Insicurezze, paure e meccanismi generativi delle comunità della paura

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Università degli Studi di Torino Scuola di Dottorato in Scienze Umane Indirizzo in Scienze
Antropologiche Seminari a.a. 2009 - 2010 Programma marzo-aprile 2010 Mercoledì 3 marzo, ore
15.30 Prof.ssa Valentina Porcellana (Università di Torino), prof. Cristian Campagnaro (Politecnico di
Torino)
di
DarioAbitare
Padovanil dormitorio: un'analisi tra antropologia e design. Mercoledì 10 marzo, ore 15.30 Ilaria
Buscaglia (Università di Siena) "Making gender" nel Rwanda rurale del post-genocidio: un'analisi del
femminile fra ginecopoiesi e biopolitica. Mercoledì 24 marzo, ore 15.30 Anna Ziliotto Fare e dis-fare
Introduzione
umanità: eliminare, conservare, utilizzare corpi in Africa Sub-sahariana. Mercoledì 31 marzo, ore 15.30
Prof.
Marco
Aimecerco,
(Università
di Genova)
Saper
scherzare
a Timbuctu.
Mercoledì
14 aprile,
In
questo
articolo
sulla base
di alcune
ricerche
condotte
dallo scrivente,
di mostrare
cheore 15.30
Alex Vailati ansie
Dall’iniziazione
all’educazione.
Antropologia
giovani
in Sudafrica.
Mercoledì
28 aprile,
insicurezze,
e paure costituiscono
un tratto
“normale”dei
della
vita delle
persone per
due motivi:
da un
ore
15.30
Prof.
Stefano
Allovio
(Università
di
Milano)
Antropologi
e
pigmei.
Una
riflessione
sulla
nostra
lato perché insicurezza, ansia e paura sono costitutive dell’ontologia del soggetto; dall’altro perché vivere
disciplina.
Dipartimento
Scienze
Antropologiche,
Archeologiche
e Storico
Territoriali
Giolitti,
in
una società
costellata didirischi
e pericoli,
a volte messi
in scena ad arte,
sta generando
unVia
costante
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sottofondo di paura tale da influenzare l’esistenza delle persone al di là della loro sfera ontologica. In
un’epoca in cui l’agire sociale è un ineluttabile produttore di rischi e di conflitti attorno a questi, la
paura non è più solo un sentimento tenacemente installato nel cuore delle esistenze singolari, com’è
normale, ma uno strumento utile per tracciare confini tra i gruppi e proteggere la società da
contaminazioni aliene, un dispositivo disciplinare per tenere in ordine il “sociale”, per difendere la società
dal disordine e dal caos.
Insicurezza ontologica e psicopatologia individuale: la prospettiva interna
A partire dagli anni ‘20 dello scorso secolo il tema dell’insicurezza individuale era già al centro della
ricerca non più episodica di psicopatologi, psichiatri e studiosi del disagio mentale. Alcuni confinarono la
loro ricerca alla dimensione psico-individuale, mentre altri preferirono analizzare le circostanze
ambientali che producono insicurezza, pur mantenendo come variabile dipendente da spiegare
l’insicurezza del soggetto singolo, ritenuta una patologia da curare. Nell’analisi psicopatologica
dell’insicurezza si possono pertanto distinguere due ampie tipologie: l’insicurezza dovuta a minacce
interne all’individuo, l’insicurezza prodotta da minacce esterne.
Nella prospettiva “interna”, l’insicurezza era considerata una caratteristica della personalità,
indipendente da condizioni esterne, ma largamente determinata dalle esperienze dell’infanzia analizzabili
in termini psicoanalitici. Gli psichiatri attingevano liberamente dagli scritti di Sigmund Freud, il quale
riteneva che l’insicurezza fosse analoga alla paura dell’infante derivata dall’assenza della madre. Il
bambino prova questa intensa ansia per l’assenza della madre perché teme che sarà schiacciato dalle
tensioni provenienti da bisogni e impulsi che non può gratificare senza l’aiuto della madre. In tale
prospettiva, l’insicurezza è qualcosa che richiede una “cura”, nell’ordinario significato medico del
termine, perché si riteneva che un prolungato senso di insicurezza degenerasse in comportamenti
aggressivi, anti-sociali, discriminatori e finanche criminali. Alcuni resoconti clinici contenuti nella ricerca
La personalità autoritaria guidata da Theodore Adorno illustrano una relazione plausibile fra senso di
debolezza, inadeguatezza e sicurezza e atteggiamenti fascisti e antisemiti.
