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GIOVEDÌ
27 NOVEMBRE 2008
PREMI
FINALISTI DEL VOLPONI
◆ Quattro giorni, fino a sabato,
per il Premio letterario nazionale
"Paolo Volponi", letteratura e
impegno civile, a Porto
Sant’Elpidio, Fermo, Porto San
Giorgio, Monte Vidon Corrado
(info: 3333.6331721). I libri
finalisti sono «La città dei ragazzi»
di Eraldo Affinati (Mondadori),
«La guerra dei cafoni» di Carlo
D’Amicis (Minimum fax), «Il circo
capovolto» di Milena Magnani
(Feltrinelli). Ieri il premio speciale
"Lettere e arti" è stato assegnato
al poeta Eugenio De Signoribus.
Sabato serata finale del premio
Paolo Volponi con proclamazione
dei vincitori e premiazioni, a
Porto Sant’Elpidio, Teatro delle
Api, ore 21. Nel corso della serata
verrà assegnato il premio
"Impresa e cultura". Oggi a Monte
Vidon Corrado e domani a Fermo,
incontri su Paolo Volponi.
DIBATTITO
Gli intellettuali cattolici
fra difesa dello Stato
e tutela della persona
DA ROMA PAOLA SPRINGHETTI
he ruolo svolgono, o potrebbero svolgere, gli intellettuali
cattolici nella società di oggi? Per rispondere alla domanda bisognerebbe capire chi sono e a
quali principi si ispirano. Aiuta, in
questo senso, la ricerca condotta
da Luca Diotallevi, Roberto Cipriani, Giuseppe Giordan e Roberta
Ricci e pubblicata da Borla nel volume L’intellettuale cattolico. Una
ricerca sull’associazionismo religioso e sulla formazione teologica.
L’indagine, che è stata presentata
ieri a Roma, ha coinvolto intellettuali del Movimento Ecclesiale di
Impegno Culturale (MEIC), dell’Istituto di Scienze Religiose di Padova, della Federazione Universitaria
Cattolica Italiana, dell’Istituto Teologico di Assisi. Gli elementi comuni non sono pochi: c’è una forte
propensione all’impegno in organizzazioni ecclesiali ufficiali e nel
civile. La maggior parte considera il
Concilio Vaticano II una fonte d’ispirazione fondamentale; in politica è orientata soprattutto verso il
centro-sinistra (48,9%); in campo
economico rivela simpatie stataliste, almeno nel senso che ritiene inopportuno privatizzare le aziende
"fondamentali" (85%), pensa che lo
Stato dovrebbe garantire il posto di
lavoro (44%), che la flessibilità dell’attuale mercato del lavoro andrebbe ridotta (47%) ed è contraria
alla privatizzazione dei servizi sanitari. E difende la famiglia nella forma tradizionale e costituzionale.
Insomma «le parole chiave degli intellettuali cattolici sembrano essere
due: "individuo" e Stato" – ha sintetizzato Sandro Magister – perciò
su alcuni temi, come l’immigrazione (che viene considerata una risorsa) o la giustizia (si dà più attenzione allo snellimento dei processi
che all’inasprimento delle pene),
viene data preminenza ai diritti individuali, che richiedono di essere
sostenuti con una legislazione adeguata». E d’altronde «la lealtà costituzionale – ha sottolineato la sociologa Simona Andrini – è forse il criterio di riferimento condiviso che
emerge con più forza». Magister ha
anche posto il problema del peso
degli intellettuali cattolici nella vita
politica e sociale, affermando che
forse «sono ancora presenti, ma
hanno perso spinta propulsiva e visibilità, mimetizzandosi nella società laica». Per Dario Antiseri il
problema è che col prevalere delle
idee di Dossetti su quelle di Sturzo
il cattolicesimo liberale è uscito
sconfitto. «Il risultato è che gli intellettuali cattolici spesso non sanno
fare cultura e si assestano su posizioni di retroguardia». Ma Renato
Balduzzi, presidente del Meic, non
è d’accordo. «Tutta questa afonia
non l’ho vista» ha detto. «Ho sentito la presenza dei cattolici non solo
in occasione del referendum sulla
fecondazione artificiale, ma anche
di quello dell’anno successivo confermativo della riforma costituzionale. Questa ricerca mostra una
realtà di cattolici periferici e in
qualche modo disorganici, e questo può voler dire anche liberi». Il
problema è «definire che cosa significa incidere sulla realtà. La presenza dei credenti non si può misurare sul numero dei cattolici presenti nel Governo, occorre trovare
criteri più raffinati». Da parte sua,
Luca Diotallevi ha ribadito che «i
sette gruppi di controllo utilizzati
nella ricerca dicono senza dubbio
che l’intellettuale cattolico è più
statalista che liberista. E non è detto che siamo in presenza di una
posizione passatista».
