SPETTACOLI SPETTACOLI ZELIG ALLA CALABRESE Non ci resta che ridere Il progetto del comico cosentino Francesco Arno: dopo aver studiato e recitato per undici anni a Roma, ora sta cercando di portare il cabaret nella sua terra. Voleva fare il calciatore Mirella Molinaro | COSENZA S fumata la carriera da calciatore, ha deciso che far ridere gli altri doveva diventare il suo lavoro.Vorrebbe farlo nella sua terra, ma il terreno non è sempre fertile. Il percorso di Francesco Arno, 35 anni, comico e cabarettista cosentino, parte e arriva – per il momento – nel centro storico di Cosenza. «Ho sempre avuto il desiderio di recitare – racconta –. Anche se quando ero piccolo avevo deciso di fare il calciatore, ma mio padre era convinto che era “meglio studiare invece di tirare due calci a un pallone”. Così quando frequentavo le scuole medie nel rione Porta Piana, nel centro storico, mi sono innamorato della recitazione anche grazie all’incontro con Ennio Scalercio, regista di “Gruppottanta”, un gruppo amatoriale di Cosenza: lui mi invitò a seguire alcune lezioni e mi consigliò di intraprendere un percorso professionale fuori dalla Calabria». Così a 18 anni lascia la sua regione per trasferirsi nella Capitale e inseguire il suo sogno. «Per un anno – prosegue – ho lavorato per mantenermi. Non potevo pesare sui miei genitori: mio padre fa il venditore ambulante e mia madre la casalinga. Ho studiato per entrare a far parte del Mast (Musical actor school teatre), una scuola di teatro e musical, di cui è direttore organizzativo Stefano D’Orazio, ex batterista dei Pooh. Ho superato il pro68 | 9 febbraio 2012 | CORRIERE vino portando in scena “Falso contrasto”, un monologo di Gaber. Ho frequentato l’accademia per quattro anni: studiavo circa 6-8 ore al giorno, prendevo anche lezioni di equitazione e ho imparato a usare le armi, fondamentale per interpretare alcuni ruoli, magari come quello di Cyrano de Bergerac. Dopo l’Accademia ho iniziato a lavorare interpretando alcuni ruoli per diversi spettacoli: ho recitato ne “La figlia di Iorio” e ne “La lupa” di Verga; ho anche partecipato a qualche musical». La sua esperienza romana è durata circa undici anni, dal 1998 al 2001. «In quel periodo – racconta – con alcuni amici ho fondato una compagnia teatrale che si chiamava “La legge 180” e lì mi sono innamorato del cabaret». Un’esperienza interessante anche se è capitato che «ti fanno lavorare e poi non ti pagano», spiega Francesco. Ma gli ha permesso di conoscere persone importanti per il suo percorso professionale: «In quel contesto ho conosciuto Stefano Fabrizi, che ha partecipato al “Colorado café live”, e Paolo Mariconda, cabarettista di Zelig e autore della trasmissione della CALABRIA “Quelli che... il calcio”. Abbiamo lavorato insieme; inizialmente io facevo un minuto di cabaret, adesso riesco a intrattenere anche per un’ora». La compagnia poi si è sciolta perché «eravamo giovani e volevamo inseguire i nostri sogni. Abbiamo intrapreso strade diverse», dice il comico cosentino. E non sono mancati gli imprevisti. «A me piace fare satira – racconta –. Una volta sono stato mandato via da una spettacolo che si teneva in un locale a Rimini perché non è stata gradita una battuta su Berlusconi. Al termine del mio monologo, gli organizzatori si sono dissociati da quello che avevo detto e mi hanno mandato via». Francesco ha partecipato a diversi festival di cabaret, ha fatto l’animatore nei villaggi («perché soltanto con il teatro non campi»), e qualche apparizione nello spettacolo della Premiata ditta “Finché c’è ditta c’è speranza”. Ma poi ha deciso di tornare in Calabria: «Volevo fare qualcosa per la mia terra, anche se mi sono reso conto che da noi se non sei di Zelig non attiri; a Roma è diverso. Comunque alla