artisti - Comune di Bergamo

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ARTISTI
Stephan Micus
“Alcuni anni fa, mentre mi stavo recando con un autobus in Nepal è
diventato chiaro in me come
un’esperienza molto forte.
doveva essere la mia musica.
Eravamo in
mezzo ad una valle a bassa
quota, forse a quattro-cinquecento metri di altezza.
paesaggio è molto fertile.
E’ stata
In quella zona il
C’erano campi di riso, bambini, alberi,
pappagalli e villaggi colorati pieni di vita. Dietro a tutto questo si
potevano vedere le montagne che si stagliavano nel cielo per sette, otto
mila metri di altezza, una zona inospitale, dove nessuno può vivere.
Queste montagne mi sembravano un simbolo di eternità e con le loro
vette di neve brillante, anche di purezza.
Queste due cose, fianco a
fianco, la vita colorata e la vita eterna, pura e non raggiungibile, in
continuo dialogo l’uno con l’altro, in un continuo gioco di scambio dove
uno domina e l’altro è dominato, mi è sembrata l'immagine perfetta
della musica. I due opposti si completano l’un con l’altro, i campi non
sarebbe stata così interessanti senza le montagne, e le montagne senza i
campi. Le montagne sarebbero parse fredde e senza vita. Nella mia
musica ho l’intenzione di avere presenti entrambi questi elementi,
l'amore
per
la
irraggiungibile.
vita
e
le
emozioni
di
questa
dimensione
eterna,
La musica, che mette in risalto solo uno di questi
aspetti, o diventa troppo dolce o troppo fredda.
Il perfetto equilibrio di
questi fattori può portare l’ascoltatore altrove, in un equilibrio profondo
e vibrante”.
Da una intervista con la rivista "Die Bühne", in Austria
Nato in Germania nel 1953, Stephan Micus fece il suo primo viaggio
verso l'Oriente a sedici anni.
Affascinato dalla varietà di culture
musicali di tutto il mondo Micus ha viaggiato in quasi tutti i paesi
asiatici ed europei, nonché in Africa e nelle Americhe. Studiando con i
musicisti locali il maestro ha imparato a suonare numerosi strumenti
tradizionali, molti dei quali sconosciuti nel mondo occidentale. Tuttavia
l'intenzione di Micus non è quella di riprodurre questi strumenti in
modo tradizionale, ma piuttosto di sviluppare nuove possibilità musicali
che lui sente insiti in essi. In molte delle sue composizioni, egli combina
strumenti che non sono mai stati suonati ed utilizzati insieme.
I
conseguenti dialoghi che ne scaturiscono riflettono la sua visione di una
musica transculturale.
Oltre all’utilizzo di strumenti acustici Micus si serve anche della sua
voce, a volte - con le tecniche di registrazione multitraccia – crea pezzi
corali cantati in vari momenti e che successivamente monta in studio di
registrazione. Le parole che canta in genere non hanno alcun significato,
tuttavia, nel suo lavoro “Athos” ha utilizzato antiche preghiere greche
dedicate alla Vergine Maria mentre in “Desert Poems” ha utilizzato due
poesie originali in lingua inglese e una sulla vita che ha tratto dalla
musica antica giapponese Koan.
Molti Compagnie di Danza Europee per le loro produzioni hanno scelto
le sue composizioni.
Egli ha eseguito centinaia di concerti da solista nel corso degli ultimi 30
anni in tutta Europa, in Asia e nelle Americhe.
Micus ha studiato una serie di strumenti tra cui chitarra, flauto da
concerto, sitar a Benares (India), la chitarra di flamenco a Granada
(Spagna), shakuhachi (flauto di bambù giapponese) e sho (giapponese
bocca) a Kyoto (Giappone), il suling (flauto Balinese), in Ubud (Bali),
Uillean pipe in Carna (Irlanda), sinding (arpa africana), in Gambia,
dondon (parlando a tamburo) e di Accra (Ghana), doussn 'gouni (arpa
africana) a Bamako (Mali), duduki (oboe Georgiano), e il canto corale
polifonico georgiano di Tbilisi (Georgia), hné (oboe birmano) a Yangon e
Mandalay (Myanmar), duduk (oboe armeno), in Yerevan (Armenia),
bagana (lira etiope), ad Addis Abeba, nohkan (Il flauto del teatro Noh) a
Kyoto (Giappone). Canto corale polifonico bulgaro a Plovdiv (Bulgaria).
