E tücc che vören sarà sü la porta e inveci a mí me piâs lasàla vèrta. L. M. info e contatti Laura Meroni [email protected] cell. 348|3640670 produzione Michela Signori [email protected] JOLEFILM srl, via Quarto n. 16, 35138 Padova Tel. 049|8718175 | fax 049 8735263 www.jolefilm.it | www.lorenzomonguzzi.it L’album Portavèrta è il primo album da solista del cantautore Lorenzo Monguzzi, voce e leader fondatore dei Mercanti di Liquore, scioltisi nel 2011. Nel disco (terzo classificato alle Targhe Tenco 2013) le nuove composizioni spaziano tra generi diversi, mantenendo un contatto con la scuola cantautoriale ma aprendosi nel contempo nuove strade e nuove possibilità espressive. Portavèrta è anche il titolo dell’unica canzone del disco scritta in dialetto brianzolo, e testimonia la necessità dell’artista di fare i conti con le proprie origini e con le contraddizioni della sua terra. Prodotto artisticamente con la collaborazione di Marco Paolini (attore, autore e regista, tra le più voci più importanti del teatro italiano, noto al grande pubblico per i suoi lavori di forte impatto civile come il Racconto del Vajont) che partecipa anche ad alcuni brani, e di Stefano Nanni (pianista, compositore, arrangiatore e direttore d’orchestra Jazz, le cui collaborazioni spaziano da Steve Ellington e Amii Steward, a Paolo Fresu e Massimo Moriconi, al grande Luciano Pavarotti, a Vinicio Capossela, a Michele Centonze) che ne cura anche gli arrangiamenti, l’orchestrazione e la realizzazione musicale. Il disco è prodotto da Michela Signori per Jolefilm, casa di produzione di riferimento delle opere teatrali e televisive di Marco Paolini, e di film di successo come Io sono Lì di Andrea Segre. Portavèrta è la prima produzione musicale di Jolefilm, naturale evoluzione del sodalizio artistico stretto in questi anni con Lorenzo Monguzzi. Note d’autore «Lorenzo suona; suona con la chitarra, ma ancor più con la voce ed è quel suono di voce a timbrare ogni pezzo che fa. Se le canzoni fossero pagine di un passaporto, senza timbro sarebbero anonime, con il timbro ogni pagina parla e racconta viaggi, vita, storie.» Marco Paolini «Il titolo di questo lavoro è una parola composta inventata per l’occasione, ottenuta unendo i due termini dialettali “porta” e “avèrta”. Mi piacerebbe che diventasse di uso comune, come “gentiluomo” o “palcoscenico”, a testimoniare che l’attitudine di una porta è consentire il passaggio più che impedirlo, sarebbe bello soprattutto in una regione come la mia, la Lombardia, in un paese come il mio... ma questa è un’altra storia. Per me, questo è un disco di demarcazione (termine poco poetico ma calzante), segna l’inizio di un percorso e contemporaneamente, per forza di cose, segna anche la fine di un altro.!Intraprendere un viaggio nuovo non vuol dire dimenticarsi della strada già fatta, significa però radunare i propri stracci, dirsi addio e uscire dalla porta, la porta di prima, quella che deve essere aperta. E’ un passaggio doloroso e parte di questo lavoro lo racconta.! Canto della solitudine, che è sorella delle scelte difficili, canto del non avere riparo ma evocare ugualmente la tempesta e canto della fragilità delle buone intenzioni, la fragilità delle persone buone. Poi la pianto di parlare di me, parlo di noi: siamo in viaggio su di un pullman sgangherato e, tanto per cambiare, abbiamo difficoltà di convivenza e siamo in balìa dell’autista (è un film già visto).! Parlo di noi, che ci improvvisiamo speculatori e che pensiamo di poter fare i soldi con i soldi, lo faccio con Marco Paolini, che di queste cose se ne intende, ci ha fatto anche uno spettacolo sui soldi, sui disastri della finanza creativa, col titolo che è un programma Miserabili. In un altra canzone esploro i confini del “possibile”, la pigra incongruenza tra parola e azione e mi diverto a giocare con i “significati” e i “significanti” (mi piace leggerci un omaggio a Gianni Rodari). C’è una canzone dedicata a! Boris Vian e al suo meraviglioso modo di essere scomodo e libero, e c’è La costruzione di Chico Buarque de Hollanda, che parla di un incidente sul lavoro, e che ho scoperto sentendola cantare a Enzo Jannacci. E per finire ci sono le