l`europa tra rivoluzione e controrivoluzione (1794

“L'EUROPA TRA RIVOLUZIONE E
CONTRORIVOLUZIONE (1794 - 1815)”
PROF. DANIELE CASANOVA
Università Telematica Pegaso
L'Europa tra rivoluzione e controrivoluzione
(1794 - 1815)
Indice
1
LA DITTATURA GIACOBINA E IL TERRORE ---------------------------------------------------------------------- 3
2
BONAPARTE E LA CAMPAGNA D’ITALIA: 1796-1797 ------------------------------------------------------------ 6
3
LA SPEDIZIONE IN EGITTO E IL COLPO DI STATO: 1798-1799 ---------------------------------------------- 8
4
IL CONSOLATO, L’IMPERO E LE GUERRE DI NAPOLEONE ------------------------------------------------- 9
5
LA CAMPAGNA DI RUSSIA E IL CROLLO DELL’IMPERO ---------------------------------------------------- 11
CRONOLOGIA ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 13
BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 16
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)
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L'Europa tra rivoluzione e controrivoluzione
(1794 - 1815)
1 La dittatura giacobina e il Terrore
Sconfitti i girondini, dal giugno del 1793 prendeva corpo l’egemonia dei giacobini, che
ormai si identificavano sempre più con i montagnardi e con il loro leader Robespierre, mediatore di
una provvisoria convergenza tra movimento popolare e borghesia rivoluzionaria. Proclamandosi
unici interpreti del popolo, essi inaugurarono un modello di democrazia totalitaria. Gli strumenti
dell’egemonia giacobina furono il governo rivoluzionario e il Terrore, ossia l’eliminazione fisica
degli avversari. La nuova Costituzione democratica del 1793, votata il 24 giugno, non entrò mai in
vigore; fu invece instaurata una dittatura in nome del popolo e della libertà. Le misure adottate per
assicurare stabilità al potere e per sconfiggere sia gli eserciti nemici sia le insurrezioni
controrivoluzionarie, consistevano essenzialmente in un ampliamento dei provvedimenti decisi fra
il marzo e l’aprile del 1793. Il Comitato di salute pubblica fu rinnovato ed allargato a 12 membri;
uscito Danton, il 27 luglio vi entrò Robespierre che lo guidò per un anno. Nell’agosto del 1793 fu
rafforzato l’esercito con l’introduzione della leva di massa e fu definito un rigoroso accentramento e
organizzato l’esecutivo. Nel giro di pochi mesi fu repressa, seppur provvisoriamente, l’insurrezione
della Vandea. La riorganizzazione dell’esercito portò, alla fine dell’anno, a nuove vittorie.
Sotto la pressione dei sanculotti, la Convenzione mise il Terrore “all’ordine del giorno”,
decidendo l’avvio immediato di una politica repressiva. Le prigioni si riempirono, i tribunali e la
ghigliottina lavoravano senza tregua e furono circa mezzo milione le persone arrestate durante il
periodo del Terrore. A Parigi, in ottobre, furono processati e decapitati l’ex regina Maria Antonietta
e i capi girondini. Il radicalismo rivoluzionario celebrò i suoi trionfi, da un lato con una serie di
misure a favore degli strati sociali più poveri, dall’altro con profonde trasformazioni delle tradizioni
civili e religiose. Se con il maximum di prezzi e salari i giacobini vennero incontro alle richieste dei
sanculotti, tentarono anche di ridurre la loro influenza all’interno del movimento popolare. Fu
promossa un’opera di scristianizzazione, un fenomeno che si diffuse in gran parte della Francia e
che portò all’introduzione del calendario repubblicano (5 ottobre 1793), rimasto in vigore fino al 31
dicembre 1805; alla celebrazione di feste laiche e al culto della dea Ragione. La scristianizzazione
non ebbe l’appoggio di Robespierre che vi scorgeva i rischi dell’attenuazione del controllo morale e
sociale esercitato dalla religione, e per tale motivo nel maggio del 1794 impose il culto dell’Essere
Supremo, espressione delle concezioni deiste.
