Liceo Scientifico Statale «E. Boggio Lera» 4 Marzo 2016 04/03/2016 Programma del seminario Introduzione La scoperta delle onde gravitazionali: conferma definitiva della teoria della Relatività Generale di Einstein (prof. Stivala) Aspetti sperimentali della scoperta delle onde gravitazionali da parte dell’esperimento LIGO (prof. Maccora) Dibattito e conclusione 04/03/2016 Liceo Scientifico Statale «E. Boggio Lera» 4 Marzo 2016 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala Indice dalla gravitazione universale di Newton alla teoria relativistica della gravitazione di Einstein la visione di Einstein della gravitazione come “curvatura” dello spaziotempo un’analogia con la teoria di Maxwell del campo elettromagnetico le onde gravitazionali 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala Il “cuore” di questo seminario «Ciò che noi chiamiamo gravità è spaziotempo curvo in azione…la gravità di Einstein è geometrodinamica» (J.A. Wheeler) «La materia è rappresentata dalla curvatura, ma non tutta la curvatura rappresenta materia: esiste una curvatura anche nel vuoto» (G. Lemâitre) 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala La RG in breve La Relatività Ristretta tratta delle leggi della Meccanica e dell’Elettromagnetismo così come vengono descritte da osservatori in moto relativo uniforme e costante. D’altra parte, come osservò Einstein nel 1915, all’interno di un sistema di riferimento in caduta libera il campo gravitazionale viene annullato. Un sistema di riferimento in moto accelerato è localmente equivalente ad un campo gravitazionale uniforme (principio di equivalenza). La RG, trattando il moto relativo accelerato tra gli osservatori, esamina automaticamente i campi gravitazionali, tenendo conto del ruolo di velocità limite della velocità della luce nel vuoto. 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala Il campo gravitazionale non può essere, come nella fisica newtoniana, un campo che agisce «a distanza»: non ci sono «forze gravitazionali» che influenzano i corpi distanti, ma ogni corpo si muove nello spaziotempo badando solo a ciò che avviene nelle sue immediate vicinanze. Il moto accelerato dei corpi è conseguenza della curvatura dello spaziotempo che, generata dalla materia, è ciò che noi chiamiamo «gravità». La curvatura dello spaziotempo spiega alcuni fenomeni (deflessione dei raggi luminosi, red-shift gravitazionale, precessione del perielio delle orbite planetarie, onde gravitazionali) non previsti dalla teoria newtoniana della gravità. 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala Gravitazione e Relatività Il principio fondamentale della RR è il Principio di Relatività: non esistono moto o quiete assoluti, e tutti i sistemi di riferimento inerziali sono equivalenti. Di conseguenza, le leggi della Fisica sono covarianti per trasformazioni di Lorentz, e la velocità della luce nel vuoto è invariante ed universale. Così, i concetti di spazio e di tempo vengono radicalmente trasformati: vengono introdotti lo spaziotempo, l’intervallo invariante fra gli eventi, ecc… Quali sono le conseguenze per la teoria della gravitazione? 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala La teoria di Newton è basata sui concetti di spazio assoluto e di tempo assoluto: la forza gravitazionale agente all’istante t fra due masse è determinata dalla distanza fra le due masse nel medesimo istante. Ciò non comporta ambiguità, nella fisica newtoniana, perché tutti gli osservatori misurano le stesse distanze negli stessi istanti, ma non è così in Relatività! Esiste nella fisica newtoniana un problema analogo, che nasce quando si considera l’interazione fra cariche elettriche in moto. Infatti, la forza di Coulomb fra due cariche (matematicamente analoga alla legge di Newton della gravitazione) vale solo se le due cariche sono ferme l’una rispetto all’altra, ed è scritta nel sistema di riferimento nel quale sono ambedue in quiete. Se invece una carica è in moto rispetto all’altra, occorre tener conto della propagazione del campo elettromagnetico prodotto dalla prima fino al punto in cui è posta la seconda… 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala Il Principio di Equivalenza Nella Meccanica di Newton e nella RR hanno fondamentale importanza i sistemi di riferimento inerziali, che possono essere estesi in entrambe le teorie in modo arbitrario nello spazio e nel tempo; in essi vale il Principio d’Inerzia. Per controllare l’assenza di campi e.m., occorre confrontare le accelerazioni subite da corpi carichi di diversa massa posti nel medesimo punto dello spazio. Lo stesso non vale per i campi gravitazionali, a causa dell’equivalenza fra massa inerziale e massa gravitazionale. Occorre perciò confrontare le accelerazioni subite dai corpi in punti diversi. M r1 a1 r2 a2 se . In altri termini, i campi gravitazionali sono rilevabili solo se non sono omogenei. 