ATTI DEL CONVEGNO “PSICOLOGIA POSITIVA”

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ATTI DEL CONVEGNO “PSICOLOGIA POSITIVA”
“EDUCAZIONE POSITIVA PER IL BENESSERE DEI BAMBINI”
RELATORE: Dott. Stefania Barbisan
L’intervento ha lo scopo di presentare il contributo che la Psicologia Positiva può dare alla Psicologia
dell’Educazione e quindi agli psicologi che operano in questo settore attraverso la formazione per genitori,
insegnanti ed educatori e la consulenza psico-educativa. Viene evidenziato un cambiamento di prospettiva: il
focus non è più, o meglio non solo, quello di modificare soprattutto atteggiamenti comportamentali ed
emotivi disfunzionali, ma favorire e migliorare il benessere psicologico di tutti i bambini.
Una breve introduzione riguardante la letteratura collegata all’argomento trattato, evidenzia come i costrutti
dell’ “attaccamento” di Bowlby e della “funzione riflessiva” (Slade, 2010) siano legati alla capacità o meno
del caregiver di relazionarsi con il bambino in modo sensibile e responsivo alle sue necessità materiali,
biologiche e psicologiche. Tale capacità costituisce il processo indispensabile sulla base del quale è possibile
sostanziare un’ “educazione positiva” che si occupi di incrementare il benessere della persona di cui ci si
prende cura. Inoltre, in accordo con la teoria cognitivo-comportamentale del modellamento e con le recenti
scoperte neurologiche riguardanti i “neuroni a specchio”, solo se l’educatore è in grado di vivere di per sé
un’esistenza piena e appagante, potrà creare un clima educativo volto a sviluppare positività ed essere un
punto di riferimento dal quale il bambino può assorbire per imitazione comportamenti produttivi e funzionali
allo “star bene”. In caso contrario qualsiasi modalità messa in atto per determinare un’educazione positiva
non sarà solo poco produttiva, ma soprattutto disconfermata dall’esempio fornito dal caregiver.
Le nuove scoperte che derivano dalla ricerca neuropsicologica, confermano le indicazioni che la Psicologia
Positiva fornisce riguardo all’educazione. Allan Schore dimostra come il sorriso, e quindi le emozioni
positive endogene o vissute in risposta a stimoli esterni relazionali o situazionali, determinino nel bambino il
rilascio di beta-endorfine e dopamina che favoriscono lo sviluppo neuronale e la formazione di nuovo tessuto
nell’area orbito-frontale del cervello, deputata ad analizzare e rispondere ai segnali sociali. Il buon
funzionamento di tale area determina la capacità dell’individuo di provare empatia e di mentalizzare (Allen,
Fonagy, Bateman, 2010) il proprio e l’altrui comportamento, basi per la comprensione umana profonda. Sue
Gerhardt ci spiega come il “cortisolo”, che inonda il cervello di un infante non accudito adeguatamente e
lasciato solo nel gestire il proprio mondo emotivo, blocchi la crescita del tessuto neuronale e distrugga le
sinapsi dell’ippocampo che, come sappiamo, ha un ruolo fondamentale nell’apprendimento e nella memoria.
Successivamente vengono presentati tre aspetti della Psicologia Positiva implicati nell’educazione: favorire
intenzionalmente nei bambini una emozionalità positiva, sviluppare le potenzialità personali e sostenere
un’autostima ancorata alla realtà.