Gli psicologi del tempo avevano già coscienza che il problema dell’“insicurezza personale” affonda le sue
radici nei meccanismi di trasmissione di fiducia e protezione emotiva che l’individuo sperimenta nei
primi anni della sua vita, ossia nella formazione della sua originale “sicurezza ontologica”. Tuttavia, essi
non si rendevano conto che l’insicurezza è un duraturo stato latente che segna l’individuo lungo tutta la
sua esistenza. Un senso di insicurezza ontologica si radica nella personalità di ognuno, sia perché il senso
di finitudine del soggetto, ossia la sua morte, è sempre relativamente presente, sia perché il distacco
dall’oggetto desiderato – la madre – è necessario per poter acquisire il senso di sé, per diventare, come
diceva Herbert Mead, “oggetti a se stessi”. Perciò, l’insicurezza ontologica è una dimensione latente del
soggetto che si può manifestare in qualunque occasione di frustrazione, umiliazione e delusione. La
fiducia è un meccanismo in virtù del quale l’insicurezza latente viene posta sotto controllo, un modo per
ridurre la frustrazione derivata dall’assenza dell’oggetto desiderato, una modalità di attesa della
gratificazione futura. L’importanza della fiducia negli altri – madre, parenti, conoscenti, oggetti e così via
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Antropologiche Seminari a.a. 2009 - 2010 Programma marzo-aprile 2010 Mercoledì 3 marzo, ore
15.30 Prof.ssa Valentina Porcellana (Università di Torino), prof. Cristian Campagnaro (Politecnico di
Abitarediilcostituzione
dormitorio: della
un'analisi
tra antropologia
e design.
Mercoledìda10Erik
marzo,
ore 15.30
Ilaria
–Torino)
nel processo
sicurezza
ontologica venne
approfondito
Erikson
nel suo
Buscaglia
(Università
di
Siena)
"Making
gender"
nel
Rwanda
rurale
del
post-genocidio:
un'analisi
del
classico studio sulla personalità del bambino.
femminileErikson,
fra ginecopoiesi
e biopolitica.
Mercoledì
ore 15.30
Anna Ziliotto
Fare euna
dis-fare
Secondo
il bambino
mentre cresce
sente che24
le marzo,
sue esperienze
sensoriali
acquistano
umanità:
eliminare,
conservare,
utilizzare
corpi
in
Africa
Sub-sahariana.
Mercoledì
31
marzo,
ore 15.30
familiarità che coincide con un senso interno di piacere. Come prima acquisizione sociale, l’infante
Prof. Marco
Aime
di Genova)
scherzare
Timbuctu.ansia
Mercoledì
aprile,essa
oreè15.30
impara
a capire
che(Università
la temporanea
assenza Saper
della madre
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perché
Alex Vailati
Antropologia
dei giovani
in Sudafrica.
Mercoledì
28 aprile,
diventata
unaDall’iniziazione
certezza internaall’educazione.
e una prevedibilità
esterna. Questa
sicurezza
nella consistenza
e continuità
ore
15.30
Prof.
Stefano
Allovio
(Università
di
Milano)
Antropologi
e
pigmei.
Una
riflessione
sulla
nostra
della presenza materna gli fornisce una rudimentale identità individuale che dipende, secondo Erikson,
disciplina.
Dipartimento
di Scienze
Antropologiche,
Archeologiche
e Storico
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dal
riconoscimento
dell’esistenza
di una
sequenza di sensazioni
ricordate
e anticipate
e di immagini
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strettamente correlate con una popolazione esterna di cose e persone familiari e probabili. Tale insieme di
sensazioni costituisce secondo Erikson uno stato di “fiducia” (trust). Tale stato generale di fiducia implica
non solo che il soggetto ha imparato a relazionarsi con l’identità e continuità dei referenti esterni, ma
anche che può nutrire fiducia in se stesso per fronteggiare gli eventi, e che è in grado di ritenersi
abbastanza affidabile agli occhi degli altri. In sostanza, la fiducia costituisce secondo Erikson un
insostituibile ponte relazionale fra interno ed esterno del soggetto, la cui assenza può scuotere
profondamente la sicurezza individuale, fino al punto da renderla un disagio psichico.
