Dispense di fisica, a cura del prof. Chirizzi Marco ITIS “Ettore Majorana” Seriate ( Bg ) Solenoide GRANDEZZE MAGNETICHE Prof. Chirizzi Marco www.elettrone.altervista.org [email protected] PREMESSA La presente dispensa ha come obiettivo quello di garantire agli allievi del corso di Fisica del biennio, ad indirizzo tecnico professionale, una adeguata preparazione in vista della prova strutturata, che si svolgerà nel mese di giugno, in occasione degli esami di qualifica. Come si potrà notare, gli argomenti in questione non sono stati trattati in modo esaustivo, data la vastità del programma di fisica dell’elettromagnetismo. Si invitano, pertanto, gli alunni ad approfondire le tematiche proposte, mediante la consultazione di libri di testo. Prof. Chirizzi Marco 1 Dispense di fisica, a cura del prof. Chirizzi Marco ITIS “Ettore Majorana” Seriate ( Bg ) 1.1 Campo magnetico prodotto da un conduttore rettilineo Un conduttore rettilineo percorso da corrente elettrica d’intensità I , genera nello spazio circostante un campo magnetico la cui intensità è definita mediante il vettore r induzione magnetica B ( vedi figura 1 ). Figura 1. Filo conduttore rettilineo percorso da corrente r Il valore che B assume in un punto P a distanza r dal filo conduttore si calcola come segue: r µ⋅I B = 2⋅ π ⋅ r ( 1.1 ) Il vettore induzione magnetica si misura in Tesla ( T ). Il fattore µ prende il nome di permeabilità magnetica del mezzo, si misura in Hanry metro H e il suo valore dipende dal tipo di mezzo entro cui si sviluppa il m campo magnetico. La permeabilità del vuoto risulta essere: µ 0 = 4 ⋅ π ⋅ 10 −7 H m ( 1.2 ) 2 Dispense di fisica, a cura del prof. Chirizzi Marco ITIS “Ettore Majorana” Seriate ( Bg ) Tutti i materiali non ferromagnetici, compresa l’aria e i gas, presentano una permeabilità magnetica circa uguale a quella del vuoto. r Le linee di forza di B sono delle circonferenze che giacciono su piani perpendicolari al conduttore e hanno il centro nel punto di intersezione tra il piano ed il conduttore r stesso. Il verso di B si determina applicando la regola della mano destra oppure ricorrendo a quella della vite destrorsa, che consiste nell’immaginare di avvitare una vite, il cui avanzamento deve coincidere con il verso della corrente: il verso delle r linee di forza di B coinciderà con quello della rotazione della vite. 1.2 Forza prodotta dal campo magnetico su un filo conduttore percorso da corrente elettrica Un filo conduttore percorso da corrente elettrica di intensità I , sottoposto ad un r campo magnetico uniforme di intensità B , perpendicolare al conduttore stesso, è r soggetto ad una forza magnetica F , la cui intensità dipende dalla lunghezza della parte di conduttore interessata al campo magnetico, dalla intensità della corrente e dalla intensità del campo stesso ( vedi figura 2 ). Figura 2. Filo conduttore percorso da corrente in un campo magnetico uniforme 3 Dispense di fisica, a cura del prof. Chirizzi Marco ITIS “Ettore Majorana” Seriate ( Bg ) In formula si ha: r r F = B ⋅ I ⋅l ( 1.3 ) La direzione della forza è perpendicolare sia al vettore campo magnetico che alla r corrente. Il verso di F si determina applicando la regola della mano sinistra: il verso del vettore forza è individuato dal pollice della mano sinistra disposta lungo il conduttore secondo il verso della corrente, con le linee del campo magnetico entranti nel palmo della mano. Se le linee di forza del campo magnetico non risultano perpendicolari al filo conduttore, il modulo del vettore forza magnetica si calcola come segue: r r F = B ⋅ I ⋅ l ⋅ sen α r dove α è l’angolo che il vettore induzione magnetica B ( che ipotizziamo uniforme) forma con il conduttore. 