Angelo Conforti Esercizi Filosofia antica e medioevale Questo fascicolo di Esercizi fa riferimento al Volume 1 di Percorsi della filosofia di Angelo Conforti Garamond didattica digitale www.angeloconforti.it [email protected] Sezione 1, Unità 1: Esercizi del capitolo 2 Argomento - La ricerca della sostanza originaria 1. Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte (3 per Talete, 3 per Anassimandro, 2 per Anassimene): Talete Poiché la natura di tutte le cose è umida, l’acqua è l’elemento originario da cui tutto deriva e a cui tutto ritorna Poiché la natura di tutte le cose è umida, l’elemento umido originario è ciò da cui tutto deriva e a cui tutto ritorna Il principio costitutivo dell’universo non è un elemento immediatamente osservabile Il principio costitutivo dell’universo è un’entità da cui scaturiscono tutte le differenti entità visibili Il principio costitutivo dell’universo è una totalità indistinta di tutti i materiali di cui risultano costituite le differenti e molteplici cose visibili Anassimandro Poiché la natura di tutte le cose è umida, l’acqua è l’elemento originario da cui tutto deriva e a cui tutto ritorna Poiché la natura di tutte le cose è umida, l’aria è l’elemento originario da cui tutto deriva e a cui tutto ritorna Il principio costitutivo dell’universo è un’entità priva di limiti, mentre ogni realtà particolare dell’universo stesso è caratterizzata dal limite Il principio costitutivo dell’universo è una totalità indistinta di tutti i materiali di cui risultano costituite le differenti e molteplici cose visibili Il conflitto perenne dei diversi e degli opposti è profonda armonia, invisibile solo per chi non sa vedere il tutto dal punto di vista dell’ordine universale unico ed eterno che regola l’universo Il conflitto perenne dei diversi e degli opposti è ingiustizia e disarmonia Anassimene Poiché la natura di tutte le cose è umida, l’aria che noi osserviamo nella natura è l’elemento originario da cui tutto deriva e a cui tutto ritorna Il principio costitutivo dell’universo non può essere un elemento immediatamente osservabile ed è un’entità da cui scaturiscono tutte le differenti entità visibili Il principio costitutivo dell’universo è un’entità assolutamente priva di limiti, ma è identificabile con l’aria, che è il più immateriale degli elementi fisici e che costituisce il principio vitale di tutti gli esseri dell’universo Il principio costitutivo dell’universo è una totalità indistinta e infinita di tutti i materiali di cui risultano costituite le differenti e molteplici cose visibili, ma si presenta sotto una determinata forma 1 Sezione 1, Unità 1: Esercizi del capitolo 2 2. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni: Talete Anassimandro Anassimene Arché come origine di tutto ciò che esiste Arché come elemento comune a tutto ciò che esiste Arché come principio che governa il divenire del cosmo e della natura 3. Tipologia a risposta aperta – Commenta con un testo di 20 righe le seguenti riflessioni di Emanuele Severino (La filosofia antica, 1984): «La filosofia nasce grande. […] Appare l’idea di un sapere che sia innegabile, non perché le società e gli individui abbiano fede in esso […]. Ma perché esso stesso è capace di respingere ogni suo avversario. L’idea di un sapere che non può essere negato né da uomini, né da dèi, né da mutamenti dei tempi e dei costumi. Un sapere assoluto, definitivo, incontrovertibile, necessario, indubitabile. […] I Greci evocano per primi il significato inaudito […] della verità. […] Nei primi pensatori greci l’evocazione del senso inaudito della verità è insieme (e non può non essere) un rivolgersi alla Totalità delle cose». 2 Sezione 1, Unità 1: Esercizi del capitolo 3 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento – Dalla sostanza alla struttura 1. Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte (3 per Eraclito, 3 per Pitagora): Eraclito Il divenire di tutte le cose è il risultato del conflitto perenne dei diversi e degli opposti Il conflitto perenne dei diversi e degli opposti è ingiustizia e disarmonia Il conflitto perenne dei diversi e degli opposti è profonda armonia, invisibile solo per chi non sa vedere il tutto dal punto di vista dell’ordine universale unico ed eterno che regola l’universo Poiché la natura di tutte le cose è umida, l’elemento umido originario è ciò da cui tutto deriva e a cui tutto ritorna Il principio costitutivo dell’universo non è un elemento fisico immediatamente osservabile L’universo è un ordine razionale universale, unico ed eterno, comune a tutto ciò che esiste Il principio costitutivo dell’universo è un’entità priva di limiti, mentre ogni realtà particolare dell’universo stesso è caratterizzata dal limite Pitagora e la sua scuola Il conflitto perenne dei diversi e degli opposti è ingiustizia e disarmonia Il conflitto perenne dei diversi e degli opposti è profonda armonia, invisibile solo per chi non sa vedere il tutto dal punto di vista dell’ordine universale unico ed eterno che regola l’universo Il divenire di tutte le cose è il risultato del conflitto perenne dei diversi e degli opposti Numero e armonia costituiscono l’essenza di tutto ciò che esiste Il principio costitutivo dell’universo non è un elemento fisico immediatamente osservabile L’universo è un ordine razionale universale, unico ed eterno esprimibile in forme quantitative Il principio costitutivo dell’universo è un’entità priva di limiti, mentre ogni realtà particolare dell’universo stesso è caratterizzata dal limite 2. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni: Eraclito Arché come origine di tutto ciò che esiste Arché come elemento comune a tutto ciò che esiste Arché come principio che governa il divenire del cosmo e della natura 3 Pitagora e la sua scuola Sezione 1, Unità 1: Esercizi del capitolo 4 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento – L’essere, il pensiero, il linguaggio 1. Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte (3 per Parmenide, 4 per Zenone): Parmenide La sua ricerca riguarda il campo di ciò che può essere detto e pensato Nella sua ricerca segue il procedimento dimostrativo per assurdo Nelle sue teorie applica il principio del regresso all’infinito applicato alla divisibilità delle grandezze (spazio e tempo) Il principio costitutivo dell’universo è una totalità indistinta di tutti i materiali di cui risultano costituite le differenti e molteplici cose visibili L’essere è la definizione della totalità e i suoi caratteri sono l’immutabilità, l’immobilità, l’indivisibilità e l’unicità I suoi paradossi hanno l’intento di confutare le teorie del movimento e della molteplicità Essere, pensiero e linguaggio coincidono Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni di particelle immutabili che si differenziano tra loro a livello qualitativo Zenone Nella sua ricerca segue il procedimento dimostrativo per assurdo Il conflitto perenne dei diversi e degli opposti è ingiustizia e disarmonia Nelle sue teorie applica il principio del regresso all’infinito applicato alla divisibilità delle grandezze (spazio e tempo) L’essere è la definizione della totalità di ciò che esiste e i suoi caratteri sono l’immutabilità, l’immobilità, l’indivisibilità e l’unicità Il principio costitutivo dell’universo è una totalità indistinta di tutti i materiali di cui risultano costituite le differenti e molteplici cose visibili I suoi paradossi hanno l’intento di confutare le teorie del movimento e della molteplicità Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni di particelle immutabili che si differenziano tra loro a livello quantitativo 2. Tipologia a risposta aperta – Rispondi alle seguenti domande con un testo di cinque righe: Che cosa significa ontologia? Su quale principio logico si fonda il paradosso di Achille e della tartaruga? Come cambiano il significato e i caratteri dell’essere da Parmenide a Melisso? 4 Sezione 1, Unità 1: Esercizi del capitolo 4 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico 3. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni: Eraclito Arché come origine di tutto ciò che esiste Arché come elemento comune a tutto ciò che esiste Arché come principio che governa il divenire del cosmo e della natura Essere/Divenire Unità/Molteplicità Pensiero e linguaggio 5 Parmenide Sezione 1, Unità 1: Esercizi del capitolo 5 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento – La ricerca di una sintesi: i Pluralisti 1. Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte (2 per Empedocle, 2 per Anassagora, 1 per gli Atomisti, 3 per i Pluralisti in generale): Empedocle Il principio costitutivo dell’universo è una totalità indistinta di tutti i materiali di cui risultano costituite le differenti e molteplici cose visibili Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni di particelle immutabili divisibili all’infinito che si differenziano tra loro a livello qualitativo Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni di particelle immutabili e indivisibili che si differenziano tra loro a livello quantitativo Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni dei quattro elementi fondamentali, eterni e immutabili Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni di quattro elementi fondamentali che si mescolano tra di loro, modificandosi continuamente, e così danno origine al divenire e alla molteplicità L’intero processo del divenire cosmico è gestito da due forze contrapposte in perenne conflitto reciproco: quella che unisce e quella che separa L’intero processo del divenire cosmico è gestito da un intelletto superiore separato dalla materia Anassagora Il principio costitutivo dell’universo è un’entità priva di limiti, mentre ogni realtà particolare dell’universo stesso è caratterizzata dal limite Il principio costitutivo dell’universo è una totalità indistinta di tutti i materiali di cui risultano costituite le differenti e molteplici cose visibili Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni di particelle immutabili divisibili all’infinito che si differenziano tra loro a livello qualitativo Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni di particelle immutabili e indivisibili che si differenziano tra loro a livello quantitativo Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni dei quattro elementi fondamentali, eterni e immutabili Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni di quattro elementi fondamentali che si mescolano tra di loro, modificandosi continuamente, e così danno origine al divenire e alla molteplicità L’intero processo del divenire cosmico è gestito da due forze contrapposte in perenne conflitto reciproco: quella che unisce e quella che separa L’intero processo del divenire cosmico è gestito da un intelletto superiore separato dalla materia Atomisti (Leucippo e Democrito) Il principio costitutivo dell’universo è un’entità priva di limiti, mentre ogni realtà particolare dell’universo stesso è caratterizzata dal limite Il principio costitutivo dell’universo è una totalità indistinta di tutti i materiali di cui risultano costituite le differenti e molteplici cose visibili Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni di particelle immutabili divisibili all’infinito che si differenziano tra loro a livello qualitativo 6 Sezione 1, Unità 1: Esercizi del capitolo 5 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni di particelle immutabili e indivisibili che si differenziano tra loro a livello quantitativo Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni dei quattro elementi fondamentali, eterni e immutabili Nulla di ciò che esiste nasce e muore, ma tutte le cose sono aggregazioni e disgregazioni di quattro elementi fondamentali che si mescolano tra di loro, modificandosi continuamente, e così danno origine al divenire e alla molteplicità L’intero processo del divenire cosmico è gestito da due forze contrapposte in perenne conflitto reciproco: quella che unisce e quella che separa L’intero processo del divenire cosmico è gestito da un intelletto superiore separato dalla materia Pluralisti in generale La loro ricerca è mirata ad individuare l’origine soltanto materiale da cui derivano tutte le cose che esistono La loro ricerca è mirata a conciliare le teoria del divenire e quella dell’essere La loro ricerca è mirata a descrivere la struttura del cosmo ed ha caratteristiche esclusivamente scientifiche e non filosofiche Le loro teorie si differenziano da quelle precedenti perché pongono come arché una molteplicità di sostanze che si combinano tra loro Le loro teorie combinano la ricerca cosmologica dei primi filosofi con quella ontologica della scuola di Elea La loro ricerca è mirata ad individuare l’origine dell’uomo e il significato della sua esistenza nell’universo 2. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni: Il ciclo cosmico di Empedocle Prima fase Seconda fase Quarta fase Terza fase 7 Sezione 1, Unità 1: Esercizi del capitolo 5 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico 3. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni: Empedocle Anassagora Arché come origine di tutto ciò che esiste Arché come elemento comune a tutto ciò che esiste Arché come principio che governa il divenire del cosmo e della natura Essere/Divenire Unità e molteplicità Pensiero e linguaggio 8 Atomisti Sezione 1, Unità 1: Esercizi di riepilogo I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento – L’origine della filosofia 1. Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte (4 per Le origini, 1 per Eraclito/Parmenide, 2 per Cosmologia/Ontologia): Le origini Secondo Aristotele la ricerca di tutti i primi filosofi è mirata ad individuare l’unica origine di tutte le diverse e mutevoli cose che esistono Secondo Aristotele la ricerca dei primi filosofi è mirata esclusivamente ad individuare l’origine dell’uomo e il significato della sua esistenza nell’universo Secondo Aristotele la ricerca dei primi filosofi è mirata a individuare la sostanza permanente e immutabile, che costituisce la natura comune di tutte le differenti realtà che esistono Secondo Aristotele la ricerca dei primi filosofi è mirata ad individuare l’origine materiale da cui derivano tutte le cose che esistono, anche se alcuni di loro indicarono altre origini, non materiali Secondo Aristotele la ricerca dei primi filosofi deriva direttamente dagli antichi miti e non fa altro che tradurre il linguaggio leggendario e fantastico in argomenti più comprensibili Secondo Aristotele la ricerca filosofica nasce dalla meraviglia e in questo senso anche il mito, che suscita meraviglia, era un’anticipazione della filosofia Secondo Aristotele la ricerca dei primi filosofi è mirata a descrivere la struttura del cosmo ed ha caratteristiche esclusivamente scientifiche e non filosofiche Eraclito e Parmenide Eraclito, a differenza di Parmenide, concentra la sua attenzione sui caratteri della molteplicità e del divenire, trascurando l’armonia e l’unità di tutto l’universo Eraclito, a differenza di Parmenide, individuando nel lógos l’elemento unitario che si manifesta nella realtà, può essere considerato un panteista, in quanto afferma che i contrari sono manifestazioni dell’Uno-Tutto Eraclito, nonostante ponga in evidenza che i caratteri della realtà sono la molteplicità (in particolare, il conflitto perenne dei diversi e contrari) e il divenire, è assimilabile in parte a Parmenide e alla sua teoria dell’Essere-Uno, in quanto sostiene che Tutto è Uno Cosmologia e ontologia La ricerca degli “ontologi”, per trovare il principio non visibile di tutto ciò che esiste, trascura tutto ciò che è osservabile nel mondo e mette in secondo piano l’esperienza, valorizzata dai “cosmologi” per concentrarsi solo sul ragionamento I “cosmologi” non sono dei veri filosofi, ma soltanto i primi scienziati della storia umana: infatti, si limitano ad osservare e analizzare la realtà dell’esperienza senza cogliere la dimensione della totalità delle cose molteplici e mutevoli che esistono La ricerca degli “ontologi”, per trovare il principio non visibile di tutto ciò che esiste, si avvale esclusivamente del ragionamento e della logica, che i “cosmologi” utilizzavano a supporto dell’analisi osservativa I “cosmologi” non sono solo dei fisici, come si potrebbe credere a prima vista, ma alcuni di loro la dimensione superiore della realtà, anche se la esprimono a volte con metafore fisiche 9 Sezione 1, Unità 1: Esercizi di riepilogo I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico 2. Rielabora in modo personale i problemi filosofici («Il modo migliore per comprendere i problemi filosofici è pensarci direttamente sopra», Thomas Nagel, 1987) Leggi il documento seguente e svolgi un tema argomentativo, un saggio breve o un articolo di giornale (per il saggio breve e l’articolo vedi le indicazioni in questa pagina): Argomento: La filosofia da Talete agli Atomisti Nel documento seguente Mario Vegetti (Filosofia e sapere della città antica, 1975) analizza il passaggio dal mito alla filosofia, da un preciso punto di vista. Tale passaggio si evidenzia nelle figure del sacerdote, che amministra il culto delle divinità mitiche, e dello scienziato, che interpreta le leggi della natura. Filosofia e scienza alle origini sono tutt’uno, ma c’è chi tra i primi filosofi è, in un certo senso, più scienziato, e chi è più filosofo. Svolgendo il tema, il saggio breve o l’articolo di giornale, distingui tra i due tipi di nuove figure: il filosofo con interessi più metafisici e quello con interessi più naturalistico - scientifici. «La divinità viene ora a coincidere con il grande organismo della natura, si esprime nei suoi fenomeni, agisce nei suoi principi e nelle sue leggi, vive nei suoi ritmi e nei suoi cicli di trasformazione. La conseguenza di questa dislocazione della divinità è importante. II suo messaggio, la rivelazione di sapienza che da essa proviene, non è più il retaggio esclusivo di una casta di sacerdoti cui spetta di tradurlo per gli uomini, di interpretarne il senso in rapporto alle regole del comportamento, all’ordine della città, alla conoscenza umana in generale. Se la divinità coincide con la natura, è interrogando la natura stessa che se ne scopriranno le leggi; è dunque col crescere di un’appropriazione scientifica e tecnica della natura da parte dell’uomo che si verrà progressivamente rivelando il codice informatore del mondo, arcano non più ormai per l’intensità dell’attimo rituale in cui viene misteriosamente rivelato o alluso, ma piuttosto per l’estensione smisurata delle informazioni conoscitive che occorre, in un tempo tutto umano, raccogliere e organizzare […]; il nuovo sacerdote è lo scienziato, cui spetta appunto il compito di indagare la natura e di estendere il controllo umano su di essa.» Come si fa un saggio breve o un articolo di giornale Se scegli la forma del «saggio breve», interpreta e confronta i documenti forniti e svolgi su questa base la tua trattazione, anche con opportuni riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze di studio. Dà al tuo saggio un titolo coerente e ipotizzane una destinazione editoriale (rivista specialistica, fascicolo scolastico di ricerca e documentazione, rassegna di argomento culturale, altro). Se scegli la forma dell’«articolo di giornale», individua nei documenti forniti uno o più elementi che ti sembrano rilevanti e costruisci su di essi il tuo “pezzo”. Dà all’articolo un titolo appropriato ed indica il tipo di giornale sul quale ne ipotizzi la pubblicazione (quotidiano, rivista divulgativa, giornale scolastico, altro). Per attualizzare l’argomento, puoi riferirti a circostanze immaginarie o reali (mostre, anniversari, convegni o eventi di rilievo). Per entrambe le forme di scrittura non superare le quattro o cinque colonne di metà di foglio protocollo. 10 Sezione 1, Unità 2: Esercizi del capitolo 1 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento – La «rivoluzione» dei Sofisti 1. Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte (4 per Protagora, 4 per Gorgia, 5 per Dibattito natura-legge): Protagora Compito del sapiente è quello di conoscere se stesso e insegnare agli altri la ricerca sui problemi morali Il sapiente non si cura per nulla dei propri interessi ma ricerca il bene della città insegnando la tecnica politica a tutti coloro che lo vogliono L’opera del sapiente è simile a quella del medico: trasforma in buona una disposizione cattiva, fa passare gli uomini da un’opinione falsa ad una vera È impossibile pensare il falso, poiché è impossibile pensare ciò che non è o diversamente da ciò che si è sperimentato, perciò questo è sempre vero Essere, pensiero e linguaggio coincidono I valori che reggono la convivenza umana sono profondamente diversi, a seconda delle epoche, dei luoghi, delle tradizioni, dei costumi, delle culture Essere, pensiero e linguaggio non coincidono assolutamente Per ciascun individuo l’apparire di tutte le cose e il loro essere coincidono Il singolo uomo è misura di tutte le cose che appaiono ma anche del vero, del bene, del giusto e del bello Compito del sapiente è quello di confutare le opinioni errate e aiutare ciascuno a trovare la verità dentro di sé, poiché ognuno è dotato della virtù, dono degli Dèi L’opera del sapiente è simile a quella del medico: trasforma in buona una disposizione cattiva, fa passare gli uomini da un’opinione peggiore ad una migliore La virtù politica è insegnabile ed è compito del sapiente insegnarla, poiché conosce le opinioni vere e quelle false Gorgia L’essere non è, poiché se fosse sarebbe conosciuto da tutti, ma dal momento che alcuni lo ignorano non esiste L’essere non è conoscibile né pensabile, poiché se il pensato esiste allora tutto ciò che è pensato esiste, ma ciò è contrario all’esperienza L’essere non è, poiché se fosse sarebbe determinato e diveniente come tutte le cose che sono, ma ciò è contraddittorio dato che l’essere è eterno e infinito L’essere non è generato, poiché se fosse generato non potrebbe averlo generato né il nulla né l’essere: il nulla infatti non genera nulla e se l’essere è già non è generato L’essere non è, poiché se fosse sarebbe insegnabile a tutti, ma non tutti evidentemente sono in grado di comprenderlo, perciò non esiste L’essere non è comunicabile né esprimibile, poiché parola e oggetto sono diversi e noi spieghiamo la parola con l’oggetto non viceversa, dunque se nessuno sa cos’è non lo si può spiegare con parole La potenza della parola è tale che può convincere chiunque di tutto e anche del suo contrario La legge di natura è la legge del più forte mentre le leggi umane sono convenzioni che vogliono impedire al più forte di dominare sugli altri 11 Sezione 1, Unità 2: Esercizi del capitolo 1 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico L’essere è la definizione della totalità e i suoi caratteri sono l’immutabilità, l’immobilità, l’indivisibilità e l’unicità Il pensiero non riflette l’essere ma il linguaggio lo riflette perfettamente; infatti per comunicare, insegnare e persuadere utilizziamo il linguaggio e il suo potere sull’anima umana, nel suscitare emozioni e convinzioni, è infinito Dibattito su natura e legge Tutti i sofisti concordano nel ritenere la legge di natura base reale del comportamento umano e le leggi delle città e degli stati frutto di accordi e convenzioni, ma divergono e discutono tra loro nell’interpretazione da dare a questo contrasto e nelle conclusioni che ne derivano Tutti i sofisti concordano nel ritenere la legge di natura base reale del comportamento umano e sottolineano le differenze tra individuo e individuo, perciò sviluppano teorie relativistiche che identificano l’apparire con l’essere Tutti i sofisti vivono in una città-stato democratica, perciò ritengono che la libertà e l’uguaglianza di tutti gli individui sia il fondamento di qualsiasi discorso sulla società e la politica Antifonte: la legge di natura è la legge del più forte mentre le leggi umane sono convenzioni che vogliono impedire al più forte di dominare sugli altri Antifonte: per natura ciascun individuo è diverso dall’altro, perciò ciascuno deve cercare di imporre agli altri le proprie opinioni con la persuasione o con la forza Antifonte: tutte le leggi sono convenzioni contrarie alla natura, perciò bisogna seguire formalmente le leggi ma vivere secondo natura riconoscendo l’uguaglianza degli esseri umani sul piano delle esigenze fondamentali Callicle: la legge di natura è la legge del più forte mentre le leggi umane sono convenzioni che vogliono impedire al più forte di dominare sugli altri Callicle: le leggi sono convenzioni contrarie alla natura ma insufficienti a garantire la pacifica e ordinata vita sociale perciò i governanti hanno inventato gli Dei e la religione per intimorire i malvagi Crizia: le leggi non bastano a garantire una pacifica e ordinata vita sociale, ma fortunatamente la religione e il timore degli Dei permette di evitare molte sopraffazioni Crizia: le leggi sono convenzioni contrarie alla natura ma insufficienti a garantire la pacifica e ordinata vita sociale perciò i governanti hanno inventato gli Dei e la religione per intimorire i malvagi Trasimaco: il giusto è sempre l’identica cosa, l’utile del più forte. Trasimaco: tutte le leggi sono convenzioni contrarie alla natura, perciò bisogna seguire formalmente le leggi ma vivere secondo natura riconoscendo l’uguaglianza degli esseri umani sul piano delle esigenze fondamentali 2. Tipologia a risposta aperta – Rispondi alle seguenti domande con un testo di cinque righe: Che cosa significa relativismo? Che cosa significa utilitarismo? Che cosa significa nichilismo? Che cosa significa scetticismo? Che cosa significa cosmopolitismo? Che cosa significa retorica? 12 Sezione 1, Unità 2: Esercizi del capitolo 1 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico 1. Tipologia a completamento – Sviluppa il confronto tra Parmenide e Gorgia - Leggi i due testi a confronto e riempi gli spazi della tabella fornendo le adeguate spiegazioni: A. Parmenide: «Per la parola e il pensiero bisogna che l'essere sia, solo esso infatti è possibile che sia e il nulla non è. Su questo ti esorto a riflettere. È la stessa cosa pensare e il pensiero che è, infatti senza l'essere in cui è espresso non troverai il pensare. Niente altro infatti è o sarà all'infuori dell'essere». B. «[Gorgia] pone tre capisaldi, l’uno conseguente all’altro: 1) nulla esiste; 2) se anche alcunché esiste, non è comprensibile all’uomo; 3) se pure è comprensibile, è per certo incomunicabile e inspiegabile agli altri. Che nulla esiste, lo argomenta in questo modo: ammesso che qualcosa esista, esiste soltanto o ciò che è o ciò che non è, ovvero esistono insieme e ciò che è e ciò che non è. Ma né esiste ciò che è, come dimostrerà, né ciò che non è, come ci confermerà; né infine, come anche ci spiegherà, l’essere e il non essere insieme. Dunque, nulla esiste. Passiamo ora a dimostrare che, se anche alcunché sia, esso è, per l’uomo, inconoscibile e inconcepibile. Se infatti, come dice Gorgia, le cose pensate non sono esistenti, ciò che esiste non è pensato. […] “se il pensato non esiste, ciò che è non è pensato”. Gorgia passa quindi a “dimostrare” che se l’esistente potesse essere pensato e compreso non potrebbe comunque essere comunicato, [infatti] la parola non può esprimere la massima parte degli oggetti, cosí come neppure questi possono rivelare l’uno la natura dell’altro». Parmenide Gorgia Essere Pensiero Linguaggio 13 Sezione 1, Unità 2: Esercizi del capitolo 1 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico 2. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni: Ippia e Antifonte Trasimaco e Callicle Legge di natura Legge umana 3. Rielabora in modo personale i problemi filosofici («Il modo migliore per comprendere i problemi filosofici è pensarci direttamente sopra», Thomas Nagel, 1987). Leggi il documento seguente e svolgi un tema argomentativo, un saggio breve o un articolo di giornale (per il saggio breve e l’articolo vedi le indicazioni a pagina 10): Argomento: La nascita della democrazia Nel documento seguente, tratto dal dialogo di Platone dedicato a Protagora, il celebre Sofista racconta un mito da cui emergono il significato e il valore della democrazia. Sviluppa il tuo elaborato riflettendo sull’attualità di tale riflessione. «Tempo vi fu in cui esistevano gli dèi, ma non le stirpi mortali. Poi che giunse anche per le stirpi mortali il momento fatale della loro nascita, gli dei ne fanno il calco in seno alla terra mescolando terra e fuoco e tutti quegli elementi che si compongono di terra e di fuoco. Ma nell’atto in cui stavano per trarre alla luce quelle stirpi, ordinarono a Prometeo e a Epimeteo di distribuire a ciascuno facoltà naturali in modo conveniente. Epimeteo chiede a Prometeo che spetti a lui la cura della distribuzione: “E quando avrò compiuto la mia distribuzione - dice - tu controllerai”. E così, avendolo persuaso, si pone a distribuire. Ora, nel compiere la sua distribuzione, ad alcuni assegnava forza senza velocità, mentre forniva di velocità i più deboli; alcuni armava, mentre per altri che rendeva per natura inermi, escogitava qualche altro mezzo di salvezza. A quegli esseri che rinchiudeva in un piccolo corpo, assegnava ali per fuggire o sotterranea dimora; quelli che, invece, dotava di grande dimensione, proprio con questo li salvaguardava. E così distribuiva tutto il resto, sì che tutto fosse in equilibrio. Ed escogitò tale principio preoccupandosi che una qualche stirpe non dovesse estinguersi. Dopo che li ebbe provvisti di mezzi per sfuggire le reciproche distruzioni, escogitò anche agevoli modi per proteggerli dalle intemperie delle stagioni di Zeus: li avvolse, così, di folti peli e di dure pelli, che bastavano a difendere dal freddo, ma che sono anche capaci di proteggere dal caldo e tali inoltre da essere adatti quali naturale e propria coperta a ciascuno, quando avessero bisogno di dormire. E sotto i piedi ad alcuni dette zoccoli, ad altri unghie e pelli dure prive di sangue; ad alcuni procurava un tipo di alimento, ad altri un altro tipo; 14 Sezione 1, Unità 2: Esercizi del capitolo 1 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico ad alcuni erba della terra, ad altri frutti degli alberi, ad altri ancora radici; ad alcuni poi dette come cibo la carne di altri animali, ma a questi concesse scarsa prolificità, mentre a quelli che n’erano preda abbondante prolificità, sì che la specie loro si conservasse. Solo che Epimeteo, al quale mancava compiuta sapienza, aveva consumato, senza accorgersene, tutte le facoltà naturali in favore degli esseri privi di ragione: gli rimaneva ancora da dotare il genere umano e non sapeva davvero cosa fare per trarsi di imbarazzo. Proprio mentre si trovava in tale imbarazzo sopraggiunse Prometeo a controllare la distribuzione: vede che tutti gli altri esseri viventi armoniosamente posseggono di tutto, e che invece l’uomo è nudo, scalzo, privo di giaciglio e di armi: era oramai imminente il giorno fatale, giorno in cui anche l’uomo doveva uscire dalla terra alla luce. Prometeo allora, trovandosi appunto in grande imbarazzo per la salvezza dell’uomo, ruba a Efesto e ad Atena il sapere tecnico, insieme con il fuoco - perché senza il fuoco sarebbe stato impossibile acquistarlo o servirsene e così ne fece dono all’uomo. L’uomo, dunque, ebbe in tal modo la scienza della vita, ma non aveva ancora la scienza politica: essa si trovava presso Zeus; né più era concesso a Prometeo di andare nell’acropoli, dov’è la dimora di Zeus (e davvero temibili erano, per di più, le guardie di Zeus); riesce, invece, a penetrare di nascosto nella comune dimora di Atena e di Efesto dove essi lavoravano insieme, e, rubata l’arte del fuoco di Efesto e l’altra propria di Atena, le dona all’uomo, che con quelle si procurò le agiatezze della vita. Solo che, come si narra, più tardi Prometeo dovette, a causa di Epimeteo, pagare la pena del furto. Come dunque l’uomo fu partecipe di sorte divina, innanzi tutto per la sua parentela con la divinità, unico tra gli esseri viventi, credette negli dèi, e si mise ad erigere altari e sacre statue; poi, usando l’arte, articolò ben presto la voce in parole e inventò case, vesti, calzari, giacigli e il nutrimento che ci dà la terra. Così provveduti, da principio gli uomini vivevano sparsi, perché non v’erano città. E perciò erano distrutti dalle fiere, perché in tutto e per tutto erano più deboli di quelle, e la loro perizia pratica, pur essendo di adeguato aiuto a procurare il nutrimento, era assolutamente insufficiente nella lotta contro le fiere: non possedevano ancora l’arte politica, di cui quella bellica è parte. Cercarono, dunque, di radunarsi e di salvarsi fondando città: ma ogni qualvolta si radunavano, si recavano offesa tra di loro, proprio perché mancanti dell’arte politica, onde nuovamente si disperdevano e morivano. Allora Zeus, temendo per la nostra specie, minacciata di andar tutta distrutta, inviò Ermes perché portasse agli uomini il pudore e la giustizia affinché servissero da ordinamento della città e da vincoli costituenti unità di amicizia. Chiede Ermes a Zeus in qual modo debba dare agli uomini il pudore e la giustizia: “Debbo distribuire giustizia e pudore come sono state distribuite le arti? Le arti furono distribuite così: uno solo che possegga l’arte medica basta per molti profani e lo stesso vale per le altre professioni. Anche giustizia e pudore debbo istituirli negli uomini nel medesimo modo, o debbo distribuirli a tutti?”. “A tutti, rispose Zeus, e che tutti ne abbiano parte: le città non potrebbero esistere se solo pochi possedessero pudore e giustizia, come avviene per le altre arti. Istituisci, dunque, a nome mio una legge per la quale sia messo a morte come peste della città chi non sappia avere in sé pudore e giustizia”. E così, Socrate, anche per questa ragione, gli Ateniesi e tutti gli altri, qualora si debba discutere della capacità architettonica o di qualche altra attività artigianale, ritengono che solo pochi abbiano il diritto di dare consigli, […]; qualora, invece, si accingano a deliberare su questioni relative alla capacità politica, che si impernia tutta sulla giustizia e sulla saggezza, è ragionevole che tutti vengano ammessi, poiché si ritiene necessario che ognuno sia partecipe di questa dote, o non esistano città». 15 Sezione 1, Unità 2: Esercizi del capitolo 2 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento – Socrate 1. Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte (3): Per migliorare se stesso bisogna innanzitutto conoscere se stesso e, in particolare, la propria anima La maieutica è un’arte della persuasione simile alla retorica Secondo Aristotele Socrate ha utilizzato per primo il metodo scientifico dell’induzione Sia per gli argomenti di ricerca sia per il metodo Socrate può essere considerato un Sofista Socrate preferisce il discorso lungo al discorso breve L’ironia socratica è una forma di scetticismo e di nichilismo gnoseologico Socrate si proclamava sapiente ed insegnava la virtù politica Per Socrate la virtù e la conoscenza coincidono 2. Tipologia a risposta aperta – Definisci i seguenti concetti in un testo di tre righe: Dialogo Ironia Confutazione Maieutica Induzione Virtù Démone 16 Sezione 1, Unità 2: Esercizi di riepilogo I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento – Dall’ontologia al’antropologia 1. Sviluppa il confronto tra Socrate e Protagora - Leggi i due testi a confronto (tratti da un dialogo di Platone, il Teeteto) e riempi gli spazi della tabella, fornendo le adeguate spiegazioni: C. Socrate: «Io sono dunque, in me, tutt’altro che sapiente, né da me è venuta fuori alcuna sapiente scoperta che sia generazione del mio animo; quelli invece che amano stare con me, se pur da principio appariscano, alcuni di loro, del tutto ignoranti, tutti quanti poi, seguitando a frequentare la mia compagnia, ne ricavano, purché il dio glielo permetta, straordinario profitto: come vedono essi medesimi e gli altri. Ed è chiaro che da me non hanno imparato nulla, bensì proprio e solo da se stessi molte cose e belle hanno trovato e generato; ma d’averli aiutati a generare, questo sì, il merito spetta al dio e a me». D. Protagora: «E che esistano la sapienza e l’uomo sapiente, son ben lungi dal negarlo; che anzi, colui appunto chiamo sapiente, il quale ad uno di noi, a cui le cose appariscano ed esistano come cattive, riesca, invertendone il senso, a farle apparire ed esistere come buone. [...] Perché è vero che quanto appare giusto e bello a ciascuna città, tale anche è per essa, finché lo reputi tale; ma appunto il sapiente, in luogo di singole cose dannose per i cittadini ne fa essere e apparire di utili. E analogamente anche il sofista, per questa sua capacità di ammaestrare in quest’arte i discepoli, è sapiente e meritevole di molto denaro per quelli che ha ammaestrato». Socrate Protagora Metodo di insegnamento Finalità della ricerca 17 Sezione 1, Unità 3: Esercizi del capitolo 1 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento - Platone e Socrate 1. Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte (3): Di tutte le opere scritte da Platone sono rimasti solo alcuni frammenti Le opere di Platone appartengono alla mitologia più che alla filosofia Il mito in Platone ha valore simbolico e la funzione di rendere più comprensibili ragionamenti complessi Platone non scrisse nulla ma tenne solo lezioni orali nella sua scuola Platone scrisse numerosi trattati espositivi e prese le distanze dal suo maestro Socrate che non scrisse mai nulla In genere le opere di Platone vengono suddivise in tre periodi In un suo mito Platone, rispetto all’insegnamento orale, esalta l’importanza della scrittura, una vera medicina per la memoria Platone scrisse soltanto opere in cui racconta la vita e l’insegnamento del suo maestro Socrate Platone sviluppò e approfondì la ricerca sulla conoscenza di sé e della propria psiche, già avviato da Socrate 2. Tipologia a risposta aperta – Definisci i seguenti concetti in un testo di tre righe: Dialogo socratico Dialogo platonico Mito Psiche 18 Sezione 1, Unità 3: Esercizi del capitolo 2 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento - Platone e l’Accademia 1. Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte (3): La psiche umana, avendo già vissuto altre vite, ha conosciuto la vera realtà e non ha bisogno di fare nuove esperienze, perché tutto ciò che esiste è illusione e soltanto l’essere è Le idee sono la vera realtà ed esse risiedono soltanto nella mente umana, in cui sono innate dall’eternità Le idee sono la vera essenza di tutto ciò che esiste e gli enti concreti partecipano di esse La psiche umana è separata dal corpo ed è inconoscibile per l’uomo Amore e filosofia sono intimamente legate e conducono entrambe alla conoscenza più profonda della vera essenza di tutto ciò che esiste Il prigioniero liberato, una volta scoperta la vera realtà, non tornerà mai più nel mondo illusorio della caverna Lo Stato ideale dovrebbe avere la stessa configurazione della psiche umana 2. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella sul «mito della caverna» con le adeguate spiegazioni: Mito Ombre Statuette Riflessi Oggetti reali e Sole Significato ontologico: livelli di realtà «Dualismo ontologico»: gradi di realtà Significato gnoseologico: livelli di conoscenza «Dualismo gnoseologico»: gradi di conoscenza 19 Sezione 1, Unità 3: Esercizi del capitolo 2 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico 3. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella sul «mito della biga alata» con le adeguate spiegazioni: Mito Auriga Cavallo bianco Cavallo nero Significato e parti della psiche 4. Leggi i seguenti brani tratti da dialoghi platonici e commentali ciascuno separatamente in un testo di 20 righe: «Menone: Ma in quale modo, Socrate, andrai cercando quello che assolutamente ignori? E quale delle cose che ignori farai oggetto di ricerca? E se per un caso l’imbrocchi, come farai ad accorgerti che è proprio quella che cercavi, se non la conoscevi? Socrate: Capisco quel che vuoi dire, Menone! Vedi un po’ che bell’argomento eristico proponi! l’argomento secondo cui non è possibile all’uomo cercare né quello che sa né quello che non sa: quel che sa perché conoscendolo non ha bisogno di cercarlo; quel che non sa perché neppure sa cosa cerca. [...] La psiche, dunque, poiché eterna e più volte rinata, avendo veduto il mondo di qua e quello dell’Ade, in una parola tutte quante le cose, non c’è nulla che non abbia appreso. Non v’è, dunque, da stupirsi se può fare riemergere alla mente ciò che prima conosceva della virtù e di tutto il resto. Poiché, d’altra parte, la natura tutta è imparentata con se stessa e la psiche ha tutto appreso, nulla impedisce che essa, ricordando (ricordo che gli uomini chiamano apprendimento) una sola cosa, trovi da sé tutte le altre, quando uno sia coraggioso e infaticabile nella ricerca. Sì, cercare ed apprendere sono, nel loro complesso, reminiscenza [anamnesis]! Non dobbiamo dunque affidarci al ragionamento eristico: ci renderebbe pigri ed esso suona dolce solo alle orecchie della gente senza vigore; il nostro, invece, rende operosi e tutti dediti alla ricerca». «Per tali persone insomma, la verità non può essere altro che le ombre degli oggetti artificiali». «Devi pensare che le mie parole si riferiscono tanto agli uomini quanto alle donne, tutte quelle che nascono naturalmente adatte». 