storie, che portano difficoltà... difficile farci stare una storia dentro una canzone.! Ci sono storie d’amore, un duetto tra un marito ubriacone e una moglie puttana, e un racconto che risale agli anni in cui ho fatto il militare nella fanfara dei bersaglieri (e non c’è niente da ridere)». Lorenzo Monguzzi Estratto stampa Accerchiati da dischi inutili e da eventi musicali senza più nemmeno la musica dentro, a volte è necessario percorrere strade meno battute, abdicare alla perversa logica da classifica per riuscire a capire che in Italia vengono ancora pubblicati grandi album. In questo caso è sufficiente spingersi fino in Brianza, per ascoltare Lorenzo Monguzzi che, dopo una vita a fianco dei Mercanti di Liquore e in parallelo all’efficace sodalizio teatrale con Marco Paolini, adesso ha pubblicato il primo album solista, Portavèrta, tredici canzoni in italiano e una in dialetto monzese, cantautorato vecchio stile ma con una profonda modernità musicale e tematica, capace di citare Boris Vian e Chico Buarque de Hollanda passando per Sant’Enzo Jannacci. “Perché quando eravamo giovani, tutti ci immaginavamo un giorno a Los Angeles a suonare” - spiega – “ma poi, con il tempo e i buoni maestri, abbiamo capito che se volevamo analizzare la realtà, dovevamo partire da ciò che conoscevamo meglio: le nostre origini”. Andrea Morandi, Repubblica, 5 gennaio 2014 […] Monguzzi si è costruito nel tempo un rigore stilistico senza compromessi: De André come meta suprema e un linguaggio pungente da cuori sanguinanti. Parole dure, scorrette, flusso di coscienza e melodie talvolta dolci. Lo ami o lo detesti, non puoi stare in mezzo. Nel disco spunta Senza giudizio, una ballata sul tema logorato dell’amore: “Qualcuno l’ha scritto e per farlo ha dovuto soffrire ben più di una morte, qualcuno l’aspetta ogni sera ma lui ogni sera è da un’altra parte …” […] Guido Biondi, Il Fatto Quotidiano, 25 ottobre 2013 Per Lorenzo Monguzzi c’erano una volta i Mercanti di liquore, le canzoni di De André, lo sguardo obliquo sul mondo di un trio folk rock definito da sette album d’autore, centinaia di concerti e collaborazioni di peso come quella con Marco Paolini. Poi però gli orizzonti sono cambiati alimentando nel cantautore brianzolo domande simili a quella rivolta ne La collina del suonatore Jones proprio al mercante di liquore “Tu che lo vendi cosa ti compri di migliore?” Non senza esitazioni Monguzzi ha trovato la risposta in una carriera da solista varata tra i solchi dell’album Portavèrta che lo porta ad assumersi in prima persona tutte le responsabilità. […] Massimo Gatto, Avvenire, 19 ottobre 2013 È soprattutto un album di canzoni ma è anche un disco di intermezzi recitati, quasi delle schegge di teatro-canzone anche se in una forma embrionale. Si intitola P o r t a v è r t a , lo ha scritto il cantautore milanese Lorenzo Monguzzi, qui eccezionalmente prodotto dall'attore Marco Paolini […] Tra i titoli c'è anche il brano in dialetto che dà il titolo all'album: " Portavèrta!è un sfida alla mia regione, la Lombardia, - dice Monguzzi - e alle pericolose derive razziste cui abbiamo assistito in questi ultimi anni. C'è stato un momento in cui parlare nel mio dialetto significava apparire incazzati verso tutto, gli stranieri, la vita. Il milanese è la mia lingua, io amo tutti i dialetti e il mio non poteva diventare imbarazzante" ![…] Carlo Moretti, Repubblica.it, 3 ottobre 2013 […] Monguzzi si è costruito nel tempo un percorso originale nel modo della canzone d’autore. Già frequentatore delle canzoni di De André e Jannacci, eccolo ora pronto per il primo lavoro interamente suo. Si è allargata la formazione musicale, limitata la presenza della fisarmonica, inseriti oltre al basso e alla batteria, corpose sezioni di fiati e archi. Lo si nota bene nel brano Si potrebbe come anche in Quattro notti, la storia di un amore tradito in un continuo esercizio di rima. Dopo il quartetto d’archi e un certo piglio epico con La tempesta, dopo l’omaggio a un uomo libero Boris Vian, dopo la delicata Senza giudizio, un inno all’amore, arriva Portavèrta. Una canzone superlativa, l’unica in dialetto milanese e brianzolo, che poi è lo stesso che usano nel Canton