Sperimentazioni di Fisica per la didattica Aula A LUNEDI 17/10/2011 Una risposta esauriente a questa domanda è stata data solo in tempi rela2vamente recen2. Cominciando dalla fisiologia della visione, l'occhio funziona come una camera oscura, il cui sistema o>co, cos2tuito principalmente dal cristallino, proie?a l'immagine sull'organo sensibile, la re7na, situata sul fondo dell'occhio. S.More?o a.a.2011/2012 Come funziona l’occhio umano? 2 •  cornea: con indice di rifrazione di circa 1,38, cos2tuisce una poten2ssima lente convergente, con potere dio?rico di circa 42 dio?rie. •  Seguendo il percorso dei raggi luminosi provenien2 dall’esterno, dopo la cornea essi a?raversano una piccola regione di liquido dove l’indice di rifrazione è poco diverso da quello dell’acqua (1,33), per raggiungere un’altra lente convergente, il cristallino, con potere dio?rico di 16 dio?rie. •  Questa proie?a infine i raggi, a?raverso un’altra regione liquida verso la re7na: la parte dell’occhio sensibile alla luce che ricopre la parte posteriore della parete interna della membrana che lo racchiude, a circa 17 mm di distanza dal cristallino. •  Possiamo quindi schema2zzare l’occhio come un sistema cos2tuito da due len2 a conta?o, la cornea e il cristallino, con potere dio?rico complessivo di 58 dio?rie. Questo valore è molto elevato, ma è quanto occorre per poter focalizzare le immagini sulla rè2na, che è vicinissima al sistema di len2. •  Sebbene il potere dio?rico del cristallino sia solo una frazione di quello della cornea, questa lente presenta una cara?eris2ca importan2ssima: quella che ci perme?e di vedere dis2ntamente sia gli ogge> vicini che quelli lontani (come “zoomare” le immagini?). Infa> il cristallino è una lente variabile! S.More?o a.a.2011/2012 Occhio-­‐Sistema di lenti 3 •  Questa cara?eris2ca importan2ssima del cristallino, e dunque dell’occhio, prende il nome di accomodamento. Più precisamente, l’accomodamento consente di formare sulla rè2na immagini ni2de di ogge> che si trovano a distanze variabili da circa 15 cm (punto prossimo) fino all’infinito (punto remoto). La visione più confortevole da vicino, con i muscoli ciliari solo debolmente contra>, si ha per distanze di circa 25 cm (punto di visione dis.nta). S.More?o a.a.2011/2012 Accomodamento dell’occhio 4 L’accomodamento dell’occhio.
Vogliamo calcolare il potere di accomodamento, in diottrie, di un
occhio con punto prossimo a 25 cm, punto remoto all'infinito e
lunghezza dell'occhio di 2 cm. La distanza focale per avere una
visione distinta degli oggetti all'infinito (p∞ = ∞), formandone
l'immagine sulla rètina (q = 2 cm), si ricava dalla formula dei
punti coniugati: f∞ = 1/(1/p∞ +1/q) = 1/(1/∞ + 1/0,02) = 0,02 m.
A ciò corrisponde il potere diottrico D∞ = 1/f∞ = 50 diottrie. La
distanza focale per avere una visione distinta al punto prossimo
(p = 0,25), formandone l'immagine sulla rètina (q = 2 cm) si
ricava dalla formula dei punti coniugati: f = 1/(1/p +1/q) = 1/
(1/0,25 + 1/0,02) = 0,0185 m. A ciò corrisponde il potere
diottrico D = 1/f = 54 diottrie. La differenza fra i due poteri
diottrici, 54 – 50 = 4 diottrie, rappresenta il potere di
accomodamento dell'occhio. S.More?o a.a.2011/2012 Esercizio: 5 Come funziona la retina? La re2na con2ene più di cento milioni di elemen2 sensibili di due 2pi diversi: bianco e nero, quando, come accade di no?e, l'ambiente è poco illuminato; ü  coni, gli elemen2 sensibili ai colori, che per a>varsi richiedono però un livello di luminosità decisamente maggiore che i bastoncelli. •  Nota: colori molto scuri oppure colori pur vivaci in condizioni di scarsa illuminazione appaiono tu> indis2ntamente come grigi più o meno scuri. S.More?o a.a.2011/2012 ü  bastoncelli, che rendono possibile la visione, anche se solo in 6 La visione del colore dipende dai soli coni, che sono di tre 2pi diversi, sensibili rispe>vamente ai colori verde, rosso e blu. Nei coni avvengono delle reazioni fotochimiche reversibili che producono segnali ele?rici diversi secondo il colore e l'intensità della luce che cade sulla re2na. Il nervo o>co trasme?e i segnali al cervello, dove le aree cerebrali preposte alla visione ricostruiscono l'immagine, producendo quel fenomeno fisiologico sogge@vo che chiamiamo visione del colore. S.More?o a.a.2011/2012 Come riusciamo a vedere i colori? 