LA FATTORIA IN OSPEDALE L`esperienza di animazione

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LA FATTORIA IN OSPEDALE
L’esperienza di animazione con gli animali
dell’Ospedale Pediatrico di Padova
Carlo Moretti
Dirigente Medico
Dipartimento di Pediatria,
Azienda Ospedaliera-Università di Padova
Dipartimento di Pediatria, Azienda Ospedaliera-Università di Padova
Via Giustiniani, 3 - 35128 PADOVA
Tel. 049-821.3526, fax 049-876.0386; e-mail: [email protected]
Entrare in Ospedale, per un bambino, è un esperienza difficile.
Significa essere tolti d’improvviso da un mondo di giochi e fantasie
per entrare in un mondo di estranei, talora di dolore, spesso di
solitudine.
La cameretta di casa, con i giochi ed i disegni si trasforma in una
grande stanza grigia, non c’è più la coperta colorata sul letto, non ci
sono più i giocattoli ed i peluches.
Si mangia ad ore strane, non si va più scuola, a volte si gioca con il
bambino che sta nel letto a fianco, spesso ci si annoia e si guarda con
malinconia fuori dalla finestra.
No alla noia!
Ma se quando si sta male bisogna andare all’Ospedale, non è detto che all’Ospedale bisogna, per forza, stare
male.
Stare in Ospedale può essere bello se si riesce a portare al suo interno la vita di tutti i giorni, se le porte si
aprono e la vita “di fuori” viene portata al “di dentro”.
Si tratta di accogliere quelle che sono le richieste dei bambini, soprattutto quelle che non ci giungono dalle
parole ma che vediamo scritte nell’espressione dei volti, nella luce degli sguardi: un bambino triste, un
bambino annoiato o silenzioso ci dice che qualcosa è venuto a mancare. Se la malattia gli ha sottratto la
salute, apatia e noia annebbiano ogni giorno di più la serenità e la voglia di guarire.
Diventa allora fondamentale interrompere questo circolo vizioso ricreando dentro l’Ospedale una sorta di
ambiente “fantastico” ricco di stimoli ed attività che attraggano il bambino, quasi lo “seducano”, stimolando
in lui energie positive, che possano contribuire alla guarigione.
Un Ospedale a misura di Bambino
A Padova abbiamo iniziato questo percorso di trasformazione agli inizi degli anni ’90, partendo dalla
considerazione che il bambino resta bambino anche durante (e nonostante) il ricovero in Ospedale.
Questa considerazione porta ad importanti sviluppi: la cura di un bambino non consiste più solo nel guarire il
suo corpo malato ma significa prendersi in carico tutta la sua persona, garantendo anche durante la
permanenza in Ospedale tutti quegli aspetti della vita quotidiana che permettono l’armonico sviluppo del
bambino nel suo percorso di crescita.
Entrare in Ospedale e trovare intorno a sé un ambiente accogliente ed affettivamente ricco, nel quale non
siano persi i consueti riferimenti della vita quotidiana (scuola, gioco, amicizie, genitori, ecc.), ma anzi siano
offerte ancor più occasioni per stimolare la
creatività e la capacità relazionale del
bambino, è per lui molto positivo.
Egli potrà, fin dall’inizio, utilizzare le
proprie risorse interiori per rielaborare in
termini positivi l’esperienza del ricovero e
della malattia al fine di trasformarla in una
tappa ben definita del suo cammino di
crescita e non più in un momento buio e
negativo da rimuovere ed incarcerare nelle
profondità della psiche, salvo poi vederla
riaffiorare, irrisolta, magari dopo molti anni.
Giocare in Ospedale
Da questi presupposti è nato il progetto “Giocare in ospedale”, per
trasformare l’Ospedale in un luogo veramente a misura di bambino, capace
di comprenderne e rispettarne le necessità.
Nell’ambito di questo progetto sono inserite tutte le attività ed i programmi
di animazione e di gioco per i bambini ricoverati che si affiancano
all’attività scolastica, anch’essa regolarmente presente nella giornata del
bambino ricoverato.
