Angelo Conforti
Esercizi
Filosofia antica e medioevale
Questo fascicolo di Esercizi
fa riferimento al Volume 1
di Percorsi della filosofia
di Angelo Conforti
Garamond didattica digitale
www.angeloconforti.it
[email protected]
Sezione 1, Unità 1: Esercizi del capitolo 2
Argomento - La ricerca della sostanza originaria
1.
Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte (3 per Talete, 3 per Anassimandro, 2
per Anassimene):
Talete
 Poiché la natura di tutte le cose è umida, l’acqua è l’elemento originario da cui tutto
deriva e a cui tutto ritorna
 Poiché la natura di tutte le cose è umida, l’elemento umido originario è ciò da cui tutto
deriva e a cui tutto ritorna
 Il principio costitutivo dell’universo non è un elemento immediatamente osservabile
 Il principio costitutivo dell’universo è un’entità da cui scaturiscono tutte le differenti entità
visibili
 Il principio costitutivo dell’universo è una totalità indistinta di tutti i materiali di cui risultano
costituite le differenti e molteplici cose visibili
Anassimandro
 Poiché la natura di tutte le cose è umida, l’acqua è l’elemento originario da cui tutto
deriva e a cui tutto ritorna
 Poiché la natura di tutte le cose è umida, l’aria è l’elemento originario da cui tutto deriva e
a cui tutto ritorna
 Il principio costitutivo dell’universo è un’entità priva di limiti, mentre ogni realtà particolare
dell’universo stesso è caratterizzata dal limite
 Il principio costitutivo dell’universo è una totalità indistinta di tutti i materiali di cui risultano
costituite le differenti e molteplici cose visibili
 Il conflitto perenne dei diversi e degli opposti è profonda armonia, invisibile solo per chi
non sa vedere il tutto dal punto di vista dell’ordine universale unico ed eterno che regola
l’universo
 Il conflitto perenne dei diversi e degli opposti è ingiustizia e disarmonia
Anassimene
 Poiché la natura di tutte le cose è umida, l’aria che noi osserviamo nella natura è
l’elemento originario da cui tutto deriva e a cui tutto ritorna
 Il principio costitutivo dell’universo non può essere un elemento immediatamente
osservabile ed è un’entità da cui scaturiscono tutte le differenti entità visibili
 Il principio costitutivo dell’universo è un’entità assolutamente priva di limiti, ma è
identificabile con l’aria, che è il più immateriale degli elementi fisici e che costituisce il
principio vitale di tutti gli esseri dell’universo
 Il principio costitutivo dell’universo è una totalità indistinta e infinita di tutti i materiali di cui
risultano costituite le differenti e molteplici cose visibili, ma si presenta sotto una
determinata forma
1
Sezione 1, Unità 1: Esercizi del capitolo 2
2.
Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni:
Talete
Anassimandro
Anassimene
Arché come origine
di tutto ciò che
esiste
Arché come
elemento comune a
tutto ciò che esiste
Arché come
principio che
governa il divenire
del cosmo e della
natura
3.
Tipologia a risposta aperta – Commenta con un testo di 20 righe le seguenti riflessioni di
Emanuele Severino (La filosofia antica, 1984): «La filosofia nasce grande. […] Appare l’idea di un
sapere che sia innegabile, non perché le società e gli individui abbiano fede in esso […]. Ma
perché esso stesso è capace di respingere ogni suo avversario. L’idea di un sapere che non può
essere negato né da uomini, né da dèi, né da mutamenti dei tempi e dei costumi. Un sapere
assoluto, definitivo, incontrovertibile, necessario, indubitabile. […] I Greci evocano per primi il
significato inaudito […] della verità. […] Nei primi pensatori greci l’evocazione del senso inaudito
della verità è insieme (e non può non essere) un rivolgersi alla Totalità delle cose».
2
Sezione 1, Unità 1: Esercizi del capitolo 3
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento – Dalla sostanza alla struttura
1. Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte (3 per Eraclito, 3 per Pitagora):
Eraclito
 Il divenire di tutte le cose è il risultato del conflitto perenne dei diversi e degli opposti
 Il conflitto perenne dei diversi e degli opposti è ingiustizia e disarmonia
 Il conflitto perenne dei diversi e degli opposti è profonda armonia, invisibile solo per chi
non sa vedere il tutto dal punto di vista dell’ordine universale unico ed eterno che regola
l’universo
 Poiché la natura di tutte le cose è umida, l’elemento umido originario è ciò da cui tutto
deriva e a cui tutto ritorna
 Il principio costitutivo dell’universo non è un elemento fisico immediatamente osservabile
 L’universo è un ordine razionale universale, unico ed eterno, comune a tutto ciò che
esiste
 Il principio costitutivo dell’universo è un’entità priva di limiti, mentre ogni realtà particolare
dell’universo stesso è caratterizzata dal limite
Pitagora e la sua scuola
 Il conflitto perenne dei diversi e degli opposti è ingiustizia e disarmonia
 Il conflitto perenne dei diversi e degli opposti è profonda armonia, invisibile solo per chi non sa
vedere il tutto dal punto di vista dell’ordine universale unico ed eterno che regola l’universo
 Il divenire di tutte le cose è il risultato del conflitto perenne dei diversi e degli opposti
 Numero e armonia costituiscono l’essenza di tutto ciò che esiste
 Il principio costitutivo dell’universo non è un elemento fisico immediatamente osservabile
 L’universo è un ordine razionale universale, unico ed eterno esprimibile in forme quantitative
 Il principio costitutivo dell’universo è un’entità priva di limiti, mentre ogni realtà particolare
dell’universo stesso è caratterizzata dal limite
2. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni:
Eraclito
Arché come origine di tutto ciò
che esiste
Arché come elemento comune
a tutto ciò che esiste
Arché come principio che
governa il divenire del cosmo
e della natura
3
Pitagora e la sua scuola
Sezione 1, Unità 1: Esercizi del capitolo 4
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento – L’essere, il pensiero, il linguaggio
1. Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte (3 per Parmenide, 4 per Zenone):
Parmenide
 La sua ricerca riguarda il campo di ciò che può essere detto e pensato
 Nella sua ricerca segue il procedimento dimostrativo per assurdo
 Nelle sue teorie applica il principio del regresso all’infinito applicato alla divisibilità delle
grandezze (spazio e tempo)
 Il principio costitutivo dell’universo è una totalità indistinta di tutti i materiali di cui risultano
costituite le differenti e molteplici cose visibili
 L’essere è la definizione della totalità e i suoi caratteri sono l’immutabilità, l’immobilità,
l’indivisibilità e l’unicità
 I suoi paradossi hanno l’intento di confutare le teorie del movimento e della molteplicità
 Essere, pensiero e linguaggio coincidono
 Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni di
particelle immutabili che si differenziano tra loro a livello qualitativo
Zenone
 Nella sua ricerca segue il procedimento dimostrativo per assurdo
 Il conflitto perenne dei diversi e degli opposti è ingiustizia e disarmonia
 Nelle sue teorie applica il principio del regresso all’infinito applicato alla divisibilità delle
grandezze (spazio e tempo)
 L’essere è la definizione della totalità di ciò che esiste e i suoi caratteri sono l’immutabilità,
l’immobilità, l’indivisibilità e l’unicità
 Il principio costitutivo dell’universo è una totalità indistinta di tutti i materiali di cui risultano
costituite le differenti e molteplici cose visibili
 I suoi paradossi hanno l’intento di confutare le teorie del movimento e della molteplicità
 Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni di
particelle immutabili che si differenziano tra loro a livello quantitativo
2. Tipologia a risposta aperta – Rispondi alle seguenti domande con un testo di cinque righe:
 Che cosa significa ontologia?
 Su quale principio logico si fonda il paradosso di Achille e della tartaruga?
 Come cambiano il significato e i caratteri dell’essere da Parmenide a Melisso?
4
Sezione 1, Unità 1: Esercizi del capitolo 4
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
3. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni:
Eraclito
Arché come origine di tutto ciò
che esiste
Arché come elemento comune
a tutto ciò che esiste
Arché come principio che
governa il divenire del cosmo
e della natura
Essere/Divenire
Unità/Molteplicità
Pensiero e linguaggio
5
Parmenide
Sezione 1, Unità 1: Esercizi del capitolo 5
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento – La ricerca di una sintesi: i Pluralisti
1. Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte (2 per Empedocle, 2 per Anassagora,
1 per gli Atomisti, 3 per i Pluralisti in generale):
Empedocle
 Il principio costitutivo dell’universo è una totalità indistinta di tutti i materiali di cui risultano
costituite le differenti e molteplici cose visibili
 Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni di
particelle immutabili divisibili all’infinito che si differenziano tra loro a livello qualitativo
 Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni di
particelle immutabili e indivisibili che si differenziano tra loro a livello quantitativo
 Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni dei
quattro elementi fondamentali, eterni e immutabili
 Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni di
quattro elementi fondamentali che si mescolano tra di loro, modificandosi continuamente, e così
danno origine al divenire e alla molteplicità
 L’intero processo del divenire cosmico è gestito da due forze contrapposte in perenne conflitto
reciproco: quella che unisce e quella che separa
 L’intero processo del divenire cosmico è gestito da un intelletto superiore separato dalla materia
Anassagora
 Il principio costitutivo dell’universo è un’entità priva di limiti, mentre ogni realtà particolare
dell’universo stesso è caratterizzata dal limite
 Il principio costitutivo dell’universo è una totalità indistinta di tutti i materiali di cui risultano
costituite le differenti e molteplici cose visibili
 Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni di
particelle immutabili divisibili all’infinito che si differenziano tra loro a livello qualitativo
 Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni di
particelle immutabili e indivisibili che si differenziano tra loro a livello quantitativo
 Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni dei
quattro elementi fondamentali, eterni e immutabili
 Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni di
quattro elementi fondamentali che si mescolano tra di loro, modificandosi continuamente, e così
danno origine al divenire e alla molteplicità
 L’intero processo del divenire cosmico è gestito da due forze contrapposte in perenne conflitto
reciproco: quella che unisce e quella che separa
 L’intero processo del divenire cosmico è gestito da un intelletto superiore separato dalla materia
Atomisti (Leucippo e Democrito)
 Il principio costitutivo dell’universo è un’entità priva di limiti, mentre ogni realtà particolare
dell’universo stesso è caratterizzata dal limite
 Il principio costitutivo dell’universo è una totalità indistinta di tutti i materiali di cui risultano
costituite le differenti e molteplici cose visibili
 Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni di
particelle immutabili divisibili all’infinito che si differenziano tra loro a livello qualitativo
6
Sezione 1, Unità 1: Esercizi del capitolo 5
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
 Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni di
particelle immutabili e indivisibili che si differenziano tra loro a livello quantitativo
 Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni dei
quattro elementi fondamentali, eterni e immutabili
 Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni di
quattro elementi fondamentali che si mescolano tra di loro, modificandosi continuamente, e così
danno origine al divenire e alla molteplicità
 L’intero processo del divenire cosmico è gestito da due forze contrapposte in perenne conflitto
reciproco: quella che unisce e quella che separa
 L’intero processo del divenire cosmico è gestito da un intelletto superiore separato dalla materia
Pluralisti in generale
 La loro ricerca è mirata ad individuare l’origine soltanto materiale da cui derivano tutte le cose che
esistono
 La loro ricerca è mirata a conciliare le teoria del divenire e quella dell’essere
 La loro ricerca è mirata a descrivere la struttura del cosmo ed ha caratteristiche esclusivamente
scientifiche e non filosofiche
 Le loro teorie si differenziano da quelle precedenti perché pongono come arché una molteplicità
di sostanze che si combinano tra loro
 Le loro teorie combinano la ricerca cosmologica dei primi filosofi con quella ontologica della
scuola di Elea
 La loro ricerca è mirata ad individuare l’origine dell’uomo e il significato della sua esistenza
nell’universo
2. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni:
Il ciclo cosmico di Empedocle
Prima fase
Seconda fase
Quarta fase
Terza fase
7
Sezione 1, Unità 1: Esercizi del capitolo 5
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
3. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni:
Empedocle
Anassagora
Arché come
origine di tutto
ciò che esiste
Arché come
elemento comune
a tutto ciò che
esiste
Arché come
principio che
governa il
divenire del
cosmo e della
natura
Essere/Divenire
Unità e
molteplicità
Pensiero e
linguaggio
8
Atomisti
Sezione 1, Unità 1: Esercizi di riepilogo
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento – L’origine della filosofia
1.
Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte (4 per Le origini, 1 per
Eraclito/Parmenide, 2 per Cosmologia/Ontologia):
Le origini
 Secondo Aristotele la ricerca di tutti i primi filosofi è mirata ad individuare l’unica origine di tutte le
diverse e mutevoli cose che esistono
 Secondo Aristotele la ricerca dei primi filosofi è mirata esclusivamente ad individuare l’origine
dell’uomo e il significato della sua esistenza nell’universo
 Secondo Aristotele la ricerca dei primi filosofi è mirata a individuare la sostanza permanente e
immutabile, che costituisce la natura comune di tutte le differenti realtà che esistono
 Secondo Aristotele la ricerca dei primi filosofi è mirata ad individuare l’origine materiale da cui
derivano tutte le cose che esistono, anche se alcuni di loro indicarono altre origini, non materiali
 Secondo Aristotele la ricerca dei primi filosofi deriva direttamente dagli antichi miti e non fa altro
che tradurre il linguaggio leggendario e fantastico in argomenti più comprensibili
 Secondo Aristotele la ricerca filosofica nasce dalla meraviglia e in questo senso anche il mito, che
suscita meraviglia, era un’anticipazione della filosofia
 Secondo Aristotele la ricerca dei primi filosofi è mirata a descrivere la struttura del cosmo ed ha
caratteristiche esclusivamente scientifiche e non filosofiche
Eraclito e Parmenide
 Eraclito, a differenza di Parmenide, concentra la sua attenzione sui caratteri della molteplicità e
del divenire, trascurando l’armonia e l’unità di tutto l’universo
 Eraclito, a differenza di Parmenide, individuando nel lógos l’elemento unitario che si manifesta
nella realtà, può essere considerato un panteista, in quanto afferma che i contrari sono
manifestazioni dell’Uno-Tutto
 Eraclito, nonostante ponga in evidenza che i caratteri della realtà sono la molteplicità (in
particolare, il conflitto perenne dei diversi e contrari) e il divenire, è assimilabile in parte a
Parmenide e alla sua teoria dell’Essere-Uno, in quanto sostiene che Tutto è Uno
Cosmologia e ontologia
 La ricerca degli “ontologi”, per trovare il principio non visibile di tutto ciò che esiste, trascura tutto
ciò che è osservabile nel mondo e mette in secondo piano l’esperienza, valorizzata dai
“cosmologi” per concentrarsi solo sul ragionamento
 I “cosmologi” non sono dei veri filosofi, ma soltanto i primi scienziati della storia umana: infatti, si
limitano ad osservare e analizzare la realtà dell’esperienza senza cogliere la dimensione della
totalità delle cose molteplici e mutevoli che esistono
 La ricerca degli “ontologi”, per trovare il principio non visibile di tutto ciò che esiste, si avvale
esclusivamente del ragionamento e della logica, che i “cosmologi” utilizzavano a supporto
dell’analisi osservativa
 I “cosmologi” non sono solo dei fisici, come si potrebbe credere a prima vista, ma alcuni di loro la
dimensione superiore della realtà, anche se la esprimono a volte con metafore fisiche
9
Sezione 1, Unità 1: Esercizi di riepilogo
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
2.
Rielabora in modo personale i problemi filosofici («Il modo migliore per comprendere i problemi
filosofici è pensarci direttamente sopra», Thomas Nagel, 1987)
Leggi il documento seguente e svolgi un tema argomentativo, un saggio breve o un articolo di
giornale (per il saggio breve e l’articolo vedi le indicazioni in questa pagina):
Argomento: La filosofia da Talete agli Atomisti
Nel documento seguente Mario Vegetti (Filosofia e sapere della città antica, 1975) analizza il passaggio
dal mito alla filosofia, da un preciso punto di vista. Tale passaggio si evidenzia nelle figure del sacerdote,
che amministra il culto delle divinità mitiche, e dello scienziato, che interpreta le leggi della natura.
Filosofia e scienza alle origini sono tutt’uno, ma c’è chi tra i primi filosofi è, in un certo senso, più
scienziato, e chi è più filosofo. Svolgendo il tema, il saggio breve o l’articolo di giornale, distingui tra i due
tipi di nuove figure: il filosofo con interessi più metafisici e quello con interessi più naturalistico - scientifici.
«La divinità viene ora a coincidere con il grande organismo della natura, si esprime nei suoi
fenomeni, agisce nei suoi principi e nelle sue leggi, vive nei suoi ritmi e nei suoi cicli di
trasformazione. La conseguenza di questa dislocazione della divinità è importante. II suo
messaggio, la rivelazione di sapienza che da essa proviene, non è più il retaggio esclusivo di una
casta di sacerdoti cui spetta di tradurlo per gli uomini, di interpretarne il senso in rapporto alle
regole del comportamento, all’ordine della città, alla conoscenza umana in generale. Se la divinità
coincide con la natura, è interrogando la natura stessa che se ne scopriranno le leggi; è dunque
col crescere di un’appropriazione scientifica e tecnica della natura da parte dell’uomo che si verrà
progressivamente rivelando il codice informatore del mondo, arcano non più ormai per l’intensità
dell’attimo rituale in cui viene misteriosamente rivelato o alluso, ma piuttosto per l’estensione
smisurata delle informazioni conoscitive che occorre, in un tempo tutto umano, raccogliere e
organizzare […]; il nuovo sacerdote è lo scienziato, cui spetta appunto il compito di indagare la
natura e di estendere il controllo umano su di essa.»
Come si fa un saggio breve o un articolo di giornale
 Se scegli la forma del «saggio breve», interpreta e confronta i documenti forniti e svolgi su questa
base la tua trattazione, anche con opportuni riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze di
studio. Dà al tuo saggio un titolo coerente e ipotizzane una destinazione editoriale (rivista
specialistica, fascicolo scolastico di ricerca e documentazione, rassegna di argomento culturale,
altro).
 Se scegli la forma dell’«articolo di giornale», individua nei documenti forniti uno o più elementi
che ti sembrano rilevanti e costruisci su di essi il tuo “pezzo”. Dà all’articolo un titolo appropriato
ed indica il tipo di giornale sul quale ne ipotizzi la pubblicazione (quotidiano, rivista divulgativa,
giornale scolastico, altro). Per attualizzare l’argomento, puoi riferirti a circostanze immaginarie o
reali (mostre, anniversari, convegni o eventi di rilievo).
Per entrambe le forme di scrittura non superare le quattro o cinque colonne di metà di foglio protocollo.
10
Sezione 1, Unità 2: Esercizi del capitolo 1
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento – La «rivoluzione» dei Sofisti
1. Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte (4 per Protagora, 4 per Gorgia, 5 per
Dibattito natura-legge):
Protagora
 Compito del sapiente è quello di conoscere se stesso e insegnare agli altri la ricerca sui problemi
morali
 Il sapiente non si cura per nulla dei propri interessi ma ricerca il bene della città insegnando la
tecnica politica a tutti coloro che lo vogliono
 L’opera del sapiente è simile a quella del medico: trasforma in buona una disposizione cattiva, fa
passare gli uomini da un’opinione falsa ad una vera
 È impossibile pensare il falso, poiché è impossibile pensare ciò che non è o diversamente da ciò
che si è sperimentato, perciò questo è sempre vero
 Essere, pensiero e linguaggio coincidono
 I valori che reggono la convivenza umana sono profondamente diversi, a seconda delle epoche,
dei luoghi, delle tradizioni, dei costumi, delle culture
 Essere, pensiero e linguaggio non coincidono assolutamente
 Per ciascun individuo l’apparire di tutte le cose e il loro essere coincidono
 Il singolo uomo è misura di tutte le cose che appaiono ma anche del vero, del bene, del giusto e
del bello
 Compito del sapiente è quello di confutare le opinioni errate e aiutare ciascuno a trovare la verità
dentro di sé, poiché ognuno è dotato della virtù, dono degli Dèi
 L’opera del sapiente è simile a quella del medico: trasforma in buona una disposizione cattiva, fa
passare gli uomini da un’opinione peggiore ad una migliore
 La virtù politica è insegnabile ed è compito del sapiente insegnarla, poiché conosce le opinioni
vere e quelle false
Gorgia
 L’essere non è, poiché se fosse sarebbe conosciuto da tutti, ma dal momento che alcuni lo
ignorano non esiste
 L’essere non è conoscibile né pensabile, poiché se il pensato esiste allora tutto ciò che è pensato
esiste, ma ciò è contrario all’esperienza
 L’essere non è, poiché se fosse sarebbe determinato e diveniente come tutte le cose che sono,
ma ciò è contraddittorio dato che l’essere è eterno e infinito
 L’essere non è generato, poiché se fosse generato non potrebbe averlo generato né il nulla né
l’essere: il nulla infatti non genera nulla e se l’essere è già non è generato
 L’essere non è, poiché se fosse sarebbe insegnabile a tutti, ma non tutti evidentemente sono in
grado di comprenderlo, perciò non esiste
 L’essere non è comunicabile né esprimibile, poiché parola e oggetto sono diversi e noi
spieghiamo la parola con l’oggetto non viceversa, dunque se nessuno sa cos’è non lo si può
spiegare con parole
 La potenza della parola è tale che può convincere chiunque di tutto e anche del suo contrario
 La legge di natura è la legge del più forte mentre le leggi umane sono convenzioni che vogliono
impedire al più forte di dominare sugli altri
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Sezione 1, Unità 2: Esercizi del capitolo 1
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
 L’essere è la definizione della totalità e i suoi caratteri sono l’immutabilità, l’immobilità,
l’indivisibilità e l’unicità
 Il pensiero non riflette l’essere ma il linguaggio lo riflette perfettamente; infatti per comunicare,
insegnare e persuadere utilizziamo il linguaggio e il suo potere sull’anima umana, nel suscitare
emozioni e convinzioni, è infinito
Dibattito su natura e legge
 Tutti i sofisti concordano nel ritenere la legge di natura base reale del comportamento umano e le
leggi delle città e degli stati frutto di accordi e convenzioni, ma divergono e discutono tra loro
nell’interpretazione da dare a questo contrasto e nelle conclusioni che ne derivano
 Tutti i sofisti concordano nel ritenere la legge di natura base reale del comportamento umano e
sottolineano le differenze tra individuo e individuo, perciò sviluppano teorie relativistiche che
identificano l’apparire con l’essere
 Tutti i sofisti vivono in una città-stato democratica, perciò ritengono che la libertà e l’uguaglianza
di tutti gli individui sia il fondamento di qualsiasi discorso sulla società e la politica
 Antifonte: la legge di natura è la legge del più forte mentre le leggi umane sono convenzioni che
vogliono impedire al più forte di dominare sugli altri
 Antifonte: per natura ciascun individuo è diverso dall’altro, perciò ciascuno deve cercare di
imporre agli altri le proprie opinioni con la persuasione o con la forza
 Antifonte: tutte le leggi sono convenzioni contrarie alla natura, perciò bisogna seguire
formalmente le leggi ma vivere secondo natura riconoscendo l’uguaglianza degli esseri umani sul
piano delle esigenze fondamentali
 Callicle: la legge di natura è la legge del più forte mentre le leggi umane sono convenzioni che
vogliono impedire al più forte di dominare sugli altri
 Callicle: le leggi sono convenzioni contrarie alla natura ma insufficienti a garantire la pacifica e
ordinata vita sociale perciò i governanti hanno inventato gli Dei e la religione per intimorire i
malvagi
 Crizia: le leggi non bastano a garantire una pacifica e ordinata vita sociale, ma fortunatamente la
religione e il timore degli Dei permette di evitare molte sopraffazioni
 Crizia: le leggi sono convenzioni contrarie alla natura ma insufficienti a garantire la pacifica e
ordinata vita sociale perciò i governanti hanno inventato gli Dei e la religione per intimorire i
malvagi
 Trasimaco: il giusto è sempre l’identica cosa, l’utile del più forte.
 Trasimaco: tutte le leggi sono convenzioni contrarie alla natura, perciò bisogna seguire
formalmente le leggi ma vivere secondo natura riconoscendo l’uguaglianza degli esseri umani sul
piano delle esigenze fondamentali
2. Tipologia a risposta aperta – Rispondi alle seguenti domande con un testo di cinque righe:
 Che cosa significa relativismo?
 Che cosa significa utilitarismo?
 Che cosa significa nichilismo?
 Che cosa significa scetticismo?
 Che cosa significa cosmopolitismo?
 Che cosa significa retorica?
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Sezione 1, Unità 2: Esercizi del capitolo 1
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
1. Tipologia a completamento – Sviluppa il confronto tra Parmenide e Gorgia - Leggi i due testi a
confronto e riempi gli spazi della tabella fornendo le adeguate spiegazioni:
A. Parmenide: «Per la parola e il pensiero bisogna che l'essere sia, solo esso infatti è
possibile che sia e il nulla non è. Su questo ti esorto a riflettere. È la stessa cosa pensare e
il pensiero che è, infatti senza l'essere in cui è espresso non troverai il pensare. Niente
altro infatti è o sarà all'infuori dell'essere».
B. «[Gorgia] pone tre capisaldi, l’uno conseguente all’altro: 1) nulla esiste; 2) se anche alcunché
esiste, non è comprensibile all’uomo; 3) se pure è comprensibile, è per certo incomunicabile e
inspiegabile agli altri.
Che nulla esiste, lo argomenta in questo modo: ammesso che qualcosa esista, esiste soltanto o
ciò che è o ciò che non è, ovvero esistono insieme e ciò che è e ciò che non è. Ma né esiste ciò
che è, come dimostrerà, né ciò che non è, come ci confermerà; né infine, come anche ci
spiegherà, l’essere e il non essere insieme. Dunque, nulla esiste.
Passiamo ora a dimostrare che, se anche alcunché sia, esso è, per l’uomo, inconoscibile e
inconcepibile. Se infatti, come dice Gorgia, le cose pensate non sono esistenti, ciò che esiste non
è pensato. […] “se il pensato non esiste, ciò che è non è pensato”.
Gorgia passa quindi a “dimostrare” che se l’esistente potesse essere pensato e compreso non
potrebbe comunque essere comunicato, [infatti] la parola non può esprimere la massima parte
degli oggetti, cosí come neppure questi possono rivelare l’uno la natura dell’altro».
Parmenide
Gorgia
Essere
Pensiero
Linguaggio
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Sezione 1, Unità 2: Esercizi del capitolo 1
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
2. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni:
Ippia e Antifonte
Trasimaco e Callicle
Legge di natura
Legge umana
3. Rielabora in modo personale i problemi filosofici («Il modo migliore per comprendere i problemi
filosofici è pensarci direttamente sopra», Thomas Nagel, 1987).
Leggi il documento seguente e svolgi un tema argomentativo, un saggio breve o un articolo di
giornale (per il saggio breve e l’articolo vedi le indicazioni a pagina 10):
Argomento: La nascita della democrazia
Nel documento seguente, tratto dal dialogo di Platone dedicato a Protagora, il celebre Sofista racconta un
mito da cui emergono il significato e il valore della democrazia. Sviluppa il tuo elaborato riflettendo
sull’attualità di tale riflessione.