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La lotta politica del gruppo dirigente robespierrista contro le altre frange rivoluzionarie,
spesso risolta con l’uso della ghigliottina, fece maturare la congiura termidoriana nel luglio 1794.
L’eliminazione delle fazioni politiche meno intransigenti ridusse la base politica e popolare del
consenso proprio mentre con la spietata legge del 22 pratile (10 giugno) 1794 veniva intensificata la
repressione e inaugurato il Grande Terrore. In quest’atmosfera maturò una congiura che vide unite
l’ala moderata e quella estremista. Il 9 termidoro (26 luglio) Robespierre e altre 21 persone furono
messi sotto accusa dalla Convenzione e arrestate. Il tentativo di insurrezione del Comune fallì
perché solo 16 delle 48 circoscrizioni parigine si mossero. Dichiarati fuori legge, i robespierristi
furono giustiziati senza processo.
La caduta di Robespierre non segnò la fine della rivoluzione, ma l’inizio di una nuova fase
caratterizzata, all’interno, da tentativi di stabilizzazione del ceto politico rivoluzionario, all’esterno,
dall’espansione francese in Europa. Le insurrezioni sanculotte furono represse dall’esercito. Nella
Francia meridionale infuriò il Terrore bianco con vendette, massacri e repressioni nei confronti dei
giacobini e dei preti costituzionali. La Convenzione termidoriana smantellò le strutture della
dittatura giacobina: fu attenuato l’accentramento dell’esecutivo e furono abolite le norme repressive
su cui si era fondato il Terrore, si introdusse la separazione tra Stato e Chiesa, fu abolito il
maximum. La stabilizzazione interna fu consolidata dai successi militari e dalla stipula nel 1795 di
alcuni trattati di pace con la Prussia e l’Olanda (divenuta Repubblica batava). Ma la guerra
rimaneva aperta con l’Austria e l’Inghilterra. Una nuova Costituzione dell’anno III (1795) proclamò
la difesa del diritto di proprietà e accentuò il carattere censitario del sistema elettorale; fu creato un
parlamento bicamerale e un Direttorio cui era affidato il potere esecutivo.
Nello stesso periodo si riaffacciò la minaccia monarchica con uno sbarco di emigrati in
Bretagna e con l’organizzazione a Parigi di una insurrezione realista. Il 13 vendemmiaio (5 ottobre)
1795, truppe governative, comandate tra gli altri da Napoleone Bonaparte, repressero a cannonate la
sommossa. La debolezza del nuovo regime costrinse il Direttorio a cercare consensi sia nella destra
filo monarchica che nella sinistra giacobina, il cui gruppo più radicale capeggiato da Babeuf tentò
nel maggio del 1796 un’insurrezione (la congiura degli Eguali). Mentre gli eserciti della Repubblica
avevano ripreso vittoriosamente l’offensiva in Europa, il rafforzarsi della destra spinse la
maggioranza del Direttorio ad un colpo di Stato nel settembre del 1797 (18 fruttidoro). Furono
invalidate le elezioni tenute in primavera, deportati in Guiana numerosi deputati e giornalisti,
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introdotti severi controlli sulla stampa. Decisivo per il colpo di Stato era stato l’intervento
dell’esercito e l’appoggio dei comandanti militari impegnati all’estero.
La guerra, l’uccisione del re e il Terrore ridussero notevolmente in Europa, il numero dei
sostenitori della rivoluzione. La riflessione politica fu aperta dall’inglese Burke che contrappose la
difesa della tradizione all’astrattezza dei principi del 1789. La rivoluzione da un lato spinse i
governi a reprimere il dissenso interno, dall’altro stimolò lo sviluppo di nuclei di opposizione.
L’influenza della rivoluzione fu marcata in Belgio e in Olanda, dove l’intervento francese portò nel
primo caso all’annessione e nel secondo alla costituzione della Repubblica batava. In Italia si
formarono vari club giacobini, duramente repressi dai governi.