In cerca di culture e paesaggi musicali diversi Micus ha viaggiato molto,
in
particolare
in
India,
Giappone,
Indonesia,
Corea,
Afghanistan,
Marocco, Algeria, Tunisia, Thailandia, Egitto, Birmania, Sri Lanka,
Turchia, Stati Uniti d'America, Canada, Israele, Cina, Gambia, Senegal,
Nepal, Ladakh, Sinkiang, Venezuela, Tanzania, Argentina, Perù, Ghana,
Mali, Marocco, Giordania, Georgia, Etiopia, Pakistan, Yemen, Cuba,
Libano, Laos, Vietnam, Cambogia, Uzbekistan, Kirghizistan, Capo Verde,
Mauritania , Armenia, Karabagh.
Helena Tulve
Helena Tulve è nata a Tartu in Estonia nel 1972, ha studiato
composizione presso l'Accademia di Musica Estone con Erkki-Sven Tüür
ed Arvo Part.
Tulve si è laureata in composizione nel 1994 con Jacques Charpentier
presso il Conservatoire Superieur de Paris.
Tulve appartiene alle giovani generazioni di compositori estoni che per
creare la propria musica, si concentrano sul suono e le sonorità. Le opere
di Tulve forniscono una corretta idea della ricchezza e della varietà
delle sue esperienze culturali: dalla scuola francese di musica spettrale,
allo sperimentalismo dell’IRCAM con echi di canto gregoriano e musiche
orientali.
Derivanti
dalla
sua
raffinata
elaborazione
del
suono,
l'approccio di Tulve è "fluido", il suo processo di composizione non è
basato su rigide architetture predefinite. La singolarità e il potere della
musica
di
Helena
Tulve
è
quella
della
suggestione,
è
la
felice
combinazione di precisione analitica e di un’intuitiva definizione delle
immagini. L'atmosfera delle sue composizioni suggerisce la metafisica e
l’esistenzialismo.
Durante la stagione 2001/2002, Helena Tulve è stata compositore
dell’Estonian Philharmonic Chamber Choir. Commissionato dal coro, la
sua opera da camera “Getting It Is So Dark” è stato presentato in
anteprima nel giugno 2004.
Tra gli altri premi, Tulve ha ricevuto il primo premio 'UNESCO `s
International Rostrum of Composers (2004) e la “Fondation Prince Pierre
de Monaco Award” (2006). Le composizioni di Helena Tulve sono state
eseguite in molti paesi europei, negli Stati Uniti e in Canada. Il suo
primo album “Sula” è stato pubblicato dalla Radio Estone nel giugno del
2005.
In
occasione
dell’uscita
del
suo
ultimo
lavoro
pubblicato
dall’etichetta discografica ECM Records e durante la 3° edizione del
festival di musica contemporanea “Contaminazioni Contemporanee”
presenterà alcuni suoi lavori interpretati dal trio “The New Tallinn
Trio”.
The New Tallinn Trio
Marrit Gerretz-Traksmann (piano),
Harry Traksamann (violino)
Kaido Kelder (violoncello)
Il New Tallinn Trio è stato fondato nel 1997 da tre eccellenti musicisti
estoni.; la pianista Marrit Gerretz - Traksmann, il violinista Harry
Traksmann e il violoncellista Kaido Kelder.
In questi anni il New Tallinn Trio si è aggiudicato diversi concorsi: il
premio "Con Brio" Competition Tallinn Estonia (1998) e il Kuhmo
International Trio Competition della Finlandia (1998).
Nel mese di aprile del 2000 il gruppo ha vinto il 2° premio del “2nd
International J. Brahms Chamber Music Competition di Danzica in
Polonia.
Inoltre, sempre nel 2000, al New Tallinn Trio è stato assegnato il premio
annuale dell’Estonian Cultural Endowment
estone per l’importante
attività concertistica svolta nel 2000.