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28
Roma
Il cardinale Bertone:
«Le lacune dei teologi
dipendevano dalla
mentalità dell’epoca,
lo scienziato era
un uomo di fede»
DA ROMA GIOVANNI GRASSO
alileo Galilei fu un
grandissimo scienziato e
contemporaneamente un
uomo con profondo senso
religioso. A dimostrazione che il
rapporto tra scienza e fede è
perfettamente componibile
senza strappi o lacerazioni. È
quanto ha detto, in sintesi, il
segretario di Stato vaticano,
cardinal Tarcisio Bertone, che è
intervenuto ieri al convegno «La
scienza 400 anni dopo Galileo
Galilei. Il valore e la complessità
etica della ricerca tecnoscientifica contemporanea»,
promosso dalla Finmeccanica
presso il complesso
monumentale del Santo Spirito.
«In questi ultimi anni – ha detto
Bertone – ci sono stati interventi
chiarificatori che, se hanno con
grande sincerità posto in luce
lacune di uomini di Chiesa
legati alla mentalità dell’epoca,
hanno permesso al tempo
stesso di far risaltare la ricca
personalità di questo scienziato
che con il cannocchiale
astronomico scoprì che la Terra
non è il centro di tutti i
movimenti celesti. Quel che mi
pare debba essere sottolineato è
che Galileo, uomo di scienza, ha
pure coltivato con amore la sua
fede e le sue profonde
convinzioni religiose. Galileo
Galilei è un uomo di fede che
vedeva la natura come un libro
il cui autore è Dio». E ha citato a
questo proposito un famoso
scritto di Galileo in cui lo
scienziato affermava:
«L’intenzione dello Spirito Santo
essere d’insegnarci come si vada
al cielo, e non come vada il
cielo». Distinzione dei piani,
dunque, ma non contrasto, anzi
necessità di collaborazione. E, in
particolare negli ultimi anni, che
hanno conosciuto uno sviluppo
tecnico e scientifico senza
precedenti, «sono apparse
problematiche di carattere etico
e filosofico a motivo del
crescente impatto
antropologico e sociale di esso.
Ecco perché – ha spiegato
ancora il cardinal Bertone – si
impone oggi un’attenta e
profonda riflessione sulla
natura, sulle finalità e sui limiti
della ricerca tecnica e
scientifica» e, in definitiva,
anche «un rinnovamento
morale se si vuole che le risorse
scientifiche e tecniche siano
messe a servizio dell’uomo».
Oggi, infatti, per il segretario di
Stato «da un lato si avverte
l’insorgere di problematiche
etiche complesse e inedite, in
ragione di un divario che va
allargandosi tra i rapidi sviluppi
della ricerca scientifica e la
disponibilità di strumenti e
metodi di valutazione etica
adeguati. Dall’altro siamo di
fronte allo smarrimento delle
leggi morali ereditate dalla
tradizione, e questo facilmente
degenera in assenza di leggi,
come si è visto nella recente
bufera finanziaria quando tutti
hanno fatto appello a regole
precise». Non diverso il pensiero
del presidente e amministratore
delegato di Finmeccanica, Pier
Francesco Guarguaglini, che ha
ricordato che «ciò che guida gli
scienziati, tanto nella verifica
empirica che nella formulazione
teorica, è la ricerca della verità.
E tuttavia – ha aggiunto – tutti
gli scienziati di ogni settore,
nello sviluppo e
G
Galileo e Chiesa
processi finiti
Il cardinale Bertone
Ugo Amaldi
Padre George Coyne
Gianfranco Ravasi
Una incisione che raffigura Galileo mentre mostra il cannocchiale al Doge di Venezia
nell’applicazione della
tecnologia, si prefiggono anche
l’obiettivo di raggiungere un
progressivo miglioramento delle
condizioni di vita dell’uomo».