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2 Bonaparte e la campagna d’Italia: 1796-1797
Il Direttorio continuò nella politica di espansione in Europa che univa il progetto di
liberazione dei popoli ad obiettivi di sfruttamento economico. La sicurezza della Francia sembrava
poter essere garantita dalla costituzione di “repubbliche sorelle” al di là delle frontiere francesi. Il
progetto girondino di una liberazione dei popoli si intrecciava con gli obiettivi espliciti di
sfruttamento economico, fiscale e commerciale dei territori annessi o alleati. La realizzazione di
questo disegno era legata alla sconfitta dell’Austria che doveva essere investita da una linea di
attacco principale sul territorio tedesco, mentre altre truppe avrebbero tenuti impegnati gli austriaci
in Italia. Il comando dell’armata d’Italia fu affidato nel 1796 al generale Napoleone Bonaparte. I
suoi straordinari e rapidi successi, che costrinsero l’Austria alla pace, furono l’inizio di una carriera
politica e militare destinata a segnare profondamente, per quasi un ventennio, tutta la storia di
Francia e d’Europa.
Bonaparte era nato nel 1769 ad Ajaccio, in Corsica, da una famiglia della piccola nobiltà,
che si era schierata a fianco di Pasquale Paoli nella lotta contro Genova per l’indipendenza
dell’isola. Come suddito francese - Genova cedette la Corsica alla Francia nel 1768 – e come
nobile, Napoleone potè frequentare le scule militari di Brienne e di Parigi. Di sentimenti
repubblicani, fra il 1791 e il 1793 s’impegnò politicamente in Corsica prima come alleato e poi
come avversario di Paoli. Distintosi nell’assedio di Tolone (1793) e divenuto generale, dopo
termidoro, fu per breve tempo imprigionato a causa della sua amicizia con il fratello di Robespierre.
Nel 1795 la relazione con Giuseppina Tascher de la Pagerie, che era stata amante di Barras uno dei
membri del Direttorio, lo avvicinò al potente uomo politico. Fu Barras ad affidargli il compito di
reprimere la rivolta realista del 13 vendemmiaio. Poco dopo ottenne il comando dell’armata d’Italia
e sposò Giuseppina.
Nella campagna d’Italia mise in luce le sue straordinarie qualità di comandante militare: la
capacità di imporsi agli ufficiali e di trascinare i soldati, la rapidità di manovra e di decisione. In
pochi giorni nell’aprile del 1796 sconfisse piemontesi ed austriaci e il 15 maggio entrava
trionfalmente a Milano. Varcate le Alpi e giunti a 100 Km da Vienna i francesi costrinsero l’Austria
a firmare i preliminari della pace di Leoben (aprile 1797). Le vittorie militari e il contributo al colpo
di Stato di fruttidoro consentirono a Bonaparte di condurre direttamente le trattative con l’Austria.
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Con il trattato di Campoformio (17 ottobre 1797), ottenne il riconoscimento dell’egemonia
francese in Lombardia e in Emilia e dell’annessione francese del Belgio. La Repubblica di Venezia
veniva smembrata e cessò di esistere e gli austriaci venivano compensati delle loro perdite con il
Veneto, l’Istria e la Dalmazia.