In Ospedale hanno trovato spazio molteplici attività: gli atelier di pittura e
scultura, gli spettacoli teatrali ed i concerti, i laboratori di giardinaggio e
bonsai, i clown dottori e gli spettacoli del circo, il cineforum e le feste in
maschera, il coro dei dottori e dei bambini e molte altre attività.
È in questa cornice di attività ed in questa tradizione che si inserisce
l’attività con gli animali, iniziata nell’ottobre del 1997.
Dagli animali un aiuto importante
Un animale è , nel sentire comune, ciò che di “meno ortodosso” potremmo pensare di trovare in Ospedale.
In effetti non ci sono particolari motivi per giustificare questo modo di pensare ed in questi ultimi anni una
crescente sensibilità nei confronti dell’importanza che gli animali possono avere nella vita dell’uomo ha
contribuito ad incrinare questo tipo di pregiudizio.
Dalla tradizione anglosassone, più ricca della nostra in termini di cultura dell’animale d’affezione o da
compagnia (i cosiddetti “pets”), sono giunti importanti contributi riguardo i benefici, anche in termini di
salute dell’individuo, che la compagnia di un
animale domestico può esercitare.
Le positive esperienze condotte con soggetti
malati (bambini o adulti) o in situazioni di
disabilità o isolamento psico-relazionale, ai
quali è stata data la possibilità di condividere
momenti di vita con l’animale o addirittura
instaurare con lui rapporti duraturi, hanno
fatto intravedere le potenzialità “terapeutiche”
della compagnia dell’animale: dal loro
sviluppo sono nate alcune applicazioni
pratiche ormai ampiamente accettate, quali la
riabilitazione equestre o ippoterapia.
Ma la crescente ricerca per le cosiddette
“terapie dolci” non poteva non considerare
questo settore ed il termine “pet therapy” ha
cominciato a diffondersi ed a far presa sempre più nell’immaginario collettivo: una cura, una “therapy” che
nasce dal recupero di quel rapporto, spesso conflittuale, che l’Homo Sapiens del ventunesimo secolo ha
quotidianamente con il mondo della Natura; una cura, una “therapy” in grado di guarire un po’ tutti i mali.
Se quest’ultima possibilità è in realtà una impossibilità, tuttavia il valore educativo ed affettivo che il
rapporto con un animale può avere per un individuo, soprattutto se bambino, è sicuramente innegabile.
Quale genitore non ha mai visto gli occhi del proprio figlio brillare della gioia più semplice ed allo stesso
tempo sprizzare di naturale curiosità il giorno che ha ricevuto in regalo un cucciolo di cane o quando, durante
una passeggiata in campagna, ha inaspettamente scorto conigli e galline razzolare sull’aia di qualche podere?
Sono ricordi di esperienze serene, di piccoli scampoli di libertà che mal si adattano alla consueta immagine
che abbiamo dell’Ospedale.
Ma anche questo è un pregiudizio: se al bambino che sta bene è necessario offrire la possibilità di vivere
queste esperienze di contatto e conoscenza della Natura, ancor di più dobbiamo garantirla a chi, per una
malattia, è privato di questa opportunità.
Il segreto sta nel crederci intensamente ed in una adeguata preparazione.
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La fattoria in ospedale
Quando è nata l’idea di far entrare in Ospedale gli animali, potevamo già contare su una certa esperienza data
dalle iniziative degli anni precedenti. Laboratori di giardinaggio e di bonsai, attività con gruppi naturalistici,
coltivazione di piccole piante nei reparti da parte dei ricoverati erano già un piccolo passo verso la Natura.
Certamente portare gli animali in Ospedale era una sfida maggiore!!
Fin da principio abbiamo fatto la scelta di coinvolgere solo animali tipici della nostre zone, quegli stessi
animali che purtroppo i bambini di oggi spesso non hanno mai visto dal vivo.
La scelta è naturalmente caduta sugli animali di fattoria e da qui è nato il progetto “La fattoria in Ospedale”.