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala In un sistema di riferimento in caduta libera, il campo gravitazionale è zero. I sistemi in caduta libera sono quanto di più simile ai sistemi inerziali si possa trovare ma, a causa delle disomogeneità di un vero campo gravitazionale, essi non possono essere estesi: sono cioè sistemi locali. ≪ ′ ≅ ′ La presenza di un «vero» campo gravitazionale equivale all’impossibilità di estendere i sistemi di riferimento in caduta libera. 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala Viceversa, un sistema di riferimento in moto accelerato può simulare localmente gli effetti di un campo gravitazionale. Ciò vale sia per i corpi materiali sia per la luce. Se vale il Principio di Equivalenza, un campo gravitazionale deve incurvare L la traiettoria della luce. L ∆ ≅ ∆ ≅ 1 2 1 2 ∆ ≅ 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala 1 2 Principio di covarianza generale e curvatura dello spaziotempo In presenza di campi gravitazionali, il percorso della luce è deviato dalla linea retta (e quello degli oggetti materiali è ancora più deviato…). Non si possono costruire sistemi di riferimento con assi rettilinei, ma solo riferimenti curvilinei estesi, che localmente si possono considerare rettilinei: sono i riferimenti in caduta libera. Qualunque sistema di riferimento curvilineo esteso deve descrivere, altrettanto bene rispetto ad un qualunque altro, le leggi della Fisica. Vale allora il Principio di covarianza generale: le leggi della Fisica devono essere covarianti in forma per trasformazioni generali di coordinate Questo principio è intimamente connesso alla curvatura dello spaziotempo: gli assi di un sistema di riferimento esteso nella RG sono curve geodetiche dello spaziotempo curvo (mentre gli assi rettilinei dei sistemi di riferimento inerziali della RR sono geodetiche dello spaziotempo piatto di Minkonwskij). 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala Gravitazione = «geometrodinamica» Il trasporto parallelo di vettori lungo linee giacenti su superfici curve definisce le geodetiche come linee autoparallele, cioè come quelle linee per le quali una tangente, trasportata parallelamente a se stessa lungo la linea, rimane tangente a questa in ogni punto. Nella RG si estende allo spaziotempo curvo il Principio di Fermat, cioè il principio del minimo tempo proprio: si assume quindi che le traiettorie delle particelle e della luce in moto in un campo gravitazionale sono geodetiche dello spaziotempo curvo. In altri termini, dal punto di vista geometrico, le particelle e la luce si muovono seguendo la curvatura media dello spaziotempo nelle loro immediate vicinanze e descrivono così linee d’universo geodetiche. Il moto delle particelle in un campo gravitazionale, dal punto di vista dinamico, è sempre un moto naturale di caduta libera: l’accelerazione della particella in un punto è determinata dal valore del campo gravitazionale in quel punto. L’equivalenza fra i due punti di vista è il cuore dell’interpretazione di Einstein del campo gravitazionale come «geometrodinamica». 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala Muovendosi su una superficie curva, due punti si avvicinano anche se ognuno di essi si muove lungo una geodetica mantenendo invariata la direzione del proprio moto: P A’ B’ A B All’interno della superficie curva, i due punti sembrano sottoposti ad una forza attrattiva che li accelera l’uno verso l’altro. Nella concezione relativistica einsteniana, «la gravità è spaziotempo curvo in azione» (J.A.Wheeler): i corpi materiali e la luce si muovono seguendo la curvatura dello spaziotempo nelle loro immediate vicinanze. D’altra parte, la curvatura dello spaziotempo è conseguenza della massa-energia dei corpi materiali. Allora, «la materia dice allo spaziotempo come curvarsi, e lo spaziotempo curvo dice alla materia come muoversi: la gravità di Einstein è geometrodinamica» (J.A.Wheeler) 