Lo sfruttamento dei territori italiani si legava al progetto della creazione di una serie di
Repubbliche giacobine : nel 1796 fu creata la Repubblica Cispadana, che comprendeva l’Emilia e la
Romagna, e che poco dopo si fuse con la Repubblica Cisalpina (Lombardia) e la Repubblica Ligure;
nel 1798 fu instaurata la Repubblica Romana, che comprendeva Lazio, Umbria e Marche, e, infine,
nel 1799 fu instaurata la Repubblica partenopea. Queste Repubbliche ebbero Costituzioni moderate
e i loro organi legislativi e di governo furono soggetti al controllo francese. L’estraneità dei ceti
popolari al dominio francese determinò i frequenti episodi di rivolta, come quella che accadde nel
Regno di Napoli, quando la sollevazione dei contadini sanfedisti fu decisiva per la restaurazione
borbonica nell’Italia meridionale (1799). La prematura fine della Repubblica partenopea, durata
solo sei mesi, diede spunto nel 1801 allo scrittore politico Vincenzo Cuoco, nel celebre saggio
storico sulla rivoluzione napoletana del 1799, per rivolgere pesanti accuse all’astrattismo dei
patrioti napoletani e al carattere “passivo” della rivoluzione napoletana. Certo è che l’episodio
sanfedista testimoniava della difficoltà di coinvolgere le masse contadine nella rivoluzione
“borghese”, difficoltà che anche la Francia conosceva in quegli anni con l’endemica rivolta
vandeana.
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3 La spedizione in Egitto e il colpo di Stato: 17981799
Mentre l’instabilità politica caratterizzava la situazione interna francese, dopo la rinuncia a
un progetto di invasione dell’Inghilterra, nel 1798 fu concesso a Bonaparte di organizzare una
spedizione in Egitto per colpire gli interessi commerciali inglesi nel Mediterraneo e in Oriente. A
maggio un imponente flotta di oltre 300 navi salpò da Tolone: vi erano imbarcati circa 38.000
soldati e una numerosa commissione scientifica. Dopo aver conquista l’isola di Malta, cacciandone
i cavalieri di San Giovanni che la tenevano dal 1530, i francesi approdarono ad Alessandria.
L’Egitto era una provincia dell’Impero ottomano, sostanzialmente autonoma e dominata dalla casta
militare dei Mamelucchi. Con una durissima marcia i francesi giunsero in prossimità del Cairo, e
qui, nella battaglia delle Piramidi, sconfissero i Mamelucchi (21 luglio 1798). La vittoria diede
nuova fama a Napoleone e contribuì a diffondere in tutto il mondo occidentale la moda per tutto ciò
che era egiziano.
I suoi successi militari furono però annullati dalla distruzione nell’agosto del 1798 della
flotta francese di fronte ad Abukir operata dall’ammiraglio inglese Nelson. L’unico risultato della
spedizione in Egitto fu la ricomposizione di una grande coalizione anti francese, animata
dall’Inghilterra e con l’attiva partecipazione della Russia e dell’Impero turco. Anche in Germani e
in Italia i francesi cominciarono a ripiegare sotto l’attacco austro-russo. Le sconfitte militari
provocarono una ripresa dell’attività giacobina in opposizione al Direttorio. La situazione di crisi
politica si risolse attraverso il colpo di Stato del 18 brumaio (9 novembre 1799), che, ideato da
Sieyés, l’uomo forte del Direttorio, poté realizzarsi solo grazie all’intervento militare di Bonaparte,
che a metà ottobre tornò a Parigi da trionfatore e impose con le armi una riforma costituzionale. I
deputati consenzienti votarono la creazione di una commissione esecutiva con pieni poteri composta
da tre consoli della Repubblica francese, Sieyés, Ducos (un altro membro del Direttorio) e
Bonaparte. Il colpo di stato del 18 brumaio portò in primo piano il nuovo arbitro della storia
d’Europa, Napoleone Bonaparte, e pose fine alla dinamica politica rivoluzionaria, pur se la
stabilizzazione delle conquiste della rivoluzione si realizzò soltanto negli anni del Consolato di
Napoleone. Con la rivoluzione francese cambiarono radicalmente i modi e i contenuti della politica:
in questo senso dà inizio alla storia contemporanea divenendo il punto di riferimento obbligato di
tutte le tendenze politiche dell’Ottocento.