Ma, ha avvertito Guarguaglini,
«la scienza non ha né il compito
né la possibilità di fornire una
risposta alle domande basilari
dell’uomo; domande la cui
risposta è da cercare altrove, in
un’indagine parallela e contigua
al cammino della scienza». E,
dunque, il preteso contrasto tra
Ravasi: ripubblichiamo
tutte le fonti della
diatriba col Vaticano
Amaldi: tra i ricercatori
c’è una «trascendenza
orizzontale».
Guarguaglini:
sulle domande ultime
la risposta è religiosa
scienza e fede «oggi si rivela
velleitario e anacronistico».
Occorre piuttosto «definire con
chiarezza i campi propri di
ciascuna di queste discipline,
dall’altro riconoscere
l’innegabile relazione che c’è tra
mondo spirituale, aspirazione
alla libertà e conoscenza
scientifica della verità».
Monsignor Gianfranco Ravasi,
presidente del Pontificio
Consiglio della Cultura e della
Pontificia Commissione per i
Beni culturali della Chiesa, si è
detto ottimista: dopo secoli di
sterili contrapposizioni, «è ora
giunto il momento di guardare
al futuro dei rapporti tra scienza
e fede con ottimismo, perché,
come diceva Giovanni Paolo II,
la scienza può purificare la fede
dalla superstizione e la fede può
purificare la scienza dal
dogmatismo. Scienziati e teologi
devono guardare
reciprocamente uno nel terreno
dell’altro per cercare dei punti
di intersezione. Per conservare
la propria identità è necessario
abbandonare gli integrismi e
l’arroganza che genera
radicalismo perché la verità non
è appannaggio soltanto di uno
dei due campi, la verità si
conosce anche attraverso la
poesia, l’arte, la musica e la
fede». Quanto a Galileo, Ravasi
ha detto: «È importante
ritornare sulla sua storia e
auspico che l’Archivio segreto
del Vaticano ripubblichi tutti i
materiali inerenti al suo
processo, e che magari
Finmeccanica ne sostenga la
pubblicazione». Un grande
fisico, come Ugo Amaldi, ha
raccontato invece come lui ha
risolto il nodo che sembra da
sempre opporre scienziati
credenti e scienziati atei:
immaginando cioè una linea di
confine che includa i problemi
scientifici «lasciando al fuori
tutte le domande non
scientifiche». Chi nega che
esista «un progetto divino sulla
natura» compie in realtà
secondo Amaldi «un passo di
trascendenza orizzontale» che
non è giustificato «dal solo
sapere scientifico ma è
influenzato dal vissuto
personale e da considerazioni
filosofiche e sapienziali, che si
trovano al di fuori del confine».
Mentre «non è sostanzialmente
diverso il comportamento di
colui che, guidato dalla sua
diversa esperienza esistenziale e
dalla sua ragione filosofica e
ragionevolezza sapienziale,
uscendo dal confine del sapere
scientifico compie un passo di
trascendenza verticale
scegliendo, ad esempio,
un’opzione religiosa o filosofica
che privilegia la centralità
dell’uomo nella natura». E,
dunque, la metafora del confine
«mostra che, comunque e
sempre, l’intelletto compie un
passo di trascendenza: alcuni
scelgono la trascendenza
orizzontale, altri la trascendenza
verticale, e le motivazioni
stanno tutte al di fuori del
confine del sapere scientifico».
All’incontro di Finmeccanica
che anticipa le celebrazioni
galileiane, previste per il 2009 –
ovvero a 400 anni dalla prima
volta che Galileo puntò il
telescopio sul cielo di Padova –
hanno preso parte anche padre
George V. Coyne, presidente
emerito della Specola vaticana,
il matematico Edoardo Vesentini
e Riccardo Chiaberge, direttore
del supplemento culturale
domenicale del Sole 24 Ore.
BOLOGNA
Antropologia secolare
Oggi e domani alla Biblioteca
Universitaria (via Zamboni
35, Bologna) si svolgerà il
meeting internazionale
«1908-2008: 100 anni di
Antropologia a Bologna.
Nuove prospettive di
ricerca». Dopo i saluti delle
autorità; oggi alle 11.15
Fiorenzo Facchini
dell’Università di Bologna
terrà la relazione
introduttiva su «100 anni di
Antropologia a Bologna».