7 •  La risposta media dell'uomo agli s2moli luminosi è stata misurata e viene descri?a dalle curve di sensibilità. •  È stato definito quindi l'osservatore standard, che fissa la risposta dell'occhio al colore. Così veniva portato a soluzione un an2chissimo problema: era infa> pra2camente dalla comparsa dell'uomo che si cercava di quan7ficare il colore, cioè tradurre in numeri il colore, una sensazione. S.More?o a.a.2011/2012 Come quanti?ichiamo i colori? 8 Cosa possiamo vedere? S.More?o a.a.2011/2012 •  l'occhio normale risponde alle radiazioni comprese in un intervallo di lunghezze d'onda che va da circa 740 nm (rosso cupo) a circa 380 nm (viole?o): luce visibile. Le radiazioni che l'occhio non percepisce sono de?e infrarosse, se di lunghezza d'onda maggiore, sono de?e ultravioleEe, se di lunghezza d'onda minore. 9 •  L'occhio normale, come si è detto, ha il punto prossimo a circa 15 cm
di distanza, il punto di visione distinta a circa 25 cm e il punto
remoto all'infinito. I più comuni difetti della vista, la miopia,
l'ipermetropia e la presbiopia, modificano questa situazione ideale,
riducendo la “profondità di campo” della visione, in modo tale da
veder bene solo da vicino oppure da lontano, o soltanto in una
gamma intermedia di distanze. S.More?o a.a.2011/2012 I difetti della vista 10 Nell’occhio miope il punto remoto si trova a distanza finita anziché
infinita, sicché le immagini degli oggetti più lontani appaiono confuse
perché si formano prima della rètina.
La miopia richiede quindi correzione per la visione da lontano, ma non
per quella da vicino. La causa più frequente è lo schiacciamento del
globo oculare, che si allunga provocando l'allontanamento della rètina
dal cristallino.
Dato che l'occhio miope presenta un eccesso di convergenza rispetto al
necessario, la vista si può correggere usando occhiali dotati di lenti
divergenti di opportuna distanza focale S.More?o a.a.2011/2012 Miopia 11 Nell’occhio ipermetrope il punto prossimo è più lontano del normale,
sicché appaiono confuse le immagini degli oggetti vicini, che
andrebbero a formarsi oltre la rètina. L‟ipermetropia richiede quindi
correzione per la visione da vicino, ma non per quella da lontano.
Questo difetto può essere provocato da un bulbo oculare più corto del
normale. Dato che l‟occhio ipermetrope presenta una insufficiente
convergenza, la vista si può correggere usando occhiali dotati di lenti
convergenti di opportuna distanza focale S.More?o a.a.2011/2012 Ipermetropia 12 La presbiopia deriva dalla graduale perdita di potere di accomodamento del cristallino al crescere dell'età. La conseguenza è che il punto prossimo dell’occhio presbite si allontana, rendendo confusa la visione degli ogge> vicini, mentre il punto remoto, 2picamente, si man2ene all'infinito. La visione da vicino si può correggere, come nel caso dell'ipermetropia, usando occhiali dota2 di len2 convergen2. Con ques2 occhiali, tu?avia, diventa confusa la visione degli ogge> lontani, che la perdita di accomodamento impedisce di focalizzare. Sicché spesso si u2lizzano occhiali bifocali le cui len2 hanno una forma tale da presentare una distanza focale diversa nella parte inferiore, per la vista da vicino, e in quella superiore, per la vista da lontano. S.More?o a.a.2011/2012 Presbiopia 13 •  Il difetto chiamato astigmatismo, che si manifesta in una distorsione
delle immagini, è causato da una curvatura non uniforme del
cristallino, per cui il potere diottrico di questa lente è diverso per i