«Tempo vi fu in cui esistevano gli dèi, ma non le stirpi mortali. Poi che giunse anche per le stirpi
mortali il momento fatale della loro nascita, gli dei ne fanno il calco in seno alla terra mescolando
terra e fuoco e tutti quegli elementi che si compongono di terra e di fuoco. Ma nell’atto in cui
stavano per trarre alla luce quelle stirpi, ordinarono a Prometeo e a Epimeteo di distribuire a
ciascuno facoltà naturali in modo conveniente. Epimeteo chiede a Prometeo che spetti a lui la
cura della distribuzione: “E quando avrò compiuto la mia distribuzione - dice - tu controllerai”. E
così, avendolo persuaso, si pone a distribuire. Ora, nel compiere la sua distribuzione, ad alcuni
assegnava forza senza velocità, mentre forniva di velocità i più deboli; alcuni armava, mentre per
altri che rendeva per natura inermi, escogitava qualche altro mezzo di salvezza. A quegli esseri
che rinchiudeva in un piccolo corpo, assegnava ali per fuggire o sotterranea dimora; quelli che,
invece, dotava di grande dimensione, proprio con questo li salvaguardava. E così distribuiva tutto
il resto, sì che tutto fosse in equilibrio. Ed escogitò tale principio preoccupandosi che una qualche
stirpe non dovesse estinguersi. Dopo che li ebbe provvisti di mezzi per sfuggire le reciproche
distruzioni, escogitò anche agevoli modi per proteggerli dalle intemperie delle stagioni di Zeus: li
avvolse, così, di folti peli e di dure pelli, che bastavano a difendere dal freddo, ma che sono
anche capaci di proteggere dal caldo e tali inoltre da essere adatti quali naturale e propria coperta
a ciascuno, quando avessero bisogno di dormire. E sotto i piedi ad alcuni dette zoccoli, ad altri
unghie e pelli dure prive di sangue; ad alcuni procurava un tipo di alimento, ad altri un altro tipo;
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Sezione 1, Unità 2: Esercizi del capitolo 1
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
ad alcuni erba della terra, ad altri frutti degli alberi, ad altri ancora radici; ad alcuni poi dette come
cibo la carne di altri animali, ma a questi concesse scarsa prolificità, mentre a quelli che n’erano
preda abbondante prolificità, sì che la specie loro si conservasse. Solo che Epimeteo, al quale
mancava compiuta sapienza, aveva consumato, senza accorgersene, tutte le facoltà naturali in
favore degli esseri privi di ragione: gli rimaneva ancora da dotare il genere umano e non sapeva
davvero cosa fare per trarsi di imbarazzo. Proprio mentre si trovava in tale imbarazzo
sopraggiunse Prometeo a controllare la distribuzione: vede che tutti gli altri esseri viventi
armoniosamente posseggono di tutto, e che invece l’uomo è nudo, scalzo, privo di giaciglio e di
armi: era oramai imminente il giorno fatale, giorno in cui anche l’uomo doveva uscire dalla terra
alla luce. Prometeo allora, trovandosi appunto in grande imbarazzo per la salvezza dell’uomo,
ruba a Efesto e ad Atena il sapere tecnico, insieme con il fuoco - perché senza il fuoco sarebbe
stato impossibile acquistarlo o servirsene e così ne fece dono all’uomo. L’uomo, dunque, ebbe in
tal modo la scienza della vita, ma non aveva ancora la scienza politica: essa si trovava presso
Zeus; né più era concesso a Prometeo di andare nell’acropoli, dov’è la dimora di Zeus (e davvero
temibili erano, per di più, le guardie di Zeus); riesce, invece, a penetrare di nascosto nella
comune dimora di Atena e di Efesto dove essi lavoravano insieme, e, rubata l’arte del fuoco di
Efesto e l’altra propria di Atena, le dona all’uomo, che con quelle si procurò le agiatezze della
vita. Solo che, come si narra, più tardi Prometeo dovette, a causa di Epimeteo, pagare la pena
del furto. Come dunque l’uomo fu partecipe di sorte divina, innanzi tutto per la sua parentela con
la divinità, unico tra gli esseri viventi, credette negli dèi, e si mise ad erigere altari e sacre statue;
poi, usando l’arte, articolò ben presto la voce in parole e inventò case, vesti, calzari, giacigli e il
nutrimento che ci dà la terra. Così provveduti, da principio gli uomini vivevano sparsi, perché non
v’erano città. E perciò erano distrutti dalle fiere, perché in tutto e per tutto erano più deboli di
quelle, e la loro perizia pratica, pur essendo di adeguato aiuto a procurare il nutrimento, era
assolutamente insufficiente nella lotta contro le fiere: non possedevano ancora l’arte politica, di
cui quella bellica è parte. Cercarono, dunque, di radunarsi e di salvarsi fondando città: ma ogni
qualvolta si radunavano, si recavano offesa tra di loro, proprio perché mancanti dell’arte politica,
onde nuovamente si disperdevano e morivano. Allora Zeus, temendo per la nostra specie,
minacciata di andar tutta distrutta, inviò Ermes perché portasse agli uomini il pudore e la giustizia
affinché servissero da ordinamento della città e da vincoli costituenti unità di amicizia. Chiede
Ermes a Zeus in qual modo debba dare agli uomini il pudore e la giustizia: “Debbo distribuire
giustizia e pudore come sono state distribuite le arti? Le arti furono distribuite così: uno solo che
possegga l’arte medica basta per molti profani e lo stesso vale per le altre professioni. Anche
giustizia e pudore debbo istituirli negli uomini nel medesimo modo, o debbo distribuirli a tutti?”. “A
tutti, rispose Zeus, e che tutti ne abbiano parte: le città non potrebbero esistere se solo pochi
possedessero pudore e giustizia, come avviene per le altre arti. Istituisci, dunque, a nome mio
una legge per la quale sia messo a morte come peste della città chi non sappia avere in sé
pudore e giustizia”. E così, Socrate, anche per questa ragione, gli Ateniesi e tutti gli altri, qualora
si debba discutere della capacità architettonica o di qualche altra attività artigianale, ritengono
che solo pochi abbiano il diritto di dare consigli, […]; qualora, invece, si accingano a deliberare su
questioni relative alla capacità politica, che si impernia tutta sulla giustizia e sulla saggezza, è
ragionevole che tutti vengano ammessi, poiché si ritiene necessario che ognuno sia partecipe di
questa dote, o non esistano città».
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Sezione 1, Unità 2: Esercizi del capitolo 2
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento – Socrate
1. Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte (3):
 Per migliorare se stesso bisogna innanzitutto conoscere se stesso e, in particolare, la propria
anima
 La maieutica è un’arte della persuasione simile alla retorica
 Secondo Aristotele Socrate ha utilizzato per primo il metodo scientifico dell’induzione
 Sia per gli argomenti di ricerca sia per il metodo Socrate può essere considerato un Sofista
 Socrate preferisce il discorso lungo al discorso breve
 L’ironia socratica è una forma di scetticismo e di nichilismo gnoseologico
 Socrate si proclamava sapiente ed insegnava la virtù politica
 Per Socrate la virtù e la conoscenza coincidono
2. Tipologia a risposta aperta – Definisci i seguenti concetti in un testo di tre righe:
 Dialogo
 Ironia
 Confutazione
 Maieutica
 Induzione
 Virtù
 Démone
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Sezione 1, Unità 2: Esercizi di riepilogo
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento – Dall’ontologia al’antropologia
1. Sviluppa il confronto tra Socrate e Protagora - Leggi i due testi a confronto (tratti da un dialogo di
Platone, il Teeteto) e riempi gli spazi della tabella, fornendo le adeguate spiegazioni:
C. Socrate: «Io sono dunque, in me, tutt’altro che sapiente, né da me è venuta fuori alcuna
sapiente scoperta che sia generazione del mio animo; quelli invece che amano stare con
me, se pur da principio appariscano, alcuni di loro, del tutto ignoranti, tutti quanti poi,
seguitando a frequentare la mia compagnia, ne ricavano, purché il dio glielo permetta,
straordinario profitto: come vedono essi medesimi e gli altri. Ed è chiaro che da me non
hanno imparato nulla, bensì proprio e solo da se stessi molte cose e belle hanno trovato e
generato; ma d’averli aiutati a generare, questo sì, il merito spetta al dio e a me».
D. Protagora: «E che esistano la sapienza e l’uomo sapiente, son ben lungi dal negarlo; che
anzi, colui appunto chiamo sapiente, il quale ad uno di noi, a cui le cose appariscano ed
esistano come cattive, riesca, invertendone il senso, a farle apparire ed esistere come
buone. [...] Perché è vero che quanto appare giusto e bello a ciascuna città, tale anche è
per essa, finché lo reputi tale; ma appunto il sapiente, in luogo di singole cose dannose per
i cittadini ne fa essere e apparire di utili. E analogamente anche il sofista, per questa sua
capacità di ammaestrare in quest’arte i discepoli, è sapiente e meritevole di molto denaro
per quelli che ha ammaestrato».
Socrate
Protagora
Metodo di
insegnamento
Finalità della
ricerca
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Sezione 1, Unità 3: Esercizi del capitolo 1
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento - Platone e Socrate
1. Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte (3):
 Di tutte le opere scritte da Platone sono rimasti solo alcuni frammenti
 Le opere di Platone appartengono alla mitologia più che alla filosofia
 Il mito in Platone ha valore simbolico e la funzione di rendere più comprensibili
ragionamenti complessi
 Platone non scrisse nulla ma tenne solo lezioni orali nella sua scuola
 Platone scrisse numerosi trattati espositivi e prese le distanze dal suo maestro Socrate
che non scrisse mai nulla
 In genere le opere di Platone vengono suddivise in tre periodi
 In un suo mito Platone, rispetto all’insegnamento orale, esalta l’importanza della scrittura,
una vera medicina per la memoria
 Platone scrisse soltanto opere in cui racconta la vita e l’insegnamento del suo maestro
Socrate
 Platone sviluppò e approfondì la ricerca sulla conoscenza di sé e della propria psiche, già
avviato da Socrate
2. Tipologia a risposta aperta – Definisci i seguenti concetti in un testo di tre righe:
 Dialogo socratico
 Dialogo platonico
 Mito
 Psiche
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Sezione 1, Unità 3: Esercizi del capitolo 2
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento - Platone e l’Accademia
1. Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte (3):
 La psiche umana, avendo già vissuto altre vite, ha conosciuto la vera realtà e non ha bisogno
di fare nuove esperienze, perché tutto ciò che esiste è illusione e soltanto l’essere è
 Le idee sono la vera realtà ed esse risiedono soltanto nella mente umana, in cui sono innate
dall’eternità
 Le idee sono la vera essenza di tutto ciò che esiste e gli enti concreti partecipano di esse
 La psiche umana è separata dal corpo ed è inconoscibile per l’uomo
 Amore e filosofia sono intimamente legate e conducono entrambe alla conoscenza più
profonda della vera essenza di tutto ciò che esiste
 Il prigioniero liberato, una volta scoperta la vera realtà, non tornerà mai più nel mondo illusorio
della caverna
 Lo Stato ideale dovrebbe avere la stessa configurazione della psiche umana
2. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella sul «mito della caverna» con le
adeguate spiegazioni:
Mito
Ombre
Statuette
Riflessi
Oggetti reali
e Sole
Significato
ontologico:
livelli di realtà
«Dualismo
ontologico»:
gradi di realtà
Significato
gnoseologico:
livelli di
conoscenza
«Dualismo
gnoseologico»:
gradi di
conoscenza
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Sezione 1, Unità 3: Esercizi del capitolo 2
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
3. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella sul «mito della biga alata» con le
adeguate spiegazioni:
Mito
Auriga
Cavallo bianco
Cavallo nero
Significato e
parti della
psiche
4. Leggi i seguenti brani tratti da dialoghi platonici e commentali ciascuno separatamente in un testo
di 20 righe:
 «Menone: Ma in quale modo, Socrate, andrai cercando quello che assolutamente ignori? E
quale delle cose che ignori farai oggetto di ricerca? E se per un caso l’imbrocchi, come farai
ad accorgerti che è proprio quella che cercavi, se non la conoscevi? Socrate: Capisco quel
che vuoi dire, Menone! Vedi un po’ che bell’argomento eristico proponi! l’argomento secondo
cui non è possibile all’uomo cercare né quello che sa né quello che non sa: quel che sa
perché conoscendolo non ha bisogno di cercarlo; quel che non sa perché neppure sa cosa
cerca. [...] La psiche, dunque, poiché eterna e più volte rinata, avendo veduto il mondo di qua
e quello dell’Ade, in una parola tutte quante le cose, non c’è nulla che non abbia appreso. Non
v’è, dunque, da stupirsi se può fare riemergere alla mente ciò che prima conosceva della virtù
e di tutto il resto. Poiché, d’altra parte, la natura tutta è imparentata con se stessa e la psiche
ha tutto appreso, nulla impedisce che essa, ricordando (ricordo che gli uomini chiamano
apprendimento) una sola cosa, trovi da sé tutte le altre, quando uno sia coraggioso e
infaticabile nella ricerca. Sì, cercare ed apprendere sono, nel loro complesso, reminiscenza
[anamnesis]! Non dobbiamo dunque affidarci al ragionamento eristico: ci renderebbe pigri ed
esso suona dolce solo alle orecchie della gente senza vigore; il nostro, invece, rende operosi
e tutti dediti alla ricerca».
 «Per tali persone insomma, la verità non può essere altro che le ombre degli oggetti
artificiali».
 «Devi pensare che le mie parole si riferiscono tanto agli uomini quanto alle donne, tutte quelle
che nascono naturalmente adatte».