Seguirà la relazione di David
Frayer, dell’Università del
Kansas. Nel pomeriggio, a
partire dalle 14.30 verrà
affrontato il tema
«Evoluzione dell’uomo»:
parleranno Marcia Pònce de
Leon e Cristoph Zollikofer,
Jacopo Moggi Cecchi,
Giorgio Manzi,Valentina
Mariotti e Jean Guilaine.A
seguire, si parlerà di
«Antropologia molecolare».
Domani dalle 9.20 si tratterà
di «Antropometria ed
ergonomia»: interverranno
Toivo Jurimae, Emanuela
Gualdi, Miosotys Massidda e
Stanley J. Ulijaszek. Nel
pomeriggio dalle 15 il tema
sarà «Il museo di
Antropologia», con Giacomo
Giacobini, Luca Bondioli e
Giorgio Gruppioni.
Dal papiro all’immagine: le avventure del libro
DI MICHELE DOLZ
l nome del libro, biblion in greco e liber in latino, porta
entro sé il significato primo
di corteccia d’albero: ugualmente l’ideogramma cinese
indicante il libro lo schema-
«I
tizza come tavoletta lignea o
di bambù». Così Flaminio
Gualdoni getta radici profonde in questa sua originale
storia del libro (Una storia
del libro. Dalla pergamena a
Ambroise Vollard, Skira, 144
pag. XCVI di illustrazioni
fuori testo, 25 euro) Docente
di storia dell’arte all’Accademia di Brera e con significativa esperienza nella direzione
museale e nelle pubblicazioni d’arte, Gualdoni affronta
ora un tema apparentemente collaterale e lo fa con un
affetto nel quale molti lettori,
bibliofili forse inconsapevoli,
si ritroveranno. Perché la storia del libro percorre e vertebra la storia della cultura.
C’è tutto, qui. I papiri e con
essi l’invenzione della scritpassa anche a mani laiche, in
tura e del foglio alla fine del
concomitanza con il diffonIV millennio avanti Cristo.
dersi della produzione di
Com’erano le biblioteche del
carta. Perché, lasciando stare
mondo greco-romano. La
quella cinese, nel 1100 la carperdita d’interi
ta si fabbricava
patrimoni a
già a Xativa
L’avvento
della
causa di roghi
(Spagna), nel
scrittura, le biblioteche 1220 ad Amalfi
incidentali o
volontari: il
nel 1268 a Faantiche, i roghi, l’opera ebriano.
fuoco, primo
dei monaci, la stampa
nemico del liOvvio giro di
bro, compagno
boa in questa
e l’editoria d’arte in
di fanatismo e
storia, l’invenun saggio di Gualdoni
d’insicurezza.
zione della
Gli scriptoria
stampa. E al rimonastici fuguardo viene
rono nel medioevo delle vere
ricordato opportunamente
industrie librarie, spesso
che nelle botteghe dei rilegamolto ben organizzate e con
tori era invalso l’uso di caratstrategie editoriali. E a partiteri e punzoni per piccoli tere dal Duecento l’industria
sti, come faceva ad esempio
il domenicano Konrad Forster di Norimberga già nel
1431. È molto probabile che
Johann Gutenberg lo abbia
conosciuto e ne abbia tratto
spunto. Nel 1480 oltre centodieci città europee possiedono laboratori tipografici.
Nella sola Venezia si pubblicano entro il 1.500 oltre
4.500 dei 12.000 libri che escono in Italia e sono attivi
150 dei 500 stampatori. Dati
che aiutano a capire la fioritura umanistica del periodo.
Un tipografo di assoluta importanza come Aldo Manuzio trascorreva molto del suo
tempo insieme a Erasmo. E i
cataloghi comprendono titoli sempre più variegati, tra i
quali autentici bestseller co-
me il Cortigiano, le Vite del
Vasari, l’Orlando, ecc.
A partire dal Seicento, con le
tecniche tipografiche perfettamente sviluppate e con il
convincimento generale dell’utilità del mezzo, la storia
dell’editoria si dipana in
molti rivoli. È anche il momento del libro illustrato,
che vedrà punte eccellenti
nella temperie antiquaria
neoclassica. Ma Gualdoni
focalizza bene un fenomeno
librario del Novecento: il volume concepito esso stesso
come opera d’arte, a firma
di grandi artisti come Bernard, Cezanne, Rouault o Picasso. Editore e mecenate di
questi capolavori, Ambroise
Vollard.
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