1.3 Campo magnetico prodotto da una spira circolare L’induzione del campo magnetico prodotto da una spira circolare percorsa da corrente ( vedi figura 3 ), varia punto per punto ed assume il massimo valore al centro della spira stessa. Figura 3. Spira circolare percorsa da corrente 4 Dispense di fisica, a cura del prof. Chirizzi Marco ITIS “Ettore Majorana” Seriate ( Bg ) r L’intensità massima di B si calcola come segue: r µ⋅I B = 2⋅r ( 1.4 ) dove r è il raggio della spira, I è l’intensità della corrente e µ è la permeabilità del mezzo. Le linee di forza del campo magnetico sono circonferenze disposte su piani perpendicolari al conduttore, non più paralleli tra loro come nel caso del conduttore rettilineo. Il verso delle linee di forza si determina ancora con la regola della mano destra. Il campo magnetico risulta tanto più intenso quanto maggiore è l’intensità r della corrente che percorre la spira e quanto minore è il raggio r . Il valore di B è, inoltre, tanto più elevato quanto maggiore è la permeabilità µ del mezzo entro cui si genera il campo stesso. 1.4 Campo magnetico prodotto da un solenoide Per ottenere un solenoide, basta avvolgere del filo conduttore su un supporto cilindrico di materiale isolante. Se percorso da corrente, il solenoide genera, un campo magnetico, che lo si può ritenere costante all’interno del solenoide stesso. Le r linee di forza di B sono quelle riportate in figura 4. Figura 4. Solenoide rettilineo percorso da corrente Il campo magnetico all’interno del solenoide si calcola come segue: 5 Dispense di fisica, a cura del prof. Chirizzi Marco ITIS “Ettore Majorana” Seriate ( Bg ) r µ⋅N ⋅I B = l ( 1.5 ) dove µ , N , I , l , sono rispettivamente la permeabilità magnetica del mezzo, il numero di spire, l’intensità della corrente e la lunghezza del solenoide. Osservando la figura 5 si nota che la configurazione del campo magnetico è simile a quella generata da un magnete permanente. Il polo nord ( N ) del campo corrisponde alla estremità del solenoide da cui escono le linee di forza, mentre il polo sud ( S ) corrisponde all’altra estremità. Dato che il verso delle linee di forza dipende da quello della corrente, invertendo il verso di percorrenza della corrente si invertono le polarità del campo magnetico. Se il filo conduttore viene avvolto attorno a un supporto chiuso su se stesso, di forma circolare, si ottiene il solenoide toroidale ( vedi figura 5 ). Figura 5. Solenoide toroidale Quest’ultimo, se percorso da corrente, genera un campo magnetico le cui linee di forza sono confinate all’interno delle spire. In questo caso, le polarità del campo magnetico non si possono individuare, a meno che non si realizzi una apertura, detta traferro, le cui estremità costituiranno il polo N e il polo S. L’intensità del campo magnetico all’interno del solenoide toroidale si calcola nel seguente modo: r µ⋅N ⋅I B = 2 ⋅π ⋅ r ( 1.6 ) dove r è il raggio medio del toroide. 6 Dispense di fisica, a cura del prof. Chirizzi Marco ITIS “Ettore Majorana” Seriate ( Bg ) 1.5 Forza magnetomotrice e forza magnetizzante Consideriamo la formula r µ⋅N ⋅I B = ( intensità del campo magnetico generato l da un solenoide rettilineo ), già analizzata nel precedente paragrafo. La quantità N ⋅ I definisce la forma magnetomotrice Fm , intesa come la grandezza che produce la magnetizzazione di un circuito magnetico. Essa ammette come unità di misura ampere × numero spire ≡ Asp ( si legge amperspire ). Il rapporto Fm definisce, invece, la forza magnetizzante H ( si misura in Asp/m ), l cioè la forza magnetomotrice per unità di lunghezza delle linee di forza. La formula da cui siamo partiti assume la seguente forma funzionale: r µ ⋅ Fm r B = =µ⋅ H l ( 1.7 ) dove l rappresenta la lunghezza della linea di forza sulla quale agisce la forza r magnetomotrice. La forza magnetizzante H non dipende dal tipo di materiale entro r cui si genera il campo magnetico, a differenza del vettore induzione magnetica B , che dipende dalla permeabilità µ . L’espressione ( 1.7 ) è stata ricavata considerando un caso particolare ( solenoide rettilineo percorso da corrente ), ma in realtà ha validità generale e rappresenta il legame esistente tra il vettore induzione magnetica e r r la forza magnetizzante. Il rapporto tra i moduli B ed H dipende solo dal tipo di materiale entro il quale agisce il campo magnetico. 