La storia
L’arte è ricerca continua, assimilazione delle esperienze
passate, aggiunta di esperienze nuove, nella forma, nel
contenuto, nella materia, nella tecnica, nei mezzi.
(Bruno Munari)
Il parco Le Serre, con i suoi 35 mila metri quadri immersi nel verde e con i suoi edifici storici, è
un punto di riferimento nella città di Grugliasco da più di tre secoli.
Al centro del parco si trova Villa Boriglione – Moriondo: una delle residenze più antiche di
Grugliasco. L’esistenza di una casa d’abitazione, con rustico cortile, orto e un campo coltivato a
canapa, è documentata già nel 1702, come possedimento del Cavaliere Alessandro Monetti,
dell’ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro.
A metà del 1700 divenne di proprietà di Giovanni Domenico Boriglione (o Borriglione), ricco
commerciante torinese: egli ne fece una casa di villeggiatura come tante che si trovavano
immediatamente fuori dalla città, quando ancora località come Grugliasco non erano state
trasformate in centri industriali. La struttura originaria, costituita da un compatto e pesante
blocco quadrangolare, venne infatti alleggerita dalla realizzazione delle quattro differenti
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facciate: se le due laterali appaiono modeste, diversificate solo dalle modanature delle finestre,
quelle principali, sui lati est o ovest, offrono un’originale varietà di effetti: un vivo contrasto
chiaroscurale caratterizza la facciata est, con il lungo balcone che sovrasta l’ingresso, mentre
nel lato ovest il terrazzo è affiancato da due imponenti corpi di fabbrica laterali, il tutto
sovrastante un porticato scandito da colonne tuscaniche.
Dopo questi ampliamenti e modifiche, che conferirono alla Villa l’aspetto che in parte conserva
ancora oggi, nell’ultimo decennio del XVIII secolo la proprietà passò dalla vedova Teresa
Boriglione al banchiere torinese Carlo Antonio Camosso che, agli inizi dell’Ottocento, la ingrandì
e apportò ulteriori sistemazioni. La Villa non conserva l’appellativo di questo proprietario, ma a
suo ricordo è rimasta la “Roa d’Camuss”, una ruota idraulica situata nel vicino Parco Porporati
che veniva utilizzata per attingere l’acqua dalla bealera ed alimentare il laghetto presente nel
giardino della Villa.
Vari proprietari si avvicendarono nel corso dell’Ottocento: è noto che la proprietà passò al
Conte Crodara Visconti, alla Contessa Sofia Laiolo e dal 1883 al 1913 appartenne all’avvocato
Giuseppe Moriondo, ma non ci sono pervenute notizie dettagliate sulle condizioni del parco e
della villa; di quegli anni ci resta la testimonianza di Giuseppe Valperga, giornalista torinese,
che descrive la villa come rifugio d’amore per molti rappresentanti della bella società subalpina.
La svolta nella storia del parco avvenne nel 1913, quando un distributore e produttore
americano, George Kleine, concepì il sogno di quella che avrebbe dovuto essere una
Hollywood europea, che avrebbe beneficiato del costo poco elevato della manodopera locale.
Kleine acquistò l’intera proprietà e l’anno successivo con Arturo Gandolfi e Mario Alberto
Stevani fondò la Photodrama Producing Company of Italy; iniziarono così i lavori per la
realizzazione di un progetto integrato di studio cinematografico, che sarebbe potuto diventare
modello di riferimento internazionale. Dall’accurata planimetria che ci è pervenuta e dai
numerosi documenti emerge quella che fu l’effettiva novità di questo progetto: si tenne conto di
tutte le esigenze di produzione, magazzini, laboratori chimici per sviluppo e stampa delle
pellicole, garage, teatri di posa, laboratori fotografici per effetti speciali, camerini…
Testimonianza della grandiosità del progetto è l’edificio che ospitava i laboratori di costruzione
delle scene, di arredamento e per la realizzazione dei costumi oggi denominato “La Nave” che
occupa l’intero lato sud del Parco. L’immensa vetrata avrebbe fornito ai laboratori di pittura,
dove maggiore attenzione era riservata all’utilizzo dei colori, una luce costante, naturale e non
diretta, come nei grandi atelier degli artisti dell’Ottocento.
Nei documenti di quel periodo si trovano anche le prime notizie certe relative alla struttura
conosciuta come Chalet Allemand: questo deve probabilmente il suo nome allo spiccato gusto
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Secessione Viennese che ne caratterizza la costruzione interamente in legno e,
presumibilmente, lo differenziava dalla piccola struttura oggi scomparsa denominata Chalet
Svizzero, utilizzato per le riprese di montagna. Non essendo presenti dati certi sulla
costruzione, si pensa che fosse già presente nella proprietà prima dell’acquisto da parte della
compagnia cinematografica: in tal caso risulta impossibile sapere quale potesse essere il suo
uso, a pochi metri dalla villa padronale. Non è da escludere, anche se si tratta di un’ipotesi
meno probabile, che sia stato costruito dalla compagnia stessa, come i teatri di posa in ferro e
vetro andati distrutti. Scomparsi sono anche i bacini d’acqua che ingentilivano il parco: due
laghetti, uno naturale e uno artificiale, utilizzati per le riprese acquatiche.