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala Il legame fra la curvatura dello spaziotempo e la distribuzione della massa-energia è descritto matematicamente dalle equazioni di Einstein del campo gravitazionale, date in forma compatta da Qui, G è una particolare grandezza matematica (detta tensore di Einstein) che descrive opportunamente il campo gravitazionale, mentre T è una grandezza analoga (detta tensore energia-impulso) che descrive la distribuzione di massa, energia e quantità di moto. Così, come accade in tutte le teorie di campo (quali la teoria di Maxwell dell’elettromagnetismo) nella RG si collegano le grandezze matematiche che descrivono il campo con funzioni che rappresentano la distribuzione (nello spazio e nel tempo) delle sorgenti del campo stesso. Una delle conseguenze più importanti di tale concezione della gravità è che il campo gravitazionale generato da sorgenti in moto accelerato può propagarsi nel vuoto (cioè in zone prive di massa-energia) alla velocità della luce: questo campo, analogamente al campo e.m. nel vuoto, è un’onda gravitazionale. 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala Il campo elettromagnetico nel vuoto e le onde e.m. Com’è noto, in una zona dello spazio sufficientemente lontana da cariche e da correnti elettriche (cioè, nel vuoto) le equazioni di Maxwell si scrivono nella forma: Queste equazioni mostrano che, a differenza di quanto accade per i campi statici, un campo magnetico variabile nel tempo genera un campo elettrico variabile nel tempo e viceversa: e non sono più indipendenti fra loro ma componenti di un’entità unica, il campo elettromagnetico. 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala Come si vede, e nel vuoto hanno proprietà simili e si comportano in modo simmetrico; il campo elettromagnetico è capace di autoalimentarsi e di propagarsi sotto forma di onde e.m., con una velocità pari a Le oscillazioni che costituiscono l’onda non riguardano però un mezzo materiale elastico, come nel caso delle onde meccaniche, ma gli stessi vettori e nei diversi punti dello spazio raggiunti dall’onda. Un’analisi matematica dettagliata mostra che le oscillazioni dei campi e nel vuoto sono sempre perpendicolari alla direzione di propagazione dell’onda: le onde e.m. sono onde trasversali. Le onde e.m. più semplici da studiare sono le cosiddette onde piane, che possiedono fronti d’onda piani e si propagano in direzione perpendicolare ai fronti d’onda. 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala In un’onda piana, i campi e oscillano ognuno in una direzione perpendicolare a quella dell’altro e perpendicolare alla direzione di propagazione dell’onda. I piani di oscillazione dei campi e sono in genere variabili nel tempo in modo casuale; quando però essi si mantengono costanti ed i campi e di oscillano in fase, la loro somma oscilla lungo un piano costante inclinato rispetto ai precedenti e le onde risultano polarizzate linearmente. Quando invece le oscillazioni dei campi e sono sfasate, la loro somma ruota in un verso definito attorno alla direzione di propagazione e le onde sono polarizzate circolarmente oppure ellitticamente. Onda piana polarizzata linearmente Onde piane polarizzate circolarmente 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala Onde e.m. generate da una carica in moto accelerato Nell’interpretazione di J.J. Thomson, le onde e.m. sono dovute ad una deformazione delle linee del campo elettrico dovuta al moto accelerato della sorgente. Questa deformazione si propaga trasversalmente nel vuoto a velocità c. L’intensità del campo elettrico è massima in direzione perpendicolare al moto della sorgente, e risulta proporzionale ad 1⁄ a causa dell’addensamento delle linee del campo lungo gusci sottili che si allontanano a velocità c dalla sorgente. La parte «statica» del campo ha linee orientate in direzione radiale ed intensità proporzionale ad 1⁄ , conformemente alla legge di Coulomb. 