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Sezione 1, Unità 3: Esercizi del capitolo 2
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
5. Sviluppa il tema della polemica di Platone contro i Sofisti - Leggi le coppie di testi a confronto,
tratte dai dialoghi platonici e riempi gli spazi delle relative tabelle:
A. Platone: «Esamina dunque, egli disse, quello che da codesti punti consegue, se anche a te
pare lo stesso che a me. A me pare infatti che, se c’è cosa bella all’infuori del bello in sé,
per nessuna altra cagione sia bella e non perché partecipa di codesto bello in sé. E così
dico, naturalmente, di tutte le altre cose. Consenti tu che la causa sia questa? […] niente
altro fa sì che quella tal cosa sia bella se non la presenza o la comunanza di codesto bello
in sé, o altro modo qualunque onde codesto bello le aderisce. Perché io non insisto affatto
su questo modo, e dico solo che tutte le cose belle sono belle per il bello».
B. PROTAGORA: «Io, per me, sostengo che la verità sta come io ho scritto: esser cioè
ciascuno di noi misura delle cose che sono e non sono; certo che poi ci corre un abisso
tra l’un individuo e l’altro, per la ragione appunto che, per uno, sono ed appariscono certe
date cose, per un altro, altre».
Platone
Protagora
Il criterio di verità
Oggettività della
conoscenza
A. Callicle: Secondo me la questione è tutta qui: quelli che fanno le leggi sono i deboli, i più;
essi, evidentemente, istituiscono le leggi a proprio favore e per propria utilità, e lodi e
biasimi dispensano entro questi termini. Spaventando i più forti, quelli che avrebbero la
capacità di prevalere, per impedire, appunto, che prevalgano, dicono che cosa brutta e
ingiusta è voler essere superiori agli altri e che commettere ingiustizia consiste proprio in
questo, nel tentativo di prevalere sugli altri. Essi, i più deboli, credo bene che si
accontentano dell’uguaglianza! Ecco perché la legge dice ingiusto e brutto il tentativo di
voler prevalere sui molti, ecco perché lo chiamano commettere ingiustizia. Io sono invece
convinto che la stessa natura chiaramente rivela esser giusto che il migliore prevalga sul
peggiore, il più capace sul meno capace.
B. Platone: Ti sei dimenticato di nuovo, mio caro, replicai, che alla legge non interessa che
una sola classe dello stato si trovi in una condizione particolarmente favorevole. Essa
cerca di realizzare questo risultato nello stato tutto: armonizza tra loro i cittadini
persuadendoli e costringendoli, fa che si scambino i vantaggi che i singoli sappiano
procurare alla comunità; e creando nello stato simili individui, la legge stessa non lo fa per
lasciarli volgere dove ciascuno voglia, ma per valersene essa stessa a cementare la
compattezza dello stato.
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Sezione 1, Unità 3: Esercizi del capitolo 2
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Platone
Callicle
La legge
La giustizia
L’uguaglianza
6. Rielabora in modo personale i problemi filosofici («Il modo migliore per comprendere i problemi
filosofici è pensarci direttamente sopra», Thomas Nagel, 1987)- Leggi i documenti seguenti e
svolgi un tema argomentativo, un saggio breve o un articolo di giornale (per il saggio breve e
l’articolo vedi le indicazioni a pagina 10):
Argomento: L’attualità delle idee universali
Nei documenti seguenti due importanti filosofi contemporanei sviluppano il tema dell’attualità del pensiero
platonico. Sviluppa il tuo elaborato utilizzando i concetti che vi sono contenuti e citando i passi cruciali.
È un problema molto vecchio, introdotto in filosofia da Platone. La platonica «teoria delle idee» è
appunto un tentativo di risolverlo, e a parer mio uno dei tentativi più riusciti, fra quanti ne siano
stati fatti sinora. La teoria che esporrò di qui a poco è in gran parte quella di Platone, con le
poche modifiche che il tempo ha dimostrato necessarie. Il modo in cui il problema si presentò a
Platone fu più o meno il seguente. Esaminiamo, per fare un esempio, una nozione come quella di
giustizia. Se chiediamo a noi stessi che cosa sia la giustizia, è naturale procedere esaminando
questo, quello e quell'altro atto giusto cercando di scoprire che cosa abbiano in comune. Devono,
in un senso o nell'altro, partecipare tutti di una stessa natura, che si troverà in tutto ciò che è
giusto e in null'altro. Questa natura comune, in virtù della quale tutti quegli atti sono giusti, sarà la
giustizia stessa, l'essenza pura la cui mescolanza con i fatti della vita quotidiana produce la
molteplicità degli atti giusti. Nello stesso modo si procederà con qualsiasi altra parola che possa
essere applicabile a fatti comuni, […]. La parola sarà applicabile a molte cose particolari perché
partecipano tutte di una comune natura o essenza. E questa pura essenza è ciò che Platone
chiama «Idea» o «forma». (Non si deve supporre che le «idee», in questo senso, esistano nella
mente, benché la mente le possa apprendere.) L’idea di giustizia non si identifica con nessuna
cosa giusta: è un che di diverso dalle cose particolari, e di cui le cose particolari partecipano. Non
essendo particolare, non può essa stessa esistere nel mondo del senso. Inoltre non è effimera e
mutevole come le cose del senso: è eternamente uguale a sé stessa, immutabile e indistruttibile.
La parola «idea» ha assunto, nel corso del tempo, significati che ci condurrebbero fuori strada se
applicati alle «idee» platoniche; e useremo perciò la parola «universale» in luogo di «idea» per
spiegare ciò che Platone intendeva. […] Esaminando le parole comuni, vediamo che, in linea
22
Sezione 1, Unità 3: Esercizi del capitolo 2
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
generale, i nomi propri stanno a indicare i particolari, mentre altri sostantivi, aggettivi, preposizioni
e verbi stanno a indicare gli universali. I pronomi indicano altrettanti particolari, ma sono ambigui:
solo il contesto o le circostanze ci dicono quali siano i particolari indicati. […] Nessuna frase può
essere costruita senza una parola almeno che indichi un universale. […] Così tutte le verità
implicano un universale, e ogni conoscenza di verità implica la conoscenza degli universali.
Vedendo che quasi tutte le parole che si trovano in un dizionario indicano altrettanti universali,
apparirà strano che quasi nessuno, eccettuati gli studiosi di filosofia, si renda mai conto
dell’esistenza di queste entità (Bertrand Russell, The Problems of Philosophy, Oxford, 1957).
Dalla nascita non facciamo altro che percepire sensazioni di oggetti singoli, che mutano, tutti
differenti gli uni dagli altri, alberi e cani, per esempio, nessuno dei quali è identico a un altro, ma
che riuniamo nelle idee generali di «albero» e «cane», astrazioni che valgono per una moltitudine
di oggetti singoli. Senza queste idee generali, non potremmo riconoscere nulla nella nostra
esperienza. Ma nell'esperienza non possiamo né arrampicarci sull'«albero» in generale, né veder
correre il «cane» in generale. Di più: utilizziamo nozioni ancora più generali, e tuttavia essenziali.
Per esempio, parliamo del «vero» e del «falso», del «bello» e del «brutto», del «giusto» e
dell'«ingiusto», che ripartiamo in «Bene» e «Male», nozioni ancora più generali e più astratte.
Queste idee non si incontrano mai nella vita sensibile e tuttavia senza di esse non riusciremmo a
pensare […] Così, coloro che si fermano alla bruta esperienza sensibile non capiranno nulla dei
discorsi di coloro che dissertano dell'essenza. Quindi in una società c'è una parte, la
maggioranza, che accetta la società così com'è; e l'altra parte, quella di coloro che ne
intraprendono l'analisi profonda e razionale, che farà molta fatica a farsi capire. Il fatto è che ci
sono due modi di convincere gli altri: o con la seduzione, abbagliando le persone con le loro
stesse opinioni illusorie, o con la dimostrazione, a costo di invitare ciascuno a rinunciare alle
opinioni che sosteneva fino a quel momento. In questo senso, non si può «votare» in matematica
o nelle scienze: che lo si voglia o no, due più due fa quattro ed è la Terra che ruota attorno al
sole. In altre parole, la verità concreta del mondo sensibile è accessibile solo a coloro che la
decifrano con l'aiuto di pure astrazioni. Alla fine di questo procedimento, Platone poneva una
vasta questione filosofica: se le nostre idee si formano solo sulla base dell'esperienza sensibile,
come si spiega che noi abbiamo le idee generali, che non possono esistere che nel nostro
pensiero? Da dove vengono queste idee? Come si formano? […] Si dirà che il «cane in
generale», l’idea di cane, è nel nostro pensiero perché possediamo la parola e che tutti i nomi
comuni sono comuni, cioè generali, astratti. È anche per questo che gli animali non pensano,
perché non possono accedere a un linguaggio articolato come le lingue umane. Tuttavia, la
questione rimane: per avere idee generali, bisogna avere le parole astratte. Ma per inventare
queste parole non è stato necessario che l'uomo pensasse già con l'aiuto di idee generali? (JeanPaul Jouary, Entrer en philo, 1994, Paris).
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Sezione 1, Unità 3: Esercizi del capitolo 2
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
7. Rielabora in modo personale i problemi filosofici («Il modo migliore per comprendere i problemi
filosofici è pensarci direttamente sopra», Thomas Nagel, 1987)- Leggi i documenti seguenti e
svolgi un tema argomentativo, un saggio breve o un articolo di giornale (per il saggio breve e
l’articolo vedi le indicazioni a pagina 10):
Argomento: Libertà e responsabilità
Nei documenti seguenti Gorgia e Platone affrontano il tema della libertà e della responsabilità umana
rispetto alla propria condotta di vita. Il primo è il celebre Elogio di Elena di Gorgia, il secondo è il «mito di
Er», contenuto nella Repubblica di Platone. Confronta le due concezioni e sviluppa le tue riflessioni.
È dovere dell'uomo, sia dire rettamente ciò che si addice, sia confutare (giustamente) i detrattori
di Elena, donna sulla quale consona e concorde si afferma e la testimonianza di tutti i poeti, e la
fama del nome, divenuto simbolo delle fortunose vicende. Pertanto io voglio, svolgendo il
discorso secondo un certo metodo logico, lei così diffamata liberar dall'accusa, e dimostrati
mentitori i suoi detrattori e svelata la verità, far cessare l'ignoranza.
Tutti sanno che la donna di cui parlo era, per nascita e per stirpe, prima tra i primi, e uomini e
donne: sua madre fu Leda, il padre vero un dio e quello putativo un uomo, Zeus e Tindaro (dei
quali il primo fu creduto padre perché lo era, l'altro fu giudicato padre perché asseriva di esserlo),
che erano l'uno il più potente tra gli uomini, l'altro il signore di tutte le cose.
Nata da tali genitori ebbe bellezza divina, che non rimase vigoria di corpo, altri forza di sapienza
acquisita. Tutti vennero a lei mossi da ambizioso amore e da invincibile desiderio di gloria.
Non dirò chi e perché e come, prendendo Elena, appagò il suo desiderio d'amore, ché, dicendo
a coloro che sanno quel che già sanno, si è sì creduti, ma non si porta diletto: ma tralasciando di
parlare di quel tempo, darò inizio al mio discorso ed esporrò le cause per cui la partenza di Elena
per Troia non poté non avvenire. Essa fece quello che fece o pel cieco volere della fortuna e il
volere degli dei e un decreto del fato, o perché rapita con la violenza, o perché persuasa dalle
parole, o perché presa d'amore.
Se lo fece per la prima ragione, bisogna accusare chi ne fu la causa, ché la previdenza umana
non può contrastare il volere del dio. È legge di natura che il più forte non sia impedito dal debole
ma il debole sia dominato e trascinato dal forte, che il forte guidi e il debole segua: ora il dio è
superiore all'uomo e per forza e per sapienza e per tutto. E la divinità supera in forza ed in
saggezza ed anche nel rimanente il mortale. Se la responsabilità fosse attribuita al Fato o al dio,
Elena andrebbe discolpata.
Se fu rapita con la forza e subì violenza e fu oltraggiata ingiustamente, è chiaro che ha colpa chi
la rapì in quanto usò violenza, mentre essa che fu rapita, in quanto subì violenza, fu sventurata.
Se furono indi parole a convincerla e ingabbiarle l'animo suo, pur semplice è difenderla e far
svanire ogni accusa. Il discorso, o parola, è un gigante piccolissimo, un sovrano che compiere sa
cose divine, come annullare i timori ed ispirare gioia o lacrimevole pietà. E come ciò ha luogo, lo
spiegherò. Perché bisogna anche spiegarlo al giudizio degli uditori: la poesia nelle sue varie
forme io la ritengo e la chiamo un discorso con metro, e chi l'ascolta è invaso da un brivido di
spavento, da una compassione che strappa le lacrime, da una struggente brama di dolore, e
l'anima patisce, per effetto delle parole, un suo proprio patimento, a sentir fortune e sfortune di
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Sezione 1, Unità 3: Esercizi del capitolo 2
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
fatti e di persone straniere. Ma via, torniamo al discorso di prima. Dunque, gli ispirati incantesimi
di parole sono apportatori di gioia, liberatori di pena. Aggiungendosi infatti, alla disposizione
dell'anima, la potenza dell'incanto, questa la blandisce e persuade e trascina col suo fascino. Di
fascinazione e magia si sono create due arti, consistenti in errori dell'animo ed in inganni della
mente. E quanti, a quanti, quante cose fecero credere e fanno credere, foggiando un finto
discorso! Che se tutti avessero, circa tutte le cose, delle passate ricordo, delle presenti
coscienza, delle future previdenza, non di eguale efficacia sarebbe il medesimo discorso, qual è
invece per quelli, che appunto non riescono né a ricordare il passato, né a meditare sul presente,
né a divinare il futuro; sicché nella maggior parte dei casi, i più offrono consigliera all'anima
l'impressione del momento. La quale impressione, per esser fallace ed incerta, in fallaci ed
incerte fortune implica chi se ne serve. Qual motivo ora impedisce di credere che Elena sia stata
trascinata da lusinghe di parole, e così poco di sua volontà, come se fosse stata rapita con
violenza? Così si constaterebbe l'imperio della persuasione, la quale, pur non avendo l'apparenza
dell'ineluttabilità, ne ha tuttavia la potenza. Infatti un discorso che abbia persuaso una mente,
costringe la mente persuasa, e a credere nei detti, e a consentire nei fatti. […]. C'è tra la potenza
della parola e la disposizione dell'anima lo stesso rapporto che tra l'ufficio dei farmachi e la natura
del corpo. Come infatti certi farmachi eliminano dal corpo certi umori, e altri, altri; e alcuni
troncano la malattia, altri la vita; così anche dei discorsi, alcuni producono dolore, altri diletto, altri
paura, altri ispirano coraggio agli uditori, altri infine, con qualche persuasione perversa,
avvelenano l'anima e la stregano. Ecco così spiegato che se ella fu persuasa con la parola, non
fu colpevole, ma sventurata.