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4 Il consolato, l’impero e le guerre di Napoleone
Fondato sul ruolo avuto dall’esercito nella vicenda rivoluzionaria, il potere di Napoleone fu
sancito dalla Costituzione dell’anno VIII che, sottoposta a plebiscito, entrò in vigore alla fine del
1799. Al Bonaparte, nominato Primo console, era attribuito il potere esecutivo e parte di quello
legislativo (ossia il diritto di proporre leggi) e il diritto di nomina dei componenti del Consiglio di
Stato; mentre gli altri due membri del consolato ebbero solo un ruolo consultivo. Di fatto si instaurò
un governo dittatoriale, basato su un consenso diretto del popolo ottenuto attraverso i plebisciti e
che ruotava attorno alla figura di Napoleone, propostosi come nuovo despota illuminato restauratore
dell’ordine e delle libertà.
La più duratura realizzazione del periodo napoleonico fu la riforma amministrativa messa a
punto nel 1800 che durò oltre 150 anni. L’istituzione dei prefetti, i rappresentanti del governo in
ogni dipartimento, fu il principale strumento della centralizzazione burocratica, mentre lo Stato
allargò enormemente il campo delle proprie competenze, dedicando particolare attenzione al settore
dell’istruzione pubblica con l’introduzione nel 1802 dei licei e il monopolio statale dell’istruzione
universitaria, introdotta nel 1806.
La riorganizzazione politica e amministrativa poté procedere senza ostacoli perché furono
combattute e sconfitte le opposizioni più radicali di destra e di sinistra, ma il consolidamento del
potere napoleonico restava legato al raggiungimento della pace, che fu conclusa nel 1801 con
l’Austria e l’anno successivo, dopo il ritiro della Russia dalla coalizione antifrancese, con
l’Inghilterra, ultimo avversario in campo. Rafforzato ulteriormente il proprio potere mediante il
Concordato con la Chiesa di Roma (1801), con il quale Pio VII riconosceva la Repubblica francese
e la vendita dei beni nazionali, Napoleone, tramite un plebiscito, si fece nominare console a vita nel
1802. Contemporanea al plebiscito fu la promulgazione di un senatoconsulto che modificava la
Costituzione (nota come Costituzione dell’anno X) ed estendeva i poteri del Primo console, al quale
era attribuita anche la facoltà di nominare il proprio successore. Ma il suggello dell’opera
riformatrice napoleonica fu la promulgazione, nel marzo 1804 del Codice civile, che salvaguardava
le più importanti conquiste del 1789, quelle relative all’abolizione dei diritti feudali, alle libertà
civili, alla difesa della proprietà. Nel diritto di famiglia venne mantenuto il divorzio; in materia
successoria furono aboliti i diritti della primogenitura.
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Dopo la pace con l’Austria proseguì l’espansione francese in Italia. Nell’aprile del 1801 fu
incorporato il Piemonte, l’anno successivo fu occupato il ducato di Parma. La Repubblica cisalpina
nel 1802 si trasformò in Repubblica italiana e si dotò di una Costituzione simile a quella dell’anno
VIII. Repressa duramente una congiura realista, appoggiata dall’Inghilterra, nel 1804 Napoleone si
fece nominare imperatore dei francesi. Il papa Pio VII fu obbligato a partecipare alla cerimonia
dell’inaugurazione, il 2 dicembre, 1804, nella cattedrale di Notre-Dame.
Le guerre dei cinque anni successivi sconvolsero profondamente la carta d’Europa. Nel 1805
la Repubblica italiana si trasformò in Regno d’Italia e, sconfitti gli austro-russi ad Austerlitz (2
dicembre 1805), il dominio napoleonico in Italia si estese al Veneto, all’Istria, alla Dalmazia e al
Regno di Napoli. Nel 1806 Napoleone creò la Confederazione del Reno e proclamò la decadenza
del Sacro Romano Impero. In Olanda, in Germania e in Polonia istituì una serie di Stati satelliti,
talora, com’era accaduto per il Regno di Napoli, affidati, col titolo di re, a propri fratelli. Anche la
Spagna nel 1808 fu sottomessa al dominio francese. La vittoria inglese a Trafalgar (21 ottobre
1805), dove la flotta francese fu distrutta, segnò tuttavia la rinuncia definitiva al progetto di
invadere l’Inghilterra. Per minare la potenza inglese proclamò il blocco continentale, che stabiliva il
divieto per i paesi europei di commerciare con l’Inghilterra. Nel 1807 la pace di Tilsit con il
giovane zar Alessandro I, inseriva la Russia nella politica internazionale francese.
