dott.ssa DANILA LUZI
APPROFONDIMENTI - La Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT)
Cenni di storia
La psicoterapia cognitiva è un orientamento terapeutico che si è sviluppato negli Stati Uniti intorno alla fine
degli anni sessanta in seguito al lavoro clinico di Aron T. Beck.
Beck si accorse che i pazienti presentavano più flussi di pensieri che scorrevano parallelamente e che alcuni
di essi erano direttamente responsabili delle emozioni dolorose provate dalla persona in una data
situazione. Pensò, dunque, che l’analisi dei pensieri poteva aiutare l’individuo a capire la sofferenza del
paziente e le cause dello sviluppo e del mantenimento dei disturbi mentali.
In seguito a queste osservazioni, l’autore elaborò un modello di intervento clinico basato sulla riflessione
cosciente sulle proprie emozioni e sui pensieri ad esse associati e la messa in discussione dei pensieri che
interferivano con l’equilibrio emotivo della persona.
Questo nuovo tipo di terapia fu chiamato dallo stesso autore Psicoterapia Cognitiva in quanto, secondo
Beck, il pensiero costituiva sia il problema psicologico primario che la sua cura.
Questo nuovo approccio si distingue dalla psicoanalisi classica in quanto sostiene che le motivazioni della
sofferenza mentale e i meccanismi di cambiamento psicologico non sono necessariamente da ricercare
nell’inconscio, ma possono essere compresi a partire dall’analisi dell’esperienza cosciente della persona.
Negli anni successivi gli studi di Beck hanno posto le basi per la nascita di altri tipi di terapia cognitiva, come
ad esempio la terapia razionale-emotiva di Albert Ellis, il costruttivismo di George Kelly, la terapia
multimodale di Arnold Lazarus, il modello teorico di Michael Mahoney, il cognitivismo post-razionalista di
Vittorio Guidano.
Data la numerosità di approcci di orientamento cognitivista che si sono sviluppati negli anni, la terapia di
Aron T. Beck è stata rinominata terapia cognitiva standard .
La psicoterapia cognitiva può essere più genericamente indicata con la denominazione Terapia Cognitivo comportamentale in quanto ricorre spesso all’uso di tecniche di derivazione comportamentista.
La Psicoterapia Cognitivo - comportamentale (Cognitive-Behaviour Therapy, CBT) è attualmente
considerata a livello internazionale uno dei più affidabili ed efficaci modelli per la comprensione ed il
trattamento dei disturbi psicopatologici.
Tale approccio postula una complessa relazione tra emozioni, pensieri e comportamenti evidenziando
come i problemi emotivi siano in gran parte il prodotto di credenze disfunzionali che si mantengono nel
tempo, a dispetto della sofferenza che il paziente sperimenta e delle possibilità ed opportunità di
cambiarle, a causa dei meccanismi di mantenimento.
La teoria di fondo, sottolinea l’importanza delle distorsioni cognitive e della rappresentazione soggettiva
della realtà nell’origine e nel mantenimento dei disturbi emotivi e comportamentali. Ciò implica che, non
sarebbero gli eventi a creare e mantenere i problemi psicologici, emotivi e di comportamento, ma questi
verrebbero piuttosto largamente influenzati dalle strutture e costruzioni cognitive dell’individuo (assunto
già condiviso ai tempi del filosofo stoico Epitteto).
La psicoterapia cognitivo - comportamentale (CBT) si propone, di conseguenza, di aiutare i pazienti ad
individuare i pensieri ricorrenti e gli schemi disfunzionali di ragionamento e d’interpretazione della realtà, al
fine di sostituirli e/o integrarli con convinzioni più funzionali.
La CBT ha assunto il ruolo di trattamento d’elezione per i disturbi d’ansia, così come attestano recenti
documenti diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS).
La CBT si caratterizza per le seguenti peculiarità:
- È SCIENTIFICAMENTE FONDATA:
L’intervento clinico è strettamente coerente con le conoscenze sulle strutture e sui processi mentali
desunte dalla ricerca psicologica di base. Inoltre, è stato dimostrato attraverso studi controllati che i metodi
cognitivo - comportamentali costituiscono una terapia efficace. La CBT, infatti, ha mostrato risultati
superiori o almeno uguali agli psicofarmaci nel trattamento della depressione e dei disturbi d’ansia, ma
assai più utile nel prevenire le ricadute.
- È ORIENTATA ALLO SCOPO:
Il terapeuta cognitivo - comportamentale lavora insieme al paziente per stabilire gli obiettivi della terapia,
formulando una diagnosi e concordando con il paziente stesso un piano di trattamento che si adatti alle sue
esigenze, durante i primissimi incontri. Si preoccupa poi di verificare periodicamente i progressi in modo da
controllare se gli scopi sono stati raggiunti.
- È PRATICA E CONCRETA:
Lo scopo della terapia si basa sulla risoluzione dei problemi psicologici concreti. Alcune tipiche finalità
includono la riduzione dei sintomi depressivi, l’eliminazione degli attacchi di panico e dell’eventuale
concomitante agorafobia, la riduzione o l’eliminazione dei rituali compulsivi o dei comportamenti
alimentari patologici, la promozione delle relazioni con gli altri, la diminuzione dell’isolamento sociale, e
cosi via.
- È COLLABORATIVA:
Paziente e terapeuta lavorano insieme per capire e sviluppare strategie che possano indirizzare il soggetto
alla risoluzione dei propri problemi. La CBT è, infatti, una psicoterapia sostanzialmente basata sulla
collaborazione tra paziente e terapeuta. Entrambi sono attivamente coinvolti nell’identificazione e nella
messa in discussione delle specifiche modalità di pensiero che possono essere causa dei problemi emotivi e
comportamentali che attanagliano il paziente.
- È A BREVE TERMINE:
La CBT è a breve termine, ogniqualvolta sia possibile. La durata della terapia varia di solito dai quattro ai
dodici mesi, a seconda del caso, con cadenza il più delle volte settimanale. Problemi psicologici più gravi,
che richiedano un periodo di cura più prolungato, traggono comunque vantaggio dall’uso integrato della
terapia cognitiva, degli psicofarmaci e di altre forme di trattamento.
La psicoterapia cognitivo - comportamentale combina due differenti forme di terapia:
1. LA PSICOTERAPIA COGNITIVA
Che aiuta ad individuare certi pensieri ricorrenti, gli schemi fissi di ragionamento e di interpretazione
della realtà, che sono concomitanti alle forti e persistenti emozioni problematiche vissute dal paziente,
a correggerli, ad arricchirli, ad integrarli con altri pensieri più realistici, o, comunque, più funzionali al
proprio benessere.
Il cambiamento dei contenuti e dei processi cognitivi problematici (convinzioni, valutazioni,
aspettative, emozioni, distorsioni cognitive, ecc.) non viene perseguito, quindi, soltanto mediante la
discussione e la riformulazione delle convinzioni disfunzionali dei pazienti, bensì mediante numerosi e
variegati metodi d’intervento, diretti non solo agli aspetti cognitivi del funzionamento dell’individuo,
ma anche a quelli specificamente emotivi e comportamentali.
2. LA PSICOTERAPIA COMPORTAMENTALE
Che aiuta a modificare la relazione fra le situazioni che creano difficoltà e le abituali reazioni emotive e
comportamentali che la persona mette in atto in tali circostanze, mediante l’apprendimento di nuove
modalità di risposta, l’esposizione graduale alle situazioni temute e il fronteggiamento attivo degli stati
di disagio.