Passo a trattare della quarta causa. Se fu l'amore a fare tutto questo, facilmente essa sfuggirà
all'accusa della colpa che le si attribuisce. […] molte sono le cose che suscitano in molti amore e
desiderio di molte cose. Che se dunque lo sguardo di Elena, dilettato dalla figura di Alessandro,
ispirò all'anima fervore e zelo d'amore, qual meraviglia? il quale amore, se, in quanto dio, ha degli
dei la divina potenza, come un essere inferiore potrebbe respingerlo, o resistergli? e se poi è
un'infermità umana e una cecità della mente, non è da condannarsi come colpa, ma da giudicarsi
come sventura; venne infatti, come venne, per agguati del caso, non per premeditazioni della
mente;
e
per
ineluttabilità
d'amore,
non
per
artificiosi
raggiri.
Come dunque si può stimare giusto il biasimo di cui è vittima Elena, che, se ha fatto quello che ha
fatto perché innamorata o persuasa dalle parole o rapita con la forza o costretta dagli dei,è in
ogni caso innocente?
Al loro arrivo, le anime dovevano presentarsi a Lachesi. E un araldo divino prima le aveva
disposte in fila, poi aveva preso dalle ginocchia di Lachesi le sorti e vari tipi di vita, era salito su
un podio elevato e aveva detto: “Parole della vergine Lachesi sorella di Ananke (Necessità).
Anime dall’effimera esistenza corporea, incomincia per voi un altro periodo di generazione
mortale, preludio a nuova morte. Non sarà un démone a ricevervi in sorte, ma sarete voi a
scegliervi il démone. Il primo che la sorte designi scelga per primo la vita cui sarà poi
irrevocabilmente legato. La virtù non ha padrone; secondo che la onori o la spregi, ciascuno ne
avrà più o meno. La responsabilità è di chi sceglie, il dio non è responsabile”. Con ciò aveva
scagliato al di sopra di tutti i convenuti le sorti e ciascuno raccoglieva quella che gli era caduta
vicino, salvo Er, cui non era permesso di farlo. A chi l’aveva raccolta era chiaro il numero da lui
sorteggiato. Sùbito dopo [l’araldo] aveva deposto per terra davanti a loro i vari tipi di vita, in
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Sezione 1, Unità 3: Esercizi del capitolo 2
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
numero molto maggiore dei presenti. Ce n’erano di ogni genere: vite di qualunque animale e
anche ogni forma di vita umana. C’erano tra esse tirannidi, quali durature, quali interrotte a metà
e che si concludevano in povertà, esilio e miseria. C’erano pure vite di uomini celebri o per
l’aspetto esteriore, per la bellezza, per il vigore fisico in genere e per l’attività agonistica, o per la
nascita e le virtù di antenati; e vite di gente oscura da questi punti di vista, e così pure vite di
donne. Non c’era però una gerarchia di anime, perché l’anima diventava necessariamente
diversa a seconda della vita che sceglieva. Il resto era tutto mescolato insieme: ricchezza e
povertà o malattie e salute; e c’era anche una forma intermedia tra questi estremi. Lì, come
sembra, caro Glaucone, appare tutto il pericolo per l’uomo; e per questo ciascuno di noi deve
stare estremamente attento a cercare e ad apprendere questa disciplina senza curarsi delle altre,
vedendo se riesce ad apprendere e a scoprire chi potrà comunicargli la capacità e la scienza di
discernere la vita onesta e la vita trista e di scegliere sempre e dovunque la migliore di quelle che
gli sono possibili: ossia, calcolando quali effetti hanno sulla virtù della vita tutte le cose che ora
abbiamo dette, considerate insieme o separatamente, sapere che cosa produca la bellezza
mescolata a povertà o ricchezza, se cioè un male o un bene, e quale condizione dell’anima a ciò
concorra, e quale effetto producano con la loro reciproca mescolanza la nascita nobile e ignobile,
la vita privata e i pubblici uffici, la forza e la debolezza, la facilità e la difficoltà d’apprendere, e
ogni altra simile qualità connaturata all’anima o successivamente acquisita. Così, tirando le
conclusioni di tutto questo, egli potrà, guardando la natura dell’anima, scegliere una vita peggiore
o una vita migliore, chiamando peggiore quella che la condurrà a farsi più ingiusta, migliore quella
che la condurrà a farsi più giusta. E tutto il resto lo lascerà perdere. Abbiamo veduto che è questa
la scelta migliore, da vivo come da morto. Con questa adamantina opinione egli deve scendere
nell’Ade, per non lasciarsi neppure lì impressionare dalle ricchezze e da simili mali, per non
gettarsi sulle tirannidi e altre condotte del genere e quindi commettere molti insanabili mali, e per
non patirne lui stesso di ancora maggiori; ma per sapere sempre scegliere tra cotali vite quella
mediana e fuggire gli eccessi nell’uno e nell’altro senso, sia, per quanto è possibile, in questa
nostra vita, sia in tutta la vita futura. Così l’uomo può raggiungere il colmo della felicità.
In quel momento, dunque, secondo quanto narrava il nunzio che veniva di là, l’araldo divino
aveva parlato così: “Anche chi si presenta ultimo, purché scelga con senno e viva con regola, può
disporre di una vita amabile, non cattiva. Il primo cerchi di scegliere con cura e l’ultimo non si
scoraggi”. A queste parole, raccontava Er, colui che aveva avuto la prima sorte si era sùbito
avanzato e aveva scelto la maggiore tirannide. A questa scelta era stato spinto dall’insensatezza
e dall’ingordigia, senza averne abbastanza valutato tutte le conseguenze. E così non s’era
accorto che il fato racchiuso in quella scelta gli riservava la sorte di divorarsi i figli, e altri mali.
Quando l’aveva esaminata a suo agio, si percoteva e si lamentava della scelta, senza tenere
presenti le avvertenze dell’araldo divino. Non già incolpava se stesso dei mali, ma la sorte e i
démoni, tutto insomma eccetto sé. Egli apparteneva al gruppo che veniva dal cielo e nella vita
precedente era vissuto in un regime ben ordinato, ma aveva acquistato virtù per abitudine, senza
filosofia. E per quanto se ne poteva dire, tra coloro che si lasciavano sorprendere in simili
imprudenze non erano i meno quelli che venivano dal cielo: perché erano inesperti di sofferenze.
Invece coloro che venivano dalla terra, per lo più non operavano le loro scelte a precipizio:
perché avevano essi stessi sofferto o veduto altri soffrire. Anche per questo, oltre che per la
fortuna nel sorteggio, la maggior parte delle anime permutava mali con beni e beni con mali.
Perché se uno, quando arriva a questa nostra vita, pratica sempre sana filosofia, e se nel
26
Sezione 1, Unità 3: Esercizi del capitolo 2
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
momento della scelta la sorte non gli cade tra le ultime, ha buone probabilità, secondo le notizie
di lì riferite, non solo di essere felice in questo mondo, ma anche di compiere il viaggio da qui a lì
e da lì a qui non per una strada sotterranea e aspra, ma liscia e celeste. Meritava poi vedere,
diceva, come le singole anime sceglievano le loro vite. Spettacolo insieme miserevole, ridicolo e
meraviglioso! […] Dopo che tutte le anime avevano scelto le rispettive vite, si presentavano a
Lachesi nell’ordine stabilito dalla sorte. A ciascuno ella dava come compagno il démone che
quegli s’era preso, perché gli fosse guardiano durante la vita e adempisse il destino da lui scelto.
Ed esso guidava l’anima anzitutto da Cloto, a confermare, sotto la sua mano e sotto il giro del
fuso, il destino che s’era scelta dopo il sorteggio. Poi toccava questo e quindi la conduceva alla
trama tessuta da Atropo rendendo inalterabile il destino una volta filato. Di lì senza volgersi
ciascuno si recava sotto il trono di Ananke e gli passava dall’altra parte. Dopo che anche gli altri
erano passati, tutti si dirigevano verso la pianura del Lete in una tremenda calura e afa. Era una
pianura priva d’alberi e di qualunque prodotto della terra. Al calare della sera, essi si
accampavano sulla sponda del fiume Amelete, la cui acqua non può essere contenuta da vaso
alcuno. E tutti erano obbligati a berne una certa misura, ma chi non era frenato dall’intelligenza
ne beveva di più della misura. Via via che uno beveva, si scordava di tutto. […] Se mi darete
ascolto e penserete che l’anima è eterna, che può soffrire ogni male e godere ogni bene, sempre
ci terremo alla via che porta in alto e coltiveremo in ogni modo la giustizia insieme con
l’intelligenza, per essere amici a noi stessi e agli dèi, sia finché resteremo qui, sia quando
riporteremo i premi della giustizia, come chi vince nei giochi raccoglie in giro il suo premio; e per
vivere felici in questo mondo e nel millenario cammino che abbiamo descritto.
27
Sezione 1, Unità 3: Esercizi del capitolo 3
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
1. Tipologia a risposta aperta – Tratta ciascuno dei seguenti argomenti con un testo di dieci righe:
 L’autocritica alla dottrina delle «idee»
 Il «parricidio» di Parmenide
 La dialettica
 Il bene e il piacere
 Il mito del demiurgo
 Lo Stato e le leggi
 L’Accademia dopo Platone
2. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella di confronto con le adeguate
spiegazioni:
Platone:
Platone:
Menone, Fedone, Fedro, Repubblica
Parmenide, Sofista, Filebo, Leggi
Unità/Molteplicità
Etica: bene e
piacere
Politica e
concezione dello
Stato
28
Sezione 1, Unità 3: Esercizi del capitolo 4
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento – Le scuole socratiche
1. Tipologia a risposta aperta – Rispondi a ciascuna delle seguenti domande con un testo di dieci
righe:
 I caratteri della scuola megarica
 I caratteri della scuola cinica
 I caratteri della scuola cirenaica
1. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella di confronto con le adeguate
spiegazioni:
Platone
Megarici
Il bene
La conoscenza
La realtà
29
Cinici
Cirenaici
Sezione 1, Unità 4: Esercizi del capitolo 1
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento – Aristotele e l’Accademia
1. Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte di Aristotele (7):
 Il principio fondamentale dell’intelletto è il principio di non contraddizione che è formulato così: è
impossibile che a una stessa cosa appartenga e non appartenga nello stesso tempo una
medesima proprietà.
 Il principio fondamentale dell’intelletto è il principio di identità che è formulato così: è impossibile
che a una stessa cosa appartenga e non appartenga nello stesso tempo una medesima
proprietà.
 Il principio fondamentale dell’intelletto è il principio del terzo escluso che è formulato così: è
impossibile che a una stessa cosa appartenga e non appartenga nello stesso tempo una
medesima proprietà.
 L’induzione è il procedimento con cui l’intelletto, passando dal particolare al generale, arriva ai
principi primi ed universali.
 L’induzione è il procedimento dimostrativo con cui, concatenando tra loro proposizioni vere (le
premesse), si ricava una conclusione vera.
 La deduzione è il procedimento con cui l’intelletto, passando dal particolare al generale, arriva ai
principi primi ed universali.
 La deduzione è il procedimento dimostrativo con cui, concatenando tra loro proposizioni vere (le
premesse), si ricava una conclusione vera.
 Le categorie sono i termini che si connettono tra loro per poter comporre un’affermazione vera o
falsa ed esse sono dodici: unità, pluralità, totalità, realtà, negazione, limitazione, sostanza,
causalità, reciprocità, possibilità, esistenza, necessità.
 Le categorie sono i termini che si connettono tra loro per poter comporre un’affermazione vera o
falsa ed esse sono dieci: sostanza, quantità, qualità, relazione, luogo, tempo, situazione, avere,
agire, subire.
 Due proposizioni contrarie non possono essere entrambe vere ma possono essere entrambe
false.
 Due proposizioni contraddittorie non possono essere entrambe vere ma possono essere
entrambe false.
 Due proposizioni contraddittorie sono necessariamente una vera e l’altra falsa.
 Due proposizioni contrarie sono necessariamente una vera e l’altra falsa.
 Il sillogismo è un ragionamento composto di tre proposizioni accomunate da un termine medio,
che essendo presente nelle due premesse (ad esempio: come soggetto in una e predicato
nell’altra), consente il collegamento tra il soggetto della premessa minore e il predicato della
premessa maggiore nella conclusione.
 Il sillogismo è un ragionamento che permette di collegare casi particolari accertati con
l’esperienza per risalire gradualmente a stabilire i principi propri di tutte le scienze e i principi
comuni a tutte le scienze.