Ticino. Parole perfettamente misurate e che invitano all’accoglienza verso una società multietnica. C’è tempo per uno sketch divertente con Paolini, un pizzico di swing Bolle, per concludere con la cover di La costruzione di Chico Buarque. Giordano Casiraghi, Jam, ottobre 2013 […] Portavèrta è anche il titolo di una delle canzoni, l’unica in dialetto lombardo, è prima di tutto una dichiarazione di intenti della dominante della poetica di Monguzzi, oltre a una rivendicazione identitaria e radicale contro l’assimilazione del vernacolo alla politica: significa porta aperta, un manifesto in musica di quello che il cantautore vuole continuare a raccontare, storie orgogliosamente outsider. […] Eroi beffardi e forse inconsapevoli, coscienti marciatori dei margini, greggi umane da guardare con sarcasmo ma senza condanne. Giocate sulla linea sottile che separa amarezza, ironia, rabbia, le canzoni di Portavèrta ampliano rispetto al passato la tavolozza dei padri testuali (De Andrè, Gaber, Jannacci e persino certo De Gregori, oltre alla tradizione schiettamente popolare) e lo spettro musicale (che include balcanismi e sudismi). Passando con coraggio da qualche divertissement (Quattro notti) all’omaggio a Boris Vian per arrivare ai pezzi più convincenti: Tempi difficili e Pezzi di cielo. […] Massimiliano Rossin, Il cittadino di Monza e Brianza, 12 settembre 2013 […] Portavèrta, il suo primo album da solista, già entrato tra i finalisti alle Targhe Tenco 2013 nella sezione “Opera Prima”, raccoglie 12 brani che mettono in risalto una qualità fondamentale per ogni cantautore che si rispetti: una voce personale che rende subito riconoscibile ogni canzone. Una firma autorevole, alla quale si affianca nella produzione artistica quella prestigiosa di Marco Paolini, per raccontare piccole storie che gettano un ponte molto intimo tra il passato e il futuro. Qualche eco folk alla De Sfroos in brani come “Quattro Notti”, anche se il dialetto compare fugace solo nella title track, per un lavoro guidato dalla delicatezza di chi alle trombe preferisce i violini. Ma non fraintendiamo, in questo album non manca certo la freschezza dei fiati, però il respiro che offre è sempre sottovoce, mai urlato. In un brano come “Bolle” affiora persino un approccio alla Gaber, per il canto e l’ironia che Monguzzi riesce a portare con lo stesso gusto, così come “Pezzi di cielo” è una piccola lezione della migliore tradizione della nostra canzone d’autore, tanto bistrattata in questo decennio che abbiamo regalato ai “talent” trascurando i talenti. Sono “Tempi difficili”, come canta Lorenzo in uno dei pezzi più riusciti di questo progetto, ma c’è chi trova il coraggio, senza usare i muscoli, per dare corpo alla fragilità della buona musica. Maurizio Pratelli, Corriere di Como, 19 settembre 2013 […] si conferma la solida forza cantautorale di Monguzzi, con l’album Portavèrta ha bellamente debuttato in veste di solista. Solidità autorale e interpretativa, la sua, dotata di un certo carisma e purgata da concessioni retoriche o autoreferenziali. […] Beppe Montresor, L’arena di Verona, 30 agosto 2013 Lorenzo Monguzzi (Brianza, 1967). Inizia la sua attività musicale come chitarrista e cantante, allargando ben presto i suoi interessi anche alla composizione. Nel ’92 fonda con alcuni amici musicisti gli Zoo, gruppo che in breve tempo si guadagna l’attenzione di pubblico e addetti ai lavori, vincendo importanti concorsi o manifestazioni musicali, tra cui l’ambitissimo Arezzo Wave nel ’97 e incidendo l’anno successivo l’album Musica Mezzanima (Epic/Sony). A metà degli anni ’90 dà vita con Piero Mucilli e Simone Spreafico a una formazione orientata verso la musica acustica: nascono così i Mercanti di Liquore. Il repertorio del trio è costituito inizialmente da brani rivisitati di alcuni grandi cantautori italiani, primo fra tutti Fabrizio de Andrè. Proprio questa scelta e questa predilezione per il grande artista genovese consente ai Mercanti di partecipare a numerose e importanti manifestazioni musicali: la più significativa delle quali è senza dubbio Faber, amico fragile, tenutasi il 12 marzo 2000 al Teatro Carlo Felice di Genova, a un anno dalla morte di