rassegna stampa - Aidoru Associazione

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R A S S E G N A
“ S o n g s
C a n z o n i
S T A M P A
L a n d s c a p e s
www.aidoru.org
P a e s a g g i ”
dal 9 al 16 dicembre 2009,
Rock.it - www.rock.it.it
SONGS canzoni – LANDSCAPES paesaggi
release date: 11 Dicembre 2009
produzione: Aidoru Associazione
in collaborazione con: La famosa etichetta Trovarobato
distribuito da: Audioglobe
Rumori, strumenti, note, melodie, timbri, silenzio, frammenti di paesaggio: questo è Songs canzoni
- Landscapes Paesaggi. Quarto album in studio degli Aidoru, il nuovo progetto della band cesenate
è coprodotto da Aidoru Associazione e Trovarobato e viene distribuito nei negozi da Audioglobe.
L’album raccoglie 5 anni di lavoro e suggestioni che arrivano da esperienze diverse dei 4 membri
del gruppo, dalle collaborazioni teatrali al rapporto con musicisti internazionali.
Un suono scarno, rarefatto, che segna un punto di passaggio importante nella ricerca di un sound
per questo album che ha una cifra stilistica del tutto innovativa.
Songs canzoni – Landscapes Paesaggi è un album ripartito che ne contiene due.
Il primo, Songs canzoni, comprende undici tracce che sono canzoni alla maniera degli Aidoru, fuori
da uno schema classico di strofa – ritornello – strofa.
Gli ultimi sei pezzi compongono Landscapes Paesaggi dove si sperimentano nuove strutture e si va
alla ricerca di un suono in grado di rievocare musicalmente le progressioni dei paesaggi naturali o
urbani. Centrale in tutto il disco è il silenzio. Non solo l’esistenza di questo elemento ma soprattutto
la presa di coscienza e il rapporto con esso lo rende fulcro intorno al quale si muove la composizione musicale. Non c’è parola cantata in Songs canzoni – Landscapes Paesaggi ma solo una parola
scritta che accompagna l’intero album, un pensiero dettato da Roberta Magnani, parole sussurrate
che suggestionano l’ascolto, che accompagnano i suoni, che direzionano il flusso emotivo.
www.aidoru.org
INDICE
aggiornato al 25 gennaio 2010
RECENSIONI
Quotidiani
STAMPA - ALLEGATO CORRIERE ROMAGNA
LIBERAZIONE
8 gennaio 2010
30 gennaio 2010
Settimanali
XELLE - REPUBBLICA
29 gennaio 2010
Mensili
BLOW UP
RUMORE
ROKERILLA
MUCCHIO SELVAGGIO
RARO
UNIVERSITY INFORMA
FUORI DAL MUCCHIO
ROCKSTAR
dicembre 2009
dicembre 2009
dicembre 2009
gennaio 2010
gennaio 2010
gennaio 2010
febbraio 2010
febbraio 2010
Web
SENTIRE ASCOLTARE
FFWEB
SMEMORANDA
ROCKSHOCK
INDIE ZONE
ROCKON
ROCKLINE
MUSICBOOM
ALLABOUT JAZZ
ROCKACTION
INDIE FOR BANNIES
L’ISOLA CHE NON C’ERA
AUDIODROME
LIVEROCK
NERDSATTACK.IT
LOSTHIGHWAYS
febbraio 2010
febbraio 2010
febbraio 2010
febbraio 2010
marzo 2010
marzo 2010
giugno 2010
STREAMING
XLREPUBBLICA.IT
MUCCHIO SELVAGGIO.IT
RADIO CAPODISTRIA.NET
IN ORBITA
dicembre 2009
gennaio 2010
gennaio 2010
gennaio 2010
dicembre 2009
dicembre 2009
dicembre 2009
dicembre 2009
dicembre 2009
gennaio 2010
gennaio 2010
gennaio 2010
www.aidoru.org
CONTRORADIO.IT
INDIE ZONE
ROCKSTAR.IT
gennaio 2010
gennaio 2010
febbraio/marzo 2010
INTERVISTE
ALLIGATORE/BLOG SPOT.COM
20EVENTI .IT - intervista online
CORRIERE ROMAGNA
FUORI DAL MUCCHIO
INSOUND
(scansione in allegato)
dicembre 2009
dicembre 2009
gennaio 2010
febbraio 2010
febbraio 2010
INTERVISTE RADIO
RADIO CITTA’ APERTA
RADIO RAI 3
RDS
RAI INTERNATIONAL
RADIO ONDA ROSSA - intervista con Domenico Pirozzi
RADIO CAPODISTRIA
RADIO RAI 3 - BATTITI
Album del mese
(gennaio 2010) Rockline.it
www.aidoru.org
dicembre 2009
dicembre 2009
dicembre 2009
gennaio 2010
gennaio 2010
gennaio 2010
febbraio 2010
SEGNALAZIONI SU WEB
Web
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ELBO.VS
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INDIEZONE.IT
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12 ottobre 2009
25 novembre 2009
dicembre 2009
dicembre 2009
dicembre 2009
dicembre 2009
dicembre 2009
dicembre 2009
dicembre 2009
dicembre 2009
dicembre 2009
dicembre 2009
dicembre 2009
dicembre 2009
dicembre 2009
dicembre 2009
dicembre 2009
dicembre 2009
dicembre 2009
dicembre 2009
dicembre 2009
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dicembre 2009
dicembre 2009
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dicembre 2009
dicembre 2009
gennaio 2010
gennaio 2010
gennaio 2010
gennaio 2010
gennaio 2010
gennaio 2010
gennaio 2010
gennaio 2010
gennaio 2010
febbraio2010
febbraio 2010
aprile 2010
RECENSIONI
Quotidiani
Giacomo d’Alelio - 30 gennaio 2010, Liberazione
Camminando tra i paesaggi dell’anima degli Aidoru. La parola Aidoru (da accentare la prima vocale, ndr) viene dal Giappone, dov’è utilizzata per dire la parola inglese “Idol”, idolo, che qui definisce quelle star, che, giunte giovanissime all’apice del successo, sono poi dimenticate subito dopo;
parola diventata brand di virtù programmatica di una giovane band, che proviene dalla prolifica riviera romagnola. È precisamente Cesenatico il luogo di nascita, Cesena d’adozione artistica, del
gruppo degli Aidoru, formato da Dario Giovannini, Diego Sapignoli, Michele Bertoni e Mirko Abbondanza. Fin da giovanissimi, 13 anni, si sono riuniti per dedicarsi alla musica, compiendo i primi
passi come Konfettura. “Rigorosamente con la kappa!”, ci dice col sorriso Dario Giovannini, elemento propulsivo del gruppo, soprattutto perché ha avuto la testa più dura per continuare, creando
anche con Michele Bertoni il gruppo emergente dei Marquez. Un’origine punk rock, che alla soglia
dei vent’anni, e con un’altra consapevolezza, li ha portati a diventare gli Aidoru, cambiando rotta e
mood all’alba del nuovo millennio. Lasciandosi contaminare da generi e da esperienze, come quella
importante col teatro, in particolare il Teatro Valdoca e le parole di Mariangela Gualtieri, da poco è
uscito il loro nuovo album, “Songs – Landscapes” (Trovarobato/Audioglobe): improvvise aperture
di sola strumentazione che vanno a definire nuovi territori dell’anima. “È strano – continua Giovannini -, ma proprio Itinerario Festival (organizzato da Aidoru Associazione da 5 anni, e che quest’anno si svolgerà a settembre sempre a Cesena, ndr), studiando tutti gli aspetti che legano il paesaggio
urbano a quello naturale, l’ha influenzato molto. Dal punto di vista musicale, pensare il paesaggio
come struttura formale, è una cosa per noi davvero rivoluzionaria. Abbiamo abbandonato le strutture canoniche della canzone classica, cercando qualcosa che fosse più vicino a un paesaggio, luogo
dove l’uomo può trovare la massima pace contemplativa, che è una pace attiva. Il paesaggio ha uno
schema armonico, ma non logico, capace di liberarti la testa.” Mentre la loro tournée arriverà il 18
febbraio, nello spazio dell’Angelo Mai, a Roma, proprio qui il giorno prima, il 17, al Beba do Samba, sarà presentata la loro personale interpretazione del “Tierkreis” (Zodiac) di Stockhausen (in
uscita a ottobre sempre per la Trovarobato/Audioglobe). “Lo stesso Stockhausen – conclude Giovannini - ha lasciato una partitura e delle indicazioni, che danno una profonda libertà di esecuzione,
a qualsiasi tipo di formazione. E la nostra attualmente è quella tipica, per noi, di una band rock: batteria, due chitarre, un basso, e l’utilizzo di mille altre cose che caratterizzano il nostro suono: da
giocattoli, utensili da cucina, a tastiere, vibrafono, glockenspiel. Al debutto al Teatro Bonci di Cesena, un teatro classico, eravamo disposti come un quartetto d’archi. Aspettiamo di poterlo proporre in
luoghi sempre più diversi per sperimentare nuove possibilità sonore e di esecuzione”.
