oggetti e soggetti

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OGGETTI E SOGGETTI

Direttore
Bartolo A
Università degli Studi di Bari
Comitato scientifico
Ferdinando P
Università degli Studi di Bari
Mario S
Università degli Studi di Bari
Bruno B
Università degli Studi di Bari
Maddalena Alessandra S
Università degli Studi di Bari
Ida P
Università degli Studi di Bari
Rudolf B
Ruhr Universität–Bochum
Stefania B
University of Wisconsin–Madison
OGGETTI E SOGGETTI
L’oggetto e il soggetto sono i due poli che strutturano la
relazione critica secondo Starobinski. Il critico individua
l’oggetto da interpretare e in qualche modo lo costruisce, ma lo rispetta nella sua storicità e non può farne un
pretesto per creare un altro discorso in cui la voce dell’interprete copre la voce dell’opera. Ma d’altro canto egli non
si limita a parafrasare l’opera né ad identificarsi con essa,
ma tiene l’oggetto alla distanza giusta perché la lettura
critica produca una conoscenza nuova. In questa collana si
pubblicheranno contributi articolati sulla distinzione e sulla relazione tra gli « oggetti » e i « soggetti », ossia fra il testo
dell’opera o delle opere e la soggettività degli studiosi.
Siamo profondamente grati agli amici di Chiara per aver fatto pubblicare
il suo lavoro e per averne scritto una prefazione così accurata e sentita. È
vero: nelle pagine del libro si sente la sua passione per l’indagine filosofica,
politica e sociale, la sua curiosità intellettuale e la sua voglia di stimolare la
riflessione. L’amicizia era per Chiara il valore più importante e l’amicizia
rimane per sempre.
La famiglia di Chiara
Chiara Bauzulli
Carlo Levi filosofo
Evoluzione del pensiero leviano
dagli anni Venti agli anni Quaranta
a cura di
Andrea Comincini e Arianna Bernardi
Copyright © MMXIV
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Raffaele Garofalo, /A–B
 Roma
() 
 ----
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: gennaio 
Indice

Prefazione

Introduzione

Capitolo I
Biografia intellettuale: –
.. Da villa Levi a casa Gobetti,  – .. Coscienza ebraica,  – .. «Rivoluzione Liberale» e Giustizia e Libertà, 
– .. Il confino,  – .. La Baule e Firenze, .

Capitolo II
Riflessioni politiche e filosofiche
.. Levi illuminista,  – .. Eterno fascismo italiano,  –
.. Oltre il liberalsocialismo, .

Capitolo III
Paura della libertà
.. Le ragioni della crisi,  – .. Indistinto e individuazione,  – .. Il totum e il totem,  – .. Il tramonto
dell’Occidente,  – .. Levi e la Kriegsideologie, .

Capitolo IV
Cristo si é fermato a Eboli
.. Della pluralità,  – .. Dal saggio al romanzo, 
– .. Miti, riti e magia,  – .. La partecipazione misti

Indice
ca,  – .. Il passato parla,  – .. Levi e De Martino,  – .. Questioni meridionali, .

Conclusioni

Bibliografia
Opere di Carlo Levi,  – Letteratura critica su Carlo
Levi,  – Testi di riferimento e letteratura secondaria, .
Prefazione
La caduta del muro di Berlino e la riscrittura geopolitica
della storia occidentale degli ultimi trent’anni sembravano
aver confermato la “profezia” del filosofo Fukuyama a proposito della “fine della storia”. Il secolo breve si è concluso
con il crollo del comunismo sovietico e, per molti studiosi,
con la fine dell’ideologia socialista medesima. L’inizio del
nuovo millennio è stato inaugurato quindi da una diffusa
euforia collettiva da parte dei media occidentali, sostenuta
in termini economici da un capitalismo finanziario decisamente seduttivo e rampante. Quello che appariva essere
lo scenario conclusivo in cui l’umanità avrebbe definito
le sue forme sociali ha tuttavia subito un’altra crisi, forse
persino peggiore della prima, ovvero il crollo del sistema
finanziario internazionale e la domanda tanto più diffusa
quanto più inquietante se il capitalismo non sia destinato
a raggiungere quel cimitero delle ideologie novecentesche inaugurato in Germania nel . Il quesito implica,
come in precedenza, la crisi di un apparato ideologico e
filosofico, oltre che sociale ed economico, il quale però
non sa rivolgersi ancora a nuove soluzioni o a proposte
alternative, ma resta appeso a quell’inquietudine palpitante nel cuore della nostra società. Guerra, precariato, crisi
. F. Fukuyama, La fine della storia e l’ultimo uomo, BUR, .
. Z. Bauman, Capitalismo parassitario, Laterza, ; D. Graeber, La
rivoluzione che viene. Come ripartire dopo la fine del capitalismo, Manni, .