20 Sezione 1, Unità 3: Esercizi del capitolo 2 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico 5. Sviluppa il tema della polemica di Platone contro i Sofisti - Leggi le coppie di testi a confronto, tratte dai dialoghi platonici e riempi gli spazi delle relative tabelle: A. Platone: «Esamina dunque, egli disse, quello che da codesti punti consegue, se anche a te pare lo stesso che a me. A me pare infatti che, se c’è cosa bella all’infuori del bello in sé, per nessuna altra cagione sia bella e non perché partecipa di codesto bello in sé. E così dico, naturalmente, di tutte le altre cose. Consenti tu che la causa sia questa? […] niente altro fa sì che quella tal cosa sia bella se non la presenza o la comunanza di codesto bello in sé, o altro modo qualunque onde codesto bello le aderisce. Perché io non insisto affatto su questo modo, e dico solo che tutte le cose belle sono belle per il bello». B. PROTAGORA: «Io, per me, sostengo che la verità sta come io ho scritto: esser cioè ciascuno di noi misura delle cose che sono e non sono; certo che poi ci corre un abisso tra l’un individuo e l’altro, per la ragione appunto che, per uno, sono ed appariscono certe date cose, per un altro, altre». Platone Protagora Il criterio di verità Oggettività della conoscenza A. Callicle: Secondo me la questione è tutta qui: quelli che fanno le leggi sono i deboli, i più; essi, evidentemente, istituiscono le leggi a proprio favore e per propria utilità, e lodi e biasimi dispensano entro questi termini. Spaventando i più forti, quelli che avrebbero la capacità di prevalere, per impedire, appunto, che prevalgano, dicono che cosa brutta e ingiusta è voler essere superiori agli altri e che commettere ingiustizia consiste proprio in questo, nel tentativo di prevalere sugli altri. Essi, i più deboli, credo bene che si accontentano dell’uguaglianza! Ecco perché la legge dice ingiusto e brutto il tentativo di voler prevalere sui molti, ecco perché lo chiamano commettere ingiustizia. Io sono invece convinto che la stessa natura chiaramente rivela esser giusto che il migliore prevalga sul peggiore, il più capace sul meno capace. B. Platone: Ti sei dimenticato di nuovo, mio caro, replicai, che alla legge non interessa che una sola classe dello stato si trovi in una condizione particolarmente favorevole. Essa cerca di realizzare questo risultato nello stato tutto: armonizza tra loro i cittadini persuadendoli e costringendoli, fa che si scambino i vantaggi che i singoli sappiano procurare alla comunità; e creando nello stato simili individui, la legge stessa non lo fa per lasciarli volgere dove ciascuno voglia, ma per valersene essa stessa a cementare la compattezza dello stato. 21 Sezione 1, Unità 3: Esercizi del capitolo 2 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Platone Callicle La legge La giustizia L’uguaglianza 6. Rielabora in modo personale i problemi filosofici («Il modo migliore per comprendere i problemi filosofici è pensarci direttamente sopra», Thomas Nagel, 1987)- Leggi i documenti seguenti e svolgi un tema argomentativo, un saggio breve o un articolo di giornale (per il saggio breve e l’articolo vedi le indicazioni a pagina 10): Argomento: L’attualità delle idee universali Nei documenti seguenti due importanti filosofi contemporanei sviluppano il tema dell’attualità del pensiero platonico. Sviluppa il tuo elaborato utilizzando i concetti che vi sono contenuti e citando i passi cruciali. È un problema molto vecchio, introdotto in filosofia da Platone. La platonica «teoria delle idee» è appunto un tentativo di risolverlo, e a parer mio uno dei tentativi più riusciti, fra quanti ne siano stati fatti sinora. La teoria che esporrò di qui a poco è in gran parte quella di Platone, con le poche modifiche che il tempo ha dimostrato necessarie. Il modo in cui il problema si presentò a Platone fu più o meno il seguente. Esaminiamo, per fare un esempio, una nozione come quella di giustizia. Se chiediamo a noi stessi che cosa sia la giustizia, è naturale procedere esaminando questo, quello e quell'altro atto giusto cercando di scoprire che cosa abbiano in comune. Devono, in un senso o nell'altro, partecipare tutti di una stessa natura, che si troverà in tutto ciò che è giusto e in null'altro. Questa natura comune, in virtù della quale tutti quegli atti sono giusti, sarà la giustizia stessa, l'essenza pura la cui mescolanza con i fatti della vita quotidiana produce la molteplicità degli atti giusti. Nello stesso modo si procederà con qualsiasi altra parola che possa essere applicabile a fatti comuni, […]. La parola sarà applicabile a molte cose particolari perché partecipano tutte di una comune natura o essenza. E questa pura essenza è ciò che Platone chiama «Idea» o «forma». (Non si deve supporre che le «idee», in questo senso, esistano nella mente, benché la mente le possa apprendere.) L’idea di giustizia non si identifica con nessuna cosa giusta: è un che di diverso dalle cose particolari, e di cui le cose particolari partecipano. Non essendo particolare, non può essa stessa esistere nel mondo del senso. Inoltre non è effimera e mutevole come le cose del senso: è eternamente uguale a sé stessa, immutabile e indistruttibile. La parola «idea» ha assunto, nel corso del tempo, significati che ci condurrebbero fuori strada se applicati alle «idee» platoniche; e useremo perciò la parola «universale» in luogo di «idea» per spiegare ciò che Platone intendeva. […] Esaminando le parole comuni, vediamo che, in linea 22 Sezione 1, Unità 3: Esercizi del capitolo 2 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico generale, i nomi propri stanno a indicare i particolari, mentre altri sostantivi, aggettivi, preposizioni e verbi stanno a indicare gli universali. I pronomi indicano altrettanti particolari, ma sono ambigui: solo il contesto o le circostanze ci dicono quali siano i particolari indicati. […] Nessuna frase può essere costruita senza una parola almeno che indichi un universale. […] Così tutte le verità implicano un universale, e ogni conoscenza di verità implica la conoscenza degli universali. Vedendo che quasi tutte le parole che si trovano in un dizionario indicano altrettanti universali, apparirà strano che quasi nessuno, eccettuati gli studiosi di filosofia, si renda mai conto dell’esistenza di queste entità (Bertrand Russell, The Problems of Philosophy, Oxford, 1957). Dalla nascita non facciamo altro che percepire sensazioni di oggetti singoli, che mutano, tutti differenti gli uni dagli altri, alberi e cani, per esempio, nessuno dei quali è identico a un altro, ma che riuniamo nelle idee generali di «albero» e «cane», astrazioni che valgono per una moltitudine di oggetti singoli. Senza queste idee generali, non potremmo riconoscere nulla nella nostra esperienza. Ma nell'esperienza non possiamo né arrampicarci sull'«albero» in generale, né veder correre il «cane» in generale. Di più: utilizziamo nozioni ancora più generali, e tuttavia essenziali. Per esempio, parliamo del «vero» e del «falso», del «bello» e del «brutto», del «giusto» e dell'«ingiusto», che ripartiamo in «Bene» e «Male», nozioni ancora più generali e più astratte. Queste idee non si incontrano mai nella vita sensibile e tuttavia senza di esse non riusciremmo a pensare […] Così, coloro che si fermano alla bruta esperienza sensibile non capiranno nulla dei discorsi di coloro che dissertano dell'essenza. Quindi in una società c'è una parte, la maggioranza, che accetta la società così com'è; e l'altra parte, quella di coloro che ne intraprendono l'analisi profonda e razionale, che farà molta fatica a farsi capire. Il fatto è che ci sono due modi di convincere gli altri: o con la seduzione, abbagliando le persone con le loro stesse opinioni illusorie, o con la dimostrazione, a costo di invitare ciascuno a rinunciare alle opinioni che sosteneva fino a quel momento. In questo senso, non si può «votare» in matematica o nelle scienze: che lo si voglia o no, due più due fa quattro ed è la Terra che ruota attorno al sole. In altre parole, la verità concreta del mondo sensibile è accessibile solo a coloro che la decifrano con l'aiuto di pure astrazioni. Alla fine di questo procedimento, Platone poneva una vasta questione filosofica: se le nostre idee si formano solo sulla base dell'esperienza sensibile, come si spiega che noi abbiamo le idee generali, che non possono esistere che nel nostro pensiero? Da dove vengono queste idee? Come si formano? […] Si dirà che il «cane in generale», l’idea di cane, è nel nostro pensiero perché possediamo la parola e che tutti i nomi comuni sono comuni, cioè generali, astratti. È anche per questo che gli animali non pensano, perché non possono accedere a un linguaggio articolato come le lingue umane. Tuttavia, la questione rimane: per avere idee generali, bisogna avere le parole astratte. Ma per inventare queste parole non è stato necessario che l'uomo pensasse già con l'aiuto di idee generali? (JeanPaul Jouary, Entrer en philo, 1994, Paris). 23 Sezione 1, Unità 3: Esercizi del capitolo 2 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico 7. Rielabora in modo personale i problemi filosofici («Il modo migliore per comprendere i problemi filosofici è pensarci direttamente sopra», Thomas Nagel, 1987)- Leggi i documenti seguenti e svolgi un tema argomentativo, un saggio breve o un articolo di giornale (per il saggio breve e l’articolo vedi le indicazioni a pagina 10): Argomento: Libertà e responsabilità Nei documenti seguenti Gorgia e Platone affrontano il tema della libertà e della responsabilità umana rispetto alla propria condotta di vita. Il primo è il celebre Elogio di Elena di Gorgia, il secondo è il «mito di Er», contenuto nella Repubblica di Platone. Confronta le due concezioni e sviluppa le tue riflessioni. È dovere dell'uomo, sia dire rettamente ciò che si addice, sia confutare (giustamente) i detrattori di Elena, donna sulla quale consona e concorde si afferma e la testimonianza di tutti i poeti, e la fama del nome, divenuto simbolo delle fortunose vicende. Pertanto io voglio, svolgendo il discorso secondo un certo metodo logico, lei così diffamata liberar dall'accusa, e dimostrati mentitori i suoi detrattori e svelata la verità, far cessare l'ignoranza. Tutti sanno che la donna di cui parlo era, per nascita e per stirpe, prima tra i primi, e uomini e donne: sua madre fu Leda, il padre vero un dio e quello putativo un uomo, Zeus e Tindaro (dei quali il primo fu creduto padre perché lo era, l'altro fu giudicato padre perché asseriva di esserlo), che erano l'uno il più potente tra gli uomini, l'altro il signore di tutte le cose. Nata da tali genitori ebbe bellezza divina, che non rimase vigoria di corpo, altri forza di sapienza acquisita. Tutti vennero a lei mossi da ambizioso amore e da invincibile desiderio di gloria. Non dirò chi e perché e come, prendendo Elena, appagò il suo desiderio d'amore, ché, dicendo a coloro che sanno quel che già sanno, si è sì creduti, ma non si porta diletto: ma tralasciando di parlare di quel tempo, darò inizio al mio discorso ed esporrò le cause per cui la partenza di Elena per Troia non poté non avvenire. Essa fece quello che fece o pel cieco volere della fortuna e il volere degli dei e un decreto del fato, o perché rapita con la violenza, o perché persuasa dalle parole, o perché presa d'amore. Se lo fece per la prima ragione, bisogna accusare chi ne fu la causa, ché la previdenza umana non può contrastare il volere del dio. È legge di natura che il più forte non sia impedito dal debole ma il debole sia dominato e trascinato dal forte, che il forte guidi e il debole segua: ora il dio è superiore all'uomo e per forza e per sapienza e per tutto. E la divinità supera in forza ed in saggezza ed anche nel rimanente il mortale. Se la responsabilità fosse attribuita al Fato o al dio, Elena andrebbe discolpata. Se fu rapita con la forza e subì violenza e fu oltraggiata ingiustamente, è chiaro che ha colpa chi la rapì in quanto usò violenza, mentre essa che fu rapita, in quanto subì violenza, fu sventurata. Se furono indi parole a convincerla e ingabbiarle l'animo suo, pur semplice è difenderla e far svanire ogni accusa. Il discorso, o parola, è un gigante piccolissimo, un sovrano che compiere sa cose divine, come annullare i timori ed ispirare gioia o lacrimevole pietà. E come ciò ha luogo, lo spiegherò. Perché bisogna anche spiegarlo al giudizio degli uditori: la poesia nelle sue varie forme io la ritengo e la chiamo un discorso con metro, e chi l'ascolta è invaso da un brivido di spavento, da una compassione che strappa le lacrime, da una struggente brama di dolore, e l'anima patisce, per effetto delle parole, un suo proprio patimento, a sentir fortune e sfortune di 24 Sezione 1, Unità 3: Esercizi del capitolo 2 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico fatti e di persone straniere. Ma via, torniamo al discorso di prima. Dunque, gli ispirati incantesimi di parole sono apportatori di gioia, liberatori di pena. Aggiungendosi infatti, alla disposizione dell'anima, la potenza dell'incanto, questa la blandisce e persuade e trascina col suo fascino. Di fascinazione e magia si sono create due arti, consistenti in