fine riesci ad avere le tue soddisfazioni. Per il momento HA DECISO DI RITORNARE IN CALABRIA. MA NOTA «UN APPIATTIMENTO CULTURALE» A COSENZA HA FREQUENTATO UN’ACCADEMIA NELLA CAPITALE E HA FATTO TEATRO E CABARET sono partito con l’associazione “Ipocrites” e porto in scena uno spettacolo rappresentato all’“Officina delle arti”, un teatro privato nel centro storico di Cosenza. Ho ideato una rassegna dal titolo “Cosenza ridens”, strutturata come Zelig e della durata di un’ora e mezza. Siamo quattro comici in tutto: fissi, io e Alberto Farina, che lavora con Beppe Braida. E poi, di volta in volta, faccio venire io qualche amico e collega, anche di Zelig. L’intenzione è quella di fare sei puntate, ora stiamo preparando la terza. Io faccio il presentatore e il comico e ogni volta interpreto un monologo diverso». In scena prende in giro anche la ‘ndrangheta con spirito provocatorio. «Faccio satira su un aspetto che, purtroppo, fa parte della nostra realtà – racconta –. Inizio il monologo dicendo che quando vado all’estero mi dicono: “Tu italiano... pizza, mandolino e mafia”. E io rispondo: “No, io Calabria, ’ndrangheta”. Recito la parte del figlio di uno ’ndranghetista e spiego che vado a Milano da “zio Silvio” e poi compro la laurea. Voglio far capire che, purtroppo, ‘ndrangheta e politica sono sinonimi: sono due aziende e spesso la gente si trova a lavorare o per l’una o per l’altra. Esiste una piaga che si chiama ’ndrangheta e c’è uno Stato che non la combatte come dovrebbe. La Il pubblico dell’Officina delle arti a Cosenza. A sinistra, Francesco Arno (in alto a destra durante un’esibizione al festival della comicità “Ridi ridi Babbione” a Gravina di Puglia). A destra, il cabarettista Stefano De Clemente ’ndrangheta è l’unica azienda in Calabria che non licenzia ma assume». Una triste e amara realtà contro cui bisogna lottare. «Perché esiste», ribadisce Francesco. Il giovane comico ama la sua città ma oggi nota con rammarico un pesante «appiattimento culturale». E sta incontrando anche qualche difficoltà nel far sentire la sua voce. «Volevo proporre al Rendano – dice – una rassegna umoristica perché sono convinto che far ridere sia un’ottima medicina; diceva Chaplin: “Un giorno senza sorriso è un giorno perso”. Io non dico che bisogna proporre nomi altisonanti come Benigni, ma è possibile fare cose interes- santi. Ho presentato alcune proposte al Comune di Cosenza e non ho ricevuto risposta». Arno non esclude la possibilità di tornare a lavorare fuori dalla Calabria: «Sto cercando proposte serie». Al momento ha intenzione, però, di continuare a fare spettacoli all’“Officina delle arti” e andare alla ricerca di piccoli teatri della regione per realizzare un breve tour. In questi giorni sta lavorando alla nuova puntata della rasse- AL MOMENTO PORTA IN SCENA UNO SPETTACOLO NEL TEATRO PRIVATO “L’OFFICINA DELLE ARTI” gna “Cosenza ridens”, in programma all’“Officina delle arti”. A calcare il palcoscenico, questa volta, oltre a Francesco Arno e Alberto Farina, ci saranno anche i comici Stefano De Clemente e Ciro Principe, entrambi cabarettisti dello Zelig Lab di Napoli; e la new entry Fabio Baldieri, proveniente dallo Zelig Lab di Roma. La comicità esilarante del napoletano De Clemente, vincitore del premio “Astro nascente”, si fonde con la vena comica degli artisti emergenti Ciro Principe e Fabio Baldieri. Tra qualche mese parteciperà a un provino per lavorare con Beppe Braida. E sta cercando di portare avanti anche un progetto didattico per le scuole di Cosenza. Francesco non ha un sogno nel cassetto se non quello di continuare a recitare e fare commedie. Senza dimenticare mai il gusto di una sana risata. [email protected] CORRIERE della CALABRIA © riproduzione vietata | 9 febbraio 2012 | 69