raggi luminosi contenuti in piani meridiani diversi. Per correggere
l'astigmatismo si usano lenti aventi a loro volta curvatura non
uniforme, complementare a quella del cristallino, dette lenti
cilindriche perché spesso ottenute dal taglio di un pezzo di vetro
cilindrico anziché sferico. S.More?o a.a.2011/2012 Astigmatismo 14 Per ricordare: λ (lunghezza d’onda)e ν
(frequenza) S.More?o a.a.2011/2012 •  lunghezza d'onda e frequenza sono inversamente proporzionali e allora a minore lunghezza d'onda corrisponde maggiore frequenza, ovvero energia. Per esempio, la luce azzurra è piú energe2ca della luce rossa. 15 •  la luce che illumina il corpo; •  l’ogge?o colpito da luce; •  l'occhio che riceve le radiazioni diffuse o trasmesse dall’ogge?o stesso. •  se cambia la sorgente usata per illuminare, di solito cambia anche il colore percepito S.More?o a.a.2011/2012 La visione 16 Esistono due meccanismi, che chiamiamo genericamente sintesi, con cui si forma il colore. Pur dando luogo alla stessa sensazione, la natura di ques2 due processi è profondamente diversa. •  sintesi addi7va, quando si miscelano i colori primari, cioè si sommano luci colorate di varie sorgen2 (come sui palcoscenici dei teatri e dei concer2 pop o nei televisori a colori); •  sintesi soEra@va so?raendo cer2 colori alla luce bianca, quando si assorbe una parte della luce ricevuta dall'ambiente e si rimanda verso l'osservatore la parte non assorbita so?o forma di luce riflessa. In questo processo la luce riemessa è minore di quella che cade sul corpo colorato. Nei fa> la sintesi so?ra>va domina il mondo intorno a noi e gli ogge> e la loro rappresentazione in fotografie, diaposi2ve, film, quadri e disegni vengono vis2 illumina2 per luce dire?a o in trasparenza. S.More?o a.a.2011/2012 Come si forma il colore? 17 I due tipi di sintesi S.More?o a.a.2011/2012 i colori della sintesi addi2va sono verde rosso e blu(RGB), mentre i colori della sintesi so?ra>va sono ciano, magenta e giallo (CMY), i colori de> complementari rispe>vamente di rosso, verde, blu. Esempio di sintesi addi2va Esempio di sintesi so?ra>va 18 La dispersione è il fenomeno per cui la luce bianca, passando a?raverso un prisma, si scompone nei vari colori che la compongono che vanno dal rosso al viole?o, i se?e colori dell'arcobaleno. La variazione dell’indice di rifrazione con la lunghezza d’onda produce la separazione dei colori in un fascio di luce bianca. Il rosso è il meno deviato, il viole?o il più deviato. S.More?o a.a.2011/2012 La dispersione della luce 19 Per “aberrazione” intendiamo qualsiasi differenza fra le cara?eris2che o>che di un ogge?o e quelle della sua immagine, creata da un sistema o>co. In altre parole, ogni “dife?o” della lente. Le aberrazioni si possono schema2zzare secondo una classificazione in base al colore della luce (monocroma2ca o policroma2ca) e al 7po di oggeEo ripreso, se pun2forme (assiali) o esteso (extra assiali). S.More?o a.a.2011/2012 Cosa sono le aberrazioni delle lenti? 20 S.More?o a.a.2011/2012 Aberrazioni monocroma7che: tu?e le aberrazioni o>che non di 2po croma2co; Aberrazioni policroma7che: sono le 2pologie di aberrazione o>che che si manifestano nei sistemi o>ci rifra>vi con luce formata da un insieme di radiazioni ele?romagne2che di diverse lunghezze d'onda. Sono affe> da questo problema solo i sistemi o>ci che contengono elemen2 rifra>vi, come ad esempio len2 e prismi e che lavorano con luce non monocroma2ca. Sono dovute al cambiamento dell'indice di rifrazione al variare della lunghezza d'onda; Aberrazioni assiali: sono le 2pologie di aberrazione che sono rela2ve a luce proveniente solo da ogge> pun2formi che giacciono sull'asse o>co. Nella realtà non esistono ogge> pun2formi che giacciono sull’asse o>co però questo 2po di teorizzazione è u2le in o>ca per spiegare alcuni comportamen2 di ogge> reali; Aberrazioni extra assiali: sono le 2pologie di aberrazione che si