Corso regionale di aggiornamento degli Idr - Sicilia
UN CATALIZZATORE TEMATICO SUGGESTIVO
Tra le grandi sfide educative dei giorni nostri vi è senz’altro quella di un’educazione
alla convivenza civile, all’interno della quale - sfida nella sfida - si colloca l’educazione
interculturale. In determinati luoghi e in determinate situazioni tale sfida assume caratteri
decisamente “emergenziali”.
Non di rado i luoghi comuni di una cultura laicista tendono a contrapporre
l’espressione serena della propria identità cristiana con le esigenze di accoglienza di chi
proviene da culture differenti. Lo stesso insegnamento della Religione cattolica viene talvolta
additato come un ostacolo in tal senso. I fatti sono, in genere, i migliori argomenti per
smontare i luoghi comuni, per questo i lavori di gruppo verteranno sulle buone prassi
nell’ambito dell’educazione interculturale: quale ruolo per l’Irc.
COMPITO OPERATIVO PER I GRUPPI
Ai gruppi è affidato un compito che si articola in due fasi:
1. Fase di confronto. In cui ciascuno riferisce ai colleghi le situazioni più significative in
cui si è misurato con “sfide educative” nell’ambito dell’educazione interculturale,
mettendo in luce:
a. i principali nodi problematici emersi,
b. quali azioni educative e formative sono state messe in campo, con quali esiti e
con quali punti di criticità,
c. tra le diverse “buone prassi” riferite, il gruppo ne individua una che ritiene
particolarmente significativa o “paradigmatica”, specialmente per il ruolo
specifico giocato dall’Idr e dall’Irc.
2. Analisi di una buona prassi. Il gruppo si confronta con il docente che ha realizzato la
“buona prassi” di cui sopra, analizzandone i diversi aspetti: bisogni educativi a cui si è
cercato di dare risposta, consapevolezze pedagogiche messe in campo, leve educative e
didattiche, il ruolo specifico dell’Irc.
Prof. Andrea Porcarelli
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SCHEDA PER LA “RESTITUZIONE” IN PLENARIA
La restituzione in plenaria del lavoro dei gruppi verrà fatta dal prof. Porcarelli, per cui
è necessario che ogni gruppo predisponga una breve relazione di quanto emerso, seguendo indicativamente - uno schema che consenta di condividere alcuni nodi importanti. I gruppi
che lo desiderano possono predisporre 5-6 slide di sintesi.
Gruppo n. 1
Scuola dell’Infanzia e Primaria
Componenti: Amato Eliana,Bonfiglio Carmelita, Leone
Anna Maria,Marino Giancarlo, Palmeri Maria Antonia,
Pavano Rosa, Sciarratta Daniela,Carrabino Alessandra,
Catina Fabio, De Martino Anna, Falletta Francesco,
Fiumidoro Giovanna, Intorre Carmela, Messina Francesca,
Romana Luigi, Reina Stefania, Ricotta Calogero, Terrana
Fulvio, Virtuoso Carmela.
Coordinatori: Marciante Mariella - Luigi Vangelista
Alcuni nodi problematici nell’ambito dell’educazione interculturale
Premesso che la riflessione è partita dalla chiarificazione della “terminologia” e dalla
coscienza di essere “formatori”, quindi facilitatori della formazione altrui, il gruppo ha
vissuto un primo momento legato allo scambio delle esperienze. Da queste sono emersi i
seguenti interrogativi:
 Viviamo la sfida con tutti i suoi caratteri emergenziali?
 La religione cattolica è elemento di impedimento o di facilitazione della
comunicazione interculturale?
 Che esperienza abbiamo?
 Come ci poniamo nei confronti di questo tema?
 Gli alunni cattolici sono veramente “cattolici”?
 Cos’è per noi la convivenza civile?
 Educazione interculturale: come?
 Come rispettare l’identità religiosa e culturale di tutti gli altri restando attenti e non
snaturare il cristianesimo (crocifisso, feste, usanze ecc…)?