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala Distribuzione spaziale della radiazione di dipolo Nella figura A è mostrato un dipolo elettrico oscillante: si evidenzia la deformazione subita dalle linee del campo elettrico. Nella B è mostrato il campo elettrico della radiazione emessa dal dipolo: i colori verde e blu rappresentano versi opposti del campo, il colore rossoviola la maggiore intensità. La C descrive il potenziale elettrico in un istante fissato. C 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala A B Ricezione di onde elettromagnetiche Una carica elettrica oscilla lungo un’antenna emittente collegata ad un circuito elettrico che fornisce l’energia necessaria alle oscillazioni. Il campo elettrico nelle immediate vicinanze dell’antenna subisce delle variazioni, che si propagano nello spazio a velocità c. (onde e.m.) L’intensità del campo dell’onda e.m. diminuisce come 1⁄ finché esso, dopo un tempo / , raggiunge una carica elettrica immobile contenuta in un’antenna ricevente. Quest’ultima, sotto l’azione del campo elettrico dell’onda e.m., comincia ad oscillare e trasferisce l’energia trasportata dall’onda ad un circuito elettrico, collegato all’antenna ricevente. Il trasporto di energia da parte dell’onda e.m. può essere usato per trasferire a distanza suoni, immagini, bit, ecc…. 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala Il campo gravitazionale nel vuoto Le equazioni di Einstein del campo gravitazionale collegano il tensore energetico T col tensore di Einstein G , il quale soddisfa particolari relazioni di simmetria dette identità di Bianchi ; come conseguenza, il tensore energetico T rispetta i teoremi di conservazione. Risolvere le equazioni del campo gravitazionale significa determinare le proprietà geometriche (curvatura, metrica, …) dello spaziotempo in presenza di una determinata distribuzione di massa-energia, descritta dal tensore energetico. Dal punto di vista fisico, all’interno dei corpi materiali G è diverso da zero e descrive l’effetto contrattile del campo gravitazionale: una distribuzione di masse soggette al campo gravitazionale sarà sottoposta ad uno «schiacciamento» uniforme in ogni direzione che ne ridurrà il volume senza però cambiarne la forma. Se G è proporzionale al tensore energetico, sarà nullo nel vuoto: cosa descrive allora il campo gravitazionale al di fuori dei corpi materiali? In effetti, la curvatura dello spaziotempo è descritta dal tensore di Riemann , che può essere separato nei due tensori indipendenti G e Weyl (che è la parte di Riemann a traccia nulla). 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala Se allora nel vuoto è nullo G , non lo sarà il tensore di Riemann, perché all’esterno dei corpi materiali sarà diverso da zero il tensore di Weyl! Il tensore di Weyl descrive l’effetto mareale del campo gravitazionale: una distribuzione di masse all’esterno di una sorgente viene deformata dalla differenza fra i valori del campo in due punti vicini, ma il suo volume totale non cambia perché lo «stiramento» subìto in direzione longitudinale è compensato dagli «schiacciamenti» subìti nelle direzioni trasversali. Il raccordo fra la soluzione delle equazioni di Einstein all’interno e quella all’esterno delle sorgenti permette di descrivere il campo gravitazionale in tutto lo spazio. La soluzione delle equazioni di campo per distribuzioni arbitrarie di massa – energia non è nota: sono soltanto quattro le famiglie di soluzioni esatte note finora, ed esse sono state ottenute sfruttando particolari proprietà di simmetria delle sorgenti; fra queste soluzioni, particolarmente importante è quella che descrive le onde gravitazionali. 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala Onde gravitazionali Questa soluzione fu ottenuta per la prima volta dallo stesso Einstein nel 1916 risolvendo le equazioni di campo «linearizzate» nel vuoto, in una forma valida cioè in zone dello spaziotempo a curvatura trascurabile e lontane dalle sorgenti. Questa soluzione è analoga alle onde elettromagnetiche della teoria di Maxwell: come queste, anche le onde gravitazionali sono trasversali, si propagano nel vuoto a velocità c, trasportano energia e quantità di moto e possono essere generate solo da sorgenti che possiedano un moto trasversale accelerato. Le onde gravitazionali possiedono però due stati di polarizzazione indipendenti: l’onda si propaga in direzione radiale, mentre le distorsioni mareali che essa provoca localmente sono perpendicolari alla direzione di propagazione. Onda piana gravitazionale polarizzata linearmente secondo 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala La quantità di radiazione emessa dipende dal grado di disomogeneità nella distribuzione di massa-energia della sorgente rispetto alla simmetria sferica. A differenza delle onde e.m., non possono esistere onde gravitazionali di dipolo, perché nel caso