Nel 2000/2001 il Trio rappresenta l’Estonia nella serie di concerti
"Upbeat / Nordic Talents", che introduce i migliori giovani musicisti
nell’area del Mar Baltico e nei paesi nordici. Questo è un progetto
congiunto che coinvolge l'Estonia, la Lettonia, la Lituania, la Norvegia e
le Svezia.
Il trio si esibisce regolarmente nell’Estonian Concet Hall e ha compiuto
numerose registrazioni per la Radio Televisione Estone. Il trio inoltre si è
esibito
all’”Usedomer
Musikfestival
(Germania),
nel
Festival
"Culturescapes" in Svizzera, nel “Chamber Music Festivals” in Kaustinen
e in Ahvenamaa (Finlandia), cosi come in Russia, Inghilterra, Svezia,
Norvigia, Francia e Austria.
Contaminazioni Contempornaee. è la loro prima apparizione in Italia.
Kayhan Kalhor
Il musicista iraniano Kayhan Kalhor è conosciuto in Occidente come
membro del duo Ghazal, con cui ha inciso tre album per l'americana
Shanachie e uno per la tedesca ECM (The Rain), è un virtuoso del
kamancheh, sorta di violino arabo che si suona con l'archetto, tenendolo
però in posizione verticale. In questa occasione non ha più al suo fianco
il sitarista indiano Shujaat Husain Khan, suo partner nei Ghazal,
sostituito dal turco Erdal Erzincan al baglama (strumento appartenente
alla famiglia del liuto arabo come l'oud, ma con cassa più piccola e
meno corde, noto anche col nome di saz).
L'album che presenteremo durante il festival, registrato a Istanbul in uno
studio, è costituito da una serie di improvvisazioni su temi persiani e
turchi, affrontate dai due musicisti in un dialogo paritetico che si svolge
lungo le dodici parti in cui è diviso il lavoro. La frammentazione è
comunque solo apparente, dal momento che i brani si succedono con
continuità e senza pause evidenti,
La musica del duo è profondamente radicata nelle tradizioni dei
rispettivi paesi d'origine, che vengono mirabilmente fuse e sintetizzate
attraverso il linguaggio comune dell'improvvisazione. La ricerca non
coinvolge elementi di musica occidentale (come avviene invece nel caso
di Anouar Brahem e Rabih Abou-Khalil), che rimane pertanto estranea
a questa fusion tutta mediorientale, nonostante Kalhor abbia studiato
anche musica classica occidentale presso il Conservatorio di S. Cecilia in
Roma e la Carleton University di Ottawa.
Come sempre in questi casi è consigliabile accostarsi alla musica con una
diversa apertura mentale e molta concentrazione, per potersi sintonizzare
più agevolmente col ricchissimo mondo interiore evocato dalle note dei
due artisti. Sia Kalhor che Erzincan si dimostrano abili improvvisatori,
e il loro dialogo strumentale presenta numerosi stimoli capaci di
gratificare l'ascoltatore non casuale, confezionando un altro lavoro
notevole che va ad arricchire il non numeroso settore etnico del catalogo
ECM.
Kayhan Kalhor è nato a Teheran nel 1963. All'età di sette anni ha
iniziato i suoi studi musicali con il maestro Ahmad Mohajer. E’ stato un
bambino prodigio e con il suo kamancheh, è stato invitato a tredici anni
a lavorare alla Radio e alla Televisione Nazionale Iraniana, dove ha
suonato per cinque anni.
A diciassette anni, Kalhor ha iniziato a lavorare con il Shayda
Ensemble
del
centro
culturale
Chavosh,
la
più
prestigiosa
organizzazione artistica di quegli anni in Iran. Mentre si esibiva con
Shayda, ha proseguito lo studio del repertorio classico iraniano (radif)
con diversi maestri. Egli ha anche assorbito repertori e stili regionali nel
corso dei suoi viaggi in Iran, comprese quelle del Khorasan nel nord-est e
ad ovest del Kurdistan.
