Volti del pensiero politico

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Volti del pensiero
politico
Stagioni del Pensiero
Primavera 2016
In collaborazione
con la consigliera
comunale
Sara Rouibi
Con la supervisione
della filosofa
Federica
Assessorato alla Cultura
Montevecchi
e alle Politiche Giovanili
Dove
• 19 aprile, h 17:30 - Martina Bacchilega
Stagioni del Pensiero nasce per accendere la curiosità verso l’arte e la
cultura, attraverso cicli di incontri tematici affidati a giovani studenti
del territorio, animati da una profonda passione per la disciplina di
studio e generosi nell’accettare la proposta di mettere l’esito delle proprie ricerche a disposizione del pubblico. Gli incontri saranno occasioni per apprendere e dibattere, attraverso una modalità dialogica che
lascerà spazio agli interventi, con l’obiettivo di stimolare la curiosità
verso una cultura intesa non come astratto insieme di conoscenze ma
come formazione civica. Gli appuntamenti sono stati proposti dalla
consigliera comunale Sara Rouibi, che ringrazio per aver saputo aggregare attorno a questo percorso di crescita culturale un appassionato
gruppo di giovani attivi e impegnati. Del pari ringrazio per la supervisione la professoressa Federica Montevecchi, che anche in questa occasione ha offerto il suo prezioso contributo a un’iniziativa culturale
del Comune di Castel San Pietro Terme. A presto dunque, per questa
nuova, entusiasmante, stagione del pensiero!
• 26 aprile, h 17:30 - Lorenzo Zardi
Fabrizio Dondi
Biblioteca di Castel San Pietro Terme
Via Marconi. 29
Incontri
• 5 aprile, h 17:30 - Elettra Villani
• 12 aprile, h 17:30 - Sofia Bovolenta
• 3 maggio, h 17:30 - Marco Tamburini
Youtube
Stagioni del Pensiero - Castel San Pietro Terme
Ritengo sia importante che studenti e neolaureati partecipino alla vita
culturale della città mettendosi alla prova e tenendo lezioni aggiornate con i più recenti studi affrontati in ambito universitario. Il modo di
fruire della conoscenza che proponiamo si pone nell’ottica di una partecipazione attiva di tutti i cittadini a concorrere al benessere comune,
garantito dalle commistioni virtuose tra saperi e passioni umane. Il
terzo ciclo di Stagioni del Pensiero dal titolo Volti del pensiero politico è
diverso dai precedenti perché sono stati gli studenti, tutti di filosofia,
a proporre un filo conduttore ben specifico: la politica. Inoltre, l’intera rassegna conta la partecipazione d’eccezione della filosofa Federica Montevecchi in qualità di supervisore. Quella che incoraggiamo è
un’ottima occasione di riflessione sulla politica, che parte dagli studenti e che dovrebbe coinvolgere tutti noi in quanto cittadini.
Sara Rouibi
Volti del pensiero politico è il titolo degli incontri tenuti da alcuni studenti di Filosofia dell’Università degli Studi di Bologna che si interrogano, e invitano la popolazione a interrogarsi, sul significato che alcune rilevanti posizioni teoriche possono avere nella condotta della vita
individuale e collettiva, ad un tempo. Essi fanno parte della rassegna
Stagioni del Pensiero che vede fra gli organizzatori una studentessa
della Scuola di Giurisprudenza, sempre dell’Università degli studi di
Bologna, attiva consigliera comunale a Castel San Pietro Terme. Sono
tutti giovani curiosi del mondo e di conoscere, che propongono di
pensare la politica come modo di essere insieme agli altri, non soltanto come strumento di affermazione e successo individuale.
Federica Montevecchi
Federica Montevecchi è laureata in filosofia, ha compiuto i suoi studi
dottorali e postdottorali presso l’Università degli Studi di Parma, l’Università Central di Barcellona, il Nietzsche Archiv di Weimar; scrive
di filosofia e storia politica.