L’interpretazione psicoanalitica e psico-relazionale dell’insicurezza è stata condivisa da sociologi come
Talcott Parsons per spiegare l’apprendimento delle aspettative di ruolo sociale. Secondo Parsons la
qualità del processo di socializzazione del soggetto, ossia lo sviluppo “normale” della sua personalità,
dipende dal processo di interazione tra ego e alter nel corso del quale ognuno si conforma alle aspettative
dell’altro. Come abbiamo visto prima, la personalità del soggetto assume i suoi caratteri più stabili e
durevoli nel corso dell’infanzia. Il processo di identificazione in virtù del quale il bambino diviene adulto
dipende da una serie di fattori, non ultimo il sistema di sicurezza della personalità. Parsons non si
discostava molto dalle analisi degli psicoanalisti. Il senso di sicurezza del bambino deriva da una certa
stabilizzazione del sistema di orientamento in virtù della quale egli sviluppa una certa tolleranza alla
frustrazione causata dall’assenza della madre. Nel processo di formazione della struttura
motivazionale della personalità, il bisogno di sicurezza è il bisogno di conservare stabili relazioni di
gratificazione con gli oggetti sociali. Insicurezza e inadeguatezza erano per Parsons i centri primari
di ansia e, di conseguenza, i meccanismi principali di genesi di comportamenti potenzialmente
devianti.
Di recente, l’approccio psicopatologico è stato non solo confermato ma addirittura esteso alla spiegazione
di più generiche e diffuse patologie. L’insicurezza, la paura, l’ansia pubblica sono diventati dei produttori
di patologie mediche e di malattie con un decisivo impatto sulla salute e il benessere delle persone. Stress
e paura possono aumentare il rischio di infarto, di malattie cardiache così come del cancro. La paura è
diventata, insomma, un’indipendente causa di malattia. Se le persone pensano che la loro salute sia a
rischio, è probabile che tale paura costituisca un rischio reale per la loro salute.
Insicurezza ontologica come interruzione delle certezze quotidiane: la prospettiva
esterna
Mentre nella prospettiva “interna” la tensione tra fiducia e sfiducia costituisce il conflitto primario del
processo di sviluppo della personalità, e lo squilibrio tra i due poli della coppia dicotomica è da ritenersi
alla base della genesi dell’insicurezza ontologica e dei suoi correlati, in quella “esterna” sono gli eventi
esterni di una certa gravità a scuotere violentemente il già fragile edificio ontologico dell’essere
singolare. Da questa angolatura, l’insicurezza è considerata una risposta emotiva a improvvise minacce
esterne. Le emozioni simili allo spavento o alla paura, che in casi estremi si avvicinano allo shock, sono
create da crisi improvvise, specialmente quando si manifestano in aree della vita normalmente al riparo da
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15.30 Prof.ssa Valentina Porcellana (Università di Torino), prof. Cristian Campagnaro (Politecnico di
Torino) Abitare
il dormitorio:
un'analisi
trasempre
antropologia
e design.della
Mercoledì
10 abbiamo
marzo, ore
15.30
Ilaria
minacce.
Se qualcosa
nella quale
abbiamo
avuto fiducia,
quale non
mai
dubitato,
Buscaglia
(Università
di
Siena)
"Making
gender"
nel
Rwanda
rurale
del
post-genocidio:
un'analisi
viene rapidamente spazzata via, immediatamente si entra in uno stato di demoralizzazione, in una del
femminile che
fra ginecopoiesi
biopolitica.
Mercoledì
24 marzo, ore 15.30
Ziliotto
e dis-fare
situazione
viene vissutaecome
se si diventasse
improvvisamente
predaAnna
di una
totale Fare
insicurezza.
umanità:
eliminare,
conservare,
utilizzare
corpi
in
Africa
Sub-sahariana.
Mercoledì
31
marzo,
ore 15.30
Anche il mancato adattamento alle situazioni sociali, come la difficoltà di porre una distanza cognitiva
tra
Prof.
Marco
Aime
(Università
di
Genova)
Saper
scherzare
a
Timbuctu.
Mercoledì
14
aprile,
ore
15.30
il sé e l’altro, può provocare la destabilizzazione del sistema di orientamento e l’abbassamento della
Alex Vailati
Dall’iniziazione
all’educazione.
Antropologia
deicontrollo
giovani in
Sudafrica.
