Con piacere sto assistendo al dibattito che si è riaperto sulla

Progetto Corso di Laurea in Medicina
Con interesse e soddisfazione sto assistendo al dibattito che si è riaperto sulla
istituzione di un Corso di Laurea in Medicina nella sede dell’UNICAL.
Gia nell’estate nel 2008, in una lunga intervista, ponevo la questione all’attenzione
delle Istituzioni locali, delle forze politiche, di tutti gli operatori sanitari e della
cittadinanza più in generale. Partivo dalla necessità, anzi dalla indispensabilità, di
costruire nell’area urbana finalmente un nuovo ospedale moderno, ad alta intensità di
cure, di dimensioni non molto grandi ma collegato ad una serie di “satelliti”
circostanti a più bassa intensità di cura e lanciavo, contemporaneamente, l’idea e la
necessità dell’istituzione di un Corso di laurea in Medicina. Segnalavo inizialmente
un dato ancora oggi valido: ogni anno circa 300 giovani medici calabresi si iscrivono
nei 5 Ordini provinciali, senza contare quelli che, laureatisi fuori regione, fanno da
subito la scelta di rimanervi (iscrivendosi negli Ordini dei Medici di altre regioni),
mentre nell’unico Corso di Laurea in Medicina presente in Calabria se ne laureano
non più di 100. Da ciò consegue, a mio avviso, che non risulta necessario aumentare
complessivamente il numero di medici che si laureano nel paese ogni anno, ma che,
viceversa, è urgente e sacrosanto rivendicare una diversa distribuzione regionale delle
risorse e delle sedi universitarie, al fine di non obbligare i nostri giovani ad andare in
maggioranza a studiare fuori regione.
In pratica, anche prevedendo di organizzare in Calabria un’offerta formativa aperta a
200 studenti, ci sarebbe sempre una quota non trascurabile di giovani che
probabilmente si iscriverebbe in altre realtà accademiche fuori regione. Se si tiene
conto che, oggi, i giovani veneti od emiliani hanno un’offerta formativa circa doppia
rispetto ai medici che si iscrivono in un anno nei rispettivi Ordini provinciali, risulta
evidente che un riequilibrio, ancorchè parziale, diventa un atto di elementare
giustizia.
Bisogna anche sottolineare che la necessità dell’istituzione del Corso di Laurea in
Medicina non nasce soltanto dalla volontà di offrire ai nostri giovani l’opportunità di
studiare in Calabria, ma ancora di più dall’esigenza di migliorare qualitativamente il
nostro servizio sanitario, attraverso una crescita delle competenze che vi operano.
Tale crescita esige il progredire del confronto e dell’aggiornamento scientifico,
ridimensionando uno dei mali che affligge il servizio sanitario regionale calabrese,
cioè l’autoreferenzialità e l’arretratezza complessiva (che si riflette ed è concausa
dell’arretratezza tecnologica e organizzativa).
Oggi all’UNICAL esiste già una piattaforma didattica di base molto utile a questo
scopo: di fatto è già presente un Corso di studi di “scienze della salute”, che può
garantire l’offerta formativa per il primo triennio, per il secondo triennio è
indispensabile che la Regione e le istituzioni della nostra Provincia facciano la loro
parte e favoriscano, insieme all’Unical, l’individuazione della soluzione più
opportuna.
Io non immagino una Facoltà con un proprio Policlinico, come accade a Catanzaro,
ove si è scelta una soluzione costosa e poco razionale, incapace di stimolare una
competizione virtuosa (dove, non a caso, tutti i tentativi di accorpamento sono falliti),
bensì una struttura integrata che parta da un unico Ospedale ad alta intensità di cura e
che, tramite le strutture “satelliti” alle quali già accennavo, si apra al territorio ed ai
processi di deospedalizzazione, che costituiscono la vera sfida della medicina
pubblica del futuro. Immagino che anche le nuove strutture ed i nuovi percorsi
assistenziali extraospedalieri, se organizzati con metodo scientifico e non per
esigenze clientelari o di piccolo campanile o per micro interessi corporativi (che fra
noi medici sono purtroppo spesso presenti), possano essere inseriti e contribuire
all’offerta didattica di un Corso di Laurea di tipo nuovo, che insegni al “nuovo”
medico che il paziente non è solo quello allettato, ma molto più spesso quello in
“posizione verticale”, che è ancora produttivo, che ha esigenze più complesse ed
articolate di quelle del paziente dei primi del Novecento, al cui modello, ahimé, sono
ancora ispirate le offerte formative di molte Facoltà mediche italiane.
Un richiamo forte va quindi rivolto a tutti i soggetti coinvolti in questo progetto, ed in
particolare al mondo universitario, affinché sappia coniugare i propri modelli
accademici con il futuro dell’area in cui opera, dispiegando un impegno civile sempre
più tangibile e vitale, ed alle istituzioni politiche della nostra realtà territoriale,
chiamate a fare di più ed a proclamare di meno.
Sono trascorsi oltre due anni da quando è stato approvato un emendamento, nella
finanziaria regionale, che individuava le prime risorse per il nuovo Ospedale di
Cosenza: da allora nulla si è fatto di concreto, nemmeno la individuazione certa del
sito ove progettare il nuovo Ospedale, speriamo che oggi dagli incitamenti sui
giornali si passi alle riunioni operative ed alle scelte concrete.
Eugenio Corcioni
Presidente dell’Ordine dei medici di Cosenza