manifestano con luce proveniente da sogge> estesi (ogge> non pun2formi) e non giacen2 sull'asse o>co. 21 In tabella vediamo i possibili 2pi di aberrazione, classifica2 come de?o: Aberrazioni assiali Aberrazioni extra assiali Aberrazioni Aberrazione Aberrazione policroma7che croma.ca assiale croma.ca laterale Aberrazione sferica Coma, Aberrazioni monocroma7che as.gma.smo dei fasci obliqui, distorsione, curvatura di campo S.More?o a.a.2011/2012 Schema aberrazioni 22 Si manifesta quando si u2lizzano sorgen2 di luce policroma2ca o bianca. E’ conseguenza del fa?o che l'indice di rifrazione assoluto del mezzo (la lente) dipende in realtà dalla lunghezza d'onda dei raggi che vi incidono e non è dunque costante, come assunto per ipotesi nell'O>ca geometrica. Per questo fenomeno l'immagine di una sorgente pun2forme o di un ogge?o risulta essere formata dopo il passaggio dei raggi in una lente da tante immagini colorate a distanza lievemente diverse e con ingrandimen2 diversi. L'aberrazione croma2ca può essere corre?a usando combinazioni di len2. S.More?o a.a.2011/2012 Aberrazione cromatica 23 Per esempio, esa?amente come un prisma scompone la luce bianca nelle sue componen2, così anche una lente convergente avrà diversi pun2 di fuoco a seconda della lunghezza d'onda della luce incidente e creerà un'immagine con indesiderabili aloni colora2. Minore sarà la lunghezza d'onda della luce, più vicino alla lente sarà il fuoco. S.More?o a.a.2011/2012 Aberrazione cromatica assiale 24 Se invece il raggio di luce colpisce obliquamente la lente, le diverse lunghezze d'onda -­‐ rifra?e secondo angoli differen2 -­‐ si focalizzano in pun2 diversi del piano focale, dando origine a sfrangiature colorate intorno ai pun2 immagine. Un punto di luce bianca appare così come un grappolo di cerchie> colora2. Si parla in questo caso di aberrazione croma7ca laterale (o extra assiale). Piano Focale S.More?o a.a.2011/2012 Aberrazione cromatica laterale Asse Focale 25 Luce bianca incidente E' dovuta al fa?o che i raggi rifra> nelle zone marginali della lente vengono a concentrarsi in un fuoco che non coincide con quello proprio della lente, se esso esiste. In questo caso il dife?o si corregge o diaframmando opportunamente la lente, cioè usando una zona intorno all'asse o>co non troppo estesa o, più spesso, accoppiando più len2 tra loro (ad esempio, una lente convergente con una divergente). S.More?o a.a.2011/2012 aberrazione di sfericità. 26 S.More?o a.a.2011/2012 La coma è un’aberrazione o>ca che deriva il suo nome dal cara?eris2co aspe?o a cometa delle immagini. Questa distorsione si ha quando l'ogge?o ripreso è spostato lateralmente rispe?o all'asse del sistema di un angolo θ. I raggi che passano per il centro di una lente con distanza focale f, sono focalizza2 alla distanza f tan θ. In generale, un fascio di raggi passan2 per la lente ad una certa distanza dal centro, è focalizzato in una forma ad anello sul piano focale. La sovrapposizione di ques2 diversi anelli origina una forma a V, simile alla coda di una cometa (da cui il nome: in la2no coma significa chioma). 27 S.More?o a.a.2011/2012 aberrazione as6gma6ca L’effe?o consiste nell'allungare leggermente le dimensioni dell'ogge?o osservato a?raverso le lente. Per correggerlo sono necessarie tecniche più sofis2cate del semplice accorpamento di più len2. Distorsione La distorsione o>ca si verifica nel momento in cui ai pun2 del piano ogge?o cos2tuen2 una certa figura corrispondono immagini che non cos2tuiscono una figura simile. Questo fenomeno è dovuto in buona parte al fa?o che le superfici esterne delle len2 sono curve o sferiche. 