www.aidoru.org
Settimanali
Mauro Petruzziello - 29 gennaio 2010, XElle - Repubblica
In giapponese Aidoru è il modo in cui si pronuncia “idol”, termine che indica quelle star che giovanissime raggiungono il successo per poi venire subito dimenticate. Ma niente a che vedere col sol
levante, i quattro arrivano da Cesena. L’album conferma il principio secondo cui le frequentazioni
extramusicali sono linfa per i musicisti. E infatti nel loro curriculum ci sono teatro, video arte, e ricerca di nuovi orizzonti. Disco strumentale, coraggioso e intelligente: una prima parte, songs canzoni, fa esplodere la forma canzone metabolizzando post e art rock, e un’altra landscapes paesaggi,
nasce come progetto di architettura sonora per rievocare paesaggi urbani e naturali.
Per veri esploratori. voto 7.8
Mensili
Dionisio Capuano - dicembre 2009, Blow up
Per gli Aidoru il rock è il modo di dare forma ad una creatività meta-musicale. Quello spazio, circoscritto nella canzone, è stato sufficiente per fare di "... 13 piccoli singoli radiofonici ..." una wunderkammer che proietta sul pentagramma l'immaginario del Teatro Valdoca, con il quale il gruppo
collabora intensamente. Ci si poteva attendere secondo la logica 'più si sperimenta più deve essere
strano', l'allargarsi delle maglie verso un free rock panteista.
"Songs..." sembra invece tronare più indietro del non ufficiale "Nove buone nuove".
Interamente strumentale (ma non senza parole, quelle di Roberta Magnani, che tracimano dal packagig), costruzioni quasi geometriche che uno dice "è post rock". Gli schemi però sono familiari solo
in apparenza e anzi si rivela la complessità di un gruppo, impegnato - per dire - in una propria versione di Tierkreis di Stockhausen. Nella linearità hanno modo di risaltare la nascita in diretta di una
melodia (Loopwalking), il potenziale d'orchestra d'una chitarra (Albert None), la tridimensionalità
degli intrecci armonici (Modale). Analogalmente la sezione "Landscapes Paesaggi" non è ambient
ma il mondo che si estende al di qua di "Ocean Without a Shore" di Bil Viola, esplorato da chitarre,
glockenspiel, samplers. Musica come affinamento dei sensi. (7/8)
Vittore Baroni - dicembre 2009, Rumore
Hanno origini punk e tipico organico rock (due chitarre, basso, batteria) ma i cesenati Aidoru tendono sempre più a sviluppare un loro linguaggio infrageneri come "quartetto cameristico elettrico",
spesso impegnato in collaborazioni teatrali e multimedia. Dopo due apprezzati album e un lavoro
uscito solo on-line, il gruppo torna al cd con un'opera in due tempi: undici canzoni strumentali alla
propria maniera, quadri eterei in punta di plettro attraversati da nervature elettroniche e distorsioni
(post) rock (con gemme come Pomeriggio n.1, perfetta da qualunque angolatura la si osservi), più
sei impressionistici "paesaggi" semi-improvvisativi che lambiscono non tanto l'ambient quanto
l'area contemporanea "colta" (del resto, i nostri si sono prodotti di recente in un'impegnativa rilettura da Stockhausen). In entrambi i versanti, con idee chiare ed esiti egregi.
www.aidoru.org
Simone Bardazzi - dicembre 2009, Rockerilla
Canzoni e paesaggi sonori, ovvero il distillato di ben cinque anni di esperienze accumulate dai cesenati Aidoru su fronti diversi: dalle collaborazioni con il Teatro Valdoca, ai progetti paralleli, passando per le collaborazioni con artisti nazionali e non. Un lavoro paziente, svolto sulla ricerca di
sonorità e composizioni pensate per il recitato, la lettura e l’azione scenica. Songs canzoni Landscapes paesaggi è il quarto album degli Aidoru e arriva a due anni di distanza dalla loro ultima
pubblicazione. La band ha saputo realizzare un album privo di smagliature, ricco di ispirazione e
caratterizzato da un’autentica originalità. Si tratta, infatti, di un’opera complessa che incamera sfumature musicali che passano dall’avant rock al minimalismo, non senza utilizzare il lessico ritmico
del funk e della disco. (8/10)
Federico Guglielmi in Fuori dal Mucchio - gennaio 2010, Il Mucchio Selvaggio
Sono in circolazione da ormai parecchio tempo, gli Aidoru: una dozzina di anni con l’attuale nome
e più di quindici se si considerano gli esordi con l’infelice sigla Konfettura: un percorso all’insegna
della serietà e della dedizione, finora concretizzatosi in quattro album e varie attività parallele che
spaziano dal sodalizio con il mondo del teatro alla rilettura di Stockhausen. Quest’ultimo nato si
propone come una sorta di summa del lavoro fin qui svolto dal quartetto di Cesena, offrendo una
sequenza di diciassette tra “canzoni” (nel senso poco usuale che la band attribuisce al termine) e
“paesaggi sonori”: cinquanta minuti di trame strumentali più o meno rarefatte e avvolgenti, imbastite soprattutto con chitarre, basso e (soltanto in Songs) batteria, che inevitabilmente rimandano all’universo post-rock. Molte sono però le sfaccettature e le sfumature, così come di sicuro affascinanti sono il colore e il respiro - l’impatto emotivo, insomma, e non solo l’estetica - delle composizioni morbide e insinuanti ma anche dotate di un carattere e un’espressività in grado di assicurar
loro un ruolo assai più importante di quello di pur piacevole sottofondo.
Giacomo d’Alelio, Fuori dal Mucchio, sul palco - gennaio 2010, Il Mucchio Selvaggio
Sono passati per Roma il 17 e 18 febbraio gli Aidoru (si ricordi la rigorosa accentatura della prima
vocale nella pronuncia del nome), proponendo due opere così lontane, ma allo stesso tempo così
simili nella capacità di delineare, nellʼ interpretazione emozionale e profonda compiuta dal gruppo,
veri e propri paesaggi dellʼanima. Arrivando dalla loro tournée promozionale del nuovo album
“Songs – Landscapes” (Trovarobato/Audioglobe), partiti da Cesena, e in cammino per lo stivale,
sono planati nei luoghi del Beba do Samba e dellʼAngelo Mai. Hanno rotto il ghiaccio con la capitale proponendo il loro viaggio nel mondo di Stockhausen, che ha sorpreso il pubblico attento e selezionato che è intervenuto al Beba, situato nel quartiere di S. Lorenzo. Per interpretare il “Tierkreis”
(Zodiaco) presenti sul palco Dario Giovannini (voce, chitarra), Diego Sapignoli (batteria, percussioni, campionamenti, glockenspiel, melodica, chitarra), Michele Bertoni (chitarra, basso, batteria).