Viviamo in un mondo che cambia velocemente. Dobbiamo porci l’interrogativo su come
intervenire, che carte giocare. E’ necessario, a questo riguardo , che il docente di Religione
non deve porsi innanzi alla questione senza complesso di inferiorità e tanto meno di
superiorità . Dal confronto emerge che l’intercultura non è specifico ed esclusivo dell’IRC , ma
della scuola intera, attraverso il POF. Con il contributo dell’Irc si stanno stilando protocolli
per l’accoglienza di alunni stranieri, per capire come relazionarsi con gli alunni e le famiglie
anche dal punto di vista umano.
C’è un messaggio culturale da mediare, una valenza pedagogica da trasporre. Integrazione è
lavorare su elementi culturali comuni e l’Irc arricchisce per il dato culturale che porta in sè.
La nostra comune esperienza ci dice che i bambini di culture e religioni diverse, tra loro, in
classe, non hanno problemi. I genitori se sono informati bene non creano eccessivi problemi.
Molto si gioca sul piano personale, sul nostro modo di rapportarci con loro. Tra l’altro,
abbiamo consapevolezza che l’Irc può e deve efficacemente gettare le basi dell’intercultura
anche se in classe non ci sono alunni appartenenti ad altre religioni e confessioni. Costruire
Prof. Andrea Porcarelli
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una nuova mentalità, aperta e rispettosa, che nello stesso tempo, sappia conservare il proprio
patrimonio di valori è un obiettivo che non può essere fallito.
Dal dialogo e dal confronto, infine, è emerso che, più ancora che con gli alunni di religioni
diverse, le difficoltà maggiori si incontrano con gli alunni testimoni di geova (a differenza
degli evangelici con cui si concordano anticipatamente i punti da trattare). I genitori ci
rendono impotenti davanti al sentirsi “diverso” del bambino che deve uscire dalla classe,
malgrado il nostro “spenderci” per evitarlo.
Dal confronto circa le “buone prassi” abbiamo soffermato la nostra attenzione su progetti già
svolti con ottimi risultati:
 Progetto di cucina (ad ogni festa un dolce con il coinvolgimento dei genitori che
relazionavano riguardo alle ricette in una classe con marocchini senegalesi e rumeni).
 Musical “Sister Act”
 Natale nel mondo
 Calendario delle Religioni
 Tutti uguali, tutti diversi
 Il mio Dio è come il tuo.
Titolo dell’esperienza educativo-didattica identificata come “buona prassi”
IL MIO DIO E’ COME IL TUO: TANTI NOMI UN UNICO DIO
Bisogni formativi a cui si è cercato di rispondere
 Cogliere che la diversità è rivelatrice della ricchezza e della universalità del fenomeno
religioso;
 Sensibilizzare al rispetto degli altri a prescindere dal credo religioso;
 Sviluppare una cultura di condivisione e tolleranza;
 Sviluppare la consapevolezza della reciprocità.
Breve descrizione dell’esperienza
 Ricerca storico-geografica sulle culture delle diverse religioni (divinità - gastronomia
– calendari - festività - luoghi di culto – simboli – testi sacri).
 Realizzazione con gli alunni, in forma laboratoriale, di un plastico rappresentativo di
un mondo capace di accogliere le differenze e metterle in dialogo fra di loro.
 Lettura e confronto delle diverse preghiere come espressione unitaria del dialogo
umano.
Consapevolezze pedagogico-didattiche implicate
 Approfondire le conoscenze sugli aspetti che accomunano e differenziano le principali
religioni diffuse nel mondo (Ebraismo- Cristianesimo Islamismo Buddismo Induismo)
per cogliere nella diversità l’unità di valori universalmente condivisi.
 Scoprire il valore della diversità e gli infiniti legami che uniscono gli uomini fra loro.
Il ruolo specifico dell’Irc
Stesura e referenza del progetto, proposta di piste di ricerca da sottoporre agli alunni
guida e coordinamento del laboratorio e della festa finale, stimolo alla riflessione circa il
valore di ciascuno e sintesi condivisa con alunni e genitori.
Prof. Andrea Porcarelli
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