Tra le sue pubblicazioni: Nietzsche (Editori Riuniti, 1999), Giorgio
Colli. Biografia intellettuale (Bollati Boringhieri, 2004), Empedocle di
Agrigento (Liguori, 2010). Ha lavorato con Vittorio Foa e con lui ha
scritto Sulla curiosità (Einaudi, 2003) e Le parole della politica (Einaudi, 2008), ha poi curato il suo epistolario dal carcere Lettere della giovinezza. Dal carcere 1935-1943 (Einaudi, 1998) e il volume Lavori in
corso 1943-1946 (Einaudi, 1999). Collabora con riviste specialistiche
e quotidiani.
5 aprile, h 17:30
Biblioteca di Castel San Pietro Terme
Via Marconi 29
Le generazioni umane non saranno mai libere dai loro mali finché
quel tipo di uomini che praticano la filosofia in modo autentico e vero
sia pervenuto al potere politico.
Platone, Lettera VII 326 a-b
Sfumature di kallipolis
Analisi critica della grande utopia platonica
Un disegno politico, che sin dall’antichità all’età moderna, si è imposto come termine di paragone ineliminabile nelle discussioni politiche, una risposta alla crisi drammatica, che imperversava nella polis
ateniese del V e IV secolo a.C.: questo e molto di più è kallipolis, la
grande utopia platonica. Illustrata dal genio filosofico di tutti i tempi,
Platone, lungo i dieci libri della Repubblica, kallipolis richiede al lettore e allo studioso un attento lavoro critico, per comprenderne il senso
e le implicazioni. Per quali motivi la si definisce utopia? Perché e in
quali punti rappresenta uno scandalo per la cultura dell’epoca? Perché le sono state mosse dure accuse di essere modello di ispirazione
alla tirannide, dai contemporanei di Platone, e ai totalitarismi, oggi?
Queste sono solo alcune delle domande che hanno originato le più
svariate interpretazioni della filosofia platonica e su cui si ragionerà
per trovarne soluzioni plausibili.
Elettra Villani
Bibliografia:
Platone, La Repubblica, Laterza;
Mario Vegetti, Un paradigma in cielo, Carocci;
Mario Vegetti, Quindici lezioni su Platone, Einaudi.
Mi chiamo Elettra Villani, ho 21 anni e abito a Riolo Terme, un piccolo paesino tra i colli romagnoli. Dopo essermi diplomata al liceo
scientifico Rambaldi-Valeriani, sto attualmente frequentando il secondo anno del corso di Filosofia all’Università di Bologna e una volta
terminato il percorso di studi, vorrei diventare insegnante di storia e
filosofia nei licei.
12 aprile, h 17:30
Biblioteca di Castel San Pietro Terme
Via Marconi 29
Lo stato è comunanza di famiglie e di stirpi nel vivere bene: il suo oggetto è una esistenza pienamente realizzata e indipendente.
Pol. 1280b 32-34
Spesso il meglio è nel mezzo, ed io lì nello stato voglio essere.
Il giusto mezzo nella riflessione politica di Aristotele
‘Le costituzioni politiche sono tutte una forma di giustizia, giacché
una costituzione è una comunanza e tutto ciò che è comune si costituisce mediante il giusto’. È così che Aristotele definisce il giusto come
il fine ultimo della scienza più importante, la politica. Ma in che cosa
consiste il giusto per Aristotele? Attraverso una dettagliata indagine
fattuale all’insegna del realismo politico, in aperta critica con l’utopia
platonica, il grande filosofo di Stagira affronta questioni cruciali, che
si impongono tuttora alla riflessione contemporanea: giustizia e uguaglianza sono sinonimi? Cosa differenzia il buon governo da quello degenerato? Un uomo giusto è anche un buon cittadino? Per analizzare
questi temi, si guarderà all’Etica Nicomachea e alla Politica, dal momento che è lo stesso Aristotele a presentare i due ambiti in reciproca
connessione.
