Riforma scuola. Fioroni: “sistema crediti per

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Riforma scuola. Fioroni: “sistema crediti per merito ridicolo,
come al supermercato. 150Mila assunzioni si possono fare”
Lo ha detto l’ex ministro Giuseppe Fioroni in un’intervista per Orizzonte Scuola, spiegando quali sono i punti di
forza del progetto e quelli da eliminare per il futuro. Sulla nuova formazione 3+2: “ridurre tirocinio a 6 mesi”
Il piano di assunzioni previsto dalla Buona Scuola rappresenta una sorta di completamento del suo
progetto?
Credo che la Buona Scuola sia una Riforma potenzialmente importante. L’elemento di novità, che rappresenta la
centralità del progetto, è rappresentato dall’attenzione da parte del Presidente del Consiglio: nessuno prima d’ora
aveva parlato così tanto di riformare la scuola. Nel 2006 avevamo già fatto un tentativo, trasformando le
graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento, poi con l’arrivo di Tremonti è stato nuovamente
rivoluzionato tutto. Adesso la Buona Scuola dovrebbe assumersi la responsabilità di dare sicurezza all’intero
comparto scolastico. Quello che in tanti dicono, ossia di eliminare il precariato, rappresenta un investimento vero
e proprio per il nostro Paese.
Che ne pensa del nuovo sistema di reclutamento 3+2 con tirocinio ed esame finale per accedere al
concorso? Non rischia di diventare un metodo troppo selettivo?
Prima di tutto si dovrebbe ridurre il tempo del tirocinio formativo a sei mesi. A questo tirocinio accederanno
soltanto coloro che hanno frequentato una specialistica a numero chiuso. Allo stato attuale delle cose è come se
la stessa Università ammettesse di non aver dato una preparazione sufficiente ai futuri insegnanti.
In una precedente intervista aveva detto che bisognava salvare i Pas . Cosa succederà a tutti gli altri?
Vanno presi provvedimenti che diano continuità a ognuno, ma a patto che non si tratti di una soluzione
‘pasticciata’, in cui alla fine tutti pensano di poter fare tutto. Parliamo di Tfa, Pas, di tutti coloro che hanno fatto più
di tre anni: l’importante è che ognuno abbia il proprio percorso. I cosiddetti ‘invisibili’, ossia Tfa e Pas, fanno parte
di una questione che deve essere subito affrontata. L’Italia è l’unico Paese con la triennale, poi la specialistica e
infine il Tfa: un percorso lungo e complicato per poi accedere al concorso. Va data una risposta, che sia in termini
di un nuovo reclutamento. A questo proposito, suggerirei al Ministro dell’Istruzione una nuova edizione del Libro
Bianco, per poter proiettare a cinque o dieci anni (e non soltanto a un anno o due) il fabbisogno di docenti nel
nostro Paese. Senza una programmazione di questo tipo non vedo il modo di andare avanti.
Parliamo del merito. Il progetto del Governo stanzierà gli stessi fondi, ma invece di distribuirli a tutti per
anzianità li darà solo a quel 66% che avrà accumulato crediti. Lo ritiene un meccanismo giusto? A noi
sembra un modo per fare una riforma a costo zero; non era meglio attendere una maggiore disponibilità
finanziaria?
Quando c’è un problema complesso la cura non è semplice. Il merito è un aspetto fondamentale, ma bisogna che
venga giudicato attraverso un metodo ben articolato. Sulla questione dei crediti formativi, posso dire che non mi
sembra il caso di tornare a elargire crediti che poi vengono accumulati dai docenti come fossero punti del
supermercato: questo meccanismo è a dir poco ridicolo. Lo Stato deve investire nelle proprie risorse, ossia i
docenti, aggiornandoli e riqualificandoli. Ogni euro speso in questa direzione ne varrà cento e non sarà solo il
merito a progredire, ma anche la carriera. Per quanto riguarda la valutazione, il merito è differente dall’anzianità.
Il blocco stipendiale fino al 2019 è anacronistico e non rispetta la dignità del docente.
Nelle linee guida è previsto un cospicuo intervento dei privati. Si parla di alternanza scuola-lavoro,
ammodernamento e creazione di nuovi laboratori. Si può fare?
Avevamo già introdotto la presenza dei privati a conclusione del percorso degli istituti tecnici. Ben venga, dunque
la partecipazione del privato. L’importante è che non diventi un metodo utile solo per reperire manodopera
gratuita. Si tratta di una vera sfida, ma a patto che non si pensi prima a dare l’Ipad agli studenti e poi alla messa
in sicurezza delle strutture scolastiche.
Come vede l’idea di far gestire fenomeni come la dispersione scolastica da grandi gruppi finanziari,
attraverso i Social Impact Bond?
La dispersione scolastica non si può fronteggiare di certo legando gli studenti ai banchi. Per vincere questo
preoccupante fenomeno dobbiamo usare metodi di interlocuzione con i ragazzi nell’offerta formativa, in modo da
colpirli e riportarli all’interesse verso la scuola. Il metodo dei Bond può essere un’idea valida.
Tullio De Mauro ha detto con chiarezza che le 150mila assunzioni sono una chimera. Lei cosa ne pensa,
vuole smentirlo?
Non è qualcosa di impossibile da realizzare e sicuramente non sarà un processo breve, ma parliamo di un
obiettivo fattibile, se sarà adottata una politica oculata.