Kalhor ha studiato musica classica occidentale a Roma e presso la
Carleton University di Ottawa, in Canada. Ha composto opere per i più
celebri cantanti Iraniani, tra cui Mohammad Reza Shajarian e Shahram
Nazeri, e si è esibito con i più grandi maestri iraniani, tra cui Faramarz
Payvar e Hossein Alizadeh. Nel 1991 ha co-fondato Dastan, il celebre
ensemble di musica classica persiana, e nel 1997 con Khan Shujaat ha
fondato il gruppo “Ghazal”.
Dopo "The Rain", il suo album che ha ottenuto una nomination ai
Grammy Awards con il gruppo Ghazal, arriva "The Wind", il concerto
che
sarà
presentato
durante
la
3°
edizione
di
Conteminazioni
Contemporanee è una documentazione del primo incontro di Kayhan
Kalhor con Erdal Erzincan. Il disco presenta una musica che attanaglia,
una musica di confine, pervasiva, penetrante, che ci proietta in nuovi
spazi alla ricerca di nuove energie. Ma è anche musica saldamente
ancorata alla tradizione classica e folk della Persia e della Turchia. La
porta
occidentale
aperta
verso
l’oriente
dialoga
con
la
tradizione
orientale.
"Perché io vengo da un background musicale, che è ampiamente basato
sull’improvvisazione, mi piace esplorare quest’elemento con musicisti
provenienti da diverse tradizioni, per vedere che cosa siamo in grado di
scoprire insieme. Sentire l'acqua – è mettere un piede a sinistra, per così
dire, in Turchia, e un piede a destra, in India”. Queste nazioni sono tra
di loro geograficamente, fisicamente e musicalmente lontane e attraverso
il mio lavoro sto cercando di capire le nostre differenze. Qual è la
differenza tra Shujaat e Erdal? Qual’è il più grande divario? E dove mi
porterà? "
“Quello che sto cercando di fare in questo tipo di progetti, con Shujaat e
ora con Erdal è quello di conoscere la musica e l'esperienza del mondo
attraverso i loro occhi. E non sto cercando di cambiare quello che fanno
ma di offrire loro un’altra visione. La musica turca, per esempio, è molto
basata su canzoni tradizionali. Il tipo d’improvvisazione che io e Erdal
stiamo sperimentando è qualcosa che è stato dimenticato ... "
Erdal Erzican
In Turchia, Erdal Erzincan è considerato il più straordinario esponente
della tradizione anatolica.
Nato a Erzumrum nel 1971, in giovane età ha cominciato ad interessarsi
alla musica folk della sua regione. Formatosi sulla baglama, si trasferisce
a Istanbul nel 1985, e prende lezioni presso la Scuola di Musica Arif
Sag.
Durante gli studi presso l'Università Tecnica di Istanbul, alla fine del
1980,
ha
“pizzicato”
iniziato
cioè
a
suonare
utilizzando
le
la
baglama
dita
utilizzando
contrapponendolo
il
metodo
all’uso
più
comune del plettro alla ricerca di nuovi suoni e stili esecutivi.
Il suo primo album da solista "Tore" è stato realizzato nel 1994, ed è
stato il primo di molti dischi di successo che gli hanno permesso di
imporsi non solo nel suo paese ma sulla scena musicale internazionale.
Nel 1996 Erzincan con Arif Sag ha collaborato con la Filarmonica di
Colonia, ad un progetto musicale che poi ha proseguito nel 2004 con
l'Ambassade Symphony Orchestra di Vienna. Erdal Erzincan insegna
presso una scuola di musica che porta il suo nome ed è a capo di una
Baglama Orchestra composta da 25 dei suoi migliori studenti.
“Ho incontrato per la prima volta Howard Moody, quando ha diretto la
prima edizione dei “Proverbs & Songs” nella cattedrale di Salisbury.
L’organista di questi concerti era John Taylor, ma in diverse successive
esecuzioni, quando John non era disponibile, Howard ha assunto il
ruolo di organista. Mi è piaciuto molto l’approccio di Howard alla
sezioni delle improvvisazioni e abbiamo deciso che avremmo dovuto
tentare di fare un lavoro d'improvvisazione in più di suonare insieme in
futuro. Ho continuato a lavorare con Howard quando egli mi ha invitato
a comporre alcuni pezzi per la Sarum Orchestra - di cui è conduttore e
direttore musicale. Finalmente, dopo qualche eccitante 'workshopping'
nella chiesa di Penshurst nel Kent, eravamo pronti a registrare insieme.