Dovendo fare a meno di una costola importante del gruppo per le due date: Mirko Abbondanza, e il
suo basso. Non volendo pensare che potesse essere un handicap, ma uno spunto per dar sfogo alla
loro creatività, gli Aidoru in trio hanno inserito nella loro strumentazione il vibrafono, in modo da
avere una maggiore varietà timbrica, che si è subito fatta notare sul palco fin dalle prime note di
“Aquarius”: viene infatti spiegato che, come da indicazione del maestro Stockhausen, la presentazione di “Tierkreis” dovrà sempre rispettare il calendario zodiacale. Dunque, febbraio = acquario, e
via a procedere, fino a concludere il cerchio che riporterà questo viaggio astrale di nuovo allʼinizio.
Assorti e ispirati, i tre rispettano, zodiaco dopo zodiaco, quanto affermato: “Abbiamo scelto di lavowww.aidoru.org
rare sulle melodie di ʻTierkreisʼ perché hanno un sapore celeste e sospeso, sono libere ed estasianti...”. Il piccolo palco è tagliato dalle luci che vanno a illuminare gesti attenti, che, proponendone
una versione rock-punk lunare, con momenti di quiete e accelerazioni improvvise, assolvono a
quanto promesso. In attesa che esca lʼalbum a ottobre per la Trovarobato/Audioglobe, arriva il bis
della travolgente “Libra” (Bilancia) e un pezzo dal nuovo album, “Interludio”, che ci spinge a forza
in altre dimensioni. E verso il live del giorno dopo nei pressi delle Terme di Caracalla, altri spazi
temporali dove ha trovato finalmente posto il nuovo Angelo Mai, sfrattato nottetempo dal Rione
Monti. Un grande capannone multiuso artistico, accanto a una casetta per il bere e mangiare, accoglie il nostro trio, sul palco pronto a lasciarsi andare di fronte a un pubblico di nuovo conquistato
dalle esplosioni emotive del gruppo che con generosità non si tira indietro nel regalarci questo viaggio nel loro mondo personale. Occhi chiusi, presi dallʼispirazione, con amorevole attenzione consegnano unʼora di concerto che a tratti viene rotto dallʼapplauso sentito del pubblico, che in un dialogo silenzioso col gruppo, sente quando anche quel battito di mani fa parte davvero di quanto sta avvenendo. Non risparmiandosi, dopo lʼingresso iniziale dʼacuto di Giovannini, alla voce e chitarra,
Sapignoli avvolgendo la sua batteria, Bertoni alla chitarra e al live electronics, tutti dedicandosi a
effetti distorcenti essenziali, procedono tra i brani di repertorio, concentrandosi in particolare sui 17
di “Songs - Landscapes”. Il pubblico, entusiasta, alla fine ringrazia con decisione.
Nicola M. Spagnoli - gennaio 2010, Raro
Dopo un primo ascolto il pensiero corre subito ad alcuni album storici di Brain Eno che hanno segnato anche il percorso del rock degli anni ’70 e non solo, musiche ambientali che ritroviamo in
questo disco dei cesenati Aidoru. Ci aveva colpito Sputnik contenuto in ...5 piccoli pezzi per gruppo
con titolo... del 2001; ora dopo l’accattivante ...13 piccoli singoli radiofonici..., rieccoli con musiche
ancora più rarefatte, minimaliste, colte, che negli episodi più riusciti danno realmente emozioni
suggerendo visioni di paesaggi urbani come in una colonna sonora documentaria, frammentaria ed
essenziale, a volte sincopata e rumoristica a volte scarna e rarefatta e, a volte ancora, melodica e
meditativa. I pezzi sono presentati in concerto alternativamente al Tierkreis di Stockhausen e quindi
anch’essi fuori dagli schemi delle classiche composizioni e canzoni. Due in uno i progetti in questo
cd per due chitarre, basso e batteria le prime undici tracce, fra cui emergono emotivamente la breve
Reportage e la suggestiva Ritratto delle correnti. I brani della seconda parte sono d’avanguardia,
elettronici e rumoristici ma pur sempre d’atmosfera, alcuni da sapore più teotonico - il suggestivo
Di Notte e Reportage 3, l’unico brano cantato. Segnalazione doverosa anche per l’etichetta, peraltro
premiata come la migliore tra le emergenti nel 2009.
Stefania V. de Lorenzi - febbraio 2010, RockStar
Gli Aidoru arrivano da Cesena e sono in pista da ben quindici anni. La loro proposta musicale oscilla tra post-rock e sperimentazione, jazz e rock strumentale dai tratti languidi e poetici. Musica intensa, profonda e suggestiva, ricca di sfumature che tratteggia paesaggi sonori di rara efficacia.
Come l’elegante Albert None.
www.aidoru.org
WEB
Francesco Diodati - gennaio 2010, Rockon - www.rockon.it
I paesaggi. Le canzoni. I paesaggi nelle canzoni. Più semplicemente, le canzoni e i paesaggi. Più
semplicemente, le canzoni senza canzoni. Il silenzio delle canzoni. I mutamenti. Radicali, profondi,
viscerali. Il taglio netto. La sforbiciata tutta italiana. I ritorni attesi. Quattro anni di attesa, i concerti
e un disco scritto e mai pubblicato. Nessuno è morto. La morte non esiste. Gli Aidoru nell’underground italiano. Gli Aidoru e il quarto album, “Songs Canzoni/Landscapes Paesaggi”. La voce
s’abbassa, si spegne. L’anima si trasforma.
“Songs Canzoni/Landscapes Paesaggi”, diciassette brani. Gli Aidoru si sdoppiano, si spaccano, si
dividono. Gli Aidoru senza testi. Solo i paesaggi. Solo la musica. Solo lo spazio imbrunito. Solo le
pulsazioni imprevedibili. La neve si scioglie. Rimane il sole. Il cuore s’allontana dalle radici ed impazzisce. “Songs Canzoni/Landscapes Paesaggi”, la colonna sonora, la lunga tela, i continui intrecci
free-rock, il rumorismo sotto le corde. Il jazz (“Albert none”), le lunghe, pesanti, metalliche braccia
del noise (“Meno”), i krauti dolci a colazione e l’improvvisazione che rompe gli schemi. Il mondo
senza schemi. Gli Aidoru e il quarto album. Gli Aidoru e la sperimentazione ossessiva. “Songs Canzoni/Landscapes Paesaggi”, senza canzoni, senza struttura.
Gli Aidoru nella quarta dimensione sempre anticonformista, libera, free. Gli Aidoru e il nuovo album, “Songs Canzoni/ Landscapes Paesaggi”, produce Trovarobato, sempre avanti, sempre in evoluzione, Aidoru. (9/10)
Paolo Bellipanni - gennaio 2010, Rockline - www.rockline.it
"Affida la voce a chi sa dialogare col vento. Affidala a chi trasforma il canto. A chi lo fa capace di
toccare. Una pietra l'acqua il cielo."
Il mondo è troppo ricco di sfumature, emozioni, visioni e colori per rimanere immobili e non coglierne ed amarne la poesia che vi trema all'interno. Songs Canzoni - Landscapes Paesaggi è il
chiudere gli occhi e l'abbandonarsi a questo limbo, è l'attimo seguente al donarsi completamente al
mondo - urbano e naturale - e alle sue infinite manifestazioni. Un rapporto dialettico in cui l'anima
non solo assorbe ciò con cui entra in contatto ma lo trasforma, lo rielabora, lo filtra umanamente:
poesia della natura e poesia dell'uomo, nello stesso linguaggio, negli stessi suoni.
