieremo cosi di esplicare una forza resistente di seconda intenzione che possiamo anche
chiamare forza resistente di medio o di lungo periodo. L'unico inconveniente sarà, semmai, quello
di spiegare alla Polizia Ferroviaria che non stiamo tentando di commettere un furto.
Come state constatando le cose si stanno proprio complicando. Del resto, in questo nostro mondo,
nulla è davvero come appare e nulla è come dovrebbe essere, cioè semplice.
In più, lo abbiamo già visto, difficilmente saremo in grado, contemporaneamente di:
a - Possedere una notevole forza massimale
b - Possedere una adeguata forza resistente di breve periodo
c - Possedere una adeguata forza resistente di medio o di lungo periodo
proprio perchè sono capacità che scaturiscono da qualità fisiche tutt'affatto differenti.
(Un inciso: vorrei qui rilevare, prima che qualche lettore possa essere indotto in errore, che affatto
non è un termine che indichi "negazione", come vorrebbero farci credere le torme di idioti che ci
perseguitano da televisioni, libri, giornali, riviste ecc.
Molti di loro sono compensati in proporzione alla loro dabbennaggine che, stesa con cura, potrebbe
oscurare il cielo e tappare definitivamente il buco dell'ozono.
Affermare, ad esempio: "Claudia è affatto affascinante" significa porre in evidenza che l'essere
umano di cui stiamo parlando è assolutamente, perdutamente affascinante. Sarebbe comunque
bene, prima di affermarlo in presenza della fanciulla, acculturarla un poco.
Come tutti i termini che indicano alcunché di positivo, affatto diviene negativo soltanto se
preceduto da una negazione. "Non sono nient'affatto d'accordo con quel che affermi. E’ molto
meglio Anna" può essere portato come un buon esempio di negazione.)
Riferendoci ora all'esempio che ha coinvolto noi ed un carrello di umore moderatamente gaio,
possiamo distinguere vari generi di forza.
1 - Una forza massimale di tipo statico
che potremo definire anche come "forza di assorbimento" oppure come "forza elastica negativa"
che ci ha consentito di opporci ad un carico senza operare rilevanti modificazioni nelle relazioni
esistenti fra i nostri segmenti corporei. Questa forza viene esplicata nell'attimo in cui, di colpo,
ci opponiamo al movimento del carrello: non essendoci, nell'attimo considerato, spostamento del
carico non saremo in presenza di lavoro.
2 - Una forza esplosiva attiva (tendenzialmente ancora "forza massimale")
che esplichiamo nell'attimo in cui, impegnandoci allo spasimo, riusciamo a vincere l'inerzia di
quiete del carrello: il carico è preponderante rispetto alla velocità.
Fra l'altro dovremo anche prevalere sugli attriti che le ruote dell'oggetto rugginoso formano,
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poggiando su rotaie altrettanto rugginose. Teniamo presente che, nell'attimo in cui avviene
anche un sia pur piccolo spostamento ci troveremo innanzi ad un nuovo fattore: il lavoro.
Se il movimento di spinta al carrello avverrà immediatamente dopo l'assorbimento del carico
rappresentato dal carrello in movimento, (forza elastica negativa) ci troveremo dinnanzi ad un
tipo di lavoro affatto peculiare: il lavoro pliometrico che verrà esaminato nel terzo capitolo.
3 - Una forza veloce
che porremo in essere quando, vinti stato di quiete ed attriti, il carrello, grazie al nostro furore
operativo, incomincerà ad accelerare la sua corsa.
In questo tipo di forza la velocità tende ad essere preponderante rispetto al carico.
Teniamo presente che un carrello che sia già in movimento nello stesso senso della spinta che
gli stiamo applicando, rappresenta un carico nettamente inferiore rispetto ad un carrello, non
solo in quiete, ma con pendenza a favore: il tempo nel quale il fenomeno (cioè l'accelerazione)
apparirà sarà, però, molto limitato.
4 - Una forza resistente
che dovremo possedere se decideremo di considerare appetibile l'idea di trascorrere gran parte
della nostra giovinezza abbracciati ad un carrello in movimento.La relazione fra carico e
velocità ancora si modifica: entrambi tenderanno a divenire costanti e, quantitativamente,
diminuiranno fino a raggiungere valori medi.
Quest'ultimo caso è piuttosto interessante, perchè fa intervenire fattori che non erano, se no n in
piccola parte, coinvolti nei tre casi precedenti. Vediamo perchè.
Una persona di struttura massiccia, ben muscolata, dotata di leve vantaggiose (per quell'esercizio
specifico) e fortemente motivata a sopravvivere (fondamentale, quindi, sarà l'intervento della mente
e, dico a caso, l'esistenza di un amore corrisposto) potrà superare il primi tre stadi senza eccessivi
traumi perché affronterà esercizi congeniali alle sue qualità psicofisiche.
Nel quarto caso il soggetto impegnato nella prestazione dovrà essere in possesso di altre tre
importanti capacità:
a - Una elevata capacità cardiovascolare
b - Una elevata capacità respiratoria
c – Una elevata capacità di protrarre nel tempo la concentrazione iniziale.
Soltanto cosi potrà protrarre a lungo un lavoro con un carico medio , ma applicato per un periodo
prolungato.
Queste qualità saranno esaminate quando parleremo in modo specifico di resistenza ed endurance.
Torniamo ora al nostro esempio.
Quando saremo riusciti a bloccare il carrello o a farlo ripartire, non ci importerà poi molto di
conoscere il nostro peso: ci congratuleremo con noi stessi per aver salvato la pelle e, almeno per
qualche tempo, non chiederemo null'altro alla vita. Parleremo, in questo caso, di forza assoluta o, in
modo ancora più preciso, di forza massimale assoluta.
Supponiamo, invece, che la nostra disavventura venga interpretata dalla piccola folla che ci si è
assiepata intorno, come il tentativo di lanciare un nuovo sport: ne hanno inventato e ne stanno
inventando anche di più cretini. Le incitazioni "Forza, forza!" si sprecano. Taluno, più creativo,
ulula: "Forza capo!" E' evidente che gli astanti, non avendo letto questo capitolo, non sapranno
neppure di che cosa stiano parlando.
Altri vogliono provare, incominciano a spingere carrelli senza nemmeno vestirsi in modo adeguato.
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E' chiaro che, a parità di prestazione, fra coloro che non saranno stati stampati direttamente sul
terreno, la maggior forza relativa apparterrà al praticante dotato di minor peso corporeo.
In altre parole: mentre la forza assoluta viene qualificata solamente dall'entità del carico, a
prescindere dal peso di chi compie la prestazione, la forza relativa coinvolgerà anche un altro
fattore: il peso del soggetto impegnato nell'esercizio.
continua
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