Per quanto riguarda il primo punto la ricercatrice americana Sonja Lyubomirsky (2005) ha evidenziato che
circa il 50% circa della felicità umana è determinato da fattori genetici, il 10% dalle contingenze della vita ed
il rimanente 40% dalla capacità individuale. Quindi, se una buona parte della nostra possibilità di provare
emozioni positive è determinato dalla genetica, l’educazione può occuparsi di sviluppare quello che dipende
dalla persona. La ricerca (B. Fredrickson, 2000) ha sottolineato le importanti funzioni delle emozioni
positive nella nostra vita, quali salute e longevità, l’incremento della produttività e delle risorse intellettuali,
della creatività e della capacità relazionale, la creazione di una riserva motivazionale a cui attingere nei
momenti di difficoltà. Non dimenticando la componente ereditaria che predispone le persone a livelli
differenti di emozionalità positiva vissuta e manifestata, vengono presentate alcune modalità di relazione e
strategie educative volte a far sì che i bambini possano costruire una base emotiva funzionale. Risulta di
notevole importanza un clima famigliare positivo, giocoso, espressione della serenità degli stessi educatori,
nel quale non manchino il contatto fisico, l’espressione verbale e non verbale di gioia e felicità, l’evidenziare
e il ricordare insieme, ad esempio prima dell’addormentamento, i momenti belli della giornata. Viene
sottolineata l’importanza del ruolo del padre nel fornire sicurezza ai figli, nello stimolarne l’autonomia e la
naturale uscita dal rapporto privilegiato e simbiotico con la madre. Vengono descritte alcune strategie
educative che permettono di far sperimentare al bambino che il proprio comportamento determina
conseguenze controllabili e prevedibili sulle cose e le persone, in modo da proteggerlo dallo sviluppo
dell’impotenza appresa e da favorirne il senso di competenza personale e la motivazione ad agire anche di
fronte alla difficoltà: i giochi di padronanza e sincronia, dei quali costituiscono un esempio il rispondere in
modo contingente alle lallazioni del neonato o lo scegliere giocattoli che producano effetti sonori e luminosi
in risposta ad una determinata azione; le lodi selettive e conseguenti solo ad azioni adeguate; regole spiegate
e formulate in modo positivo (“Parla piano perché…” anziché “Non urlare!”) con conseguenze chiare,
stabilite in anticipo, se esse vengono disattese; istruzioni sul comportamento desiderato dagli educatori in
una specifica situazione in modo che il bambino sappia come regolarsi.
Dai sette anni in poi, quando si cominciano a sviluppare e utilizzare concretamente le proprie potenzialità, il
compito dell’educatore si arricchisce di un’ulteriore opportunità per favorire il benessere: osservare e
individuare (Test sulle potenzialità in età infantile di Katherine Dahlsgaard, www.authentichappiness.org :
VIA Strength Survey for Children) i talenti che si stanno manifestando, favorendone intenzionalmente il
progresso evolutivo grazie a riconoscimenti positivi, a situazioni atte al loro sviluppo e all’esperienza del
flow, uno degli stati più elevati di emozione positiva, caratterizzato dal pieno uso delle proprie capacità e
dall’entusiasmo appassionato per qualcosa.
Infine viene trattato il tema dell’autostima del “fare bene”, contrapposta all’autostima del “sentirsi bene”, e
dei modi per svilupparla fin dai primi mesi di vita, attraverso modalità di relazione con il bambino e
l’esempio degli adulti, e successivamente, a partire dall’età scolare, con interventi mirati a costruire uno stile
esplicativo positivo e buone abilità sociali. William James, colui che ha proposto il costrutto dell’autostima,
lo aveva definito come il rapporto tra risultati e aspettative, sottolineando l’importanza di ottenere buone
prestazioni per poter essere contenti di sé stessi. Le ricerche condotte da Seligman lo confermano, in quanto
hanno evidenziato come il benessere della persona dipenda dalle conseguenze positive delle proprie azioni,
più che dal ritenersi astrattamente una persona piena di qualità e convincersi di questo. Anzi, un tale tipo di
autostima, caratterizzata dal “sentirsi bene” e autoreferenziale, paraltro molto in voga nella nostra società,
espone le persone ad ansia e depressione.
L’intervento si chiude con la sollecitazione, rivolta a tutti noi che come educatori o genitori ci relazioniamo
a bambini e adolescenti, ad essere persone positive, in quanto essere di esempio, come si evince dalla
disamina dell’argomento trattato, è il modo più efficace ed efficiente per far crescere una nuova generazione
capace di creare e mantenere il proprio benessere.
BIBLIOGRAFIA
Allen J. G., Fonagy P., Bateman A. W. (2010). La mentalizzazione nella pratica clinica. R. Cortina Editore.
Gerhardt G. (2006). Perchè si devono amare i bambini. R. Cortina Editore
Seligman M.E.P. (2006). Come crescere un bambino ottimista. Sperling & Kupfer.
Seligman M.E.P. (2010). La costruzione della felicità–II edizione. Sperling Paperback.
Slade A. (2010). Relazione genitoriale e funzione riflessiva. Ed. Astrolabio.
www.authentichappiness.org: VIA Strength Survey for Children
Sonja Lyubomirsky, David Schkade and Kennon M. Sheldon, "Pursuing Happiness: The Architecture of
Sustainable Change“. Review of General Psychology, Vol. 9, No. 2, 111–131, 2005
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