Francesco Arno sul n. 34 del Corriere della Calabria

SPETTACOLI
SPETTACOLI
ZELIG ALLA CALABRESE
Non ci resta che ridere
Il progetto del comico cosentino Francesco Arno: dopo aver
studiato e recitato per undici anni a Roma, ora sta cercando
di portare il cabaret nella sua terra. Voleva fare il calciatore
Mirella Molinaro | COSENZA
S
fumata la carriera da calciatore, ha deciso che far ridere gli altri doveva diventare il suo lavoro.Vorrebbe farlo nella sua
terra, ma il terreno non è sempre fertile.
Il percorso di Francesco Arno, 35 anni,
comico e cabarettista cosentino, parte e arriva – per il momento – nel centro storico di
Cosenza. «Ho sempre avuto il
desiderio di recitare – racconta
–. Anche se quando ero piccolo
avevo deciso di fare il calciatore,
ma mio padre era convinto che
era “meglio studiare invece di
tirare due calci a un pallone”.
Così quando frequentavo le
scuole medie nel rione Porta
Piana, nel centro storico, mi
sono innamorato della recitazione anche grazie all’incontro
con Ennio Scalercio, regista di
“Gruppottanta”, un gruppo
amatoriale di Cosenza: lui mi
invitò a seguire alcune lezioni e
mi consigliò di intraprendere
un percorso professionale fuori
dalla Calabria». Così a 18 anni
lascia la sua regione per trasferirsi nella Capitale e inseguire il
suo sogno. «Per un anno – prosegue – ho lavorato per mantenermi. Non potevo pesare sui
miei genitori: mio padre fa il
venditore ambulante e mia
madre la casalinga. Ho studiato
per entrare a far parte del Mast
(Musical actor school teatre),
una scuola di teatro e musical,
di cui è direttore organizzativo
Stefano D’Orazio, ex batterista
dei Pooh. Ho superato il pro68 | 9 febbraio 2012
| CORRIERE
vino portando in scena “Falso
contrasto”, un monologo di
Gaber. Ho frequentato l’accademia per quattro anni: studiavo
circa 6-8 ore al giorno, prendevo
anche lezioni di equitazione e
ho imparato a usare le armi,
fondamentale per interpretare
alcuni ruoli, magari come
quello di Cyrano de Bergerac.
Dopo l’Accademia ho iniziato a
lavorare interpretando alcuni
ruoli per diversi spettacoli: ho
recitato ne “La figlia di Iorio” e
ne “La lupa” di Verga; ho anche
partecipato a qualche musical».
La sua esperienza romana è durata circa undici anni, dal 1998
al 2001. «In quel periodo – racconta – con alcuni amici ho
fondato una compagnia teatrale che si chiamava “La legge
180” e lì mi sono innamorato
del cabaret».
Un’esperienza
interessante
anche se è capitato che «ti
fanno lavorare e poi non ti pagano», spiega Francesco. Ma gli
ha permesso di conoscere persone importanti per il suo percorso professionale: «In quel
contesto ho conosciuto Stefano
Fabrizi, che ha partecipato al
“Colorado café live”, e Paolo
Mariconda, cabarettista di Zelig
e autore della trasmissione
della CALABRIA
“Quelli che... il calcio”. Abbiamo
lavorato insieme; inizialmente
io facevo un minuto di cabaret,
adesso riesco a intrattenere
anche per un’ora».
La compagnia poi si è sciolta
perché «eravamo giovani e volevamo inseguire i nostri sogni.
Abbiamo intrapreso strade diverse», dice il comico cosentino.
E non sono mancati gli imprevisti. «A me piace fare satira –
racconta –. Una volta sono stato
mandato via da una spettacolo
che si teneva in un locale a Rimini perché non è stata gradita
una battuta su Berlusconi. Al
termine del mio monologo, gli
organizzatori si sono dissociati
da quello che avevo detto e mi
hanno mandato via».