Gli Aidoru - complesso di Cesena ormai attivo da più di quindici anni tra esperienze musicali e teatrali - da questo processo hanno tirato fuori un lavoro che definire particolare sarebbe riduttivo, un
lavoro così intenso e profondo che quasi si fa fatica ad ammetterne l'italianità: di opere del genere il
nostro panorama underground è rimasto brutalmente orfano da molto, troppo tempo, e Songs Canzoni - Landscapes Paesaggi, proprio perchè unico nella ricerca che lo contraddistingue, proprio
perchè libero e purissimo nelle idee, nelle espressioni e nei concetti che splendidamente lo sorreggono, è un'opera troppo rara e preziosa per essere trascurata.
Pur trattandosi di un album strumentale, i versi della natura e della città divengono quasi ascoltabili,
tangibili nella purezza attraverso cui i loro suoni si intersecano e si dipanano; distensioni ambientali, sperimentazioni concrete, frammenti noise e un languido rock strumentale si rincorrono nel perenne manifestarsi di uno stile poliedrico e maturo, in cui sperimentazione ed emozione sono due
vie tanto diverse quanto intrecciate nello stesso, inestricabile nodo poetico: colpire e commuovere,
stupire e toccare il cuore nel suo antro più remoto. Songs Canzoni - Landscapes Paesaggi è un lavowww.aidoru.org
ro che ripone il proprio nucleo in una ricerca artistica profondamente radicata ma mai eccessiva,
mai ingombrante, mai autocelebrativa e intellettualoide: tutto va ascoltato ed assorbito come se si
trattasse di un vero e proprio reportage della natura, come se fossimo immersi in un dipinto a cavallo tra impressionismo ed espressionismo, sospeso tra sommessi ritratti della dolcezza naturale e le
sue più robuste distorsioni.
"Tutto sarà volo sulla nostra terra. Germoglierà d'aria. Vedrai che meraviglia. Scenderà sulla terra
e arriverà fino alle radici di ogni cosa. Sarà suono volume terrestre. Tappeto d'aurora e azzurro
silenzio. Nell'aria immobile scenderà. Al confine tra il cielo e la riva dell'oceano immenso."
La prima parte di quello che in fin dei conti può considerarsi come un doppio album, esprime il
cuore più rock e orecchiabile del progetto: nelle undici tracce di cui è composto, il primo frammento Songs Canzoni si abbandona ad un post-rock limpido e spesso malinconico, intervallato ora da
momenti più distesi e pacati (l'onirismo fluttuante del miraggio Reportage 01) ora da risvegli strumentali più aggressivi (il groove della splendida Albert None e le impennate simil-prog di Arcosanti), racchiusi perfettamente tra il fragore metallico dell'intro Stereo e gli alienanti ululati distorti
di KQK che ne tracciano il confine finale. Nel mezzo, si sciolgono l'uno dopo l'altro affreschi postrock fatti di chitarre secche e malinconiche (la slintiana Interludio, gli arpeggi slegati di Ritratto
delle Correnti e l'ipnotica Modale) e paesaggi interiori nebbiosi, sospesi in uno stato indefinibile
ma intenso, fugace, vibrante, come quello di Loopwalking (tra gli episodi più orecchiabili del disco) e quello che il capolavoro Pomeriggio N.1 raccoglie nella sua atmosfera dilatata e ombrosa.
Ma quando a muovere i primi passi sono le creature astratte del secondo frammento Landscapes
Paesaggi, l'atmosfera dell'album si contrae, si spezza, le chitarre si ritirano (per tornare solo a
sprazzi nella conclusiva Note/Epilogo), i ritmi si annullano, i suoni diventano cellule di vetro pronte a frantumarsi. L'inquietante rumorismo industriale di Interno apre così il cuore 'ambientale' degli
Aidoru, strumentalmente sfigurati e immersi ora in un rituale elettroacustico alieno (il minimalismo
di 110 (Frames)) ma sempre suggestivo, sia che si tratti di fantasie più ombrose (il quasi grottesco
carillon digitale di Marcia Funebre e Di Notte, che rimane il viaggio ambientale meglio costruito e
più intenso dei Landscapes) o di atmosfere più sognanti (Reportage 03 trasuda pace interiore nei
suoi tre rilassanti minuti di soundscapes, voci filtrate e pianoforti).
"Comprenderai l'intero aspetto dello spazio. Parlerai della corolla e del petalo. Sorseggerai lo spazio dell'andata e del ritorno alla tua natura, con un numero infinito di pupille. Con un numero infinito di bocciuoli. Uscirai nello spazio. Nell'incolto delle tue grandezze."
Impeccabile nei testi (ad opera di Roberta Magnani) che arricchiscono il cofanetto, oltre che nella
produzione e in una fase compositiva che denota una maturità inconfutabile tanto nelle melodie
quanto negli arrangiamenti, Songs Canzoni - Landscapes Paesaggi ha l'unico demerito (come se
fosse una sua colpa) di trovarsi all'interno di un panorama spesso cieco e stolto come quello nostrano, poco incline ad apprezzare e valorizzare su larga scala sperimentazioni del genere. Ma spesso le
cose più belle sono quelle che rimangono oscure e segrete, preziose proprio perchè sotterranee e
destinate a rimanere inascoltate ai più: l'ultimo lavoro degli Aidoru è una di queste. Da avere.
"Nel giardino delle misure coglierai tutte le radici e le metterai nelle teste. In dono avrai l'aria sottile. I colori su cui s'appoggia l'ombra. E gli splendidi raggi di sole, ascolta la pioggia. Osserva il
nascere di fulmini e tuoni. Là dove il vento spargeva germogli foglie e corolle. Là dove c'erano
quiete e morbide ombre ora fioriscono le nuvole [..] Aria e bisbigli si fanno uragano." (76/100)
Luca Barachetti - gennaio 2010, Musicboom - www.musicboom.it
Evocazioni e descrizioni: Evocano e descrivono, cercano vie nuove senza stravolgere. Soprattutto
annusano il mondo. Da provare. Ritracciare lo spazio e il tempo in forme musicali transgenere, che
corrodano ai fianchi tradizioni e stilemi innestandole su altre non meno iconiche e dunque anch'esse
www.aidoru.org
corruttibili. Riempire il vuoto di suono, e di vuoto il suono, per lasciare che sia il silenzio, interstiziale e generativo, a riemergere dal caos eterno shopping quotidiano. Su queste due direzioni – difficili da descrivere su carta ma efficacemente svolte all'ascolto – si muove il quinto disco degli Aidoru, madido di esperienze tra teatro e sperimentazione multidisciplinare (il gruppo collabora da
anni col Teatro Valdoca) e diviso in due parti tra di loro dialoganti fin dal titolo: Songs canzoni,
ovvero undici bozzetti strumentali di diversa lunghezza che riqualificano il termine post-rock verso
un'evocazione mescidata tra rock, funky, jazz, punk, rumorismi e qualche fregola elettronica; e
Landscapes paesaggi, cioè sei descrizioni di paesaggi urbani e rurali tra ambient avanguardistica e
semplice sonorizzazione. Bravi a rapire l'attenzione dell'uditorio senza mai concedersi in ruffianerie, gli Aidoru tendono l'orecchio verso il mondo e ne catturano la vitalità residua e primigenia, la
stessa (silenziosa) di quando il tutto fu per la prima volta tale. Ascoltarli è cercare nell'asfalto come
nel legno le vibrazioni più profonde e trovare invece le proprie, corporali e interiori. Letterariamente un'esperienza, non travolgente né infida, ma radicale, per quanto rimane di tale parola nel senso
comune rispetto alle proprie radici. (voto: 4/5)
Fabio Strada - gennaio 2010, Allabout Jazz - www.allaboutjazz.it
Gli Aidoru sono una delle (non molte) realtà più interessanti e vitali del rock alternativo italiano attuale. E definirli "rock" è riduttivo perché, nonostante sia indubbiamente quella la loro identità musicale essenziale, nel corso degli anni la band ha progressivamente allargato i propri orizzonti, sia
lavorando in contesti artistici più ampi (in particolare in campo teatrale), sia arricchendo notevolmente i riferimenti stilistici, in direzione di una musica "totale" che racchiude dentro di sé suggestioni e riferimenti alla sperimentazione, alla musica classica e alla contemporanea.