Prefazione
del welfare sono solamente alcuni degli aspetti di questa
empasse, in attesa di una soluzione concreta.
La risposta alla domanda precedente ha risvegliato in
molti intellettuali la passione per l’ideologia socialista: il
comunismo del  secolo sta tentando di rigenerarsi attraverso la dolorosa esperienza novecentesca. Sebbene
nel mondo sudamericano ci siano già dei risultati incoraggianti, è innegabile che nella popolazione europea le
soggettività a cui fa riferimento — giovani, disoccupati,
immigrati di terza generazione — non sembra ancora aver
sviluppato la necessità di una azione collettiva coordinata
e pianificata, capace di svilupparsi nelle forme dei grandi partiti comunisti del Novecento. Va inoltre ricordato
che molti dei paesi satelliti dell’Est vivono con un certo
scetticismo e fastidio qualsiasi idea di socialismo, inebriati
nonostante tutto di una ideologia liberale che ha disatteso ogni promessa di benessere e libertà ma che conserva
ancora un fascino profondo e attuale.
In questo quadro di incertezze ideologiche, il lavoro di
Chiara Bauzulli appare estremamente attuale e significativo. Nella crisi di paradigmi politici e filosofici di stampo
esclusivamente socialista o liberale, la “terza via” di Levi
— con le cautele dovute alle grandi distanze temporali e
sociali che ci vedono coinvolti — si offre quale soluzione fra le più concrete per offrire alla società occidentale
contemporanea una possibilità di rifondazione strutturale.
La nazionalizzazione delle banche americane, la recente disponibilità della BCE a non insistere eccessivamente
sul pareggio di bilancio dei singoli Stati ma a riconsidera. P. Cassetta, E. Quadrelli, Noi saremo tutto. Nuova composizione di classe, conflitto, organizzazione, Gwynplaine, ; Aa.Vv., L’idea di comunismo,
DeriveApprodi, .
Prefazione

re primarie le politiche sul lavoro, sono timidi segnali di
un tentativo di creare un soggetto politico nuovo, “ibrido”, che sappia fondere il meglio del capitalismo e del
socialismo ed offrire risoluzioni adeguate ai problemi delle
Nazioni. Che sia una soluzione di successo od un triste
escamotage non è motivo di riflessione in questa sede. L’elemento fondamentale è la comprensione del medesimo
attraverso la sua genealogia, la conoscenza delle personalità che più hanno contribuito a tracciarne i connotati,
ed in tale prospettiva uno studio su Carlo Levi ci sembra
essenziale e benvenuto. Consapevole della complessità dell’argomento, Chiara Bauzulli va ad indagare il pensiero di
Levi partendo dalle prime esperienze politiche e culturali,
evidenziando i fondamenti letterari, sociali e persino esistenziali che lo sottendono. Con perizia e ordine offre al
lettore gli elementi necessari per comprendere non soltanto l’importanza della figura dello scrittore e del pensatore,
ma anche i suoi tentennamenti, le pause intellettuali, le
distanze e la crisi: fattori tutti fondamentali per cogliere
i vari aspetti di una ideologia che da Gobetti a Spini, dai
Rosselli fino appunto a Levi ha saputo resistere al secolo
passato pur essendo “schiacciata” dal gigante comunista
prima e da quello capitalista poi.
Lo studio della figura di Levi non ha valore solamente
da un punto di vista storico, ma è quindi fondamentale
per chi voglia comprendere meglio i nostri tempi, e capire
la fondatezza delle soluzioni che in esso si sviluppano e si
propongono.
Chiara Bauzulli ci lascia un lavoro di prim’ordine, che
sancisce, se ce ne fosse stato bisogno, la sua statura non solo
intellettuale ma anche morale. La scomparsa prematura
della nostra collega ed amica non può trovare conforto
alcuno, ma la sua onestà intellettuale, la passione riversata