Manfred Eicher ci ha dato l'opportunità di fare questo nella splendida
acustica della chiesa Ullern di Oslo. La musica è la registrazione su una
miscela di composizioni originali, improvvisazioni e canti popolari
tradizionali” John Surman
John Surman
Navigazionecerca
John Douglas Surman (nato il 30 Agosto 1944 a Tavistock, Devon,
Inghilterra)
è
un
musicista
jazz
di
sassofono,
clarinetto
basso
e
sintetizzatore; è anche compositore di free jazz e modal jazz usando
spesso temi di musica folk. Ha anche composto musiche per danza e
colonne sonore di film.
John Surman ha cominciato a farsi notare come sassofonista baritono
nella band di Mike Westbrook nella metà degli anni '60. Di lì a breve
cominciò a suonare anche il sassofono soprano e il clarinetto basso.
Apparve per la prima volta in una registrazione assieme al Peter Lemer
Quintet nel 1966. Dopo altri dischi registrati assieme ai musicisti jazz
Mike Westbrook e Graham Collier e al musicista blues-rock Alexis
Korner, incise il suo primo disco nel 1968.
Nel 1969 fondò lo stimato e influente gruppo The Trio assieme a due
emigranti americani, il bassista Barre Phillips e il batterista Stu Martin.
Verso la metà degli anni '70 formò uno dei primi gruppi esclusivamente
composti di sassofoni, gli S.O.S., assieme al contralto Mike Osborne e al
tenore Alan Skidmore. Durante questo periodo iniziale registrò, tra gli
altri, anche assieme al sassofonista Ronnie Scott, al chitarrista John
McLaughlin,
il
compositore
Michael
Gibbs,
il
trombonista
Albert
Mangelsdorffe il pianista Chris McGregor, fondatore dei Brotherhood of
Breath.
Nel 1972 aveva già cominciato a sperimentare con i sintetizzatori.
Quell'anno registrò Westering Home, il primo di una serie di progetti dove
le parti venivano tutte suonate da lui. Registrò il suo ultimo album
assieme a Mike Westbrook, 'Citadel/Room 315', nel 1975. Molti critici
ritengono questo album la più alta espressione di Surman negli assoli di
contralto e baritono tra i lavori realizzati assieme a Westbrook.
Molti dei contatti che vennero stabiliti negli anni '70 si sono perpetuate
a quest'oggi. Tra questi vi si trovano in un quartetto il pianista John
Taylor, il bassista Chris Laurence, il batterista John Marshall; in un
duetto e altri progetti la cantante norvegese Karin Krog; e un altro duetto
e altri progetti assieme al batterista/pianista americano Jack DeJohnette.
Anche la collaborazione con l'etichetta ECM Records è stata continua e
prolifica dalla fine degli anni '70 ad oggi: per questa casa ha suonato
clarino basso, flauto dolce, sassofoni soprano e baritono, sintetizzatore,
sia come solista che assieme ad una vasta selezione di altri musicisti.
Recentemente ha composto diverse suites che lo vedono impegnato in
contesti particolarmente inusuali, come ad esempio un lavoro per organo
e coro (Proverbs and Songs, 1996), assieme ad un quintetto d'archi
classico (Coruscating) e con i London Brass e Jack DeJohnette (Free and
Equal, 2001). Surman ha anche suonato in un trio particolarmente
originale assieme al suonatore tunisino di oud Anouar Brahem
(che è
stato ospite della 2° edizione di Contaminazioni Contemporanee) e il
bassista Dave Holland (Thimar, 1997); si è esibito nelle composizioni di
John Dowland assieme al cantante John Potter dei Hilliard Ensemble;
inoltre ha contribuito all'album di musica Drum 'n' Bass Disappeared di
Spring Heel Jack.