Il gruppo ha appena pubblicato il nuovo album Songs Canzoni - Landscapes Paesaggi, uscito su etichetta Trovarobato e distribuito da Audioglobe, ed è passato dall'Area sismica per un concerto di
presentazione del nuovo materiale. L'album è diviso in due sezioni ben distinte (appunto Songs e
Landscapes), che contengono due diversi tipi di brani: la prima comprende brani che possono in
qualche modo rientrare nella forma canzone, anche se si tratta di strumentali che vanno da composizioni più articolate ad altre che sono invece una sorta di bozzetto; la seconda è formata da brani
più tipicamente "ambientali," sonorizzazioni di ambienti esterni o interiori, paesaggi emotivi.
E' questa seconda parte, almeno per il sottoscritto, quella più affascinante ed evocativa del lavoro.
Per ovvie ragioni di riproducibilità live, però, il concerto si è basato sulla prima parte dell'album,
che è stata eseguita praticamente per intero, oltre a un brano o due della seconda parte.
Nonostante si tratti di Songs, anche i brani proposti nel concerto hanno comunque risentito di un
clima diverso rispetto ai precedenti lavori della band. In particolare nella veste live, risultavano più
giocati sul suono e sull'atmosfera che non sulla tessitura armonica e soprattutto melodica: evocazioni di atmosfere e stati d'animo. Rispetto alla produzione precedente del gruppo si avverte una maggior vaghezza a livello formale: spesso sembra che il gruppo voglia intrecciare un tappeto o una
trama di fondo, ma che voglia lasciare l'opera a metà perché sia l'ascoltatore a completarla con le
sensazioni suscitate dalla musica; una sorta di paesaggio mentale, quindi, che deve scaturire dall'immaginazione congiunta di musicisti e ascoltatori. L'inconveniente di questo approccio, ovviamente, è che, quando dal lato dell'ascoltatore non scatta la suggestione, si resta con un qualcosa dal
sapore un po' incompiuto.
Il suono è basato soprattutto sulle chitarre, spesso annegate in mari di eco (soprattutto quella di Michele Bertoni), la batteria è spesso leggera e affiancata da piccole percussioni, qua e là si stendono
sul fondale campionamenti e loop di voci o di suoni quotidiani.
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Le tessiture armoniche, che spiccano per eleganza ed elaborazione nel suono degli Aidoru, in questi
brani sono più semplici; a volte sembrano imbastite ma lasciate un po' incompiute, altre volte invece le melodie si appoggiano sugli intervalli fondamentali della tonalità, dando un'impressione di
semplicità e orecchiabilità. Fanno eccezione alcuni brani; in "Pomeriggio n. 1" ritornano le armonie
morbide ed elaborate ascoltate nella produzione precedente. Ma il pezzo che impressiona di più nella serata è "Ritratto delle correnti": oscillazioni dinamiche di velocità indipendenti fra la ritmica e le
chitarre; l'effetto psicoacustico è quello di una giostra che ruota contemporaneamente su diversi assi: molto intenso... Nel bis gli Aidoru hanno proposto un brano dalla loro lettura del Tierkreis di
Stockhausen, presentata un paio di mesi fa al teatro Bonci di Cesena. Riascoltando il brano non si
può fare a meno di pensare che, pur trattandosi di un'interpretazione di un caposaldo della musica
accademica, è proprio qui che sono condensati i tratti migliori dello stile e dell'identità del gruppo.
Strenne d'Alligatore 2009: tutta la musica per il vostro Natale - dicembre 2009
Smemoranda - www.smemoranda.it/
Per chi non confonde le miserie del maschile con lo spirito del Rock, tredici perle italiche non solo
Rock … di L'Alligatore L'Alligatore ci consiglia suoni diversi, per Natale. Tredici dischi, come gli
apostoli dell'Ultima Cena, per cambiare disco: fuori Bing Crosby (ché quest'anno il White
Christmas ci sta proprio sulle scatole...), dentro il rock (e tutto il resto).
Aidoru, Songs/Canzoni-Landscapes/Paesaggi - La famosa etichetta Trovarobato/Aidoru Associazione/Audioglobe Aidoru, come quel noto romanzo di William Gibson signore del cyberpunk, Aidoru come idolo, in giapponese, cioè quelle star create ad arte per il music business del sol levante,
dal breve successo fulminante. Sarà paradossale, ma i nostri Aidoru, da Cesena, sono proprio il contrario: sui palcoscenici da più di quindici anni (inizialmente si chiamavano Konfettura e facevano
punk-rock), sono veri e fanno musica per durare. La loro continua evoluzione gli ha portati a creare
trame sonore difficilmente incasellabili in un genere, musica di confine, tra rock, classica, punk,
jazz, contemporanea e a contaminare le loro note con il teatro, le arti visive, i festival… Questo loro
nuovo disco, non a caso dato alle stampe con la Trovarobato dei Mariposa (quelli della musica
componibile) e Aidoru Associazione, sono due, racchiusi nella splendida copertina con giardino e
laghetto orientali: Songs/Canzoni e Landscapes/Paesaggi. Il primo nasce da improvvisazioni poi
concentrate nella forma canzone alla loro maniera, cioè fuori dallo schema classico strofa, ritornello, strofa; il secondo invece è nato da diverse loro esperienze: collaborazioni con il Teatro Valdoca,
sonorizzazioni di prove con attori e danzatori poi elaborate e perfezionate, sonorizzazioni di reportage fotografici… Per chi è consapevole dell’importanza di Karlheinz Stockhausen nella musica
contemporanea e si è stufato delle canzonette.
Massimo Garofalo - dicembre 2009, Rockshock - www.rockshock.it/
rock, post-rock, ambient, avant-rock, art-rock
Quarto album nella carriera degli Aidoru, da Cesena. Arriva a due anni di sitanza dal precedente
lavoro, ma in realtà contiene matriale scritto in cinque anni, insieme o speratamente dai membri del
gruppo, spesso impegnati in attività teatrali i in diversi ambiti artistici. Due album al prezzo di uno,
in pratica, come già suggerito dal titolo. O un album diviso in due parti, come preferite.
Songs Canzoni – Landscapes Paesaggi: undici canzoni strumentali che della forma canzone se ne
infischiano e sei paesaggi ambientali dilatati e sognanti.
Gli Aidoru hanno realizzato un lavoro complesso ma non complicato, in cui rock, post-rock, avantrock, musica ambient e qualche piccola intromissione jazz si alternano e si (con)fondono.
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La qualità dei pezzi, seppure non omogenea, è comunque sempre molto alta; gli Aidoru lavorano a
togliere, mai ad aggiungere, e nei sei ritratti urbani di Landscapes Paesaggi riducono ancora di più.
Quello che non lesinano mai, (anzi!) sono le emozioni.