I nostri piccoli ricoverati,
cuccioli
anch’essi,
avrebbero potuto giocare
e stare in compagnia di
cuccioli dei più tipici e
simpatici animali della
nostre campagne: oltre
agli
immancabili
cagnolini e gattini, anche
anatroccoli, coniglietti,
pulcini
e
galline,
maialini,
caprette,
vitellini e cavalli.
Si dovevano però trovare
gli animali e le fattorie
disposte a metterli a
disposizione.
Con l’aiuto di una
associazione naturalistica
cittadina
(il
Club
Fantasia Wigwam), dei veterinari dell’Istituto Zooprofilattico, e soprattutto di alcune fattorie dell’immediata
periferia, sono stati trovati gli animali o meglio i cuccioli di età adeguata (i piccoli nascono solo in alcune
stagioni e poi crescono rapidamente, divenendo più difficili da utilizzare per queste attività).
Gli animali, provenienti da allevamenti selezionati, sono stati sottoposti a controllo veterinario, al fine di
garantirne l’ottimale condizione igienica (utilizzando i cuccioli e non gli animali adulti questo aspetto è
molto più facile da garantire); ne è stato poi organizzato il trasporto dalle fattorie all’Ospedale e ritorno nei
giorni stabiliti per l’attività.
Dal punto di vista dell’organizzazione interna all’Ospedale non si sono incontrati particolari problemi.
Fondamentale per la riuscita dell’attività, oltre al parere positivo della Direzione Sanitaria, è il
coinvolgimento dello staff dei medici e del personale di assistenza (infermieri, insegnanti, animatori) della
Pediatria o quantomeno di una piccola équipe di questi operatori, che sia sensibilizzata all’attività e quindi
coinvolga i bambini ed i loro genitori, nonché gli altri colleghi, alfine di valutare in quali situazioni (poche!)
l’incontro con gli animali sia da evitare. Nel nostro caso l’iniziativa è partita direttamente dall’interno della
Pediatria e come tale non ha incontrato particolari difficoltà e, con le opportune precauzioni, a nessun
bambino è stato preclusa la partecipazione al pomeriggio con gli animali.
E gli animali arrivarono in Pediatria!!
Il 4 ottobre 1997, festa di S.Francesco, patrono degli animali, cagnolini, gattini, galline, anatroccoli, un
maialino, un vitellino assieme ad un pony hanno fatto il loro primo ingresso nei giardini del Dipartimento di
Pediatria, per tornarvi molte volte nelle settimane e nei mesi successivi.
Vediamo quali sono stati i punti salienti dell’organizzazione della Fattoria in Ospedale.
1) Gli animali di fattoria sono stati ospitati nei giardini dell’Ospedale (e non nei reparti di degenza). È
facilmente comprensibile la ragione di questa scelta: gli animali “vanno vissuti” nel loro ambiente
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naturale, all’aria aperta e non certo nel chiuso di una stanza; inoltre la presenza degli animali in giardino
era un’ottima occasione per “strappare” i bambini ricoverati ed i loro genitori alla stanza del reparto e
farli uscire al sole ed all’aria aperta. Questo valeva anche per i bambini che non potevano camminare e
che sono stati comunque accompagnati, con le opportune precauzioni, fino in giardino.
2) Il giardino scelto per l’attività con gli animali era particolarmente adatto allo scopo, in quanto centrale
rispetto ai reparti e quindi ben visibile dalle terrazze e dalle finestre dei reparti ed allo stesso tempo ben
recintato (i cuccioli, a volte, possono scappare) nonché raggiungibile direttamente dai locali della
Pediatria.
3) Gli animali sono stati portati in Ospedale un pomeriggio alla settimana per varie settimane consecutive
nel periodo di settembre-ottobre e maggio-giugno. Questo periodo si è dimostrato particolarmente adatto
sia per il clima fresco ed asciutto, nella nostra zona, che per la disponibilità di nidiate di cuccioli.
L’attività si è svolta nel pomeriggio, dalle 15.00 alle 17.30, tenendo conto che sia i bambini che gli
animali non tollerano le ore più calde del primo pomeriggio.