Prefazione
nella vita e nella ricerca ci accompagnano costantemente
nel suo lavoro e nel suo ricordo, lasciandoci meno soli.
I colleghi ed amici:
Arianna Bernardi
Tiziano Blasi
Chiara Colombo
Andrea Comincini
Marco Jacobson
Milena Locatelli
Silvia Lucarini
Ilaria Pietropaoli
Simone Viti
. Il testo di Chiara è stato pensato e redatto per il mondo accademico
statunitense in primis. Alcune espressioni introduttive a figure italiane ben
note, come i fratelli Rosselli, vanno lette in quest’ottica esplicativa. Nella
revisione del testo, si è preferito restare più fedeli possibili al documento
originale, senza appesantirlo con ulteriori note. (N.d.C.)
My graduate studies would have never reached completion without
the support of several people. I am particularly grateful to Professor Peter
Carravetta, my advisor, for his excellent counsel during the writing of
my dissertation. My doctoral journey could not have started without his
initial, trusting support. I warmly thank Professor Hermann Haller, for
his precious advice and his unwaveable assistance and generosity. I wish
to express my deep gratitude to Professor Paolo Fasoli, for his invaluable
intellectual and personal support through all these years. I am truly grateful
to Professor André Aciman, whose faith in my potentiality has been a very
important encouragement. To Lev and Katharina I owe my special thanks,
for having always been there for me. Without their unconditioned love I
would have not been able to complete this chapter of my life.
Chiara Bauzulli
Introduzione
Mobile punto di una curva infinita, l’individuo,
figlio di un passato eternamente presente, si realizza come capacità di creare.
Con questo lavoro si intende mettere in luce la parabola intellettuale di Carlo Levi dagli anni Venti agli anni Quaranta,
ricercandone le fonti culturali, ripercorrendone le tappe
più significative ed evidenziandone i temi fondamentali.
La genesi della presente ricerca nasce dalla constatazione
che gli scritti leviani — dalle lettere alla pubblicistica, dalla
saggistica alla narrativa — presuppongono un sapere teorico che si estende dalla filosofia occidentale alle scienze
politico–sociali, dall’antropologia alla psicoanalisi, dalla
letteratura alla storia.
In sede critica sono stati adombrati taluni aspetti della
formazione culturale dell’autore e dell’influenza esercitata
sulla sua opera da alcuni grandi pensatori dell’era moderna e contemporanea. Tuttavia, poiché sembra che questi
temi non siano stati sufficientemente esplorati, ci si propone di approfondirne l’indagine, riducendo il campo della
ricerca agli aspetti culturali e teorici dell’opera di Levi. Si
intende, inoltre, mostrare come l’ideologia leviana subisca
un’evoluzione interna e come tale evoluzione possa essere
ricondotta a eventi storici, a esperienze esistenziali, e a
nuove acquisizioni culturali. L’obiettivo di questo studio
è dunque duplice: rintracciare le basi teoriche dell’ope

