Gli Ordini Cavallereschi Militari

Gli Ordini Cavallereschi Militari
dalle origini alla Croce Rossa di Costantino
Sin dall’antichità il cavallo è stato il valore aggiunto dell’uomo nelle attività venatorie e nelle azioni
belliche. Ne sono testimoni i bassorilievi assiri degli inizi del primo millennio a.C. che
rappresentano con crudo realismo scene guerresche o di caccia al leone.
Intorno al 370 a.C., Senofonte con i due trattati: “L’arte della cavalleria” e “Il manuale della
cavalleria” metteva in risalto le potenzialità del cavallo da guerra e ne analizzava
l’equipaggiamento, l’addestramento e le tecniche di impiego. Gli argomenti esposti con competenza
e sorprendente minuzia di particolari dal versatile autore della “Anabasi” hanno costituito i
fondamenti di tutte le successive unità militari montate a cavallo.
A Roma sembra sia stato lo stesso Romolo, nel 753 a.C., a creare una struttura militare di soldati
addestrati all’uso del cavallo come mezzo bellico. I costi alquanto elevati dell’acquisto, del
sostentamento e dell’equipaggiamento del cavallo erano a carico dell’esercito con l’avvertimento,
però, che i soldati ponessero cura alla conservazione di quanto ricevuto in dotazione. La scarsa
attenzione verso questa raccomandazione era punita con la degradazione del responsabile a soldato
di fanteria.
Sembra che il corpo equestre, originariamente costituito da 300 cavalieri divisi in tre centurie, alla
fine dell’età monarchica (509 a.C.) ne avrebbe contato 3600 divisi in diciotto centurie. La prudenza
è d’obbligo perché le notizie giunteci sull’ordine dei cavalieri nella Roma dell’Età Regia,
provengono da fonti posteriori risalenti al periodo repubblicano e imperiale, e sono contraddistinte
da un taglio leggendario.
A partire dal 2° secolo a.C. la cavalleria fu riconosciuta “Ordo Equester”, ma erano sempre le
legioni di fanteria a costituire il nerbo dell’esercito.
Durante l’Età Repubblicana l’Ordine acquistò maggiore importanza per la potenzialità di
spostamenti più rapidi nel campo di battaglia e nel controllo militare dei confini. La sua
composizione sociale era eterogenea, i membri potevano essere di bassa estrazione sociale o
addirittura figli di liberti che brillavano per abilità ed intelligenza.
Nell’Età Imperiale il criterio di reclutamento dei cavalieri fu modificato. Il nuovo prevedeva che
ogni anno uno speciale magistrato, detto censore, stilasse la lista dei cittadini, il censo (census),
sulla base del patrimonio individuale, dell’età, della condotta e delle radici familiari. E ciò perché il
cavaliere doveva possedere doti fisiche e morali oltre a disporre di adeguati mezzi economici per
dotarsi del completo equipaggiamento.
Contemporaneamente si andava consolidando la struttura dell’Ordine, sia come corpo militare, sia
come organo di controllo degli uffici imperiali. L’ammissione alla carriera militare equestre (militia
equestris) offriva ai suoi membri particolarmente qualificati e ambiziosi uno sbocco professionale
verso le più alte cariche dell’Impero. L’effetto fu un considerevole incremento del numero dei
cavalieri che arrivò a superare le 20.000 unità.
La storia ha concorso notevolmente all'affermazione di questa nuova classe di soldati, separata dal
resto della società, e che costituiva la nuova base del potere. Quelli che riuscivano ad inserirsi in
questo importante servizio statale formavano un gruppo elitario separato da quello dei senatori e
autoreferente che si autocelebrava anche attraverso la tronfia titolatura delle iscrizioni onorifiche:
vir eminentissimus, perfectissimus, egregius, splendidus.