della gravità il momento di dipolo di un sistema di masse corrisponde alla quantità di moto totale o al momento angolare totale, e queste quantità sono costanti. Una sorgente di onde gravitazionali deve pertanto possedere un grado di disomogeneità pari almeno a quella descritta dal momento di quadrupolo. Questa conclusione è coerente con un risultato generale della RG, noto come teorema di Birkhoff: ogni soluzione a simmetria sferica delle equazioni di campo nel vuoto deve essere stazionaria e asintoticamente stabile. Un esempio di sorgente di onde gravitazionali è costituito dalle stelle doppie: la rotazione delle componenti modifica il momento di quadrupolo, che è proporzionale ad (m indica la massa tipica delle stelle, d la loro distanza) ed inversamente proporzionale al cubo del periodo di rivoluzione. 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala Rappresentazioni artistiche della radiazione gravitazionale di quadrupolo emessa da un sistema binario: a sinistra è messa in evidenza la distribuzione delle onde nello spazio; a destra è rappresentata con diversi colori l’intensità delle onde, che diminuisce come 1⁄ . Questa animazione rappresenta le onde gravitazionali emesse da un sistema binario come increspature delle spaziotempo che si allontanano dalla sorgente. 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala Onde gravitazionali nella teoria completa della RG Finora abbiamo trattato le onde gravitazionali come soluzioni delle equazioni della RG «linearizzate»: in questo caso, esse sono considerate come piccole increspature di uno spaziotempo altrimenti piatto, simili alle onde marine. Finché osserviamo il moto di onde marine su piccole distanze, possiamo completamente trascurare la curvatura della superficie terrestre, l’effetto delle maree, quello dei venti, quello della forza di Coriolis dovuta alla rotazione terrestre attorno al proprio asse, ecc… Se invece osserviamo dallo spazio la propagazione a grandi distanze di onde oceaniche, vedremo effetti prima non apprezzabili: la curvatura globale della superficie degli oceani deforma i fronti d’onda, le forze di Coriolis deviano le traiettorie delle onde, la sovrapposizione tra le onde diventa non lineare, ecc… 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala Le onde gravitazionali generate da sorgenti stellari e che attraversano l’universo si comportano in modo simile: la curvatura su larga scala dello spaziotempo prodotta dalle galassie determina variazioni della lunghezza d’onda, causa deformazioni dei fronti e deviazioni delle traiettorie, ecc…. Una caratteristica peculiare dell’energia e della quantità di moto trasportate da un’onda gravitazionale è che esse, a differenza di quanto accade in un’onda meccanica od elettromagnetica, non sono localizzabili. Infatti, il principio di equivalenza permette di eliminare localmente gli effetti di un qualunque campo gravitazionale attraverso un’opportuna scelta di un sistema di riferimento; ma se il campo gravitazionale svanisce in piccole porzioni dello spaziotempo, altrettanto fanno l’energia e la quantità di moto ad esse associate. L’energia e la quantità di moto trasportate da un’onda gravitazionale sono quindi «distribuite» su regioni macroscopiche, di dimensioni pari a diverse decine di lunghezze d’onda e sono soggette alle leggi di conservazione; inoltre esse contribuiscono, come per la materia e per gli altri campi presenti nell’universo, alla curvatura su larga scala dello spaziotempo. 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala Un calcolo preciso mostra che l’energia per unità di tempo e per unità di volume di un’onda gravitazionale piana (T) è proporzionale al quadrato della sua ampiezza ed al quadrato della sua pulsazione , essendo la frequenza. D’altra parte, in virtù delle equazioni di Einstein, T è proporzionale ad , dove è il raggio di curvatura medio su larga scala dello spaziotempo. Così, il concetto stesso di onda gravitazionale come di perturbazione su piccola scala della curvatura generale dello spaziotempo perde di significato, a meno che l’ampiezza dell’onda non sia molto piccola e la sua lunghezza soddisfi la relazione Questa differenza di scala permette infatti di separare le «increspature» dello spaziotempo dallo «sfondo» nel quale esse si muovono. La curvatura locale in un’onda è corrispondentemente più grande della curvatura dello «sfondo»: È un po’ come per la superficie di