30
Sezione 1, Unità 4: Esercizi del capitolo 2
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento – Aristotele: le scienze teoretiche
1. Tipologia a risposta aperta - Definisci i seguenti concetti in un testo di tre righe::
 Sostanza
 Materia
 Forma
 Sinolo
 Atto
 Potenza
 Atto puro
 Causa efficiente
 Causa finale
 Entelechia
 Anima vegetativa
 Anima sensitiva
 Anima razionale
2. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella di confronto con le adeguate
spiegazioni:
Aristotele
Platone
Essenza/Sostanza
Essere/Divenire
Causa/Cause
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Sezione 1, Unità 4: Esercizi del capitolo 3
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento – Aristotele: scienze pratiche e scienze poietiche
1. Tipologia a risposta aperta - Definisci i seguenti concetti in un testo di tre righe:
 Virtù
 Medietà
 Virtù dianoetica
 Virtù etica
 Sapienza
 Saggezza
 Entimema
 Catarsi
2. Tipologia a risposta aperta – Leggi il seguente passo Tratto dall’Etica a Nicomaco di Aristotele e
commentalo in un testo di 30 righe circa:
«[…] le specie dell’amicizia sono tre, di numero uguale agli oggetti degni di essere amati: per ciascuna
classe di essi, infatti, c’è una reciproca palese affezione, e quelli che si amano reciprocamente vogliono
l’uno il bene dell’altro, bene specificato dal motivo per cui si amano. Orbene, quelli che si amano
reciprocamente a causa dell’utilità, non si amano per se stessi, ma in quanto ne deriva loro,
reciprocamente, un qualche bene. Allo stesso modo, nel caso in cui si amino a causa del piacere: infatti,
essi non amano gli uomini spiritosi per il fatto che posseggono quella determinata qualità, ma perché a
loro risultano piacevoli. Dunque, coloro che amano a causa dell’utile, amano a causa di ciò che è bene
per loro, e quelli che amano per il piacere lo fanno per ciò che è piacevole per loro, e non in quanto
l’amato è quello che è, ma in quanto è utile o piacevole. Per conseguenza, queste amicizie sono
accidentali: infatti, non è in quanto è quello che è che l’amato è amato, ma in quanto procura un bene o
un piacere. Per conseguenza, le amicizie di tale natura si dissolvono facilmente, perché gli amici non
rimangono uguali a se stessi: se, infatti, uno non è più utile o piacevole, l’altro cessa di amarlo. E l’utile
non è costante, ma è diverso di volta in volta. Quindi, svanito il motivo per cui erano amici, si dissolve
anche l’amicizia, dal momento che l’amicizia sussiste in relazione a quei fini. […] i giovani rapidamente
diventano amici e rapidamente cessano di esserlo: infatti, l’amicizia muta insieme col mutare di ciò che fa
piacere, e il mutamento di un tale tipo di piacere è rapido. Inoltre, i giovani sono inclini alla passione
amorosa, giacché gran parte del sentimento amoroso segue la passione e deriva dal piacere: perciò essi
s’innamorano e cessano d’amare rapidamente, mutando sentimento più volte nello stesso giorno. […]
L’amicizia perfetta, invece, è l’amicizia degli uomini buoni e simili per virtù: costoro, infatti, vogliono il bene
l’uno dell’altro, in modo simile, in quanto sono buoni, ed essi sono buoni per se stessi. Coloro che
vogliono il bene degli amici per loro stessi sono i più grandi amici; infatti, provano questo sentimento per
quello che gli amici sono per se stessi, e non accidentalmente. Orbene, l’amicizia di costoro perdura
finché essi sono buoni, e, d’altra parte, la virtù è qualcosa di permanente. E ciascuno è buono sia in
senso assoluto sia in relazione al suo amico, giacché i buoni sono sia buoni in senso assoluto sia utili gli
uni agli altri. E come sono buoni, sono anche piacevoli, giacché i buoni sono piacevoli sia in senso
32
Sezione 1, Unità 4: Esercizi del capitolo 3
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
assoluto sia gli uni in relazione agli altri: infatti, per ciascuno sono fonte di piacere le azioni conformi alla
sua natura e quelle dello stesso tipo, e le azioni dei buoni sono appunto identiche o simili. E una tale
amicizia, naturalmente, è permanente, giacché congiunge in sé tutte le qualità che gli amici devono
possedere. Infatti, ogni amicizia è causata da un bene o da un piacere, o in senso assoluto o in relazione
a colui che ama, e si fonda su una certa somiglianza. Ma in questa amicizia si trovano tutte le cose
suddette in virtù di ciò che gli amici sono per se stessi: in questa, infatti, gli amici sono simili, e c’è pure il
resto (il buono e il piacevole in senso assoluto), e sono soprattutto questi gli oggetti degni di essere
amati; per conseguenza, in questi uomini anche l’amore e l’amicizia sono del massimo livello e della
migliore qualità. Ma è naturale che simili amicizie siano rare, giacché pochi sono gli uomini di tale natura.
Inoltre, richiede tempo e consuetudine di vita comune: secondo il proverbio, infatti, non è possibile
conoscersi reciprocamente finché non si è consumata insieme la quantità di sale di cui parla appunto il
proverbio. Per conseguenza, non è possibile accogliersi come amici, né essere amici, prima che
ciascuno si sia manifestato all’altro degno di essere amato e prima che ciascuno abbia ottenuto la
confidenza dell’altro. E coloro che si scambiano rapidamente l’un l’altro i segni dell’amicizia, vogliono, sì,
essere amici, ma non lo sono, se non sono anche degni di essere amati e se non lo sanno: infatti, la
volontà di amicizia sorge rapidamente, ma non l’amicizia.
3. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella sulla concezione politica di Aristotele,
con le adeguate spiegazioni:
Governo di (quante
persone?)
Governi legittimi
Governi illegittimi
33
Sezione 1, Unità 4: Esercizi di riepilogo
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento – Aristotele e Platone
1. Sviluppa il confronto tra Platone e Aristotele, completando la tabella con le adeguate
spiegazioni:
Particolare e
universale
Corpo e anima
“Dio” e mondo
Aristotele
Platone
Conoscenza
“scientifica”
Politica e concezione dello Stato
Aristotele
Platone
Etica e concezione della virtù
34
Sezione 1, Unità 4: Esercizi di riepilogo
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
2. Sviluppa il confronto tra Platone e Aristotele, interpretando la rappresentazione che ne ha
dato Raffaello Sanzio nel celebre affresco La Scuola di Atene sotto riportato. Produci un
testo di almeno 20 righe:
35
Sezione 1, Unità 5: Esercizi del capitolo 1
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento – L’età ellenistica
1. Tipologia a risposta aperta - Definisci i seguenti concetti in un testo di tre righe::
 Epoché
 Scepsi
 Atarassia
 Aponia
 Apatia
 Piacere
 Dovere
 Cosmopolitismo
2. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni:
Epicuro: l’appagamento dei bisogni e la tipologia dei piaceri
Tipi
Descrizione
1.
2.
3.
36
Da appagare?
Sezione 1, Unità 5: Esercizi del capitolo 1
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
3. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni:
Epicuro: i quattro timori fondamentale e il tetrapharmakon
Timori
«Pharmachoi»
4. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella di confronto con le adeguate
spiegazioni:
Scetticismo
Epicuro
Gnoseologia o Logica
Fisica
Etica
37
Stoicismo
Sezione 1, Unità 5: Esercizi del capitolo 2
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento – L’età romana
1. Tipologia a risposta aperta - Tratta ciascuno dei seguenti argomenti in un testo di dieci righe:
 La cultura romana
 Lo Stoicismo «medio»
 L’eclettismo e Cicerone
 L’epicureismo dell’età romana: Lucrezio
2. Tipologia a risposta aperta - Tratta ciascuno dei seguenti argomenti in un testo di cinque righe:
 Seneca
 Epitteto
 Marco Aurelio
3. Tipologia a risposta aperta - Tratta ciascuno dei seguenti argomenti con un testo composto dal
numero di righe indicato (al massimo):
 Il neopitagorismo (5 righe)
 Lo scetticismo e Sesto Empirico (10 righe)
 Il cinismo (5 righe)
 Lo gnosticismo (10 righe)
 L’ermetismo (10 righe)
38
Sezione 1, Unità 5: Esercizi di rieplilogo
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
1. Confronta e rielabora – Leggi i due testi a confronto, tratti dall’Etica a Nicomaco di Aristotele e dal
De amicitia di Cicerone, e sviluppa il confronto tra i due filosofi sul tema dell’amicizia in un testo
di 30 righe
A. L’amicizia perfetta, invece, è l’amicizia degli uomini buoni e simili per virtù: costoro, infatti,
vogliono il bene l’uno dell’altro, in modo simile, in quanto sono buoni, ed essi sono buoni per se
stessi. Coloro che vogliono il bene degli amici per loro stessi sono i più grandi amici; infatti,
provano questo sentimento per quello che gli amici sono per se stessi, e non accidentalmente.
Orbene, l’amicizia di costoro perdura finché essi sono buoni, e, d’altra parte, la virtù è qualcosa di
permanente. E ciascuno è buono sia in senso assoluto sia in relazione al suo amico, giacché i
buoni sono sia buoni in senso assoluto sia utili gli uni agli altri. E come sono buoni, sono anche
piacevoli, giacché i buoni sono piacevoli sia in senso assoluto sia gli uni in relazione agli altri:
infatti, per ciascuno sono fonte di piacere le azioni conformi alla sua natura e quelle dello stesso
tipo, e le azioni dei buoni sono appunto identiche o simili. E una tale amicizia, naturalmente, è
permanente, giacché congiunge in sé tutte le qualità che gli amici devono possedere. Infatti, ogni
amicizia è causata da un bene o da un piacere, o in senso assoluto o in relazione a colui che
ama, e si fonda su una certa somiglianza. Ma in questa amicizia si trovano tutte le cose suddette
in virtù di ciò che gli amici sono per se stessi: in questa, infatti, gli amici sono simili, e c’è pure il
resto (il buono e il piacevole in senso assoluto), e sono soprattutto questi gli oggetti degni di
essere amati; per conseguenza, in questi uomini anche l’amore e l’amicizia sono del massimo
livello e della migliore qualità. Ma è naturale che simili amicizie siano rare, giacché pochi sono gli
uomini di tale natura. Inoltre, richiede tempo e consuetudine di vita comune: secondo il proverbio,
infatti, non è possibile conoscersi reciprocamente finché non si è consumata insieme la quantità
di sale di cui parla appunto il proverbio. Per conseguenza, non è possibile accogliersi come
amici, né essere amici, prima che ciascuno si sia manifestato all’altro degno di essere amato e
prima che ciascuno abbia ottenuto la confidenza dell’altro. E coloro che si scambiano
rapidamente l’un l’altro i segni dell’amicizia, vogliono, sì, essere amici, ma non lo sono, se non
sono anche degni di essere amati e se non lo sanno: infatti, la volontà di amicizia sorge
rapidamente, ma non l’amicizia.
C. Innanzi tutto la mia opinione è questa: l’amicizia può sussistere solo tra persone virtuose. E non
taglio la questione sul vivo, come fanno coloro che discutono con troppa sottigliezza. Forse
hanno ragione, ma non forniscono un grande contributo all’utilità comune. Dicono che nessuno,
tranne il saggio, è un uomo virtuoso. Ammettiamo pure che sia così. Ma per saggezza intendono
quella che nessun mortale, finora, ha mai raggiunto. Noi, invece, dobbiamo guardare alla pratica
e alla vita di tutti i giorni, non alle fantasticherie o ai desideri. […] Uomini che si comportano, che
vivono dimostrando lealtà, integrità morale, senso di equità, generosità, senza nutrire passioni
sfrenate, dissolutezza, temerarietà, ma possedendo invece una grande coerenza, sono reputati
virtuosi. Allora diamo loro anche il nome di virtuosi, perché seguono, nei limiti delle possibilità
umane, la migliore guida per vivere bene, la natura.
Mi sembra chiaro, infatti, che siamo nati perché si instauri tra tutti gli uomini un vincolo sociale,
tanto più stretto quanto più si è vicini. Così agli stranieri preferiamo i concittadini, agli estranei i
parenti. L’amicizia tra parenti, infatti, deriva dalla natura, ma difetta di sufficiente stabilità. Ecco
39
Sezione 1, Unità 5: Esercizi di rieplilogo
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
perché l’amicizia è superiore alla parentela: dalla parentela può venir meno l’affetto, dall’amicizia
no. Senza l’affetto, l’amicizia perde il suo nome, alla parentela rimane. Tutta la forza dell’amicizia
emerge soprattutto dal fatto che, a partire dall’infinita società del genere umano, messa insieme
dalla stessa natura, il legame si fa così stretto e così chiuso che tutto l’affetto si concentra tra due
o poche persone. L’amicizia non è altro che un’intesa sul divino e sull’umano congiunta a un
profondo affetto. Eccetto la saggezza, forse è questo il dono più grande degli dèi all’uomo. C’è chi
preferisce la ricchezza, chi la salute, chi il potere, chi ancora le cariche pubbliche, molti anche il
piacere. Ma se i piaceri sono degni delle bestie, gli altri beni sono caduchi e incerti perché
dipendono non tanto dalla nostra volontà quanto dai capricci della sorte. C’è poi chi ripone il bene
supremo nella virtù: cosa meravigliosa, non c’è dubbio, ma è proprio la virtù a generare e a
preservare l’amicizia e senza virtù l’amicizia è assolutamente impossibile.
[…] Quando gli uomini sono tali, l’amicizia presenta vantaggi così grandi che a mala pena posso
dirli. In primo luogo, come può essere «vivibile una vita», per usare le parole di Ennio, che non
trovi sollievo nel reciproco affetto di un amico? Cosa c’è di più dolce che avere una persona cui
confidare tutto, senza timori, come a te stesso? E quale frutto ci sarebbe nella prosperità se non
avessi qualcuno capace di goderne al par tuo? Con difficoltà, poi, potresti affrontare le sventure
senza un amico che ne soffra anche più di te. Infine, tutti gli altri beni a cui l’uomo aspira, se presi
uno a uno, presentano un solo lato vantaggioso - la ricchezza per spenderla, la potenza per
essere riveriti, le cariche per ricever lodi, i piaceri per goderne, la salute per non provar dolore e
per disporre delle forze fisiche. L’amicizia, invece, comporta moltissimi vantaggi. Dovunque tu
vada è a tua disposizione, non è esclusa da nessun luogo, non è mai inopportuna, non è mai un
peso. Insomma, non sono l’acqua e il fuoco, come dicono, a esser utili in tante situazioni, è
l’amicizia.