Mercoledì
28 aprile,
soglia
di tolleranza
alla frustrazione,
dovuta alla
mancanza di
sulle
circostanze
della vita.
ore
15.30
Prof.
Stefano
Allovio
(Università
di
Milano)
Antropologi
e
pigmei.
Una
riflessione
sulla
nostra
Dunque, la percezione della sicurezza dipende in ultima analisi dall’accettazione o dal rifiuto
disciplina. Dipartimento
di Scienze
e Storico
Giolitti,
dell’ambiente
fisico e sociale.
I rischiAntropologiche,
della modernità Archeologiche
la capacità di scuotere
inTerritoriali
profondità Via
la certezza
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ontologica del soggetto sulla propria identità costruita in comune con gli altri. In altre parole sono in
grado di allentare la fiducia dell’individuo negli oggetti sociali del mondo che condivide con gli altri,
come aveva osservato Erikson.
Il punto di vista psico-relazionale di Erikson è stato recentemente riesaminato da Giddens proprio
nell’ottica dell’insicurezza ontologica e della fiducia sistemica necessaria a mantenerla sotto controllo.
Secondo Giddens, è difficile per un individuo avere la certezza di che cosa egli realmente sia, nonostante
l’esistenza di qualche ambiguo ed equivoco senso di presenza nel mondo. Tuttavia, l’incertezza
ontologica degli individui non si trasforma in un grumo di persone terrorizzate perché sono al lavoro dei
meccanismi di produzione della fiducia. Tale fiducia di base si cristallizza nel tempo nell’abitudine e
nella quotidianità, prevenendo le crisi esistenziali del soggetto. Quando i meccanismi di produzione
della fiducia si interrompono, il sé inizia a manifestare insicurezze e dissociazioni. La fiducia diviene,
perciò, il principale sistema astratto di fondazione e integrazione della società, mentre paura e ansia,
causati dall’interruzione del normale fluire dell’esperienza sociale, costituiscono quegli elementi in grado
di incrinare il meccanismo di riproduzione fiduciaria.
In sostanza, la sicurezza ontologica è alla base di quell’atteggiamento della maggior parte delle persone
che confidano nella continuità della propria identità e nella costanza dell’ambiente sociale e materiale in
cui agiscono. Essa è quindi intimamente connessa alla routine, e dipende dalla diffusione delle abitudini e
dalla familiarità delle relazioni. Non diversamente da quanto aveva intuito Freud, la penuria sociale di
“sicurezza ontologica”, dalla quale provengono tutte le altre particolari tipologie di preoccupazione,
timore e ansia, è legata ai processi di trasformazione connessi alla modernità che alimentano
nell’inconscio le incertezze che l’umanità deve fronteggiare nel suo complesso.
Le incertezze che attraversano il mondo della vita quotidiana, studiate dagli etnometodologi, quali la
violazione delle regole comunicative, provocano una sospensione della fiducia accordata al prossimo in
quanto agente attendibile e competente, introducendo delle ansie che prendono la forma del sospetto e
dell’ostilità. Normalmente queste situazioni si verificano in conseguenza della comparsa nel contesto di
attività quotidiane di outsiders, di soggetti estranei all’ambiente sociale comunemente vissuto. La vita
moderna impone, come si sa, di vivere con gli stranieri, ma vivere con gli stranieri è in ogni epoca una
vita precaria, snervante e impegnativa. L’adattamento a simile situazione assume sovente i caratteri della
goffmaniana “disattenzione civile”, che tuttavia nasconde in molte occasioni comportamenti come lo
“stare sul chi vive” o l’incertezza tra la scelta della fuga e quella dello scontro. Può anche succedere,
come suggerisce Bauman, che l’incertezza endemica connessa alla presenza degli stranieri trovi sfogo
nello sforzo continuo di controllare la costruzione dello spazio sociale.
La richiesta di sicurezza incorpora, in questa prospettiva, la rivendicazione del diritto esclusivo di
costruire lo spazio sociale sulla base di criteri propri e non negoziabili. Essa intende, più
precisamente, rivendicare un potere che viene minacciato dalla presenza forestiera. In questo caso la
richiesta di sicurezza, in quanto diritto di costruire il proprio spazio sociale, può pure mettere a fuoco
l’ansia diffusa, unificare i timori in un concreto tangibile pericolo – il criminale, l’immigrato, il drogato –
che ora si può combattere e tenere lontano. Insomma, la condizione moderna è caratterizzata
strutturalmente da un senso di insicurezza individuale e collettivo che non potrà mai essere posto in
maniera definitiva sotto controllo, proprio perché è la società stessa che lo alimenta continuamente.
