Cose di musica Le fiabe musicali di Paolo Furlani Il compositore veronese racconta come nasce un’opera per l’infanzia I nesauribile e feconda, la fiaba incontra l’eterno desiderio dell’uomo di entrare profondamente nella realtà, di accedere alla sua sorgente nascosta, alla quale gli autori di fiabe conducono quasi giocando. È questo l’affascinante luogo nel quale il compositore Paolo Furlani si muove creando alcune delle sue splendide opere di teatro musicale, dalla Casa dei mostri a Incanto di Natale, una «spirit-opera» (commissionata dalla Fenice e dal Teatro Sociale di Rovigo), fino alla più recente Il principe granchio, un sogno lirico da camera. Ma qual è la differenza del comporre musica con un testo rivolto al teatro operistico vero e proprio e quella che guarda al teatro fiabesco? Molte opere, anche della tradizione, hanno delle fiabe come argomento; il libretto viene modificato drammaturgicamente per essere realizzato sulla scena, ad esempio Hänsel und Gretel, Cenerentola e molte altre. Forse la caratteristica del teatro di fiaba (dalla Zauberflöte divenuta paradigma fondante della Zauberoper) è che risulta «epicizzato»: non è un teatro nel quale gli attori interpretano i personaggi rigidamente, ma anzi questi possono essere raccontati e dunque epicizzati. Ciò richiede al compositore anche il ruolo di «io-narrante», molto più che nell’opera tradizionalmente drammatica dove gli eroi agiscono e il compositore sembra nascondersi dietro la «voce» musicale di ciascuno di essi, rinunciando al ruolo di narratore della storia. Dunque il testo diventa fondamentale nel musicare un’opera per l’infanzia: come lo sceglie? Ho letto sempre molto teatro; è una passione che accompagna la mia formazione insieme a quella per le arti visive. Comporre per il teatro mi permette di radunare questi interessi diversi, fra i quali parte dominante è appunto il testo che, sin dall’inizio, deve risultarmi emotivamente empatico, dal calore illuminante. In secondo luogo deve presentare delle caratteristiche per così dire «tec- di Andrea Oddone Martin niche» di fattibilità: profili dei personaggi, descrizioni, una drammaturgia che lo regga, la possibilità di essere plasmato. Durante la stesura di un lavoro propende per una musica che segua didascalicamente gli avvenimenti della narrazione oppure che manifesti una vocazione «simbolica»? La musica sicuramente può avere una funzione «descrittiva»; nelle opere destinate all’infanzia e nel teatro di fiaba si usa molto, ma non è sempre necessario. Bisogna inevitabilmente essere aderenti ai sentimenti, i personaggi vengono naturalmente tipicizzati e la musica segue queste caratterizzazioni archetipiche, le quali, in qualche modo, precedono la fiaba stessa. Ad esempio, la musica descrive metaforicamente l’ambientazione acquatica del Principe granchio: un «disegno» della musica, che dalla geometria degli intervalli descrive le onde. Ho avuto la fortuna di far nascere l’opera con una regia disegnata da Marcello Chiarenza seguendo la musica durante la sua composizione. Questo ci ha dato modo di giocare con i simboli presenti nella fiaba. In tempi recenti sono sempre più numerosi i compositori che si impegnano a scrivere musica per fiaba. Per quale ragione? Le opere per ragazzi pare siano rimaste l’unico «terreno» in cui i teatri, i grandi teatri, hanno ancora il coraggio di impegnarsi in nuove commissioni. Questo dà un po’ la misura della mancanza di coraggio che segna il nostro tempo, a dispetto delle epoche precedenti, nell’investire sugli intellettuali contemporanei. Le nuove produzioni sono rarissime e paradossalmente vengono spesso premiate dalla critica e accompagnate da un discreto successo di pubblico. Poi però, come niente fosse, si torna alla routine del più vieto repertorio operistico, ma… necessariamente con Paolo Furlani una bella regia ultramoderna! 