De André. In!quell’occasione!!il trio esegue Geordie, condividendo il palco con i maggiori artisti italiani. Dall’evento nascerà un doppio cd Faber, contenente tutti i brani eseguiti in quella memorabile occasione. L’originalità degli arrangiamenti e dell’interpretazione dei brani altrui sono però il sintomo di un’attitudine musicale e di una necessità espressiva che lo porteranno presto alla creazione di composizioni originali di straordinaria consistenza stilistica. Nell’arco di oltre un decennio, con il trio brianzolo si esibisce in innumerevoli concerti in tutta la penisola, conquistandosi una sempre crescente!notorietà e la stima di un pubblico sempre più vasto ed affezionato. Nel 2003, insieme ai Mercanti di liquore, inizia a collaborare con l’attore Marco Paolini. Il primo spettacolo di quella che sarà una lunga e proficua collaborazione si intitola Song n.32, concerto variabile in cui le canzoni del trio si alternano a brevi monologhi, poesie e filastrocche. Da questo lavoro nascerà l’album Sputi del 2004. L’anno successivo i Mercanti compongono e incidono le musiche per Gli album di Marco Paolini trasmessi su Rai3. Nel 2006 il violoncellista Mario Brunello!invita Lorenzo e i Mercanti a partecipare allo spettacolo Mozart genio?…Da vicino nessuno è normale. In questa occasione i Mercanti affiancano la prestigiosa Orchestra d’Archi Italiana (diretta appunto dal Maestro Brunello) interpretando alcune composizioni di Fabrizio De Andrè. Nello stesso anno riprende la collaborazione con Paolini, nasce Miserabili Io e Margaret Thatcher. Dopo una lunga!tournée che li!vede esibirsi nei più importanti teatri italiani, il gruppo lombardo e l’attore veneto!registrano il secondo disco insieme, con lo stesso titolo dello spettacolo. Ritroviamo Lorenzo come autore e interprete musicale in Album d’Aprile di Marco Paolini, spettacolo che insieme all’attore lo vede protagonista in diretta su LA7 nel febbraio 2008 e poi ancora a capodanno 2009 con La Macchina del Capo e a novembre con Miserabili, in diretta dal Porto di Taranto. Con i Mercanti di Liquore incide: Mai paura 1999; La Musica dei Poveri 2002; Sputi (con Marco Paolini) 2004; Che cosa te ne fai di un titolo 2005; Live in Dada 2006; Miserabili (con Marco Paolini) 2008. Nell’autunno del 2012, sempre con Marco Paolini, è protagonista della tournée teatrale Ballata di Uomini e Cani, dedicata a Jack London, insieme a Gianluca Casadei alla fisarmonica e Angelo Baselli al clarinetto. Spettacolo che sarà in tournée nei principali teatri italiani anche nella stagione 2013/14. Nella primavera 2013 ha dato vita ad un nuovo progetto: Portavèrta, primo disco da solista. E proprio dalle canzoni di Portavèrta, nell’estate 2013, nasce lo spettacolo Song n.14, un concerto teatrale nel quale Monguzzi, oltre a un ensemble eterogeneo di musicisti (Orchestra Variabile), ha visto ospite lo stesso Paolini, questa volta nell’insolita veste di “gruppo spalla”, con brevi racconti e piccole storie a far da contrappunto alla musica, protagonista assoluta dello spettacolo. Ulteriori informazioni sul sito www.lorenzomonguzzi.it PORTAVÈRTA : track list 1. Flicorno contralto (detto Genis) durata 1’22’’ Testo e musica Lorenzo Monguzzi, feat. Marco Paolini 2. Tempi difficili durata 4’32’’ Testo Lorenzo Monguzzi Musica Lorenzo Monguzzi, Daniela Savoldi 3. Si potrebbe Testo e musica Lorenzo Monguzzi durata 4’59’’ 4. Quattro notti Testo e musica Lorenzo Monguzzi durata 5’12’’ 5. La tempesta Testo e musica Lorenzo Monguzzi durata 3’37’’ 6. Boris Vian Testo e musica Lorenzo Monguzzi feat. Marco Paolini durata 4’35’’ 7. Senza giudizio Testo e musica Lorenzo Monguzzi durata 3’46’’ 8. Portavèrta Testo e musica Lorenzo Monguzzi durata 3’53’’ 9. Fogliafarfalla Testo e musica Lorenzo Monguzzi durata 4’37’’ 10. Bersagliere a rapporto Testo e musica Lorenzo Monguzzi feat. Marco Paolini durata 2’54’’ 11. Bolle durata 4’18’’ Testo Lorenzo Monguzzi Musica Lorenzo Monguzzi, Maurizio Giannone, Roberto Giannone feat. Marco Paolini 12. La costruzione durata 4’40’’ Testo e musica: Chico Buarque de Hollanda, traduzione Sergio Bardotti, Enzo Jannacci 13. Pezzi di cielo Testo e musica Lorenzo Monguzzi durata 5’42’’