28 Quando due luci colorate vengono proie?ate nel medesimo punto di uno schermo bianco, la luce, che da quella zona si rifle?e negli occhi dell'osservatore, si combina addi2vamente, originando un colore nuovo. Questo può essere verificato con un semplice esperimento. S.More?o a.a.2011/2012 LE OMBRE COLORATE 29 Strumen7 •  Superficie bianca (va bene anche il muro); •  Tre lampade bianche •  Tre filtri colora2 (rosso, verde e blu); Montaggio •  Porre le lampade tu?e alla stessa distanza dalla parete e in modo che tu?e proie>no la loro luce sulla schermo; •  Porre su ciascuna uno dei filtri. •  interporre un ogge?o opaco fra lo schermo e le lampadine in modo che esso sia abbastanza vicino allo schermo (vanno benissimo anche le mani!); •  osservare i colori dell'ombra che questo proie?a; muovere l'ogge?o per verificare se l'ombra che esso proie?a cambia colore: di che colore è l’ombra? Il colore resta uguale spostando l’ogge?o? •  ripetere i pun2 preceden2, spegnendo alterna2vamente una delle tre lampade: intervengono cambiamen2 di colore nelle ombre? S.More?o a.a.2011/2012 Le ombre colorate 30 La re2na dell’occhio umano ha tre rece?ori per il colore: uno per il colore rosso, uno per il colore blu e uno per il colore verde. Per questo mo2vo tali colori vengono de> “colori primari”. Quando ques2 tre rece?ori vengono tu> s2mola2 contemporaneamente, abbiamo la sensazione del colore bianco. E’ questo il mo2vo per cui lo schermo, quando le tre lampadine sono accese contemporaneamente, risulta bianco nella parte in cui le tre luci si sovrappongono. La luce solare con2ene tu?e le lunghezze d’onda visibili, quindi s2mola in modo rela2vamente uniforme l’occhio e ci appare bianca. S.More?o a.a.2011/2012 Spiegazione I 31 Durante l’esperimento si sono potute osservare ombre di diversi colori: rosso, blu, verde, nero, blu -­‐ verde, magenta (blu + rosso) e giallo (rosso + verde). La spiegazione di questo fenomeno è da ricercarsi nella composizione delle luci, che (nota bene!) è differente dalla composizione dei pigmen2 che si è soli2 fare u2lizzando le ma2te colorate. Infa>, ad esempio, dalla sovrapposizione della luce rossa e verde si o>ene una luce risultante gialla; (cosa accade invece se si sovrappongono i pigmen2 delle ma2te rossa e verde? Si o>ene ancora il giallo?) Quando si interpone un ogge?o opaco tra le fon2 luminose e lo schermo, si bloccano uno o più dei tre fasci di luce. Bloccando due dei tre colori, si o>ene l'ombra del terzo colore (se ad esempio si blocca la luce proveniente dalla lampada blu e dalla lampada rossa, si o>ene un’ombra verde). Bloccando tu> e tre i colori si o>ene un’ombra nera. Bloccando un solo colore si o>ene un'ombra del colore che èuna mescolanza dei due non blocca2 (verde + blu, verde + rosso, blu + rosso). S.More?o a.a.2011/2012 Spiegazione II 32 Elemen2 in gioco: •  La luce visibile di color bianco proveniente dal Sole è composta dalla sovrapposizione di onde ele?romagne2che di diverse lunghezza d’onda che variano dai 380 ai 720 nm. •  L’atmosfera: composta per il 78% da azoto e per il 21 % da ossigeno. Sono anche presen2 argon, acqua (in forma di vapore, goccioline e cristalli di ghiaccio) e par2celle solide (polveri, ceneri dai vulcani e sale dal mare). Gli effe> dell’interazione tra luce ed atmosfera dipendono dalla lunghezza d’onda della radiazione e dalle dimensioni degli ogge> su cui questa incide. Le par2celle di polvere e le goccioline d’acqua sono molto più grandi della lunghezza d’onda della luce visibile: in questo caso la luce viene riflessa in tu?e le direzioni allo stesso modo, indipendentemente dalla propria lunghezza d’onda. S.More?o a.a.2011/2012 Perché il cielo è blu? 33 Le molecole di gas hanno dimensioni inferiori e la luce si comporta diversamente a seconda della sua lunghezza d’onda. •  La luce rossa ha una lunghezza d’onda maggiore e tende a “scavalcare” le par2celle più piccole senza “vederle”; questa luce, dunque, interagisce molto debolmente con l’atmosfera e prosegue la sua propagazione re>linea lungo la direzione iniziale •  La luce blu ha una lunghezza d’onda inferiore e si “accorge” della presenza delle molecole da cui è infa> riflessa in tu?e le direzioni.