58 Cose di musica Andar per fiabe... Due volumi di Cenerentole e Ondine tra le note di Patrizia Parnisari Paola Lenzi, Musica e fiaba. Rifl essioni, percorsi e proposte didattiche, Edizioni ETS, Pisa, pp. 161, euro 25. Elisabetta Fava, Ondine, vampiri e cavalieri. L’opera romantica tedesca, EDT, Torino, pp. 315, euro 22. «C’era una volta in un paese lontano…» ed ecco la fuoriuscita dal tempo e dallo spazio reali. Non v’è formula altrettanto efficace per trasportare d’un balzo la fantasia verso l’inaccessibile, scavalcando ogni nesso logico. La fiaba comunica in modo evocativo, per echi e suoni d’altri mondi. Quando allora una fiaba viene musicata «oltre ad accrescere l’attrattiva del racconto, assorbe e amplifica il contenuto emozionale… Uno degli aspetti magici della musica è proprio il potere di evocare, al solo apparire di semplici suoni non aventi alcuna forma musicale, personaggi e situazioni» ci ricorda Paola Lenzi in Musica e fiaba. Rifl essioni, percorsi e proposte didattiche. Nel comporre una musica per fiaba, il compositore si trova a dover gestire in modo particolare il rapporto tra parola e suono: la musica non potrà essere semplice commento alla narra z ione ma prot a g on ist a i nsieme alla storia. L’autrice propone allora l’anal isi di 4 fi abe musicali: L’Enfant et les Sortilèges di Ravel, l’Histoire de Babar di Poule nc , l’Histoire du soldat di Stravinskij e Turandot di Puccini con brani delle partiture. Anche le storie di Perrault, Grimm, Andersen o Rodari sono state più volte musicate. Cenerentola, ad esempio, conta innumerevoli versioni, Rossini, Massenet, Wolf-Ferrari… fi no alle più astruse, come quelle riportate da Michele Rak nel recente Da Cenerentola e Cappuccetto rosso. Breve storia illustrata della fiaba barocca (Edizioni Bruno Mondadori). L’affascinante studio di Elisabetta Fava, Ondine, vampiri e cavalieri, si concentra nell’area circoscritta dalle straordinarie peculiarità dell’opera romantica tedesca. Attraversiamo le magnifiche imprese della Germania romantica, a partire dalla tormentata ricerca di un’identità teatrale. Ripercorriamo i sentieri del mondo fantastico di un’irripetibile stagione culturale, dominata dall’urgente necessità di conciliare le sfaccettature dell’anima tedesca. Riviviamo i tentativi, le iniziative artistiche che si porranno a cardine dell’epopea romantica del teatro in Germania, dall’inizio dell’Ottocento fino al compimento e sigillo wagneriano. Le pietre miliari di Carl Maria von Weber, Louis Sphor, successi incondizionati o immeritati insuccessi, seguiti nel graduale approssimarsi dei soggetti d’opera alla sensibilità romantica. La riscoperta del teatro di Shakespeare, il naturalismo, la ripresa delle opere fiabesche e popolari dei fratelli Grimm, Undine di La MotteFouqué, Pietro di Abano di Tieck, i racconti gotici di Apel. Suggestioni musicali, sostiene l’autrice «usate come metafore del sentimento umano o inserite nel paesaggio, per darne una dimensione tattile e insieme interiorizzata. Da un lato c’è la concretezza dei corni di caccia, degli strumenti pastorali, dei canti di contadini, dall’altra le voci misteriose dell’arpa eolia, delle sirene, degli elfi ». Paesaggio fantastico che si presta, nella reiterata presenza di personaggi divenuti nel frattempo caratteristici (Faust, Hans Heiling, varie patologie vampiresche, elfi, gnomi e quant’altro), all’analisi amorevole del loro evolversi; nella costante tensione al conseguimento dell’opera durchkomponiert, anelito costante dei compositori e librettisti dell’epoca, promessa inseguita per tutto il secolo e suggellata dall’opera di Wagner, ragionevolmente non contemplata nelle pagine di questo libro appassionante. 59