4) I giorni scelti per l’attività sono stati il mercoledì ed il giovedì: all’inizio ed alla fine della settimana
invece le esigenze organizzative dei reparti (nuovi ricoveri, dimissioni) avrebbero reso più complessa la
realizzazione dell’attività.
5) Al momento dello “sbarco” in Pediatria ogni animale o gruppo di cuccioli veniva affidato ad un
animatore adulto che aiutava i bambini ad avvicinarsi a lui, prenderne confidenza e giocarvi quindi
liberamente, pur senza perdere di vista la salvaguardia dell’animaletto stesso (da qualche bambino troppo
entusiasta). Gli animali sono stati lasciati liberi di scorazzare in mezzo ai bambini, negli spazi del
giardino, in una divertente commistione di cuccioli di uomo e cuccioli di animale.
6) I bambini sono stati
accompagnati a gruppi
nel giardino degli
animali, al fine di
evitare un eccessivo
affollamento. In realtà
l’entusiasmo e la
curiosità erano tale
che molti bambini
hanno resistito anche
un intero pomeriggio
in compagnia degli
animali di fattoria.
7) L’arrivo degli animali
è
sempre
stato
preceduto da una serie
di attività preparatorie,
nei giorni precedenti,
proposte
dagli
insegnanti della scuola ospedaliera e dagli animatori. In questo modo il pomeriggio con gli animali
riusciva a raggiungere un ottimale valore educativo. Allo stesso tempo, il giorno seguente riprendeva,
sempre a scuola, l’attività di rielaborazione dell’esperienza vissuta nei giardini con gli animali, mediante
lavori di gruppo, disegni, composizioni scritte ecc.
8) È opportuno prevedere attività da svolgere al coperto in caso in cui il tempo non permetta di stare
all’aperto. Quando c’è stato brutto tempo abbiamo ospitato non gli animali di fattoria bensì i bachi da
seta e le api, che gli allevatori ci hanno portato in ottimi espositori che hanno permesso ai bambini di
dare uno sguardo da vicino all’interessante mondo di questi insetti.
9) Come a tutte le iniziative di animazione che proponiamo nel nostro Ospedale, anche i genitori hanno
preso parte all’attività con gli animali, condividendo con i loro figli non un ulteriore monotono
pomeriggio in Ospedale ma un momento di grande entusiasmo e divertimento.
10) Tutti i bambini hanno potuto partecipare all’iniziativa da quelli con le malattie più lievi a quelli con
tumori, leucemia, AIDS o trapianto d’organo. In linea di massima per alcuni pazienti che avevano una
dimostrata allergia a qualche specifico animale se ne è evitato il contatto stretto. Le normali misure
igieniche (lavaggio delle mani) sono state raccomandate a tutti i bambini ed ai genitori al termine
dell’attività con gli animali e prima del rientro in reparto.
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La
Fattoria
in
indimenticabile!
Ospedale:
un’esperienza
L’attività con gli animali si è svolta a partire da ottobre 97
fino alla fine del 98.
L’improrogabile necessità di lavori di ristrutturazione e dei
relativi cantieri ha comportato l’occupazione del giardino
ad essa dedicato e quindi la sospensione del programma
fino a che non si concluderanno i lavori edilizi (l’anno
prossimo).
Che cosa abbiamo ottenuto dall’esperienza della Fattoria in
Ospedale?
Da un punto di vista organizzativo abbiamo dimostrato che,
come già in altre realtà straniere più avanti di noi in questo
settore, è possibile portare gli animali in Ospedale, senza
per questo rischiare gravi epidemie o altri inverosimili
danni per i bambini degenti.
In realtà il risultato più importante è stato il beneficio che
ne hanno ricavato i piccoli ricoverati e per i loro genitori.
Non tanto in termini di guarigioni miracolose o riduzione
dei tempi di degenza (come qualche cronista, un po’ troppo
entusiasta, avrebbe voluto poter pubblicare) ma per il senso
di aspettativa e per le energie positive messe in gioco dai
bambini coinvolti.