errori dell'animo ed in inganni della mente. E quanti, a quanti, quante cose fecero credere e fanno credere, foggiando un finto discorso! Che se tutti avessero, circa tutte le cose, delle passate ricordo, delle presenti coscienza, delle future previdenza, non di eguale efficacia sarebbe il medesimo discorso, qual è invece per quelli, che appunto non riescono né a ricordare il passato, né a meditare sul presente, né a divinare il futuro; sicché nella maggior parte dei casi, i più offrono consigliera all'anima l'impressione del momento. La quale impressione, per esser fallace ed incerta, in fallaci ed incerte fortune implica chi se ne serve. Qual motivo ora impedisce di credere che Elena sia stata trascinata da lusinghe di parole, e così poco di sua volontà, come se fosse stata rapita con violenza? Così si constaterebbe l'imperio della persuasione, la quale, pur non avendo l'apparenza dell'ineluttabilità, ne ha tuttavia la potenza. Infatti un discorso che abbia persuaso una mente, costringe la mente persuasa, e a credere nei detti, e a consentire nei fatti. […]. C'è tra la potenza della parola e la disposizione dell'anima lo stesso rapporto che tra l'ufficio dei farmachi e la natura del corpo. Come infatti certi farmachi eliminano dal corpo certi umori, e altri, altri; e alcuni troncano la malattia, altri la vita; così anche dei discorsi, alcuni producono dolore, altri diletto, altri paura, altri ispirano coraggio agli uditori, altri infine, con qualche persuasione perversa, avvelenano l'anima e la stregano. Ecco così spiegato che se ella fu persuasa con la parola, non fu colpevole, ma sventurata. Passo a trattare della quarta causa. Se fu l'amore a fare tutto questo, facilmente essa sfuggirà all'accusa della colpa che le si attribuisce. […] molte sono le cose che suscitano in molti amore e desiderio di molte cose. Che se dunque lo sguardo di Elena, dilettato dalla figura di Alessandro, ispirò all'anima fervore e zelo d'amore, qual meraviglia? il quale amore, se, in quanto dio, ha degli dei la divina potenza, come un essere inferiore potrebbe respingerlo, o resistergli? e se poi è un'infermità umana e una cecità della mente, non è da condannarsi come colpa, ma da giudicarsi come sventura; venne infatti, come venne, per agguati del caso, non per premeditazioni della mente; e per ineluttabilità d'amore, non per artificiosi raggiri. Come dunque si può stimare giusto il biasimo di cui è vittima Elena, che, se ha fatto quello che ha fatto perché innamorata o persuasa dalle parole o rapita con la forza o costretta dagli dei,è in ogni caso innocente? Al loro arrivo, le anime dovevano presentarsi a Lachesi. E un araldo divino prima le aveva disposte in fila, poi aveva preso dalle ginocchia di Lachesi le sorti e vari tipi di vita, era salito su un podio elevato e aveva detto: “Parole della vergine Lachesi sorella di Ananke (Necessità). Anime dall’effimera esistenza corporea, incomincia per voi un altro periodo di generazione mortale, preludio a nuova morte. Non sarà un démone a ricevervi in sorte, ma sarete voi a scegliervi il démone. Il primo che la sorte designi scelga per primo la vita cui sarà poi irrevocabilmente legato. La virtù non ha padrone; secondo che la onori o la spregi, ciascuno ne avrà più o meno. La responsabilità è di chi sceglie, il dio non è responsabile”. Con ciò aveva scagliato al di sopra di tutti i convenuti le sorti e ciascuno raccoglieva quella che gli era caduta vicino, salvo Er, cui non era permesso di farlo. A chi l’aveva raccolta era chiaro il numero da lui sorteggiato. Sùbito dopo [l’araldo] aveva deposto per terra davanti a loro i vari tipi di vita, in 25 Sezione 1, Unità 3: Esercizi del capitolo 2 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico numero molto maggiore dei presenti. Ce n’erano di ogni genere: vite di qualunque animale e anche ogni forma di vita umana. C’erano tra esse tirannidi, quali durature, quali interrotte a metà e che si concludevano in povertà, esilio e miseria. C’erano pure vite di uomini celebri o per l’aspetto esteriore, per la bellezza, per il vigore fisico in genere e per l’attività agonistica, o per la nascita e le virtù di antenati; e vite di gente oscura da questi punti di vista, e così pure vite di donne. Non c’era però una gerarchia di anime, perché l’anima diventava necessariamente diversa a seconda della vita che sceglieva. Il resto era tutto mescolato insieme: ricchezza e povertà o malattie e salute; e c’era anche una forma intermedia tra questi estremi. Lì, come sembra, caro Glaucone, appare tutto il pericolo per l’uomo; e per questo ciascuno di noi deve stare estremamente attento a cercare e ad apprendere questa disciplina senza curarsi delle altre, vedendo se riesce ad apprendere e a scoprire chi potrà comunicargli la capacità e la scienza di discernere la vita onesta e la vita trista e di scegliere sempre e dovunque la migliore di quelle che gli sono possibili: ossia, calcolando quali effetti hanno sulla virtù della vita tutte le cose che ora abbiamo dette, considerate insieme o separatamente, sapere che cosa produca la bellezza mescolata a povertà o ricchezza, se cioè un male o un bene, e quale condizione dell’anima a ciò concorra, e quale effetto producano con la loro reciproca mescolanza la nascita nobile e ignobile, la vita privata e i pubblici uffici, la forza e la debolezza, la facilità e la difficoltà d’apprendere, e ogni altra simile qualità connaturata all’anima o successivamente acquisita. Così, tirando le conclusioni di tutto questo, egli potrà, guardando la natura dell’anima, scegliere una vita peggiore o una vita migliore, chiamando peggiore quella che la condurrà a farsi più ingiusta, migliore quella che la condurrà a farsi più giusta. E tutto il resto lo lascerà perdere. Abbiamo veduto che è questa la scelta migliore, da vivo come da morto. Con questa adamantina opinione egli deve scendere nell’Ade, per non lasciarsi neppure lì impressionare dalle ricchezze e da simili mali, per non gettarsi sulle tirannidi e altre condotte del genere e quindi commettere molti insanabili mali, e per non patirne lui stesso di ancora maggiori; ma per sapere sempre scegliere tra cotali vite quella mediana e fuggire gli eccessi nell’uno e nell’altro senso, sia, per quanto è possibile, in questa nostra vita, sia in tutta la vita futura. Così l’uomo può raggiungere il colmo della felicità. In quel momento, dunque, secondo quanto narrava il nunzio che veniva di là, l’araldo divino aveva parlato così: “Anche chi si presenta ultimo, purché scelga con senno e viva con regola, può disporre di una vita amabile, non cattiva. Il primo cerchi di scegliere con cura e l’ultimo non si scoraggi”. A queste parole, raccontava Er, colui che aveva avuto la prima sorte si era sùbito avanzato e aveva scelto la maggiore tirannide. A questa scelta era stato spinto dall’insensatezza e dall’ingordigia, senza averne abbastanza valutato tutte le conseguenze. E così non s’era accorto che il fato racchiuso in quella scelta gli riservava la sorte di divorarsi i figli, e altri mali. Quando l’aveva esaminata a suo agio, si percoteva e si lamentava della scelta, senza tenere presenti le avvertenze dell’araldo divino. Non già incolpava se stesso dei mali, ma la sorte e i démoni, tutto insomma eccetto sé. Egli apparteneva al gruppo che veniva dal cielo e nella vita precedente era vissuto in un regime ben ordinato, ma aveva acquistato virtù per abitudine, senza filosofia. E per quanto se ne poteva dire, tra coloro che si lasciavano sorprendere in simili imprudenze non erano i meno quelli che venivano dal cielo: perché erano inesperti di sofferenze. Invece coloro che venivano dalla terra, per lo più non operavano le loro scelte a precipizio: perché avevano essi stessi sofferto o veduto altri soffrire. Anche per questo, oltre che per la fortuna nel sorteggio, la maggior parte delle anime permutava mali con beni e beni con mali. Perché se uno, quando arriva a questa nostra vita, pratica sempre sana filosofia, e se nel 26 Sezione 1, Unità 3: Esercizi del capitolo 2 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico momento della scelta la sorte non gli cade tra le ultime, ha buone probabilità, secondo le notizie di lì riferite, non solo di essere felice in questo mondo, ma anche di compiere il viaggio da qui a lì e da lì a qui non per una strada sotterranea e aspra, ma liscia e celeste. Meritava poi vedere, diceva, come le singole anime sceglievano le loro vite. Spettacolo insieme miserevole, ridicolo e meraviglioso! […] Dopo che tutte le anime avevano scelto le rispettive vite, si presentavano a Lachesi nell’ordine stabilito dalla sorte. A ciascuno ella dava come compagno il démone che quegli s’era preso, perché gli fosse guardiano durante la vita e adempisse il destino da lui scelto. Ed esso guidava l’anima anzitutto da Cloto, a confermare, sotto la sua mano e sotto il giro del fuso, il destino che s’era scelta dopo il sorteggio. Poi toccava questo e quindi la conduceva alla trama tessuta da Atropo rendendo inalterabile il destino una volta filato. Di lì senza volgersi ciascuno si recava sotto il trono di Ananke e gli passava dall’altra parte. Dopo che anche gli altri erano passati, tutti si dirigevano verso la pianura del Lete in una tremenda calura e afa. Era una pianura priva d’alberi e di qualunque prodotto della terra. Al calare della sera, essi si accampavano sulla sponda del fiume Amelete, la cui acqua non può essere contenuta da vaso alcuno. E tutti erano obbligati a berne una certa misura, ma chi non era frenato dall’intelligenza ne beveva di più della misura. Via via che uno beveva, si scordava di tutto. […] Se mi darete ascolto e penserete che l’anima è eterna, che può soffrire ogni male e godere ogni bene, sempre ci terremo alla via che porta in alto e coltiveremo in ogni modo la giustizia insieme con l’intelligenza, per essere amici a noi stessi e agli dèi, sia finché resteremo qui, sia quando riporteremo i premi della giustizia, come chi vince nei giochi raccoglie in giro il suo premio; e per vivere felici in questo mondo e nel millenario cammino che abbiamo descritto. 27 Sezione 1, Unità 3: Esercizi del capitolo 3 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico 1. Tipologia a risposta aperta – Tratta ciascuno dei seguenti argomenti con un testo di dieci righe: L’autocritica alla dottrina delle «idee» Il «parricidio» di Parmenide La dialettica Il bene e il piacere Il mito del demiurgo Lo Stato e le leggi L’Accademia dopo Platone 2. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella di confronto con le adeguate spiegazioni: Platone: Platone: Menone, Fedone, Fedro, Repubblica Parmenide, Sofista, Filebo, Leggi Unità/Molteplicità Etica: bene e piacere Politica e concezione dello Stato 28 Sezione 1, Unità 3: Esercizi del capitolo 4 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento – Le scuole socratiche 1. Tipologia a risposta aperta – Rispondi a ciascuna delle seguenti domande con un testo di dieci righe: I caratteri della scuola megarica I caratteri della scuola cinica I caratteri della scuola cirenaica 1. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella di confronto con le adeguate spiegazioni: Platone Megarici Il bene La conoscenza La realtà 29 Cinici Cirenaici Sezione 1, Unità 4: Esercizi del capitolo 1 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento – Aristotele e l’Accademia 1. Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte di Aristotele (7): Il principio fondamentale dell’intelletto è il principio di non contraddizione che è formulato così: è impossibile che a una stessa cosa appartenga e non appartenga nello stesso tempo una medesima proprietà. Il principio fondamentale dell’intelletto è il principio di identità che è formulato così: è impossibile che a una stessa cosa appartenga e non appartenga nello stesso tempo una medesima proprietà. Il principio fondamentale dell’intelletto è il principio del terzo escluso che è formulato così: è impossibile che a una stessa cosa appartenga e non appartenga nello stesso tempo una medesima proprietà. L’induzione è il procedimento con cui l’intelletto, passando dal particolare al generale, arriva ai principi primi ed universali. L’induzione è il procedimento dimostrativo con cui, concatenando tra loro proposizioni vere (le premesse), si ricava una conclusione vera. La deduzione è il procedimento con cui l’intelletto, passando dal particolare al generale, arriva ai principi primi ed universali. La deduzione è il procedimento dimostrativo con cui, concatenando tra loro proposizioni vere (le premesse), si ricava una conclusione vera. Le categorie sono i termini che si connettono tra loro per poter comporre un’affermazione vera o falsa ed esse sono dodici: unità, pluralità, totalità, realtà, negazione, limitazione, sostanza, causalità, reciprocità, possibilità, esistenza, necessità. Le categorie sono i termini che si connettono tra loro per poter comporre un’affermazione vera o falsa ed esse sono dieci: sostanza, quantità, qualità, relazione, luogo, tempo, situazione, avere, agire, subire. Due proposizioni contrarie non possono essere entrambe vere ma possono essere entrambe false. Due proposizioni contraddittorie non possono essere entrambe vere ma possono essere entrambe false. Due proposizioni contraddittorie sono necessariamente una vera e l’altra falsa. Due proposizioni contrarie sono necessariamente una vera e l’altra falsa. Il sillogismo è un ragionamento composto di tre proposizioni accomunate da un termine medio, che essendo presente nelle due premesse (ad esempio: come soggetto in una e predicato nell’altra), consente il collegamento tra il soggetto della premessa minore e il predicato della premessa maggiore nella conclusione. Il sillogismo è un ragionamento che permette di collegare casi particolari accertati con l’esperienza per risalire gradualmente a stabilire i principi propri di tutte le scienze e i principi comuni a tutte le scienze. 