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Antropologiche Seminari a.a. 2009 - 2010 Programma marzo-aprile 2010 Mercoledì 3 marzo, ore
15.30 Prof.ssa Valentina Porcellana (Università di Torino), prof. Cristian Campagnaro (Politecnico di
Torino)
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il dormitorio:
La
paura
dello
straniero un'analisi tra antropologia e design. Mercoledì 10 marzo, ore 15.30 Ilaria
Buscaglia (Università di Siena) "Making gender" nel Rwanda rurale del post-genocidio: un'analisi del
femminile fra ginecopoiesi
biopolitica. Mercoledì
24 marzo, ore 15.30
Ziliotto
e dis-fare
L’immigrazione
costituisce eun’importante
fonte di preoccupazione
per gliAnna
autoctoni.
In Fare
questo
caso gli
umanità:
eliminare,
conservare,
utilizzare
corpi
in
Africa
Sub-sahariana.
Mercoledì
31
marzo,
ore 15.30
interrogativi sociologici che solleva vanno oltre gli aspetti relazionali e abbracciando problematiche
Prof. Marco
Aime
(Università
di Genova) Saper scherzare a Timbuctu. Mercoledì 14 aprile, ore 15.30
confinanti
con
pregiudizi
e razzismi.
Alex Vailati Dall’iniziazione all’educazione. Antropologia dei giovani in Sudafrica. Mercoledì 28 aprile,
ore 15.30 Prof. Stefano Allovio (Università di Milano) Antropologi e pigmei. Una riflessione sulla nostra
disciplina.
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Via Giolitti,
Ma
non c’è solo
il piccolodi
furto,
c’è anche
altro, una volta
ti rubavanoe le
galline,
ma il problema
è la
21/E,prevenzione,
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come a San Salvario, dove sono arrivati e arrivati… qua per ora grane non ne abbiamo
avute a parte due mele marce che si sono accoltellati, per quello che so è tutta gente che lavora, io
voglio prevenzione, vuol dire anche avere un rappresentante della legge tutta la settimana qua.
Riguardo al problema dell’immigrazione se questa viene integrata non ci sono problemi, in questo
quartiere si è concentrata una buona parte essendo in periferia e a buon mercato, hanno affittato e
cominciano anche a comprare, però questo non è un fenomeno negativo.1
Le risposte alludono chiaramente al rapporto tra criminalità e immigrazione. Sebbene i nostri testimoni
non abbiano sotto gli occhi esempi lampanti di criminalità degli immigrati, i casi di rilevanza nazionale
sono presenti nel loro immaginario, tali da farci pensare che il ruolo dei media nel veicolare tali
sentimenti sia decisivo. Interpellati esplicitamente se ritengono che vi sia una relazione evidente tra
immigrazione e diffusione della delinquenza, una testimone ha sostenuto che
qui nel nostro quartiere questa relazione è molto limitata.
Ma altri, pur non riconoscendolo come un tema prioritario, si mostrano molto più preoccupati:
A medio termine sarà l’immigrazione perché se noi analizziamo la popolazione il quartiere più vecchio di
età è questo, ma tra 5-6 anni sarà il più giovane. Sarebbe opportuno analizzare i dati ISTAT del
2001, estrapolare i vari quartieri, vedere le percentuali. Quando usciranno dalla clandestinità… sono
tutti Rumeni giovani tra i 20 e i 25 anni, fanno comunità, pregano; a luglio di ogni anno si portano le
biciclette nostre là… è statistica dei vigili. Fra un po’ di anni questo sarà un problema, la zona sarà
ringiovanita e i problemi vanno affrontati adesso.
Le riflessioni sul tema migratorio sono ovviamente ambivalenti, problematiche, contraddittorie. I nostri
interlocutori ammettono che chiunque ha il diritto di migrare e di scegliersi una nuova vita, riconoscono
che gli italiani a volte sfruttano a loro beneficio la presenza degli stranieri, e tuttavia sono preoccupati di
questa presenza. Essi ritengono che possa nuocere alla loro posizione sociale, che siano inevitabilmente
troppi, che i clandestini siano portati dalla loro condizione a perseguire atti criminali.