fu Einstein a dimostrare nel 1911, contrariamente a quanto si credeva, che erano proprio le molecole, e non le polveri in sospensione, la causa della diffusione S.More?o a.a.2011/2012 Perché il cielo è blu? 34 Questa diffusione differenziale dipendente dalla lunghezza d’onda è chiamata, in inglese, Rayleigh sca>ering (da Lord John Rayleigh, il fisico inglese che per primo la descrisse nella seconda metà dell’O?ocento). Più precisamente, la quan2tà di luce diffusa è inversamente proporzionale alla quarta potenza della lunghezza d’onda. Ne consegue che la luce blu è diffusa più di quella rossa di un faEore (700/400)4 ~ 10. S.More?o a.a.2011/2012 Perché il cielo è blu? 35 Proprio nel Rayleigh sca>ering risiede la risposta alle domande che ci siamo pos2 nel 2tolo! Nell’a?raversare l’atmosfera, la maggior parte della radiazione di maggior lunghezza d’onda prosegue la sua traie?oria re>linea. La luce rossa, arancione e gialla viene influenzata solo in minima parte dalla presenza dell’aria. Al contrario, la luce blu è diffusa in tu?e le direzioni. In qualunque direzione si osservi, parte di questa luce giunge ai nostri occhi. Il cielo, pertanto, appare blu. Vicino all’orizzonte il cielo è di un azzurro più chiaro perché la luce, per raggiungerci da questa direzione, deve a?raversare più aria e viene diffusa maggiormente; pertanto siamo raggiun2 da una minor quan2tà di luce blu. S.More?o a.a.2011/2012 Perché il cielo è blu? 36 Una spiegazione più approfondita del fenomeno della diffusione richiede di considerare la stru?ura atomica della materia e fa intervenire la meccanica quan2s2ca, considerando la diffusione come un processo complesso di assorbimento e ri-­‐emissione di luce da parte di singoli atomi e molecole e non come semplice deviazione della luce incidente da parte di microscopiche superfici materiali. S.More?o a.a.2011/2012 Perché il cielo è blu? 37 E se fossimo sulla luna.. E al tramonto.... quando il Sole è vicino all’orizzonte. I raggi solari dire> a?raversano uno strato maggiore di atmosfera e vengono maggiormente impoveri2 della componente blu. Il Sole, dunque, diventa sempre più rosso man mano che il tramonto procede. S.More?o a.a.2011/2012 a causa dell’assenza di atmosfera (e della diffusione ad essa connessa), il cielo apparirebbe nero e il Sole sarebbe bianco. 38 Le immagini inviateci dalle sonde Viking nel 1977 e Pathfinder nel 1997 hanno mostrato che il cielo visto da Marte appare rosso. Questo è dovuto alla polvere ricca di ossido di ferro (che appare rosso), sollevata durante le bufere che si verificano di tanto in tanto sul pianeta rosso (come viene appunto soprannominato Marte). Il colore del cielo marziano dipende dunque dalle condizioni atmosferiche. Esso è blu in assenza di bufere recen2, ma risulta comunque più scuro di quello terrestre a causa della minore quan2tà di atmosfera. S.More?o a.a.2011/2012 E su Marte.. 39 Ad un osservatore posto in B (mezzogiorno) il cielo apparirà azzurro, proprio perché la componente azzurra della luce diffusa lateralmente da tu?e le par2celle è molto più intensa. Se non ci fosse l’atmosfera il cielo apparirebbe nero. I raggi che giungono dire?amente dal sole perdono il viole?o ed un po’ di blu, tendendo ad ingiallirsi. I colori del tramonto percepi2 dall’osservatore posto in A sono lega2 al fa?o che i raggi hanno a?raversato uno spessore grande di atmosfera, perdendo la componente azzurra e lasciando una preponderanza di rosso-­‐arancio. S.More?o a.a.2011/2012 Per riassumere.. 40 S.More?o a.a.2011/2012 Dato che la diffusione cresce con la frequenza, ci si potrebbe chiedere perché non sono le più alte frequenze dello spe?ro della luce visibile (corrisponden2 al viole?o) ad essere maggiormente diffuse, anziché il blu. La cause sono diverse: parte della luce solare viene assorbita nell’alta atmosfera, inoltre non viene emessa con la stessa intensità in tu?e le frequenze e infine i nostri occhi sono meno sensibili al viole?o che all’azzurro. 41 S.More?o a.a.2011/2012 •  Anche alla base della visione in una giornata nebbiosa c’è un fenomeno di diffusione per trasmissione, dovuto alla presenza nell’aria delle microscopiche goccioline d’acqua che cos2tuiscono, appunto, la nebbia e che agiscono da centri diffusori. Come nel caso dell’acqua e la?e la luminosità complessiva è alta, ma non si dis2nguono gli ogge> se non quando sono abbastanza vicini e/o abbastanza luminosi. •  Le nuvole e la nebbia ci appaiono bianche perché consistono di par2celle più grandi delle lunghezze d’onda della radiazione visibile, e diffondono tu> i colori allo stesso modo. Tu?avia, in par2colari condizioni, è possibile che in aria si trovino in sospensione par2celle più piccole. 42