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5 La campagna di Russia e il crollo dell’impero
Fra il 1810 e il 1812 il Grande Impero (Francia e Stati satelliti) raggiunse la sua massima
estensione. Un dominio che Napoleone volle legittimare sposando a Parigi nel 1810 la figlia
dell’imperatore d’Austria, la granduchessa Maria Luisa. Annullato il matrimonio con Giuseppina,
dal quale non erano nati figli, l’erede della rivoluzione francese sposava una nipote di Maria
Antonietta, la regina ghigliottinata nella capitale 17 anni prima.
L’impero napoleonico si fondava su una supremazia militare basata su un esercito di
cittadini, ideologicamente motivati, e reclutato attraverso la coscrizione obbligatoria. Gli eserciti
messi in campo dalle altre potenze europee, composti da mercenari e da sudditi, erano stati
sistematicamente sconfitti dall’audacia e dall’entusiasmo rivoluzionario dei francesi. L’esercito
offriva molte possibilità di carriera e rappresentava anche la principale via d’ascesa sociale,
contribuendo fortemente alla formazione del ceto dirigente e di nuova nobiltà istituita nel 1808.
Nell’insieme il dominio napoleonico rappresentò un potente strumento di svecchiamento delle
istituzioni e di mobilitazione della società civile. Ma, negli Stati conquistati o annessi, ove fu esteso
il sistema amministrativo e giuridico francese, il consenso al nuovo regime fu sempre modesto.
Soprattutto in Italia e in Germania il dominio napoleonico portò al superamento della dimensione
particolaristica, suscitando aspirazioni all’indipendenza. L’economia degli Stati soggetti
all’egemonia napoleonica fu sottoposta alle esigenze della Francia e danneggiata dagli effetti
depressivi del blocco continentale; e ciò contribuì ad accrescere l’ostilità antifrancese. In Spagna e
nella Sicilia, occupata dagli inglesi, furono approvate nel 1812 Costituzioni moderate,
che
sarebbero state assunte a modello dal movimento liberale dell’età della Restaurazione. In Prussia la
sconfitta militare stimolò una rinascita intellettuale tedesca, una politica di riforme economiche e
sociali ed un rinnovamento dell’esercito.
Il periodo relativamente pacifico tra il 1810 e il 1812 non portò ad un consolidamento
dell’Impero, impedito dall’ostilità inglese, dal conflitto con il papa, dalla ribellione spagnola e
dall’opposizione delle forze nazionali. A ciò si aggiunse lo sganciamento russo dell’alleanza con la
Francia e senza la Russia il blocco continentale, già in difficoltà, era destinato a fallire
definitivamente. Nel 1811 Napoleone cominciò a preparare la guerra contro la Russia. L’imponente
esercito (circa 650.000 uomini) che iniziò le operazioni contro la Russia nell’estate del 1812 non era
più la Grande armata, ma un insieme eterogeneo di forze di cui solo poco più della metà erano
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francesi. Vi erano polacchi, italiani, svizzeri e molti altri, per un totale di 20 nazioni e 12 lingue
diverse. A questa debolezza si aggiungeva il fatto che le truppe erano equipaggiate per una breve
campagna militare. L’avanzata francese, di fronte ad un nemico che faceva terra bruciata e si
rifiutava di trattare, si risolse infine in una ritirata a prezzo di fortissime perdite: a dicembre
restavano a Napoleone poco più di 100.000 uomini.