Come si è già detto, l’esperienza con gli animali ha avuto il
merito di far uscire i bambini dalle stanze e di far loro trascorrere un piacevole pomeriggio all’aria aperta,
facendo condividere ai piccoli ed ai grandi (genitori ma anche operatori) momenti di serenità, così inusuali in
Ospedale.
I bambini hanno preso parte ad un’esperienza che li ha coinvolti non solo per il pomeriggio degli animali ma
per tutta la settimana, grazie alle attività di preparazione e di rielaborazione dell’esperienza, che
contribuiscono a non rendere fine a se stesso l’arrivo degli animali ma a trasformarlo in un momento di
elevato valore educativo.
Importante inoltre la ripetizione settimanale dell’esperienza, che permette ai bambini che rimangono in
Ospedale almeno 7-8 giorni (una durata consueta di ricovero per molti bambini) di potervi prendere parte
almeno due volte. Questo crea un grande senso di attesa, un tal desiderio di arrivare al giorno fissato per
l’incontro con gli animali in grado di far superare la preoccupazione per i piccoli problemi quotidiani e
soprattutto in grado di evocare un’aspettativa assai positiva nel domani, così rara da trovare in un individuo
malato e costretto in Ospedale.
Tutto questo si è tradotto in un’esperienza di animazione complessivamente molto positiva, che pur non
ponendosi alcun obbiettivo di cura in senso stretto (non quindi una reale pet therapy) ha avuto il merito di
rendere indimenticabili quei giorni trascorsi in Ospedale per coloro che vi hanno preso parte e quindi
complessivamente di rendere meno traumatica l’esperienza del ricovero.
L’animazione in Ospedale: un diritto, non un lusso.
Il bambino ricoverato in Ospedale va incontro ad una naturale regressione nei suoi
comportamenti, connessi con la situazione di malattia e con la perdita dei normali
riferimenti della vita quotidiana. Un senso di apatia e di noia spesso pervadono la
sua vita ed egli tende a perdere l’interesse e la curiosità per ciò che gli sta intorno.
Incominciano allora i silenzi apparentemente immotivati, o peggio, interpretati
come una razionale accettazione della propria situazione personale, ed invece, più
realisticamente, espressione di un disagio interiore che il piccolo non riesce ad
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esprimere, richiudendosi in un silenzio che solo un occhio attento e sensibile riesce a cogliere come denso di
sofferenza.
Per questo motivo è importante garantire al bambino ricoverato la possibilità di mantenere, anche in
Ospedale, i riferimenti che fanno parte della sua vita quotidiana (il gioco, la scuola, il contatto con la natura,
gli amici, i genitori) ed allo stesso tempo fornirgli esperienze stimolanti e ricche di nutrimento per la sua
fantasia. In questo modo il bambino, attraverso tali esperienze, riesce a “sperimentare se stesso” e a
rinforzare il suo senso di autostima, indebolito dalla situazione di malattia e di ricovero.
L’obbiettivo delle attività di animazione in Ospedale quindi non è quello di offrire al bambino momenti di
svago in cui dimenticare, per qualche tempo, la sua malattia ma di offrirgli esperienze ed opportunità per
dare libero spazio alla sua capacità di esprimersi ed in questo modo di tirare fuori dal suo intimo il carico di
angosce che l’entrata in Ospedale inevitabilmente comporta: solo così le sue paure potranno essere comprese
e trasformate in un momento positivo del suo percorso di crescita.
È importante quindi una adeguata programmazione nell’offerta delle attività e soprattutto la costante
attenzione, nell’ambito del progetto di cura del bambino malato, anche alle sue specifiche esigenze di
bambino: il gioco, la fantasia, la compagnia dei genitori, il contatto con la natura ed il mondo di tutti i giorni;
esigenze che vanno garantite anche in Ospedale, anzi potenziate, proprio per le particolari condizioni e
necessità che il ricovero in Ospedale comporta.
Solo così potremo dire di aver garantito al bambino malato la miglior cura alla quale egli ha diritto.
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