Sofia Bovolenta
Bibliografia:
Aristotele, Etica Nicomachea, Laterza;
Aristotele, Politica, Laterza;
Berti, Guida ad Aristotele, Laterza;
Berti, Il pensiero politico di Aristotele, Laterza;
Jaeger, Aristotele, ed. Sansoni;
Nussbaum, La fragilità del bene, Il mulino.
Mi chiamo Sofia Bovolenta, diplomata al Liceo scientifico Rambaldi-Valeriani, frequento il secondo anno di Filosofia presso l’Università di Bologna. La mia passione verso la filosofia, scaturita negli ultimi
tre anni di liceo per merito della professoressa Montevecchi, mi ha
portata a proseguire gli studi in tale direzione.
19 aprile, h 17:30
Biblioteca di Castel San Pietro Terme
Via Marconi 29
«Sarà permesso a ogni cittadino di non credere che alla propria ragione, e di pensare ciò che questa ragione illuminata o ingannata gli detterà? Certamente».
Voltaire
É possibile una società senza religione?
I punti di vista di Bayle e Voltaire
La fine del 1600 pone il grande interrogativo, che verrà discusso per
tutto il secolo dei Lumi, su quale sia il tipo di rapporto che la società
e la morale instaurano con la religione. La creazione filosofica di una
società atea, teorizzata da Bayle, vuole dimostrare come non ci sia legame tra le azioni che compie l’uomo e le proprie credenze e vuole smitizzare l’eccezionalità del religioso, il quale viene ricondotto alla natura umana non diversa da quella di coloro che non professano alcuna
religione. Voltaire, che non è mai stato ateo, riprendendo e criticando
Bayle, non si accontenta di un esercizio intellettuale ma chiama alla
sbarra degli imputati la storia: una storia di assurde controversie, di
abiette crudeltà, di iniquità intollerabili e di guerre rovinose nelle quali l’uso e l’abuso della religione è indubbio. Da qui la grande intuizione
voltairiana di aver compreso che l’intolleranza nasce dalla cultura, più
precisamente da una cattiva cultura dell’uomo.
Martina Bacchilega
Bibliografia:
Voltaire, Trattato sulla tolleranza, UTET;
Voltaire, Opere filosofiche, La Nuova Italia;
G. Mori, Introduzione a Bayle, Laterza.
Sono Martina Bacchilega, mi sono diplomata al Liceo Scientifico
Rambaldi-Valeriani di Imola nel 2012 e laureata in Filosofia presso
l’Università di Bologna nel 2015 discutendo una tesi di Storia della
filosofia contemporanea su Totalità e Infinito di Emmanuel Levinas.
Sto continuando i miei studi sempre presso l’Università di Bologna,
attualmente frequento il primo anno della laurea magistrale in Scienze filosofiche.
26 aprile, h 17:30
Biblioteca di Castel San Pietro Terme
Via Marconi 29
Gli italiani hanno una scarsa fiducia nelle loro capacità di influenzare
gli avvenimenti politici: un senso di efficacia politica poco sviluppato.
(Liberamente rielaborato da Bardi e Pasquino in Francesco Raniolo,
La partecipazione politica, Bologna: il Mulino, 2007)
Bibliografia:
Francesco Raniolo, La partecipazione politica;
Alexis De Tocqueville, La democrazia in America;
Costantino Cipolla, Tocqueville: il teorico della partecipazione.
Individuo e democrazia. L’associazionismo come risposta all’individualismo democratico.