Sugli immigrati vorrei solo una cosa, come ci aveva promesso il capo dei carabinieri che avrebbe fatto
accertamenti perché alla fine critichiamo tanto i Rumeni ma gli alloggi in affitto glieli diamo noi.
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15.30 Prof.ssa Valentina Porcellana (Università di Torino), prof. Cristian Campagnaro (Politecnico di
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un'analisi
e design.a Mercoledì
NonAbitare
si sa quanti
ne mettono
dentro tra
alleantropologia
case, allora andiamo
controllare.10 marzo, ore 15.30 Ilaria
Buscaglia
(Università
di
Siena)
"Making
gender"
nel
Rwanda
rurale
post-genocidio:
un'analisi
Secondo me bisogna distinguere tra un’immigrazione clandestinadel
e una
regolare. Chiunque
ha del
diritto
femminile
fra
ginecopoiesi
e
biopolitica.
Mercoledì
24
marzo,
ore
15.30
Anna
Ziliotto
Fare
e
dis-fare
di migliorare la propria posizione, l’abbiamo fatto anche noi, se uno lavora… Ovvio che se uno è
umanità:
eliminare,
conservare,
utilizzare
corpi
in regolarmente
Africa Sub-sahariana.
Mercoledì
31 marzo,
15.30
clandestino
deve
pur mangiare
e se non
lo fa
lo fa in maniera
diversa.
Uno diore
questi
Prof.rumeni
Marco prima
Aime (Università
diGermania
Genova) Saper
scherzare
a Timbuctu.
Mercoledì
14 aprile,
ore 15.30
era andato in
ma dalla
Germania
lo hanno preso
e lo hanno
rispedito
al suo
Alex paese,
VailatièDall’iniziazione
all’educazione.
deipuò
giovani
in Sudafrica.
Mercoledì 28 aprile,
ritornato e gli hanno
dato 3 mesiAntropologia
di galera e non
più passare
per la Germania.
ore 15.30
Prof.qualcuno
Stefano Allovio
e pigmei. Una
sulla nostra
Se viene
però non(Università
le porta viadiilMilano)
lavoro aAntropologi
lei che fa il sociologo.
Peròriflessione
io che ho delle
disciplina.
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rivendicazioni
sindacali
e vado dal
mio datore di Archeologiche
lavoro e gli dicoe Storico
guarda aTerritoriali
me serve questa
cosa, lui
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risponde che c’è la coda fuori.
La competizione per il posto lavoro, è un classico tema di tutti gli studi sulla conflittualità tra gruppi
nazionali differenti e sulla nascita del pregiudizio. Ma è soprattutto il tema della clandestinità che sembra
inquietare i nostri testimoni, tema costituito da storie, narrazioni, sentito dire, leggende. Dicerie tuttavia
sufficienti per indurre un’insistente richiesta che si effettuino controlli sugli affitti in nero delle case, sulla
presenza di irregolari, quasi che costoro costituissero quel nemico interno in grado di minacciare la
tranquillità e la sicurezza del quartiere.
Io dico solo una cosa qua nella zona ci sono 370 famiglie di immigrati, con contratto dichiarato, noi
abbiamo chiesto un controllo sugli alloggi affittati in nero, non diciamo gli extracomunitari, allora è
partita una retata
L’anno scorso in ottobre, hanno arrestato qualche ragazzino che bazzica una zona ghettizzata detta
“Case Gialle”. Li hanno portati dentro, sono minorenni, è stato effettuato un controllo alloggio per
alloggio dalla guardia di Finanza, dai Vigili e dai Carabinieri. Alla fine sono intervenuti gli assistenti
sociali, l’estrema sinistra, i verdi, le parrocchie, le associazioni migranti.
Ho conosciuto una signora clandestina che è stata portata in questura ad Asti da Castelnuovo in una
retata. Lei ha detto: non ho i documenti, sono clandestina; l’hanno invitata una settimana dopo ad
andare lì che gli facevano il foglio di via, lei è andata con un bambino di 8 anni che frequenta la
scuola; anche se è figlio di clandestina il figlio ha diritto di andare a scuola, i questurini di Asti non
sapevano cosa fare, hanno detto: noi per legge la dobbiamo mandare via, hanno detto faccia una cosa
sposi un italiano, lei risolve il problema … così anche noi non avremo problemi. Questa persona che
abita qua, rispetto al clandestino che ha accoltellato quel barista a Varese, come viene tutelata tra
loro? È per questo che dovrebbe essere tutelata.