Teresa Greco - dicembre 2009, Sentire Ascoltare - www.sentireascoltare.com
Quarto album in studio per i cesenati Aidoru, ensemble rock e non solo, le cui esperienze si sono
da sempre contaminate con il teatro e le arti performative.Songs canzoni – Landscapes Paesaggi
raccoglie cinque anni di lavori dei quattro membri del gruppo, suggestioni esclusivamente strumentali questa volta, fatte di frammenti sonori. Frammenti di paesaggio, per meglio dire, in un disco
diviso in due parti: Songs canzoni comprende, come sempre, strutture atipiche e non canoniche della forma canzone, evoluzioni che dal post-rock alla contemporanea all’art rock al jazz e all’improvvisazione contribuiscono a formare la cifra stilistica degli Aidoru, che tende perlopiù alla sottrazione in questo ultimo album.
In Landscapes Paesaggi le trame si fanno ancor più rarefatte e accompagnano musicalmente l’evocazione di paesaggi naturali e urbani. Una serie di induzioni che tra rumori, timbri e soprattutto silenzi, fanno procedere togliendo e scarnificando; il risultato è suggestivo, segnando un’ulteriore
evoluzione della band, che si fa più minimale, ma non meno espressiva, anzi. L’emotività resta
sempre infatti il suo tratto distintivo, per una musica mai fredda e distaccata. Una colonna sonora di
stati emozionali profondi. (7.4/10)
L'Emergente - dicembre 2009, FFWEB - www.ffwebmagazine.it
Quando il suono diventa arte. Nel nuovo lavoro degli Aidoru, non solo musica
Quando la musica diventa un'esperienza artistica a 360 gradi. È il caso degli Aidoru, straordinario
quartetto guidato dalla sapiente chitarra di Diego Sapignoli. Nati nei primi anni Novanta dall’esperienza dei Konfettura, i cesenati Aidoru sono una band musicale estremamente eclettica con all’attivo quattro album ufficiali. Nell’esperienza del gruppo la musica si fonde con altri generi artistici,
dal teatro alle arti performative. Particolarmente significativa per il loro percorso artistico è la collaborazione con il Teatro Valdoca, con il quale gli Aidoru lavorano dal 2001 componendo le musiche per numerosi spettacoli. Molte altre le collaborazioni musicali importanti, da John de Leo, il
cantante dei Quintorigo, agli arrangiamenti dell’album di Barbara Munoz per la Sony Mexico. Negli anni la band è invitata a esibirsi in rock club e palchi di tutta Italia ma anche in teatri e in contesti performativi trasversali. Il nuovo disco degli Aidoru, Songs canzoni - Landscapes paesaggi, è il
quarto album ufficiale realizzato in studio. Sarà disponibile in esclusiva a partire dall'11 dicembre
2009 invece, per l'acquisto online sul sito degli Aidoru (http://www.aidoru.org/). Rumori, strumenti,
note, melodie, timbri, silenzio, frammenti di paesaggio: questo è Songs canzoni – Landscapes Paesaggi. Il nuovo progetto della band cesenate è coprodotto da Aidoru Associazione e Trovarobato.
L’album raccoglie 5 anni di lavoro e suggestioni che arrivano da esperienze diverse dei quattro
membri del gruppo, dalle collaborazioni teatrali al rapporto con musicisti internazionali. Un suono
scarno, rarefatto, che segna un punto di passaggio importante nella ricerca di un sound per questo
album che ha una cifra stilistica del tutto innovativa. Songs canzoni – Landscapes Paesaggi è un
album ripartito che ne contiene due. Il primo, Songs canzoni, comprende undici tracce che sono
canzoni alla maniera degli Aidoru, fuori da uno schema classico di strofa – ritornello – strofa. Gli
ultimi sei pezzi compongono Landscapes Paesaggi dove si sperimentano nuove strutture e si va alla
ricerca di un suono in grado di rievocare musicalmente le progressioni dei paesaggi naturali o urbani. Centrale in tutto il disco è il silenzio. Non solo l’esistenza di questo elemento ma soprattutto la
presa di coscienza e il rapporto con esso lo rende fulcro intorno al quale si muove la composizione
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musicale. Non c’è parola cantata in Songs canzoni – Landscapes Paesaggi ma solo una parola scritta che accompagna l’intero album, un pensiero dettato da Roberta Magnani, parole sussurrate che
suggestionano l’ascolto, che accompagnano i suoni, che direzionano il flusso emotivo.
Riki 'Stiffy' Comaron - dicembre 2009, Indie Zone - www.indie-zone.it
Gli Aidoru al secolo Konfettura, sono una band di Cesena che nasce come Punk Rock e si trasforma
nel tempo in sperimentale. L’album, Songs canzoni Landscapes paesaggi in realtà sono due album,
conclusisi dopo cinque anni di lavoro, i due EP, il primo composto da 11 tracce ed il secondo da 7
vogliono raccogliere le esperienze dei membri del gruppo che vanno dalle collaborazioni teatrali ai
rapporti con artisti internazionali. Gli Aidoru si estraniano dalla tipica formula musicale strofa-ritornello-strofa, l’album, totalmente strumentale in alcuni tratti ricorda parti più movimentate del
Lounge in altre assoli tipicamente Rock. Dal punto di vista tecnico e stilistico credo sia perfetto e
totalmente innovativo, quando si parla di gusto personale, beh, le cose sono diverse. Trovo che brani come “Loopwalking” o “Arcosanti” siano carichi di significato, filosofico e sociale, ma per certi
versi e in certi punti la parola cantata e un po’ di “grezzocità” non ci sarebbe stata male. La parte di
Landscapes paesaggi (ovvero da “Interno” in poi), sono brani che dovrebbero far ricordare scorci di
paesaggi naturali ed urbani; e in effetti lo fanno, ma senza dare un senso a tutto ciò. Ricordano fortemente le musiche di videogiochi come “Fable” o “Final Fantasy”, canzoni da ascoltare in casa in
tranquillità, per rilassarsi, bevendo il thè, sicuramente non mentre si guida o ci si vuole esaltare.
Io ho massimo rispetto per gli Aidoru, in quanto musicisti come loro soprattutto in Italia se ne trovano ben pochi, ma appunto perché siamo in Italia perché non portare avanti una scena Punk Rock
o Post Punk che sia, dato che comunque il vostro background è quello?
Sperimentare va bene, è giusto; se non si fosse sperimentato non esisterebbe niente di tutto quello
che ascoltiamo, da Elvis ai Beatles dai Clash ai Depeche Mode. Ora mi darete del tradizionalista
ignorante, ma per me la musica è strofa-ritornello-strofa.
Ida Stamile - febbraio 2010, Rockaction - www.rockaction.it
Viaggi musicali possibili e paesaggi immaginati e tangibilmente assenti/presenti; suggestioni e visioni lunghe cinque anni che, lambendo teatro e sperimentazione, s'incanalano nel ruscello nipponico della parola Aidoru, l'idolo dalla prima vocale accentata. Gli Aidoru prendono forma da questo
polivalente processo artistico-ambientale e, a due anni di distanza da Nove Buone Nuove, scalando
vaste colline sonore, riempiono il vuoto dello spazio fisico con il reportage strumentale SONGS
canzoni – LANDSCAPES paesaggi. L'album è innovativa “naturalità” del suono, rarefatta manifestazione dell'universo che prende vita, e sul booklet il pensiero, percorrendo la “penna” poetica di
Roberta Magnani, è trasfigurato dalla scrittura. Nel disco vibra il silenzio della parola muta e della
musica che rielabora il paesaggio seguendo sussurri, impressioni e magnetiche linee melodiche di
rock, jazz, punk, rumorismo, noise, ambient ed elettronica.
SONGS canzoni – LANDSCAPES paesaggi è un fiume sonoro con estuario a ramificazione doppia.