2. Tipologia
a completamento – Completa la seguente tabella di confronto con le adeguate
spiegazioni:
«Sapienza» e «saggezza»
Aristotele
Scetticismo
Epicureismo
Stoicismo
Eclettismo
40
Sezione 1, Unità 6: Esercizi del capitolo 1
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento - La religione e la filosofia
1. Tipologia a risposta aperta - Tratta ciascuno dei seguenti argomenti in un testo di dieci righe:
 Il nuovo contesto storico-culturale che si delinea nel I secolo d.C.
 L’Ebraismo
 La nascita del Neoplatonismo
2. Tipologia a risposta aperta – Illustra, in un testo di 10 righe, il delinearsi di un nuovo problema
filosofico, riguardo al rapporto tra ragione e fede, nel pensiero di Filone di Alessandria.
41
Sezione 1, Unità 6: Esercizi del capitolo 2
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento – Plotino e il Neoplatonismo
1. Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte di Plotino
L’Uno (risposte esatte 2)
 La teoria di Plotino prevede tre ipostasi che sono i gradi dell’essere creati dal Dio unico
ed eterno
 Per Plotino di Dio non si può dire nulla, in quanto, non avendo limiti, non può essere
delimitato dalle nostre parole e dai nostri concetti parziali
 Dio è definibile come la prima ipostasi, cioè la sostanza creatrice di tutte le cose che
esistono
 Plotino elabora una “teologia negativa”
 Dio per Plotino è il creatore e signore del cielo e della terra
 Plotino è un neoplatonico quindi, ispirandosi a Platone, crede che Dio sia un essere
intermedio tra le Idee e il mondo da lui plasmato
L’emanazione (risposte esatte 2)
 Tutte le cose diverse e mutevoli derivano da Dio per un atto di libera creazione e di
amore per le sue creature
 Tutte le cose diverse e mutevoli derivano dall’Uno per emanazione necessaria ed eterna
 Dio creò tutte le cose dal nulla
 Dio si identifica con le essenze di ciò che esiste, cioè con le idee platoniche, infatti Dio è
l’Intelletto supremo
 La prima ipostasi che deriva dall’Uno è l’Intelletto (che racchiude le idee)
 Dio crea l’Intelletto e le idee platoniche
L’anima (risposte esatte 2)
 Dall’Intelletto deriva l’Anima che è individuale ed eterna, cioè può rivivere infinite vite,
come sosteneva il maestro Platone
 Dall’Intelletto deriva l’Anima che ha carattere universale e individuale, trascendente e
immanente
 L’Anima deriva dall’Intelletto e dà la vita a tutti gli esseri viventi
 L’Anima è creata direttamente da Dio insieme all’Intelletto, infatti è una delle ipostasi,
cioè una sostanza in sé
 L’Anima non nasce e non muore ed è trascendente al corpo cui si unisce
provvisoriamente
Segue 
42
Sezione 1, Unità 6: Esercizi del capitolo 2
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Il male (risposte esatte 2)
 Quando Dio crea il mondo crea anche l’imperfezione, quindi se esiste il male nel mondo
la causa del male è in Dio stesso
 Il male non è una sostanza, perché Dio ha fatto buone tutte le cose
 L’ultimo grado dell’emanazione coincide con la materia informe, cioè con il non essere,
che dal punto di vista metafisico è l’imperfezione massima, cioè il male
 Se Dio è sommamente perfetto e buono, non può creare il male, ciò significa che il male
è stato creato da un’altra entità malvagia, il Principe delle Tenebre che regna sull’oscurità
 Poiché esistono diversi gradi dell’essere che derivano dall’Uno, il grado più lontano
dall’Uno è il non essere, cioè il male
2. Rielabora
in modo personale i problemi filosofici («Il modo migliore per comprendere i
problemi filosofici è pensarci direttamente sopra», Thomas Nagel, 1987)- Leggi i
documenti seguenti e svolgi un tema argomentativo, un saggio breve o un articolo di
giornale (per il saggio breve e l’articolo vedi le indicazioni a pagina 10):
Argomento: L’estasi mistica è soltanto una dottrina medioevale?
Sviluppa l’argomento sulla base delle tue conoscenze e riflessioni, dopo la lettura del testo che segue:
«L’insegnamento centrale del misticismo è questo: la Realtà è Una. La pratica del misticismo consiste
nel trovare i modi di esperire direttamente questa unità. L’Uno è stato chiamato in varie maniere: il
Bene, Dio, il Cosmo, lo Spirito, il Vuoto e (forse nel modo più neutrale) l’Assoluto. Nessuna porta del
labirintico castello della scienza si apre direttamente sull’Assoluto. Ma se comprendiamo abbastanza
bene il labirinto è possibile saltar fuori dal sistema ed avere un’esperienza personale dell’Assoluto …
Ma in ultima analisi la conoscenza mistica o è raggiunta d’un colpo o non è raggiunta affatto. Non c’è
una via graduale […]».
Citando queste riflessioni di Rudy Rucker, il matematico Paul Davies, nel suo libro The Mind of God
(1992), ricorda le esperienze di alcuni scienziati che «sostengono di avere delle improvvise intuizioni
rivelatrici simili a esperienze mistiche» e, svolgendo considerazioni sulle difficoltà della conoscenza
razionale scientifica di affrontare e spiegare i problemi ultimi, afferma che forse le esperienze mistiche
«ci aprono l’unica via che vada oltre i limiti ai quali ci possono portare la scienza e la filosofia, l’unico
possibile percorso verso l’Ultimo».
43
Sezione 1, Unità 6: Esercizi del capitolo 2
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
3. Tipologia a risposta aperta – Rispondi alle seguenti domande con un testo composto dal
numero di righe indicato (al massimo):
 Platonismo e aristotelismo nel pensiero di Porfirio (15 righe)
 Giamblico e l’Accademia neoplatonica (10 righe)
 Proclo e la fine della filosofia antica (15 righe)
44
Sezione 1, Unità 6: Esercizi di riepilogo
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
1. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni:
Temi
Platone
Aristotele
Dio
Produzione del
mondo
Intelletto
Anima
Corpo
45
Plotino
Sezione 2, Unità 1: Esercizi del capitolo 1
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento – La nascita del Cristianesimo
1.
Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni:
Filosofi della Patristica e della Scolastica
Il nuovo problema della filosofia: il
rapporto tra ragione e fede, tra filosofia e
religione
Paolo di Tarso
Giovanni l’Evangelista
Padri della Chiesa orientale:
Padri della Chiesa occidentale:
46
Sezione 2, Unità 1: Esercizi del capitolo 2
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento – Agostino di Ippona
1.
Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte di Agostino di Ippona:
Il dubbio e la verità (risposte esatte 2)
 Dubitare di tutto è impossibile perché non si può dubitare di dubitare, né si può dubitare
che chi dubita esista
 Dubitare di tutto è possibile perché i sensi e l’intelletto ci ingannano continuamente e solo
la fede è vera
 Dubitare di tutto è impossibile perché il concetto stesso di dubbio implica che esista
qualche certezza (se non sapessi cos’è la certezza non saprei neanche cos’è il dubbio)
 Dubitare di tutto è possibile ma un buon cristiano non dovrebbe mai dubitare delle verità
più importanti perché la fede lo illumina
 Dubitare di tutto è una dottrina diabolica e un buon cristiano deve rifiutare il dialogo con
chi sostiene una simile opinione
L’illuminazione (risposte esatte 2)
 Agostino condivide l’innatismo platonico poiché ritiene che l’anima sia eterna e preesista
alla vita del corpo in cui si incarna alla nascita
 La conoscenza è innata perché l’anima è immortale e contiene già in sé le verità
supreme prima di unirsi al corpo e questa si chiama illuminazione
 La conoscenza è innata perché l’anima immortale contiene già in sé le verità supreme
che Dio, quando l’ha creata, ha impresso in essa
 Agostino, pur condividendo in parte l’innatismo di Platone, sostiene la teoria
dell’illuminazione, secondo la quale l’anima riceve da Dio le verità fondamentali
La creazione e il tempo (risposte esatte 3)
 Se Dio crea il mondo dal nulla per libera scelta significa che Dio stesso è imperfetto, in
quanto chi crea deve soddisfare un bisogno di fare qualcosa che prima non faceva, cioè
ha un’imperfezione
 Se Dio crea il mondo dal nulla per un atto di volontà significa che diviene, in quanto chi
crea opera in se stesso un cambiamento tra un prima e un dopo
 Nell’atto in cui Dio crea il mondo crea anche il tempo che non esiste nella dimensione
dell’eternità divina
 Nell’atto in cui Dio crea il mondo dal nulla, dato che nulla esiste, non si può dire che Egli
è imperfetto o che diviene, perché Dio in quel momento crea anche se stesso
 Il tempo si divide in passato, presente e futuro mentre Dio è infinito nel tempo
 Il tempo è una dimensione dell’anima umana ed esiste solo nel presente mutevole, come
presenza del passato, presenza del futuro, presenza del presente
 Il tempo non è paragonabile all’eternità che caratterizza solo Dio ed è trascendente
rispetto al mondo e al tempo
Segue 
47
Sezione 2, Unità 1: Esercizi del capitolo 2
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Il male metafisico (risposte esatte 3)
 Quando Dio crea il mondo crea anche l’imperfezione, quindi se esiste il male nel mondo
la causa del male è in Dio stesso
 Il male non è una sostanza, perché Dio ha fatto buone tutte le cose
 Quando Dio crea il mondo crea anche l’imperfezione, quindi il male non esiste come
sostanza reale, ma coincide solo con la mancanza di essere che è propria di ogni cosa
imperfetta
 Se Dio è sommamente buono, non può creare il male, ciò significa che il male è stato
creato da un’altra entità malvagia, il Principe delle Tenebre che regna sull’Inferno
 Il male metafisico è il frutto della libera scelta delle singole persone
 Poiché esistono vari gradi dell’essere e ciò implica una mancanza di essere in tutte le
creature, questa mancanza di essere è una mancanza di bene, cioè il male metafisico
Il male morale (risposte esatte 2)
 Quando Dio crea il mondo crea anche l’imperfezione, quindi se esiste il male nel mondo
la causa del male è in Dio stesso
 Il male non esiste, è un’illusione, perché Dio ha fatto buone tutte le cose
 Quando Dio crea il mondo crea anche la libera volontà dell’individuo, che gli permette di
scegliere tra un bene maggiore ed uno minore e quest’ultimo è il male morale
 Se Dio è sommamente buono, non può creare il male, ciò significa che il male è stato
creato da un’altra entità malvagia, il Principe delle Tenebre che domina sull’anima delle
persone e le induce al male
 Il male morale è il frutto della libera scelta delle singole persone
 Poiché esistono vari gradi dell’essere e ciò implica una mancanza di essere in tutte le
creature, questa mancanza di essere è una mancanza di bene, cioè il male morale
2.
Tipologia a risposta aperta – Rispondi alle seguenti domande con un testo composto dal numero
di righe indicato (al massimo):
 L’anima e la trinità (10 righe)
 La libertà e la grazia (10 righe)
 Le due città (15 righe)
48
Sezione 2, Unità 1: Esercizi del capitolo 2
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
3.
Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni:
La Provvidenza divina
Stoicismo
Padri della Chiesa e
Agostino
4.
Rielabora in modo personale i problemi filosofici («Il modo migliore per comprendere i problemi
filosofici è pensarci direttamente sopra», Thomas Nagel, 1987)- Leggi il documento seguente e
svolgi un tema argomentativo, un saggio breve o un articolo di giornale (per il saggio breve e
l’articolo vedi le indicazioni a pagina 10):
Argomento: L’eternità e il tempo
Nel documento seguente Paul Davies (God and the New Physics, 1983) sottolinea l’attualità del pensiero
filosofico di Agostino sul tempo e l’eternità. Sviluppa le tue riflessioni personali sulla questione.
«Sant’Agostino mette in ridicolo l’idea di un Dio che aspetta un tempo infinito in attesa del
momento opportuno per creare l’universo. “Il mondo e il tempo hanno entrambi un unico inizio”
scrive Agostino. “Il mondo fu creato non nel tempo ma insieme al tempo”. È un’anticipazione dei
risultati della moderna cosmologia. Spesso mi si chiede, quando parlo in pubblico di cosmologia,
cos’è successo prima del big bang. La mia risposta, e cioè che non c’è un prima, in quanto il big
bang ha significato anche l’inizio del tempo, è quasi sempre considerata con sospetto: “Beh,
qualcosa lo deve pure avere provocato, il big bang” mi si obietta. Ma causa ed effetto sono
concetti di ordine temporale, inapplicabili a una condizione in cui il tempo non esiste: il problema
è quindi privo di significato».
49
Sezione 2, Unità 2: Esercizi del capitolo 1
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento – Le scuole dei monaci
1.
Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte riferite ad Anselmo d’Aosta sulla
questione della prova ontologica (1):
 Dio è l’essere sommamente perfetto perciò esiste necessariamente, perché per ogni grado di
perfezione deve esserci un grado massimo della perfezione ed esso è Dio
 Dio è l’essere sommamente perfetto perciò esiste necessariamente, perché la perfezione
suprema è un’idea che esiste anche nella mente dell’ateo, quindi non può mancare della
perfezione di esistere realmente
 Dio è l’essere sommamente perfetto perciò esiste necessariamente, perché tutte le cose che
ha creato sono ordinate alla perfezione
 Dio è l’essere sommamente perfetto perciò esiste necessariamente, come si può osservare
dal fatto che, se esistono cose imperfette, deve esistere anche la perfezione, per la teoria dei
contrari (non sapremmo cos’è l’imperfezione se non sapessimo cos’è il suo contrario, cioè la
perfezione)
 Dato che si osserva che tutte le cose divengono a causa di altre cose che le fanno divenire,
non si può andare all’infinito alla ricerca di ciò che fa divenire le cose, ma bisogna individuare
un primo “motore” del divenire stesso ed esso è Dio, che dunque esiste necessariamente
2. Tipologia a risposta aperta – Rispondi alle seguenti domande con un testo composto dal numero
di righe indicato (al massimo):
 La fine dell’Impero e le profonde trasformazioni della nuova età (10 righe)
 La Scolastica (15 righe)
 La continuità della cultura del V al VII secolo (15 righe)
 Alcuino di York e la rinascita carolingia (15 righe)
 Giovanni Scoto Eriugena e le quattro nature (20 righe)
 Profondi mutamenti nelle scuole dei monasteri: dialettici e anti-dialettici (20 righe)
 Anselmo d’Aosta e Gaunilone: un confronto dialettico (30 righe)
50
Sezione 2, Unità 2: Esercizi del capitolo 2
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento - La nascita delle scuole cittadine
1.
Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte dei vari filosofi sulla questione degli
universali (8):
 Abelardo: Nessun universale è una sostanza realmente esistente al di fuori dell’anima
 Guglielmo di Champeaux: Nessun universale è una sostanza realmente esistente al di fuori
dell’anima
 Roscellino: Nessun universale è una sostanza realmente esistente al di fuori dell’anima
 Roscellino: L’universale esiste in qualche maniera fuori della mente degli individui, negli
oggetti (in re), non come qualcosa di realmente distinto da essi, ma solo formalmente distinto
 Abelardo: L’universale esista in qualche maniera fuori della mente degli individui, negli oggetti
(in re), non come qualcosa di realmente distinto da essi, ma solo formalmente distinto
 Guglielmo di Champeaux: L’universale esista in qualche maniera fuori della mente degli
individui, negli oggetti (in re), non come qualcosa di realmente distinto da essi, ma solo
formalmente distinto
 Abelardo: Bisogna dire che nelle cose create non esiste alcuna distinzione formale, ma ciò
che è distinto nel mondo delle creature è realmente distinto, e sono cose distinte se ciascuna
è veramente una cosa.
 Roscellino: Bisogna dire che nelle cose create non esiste alcuna distinzione formale, ma ciò
che è distinto nel mondo delle creature è realmente distinto, e sono cose distinte se ciascuna
è veramente una cosa.
 Guglielmo di Champeaux: Bisogna dire che nelle cose create non esiste alcuna distinzione
formale, ma ciò che è distinto nel mondo delle creature è realmente distinto, e sono cose
distinte se ciascuna è veramente una cosa.
 Abelardo: Gli universali sono soltanto nomi comuni, non concetti mentali o idee platoniche
 Roscellino: Gli universali sono soltanto nomi comuni, non concetti mentali o idee platoniche
 Guglielmo di Champeaux : Gli universali sono soltanto nomi comuni, non concetti mentali o
idee platoniche
 Abelardo: I generi e le specie non sono altro che concetti e significati
 Guglielmo di Champeaux: I generi e le specie non sono altro che concetti e significati
 Roscellino: I generi e le specie non sono altro che concetti e significati
 Guglielmo di Champeaux: I generi e le specie sono le Idee di Platone, esistono realmente
prima dell’esistenza di ogni altra cosa (ante rem), e sono intelligibili
 Abelardo: I generi e le specie non sono altro che le Idee di Platone, esistono realmente prima
dell’esistenza di ogni altra cosa (ante rem), e sono intelligibili
 Roscellino: I generi e le specie non sono altro che le Idee di Platone, esistono realmente prima
dell’esistenza di ogni altra cosa (ante rem), e sono intelligibili
51
Sezione 2, Unità 2: Esercizi del capitolo 2
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
2.
Tipologia a risposta aperta – Rispondi alle seguenti domande con un testo composto dal numero
di righe indicato (al massimo):
 La rinascita delle città (10 righe)
 Bernardo di Chiaravalle (10 righe)
 La Scuola di Chartres (15 righe)
 La Scuola di San Vittore (10 righe)
3.
Rielabora in modo personale i problemi filosofici («Il modo migliore per comprendere i problemi
filosofici è pensarci direttamente sopra», Thomas Nagel, 1987)
Leggi il documento seguente e svolgi un tema argomentativo, un saggio breve o un articolo di
giornale (per il saggio breve e l’articolo vedi le indicazioni a pagina 10):
Argomento: Gli universali e l’attualità
Nel documento seguente Franco Alessio (Il sapere dell’Occidente feudale, 1975) sviluppa il tema dei
riflessi concreti, giuridici e sociali, della questione degli universali. Si tratta di un tema molto attuale, dato
che ancor oggi è piuttosto radicata nella mentalità comune la tendenza a ragionare per categorie (gli
islamici, i romeni, i rom, …) invece di considerare le persone concrete; oppure a dividersi sulla base di
ideologie, che rispecchiano il «pensiero» di istituzioni come i partiti o le chiese o le sette dogmatiche, che
si impongono agli individui reali. Sviluppa l’argomento in riferimento al documento, alle tue conoscenze
scolastiche e alle tue esperienze.
Nulla esiste nella realtà di effettivamente corrispondente ai nostri concetti e ai nostri termini di
«classe», «ordine», «gerarchia», «totalità». Ebbene, da non meno di un secolo canonisti e giuristi
andavano considerando sempre più insistentemente i gruppi collettivi come essi stessi persone
reali sussistenti a parte e al di là degli individui reali di tali gruppi. La «città», come il «capitolo» e
«la Chiesa» - come la «corporazione» -, erano di fatto e di principio assunti come corpi-reali a se
stanti indipendenti dai membri individui e per-ciò, come tali, capaci di godere di diritti, di privilegi,
di benefici, di proprietà e di onorabilità proprio come corpo separato dai membri singoli. Non era
bizzarria di giuristi. Era l'impianto stesso della vita associata del Duecento e questo realismo
prima di essere scritto nei libri dei commentatori della logica aristotelica, era scritto e incarnato
nella realtà effettiva di un mondo reale.
52
Sezione 2, Unità 3: Esercizi del capitolo 1
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento – L’aristotelismo e le Università
1.
Tipologia a risposta aperta – Rispondi alle seguenti domande con un testo composto dal numero
di righe indicato (al massimo):
 Le Università (15 righe)
 Le eresie (15 righe)
 I nuovi ordini monastici (20 righe)
2.
Tipologia a completamento – Completa le seguenti tabelle con le adeguate spiegazioni:
Filosofi arabi
Rapporti tra ragione e fede, tra
filosofia e religione
Influssi filosofici
(platonici, aristotelici)
Rapporti tra ragione e fede, tra
filosofia e religione
Influssi filosofici
(platonici, aristotelici)
Rapporti tra ragione e fede, tra
filosofia e religione
Influssi filosofici
(platonici, aristotelici)
Al-Kindi
Al-Farabi
Avicenna
Averroé
Filosofi ebraici
Avicebron
Mosè Maimonide
Francescani e
Domenicani
Bonaventura da
Bagnoregio
Alessandro di Hales
Roberto Grossatesta
Ruggero Bacone
Alberto Magno
53
Sezione 2, Unità 3: Esercizi del capitolo 2
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento – Tommaso d’Aquino
1.
Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte riferite a Tommaso d’Aquino riguardo
alle «cinque vie» (4):
 Poiché tutte le cose, anche quelle inanimate, sono ordinate alla perfezione per ottenere degli
scopi, bisogna concludere che sono state create da una suprema intelligenza che le
finalizzate ed essa è Dio
 Ogni grado di perfezione implica l’esistenza del grado massimo di perfezione, che dunque
esiste necessariamente ed esso è Dio
 Dio è l’essere sommamente perfetto perciò esiste necessariamente, perché la perfezione
suprema è un’idea che esiste anche nella mente dell’ateo, quindi non può mancare della
perfezione di esistere realmente
 Dio è l’essere sommamente perfetto perciò esiste necessariamente, come si può osservare
dal fatto che, se esistono cose imperfette, deve esistere anche la perfezione, per la teoria dei
contrari (non sapremmo cos’è l’imperfezione se non sapessimo cos’è il suo contrario, cioè la
perfezione)
 Dato che si osserva che tutte le cose divengono a causa di altre cose che le fanno divenire,
non si può andare all’infinito alla ricerca di ciò che fa divenire le cose ma bisogna individuare
un primo “motore” del divenire stesso ed esso è Dio, che dunque esiste necessariamente
 Poiché tutte le cose contingenti implicano necessariamente l’esistenza di altre cose a cui sono
collegate, non si può andare all’infinito alla ricerca di ciò che è necessario in modo relativo,
quindi bisogna affermare che esiste un essere necessario in modo assoluto ed esso è Dio
 Dio esiste necessariamente in quanto, se non esistesse, nulla esisterebbe, perché esso si
identifica con l’essere
2.
Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni:
Filosofi del XIII secolo
Tommaso d’Aquino
Intelletto potenzialeintelletto attuale
Immortalità dell’anima
54
Filosofi arabi
Sezione 2, Unità 3: Esercizi del capitolo 2
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
3.
Tipologia a risposta aperta – Rispondi alle seguenti domande con un testo composto dal numero
di righe indicato (al massimo):
 Essenza ed esistenza (15 righe)
 La dottrina dell’analogia (15 righe)
 Il male e la libertà (10 righe)
 Diritto e politica (25 righe)
55
Sezione 2, Unità 4: Esercizi del capitolo 1
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento - La separazione tra fede e ragione
1.
Tipologia a risposta aperta – Rispondi alle seguenti domande con un testo composto dal numero
di righe indicato (al massimo):
 L’autunno del Medioevo (10 righe)
 Gli averroisti (5 righe)
 Le polemiche sul tomismo (5 righe)
 La logica «moderna» (15 righe)
 Indipendenza di filosofia e teologia nel pensiero di Giovanni Duns Scoto (20 righe)
2.
Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni:
Filosofi del XIII secolo
Rapporti tra ragione e fede, tra
filosofia e religione
Tommaso d’Aquino
Sigieri di Brabante
John Peckham
Giovanni Duns Scoto
56
Influssi filosofici
(platonici, aristotelici)
Sezione 2, Unità 4: Esercizi del capitolo 2
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento – Guglielmo di Ockham
1.
Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte di Guglielmo di Ockham sulla
questione degli universali (3):
 Nessun universale è una sostanza realmente esistente al di fuori dell’anima
 L’universale esiste in qualche maniera fuori della mente degli individui, negli oggetti (in re),
non come qualcosa di realmente distinto da essi, ma solo formalmente distinto
 Gli universali sono soltanto nomi comuni, non concetti mentali o idee platoniche
 I generi e le specie non sono altro che concetti e significati
 I generi e le specie non sono altro che le Idee di Platone, esistono realmente prima
dell’esistenza di ogni altra cosa (ante rem), e sono intelligibili
 Bisogna dire che nelle cose create non esiste alcuna distinzione formale, ma ciò che è distinto
nel mondo delle creature è realmente distinto, e sono cose distinte se ciascuna è veramente
una cosa.
2.
Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella sulla questione degli universali con le
adeguate spiegazioni:
Roscellino
Guglielmo di
Champeaux
Abelardo
Realtà
Pensiero
Linguaggio
57
Tommaso
d’Aquino
Guglielmo di
Ockham
Sezione 2, Unità 4: Esercizi del capitolo 2
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
3.
Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella sulla questione della dimostrabilità di
Dio con le adeguate spiegazioni:
Anselmo d’Aosta
Tommaso
d’Aquino
Guglielmo di
Ockham
Prova a priori
Prove a posteriori
4.
Tipologia a risposta aperta – Commenta opportunamente la seguente osservazione di
Ludovico Geymonat (Storia del pensiero filosofico e scientifico , 1970): «È possibile trovare il
filo conduttore della filosofia di Occam in un principio di ordine metodologico: non dobbiamo
moltiplicare gli enti oltre necessità».
Svolgi l’argomento in un testo di 30 righe.
5.
Tipologia a risposta aperta – Rispondi alle seguenti domande con un testo composto dal
numero di righe indicato (al massimo):
 Fede e ragione (15 righe)
 Il volontarismo teologico (5 righe)
 L’anima (5 righe)
 Antropologia e politica (10 righe)
58
Sezione 2, Unità 4: Esercizi del capitolo 3
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento - La fine della Scolastica
1.
Tipologia a risposta aperta – Rispondi alle seguenti domande con un testo composto dal numero
di righe indicato (al massimo):
 I seguaci di Ockham (15 righe)
 Marsilio da Padova (20 righe)
 Il misticismo (10 righe)
2.
Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella sulla questione del diritto e della
politica con le adeguate spiegazioni:
Tommaso d’Aquino
Diritto naturale
Potere temporale potere spirituale
59
Guglielmo di
Ockham
Marsilio da Padova
Sezione 2, Unità 4: Esercizi di riepilogo
I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico
Argomento – Crisi e fine della Scolastica
1.
Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni:
Filosofi della patristica e della Scolastica
Rapporti tra ragione e fede, tra filosofia e
religione
Paolo di Tarso
Giovanni l’Evangelista
Patristica orientale
Tertulliano
Agostino
Giovanni Scoto Eriugena
Anselmo d’Aosta
Bernardo di Chiaravalle
Pietro Abelardo
Scuola di Chartres e Scuola di san Vittore
Alberto Magno
Bonaventura da Bagnoregio
Tommaso d’Aquino
Giovanni Duns Scoto
Guglielmo di Ockham
Meister Eckhart
60