Nel 1813 tutta l’Europa era in armi contro la Francia. Una nuova coalizione tra Inghilterra,
Russia, Prussia e Austria sconfisse i francesi a Lipsia, nella battaglia delle nazioni (16-18 ottobre
1813). A essa fece seguito l’avanzata degli alleati nel cuore della Francia. Dopo l’occupazione di
Parigi, nell’aprile del 1814 Napoleone dovette abdicare e ricevette dai vincitori il possesso dell’isola
d’Elba. Al trono di Francia ritornò un Borbone, Luigi XVII, fratello del re ghigliottinato, che
concesse una Costituzione con un sistema elettorale a suffragio molto ristretto. Il Congresso di
Vienna contemporaneamente iniziava la ridefinizione della carta d’Europa.
Ma l’avventura napoleonica non era finita. Il malcontento popolare nei confronti del
Borbone e il malessere di tanti soldati e ufficiali esclusi dall’esercito, convinsero Napoleone che un
suo ritorno in Francia avrebbe avuto ottime possibilità di successo. E in effetti il suo sbarco sulle
coste francesi, il 1 marzo del 1815, fu seguito da una marcia trionfale verso Parigi, abbandonata da
Luigi XVII. Riformata la Costituzione, Napoleone rifiutò di cercare un consenso tra le masse
popolari e cercò l’appoggio dei notabili, non comprendendo che essi miravano a garantire la loro
sopravvivenza e non quella del regime napoleonico. Sconfitto dalle potenze europee a Waterloo (in
Belgio), il 18 giugno,il mese successivo venne deportato sull’isola di Sant’Elena nell’Atlantico,
dove morì il 5 maggio del 1821. L’illusione era durata solo “cento giorni”.
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Cronologia
1793
3 giugno 1797 - Legge sulla vendita dei beni Nazionali - Approvazione della Costituzione
dell'Anno I
giugno-agosto - Rivolta Federalista
28 luglio - Robespierre entra a far parte del Comitato di salute pubblica
23 agosto - Leva in massa dei cittadini
17 settembre - Legge sui sospetti
29 settembre - Istituzione del maximum dei prezzi e dei salari
16 ottobre - Esecuzione della Regina Maria Antonietta
Novembre - Campagna di scristianizzazione e nuovo Calendario
1794
4 febbraio - Abolizione della Schiavitù nelle Colonie
24 marzo - Esecuzione di Hèbert e dei suoi Compagni
5 aprile - Esecuzione di Danton e degli Indulgenti
10 giugno Inizia il "Governo del Terrore e della Virtù"
26 giugno - Sconfitta degli Austriaci
27 luglio - Colpo di Stato - Caduta dei Montagnardi- Arresto ed esecuzione di Robespierre
24 agosto - Riorganizzazione del Governo
Settembre – dicembre - Si scatena il Terrore Bianco
12 novembre - Soppressione del Club dei Giacobini
24 dicembre - Abolizione del maximum
1795
gennaio - Proclamazione della Repubblica Batava
1-2 aprile - Tentativo di insurrezione popolare
aprile - Trattato di pace con la Prussia
20-23 maggio - Fallisce l'ultimo tentativo di insurrezione popolare
luglio - Trattato di Basilea - Pace con la Spagna
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Università Telematica Pegaso
L'Europa tra rivoluzione e controrivoluzione
(1794 - 1815)
22 agosto - Costituzione dell'Anno III
5 Ottobre - Fallita insurrezione realista contro i Termidoriani
26 ottobre - Elezione del nuovo Direttorio Esecutivo
1796
marzo - Inizio dell'offensiva Francese contro l'Austria - Campagna d'Italia di Napoleone
aprile - Napoleone firma l'armistizio di Cherasco con Vittorio Amedeo III
maggio - Sconfitta degli Austriaci a Lodi da parte di Napoleone
novembre - Napoleone sconfigge gli Austriaci ad Arcore (S. Marino)
1797