un’arancia: i granuli hanno una curvatura molto maggiore dell’arancia, ma sono molto più piccoli… 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala Oltre al contributo alla curvatura dello spaziotempo, esistono molti altri effetti non lineari che riguardano le onde gravitazionali: l’energia che l’onda sottrae alle sorgenti rende impossibile l’esistenza di onde esattamente periodiche; la propagazione delle onde attraverso la curvatura dovuta alla materia determina rifrazione, redshift gravitazionale e dispersione all’indietro; la variazione nella forma e nella polarizzazione delle onde impulsive dovuta alla dispersione genera «code» che si spargono dietro al fronte d’onda, muovendosi a velocità inferiori a quella della luce; mentre un’onda e.m. non trasporta cariche elettriche (quindi si sovrappone in modo lineare ad altre onde e.m.), un’onda gravitazionale abbastanza intensa, a causa della sua energia e della sua quantità di moto, genera un proprio campo gravitazionale capace di rifrangere, disperdere e modificare la forma e la polarizzazione di altre onde gravitazionali che si sovrappongano ad essa; per il medesimo motivo, un’onda gravitazionale intensa può interagire con se stessa e, se , un’onda impulsiva può essere, almeno in linea di principio, concentrata in una regione di dimensioni dando luogo ad un collasso gravitazionale! 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala Potenza irradiata e sorgenti di onde gravitazionali Abbiamo già sottolineato il fatto che le onde gravitazionali devono avere natura quadrupolare in virtù dei teoremi di conservazione della quantità di moto e del momento angolare totale di un sistema meccanico isolato. La potenza trasportata da un’onda gravitazionale di quadrupolo può essere calcolata a partire dal tensore d’inerzia (ridotto) I tramite l’equazione Qui i tre puntini rappresentano la derivata terza rispetto al tempo, cioè il momento di quadrupolo, mentre le parentesi indicano una media temporale calcolata rispetto a diversi periodi caratteristici, come conseguenza della non località dell’energia-impulso trasportata da un’onda gravitazionale, che non è confinabile in spazi dell’ordine di una sola lunghezza d’onda. 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala L’equazione precedente può essere riscritta in modo da eseguire più agevolmente una stima degli ordini di grandezza delle quantità coinvolte. Il momento di quadrupolo può essere espresso come dove M è la massa della parte del sistema in moto accelerato, R la dimensione tipica del sistema e T il tempo impiegato in media dalle masse per spostarsi da una parte all’altra del sistema. A sua volta, l’ultima espressione si può riscrivere come ed essendo R/T sostanzialmente uguale alla velocità media, il secondo membro si può interpretare come l’energia cinetica media (associata a moti che non hanno simmetria sferica) trasportata nell’unità di tempo da una parte all’altra del sistema, cioè come il flusso interno di potenza: Si può quindi concludere che la potenza trasportata da un’onda gravitazionale è proporzionale al quadrato del flusso interno di potenza: 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala Dall’equazione precedente si ricava che la potenza trasportata da un’onda gravitazionale, nonché il flusso interno di potenza di un sistema gravitante, vanno rapportate ad una «scala naturale» di potenza, data dalla quantità Com’è evidente, si tratta di una potenza enorme, pari alla massa-energia di circa duecentomila stelle come il Sole irraggiata in un secondo! Ciò significa che la stragrande maggioranza di sorgenti «ordinarie» di onde gravitazionali emettono potenze estremamente piccole e straordinariamente difficili da captare: ecco perché la rivelazione di onde gravitazionali è così difficile! La conservazione dell’energia garantisce che l’emissione di onde gravitazionali è accompagnata da una corrispondente diminuzione dell’energia interna del sistema; la scala di tempo necessaria perché la reazione della radiazione sul sistema ne diminuisca sensibilmente l’energia interna è data da Di conseguenza, la reazione della radiazione è importante in un periodo caratteristico solo se ! 