In Songs canzoni, le 11 tracce di mare acustico fluiscono alternandosi tra calma e aggressività, sfociando spesso in un post-rock dai risvolti desolatamente inquieti, dove le onde di suono s'infrangono su scogliere di distorsioni dal ritmo roccioso e metallico. LANDSCAPES paesaggi è il luogo
reale della sperimentazione volta a sonorizzare gli ambienti naturali e urbani. I sei brani si dissolvono piacevolmente come affreschi astratti e rarefatti, profondamente minimali e intimamente espressivi. Viaggiatori sonori del mondo che ci circonda, traghettatori d'anime su versanti trasversali, con
SONGS canzoni – LANDSCAPES paesaggi gli Aidoru ci conducono in territori musicali puri dove
l'emozione dell'ascolto acquisisce forza interrogando il silenzio delle note e cristallizzando il tempo.
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Emanuele Chiti - febbraio 2010, Indie for Bannies - www.indieforbunnies.com
Ripescare dopo tanto tempo il nome Aidoru m’ha fatto ricordare quanta sorpresa avevo avuto nello
scoprirli con “13 Piccoli Singoli Radiofonici”. Il quarto album del quartetto romagnolo è quanto di
più consono si possa trovare in una rubrica ‘anti-sanremese’: musica svincolata da ogni preconcezione commercialbanalotta, libera, incroci riusciti a perfezione tra l’improvvisazione e la sperimentazione. Canzoni da paesaggio come dice il titolo, come un immaginario viaggio in un treno che
porta chissà dove. Prendete “Ghosts” dei Nine Inch Nails, depuratelo della pesantezza e mediocrità
che lo permeava ed otterrete queste 17 stupendi piccoli ‘paesaggi’ sonori. Musica che può emozionare, e non è poco.
Ilario Galati - febbraio 2010, L’isola che non c’era - www.lisolachenoncera.it
Raccogliendo da una parte canzoni propriamente dette – le prime undici – e dall’altra sonorizazioni
di ambienti e luoghi – le ultime sei – il nuovo lavoro degli Aidoru, il quarto in più di dieci anni di
attività, presenta una divisione più concettuale che formale, dato che a farla da padrona dal primo
all’ultimo brano, sono proprio i landscapes. Paesaggi sonori rigorosamente strumentali, sospesi tra
tra post-rock, ambient e una certa propensione jazzistica che rappresentano ormai un marchio di
fabbrica per il gruppo di Cesena. Evocativa e minimale, la musica degli Aidoru sceglie la strada della sottrazione e dell’asciugatura, eliminando orpelli e amplificando la propensione emozionale della
propria musica.
Dalla sua, Song Canzoni – Landscapes Paesaggi, che esce per la Trovarobato, l’etichetta dei Mariposa, ha un approccio molto internazionale alla materia, forse più americano che anglosassone, e
vanta passaggi di sicuro impatto e valore. Quello che però emerge alla lunga è una tendenza che
lambisce minacciosamente il sottofondo, perché se alcuni pezzi, come la psichedelica e nervosa Albert None e l’altrettanto abrasiva Meno, scelgono la strada del ritmo - decostruito, smozzicato, zoppicante - in altri episodi, invece, la band tende ad un informe, per quanto sofisticato, calderone sonoro. Del resto gli Aidoru hanno sempre avuto con la loro musica un approccio multidisciplinare e,
alcune di queste composizioni, pensate per il teatro e altre arti performative, sono evidentemente
penalizzate dall’ascolto domestico. Il nuovo disco del quartetto, dunque, è un lavoro cerebrale, colto, ma a volte un po’ troppo elitario e distaccato, che rischia di limitare uno dei punti di forza del
gruppo, quell’attitudine a creare una musica minimale, ma non per questo avara di forti emozioni. I
ragazzi hanno comunque mestiere da vendere, capaci come sono di tirar fuori dai loro strumenti un
sound maturo e interessante, al servizio di arrangiamenti pensati per esaltare sfumature, colori e soprattutto silenzi di queste rarefatte composizioni.
Giampaolo Cristofaro - febbraio 2010, Audiodrome - www.audiodrome.it
Semplicistico, vero, però una certa idea del nuovo Aidoru la rende. Disco del tutto strumentale e
diviso idealmente in due parti, con composizioni dai titoli sintetici e diretti e un torrenziale fiume di
parole (ad opera di Roberta Magnani) che si inseguono frenetiche e magnetiche sui bordi della copertina e ai margini del booklet. Dopo 13 Piccoli Scherzi Radiofonici, gli Aidoru non abbandonano
la spinta improvvisativa e avant che caratterizzava tutto il disco, ma la ridefiniscono riuscendo a
risultare allo stesso tempo fedeli alla loro cifra stilistica e, tramite essa, a restituire pezzi che si dibattono tra accenni a math/post-rock e scenari sonori affascinanti. E in landscapes non ci si ritrova a
fare i conti con il più classico e strasentito degli ambient, ma con la rielaborazione profondamente
carica di emozioni di quanto espresso in Songs. Padronanza del linguaggio, maturità e fascinazioni
trasversali, riunite a comporre il quadro delle enormi potenzialità attuali degli Aidoru.
Giulia Palummieri - febbraio 2010, Liverock - www.liverock.it
www.aidoru.org
Da sempre poco affini alle cosiddette regole della forma canzone, gli Aidoru danno vita, con il loro
ultimo lavoro, ad un interessante incontro tra la percezione acustica e quella visiva. “Songs canzoni
- Landscapes Paesaggi”, infatti, dissolve i confini, più o meno sottili, intercorsi tra un campo e l'altro, concentrando, in un unico accordo di emozioni, gli effetti dei medesimi. Diviso essenzialmente
in “Songs canzoni” (11 pezzi strumentali) e “Landscapes paesaggi” (6 pezzi maggiormente legati
alla sperimentazione), questo lavoro trasforma in un attimo l'ambiente circostante, riuscendo non
solo a condurti all'interno di determinate lande ma anche a farti riscoprire precisi piaceri assopiti.
Melodie, rumori, silenzi e ogni elemento percepito dai sensi, d'altronde, è chiamato in causa nel
gioco dello scambio del ruolo principale con il circondario, facendoci ottenere così visioni plurime
di uno stesso panorama. Sostanzialmente spinta verso atmosfere post rock / ambient tendenti alle
metriche jazz, questa ultima produzione, diretta da una naturale voglia di rinnovarsi, traspone tale
disinvoltura nello scorrere delle composizioni. In questo modo anche gli aspetti più complessi risultano di facile ascolto e, mantenendo alto il livello di scrittura, amplificano la bellezza degli ambienti
descritti. Tali visioni però possono essere penalizzate da un ascolto non adeguatamente supportato,
in quanto nei momenti in cui cala l'effetto scenico (complice anche la lunga durata del percorso
complessivo), vengono messi in evidenza lati vagamente dispersi. In ogni caso, metaforicamente
catalogandoli tra le buone leve del panorama indipendente italiano, non si può che consigliare
l'ascolto del disco.
Dente Natale - marzo 2010, Nerdsattack - www.nerdsattack.it
Così in Giappone si pronuncia la parola inglese “idol”, idolo, ed è nella terra del Sol Levante il modo
di chiamare le star che, giunte giovanissime all’apice del successo, sono poi dimenticate subito dopo.
Questo il significato del nome del gruppo come riportato dal loro myspace. Ma qui di essere star e di
decadere non se ne parla. Cinque anni di gestazione per questo quinto album ufficiale degli Aidoru,
band di Cesena; cinque anni che hanno portato questi musicisti a comporre un disco di assoluto livello. Il concept dell’album prevede i primi undici brani andare sotto il titolo di “Canzoni” mentre le restanti sei rappresentano i “Paesaggi”, urbani, desolanti, glaciali, amorfi, disperati. Non c’è nessuno a
cantare, essendo il disco interamente strumentale, le parole però ci sono e le trovate nel booklet e
ognuno può leggerle e declamarle o cantarle come vuole. Se la prima parte è quella più variegata musicalmente tra post rock e free jazz funk, nella parte finale viene fuori tutta la devozione per classiche
band post rock, GYBE, Mono, Explosions In The Sky. Molto derivativi da questo punto di vista ma al
di là dell’originalità è il risultato d’insieme che conta. Forse gli ultimi due brani sono eccessivamente
pretenziosi con questo dilatarsi lunghissimo di poche note ma per il resto è un disco emozionante, delicato, persino umile, pur dando con questi suoni acquatici un assalto al cielo. E al cuore.