gennaio - Vittoria Napoleonica a Rivoli
febbraio - Napoleone costringe Pio VI alla Pace di Tolentino
marzo-aprile - Napoleone entra in Austria - A Leuben firma i preliminari di pace tra Francia
ed Austria
4 settembre - A Parigi il Direttorio attua con l'appoggio di Napoleone un Colpo di Stato antiMonarchico
17 ottobre - Trattato di Campoformio
L’età Napoleonica
febbraio 1798 - I Francesi occupano Roma
agosto 1798 - II Coalizione anti-Francese
febbraio-marzo 1799 - I Francesi occupano il Piemonte e la Toscana
aprile 1799 - Austriaci e Russi contrattaccano in Italia ed i Francesi sono sconfitti a Cassano
d'Adda
9 novembre 1799 - Colpo di Stato Militare in Francia - Inizia il potere personale di
Napoleone
dicembre 1799 - Napoleone diviene Primo Console
febbraio 1801- Trattato di Louneville tra Francia ed Austria-Piemonte annesso alla Francia
luglio 1801 - Concordato di Napoleone con la Santa Sede
gennaio 1802 - Napoleone assume la Presidenza della neo-Repubblica Italiana
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L'Europa tra rivoluzione e controrivoluzione
(1794 - 1815)
marzo 1802 - Pace di Amiens tra Francia ed Inghilterra
luglio 1802 Napoleone proclamato Console a vita
marzo 1803 - Si riaccende il conflitto Francia-Inghilterra
marzo 1804 -Viene promulgato il Codice Civile Napoleonico dei Francesi
maggio 1804 -Trasformazione in Impero della Repubblica Francese
marzo 1805 - Napoleone cinge la Corona Ferrea
giugno 1805 - La Repubblica Ligure è annessa alla Francia
agosto 1805 - Formazione della III Coalizione anti-Francese
ottobre 1805 - A Trafalgar Nelson distrugge la flotta Franco-Spagnola
marzo 1806 - I Francesi occupano il Regno di Napoli
luglio 1807 - Trattato di Tilsit tra Francia, Russia e Prussia
aprile 1809 - Si riaccende il conflitto con l'Austria
luglio 1809 - Pio VII viene condotto prigioniero in Francia
ottobre 1809 - Pace di Schönbrunn tra Francia ed Austria
aprile 1810 - Matrimonio tra Napoleone Bonaparte e Maria Luisa d'Asburgo
febbraio-marzo 1812 - Prussia ed Austria stipulano Trattati di Alleanza con la Francia
giugno-dicembre 1812 - Campagna di Russia
giugno 1813 - Ritiro dei Francesi dalla Spagna 1
6-18 ottobre 1813 - Gli eserciti alleati sconfiggono Napoleone a Lipsia
ottobre-dicembre 1813 - Crollo dell’impero napoleonico - Gli eserciti della coalizione
attaccano la Francia
gennaio-marzo 1814 - Napoleone contrasta inutilmente gli eserciti invasori
31 marzo 1814 - Prussiani e Russi entrano a Parigi
6 aprile 1814 - Abdicazione di Napoleone
maggio 1814 – Restaurazione della monarchia in Francia con Luigi XVIII - Pio VII torna a
Roma
novembre 1814 – Apertura del Congresso di Vienna
marzo 1815 - Napoleone fuggito dall'Isola d'Elba sbarca a Cannes ed entra trionfante in
Parigi
18 Giugno 1815 - definitiva sconfitta di Napoleone a Waterloo
Luglio 1815 – Napoleone è deportato sull’isola di Sant’Elena nell’Atlantico
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L'Europa tra rivoluzione e controrivoluzione
(1794 - 1815)
Bibliografia
•
S. J. Woolf, Napoleone e la conquista dell’Europa, Laterza, Roma.Bari, 1990
•
L. Mascilli Migliorini, Napoleone, Salerno editrice, Roma, 2000
•
J. Godechot, L’Europa e l’America all’epoca napoleonica, 1800-1815, Mursia,
Milano, 1985
•
J. Tulard, Napoleone. Il mito del salvatore, Rusconi, Milano, 1985
•
D. G. Chandler, Le campagne di Napoleone, Rizzoli, Milano, 1973.
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