Introduzione
ra leviana alla luce del retroterra culturale dello scrittore
ed esplorare gli sviluppi del suo pensiero nel corso dei
decenni presi in considerazione.
Il primo capitolo ripercorre la biografia di Levi dalla
prima giovinezza alla maturità, selezionandone gli aspetti
più rilevanti ai fini del nostro discorso. Oltre a riportare gli
studi, le circostanze e le frequentazioni che maggiormente
influenzano l’orientamento filosofico e politico di Levi, si
mettono in luce alcuni eventi della parabola esistenziale
dell’autore. Tali vicende (il rapporto con i genitori, l’attività cospiratoria, il carcere, il confino, solo per citare le più
importanti) si riverberano negli scritti leviani e offrono al
lettore una serie di indizi interpretativi. Inoltre, molte delle
esperienze che Levi vive sono esperienze che investono la
vicenda dell’intera nazione nella prima metà del Novecento, e che risultano perciò fondamentali per capire tanto il
contesto storico in cui si colloca l’opera leviana, quanto la
posizione che questa ultima assume entro tale contesto.
Nel secondo capitolo, viene approfondito il pensiero
filosofico–politico di Levi negli anni Venti e nei primi anni Trenta, prevalentemente alla luce degli articoli apparsi
su «Rivoluzione Liberale» e sui «Quaderni» di Giustizia
e Libertà. Si cerca di evidenziare come l’orientamento
ideologico dello scrittore si fondi originariamente sulle
categorie razionalistiche e progressive proprie del pensiero
moderno. Viene indagata l’influenza fondamentale che su
tale orientamento esercita la teoria liberalsocialista di Piero Gobetti e di Carlo Rosselli. Un tema centrale riguarda
l’interpretazione leviana del fascismo come «autobiografia della nazione» e la relativa analisi del malus italicum,
ovvero, dell’insieme delle circostanze storico–culturali e
‘caratteriali’ che impediscono l’ingresso dell’Italia nella modernità. Infine, viene introdotto il tema della maturazione
Introduzione

della crisi intellettuale che conduce Levi ad abbandonare
il razionalismo, che è alla base del liberalismo politico,
per avvicinarsi a posizioni anti–essenzialiste, culturaliste e,
entro precisi limiti, irrazionaliste. Si contrassegna questa
svolta ideologica come passaggio dalla ragione kantiana
alla ragione vichiana e si definisce ‘fase postgobettiana’ il
mutato orientamento culturale dello scrittore.
Il terzo capitolo è dedicato alla prima opera di Levi, il
saggio filosofico Paura della libertà (), testo che risulta
particolarmente importante ai fini della presente ricerca
in quanto è uno scritto precipuamente teorico. Paura è
il resoconto della menzionata crisi intellettuale che porta
Levi a riflettere sullo statuto della ragione nella dimensione individuale e in quella storica. Ci si propone di enucleare le ragioni — storiche, intellettuali ed esistenziali
— che sembrano essere alla base della virata ideologica
dello scrittore. Si analizzano in seguito i temi fondamentali del saggio, nell’intento di mostrare come essi ruotino
intorno al perno concettuale del rapporto dialettico tra indistinto originario e individuazione, nel quale Levi individua
la struttura stessa della realtà. Viene dedicata particolare
attenzione ai seguenti argomenti: il passaggio da un impianto kantiano a un impianto vichiano, l’interpretazione
filosofico–antropologica del totalitarismo; il tema del rapporto arcaico versus moderno; il discorso sul «tramonto
dell’Occidente»; il confronto con «letteratura della crisi» di
matrice germanica (tra gli altri, Spengler, Jaspers, Freud e
Jung).
Nel quarto capitolo si evidenzia il carattere polisemico del Cristo si è fermato a Eboli, romanzo che sfugge a
qualsivoglia definizione schematica poiché si presenta, a
un tempo, realistico, filosofico e poetico. Si procede poi
allo studio delle basi teoriche del romanzo alla luce delle