30 Sezione 1, Unità 4: Esercizi del capitolo 2 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento – Aristotele: le scienze teoretiche 1. Tipologia a risposta aperta - Definisci i seguenti concetti in un testo di tre righe:: Sostanza Materia Forma Sinolo Atto Potenza Atto puro Causa efficiente Causa finale Entelechia Anima vegetativa Anima sensitiva Anima razionale 2. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella di confronto con le adeguate spiegazioni: Aristotele Platone Essenza/Sostanza Essere/Divenire Causa/Cause 31 Sezione 1, Unità 4: Esercizi del capitolo 3 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento – Aristotele: scienze pratiche e scienze poietiche 1. Tipologia a risposta aperta - Definisci i seguenti concetti in un testo di tre righe: Virtù Medietà Virtù dianoetica Virtù etica Sapienza Saggezza Entimema Catarsi 2. Tipologia a risposta aperta – Leggi il seguente passo Tratto dall’Etica a Nicomaco di Aristotele e commentalo in un testo di 30 righe circa: «[…] le specie dell’amicizia sono tre, di numero uguale agli oggetti degni di essere amati: per ciascuna classe di essi, infatti, c’è una reciproca palese affezione, e quelli che si amano reciprocamente vogliono l’uno il bene dell’altro, bene specificato dal motivo per cui si amano. Orbene, quelli che si amano reciprocamente a causa dell’utilità, non si amano per se stessi, ma in quanto ne deriva loro, reciprocamente, un qualche bene. Allo stesso modo, nel caso in cui si amino a causa del piacere: infatti, essi non amano gli uomini spiritosi per il fatto che posseggono quella determinata qualità, ma perché a loro risultano piacevoli. Dunque, coloro che amano a causa dell’utile, amano a causa di ciò che è bene per loro, e quelli che amano per il piacere lo fanno per ciò che è piacevole per loro, e non in quanto l’amato è quello che è, ma in quanto è utile o piacevole. Per conseguenza, queste amicizie sono accidentali: infatti, non è in quanto è quello che è che l’amato è amato, ma in quanto procura un bene o un piacere. Per conseguenza, le amicizie di tale natura si dissolvono facilmente, perché gli amici non rimangono uguali a se stessi: se, infatti, uno non è più utile o piacevole, l’altro cessa di amarlo. E l’utile non è costante, ma è diverso di volta in volta. Quindi, svanito il motivo per cui erano amici, si dissolve anche l’amicizia, dal momento che l’amicizia sussiste in relazione a quei fini. […] i giovani rapidamente diventano amici e rapidamente cessano di esserlo: infatti, l’amicizia muta insieme col mutare di ciò che fa piacere, e il mutamento di un tale tipo di piacere è rapido. Inoltre, i giovani sono inclini alla passione amorosa, giacché gran parte del sentimento amoroso segue la passione e deriva dal piacere: perciò essi s’innamorano e cessano d’amare rapidamente, mutando sentimento più volte nello stesso giorno. […] L’amicizia perfetta, invece, è l’amicizia degli uomini buoni e simili per virtù: costoro, infatti, vogliono il bene l’uno dell’altro, in modo simile, in quanto sono buoni, ed essi sono buoni per se stessi. Coloro che vogliono il bene degli amici per loro stessi sono i più grandi amici; infatti, provano questo sentimento per quello che gli amici sono per se stessi, e non accidentalmente. Orbene, l’amicizia di costoro perdura finché essi sono buoni, e, d’altra parte, la virtù è qualcosa di permanente. E ciascuno è buono sia in senso assoluto sia in relazione al suo amico, giacché i buoni sono sia buoni in senso assoluto sia utili gli uni agli altri. E come sono buoni, sono anche piacevoli, giacché i buoni sono piacevoli sia in senso 32 Sezione 1, Unità 4: Esercizi del capitolo 3 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico assoluto sia gli uni in relazione agli altri: infatti, per ciascuno sono fonte di piacere le azioni conformi alla sua natura e quelle dello stesso tipo, e le azioni dei buoni sono appunto identiche o simili. E una tale amicizia, naturalmente, è permanente, giacché congiunge in sé tutte le qualità che gli amici devono possedere. Infatti, ogni amicizia è causata da un bene o da un piacere, o in senso assoluto o in relazione a colui che ama, e si fonda su una certa somiglianza. Ma in questa amicizia si trovano tutte le cose suddette in virtù di ciò che gli amici sono per se stessi: in questa, infatti, gli amici sono simili, e c’è pure il resto (il buono e il piacevole in senso assoluto), e sono soprattutto questi gli oggetti degni di essere amati; per conseguenza, in questi uomini anche l’amore e l’amicizia sono del massimo livello e della migliore qualità. Ma è naturale che simili amicizie siano rare, giacché pochi sono gli uomini di tale natura. Inoltre, richiede tempo e consuetudine di vita comune: secondo il proverbio, infatti, non è possibile conoscersi reciprocamente finché non si è consumata insieme la quantità di sale di cui parla appunto il proverbio. Per conseguenza, non è possibile accogliersi come amici, né essere amici, prima che ciascuno si sia manifestato all’altro degno di essere amato e prima che ciascuno abbia ottenuto la confidenza dell’altro. E coloro che si scambiano rapidamente l’un l’altro i segni dell’amicizia, vogliono, sì, essere amici, ma non lo sono, se non sono anche degni di essere amati e se non lo sanno: infatti, la volontà di amicizia sorge rapidamente, ma non l’amicizia. 3. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella sulla concezione politica di Aristotele, con le adeguate spiegazioni: Governo di (quante persone?) Governi legittimi Governi illegittimi 33 Sezione 1, Unità 4: Esercizi di riepilogo I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento – Aristotele e Platone 1. Sviluppa il confronto tra Platone e Aristotele, completando la tabella con le adeguate spiegazioni: Particolare e universale Corpo e anima “Dio” e mondo Aristotele Platone Conoscenza “scientifica” Politica e concezione dello Stato Aristotele Platone Etica e concezione della virtù 34 Sezione 1, Unità 4: Esercizi di riepilogo I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico 2. Sviluppa il confronto tra Platone e Aristotele, interpretando la rappresentazione che ne ha dato Raffaello Sanzio nel celebre affresco La Scuola di Atene sotto riportato. Produci un testo di almeno 20 righe: 35 Sezione 1, Unità 5: Esercizi del capitolo 1 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento – L’età ellenistica 1. Tipologia a risposta aperta - Definisci i seguenti concetti in un testo di tre righe:: Epoché Scepsi Atarassia Aponia Apatia Piacere Dovere Cosmopolitismo 2. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni: Epicuro: l’appagamento dei bisogni e la tipologia dei piaceri Tipi Descrizione 1. 2. 3. 36 Da appagare? Sezione 1, Unità 5: Esercizi del capitolo 1 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico 3. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni: Epicuro: i quattro timori fondamentale e il tetrapharmakon Timori «Pharmachoi» 4. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella di confronto con le adeguate spiegazioni: Scetticismo Epicuro Gnoseologia o Logica Fisica Etica 37 Stoicismo Sezione 1, Unità 5: Esercizi del capitolo 2 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento – L’età romana 1. Tipologia a risposta aperta - Tratta ciascuno dei seguenti argomenti in un testo di dieci righe: La cultura romana Lo Stoicismo «medio» L’eclettismo e Cicerone L’epicureismo dell’età romana: Lucrezio 2. Tipologia a risposta aperta - Tratta ciascuno dei seguenti argomenti in un testo di cinque righe: Seneca Epitteto Marco Aurelio 3. Tipologia a risposta aperta - Tratta ciascuno dei seguenti argomenti con un testo composto dal numero di righe indicato (al massimo): Il neopitagorismo (5 righe) Lo scetticismo e Sesto Empirico (10 righe) Il cinismo (5 righe) Lo gnosticismo (10 righe) L’ermetismo (10 righe) 38 Sezione 1, Unità 5: Esercizi di rieplilogo I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico 1. Confronta e rielabora – Leggi i due testi a confronto, tratti dall’Etica a Nicomaco di Aristotele e dal De amicitia di Cicerone, e sviluppa il confronto tra i due filosofi sul tema dell’amicizia in un testo di 30 righe A. L’amicizia perfetta, invece, è l’amicizia degli uomini buoni e simili per virtù: costoro, infatti, vogliono il bene l’uno dell’altro, in modo simile, in quanto sono buoni, ed essi sono buoni per se stessi. Coloro che vogliono il bene degli amici per loro stessi sono i più grandi amici; infatti, provano questo sentimento per quello che gli amici sono per se stessi, e non accidentalmente. Orbene, l’amicizia di costoro perdura finché essi sono buoni, e, d’altra parte, la virtù è qualcosa di permanente. E ciascuno è buono sia in senso assoluto sia in relazione al suo amico, giacché i buoni sono sia buoni in senso assoluto sia utili gli uni agli altri. E come sono buoni, sono anche piacevoli, giacché i buoni sono piacevoli sia in senso assoluto sia gli uni in relazione agli altri: infatti, per ciascuno sono fonte di piacere le azioni conformi alla sua natura e quelle dello stesso tipo, e le azioni dei buoni sono appunto identiche o simili. E una tale amicizia, naturalmente, è permanente, giacché congiunge in sé tutte le qualità che gli amici devono possedere. Infatti, ogni amicizia è causata da un bene o da un piacere, o in senso assoluto o in relazione a colui che ama, e si fonda su una certa somiglianza. Ma in questa amicizia si trovano tutte le cose suddette in virtù di ciò che gli amici sono per se stessi: in questa, infatti, gli amici sono simili, e c’è pure il resto (il buono e il piacevole in senso assoluto), e sono soprattutto questi gli oggetti degni di essere amati; per conseguenza, in questi uomini anche l’amore e l’amicizia sono del massimo livello e della migliore qualità. Ma è naturale che simili amicizie siano rare, giacché pochi sono gli uomini di tale natura. Inoltre, richiede tempo e consuetudine di vita comune: secondo il proverbio, infatti, non è possibile conoscersi reciprocamente finché non si è consumata insieme la quantità di sale di cui parla appunto il proverbio. Per conseguenza, non è possibile accogliersi come amici, né essere amici, prima che ciascuno si sia manifestato all’altro degno di essere amato e prima che ciascuno abbia ottenuto la confidenza dell’altro. E coloro che si scambiano rapidamente l’un l’altro i segni dell’amicizia, vogliono, sì, essere amici, ma non lo sono, se non sono anche degni di essere amati e se non lo sanno: infatti, la volontà di amicizia sorge rapidamente, ma non l’amicizia. C. Innanzi tutto la mia opinione è questa: l’amicizia può sussistere solo tra persone virtuose. E non taglio la questione sul vivo, come fanno coloro che discutono con troppa sottigliezza. Forse hanno ragione, ma non forniscono un grande contributo all’utilità comune. Dicono che nessuno, tranne il saggio, è un uomo virtuoso. Ammettiamo pure che sia così. Ma per saggezza intendono quella che nessun mortale, finora, ha mai raggiunto. Noi, invece, dobbiamo guardare alla pratica e alla vita di tutti i giorni, non alle fantasticherie o ai desideri. […] Uomini che si comportano, che vivono dimostrando lealtà, integrità morale, senso di equità, generosità, senza nutrire passioni sfrenate, dissolutezza, temerarietà, ma possedendo invece una grande coerenza, sono reputati virtuosi. Allora diamo loro anche il nome di virtuosi, perché seguono, nei limiti delle possibilità umane, la migliore guida per vivere bene, la natura. Mi sembra chiaro, infatti, che siamo nati perché si instauri tra tutti gli uomini un vincolo sociale, tanto più stretto quanto più si è vicini. Così agli stranieri preferiamo i concittadini, agli estranei i parenti. L’amicizia tra parenti, infatti, deriva dalla natura, ma difetta di sufficiente stabilità. Ecco 39 Sezione 1, Unità 5: Esercizi di rieplilogo I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico perché l’amicizia è superiore alla parentela: dalla parentela può venir meno l’affetto, dall’amicizia no. Senza l’affetto, l’amicizia perde il suo nome, alla parentela rimane. Tutta la forza dell’amicizia emerge soprattutto dal fatto che, a partire dall’infinita società del genere umano, messa insieme dalla stessa natura, il legame si fa così stretto e così chiuso che tutto l’affetto si concentra tra due o poche persone. L’amicizia non è altro che un’intesa sul divino e sull’umano congiunta a un profondo affetto. Eccetto la saggezza, forse è questo il dono più grande degli dèi all’uomo. C’è chi preferisce la ricchezza, chi la salute, chi il potere, chi ancora le cariche pubbliche, molti anche il piacere. Ma se i piaceri sono degni delle bestie, gli altri beni sono caduchi e incerti perché dipendono non tanto dalla nostra volontà quanto dai capricci della sorte. C’è poi chi ripone il bene supremo nella virtù: cosa meravigliosa, non c’è dubbio, ma è proprio la virtù a generare e a preservare l’amicizia e senza virtù l’amicizia è assolutamente impossibile. […] Quando gli uomini sono tali, l’amicizia presenta vantaggi così grandi che a mala pena posso dirli. In primo luogo, come può essere «vivibile una vita», per usare le parole di Ennio, che non trovi sollievo nel reciproco affetto di un amico? Cosa c’è di più dolce che avere una persona cui confidare tutto, senza timori, come a te stesso? E quale frutto ci sarebbe nella prosperità se non avessi qualcuno capace di goderne al par tuo? Con difficoltà, poi, potresti affrontare le sventure senza un amico che ne soffra anche più di te. Infine, tutti gli altri beni a cui l’uomo aspira, se presi uno a uno, presentano un solo lato vantaggioso - la ricchezza per spenderla, la potenza per essere riveriti, le cariche per ricever lodi, i piaceri per goderne, la salute per non provar dolore e per disporre delle forze fisiche. L’amicizia, invece, comporta moltissimi vantaggi. Dovunque tu vada è a tua disposizione, non è esclusa da nessun luogo, non è mai inopportuna, non è mai un peso. Insomma, non sono l’acqua e il fuoco, come dicono, a esser utili in tante situazioni, è l’amicizia. 2. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella di confronto con le adeguate spiegazioni: «Sapienza» e «saggezza» Aristotele Scetticismo Epicureismo Stoicismo Eclettismo 40 Sezione 1, Unità 6: Esercizi del capitolo 1 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento - La religione e la filosofia 1. Tipologia a risposta aperta - Tratta ciascuno dei seguenti argomenti in un testo di dieci righe: Il nuovo contesto storico-culturale che si delinea nel I secolo d.C. L’Ebraismo La nascita del Neoplatonismo 2. Tipologia a risposta aperta – Illustra, in un testo di 10 righe, il delinearsi di un nuovo problema filosofico, riguardo al rapporto tra ragione e fede, nel pensiero di Filone di Alessandria. 41 Sezione 1, Unità 6: Esercizi del capitolo 2 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento – Plotino e il Neoplatonismo 1. Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte di Plotino L’Uno (risposte esatte 2) La teoria di Plotino prevede tre ipostasi che sono i gradi dell’essere creati dal Dio unico ed eterno Per Plotino di Dio non si può dire nulla, in quanto, non avendo limiti, non può essere delimitato dalle nostre parole e dai nostri concetti parziali Dio è definibile come la prima ipostasi, cioè la sostanza creatrice di tutte le cose che esistono Plotino elabora una “teologia negativa” Dio per Plotino è il creatore e signore del cielo e della terra Plotino è un neoplatonico quindi, ispirandosi a Platone, crede che Dio sia un essere intermedio tra le Idee e il mondo da lui plasmato L’emanazione (risposte esatte 2) Tutte le cose diverse e mutevoli derivano da Dio per un atto di libera creazione e di amore per le sue creature Tutte le cose diverse e mutevoli derivano dall’Uno per emanazione necessaria ed eterna Dio creò tutte le cose dal nulla Dio si identifica con le essenze di ciò che esiste, cioè con le idee platoniche, infatti Dio è l’Intelletto supremo La prima ipostasi che deriva dall’Uno è l’Intelletto (che racchiude le idee) Dio crea l’Intelletto e le idee platoniche L’anima (risposte esatte 2) Dall’Intelletto deriva l’Anima che è individuale ed eterna, cioè può rivivere infinite vite, come sosteneva il maestro Platone Dall’Intelletto deriva l’Anima che ha carattere universale e individuale, trascendente e immanente L’Anima deriva dall’Intelletto e dà la vita a tutti gli esseri viventi L’Anima è creata direttamente da Dio insieme all’Intelletto, infatti è una delle ipostasi, cioè una sostanza in sé L’Anima non nasce e non muore ed è trascendente al corpo cui si unisce provvisoriamente Segue 42 Sezione 1, Unità 6: Esercizi del capitolo 2 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Il male (risposte esatte 2) Quando Dio crea il mondo crea anche l’imperfezione, quindi se esiste il male nel mondo la causa del male è in Dio stesso Il male non è una sostanza, perché Dio ha fatto buone tutte le cose L’ultimo grado dell’emanazione coincide con la materia informe, cioè con il non essere, che dal punto di vista metafisico è l’imperfezione massima, cioè il male Se Dio è sommamente perfetto e buono, non può creare il male, ciò significa che il male è stato creato da un’altra entità malvagia, il Principe delle Tenebre che regna sull’oscurità Poiché esistono diversi gradi dell’essere che derivano dall’Uno, il grado più lontano dall’Uno è il non essere, cioè il male 2. Rielabora in modo personale i problemi filosofici («Il modo migliore per comprendere i problemi filosofici è pensarci direttamente sopra», Thomas Nagel, 1987)- Leggi i documenti seguenti e svolgi un tema argomentativo, un saggio breve o un articolo di giornale (per il saggio breve e l’articolo vedi le indicazioni a pagina 10): Argomento: L’estasi mistica è soltanto una dottrina medioevale? Sviluppa l’argomento sulla base delle tue conoscenze e riflessioni, dopo la lettura del testo che segue: «L’insegnamento centrale del misticismo è questo: la Realtà è Una. La pratica del misticismo consiste nel trovare i modi di esperire direttamente questa unità. L’Uno è stato chiamato in varie maniere: il Bene, Dio, il Cosmo, lo Spirito, il Vuoto e (forse nel modo più neutrale) l’Assoluto. Nessuna porta del labirintico castello della scienza si apre direttamente sull’Assoluto. Ma se comprendiamo abbastanza bene il labirinto è possibile saltar fuori dal sistema ed avere un’esperienza personale dell’Assoluto … Ma in ultima analisi la conoscenza mistica o è raggiunta d’un colpo o non è raggiunta affatto. Non c’è una via graduale […]». Citando queste riflessioni di Rudy Rucker, il matematico Paul Davies, nel suo libro The Mind of God (1992), ricorda le esperienze di alcuni scienziati che «sostengono di avere delle improvvise intuizioni rivelatrici simili a esperienze mistiche» e, svolgendo considerazioni sulle difficoltà della conoscenza razionale scientifica di affrontare e spiegare i problemi ultimi, afferma che forse le esperienze mistiche «ci aprono l’unica via che vada oltre i limiti ai quali ci possono portare la scienza e la filosofia, l’unico possibile percorso verso l’Ultimo». 43 Sezione 1, Unità 6: Esercizi del capitolo 2 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico 3. Tipologia a risposta aperta – Rispondi alle seguenti domande con un testo composto dal numero di righe indicato (al massimo): Platonismo e aristotelismo nel pensiero di Porfirio (15 righe) Giamblico e l’Accademia neoplatonica (10 righe) Proclo e la fine della filosofia antica (15 righe) 44 Sezione 1, Unità 6: Esercizi di riepilogo I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico 1. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni: Temi Platone Aristotele Dio Produzione del mondo Intelletto Anima Corpo 45 Plotino Sezione 2, Unità 1: Esercizi del capitolo 1 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento – La nascita del Cristianesimo 1. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni: Filosofi della Patristica e della Scolastica Il nuovo problema della filosofia: il rapporto tra ragione e fede, tra filosofia e religione Paolo di Tarso Giovanni l’Evangelista Padri della Chiesa orientale: Padri della Chiesa occidentale: 46 Sezione 2, Unità 1: Esercizi del capitolo 2 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento – Agostino di Ippona 1. Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte di Agostino di Ippona: Il dubbio e la verità (risposte esatte 2) Dubitare di tutto è impossibile perché non si può dubitare di dubitare, né si può dubitare che chi dubita esista Dubitare di tutto è possibile perché i sensi e l’intelletto ci ingannano continuamente e solo la fede è vera Dubitare di tutto è impossibile perché il concetto stesso di dubbio implica che esista qualche certezza (se non sapessi cos’è la certezza non saprei neanche cos’è il dubbio) Dubitare di tutto è possibile ma un buon cristiano non dovrebbe mai dubitare delle verità più importanti perché la fede lo illumina Dubitare di tutto è una dottrina diabolica e un buon cristiano deve rifiutare il dialogo con chi sostiene una simile opinione L’illuminazione (risposte esatte 2) Agostino condivide l’innatismo platonico poiché ritiene che l’anima sia eterna e preesista alla vita del corpo in cui si incarna alla nascita La conoscenza è innata perché l’anima è immortale e contiene già in sé le verità supreme prima di unirsi al corpo e questa si chiama illuminazione La conoscenza è innata perché l’anima immortale contiene già in sé le verità supreme che Dio, quando l’ha creata, ha impresso in essa Agostino, pur condividendo in parte l’innatismo di Platone, sostiene la teoria dell’illuminazione, secondo la quale l’anima riceve da Dio le verità fondamentali La creazione e il tempo (risposte esatte 3) Se Dio crea il mondo dal nulla per libera scelta significa che Dio stesso è imperfetto, in quanto chi crea deve soddisfare un bisogno di fare qualcosa che prima non faceva, cioè ha un’imperfezione Se Dio crea il mondo dal nulla per un atto di volontà significa che diviene, in quanto chi crea opera in se stesso un cambiamento tra un prima e un dopo Nell’atto in cui Dio crea il mondo crea anche il tempo che non esiste nella dimensione dell’eternità divina Nell’atto in cui Dio crea il mondo dal nulla, dato che nulla esiste, non si può dire che Egli è imperfetto o che diviene, perché Dio in quel momento crea anche se stesso Il tempo si divide in passato, presente e futuro mentre Dio è infinito nel tempo Il tempo è una dimensione dell’anima umana ed esiste solo nel presente mutevole, come presenza del passato, presenza del futuro, presenza del presente Il tempo non è paragonabile all’eternità che caratterizza solo Dio ed è trascendente rispetto al mondo e al tempo Segue 47 Sezione 2, Unità 1: Esercizi del capitolo 2 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Il male metafisico (risposte esatte 3) Quando Dio crea il mondo crea anche l’imperfezione, quindi se esiste il male nel mondo la causa del male è in Dio stesso Il male non è una sostanza, perché Dio ha fatto buone tutte le cose Quando Dio crea il mondo crea anche l’imperfezione, quindi il male non esiste come sostanza reale, ma coincide solo con la mancanza di essere che è propria di ogni cosa imperfetta Se Dio è sommamente buono, non può creare il male, ciò significa che il male è stato creato da un’altra entità malvagia, il Principe delle Tenebre che regna sull’Inferno Il male metafisico è il frutto della libera scelta delle singole persone Poiché esistono vari gradi dell’essere e ciò implica una mancanza di essere in tutte le creature, questa mancanza di essere è una mancanza di bene, cioè il male metafisico Il male morale (risposte esatte 2) Quando Dio crea il mondo crea anche l’imperfezione, quindi se esiste il male nel mondo la causa del male è in Dio stesso Il male non esiste, è un’illusione, perché Dio ha fatto buone tutte le cose Quando Dio crea il mondo crea anche la libera volontà dell’individuo, che gli permette di scegliere tra un bene maggiore ed uno minore e quest’ultimo è il male morale Se Dio è sommamente buono, non può creare il male, ciò significa che il male è stato creato da un’altra entità malvagia, il Principe delle Tenebre che domina sull’anima delle persone e le induce al male Il male morale è il frutto della libera scelta delle singole persone Poiché esistono vari gradi dell’essere e ciò implica una mancanza di essere in tutte le creature, questa mancanza di essere è una mancanza di bene, cioè il male morale 2. Tipologia a risposta aperta – Rispondi alle seguenti domande con un testo composto dal numero di righe indicato (al massimo): L’anima e la trinità (10 righe) La libertà e la grazia (10 righe) Le due città (15 righe) 48 Sezione 2, Unità 1: Esercizi del capitolo 2 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico 3. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni: La Provvidenza divina Stoicismo Padri della Chiesa e Agostino 4. Rielabora in modo personale i problemi filosofici («Il modo migliore per comprendere i problemi filosofici è pensarci direttamente sopra», Thomas Nagel, 1987)- Leggi il documento seguente e svolgi un tema argomentativo, un saggio breve o un articolo di giornale (per il saggio breve e l’articolo vedi le indicazioni a pagina 10): Argomento: L’eternità e il tempo Nel documento seguente Paul Davies (God and the New Physics, 1983) sottolinea l’attualità del pensiero filosofico di Agostino sul tempo e l’eternità. Sviluppa le tue riflessioni personali sulla questione. «Sant’Agostino mette in ridicolo l’idea di un Dio che aspetta un tempo infinito in attesa del momento opportuno per creare l’universo. “Il mondo e il tempo hanno entrambi un unico inizio” scrive Agostino. “Il mondo fu creato non nel tempo ma insieme al tempo”. È un’anticipazione dei risultati della moderna cosmologia. Spesso mi si chiede, quando parlo in pubblico di cosmologia, cos’è successo prima del big bang. La mia risposta, e cioè che non c’è un prima, in quanto il big bang ha significato anche l’inizio del tempo, è quasi sempre considerata con sospetto: “Beh, qualcosa lo deve pure avere provocato, il big bang” mi si obietta. Ma causa ed effetto sono concetti di ordine temporale, inapplicabili a una condizione in cui il tempo non esiste: il problema è quindi privo di significato». 49 Sezione 2, Unità 2: Esercizi del capitolo 1 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento – Le scuole dei monaci 1. Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte riferite ad Anselmo d’Aosta sulla questione della prova ontologica (1): Dio è l’essere sommamente perfetto perciò esiste necessariamente, perché per ogni grado di perfezione deve esserci un grado massimo della perfezione ed esso è Dio Dio è l’essere sommamente perfetto perciò esiste necessariamente, perché la perfezione suprema è un’idea che esiste anche nella mente dell’ateo, quindi non può mancare della perfezione di esistere realmente Dio è l’essere sommamente perfetto perciò esiste necessariamente, perché tutte le cose che ha creato sono ordinate alla perfezione Dio è l’essere sommamente perfetto perciò esiste necessariamente, come si può osservare dal fatto che, se esistono cose imperfette, deve esistere anche la perfezione, per la teoria dei contrari (non sapremmo cos’è l’imperfezione se non sapessimo cos’è il suo contrario, cioè la perfezione) Dato che si osserva che tutte le cose divengono a causa di altre cose che le fanno divenire, non si può andare all’infinito alla ricerca di ciò che fa divenire le cose, ma bisogna individuare un primo “motore” del divenire stesso ed esso è Dio, che dunque esiste necessariamente 2. Tipologia a risposta aperta – Rispondi alle seguenti domande con un testo composto dal numero di righe indicato (al massimo): La fine dell’Impero e le profonde trasformazioni della nuova età (10 righe) La Scolastica (15 righe) La continuità della cultura del V al VII secolo (15 righe) Alcuino di York e la rinascita carolingia (15 righe) Giovanni Scoto Eriugena e le quattro nature (20 righe) Profondi mutamenti nelle scuole dei monasteri: dialettici e anti-dialettici (20 righe) Anselmo d’Aosta e Gaunilone: un confronto dialettico (30 righe) 50 Sezione 2, Unità 2: Esercizi del capitolo 2 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento - La nascita delle scuole cittadine 1. Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte dei vari filosofi sulla questione degli universali (8): Abelardo: Nessun universale è una sostanza realmente esistente al di fuori dell’anima Guglielmo di Champeaux: Nessun universale è una sostanza realmente esistente al di fuori dell’anima Roscellino: Nessun universale è una sostanza realmente esistente al di fuori dell’anima Roscellino: L’universale esiste in qualche maniera fuori della mente degli individui, negli oggetti (in re), non come qualcosa di realmente distinto da essi, ma solo formalmente distinto Abelardo: L’universale esista in qualche maniera fuori della mente degli individui, negli oggetti (in re), non come qualcosa di realmente distinto da essi, ma solo formalmente distinto Guglielmo di Champeaux: L’universale esista in qualche maniera fuori della mente degli individui, negli oggetti (in re), non come qualcosa di realmente distinto da essi, ma solo formalmente distinto Abelardo: Bisogna dire che nelle cose create non esiste alcuna distinzione formale, ma ciò che è distinto nel mondo delle creature è realmente distinto, e sono cose distinte se ciascuna è veramente una cosa. Roscellino: Bisogna dire che nelle cose create non esiste alcuna distinzione formale, ma ciò che è distinto nel mondo delle creature è realmente distinto, e sono cose distinte se ciascuna è veramente una cosa. Guglielmo di Champeaux: Bisogna dire che nelle cose create non esiste alcuna distinzione formale, ma ciò che è distinto nel mondo delle creature è realmente distinto, e sono cose distinte se ciascuna è veramente una cosa. Abelardo: Gli universali sono soltanto nomi comuni, non concetti mentali o idee platoniche Roscellino: Gli universali sono soltanto nomi comuni, non concetti mentali o idee platoniche Guglielmo di Champeaux : Gli universali sono soltanto nomi comuni, non concetti mentali o idee platoniche Abelardo: I generi e le specie non sono altro che concetti e significati Guglielmo di Champeaux: I generi e le specie non sono altro che concetti e significati Roscellino: I generi e le specie non sono altro che concetti e significati Guglielmo di Champeaux: I generi e le specie sono le Idee di Platone, esistono realmente prima dell’esistenza di ogni altra cosa (ante rem), e sono intelligibili Abelardo: I generi e le specie non sono altro che le Idee di Platone, esistono realmente prima dell’esistenza di ogni altra cosa (ante rem), e sono intelligibili Roscellino: I generi e le specie non sono altro che le Idee di Platone, esistono realmente prima dell’esistenza di ogni altra cosa (ante rem), e sono intelligibili 51 Sezione 2, Unità 2: Esercizi del capitolo 2 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico 2. Tipologia a risposta aperta – Rispondi alle seguenti domande con un testo composto dal numero di righe indicato (al massimo): La rinascita delle città (10 righe) Bernardo di Chiaravalle (10 righe) La Scuola di Chartres (15 righe) La Scuola di San Vittore (10 righe) 3. Rielabora in modo personale i problemi filosofici («Il modo migliore per comprendere i problemi filosofici è pensarci direttamente sopra», Thomas Nagel, 1987) Leggi il documento seguente e svolgi un tema argomentativo, un saggio breve o un articolo di giornale (per il saggio breve e l’articolo vedi le indicazioni a pagina 10): Argomento: Gli universali e l’attualità Nel documento seguente Franco Alessio (Il sapere dell’Occidente feudale, 1975) sviluppa il tema dei riflessi concreti, giuridici e sociali, della questione degli universali. Si tratta di un tema molto attuale, dato che ancor oggi è piuttosto radicata nella mentalità comune la tendenza a ragionare per categorie (gli islamici, i romeni, i rom, …) invece di considerare le persone concrete; oppure a dividersi sulla base di ideologie, che rispecchiano il «pensiero» di istituzioni come i partiti o le chiese o le sette dogmatiche, che si impongono agli individui reali. Sviluppa l’argomento in riferimento al documento, alle tue conoscenze scolastiche e alle tue esperienze. Nulla esiste nella realtà di effettivamente corrispondente ai nostri concetti e ai nostri termini di «classe», «ordine», «gerarchia», «totalità». Ebbene, da non meno di un secolo canonisti e giuristi andavano considerando sempre più insistentemente i gruppi collettivi come essi stessi persone reali sussistenti a parte e al di là degli individui reali di tali gruppi. La «città», come il «capitolo» e «la Chiesa» - come la «corporazione» -, erano di fatto e di principio assunti come corpi-reali a se stanti indipendenti dai membri individui e per-ciò, come tali, capaci di godere di diritti, di privilegi, di benefici, di proprietà e di onorabilità proprio come corpo separato dai membri singoli. Non era bizzarria di giuristi. Era l'impianto stesso della vita associata del Duecento e questo realismo prima di essere scritto nei libri dei commentatori della logica aristotelica, era scritto e incarnato nella realtà effettiva di un mondo reale. 52 Sezione 2, Unità 3: Esercizi del capitolo 1 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento – L’aristotelismo e le Università 1. Tipologia a risposta aperta – Rispondi alle seguenti domande con un testo composto dal numero di righe indicato (al massimo): Le Università (15 righe) Le eresie (15 righe) I nuovi ordini monastici (20 righe) 2. Tipologia a completamento – Completa le seguenti tabelle con le adeguate spiegazioni: Filosofi arabi Rapporti tra ragione e fede, tra filosofia e religione Influssi filosofici (platonici, aristotelici) Rapporti tra ragione e fede, tra filosofia e religione Influssi filosofici (platonici, aristotelici) Rapporti tra ragione e fede, tra filosofia e religione Influssi filosofici (platonici, aristotelici) Al-Kindi Al-Farabi Avicenna Averroé Filosofi ebraici Avicebron Mosè Maimonide Francescani e Domenicani Bonaventura da Bagnoregio Alessandro di Hales Roberto Grossatesta Ruggero Bacone Alberto Magno 53 Sezione 2, Unità 3: Esercizi del capitolo 2 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento – Tommaso d’Aquino 1. Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte riferite a Tommaso d’Aquino riguardo alle «cinque vie» (4): Poiché tutte le cose, anche quelle inanimate, sono ordinate alla perfezione per ottenere degli scopi, bisogna concludere che sono state create da una suprema intelligenza che le finalizzate ed essa è Dio Ogni grado di perfezione implica l’esistenza del grado massimo di perfezione, che dunque esiste necessariamente ed esso è Dio Dio è l’essere sommamente perfetto perciò esiste necessariamente, perché la perfezione suprema è un’idea che esiste anche nella mente dell’ateo, quindi non può mancare della perfezione di esistere realmente Dio è l’essere sommamente perfetto perciò esiste necessariamente, come si può osservare dal fatto che, se esistono cose imperfette, deve esistere anche la perfezione, per la teoria dei contrari (non sapremmo cos’è l’imperfezione se non sapessimo cos’è il suo contrario, cioè la perfezione) Dato che si osserva che tutte le cose divengono a causa di altre cose che le fanno divenire, non si può andare all’infinito alla ricerca di ciò che fa divenire le cose ma bisogna individuare un primo “motore” del divenire stesso ed esso è Dio, che dunque esiste necessariamente Poiché tutte le cose contingenti implicano necessariamente l’esistenza di altre cose a cui sono collegate, non si può andare all’infinito alla ricerca di ciò che è necessario in modo relativo, quindi bisogna affermare che esiste un essere necessario in modo assoluto ed esso è Dio Dio esiste necessariamente in quanto, se non esistesse, nulla esisterebbe, perché esso si identifica con l’essere 2. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni: Filosofi del XIII secolo Tommaso d’Aquino Intelletto potenzialeintelletto attuale Immortalità dell’anima 54 Filosofi arabi Sezione 2, Unità 3: Esercizi del capitolo 2 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico 3. Tipologia a risposta aperta – Rispondi alle seguenti domande con un testo composto dal numero di righe indicato (al massimo): Essenza ed esistenza (15 righe) La dottrina dell’analogia (15 righe) Il male e la libertà (10 righe) Diritto e politica (25 righe) 55 Sezione 2, Unità 4: Esercizi del capitolo 1 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento - La separazione tra fede e ragione 1. Tipologia a risposta aperta – Rispondi alle seguenti domande con un testo composto dal numero di righe indicato (al massimo): L’autunno del Medioevo (10 righe) Gli averroisti (5 righe) Le polemiche sul tomismo (5 righe) La logica «moderna» (15 righe) Indipendenza di filosofia e teologia nel pensiero di Giovanni Duns Scoto (20 righe) 2. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni: Filosofi del XIII secolo Rapporti tra ragione e fede, tra filosofia e religione Tommaso d’Aquino Sigieri di Brabante John Peckham Giovanni Duns Scoto 56 Influssi filosofici (platonici, aristotelici) Sezione 2, Unità 4: Esercizi del capitolo 2 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento – Guglielmo di Ockham 1. Tipologia a scelta multipla - Individua le affermazioni esatte di Guglielmo di Ockham sulla questione degli universali (3): Nessun universale è una sostanza realmente esistente al di fuori dell’anima L’universale esiste in qualche maniera fuori della mente degli individui, negli oggetti (in re), non come qualcosa di realmente distinto da essi, ma solo formalmente distinto Gli universali sono soltanto nomi comuni, non concetti mentali o idee platoniche I generi e le specie non sono altro che concetti e significati I generi e le specie non sono altro che le Idee di Platone, esistono realmente prima dell’esistenza di ogni altra cosa (ante rem), e sono intelligibili Bisogna dire che nelle cose create non esiste alcuna distinzione formale, ma ciò che è distinto nel mondo delle creature è realmente distinto, e sono cose distinte se ciascuna è veramente una cosa. 2. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella sulla questione degli universali con le adeguate spiegazioni: Roscellino Guglielmo di Champeaux Abelardo Realtà Pensiero Linguaggio 57 Tommaso d’Aquino Guglielmo di Ockham Sezione 2, Unità 4: Esercizi del capitolo 2 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico 3. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella sulla questione della dimostrabilità di Dio con le adeguate spiegazioni: Anselmo d’Aosta Tommaso d’Aquino Guglielmo di Ockham Prova a priori Prove a posteriori 4. Tipologia a risposta aperta – Commenta opportunamente la seguente osservazione di Ludovico Geymonat (Storia del pensiero filosofico e scientifico , 1970): «È possibile trovare il filo conduttore della filosofia di Occam in un principio di ordine metodologico: non dobbiamo moltiplicare gli enti oltre necessità». Svolgi l’argomento in un testo di 30 righe. 5. Tipologia a risposta aperta – Rispondi alle seguenti domande con un testo composto dal numero di righe indicato (al massimo): Fede e ragione (15 righe) Il volontarismo teologico (5 righe) L’anima (5 righe) Antropologia e politica (10 righe) 58 Sezione 2, Unità 4: Esercizi del capitolo 3 I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento - La fine della Scolastica 1. Tipologia a risposta aperta – Rispondi alle seguenti domande con un testo composto dal numero di righe indicato (al massimo): I seguaci di Ockham (15 righe) Marsilio da Padova (20 righe) Il misticismo (10 righe) 2. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella sulla questione del diritto e della politica con le adeguate spiegazioni: Tommaso d’Aquino Diritto naturale Potere temporale potere spirituale 59 Guglielmo di Ockham Marsilio da Padova Sezione 2, Unità 4: Esercizi di riepilogo I problemi della filosofia nel loro sviluppo storico Argomento – Crisi e fine della Scolastica 1. Tipologia a completamento – Completa la seguente tabella con le adeguate spiegazioni: Filosofi della patristica e della Scolastica Rapporti tra ragione e fede, tra filosofia e religione Paolo di Tarso Giovanni l’Evangelista Patristica orientale Tertulliano Agostino Giovanni Scoto Eriugena Anselmo d’Aosta Bernardo di Chiaravalle Pietro Abelardo Scuola di Chartres e Scuola di san Vittore Alberto Magno Bonaventura da Bagnoregio Tommaso d’Aquino Giovanni Duns Scoto Guglielmo di Ockham Meister Eckhart 60