La storia della mamma rumena clandestina offre l’opportunità per sottolineare come i sentimenti dei
nostri testimoni verso l’immigrazione clandestina siano ambivalenti e a volte tendano a non generalizzare
ma a valutare situazione per situazione. C’è tuttavia da notare che la categoria di “clandestino” ha assunto
un complesso di significati che non aveva mai posseduto nel passato, indicando attributi sociali e
personali negativi e degradanti. Solo di recente è stato inserito nel codice penale il reato di clandestinità,
decisione che è stata ampiamente criticata per la sua opacità giuridica e per il fatto che si tratta di una
condizione e non di un’azione. In realtà esistono cittadini stranieri che vivono in Italia in situazione
irregolare. Salvo rari casi, non si tratta di persone “alla macchia”, ma di donne e uomini entrati in Italia in
modo spesso regolare. Si tratta di persone che, in possesso di un permesso per turismo o per studio, hanno
cercato (e trovato) un lavoro (in quel caso non è irregolare la presenza, ma il lavoro), prolungando la loro
presenza sul territorio nazionale. Può trattarsi di persone che hanno chiesto di raggiungere un familiare e
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15.30 Prof.ssa Valentina Porcellana (Università di Torino), prof. Cristian Campagnaro (Politecnico di
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15.30 Ilaria
sono
entrati
prima
di ricevere quel
permesso
di soggiornoeper
“ricongiungimento”,
o hanno
asilo
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"Making
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nel
Rwanda
rurale
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post-genocidio:
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del
senza ottenerlo, ma sono rimasti. O, ancora, si tratta di persone che avevano un permesso di soggiorno per
femminile
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e dis-fare
lavoro
che fra
peròginecopoiesi
è scaduto senza
poterlo rinnovare
(spesso
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“irregolari”). In sostanza, “clandestino” diviene sinonimo di criminale, anche quando la situazione
Prof. Marcoè Aime
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Sapernecessaria
scherzare per
a Timbuctu.
Mercoledì
14 caso
aprile,
15.30che
d’illegalità
temporanea,
parziale
o addirittura
sopravvivere,
come nel
di ore
persone
Alex occupate
Vailati Dall’iniziazione
all’educazione.
Antropologia
dei giovani in Sudafrica. Mercoledì 28 aprile,
sono
in “nero” in qualche
azienda della
zona.
ore
15.30
Prof.
Stefano
Allovio
(Università
di
Milano)
Antropologi
e pigmei.
Unainriflessione
sulla nostra
Nonostante le infinite possibilità che possono trasformare un immigrato
regolare
un clandestino,
molte
disciplina.
Dipartimento
di
Scienze
Antropologiche,
Archeologiche
e
Storico
Territoriali
Via
Giolitti,
persone hanno del clandestino un’idea distorta e negativa, quasi si trattasse di un individuo depositario di
21/E,leTorino
- Aula
Seminari I umane,
Piano Per
e informazioni:
tutte
peggiori
caratteristiche
e incontatti
possesso
di improbabili,[email protected]
se non addirittura mitiche, capacità,
come quella di scomparire, volatilizzarsi, mimetizzarsi, nascondersi. Di conseguenza, i clandestini non
solo non possono essere considerati membri della comunità, ma sono visti come stranieri infiltrati, che
devono essere esclusi, neutralizzati, incapacitati, così da esorcizzare il pericolo interno che rappresentano.
In questa prospettiva, quella di clandestino diviene un’identità sociale totale, un contenitore per numerosi
caratteri e segni, un modo sintetico per indicare contemporaneamente status giuridico, posizione e ruolo
sociale, attributi personali, caratteri tribali, tutti rigorosamente negativi. La generica nozione di
“clandestino” diviene un modo per porre l’accento sulle caratteristiche ostili che dovrebbero essere
possedute da chi è un “outsider”, un indesiderato, un detestato “alieno”, un sicuro criminale, un untore.