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala Per avere un’idea un po’ più precisa del tipo di sorgenti necessarie per produrre onde gravitazionali rilevabili, basti pensare che una sbarra d’acciaio di raggio e lunga , posta in rotazione con la massima velocità angolare possibile di rad/sec (oltre la quale le forze centrifughe superano il carico di rottura della sbarra), emetterà una potenza di circa Watt! Evidentemente, sarà possibile rilevare solo le onde gravitazionali emesse da sorgenti astrofisiche quali stelle pulsanti e in rapida rotazione, stelle collassanti, supernovae, sistemi binari, buchi neri in collisione, ecc… Per ottenere una stima di , se M è la massa del sistema astrofisico ed R la sua dimensione tipica, la sua energia cinetica è all’incirca pari, secondo il teorema del viriale, alla metà del suo potenziale gravitazionale: Il tempo medio necessario alla massa per spostarsi da una parte all’altra del sistema è all’incirca pari a (dell’ordine di grandezza del tempo di caduta libera, o del tempo per descrivere un radiante lungo un’orbita, secondo la terza legge di Keplero). 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala Di conseguenza, il flusso interno di potenza sarà dato da / / / / / La potenza trasportata dall’onda gravitazionale sarà quindi pari all’incirca a ed in questa equazione compare in modo naturale il rapporto adimensionato fra il raggio critico di Schwarzschild e la dimensione tipica del sistema gravitante. La potenza massima viene emessa quando il sistema è vicino al collasso gravitazionale, e poiché neanche le onde gravitazionali possono allontanarsi da un sistema con , il massimo valore di è pari ad , indipendentemente dalla natura della sorgente. 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala Le sorgenti delle onde gravitazionali più intense saranno quindi sistemi stellari dinamici, altamente deformati e vicini al loro raggio critico di Schwarzschild. Ad esempio, durante il suo collasso gravitazionale, una stella in rotazione attorno al proprio asse e di forma non sferica tende ad aumentare la velocità angolare della rotazione, evolvendo in una stella di neutroni fortemente schiacciata che finirà per attraversare il proprio raggio critico con forti deviazioni dalla forma sferica. In questo caso, ci si aspetta un’ultima esplosione di onde gravitazionali che trasportino via una frazione apprezzabile, fra l’1% ed il 90%, della massa-energia della stella. Anche la materia in caduta dentro un buco nero può rappresentare una sorgente significativa di onde gravitazionali, in genere di tipo impulsivo: se è la massa di un grumo di materia in caduta ed la massa totale del buco nero, allora l’energia totale irradiata nell’impulso è dell’ordine di Altro tipo di sorgenti sono le esplosioni di supernova: ci si aspetta un’emissione di energia dell’ordine di , sotto forma di onde gravitazionali con frequenza media di Hz e potenza trasportata Watt. 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala Particolare importanza hanno infine i sistemi stellari doppi, nei quali il periodo di rivoluzione e la distanza fra le due masse ed , soggette alla mutua attrazione gravitazionale, obbedirà alla terza legge di Keplero: essendo la massa totale del sistema. In virtù del teorema del viriale, per cui il flusso interno di potenza è dato approssimativamente da / essendo 04/03/2016 la massa ridotta del sistema. Prof. Nunzio Mario Stivala / / La potenza irradiata in onde gravitazionali da un sistema doppio è perciò all’incirca L’energia totale del sistema doppio, data all’istante attuale da diminuirà nel tempo secondo l’equazione Il sistema perciò è instabile ed in un tempo caratteristico le due componenti del sistema doppio cadranno spiraleggiando l’una nell’altra. Si può scrivere , perciò negli ordinari sistemi binari il collasso avviene in tempi estremamente lunghi (miliardi di anni). 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala La prima evidenza sperimentale indiretta dell’esistenza di onde gravitazionali fu ottenuta osservando la variazione del periodo di rivoluzione delle pulsar del sistema binario PSR J0737-3039: nel periodo di trent’anni compreso fra il 1975 ed il 2005, il periodo diminuì di 40 secondi! Nel caso di un sistema binario in cui una delle componenti (oppure entrambe) è un buco nero, il collasso può infatti avvenire in tempi molto più brevi rispetto ai miliardi di anni tipici… Nonostante fosse considerato molto improbabile, è stato proprio il collasso di un sistema binario costituito da due buchi neri ad aver portato alla storica scoperta dell’esperimento LIGO! 04/03/2016 Prof. Nunzio Mario Stivala