Marco Proietti - aprile 2010, Glass House - www.glasshouse.splinter.com
Non so bene per quale motivo, ma sono rimasto da subito affascinato dal nome Aidoru, cosi curiosamente nebuloso ed evocativo, cosi scarno e allo stesso tempo cosi sonoro. Cercando di capire,
scopro che il termine giapponese “aidoru” significa “idolo” e si riferisce a quegli artisti ideati a tavolino per vincere sul mercato ed esaurirsi nel giro di un paio di stagioni. Niente di più lontano da
quello che i “nostri” Aidoru rappresentano, una tra le migliori band che nell'ambito del rock sperimentale italiano. Si, parliamo di rock, perchè gli Aidoru sono a tutti gli effetti una rock band, basata
principalmente sul classico organico doppia chitarra-basso-batteria e il rock è stato ed è tutt'ora il
punto di partenza della personalissima proposta musicale della band. Ma, come spesso accade, col
passare degli anni e nel trascorrere di svariate e diversificate attività, gli Aidoru hanno progressivawww.aidoru.org
mente evoluto il proprio sound, producendo un disco, il quarto , che rappresenta la summa del lavoro di oltre dieci anni di attività musicale.
Dopo “...13 Piccoli Singoli Radiofonici...”, sonorizzazione di un'allestimento del Teatro Valdoca
(con cui la band collabora da alcuni anni), e il decisamente più song-oriented “Nove Buone Nuove”,
“Songs Canzoni-Landscapes Paesaggi” (SCLP) rappresenta tutte le diverse sfumature del sound
della band di Cesena, che rendono quindi particolarmente complicato descrivere o, peggio ancora,
etichettare un lavoro sempre in continuo movimento tra sperimentalismo e melodia, movimento e
riflessione interiore, complesso ma comunque emozionante. Man mano che le tracce si susseguono
ci troviamo di fronte al rock-funk di Albert None, tra le tracce più immediate ed orecchiabili, per
passare poi all'interessantissimo rock di Arcosanti, in cui il tessuto musicale progressivamente si
sfilaccia, riducendosi in sottili e impalbabili tracce sonore che scorrono indistintamente l'una dall'altra per poi ritrovarsi e ricompattarsi a formare l'ottimo riff di apertura. Il post-rock della miglior fattura è quello che ritroviamo in brani come Loopwalking, Interludio o le straordinarie Ritratto Delle
Correnti e Pomeriggio N.1, in cui la band da dimostrazione di aver oramai completamente assorbito, metabolizzato e rielaborato la lezione di maestri del genere come i Goodspeed You Black Emperor! o i Thee Silver Mt. Zion. Anche il jazz trova spazio nelle corde del gruppo, come nell'ottima
Modale, oltre ad essere variamente disseminato lungo tutto il disco. Dopo le “Songs Canzoni...”
della prima parte, gli ultimi sei brani, i “...Landscapes Paesaggi”, rappresentano il lato maggiormente evocativo e visuale dell'ensemble, dove la batteria si fa da parte, e l'eco delle chitarre diventa protagonista, con lo spazio che si dilata creando atmosfere dall'alto impatto emotivo, in grado di generare profonde suggestioni nell'ascoltatore che sappia accoglierle. Veri e propri paesaggi sonori, improvvisazioni, sonorizzazioni ambientali ed estemporanee produzioni di suoni, che come un pennello sembrano disegnare vere e proprie scenografie, come la stupenda Di Notte, che sembra realmente
evocare le fugaci luci che danzano sullo sfondo dell'oscurità più profonda. Davvero notevole Reportage 03, in cui il piano filtrato e smorzato si abbraccia alle armonie vocali, suoni indistinti che diventano musica, in una traccia davvero rilassante e pacificatrice. Non tutti saranno in grado di comprendere ed apprezzare, ma di certo chi è alla ricerca di proposte innovative e all'avanguardia non
potrà fare altro che amare questo disco.
Emanuele Gessi - giugno 2010, Glass House - www.losthighways.it
Canzoni senza voce e paesaggi privi di spazio. Dove può esistere tutto ciò? Ovviamente la risposta
è una sola: nella la musica. L’arte tutta però, non vive da sé, bensì vive attraverso le persone che la
creano, che la alimentano, che la diffondono: dietro a queste canzoni impossibili e questi paesaggi
musicati ci sono gli Aidoru, una band anomala che ormai da tanti anni porta avanti un progetto trasversale veramente artistico che poggia nel teatro e nella musica indipendente.
Grande è la differenza tra il musicista e l’artista che si esprime in musica, ma con questo album la
band cesenate ha annullato il dubbio a chi ancora poteva averlo. Songs Canzoni - Landscapes Paesaggi è più che un album. Note su note, gli Aidoru sono riusciti a creare qualcosa di lieve ed al contempo profondo, un qualcosa di intimo ma che con la sua universalità musicale è capace di abbracciare tutte le arti. Esempio di questo è l’artwork del disco, che supera l’aspirazione di essere un contenitore per un prodotto musicale: grafica e testi sono parte integrante del progetto complessivo degli Aidoru. Divise in due parti, le diciassette tracce delineano le peculiarità delle “canzoni” e quelle
dei “paesaggi”. Le prime, ritmate, coinvolgenti, lievi ed eleganti, giocano con i più svariati generi
www.aidoru.org
musicali per mezzo di un approccio sregolato ma preciso, tipico del jazz. Immersi nel campo della
sonorizzazione, con delicati sussulti degli strumenti, soffusi rumori e l’uso discreto dell’elettronica,
nella seconda parte del disco, gli Aidoru riescono a creare paesaggi come un pittore sulla tela. La
misura è la chiave di volta dell’intero album: se non ci fosse un uso così sapiente della musica e degli strumenti, l’intero lavoro si ridurrebbe ad un’accozzaglia di magnifiche idee che invece gli Aidoru riescono ad esternare in modo pulito. Non è di certo un disco per chi cerca emozioni vibranti ed
epidermiche, ma di certo le impossibili canzoni e gli immaginifici paesaggi degli Aidoru riescono a
colpire chi cerca lo stupore lontano dalla fretta.
“Nel giardino delle misure / coglierai tutte le radici e le metterai nelle teste / in dono avrai l’aria
sottile / i colori su cui s’appoggia l’ombra / e gli splendidi raggi di sole / ascolta la pioggia / osserva il nascere di fulmini e tuoni / là dove il vento spargeva germogli foglie e corolle / là dove c’erano quiete e morbide ombre ora fioriscono le nuvole / là s’annuvola e snuvola / aria e bisbigli si
fanno uragano / poi fresco e quiete tutt’intorno / là in mezzo alla notte alla lunga notte alla sua
chioma / un canto di cicale fa dimenticare le parole da dire per cogliere un fiore / così con tutte le
parole uscite nell’aria / tutto s’allarga di silenzio / solo il vento porta un rumore / poi l’ordine della
schiarita” (Roberta Magnani, parte di testo compreso nell’artwork del disco).
AIDORU ASSOCIAZIONE
Roberta Magnani e Carlotta Pieri
[email protected] o [email protected]
+ 39 0547.966717 +39 347.774882 +39 331.2606391
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