Nella discussione, il tema delle paure prende una piega più legata alle paure personali che hanno a che
fare con la minaccia alla propria incolumità personale nel contesto della normale e quotidiana vita delle
persone. Sebbene un testimone affermi che normalmente nella sua vita non prova paure, riconoscendo di
affidarsi a un senso di immunità personale spesso eccessivo e a volte fuori luogo, gli altri sottolineano
comportamenti aggressivi e violenti tra immigrati i quali, anche se non diretti espressamente a chi assiste
a eventi di tale natura, alimentano ansie e timori.
Insomma, la visibile presenza di stranieri crea delle ansie che potrebbero essere definite normali, parte di
una vita che si dipana a fianco di sconosciuti, ma che a volte acquistano caratteri più drammatici
alimentando pregiudizi e atteggiamenti di aperta ostilità. Il comportamento non consono dei nuovi arrivati
andrebbe posto in relazione con lo sradicamento dalla loro comunità di origine e le difficoltà di
adattamento al nuovo ordine sociale urbano e industriale. È in questa zona grigia segnata dalla scarsa
integrazione tra vecchie abitudini mentali e nuovo ordine sociale che si possono manifestare
comportamenti aggressivi e anomali. Ma il nuovo ordine sociale non è solo quello che gli immigrati
trovano al loro arrivo e che contribuisce al loro spaesamento, ma anche quello che gli antichi residenti
vedono mutare sotto i loro occhi a fronte dei nuovi arrivati.
Riferimenti bibliografici
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Giddens A. (1990), La costituzione della società, Edizioni di Comunità, Milano; ed. orig. 1984.
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Università degli Studi di Torino Scuola di Dottorato in Scienze Umane Indirizzo in Scienze
Antropologiche Seminari a.a. 2009 - 2010 Programma marzo-aprile 2010 Mercoledì 3 marzo, ore
15.30 Prof.ssa Valentina Porcellana (Università di Torino), prof. Cristian Campagnaro (Politecnico di
Torino) Abitare
il dormitorio:
un'analisi
antropologia
e design.
Mercoledì
10ed.
marzo,
15.30 Ilaria
Giddens
A. (1994),
Le conseguenze
dellatra
modernità,
Il Mulino,
Bologna,
1994;
orig. ore
1990
Buscaglia
(Università
di
Siena)
"Making
gender"
nel
Rwanda
rurale
del
post-genocidio:
un'analisi
Padovan D. (2001), “Indicadores de seguridad en el medio urbano”, Revista Catalana de Seguretatdel
femminile
ginecopoiesi
Pública,
n. fra
8, pp.
147-166. e biopolitica. Mercoledì 24 marzo, ore 15.30 Anna Ziliotto Fare e dis-fare
umanità:
eliminare,
corpi Strutture
in Africa relazionali
Sub-sahariana.
Mercoledì
31nel
marzo,
ore 15.30
Padovan D. (2002), conservare,
Del passato utilizzare
e del presente.
e capitale
sociale
quartiere
Prof. Marco
(Università
di Lironi,
Genova)
scherzare
Timbuctu.
14 aprile,
ore 15.30
“Caduti
dellaAime
Resistenza”,
in S.
V.Saper
Tridenti
(a curaadi),
AlchimieMercoledì
urbane, Comune
di Padova,
Alex Vailati
Dall’iniziazione all’educazione. Antropologia dei giovani in Sudafrica. Mercoledì 28 aprile,
Padova,
pp. 78-93.
ore
15.30
Prof.
Stefano
Allovio (Università
di Milano)
Antropologi
e pigmei. Una
riflessione
sullasoggetti
nostra
Padovan D. (2005),
“Meccanismi
di valutazione
della moralità
e dell’identità
sociale
degli attori
Dipartimento
di in
Scienze
Antropologiche,
e Storico Territoriali Via Giolitti,
adisciplina.
provvedimenti
restrittivi”,
Mosconi
G. e PadovanArcheologiche
D. (2005), pp. 22-57.
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Torino
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Seminari
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Padovan D. (2007), Insicurezza, paura della criminalità e politiche di coesione sociale, in Ingrosso M. (a
cura di), La promozione del benessere sociale: progetti e politiche nelle comunità locali, Franco Angeli.
Padovan D. (2007), Sentimenti d’insicurezza e paura della criminalità in ambiente urbano: il caso di
Chieri, Rapporto di ricerca, non pubblicato.
Padovan D. e Vianello F. (1999), “Criminalità e paura: la costruzione sociale dell’insicurezza”, Dei
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1 I brani di intervista riportati sono tratti da una ricerca svolta dallo scrivente
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