Francesco ha partecipato a diversi festival di cabaret, ha fatto
l’animatore nei villaggi («perché
soltanto con il teatro non
campi»), e qualche apparizione
nello spettacolo della Premiata
ditta “Finché c’è ditta c’è speranza”. Ma poi ha deciso di tornare in Calabria: «Volevo fare
qualcosa per la mia terra, anche
se mi sono reso conto che da
noi se non sei di Zelig non attiri;
a Roma è diverso. Comunque
alla fine riesci ad avere le tue
soddisfazioni. Per il momento
HA DECISO DI RITORNARE
IN CALABRIA. MA NOTA
«UN APPIATTIMENTO
CULTURALE» A COSENZA
HA FREQUENTATO
UN’ACCADEMIA NELLA
CAPITALE E HA FATTO
TEATRO E CABARET
sono partito con l’associazione
“Ipocrites” e porto in scena uno
spettacolo
rappresentato
all’“Officina delle arti”, un teatro privato nel centro storico di
Cosenza. Ho ideato una rassegna dal titolo “Cosenza ridens”,
strutturata come Zelig e della
durata di un’ora e mezza.
Siamo quattro comici in tutto:
fissi, io e Alberto Farina, che lavora con Beppe Braida. E poi, di
volta in volta, faccio venire io
qualche amico e collega, anche
di Zelig. L’intenzione è quella di
fare sei puntate, ora stiamo preparando la terza. Io faccio il presentatore e il comico e ogni
volta interpreto un monologo
diverso». In scena prende in
giro anche la ‘ndrangheta con
spirito provocatorio. «Faccio satira su un aspetto che, purtroppo, fa parte della nostra
realtà – racconta –. Inizio il monologo dicendo che quando
vado all’estero mi dicono: “Tu
italiano... pizza, mandolino e
mafia”. E io rispondo: “No, io
Calabria, ’ndrangheta”. Recito
la parte del figlio di uno ’ndranghetista e spiego che vado a Milano da “zio Silvio” e poi
compro la laurea. Voglio far capire che, purtroppo, ‘ndrangheta e politica sono sinonimi:
sono due aziende e spesso la
gente si trova a lavorare o per
l’una o per l’altra. Esiste una
piaga che si chiama ’ndrangheta e c’è uno Stato che non la
combatte come dovrebbe. La
Il pubblico dell’Officina delle arti a Cosenza. A sinistra, Francesco Arno (in
alto a destra durante un’esibizione al
festival della comicità “Ridi ridi Babbione” a Gravina di Puglia). A destra,
il cabarettista Stefano De Clemente
’ndrangheta è l’unica azienda in
Calabria che non licenzia ma
assume». Una triste e amara realtà contro cui bisogna lottare.
«Perché esiste», ribadisce Francesco.
Il giovane comico ama la sua
città ma oggi nota con rammarico un pesante «appiattimento
culturale». E sta incontrando
anche qualche difficoltà nel far
sentire la sua voce. «Volevo proporre al Rendano – dice – una
rassegna umoristica perché
sono convinto che far ridere sia
un’ottima medicina; diceva
Chaplin: “Un giorno senza sorriso è un giorno perso”. Io non
dico che bisogna proporre
nomi altisonanti come Benigni,
ma è possibile fare cose interes-
santi. Ho presentato alcune
proposte al Comune di Cosenza
e non ho ricevuto risposta».
Arno non esclude la possibilità
di tornare a lavorare fuori dalla
Calabria: «Sto cercando proposte serie». Al momento ha intenzione, però, di continuare a
fare spettacoli all’“Officina delle
arti” e andare alla ricerca di piccoli teatri della regione per realizzare un breve tour.
In questi giorni sta lavorando
alla nuova puntata della rasse-
AL MOMENTO PORTA IN
SCENA UNO SPETTACOLO
NEL TEATRO PRIVATO
“L’OFFICINA DELLE ARTI”
gna “Cosenza ridens”,
in
programma all’“Officina
delle arti”. A calcare il
palcoscenico, questa
volta, oltre a Francesco Arno e Alberto
Farina, ci saranno
anche i comici Stefano De Clemente e
Ciro Principe, entrambi cabarettisti
dello Zelig Lab di Napoli; e la new entry
Fabio Baldieri, proveniente
dallo Zelig Lab di Roma.
La comicità esilarante del napoletano De Clemente, vincitore
del premio “Astro nascente”, si
fonde con la vena comica degli
artisti emergenti Ciro Principe e
Fabio Baldieri.
Tra qualche mese parteciperà a
un provino per lavorare con
Beppe Braida. E sta cercando di
portare avanti anche un progetto didattico per le scuole di
Cosenza. Francesco non ha un
sogno nel cassetto se non
quello di continuare a recitare e
fare commedie. Senza dimenticare mai il gusto di una sana risata.
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