Il grandioso progetto di Kleine avrebbe anche potuto realizzarsi, poiché erano già in lavorazione
alcuni film ma, inattesa, scoppiò la Prima Guerra Mondiale che portò ad un rapido declino della
cinematografia torinese: la compagnia, non più in grado di produrre autonomamente, decise di
proseguire la sua attività noleggiando gli impianti ad altre case di produzione, come l’Itala Film
di Giovanni Pastrone e la Fert. Dopo il 1917, fallito il progetto di salvataggio, il tribunale decretò
la liquidazione della Photodrama ponendo fine al sogno accarezzato per un breve periodo da
Kleine e dai suoi soci.
Nel 1927 la Città di Torino decise di acquistare l’intera proprietà per ospitarvi le serre comunali:
ecco spiegata l’origine del nome attuale del Parco. Presto ai vivai fu affiancata la scuola
professionale per allievi giardinieri “G. Ratti” che proseguì la sua attività fino a quando, per
necessità di maggiori spazi, fu nuovamente trasferita. A seguito dell’abbandono delle
infrastrutture da parte della Città di Torino, che nel 1985 cedette il complesso al Comune di
Grugliasco, l’intera proprietà subì un rapido degrado. ma dopo pochi anni lo stesso Comune
iniziò un’opera di recupero e restauro del Parco. La Nave, lo Chalet Allemand, Villa Boriglion
e
, l’ex
scuola giardinieri
e tutti gli altri spazi in cui oggi operano artisti e associazioni coordinati dalla
Società Le Serre
, creano uno speciale connubio antico-contemporaneo e danno vita ad un nuovo capitolo della
storia del Parco Culturale. Memore del suo importante passato, il Parco Culturale Le Serre
sviluppa le sue attività sul binomio arte e tecnologia, perché non esiste vera innovazione anche
nel campo artistico senza le conoscenze tecniche o senza avere consapevolezza delle
potenzialità e delle caratteristiche delle nuove tecnologie.
VILLA BORIGLIONE
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Villa Boriglione risale al XVIII secolo e prima di essere sede della Photodrama, casa di
produzione cinematografica degli inizi del Novecento, è stata residenza di villeggiatura di alcune
famiglie aristocratiche torinesi del XIX secolo. La sua singolare storia la rende cornice originale
per piccole mostre, conferenze stampa, convegni e matrimoni civili.
La Villa è composta da tre piani fuoriterra: il terzo piano è sede della segreteria della Società,
mentre il secondo piano è sede dell'Istituto per i Beni Marionettistici e il Teatro Popolare. Il
primo piano ospita eventi tra cui i matrimoni civili. Durante la bella stagione è possibile allestire
piccoli buffet e aperitivi nel porticato retrostante l'ingresso principale all'ombra degli alberi
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secolari del Parco.
Infine, nel piano seminterrato della Villa è stato allestito il Progetto Gian.D.U.I.A, esposizione
permanente dedicata alla maschera piemontese di Gianduja.
CHALET ALLEMAND
Lo Chalet Allemand (Chalet tedesco) fu costruito nei primi anni del Novecento, e veniva
utilizzato come magazzino delle scene della casa cinematografica. Lo Chalet è una costruzione
in legno composta da un’ampia sala centrale e da un complesso retrostante composto da vani
magazzino e camerini per gli artisti.
Lo Chalet Allemand è la location ideale per rappresentazioni teatrali e musicali grazie all’ottima
acustica di cui è dotato. Con una capienza di circa 120 posti a sedere la struttura si presta
anche a ospitare mostre, convegni, feste e matrimoni civili.
LA NAVE
La Nave è la struttura più moderna del Parco e nasce dalla completa ristrutturazione, compiuta
tra la fine degli anni Novanta e i primi anni del Duemila, degli ex laboratori-depositi utilizzati
dalla casa di produzione cinematografica Photodrama nei primi anni del Novecento. La Nave, il
cui nome deriva dall’immensa vetrata che costituisce la parete frontale dell’edificio, è una
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struttura a tetto piatto che si sviluppa su due piani. Al piano terra, oltre agli uffici di alcuni
partner culturali del Parco si trova un’ampia area espositiva denominata “galleria”: 1.000 mq di
spazio espositivo che si prestano ad accogliere mostre, fiere, rassegne e manifestazioni di
ampia portata con una capienza di circa 800 posti a sedere.
Il piano superiore, caratterizzato da un’ampia balconata con visuale sulla galleria, ospita alcuni
partner culturali, una sala proiezioni e l’area progettazione della Società Le Serre.
Inoltre, la Nave è anche sede del Progetto Nave Solare che ha previsto l'installazione di un
impianto fotovoltaico sul tetto dell'edificio, in modo tale da poter produrre energia elettrica
sfruttando l'energia solare e rivenderla producendo degli utili.
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