Carlo Levi filosofo
argomentazioni esposte nel saggio del  mostrando
come il Cristo veicoli il mutato orientamento di Levi sul
ruolo della razionalità nella storia e nella cultura: l’uomo
si definisce non più entro un orizzonte trascendentale,
bensì entro un orizzonte ermeneutico. Si torna dunque
sulla dialettica ratio–irratio e sul declinarsi di tale rapporto
— per Levi non oppositivo — nelle seguenti diadi: civilizzazione e cultura, logos e mitos, scienza e magia, realtà
urbana e realtà contadina, società e comunità, universalismo razionale e relativismo culturale, storia lineare e
storia ciclica. Viene infine dedicato ampio spazio all’analisi
etno–antropologica e socio–linguistica della realtà rurale
del sud e ai risvolti politici di tale analisi. Si sottolinea tuttavia che lo sguardo leviano — sebbene colto ed impegnato
— rimane lo sguardo olistico dell’umanista, lontano tanto
dall’approccio asettico dello scienziato sociale, quanto da
quello strategico del politico.
Capitolo I
Biografia intellettuale: –
.. Da villa Levi a casa Gobetti
Carlo Levi nasce a Torino nel  da una famiglia ebrea
di media borghesia cui rimarrà sempre legato dal vincolo
affettivo e dalle comuni passioni intellettuali e politiche. Lo
scrittore ricorda la propria casa come luogo privilegiato di
memorie sentimentali ma anche come culla della sua prima formazione culturale, e come punto di incontro degli
intellettuali antifascisti impegnati nella lotta per la libertà.
Tra gli altri, infatti, figure come Filippo Turati, Sandro
Pertini, Ferruccio Parri, Carlo e Nello Rosselli, e Leone
Ginzburg trovano rifugio a villa Levi tra gli anni Venti e
Trenta. Come nota Gigliola De Donato , il legame dello
scrittore verso la propria casa d’origine è duplice: da un lato, essa rappresenta la dimensione proustiana dell’incanto
affettivo; dall’altro, essa è il luogo dell’impegno ideologico
e del rigore morale.
Levi trova dunque, già nel proprio retroterra familiare,
i due aspetti dell’esistenza in cui risiedono le due facce della libertà: la libertà inconsapevole dell’innocenza infantile
. G. De Donato, Un torinese del Sud: Carlo Levi, Baldini&Castoldi, Milano, . Questo testo costituisce una fonte ricchissima di informazioni
sulla biografia di Levi. Il capitolo I del presente lavoro si rifà ampiamente ai
dati e alle interpretazioni in esso contenuti.


Carlo Levi filosofo
e la libertà intellettuale del disincanto culturale e politico.
Queste istanze complementari si intersecano costantemente nell’opera leviana, come elementi fondamentali della
vita umana, e come poli dalla cui sintesi soltanto nasce
l’equilibrio. Entro l’umanesimo di Levi, fantasia e verità,
senso e pensiero, creatività e raziocinio, non possono (e
non devono) essere disgiunti, ma dialetticamente presenti
in ogni attività.
La formazione culturale dello scrittore affonda le proprie
radici negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, in un milieu
familiare e sociale in cui l’autonomia del pensiero, il rigore
ideologico, l’amore per la poesia e per la letteratura, sono
valori irrinunciabili. Anche la componente della psicologia
ebraica lascia un segno indelebile nell’educazione di Levi,
che non perderà mai la tendenza ad armonizzare gli opposti, la disposizione all’accoglimento dell’altro, dell’estraneo,
del periferico. L’ebraismo eterodosso della sua famiglia, che
si traduce in un modo di vivere più che in una religiosità tradizionale, si concretizza nel rispetto della tolleranza e
nella ricerca della verità, nel disprezzo del conformismo e
dell’ipocrisia. In un’intervista del , Levi afferma:
L’educazione della mia famiglia era non soltanto di tradizioni
politicamente e socialmente avanzate nel significato socialistico, ma anche individualmente di alta qualità morale, di un
senso profondo della trascendenza che non può confondersi
con l’immanenza: per cui io ero segnato fin da principio a non
poter accettare certe forme, i rituali convenzionali.
Forte di questo retroterra umano e culturale, Levi sviluppa una fiducia nell’uomo e nel mondo che non perderà
. Cit. in W. Mauro, Un incontro con Carlo Levi: la vita come totalità
dell’essere, in S. D’Amaro, Il mondo di Carlo Levi, Mancosu, Roma, , p. .
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