Il IV° secolo d.C. nell’impero romano è stato quello dell’apertura dell’Ordine al cristianesimo. Storicamente
il primo atto ufficiale dell’avvicinamento alla nuova religione è stato compiuto da Costantino con la
fondazione di un Ordine Equestre Militare di fede cristiana che prese il nome di “Militia Aurata”, dai
collari d’oro che fregiavano i Dignitari. La tradizione fa risalire le sue origini al 27 ottobre 312; le
circostanze sono note: alla vigilia della cruenta battaglia di Ponte Milvio, l’imperatore vide
stagliarsi in cielo un trofeo a forma di croce sovrastato dal motto “In Hoc Signo Vinces” foriero di
vittoria su Massenzio. Conseguito il successo militare, in memoria della visione che fu all’origine
della sua conversione l’imperatore manifestò la sua devozione verso Dio con la glorificazione della
Croce. Fece confezionare il Labaro, un vessillo appeso ad un’asta integrata in cima dal Crismon, e
con insegna una particolare croce rossa bordata oro, la cosiddetta Croce Gigliata per via di tre
petali su ogni braccio, e ordinò che nelle guerre fosse sempre portato avanti a lui come insegna di
Vittoria e Protezione Celeste. Nominò personalmente i primi cinquanta Cavalieri dell’Ordine, scelti
tra le sue guardie reali, e dispose che anche le loro corazze fossero fregiate con l’identica Croce.
Lentamente si consolidò una classe militare alla cui base c’era lo spirito di gruppo e di corpo, un
circolo chiuso cui si accedeva per cooptazione e attraverso la liturgia dell’iniziazione.
Stando a quanto riferito in una delle tante “Carte Costantiniane” conservate nell’Archivio Storico di
Napoli, Costantino estese a Papa Silvestro la facoltà di creare i Cavalieri dell’Ordine. Gli storici non
hanno mai confermato l’autenticità del documento, ma in forza di questo la Santa Sede pose
l’Ordine Costantiniano sotto la sua protezione e dispose la subcollazione pontificia.
Durante il pontificato di Papa Leone I° l’originaria denominazione è stata mutata in Ordine della
Croce Rossa di Costantino per richiamare alla mente con immediatezza lo stemma ricamato sul
Labaro.
Nel secolo diciottesimo, la nascita della Massoneria moderna oltre a dare un assetto ed un contenuto
organico alla parte ritualistico-iniziatica dei 3 “gradi azzurri”, ha reso possibile la connessione della
comune tradizione muratoria con quei particolari indirizzi esoterico-culturali che consentivano di
pervenire ad un ulteriore perfezionamento del massone rispetto al lavoro condotto nelle Logge.
Al di là della versione cristianizzata tramandataci da Eusebio, la storia dell’Ordine meritava di
essere oggetto di riflessione perché evocatrice di una più complessa tradizione rituale, fortemente
connotata di aspetti iniziatici. Così, parallelamente all’Ordine di chiara matrice cattolica, nel 1750 il
barone Karl Gotthelf Von Hunde introdusse l’Ordine della Croce Rossa di Costantino nella
Massoneria tedesca. Dopo 38 anni l’Ordine fu introdotto anche in Inghilterra, e successivamente
negli U.S.A.
A differenza di altri Ordini Cavallereschi aperti solo ai nobili di nascita, la Croce Rossa di
Costantino è un Ordine equestre massonico e militare che conferisce un’onorificenza nobilitante a
carattere personale e di valore esclusivamente spirituale. Si fonda sull’Assemblea Annuale del Gran
Concilio Imperiale, un organo sovrano esecutivo ed amministrativo convocato e presieduto dal
Gran Sovrano che ne è tutore e guida nel rispetto della Costituzione, Statuto e Regolamento. Egli ha
l’autorità e la responsabilità del governo dell’Ordine, è l’interprete sia della tradizione cavalleresca
che degli ordinamenti statutari posti a fondamento del Gran Concilio Imperiale, del quale dirige
l’attività.
Tutte le cariche del Gran Concilio Imperiale sono elettive, la loro durata è annuale e non è
consentita la rieleggibilità.
L’Ordine Costantiniano rappresenta una fonte di crescita spirituale e sociale. L’ammissione – che in
ogni caso avviene su invito - è un privilegio riservato soltanto a quei membri attivi in un Capitolo
dell’Arco Reale che abbiano acquisito particolari meriti nell’esercizio delle Dignità ricoperte nel
Rito di York. Agli insigniti della Croce dell’Ordine si richiedono qualità ed obblighi particolari,
come il possesso di rilevanti e documentate qualità morali, ed il solenne impegno alla disponibilità
ad operare secondo quanto prescrive la Costituzione.
L’Ordine si riconosce nei modelli della filosofia morale di ispirazione cristiana e nei principi
cavallereschi, e si prefigge lo scopo che i suoi membri vivano la vita con saggezza, coltivino con
Zelo le virtù sociali, siano rispettosi delle buone regole della convivenza, affinché, nel segno della
Fede in Cristo, regni sempre l’Unità dei Cavalieri.