7 Dispense di fisica, a cura del prof. Chirizzi Marco 1.6 Classificazione dei ITIS “Ettore Majorana” Seriate ( Bg ) materiali in base alla permeabilità magnetica Si definisce permeabilità magnetica relativa µ r il rapporto tra la permeabilità assoluta del materiale e quella del vuoto. In formula si ha. µr = µ ( quantità adimensionale ) µ0 ( 1.8 ) In base al valore di µ r , si possono classificare i materiali magnetici. I materiali che posseggono permeabilità relativa molto minore dell’unità ( µ << µ 0 ), detti materiali diamagnetici, presentano, a parità di forza magnetizzante, bassa attitudine a farsi magnetizzare. Ciò implica che il campo magnetico generato nel materiale è meno intenso di quello che si avrebbe nel vuoto. Hanno tale comportamento l’acqua, l’argento e il rame. I materiali che posseggono permeabilità relativa poco superiore all’unità ( µ > µ 0 ), detti materiali paramagnetici, presentano, a parità di forza magnetizzante, più alta attitudine a farsi magnetizzare rispetto ai materiali diamagnetici, ma si oppongono comunque alla magnetizzazione. Ciò implica che il campo magnetico generato nel materiale è poco più intenso di quello che si avrebbe nel vuoto. I materiali che si comportano in questo modo sono, per esempio, l’alluminio, il platino e l’aria. I materiali che posseggono permeabilità relativa molto superiore all’unità ( µ >> µ 0 ), detti materiali ferromagnetici, presentano, a parità di forza magnetizzante, più alta attitudine a farsi magnetizzare rispetto ai materiali diamagnetici, ma si oppongono comunque alla magnetizzazione. Ciò implica che il campo magnetico generato nel materiale è di gran lunga più intenso di quello che si avrebbe nel vuoto. Il ferro è il materiale maggiormente utilizzato per ottenere induzioni magnetiche molto elevate, r con valori relativamente bassi di H . Superata la temperatura di Curie ( circa 770 0 C ), i materiali ferromagnetici perdono l’attitudine a farsi magnetizzare comportandosi come paramagnetici. 8 Dispense di fisica, a cura del prof. Chirizzi Marco ITIS “Ettore Majorana” Seriate ( Bg ) 1.7 Flusso magnetico r Si consideri un campo magnetico di induzione B costante, con linee di forza rettilinee e parallele, che attraversano perpendicolarmente una superficie, come illustrato in figura 6. Figura 6. Flusso magnetico relativo a una superficie perpendicolare alle linee di flusso. r Si definisce flusso magnetico φ ( B ) relativo alla superficie considerata, il prodotto tra r l’intensità del vettore induzione magnetica B e l’area della superficie S perpendicolare alle linee di forza del campo. In formula si ha: r r φ ( B) = B ⋅ S ( 1.9 ) L’unità di misura del flusso magnetico è il weber: 1 Weber = 1 Tesla ×1m 2 . Il flusso magnetico è una grandezza che indica il numero di linee di flusso che attraversano la superficie disposta perpendicolarmente alla loro direzione. Se la superficie considerata non è perpendicolare alle linee di forza del campo, il flusso magnetico si calcola come segue: 9 Dispense di fisica, a cura del prof. Chirizzi Marco r ITIS “Ettore Majorana” Seriate ( Bg ) r φ ( B ) = B ⋅ S ⋅ sen α ( 1.10 ) r dove α è l’angolo che la superficie forma col vettore induzione magnetica B ( vedi figura 7 ). Figura 7. Flusso magnetico relativo a una superficie non perpendicolare alle linee di flusso 1.8 Definizione di riluttanza e permeanza Si consideri un circuito magnetico di forma toroidale ( figura 5 ), composto da un materiale di permeabilità µ, con sezione S costante, perpendicolare alle linee di forza del campo magnetico, e lunghezza media l . Si supponga che sul circuito stesso sia avvolto un induttore di N spire percorso da una corrente di intensità I . Il flusso magnetico che attraversa la sezione S si calcola come segue: Φ = B⋅S = µ ⋅H ⋅S = µ ⋅ dove Fm ⋅S l ( 1.11 ) H ed Fm sono rispettivamente la forza magnetizzante e