Altri musicisti con cui ha lavorato includono il bassista Miroslav Vitous,
il musicista Gil Evans, il pianista Paul Bley, i chitarristi Terje Rypdal e
John Abercrombie, e il trombettista Tomasz Stanko.
In questa occasione presenta il suo ultimo lavoro con il compositore e
musicista Howard Moody.
Howard Moody
Howard Moody ha una versatile carriera come compositore, direttore
d’orchestra e pianista. Sarum Orchestra Egli è il direttore d’orchestra e
direttore artistico della “Sarum Orchestra” e ha anche condotto la “BBC
Symphony
Orchestra”,
la
“Hallé
Orchestra”,
la
“Bournemouth
Orchestra”, la “Royal Liverpool Philharmonic Orchestra”, la “Ulster
Orchestra”, l’Orchestra delle Toscana, la “Orchestre IAPS”, l’”Opera
Factory”, l’”Island Opera”, il coro della “Netherlands Radio”, il Coro di
Stato Rumeno, la “Schola Cantorum”, il “Salisbury Festival Chorus”, il
“Monteverdi
Choir,”
l’”Orchestre
Révolutionnaire
et
Romantique”,
l’”Orchestra dell 'Age of Enlightenment”, la “IAPS Orchestre”, la “Jupiter
Orchestra”, l’”Orchestra Wolsey”, L’”Emerald Ensemble”, l’”Endymion
Ensemble,” e numerosi gruppi corali in tutta Europa. Inoltre ha lavorato
nel West End come direttore musicale e ha anche lavorato sulla musica e
il personaggio di ENO Glyndebourne.
Ha inciso per la BBC, la
Netherlands Radio, Chandos, ed ECM.
Commissioni
come
compositore
includono
il
Salisbury
Festival,
il
Southern Cathedrals Festival, l’English National Opera, la Childrens
Music Workshop, il Bangladesh Festival, la Station House Opera, Jack De
Johnette, The National Forest Project, e l’Anvil.
Ha scritto un Requiem con il chitarrista di flamenco Paco Peña e, più di
recente, un grande oratorio per i ragazzi del coro e dell’orchestra che ha
aperto il Festival di Lichfield 2005.
Come
tastierista
suona
il
clavicembalo,
l’organo,
il
fortepiano,
il
pianoforte e alcuni sintetizzatori moderni e si è esibito in numerosi
festival internazionali. Come pianista ha eseguito molti recital con il
violinista Ken Aiso, il tenore Nigel Robson, la soprano Lynne Dawson e il
violoncellista David Watkin (con cui ha registrato la “Beethoven Cello
Sonatas”).
Egli è anche il pianista dell’English Baroque Soloists (nel
corso del 2000 ha lavorato in stretta collaborazione con Sir John Eliot
Gardiner, come pianista di Bach e come assistente alla direzione
d’orchestra).
Ha anche suonato con l’”Academy of St Martin in the
Fields” e l’”Orchestra af St John’s” così come in ensemble con i membri
dell’”Orchestra of the Age of Enlightenment” e la “London Symphony
Orchestra”.
Ha lavorato a lungo con John Surman, con il quale ha partecipato a
molti festival internazionali di jazz sia come direttore che come
improvvisatore, eseguendo il pluripremiato album “Proverbs and Songs”
(che ha ricevuto il premio Mercury). Durante il festival Contaminazioni
Contemporanee presenterà il suo l’ultimo lavoro con John Surman,
pubblicato dalla
Window”
che
casa discografica ECM, dal titolo “Rain on the
comprende
musica
d’improvvisazione
per
organo
e
sassofono.
Altre collaborazioni lo hanno portato a suonare con diversi musicisti e
artisti come Marianne Faithfull e Marc Almond, Abdullah Ibrahim, il
poeta Ian McMillan (con cui ha scritto un musical), David Jackson,
Barry Guy, con il regista David Freeman, la cantante Marie Angel e il
trio jazz Terza Rima.
Ha studiato al New College di Oxford e alla Guildhall School of Music.
Ha vinto entrambi i diplomi del Royal College of Organists ed è anche
stato secondo violino nella “National Youth Orchestra of Great Britain”.
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