Oggi a suscitare serie preoccupazioni, più che l’astensione elettorale, è la scarsa convinzione dei cittadini di poter essere determinanti
nell’influenzare il processo di formulazione delle politiche. La risposta al quesito sulle motivazioni del perché non si partecipi è scandita
in tre momenti che hanno a che vedere con la capacità di partecipare, la motivazione per partecipare e la consapevolezza che capacità e
motivazione non sono sufficienti: occorre essere inseriti in networks
di reclutamento. Quest’ultimi hanno a che vedere col ricco tessuto di
istituzioni secondarie e associazioni che, avviando attività formative,
operano come scuola di democrazia, come notato da Tocqueville. La
crisi dell’associazionismo organizzato, intermedio tra individuo e istituzione, ha contribuito a determinare la crisi generale della partecipazione. Infatti - dopo un periodo nel quale i grandi partiti di massa della
storia italiana hanno mantenuto livelli di astensione dal voto intorno
al 10%, grazie alla forte identità delle masse - la crisi di tale partecipazione identificante - unita alla necessità di auto-affermazione degli
individui della società postindustriale ha posto al centro lo squilibrio
tra i costi dell’attività partigiana e i suoi benefici.
Lorenzo Zardi
Sono Lorenzo Zardi, ho 21 anni, ho frequentato il liceo scientifico
Luigi Valeriani e mi sono diplomato nell’anno scolastico 2013/14. Attualmente frequento presso l’Ateneo di Bologna il corso di Filosofia,
alla quale mi sono avvicinato per il personale interesse all’attività politica.
3 maggio, h 17:30
Biblioteca di Castel San Pietro Terme
Via Marconi 29
«Si imprigiona chi ruba, si imprigiona chi violenta, si imprigiona anche
chi uccide. Da dove viene questa strana pratica, e la pretesa di rinchiudere per correggere, avanzata dai codici moderni? […] Il XVIII secolo
ha senza dubbio inventato la libertà, ma ha dato loro una base profonda e solida, la società disciplinare, da cui dipendiamo ancora oggi».
Michel Foucault, Sorvegliare e punire, Torino: Einaudi, 1976
Che cosa vuol dire punire. L’analitica del potere nelle Istituzioni
Il riferimento alle relazioni di potere è la costante degli scritti foucaltiani degli anni Settanta, come mostra l’interesse del filosofo per le
vicende d’Algeria, per le lotte operaie e studentesche del ‘68 che avevano portato nelle carceri francesi una popolazione numerosa, nuova e
fortemente politicizzata. In questa contesto, Michel Foucault pubblica
nel 1975 «Sorvegliare e punire», un’opera che raccoglie e amplifica il
lavoro svolto durante gli anni del G.I.P (Groupe d’information sur les
prisons). Attraverso un’analisi degli ambiti di potere riguardanti i meccanismi d’esclusione e la nascita dell’Istituzione carceraria, il filosofo
francese dimostra la necessità di questi di produrre specifici strumenti
di accumulazione del sapere. Ma che ruolo ha giocato questo sistema
nella società contemporanea? Come funziona l’Istituzione carceraria
oggi? A queste domande tenterò di rispondere nel mio intervento.
Marco Tamburini
Bibliografia:
Catucci Stefano, Introduzione a Foucault, Laterza;
Foucault Michel, Sorvegliare e punire, Einaudi;
Manconi Luigi, Abolire il carcere, Chiarelettere.
Sono Marco Tamburini, ho 20 anni. Mi sono diplomato al liceo scientifico Rambaldi-Valeriani e attualmente studio Filosofia all’Università di Bologna.
Progetto grafico e illustrazione di copertina di Francesca Ballarini
Francesca Ballarini, 20 anni. Diplomata al Liceo Artistico F. Arcangeli di
Bologna, ora freqeunta il Triennio di Progettazione grafica e comunicazione
visiva presso l’ISIA Urbino (Istituto Superiore Industrie Artistiche).
Ambiti professionali di maggiore interesse e competenza: comunicazione
visiva, progettazione grafica editoriale, illustrazione editoriale, fotografia
analogica e digitale.
Indirizzo e-mail: [email protected]
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