la forza magnetomotrice. La quantità µ ⋅ S prende il nome di permeanza, che denotiamo con l la lettera Ρ, e dipende dalle proprietà fisiche e geometriche del materiale. Essa si 10 Dispense di fisica, a cura del prof. Chirizzi Marco ITIS “Ettore Majorana” Seriate ( Bg ) misura in Henry ( simbolo H ). Il reciproco della permeanza definisce la riluttanza, ossia: ℜ= 1 l = P µ⋅S la cui unità di misura è H −1 . Riassumendo: Ρ= ℜ= µ ⋅S ( 1.12 ) l 1 l = P µ⋅S ( 1.13 ) Φ = B ⋅ S = Fm ⋅ Ρ Φ = B⋅S = Fm ℜ ( 1.14 ) ( 1.15 ) Le equazioni ( 1.14 ) e ( 1.15 ) esprimono la legge di Hopkinson. La riluttanza indica l’opposizione del materiale a farsi magnetizzare: quando maggiore è il suo valore tanto più il materiale si oppone alla magnetizzazione. la sezione S costante, diminuisce il flusso ℜ , supponendo Φ e quindi anche il campo magnetico B prodotto da una data forza magnetomotrice Fm . Osservando, infatti, la relazione ( 1.15 ) si nota che all’aumentare di 1.9 Definizione di induttanza Un filo conduttore avvolto su un supporto magnetico, non necessariamente ferromagnetico ( per esempio l’aria ), prende il nome di induttore o bobina elettrica. L’induttore è un componente elettrico caratterizzato da un parametro, detto induttanza, il cui valore lo si indica con la lettera corrente di intensità L . L’induttore, quando percorso da I , genera al suo interno un campo magnetico le cui linee di forza si concatenano con le spire dell’induttore, come quelle illustrate in figura 4. 11 Dispense di fisica, a cura del prof. Chirizzi Marco ITIS “Ettore Majorana” Seriate ( Bg ) La relazione ΦC = N ⋅ Φ ( 1.16 ) dove N e Φ sono rispettivamente il numero di spire e il flusso magnetico, definisce il flusso concatenato. Il rapporto L= ΦC I ( 1.17 ) definisce l’induttanza della bobina elettrica. L’unità di misura è l’henry ( H ). Applicando la legge di Hopkinson possiamo scrivere: Φ C N ⋅ Φ N ⋅ Ρ ⋅ Fm N ⋅ P ⋅ N ⋅ I N2 2 L= = = = = N ⋅P = I I I I ℜ Sostituendo l’espressione della permeanza si ha: N2 ⋅µ ⋅S L= l ( 1.18 ) La ( 1.18 ) mostra che l’induttanza è costante se lo è la permeabilità magnetica del materiale su cui è avvolto l’induttore. Notiamo, inoltre, che l’induttanza aumenta con il numero di spire e con la sezione S, mentre diminuisce all’aumentare della lunghezza l della bobina. L’induttanza complessiva di due o più induttori collegati in serie ( figura 8 ) si calcola effettuando la somma delle induttanze: Lserie = L1 + L 2 + ... + L n ( 1.19 ) Figura 8. Induttori collegati in serie. 12 Dispense di fisica, a cura del prof. Chirizzi Marco ITIS “Ettore Majorana” Seriate ( Bg ) Figura 9. Induttori collegati in parallelo L’induttanza complessiva di due o più induttori collegati in parallelo ( figura 9) si calcola utilizzando la seguente relazione: L parallelo = 1 1 1 1 1 + + + ... + L1 L2 L3 Ln ( 1.20 ) 1.10 Energia del campo magnetico Il grafico riportato in figura 10 rappresenta l’andamento lineare del flusso ϕc concatenato con le spire di un induttore avente induttanza L costante, in funzione della corrente i che percorre l’induttore stesso. Figura 3. Andamento lineare del flusso concatenato in funzione della corrente magnetizzante. 13 Dispense di fisica, a cura del prof. Chirizzi Marco ITIS “Ettore Majorana” Seriate ( Bg ) L’area del triangolo ABC rappresenta l’energia magnetica W immagazzinata dall’induttore. Se la corrente i varia da zero al valore finale I , il flusso concatenato varia da zero al valore finale Φ C = L ⋅ I e l’energia W si calcola come segue: W= AB × BC I ⋅ Φ C I ⋅ L ⋅ I 1 = = = ⋅ L ⋅ I 2 ( joule ) 2 2 2 2 ( 1.21 ) In definitiva, l’energia immagazzinata da una bobina dipende dall’induttanza L e dal quadrato della corrente che la percorre. Ricordando che Φ C = N ⋅ Φ , Fm = N ⋅ I , si possono ricavare altre due espressioni utili per il calcolo dell’energia magnetica immagazzinata, ossia: W= ΦC ⋅ I N ⋅ Φ ⋅ I = 2 2 ⇒ W= Φ ⋅ Fm 2 Φ ⋅ Fm ℜ ⋅ Φ ⋅ Φ 1 2 1 Φ2 W= = ⇒ W = ⋅Φ ⋅ℜ = ⋅ 2 2 2 2 Ρ ( 1.22 ) ( 1.23 ) 14