La nostra strada verso il cibo sicuro La struttura del progetto SAFE FOOD è stata inizialmente definita in seguito a un invito da parte di c a l c a produrre un sito web (www.onair.co.za/safefood) in risposta al progetto di c a l c per Guestland, un progetto, cioè, che si interroga sulle proprietà dell’interazione tramite computer, che tende a isolare le persone. Dato il budget piuttosto limitato, abbiamo scelto di rispondere all’invito allestendo un programma che comprende un laboratorio molto semplice, assicurando un trasferimento del contenuto del sito alla realtà locale e viceversa. Ci siamo resi conto in fretta che il termine “social game” (gioco sociale), se rapportato al contesto in cui viviamo, ci suggeriva piuttosto una consapevolezza sociale e ciò che emergeva come vasto argomento del progetto era la situazione dei senzatetto, che dimostra come la società sudafricana sia fortemente frammentata al suo interno. Nell’ultimo periodo il processo è consistito nel fare ricerche con coloro che prendono parte al laboratorio. Per riuscirci abbiamo intervistato il direttore di Homeless Talk supplement, il CEO della Development Agency di Johannesburg , il CEO del Civic Theatre di Johannesburg, i direttori del Joubert Park Public Art Project e il direttore della Galleria d’Arte di Johannesburg. Queste interviste ci hanno portato in zone della città specifiche, soprattutto le township (che provengono dal sistema di apartheid) – Soweto o altre aree decadute all’interno delle città- Berea, Hillbrow, Joubert Park. Infine, su suggerimento del CEO del Civic Theatre ci siamo orientati verso i servizi di polizia di Hillbrow. Questo ci ha consentito di distinguere i partecipanti in due gruppi (per il laboratorio). Il primo gruppo è formato da circa 30 ragazzi che adesso vivono nella casa di riabilitazione Protea Glen a Soweto. Per molti di questi ragazzi, la vita non era che sopravvivenza di strada e vagabondaggio, mentre oggi frequentano la scuola e vivono una vita “normale “, grazie alla dedizione e al sostegno del Sergente Nicholas Ncube dei servizi di polizia di Hillbrow. Anche il secondo gruppo si trova sotto la giurisdizione del Sergente Ncube, ma la loro vita quotidiana si svolge ancora sulla strada, sniffano colla, chiedono l’elemosina, si radunano in gruppi per andare avanti giorno per giorno. Vivono come facevano i ragazzi di Protea Glen non molto tempo fa. Ciò che era nato come un modesto laboratorio si è adesso evoluto diventando un insieme di realtà sociali, politiche e culturali, che richiederà il supporto e il coinvolgimento di molti volontari. Abbiamo perciò pensato di risolvere il problema attraverso un evento pubblico, che attragga queste persone in un contesto in cui le difficoltà dei senzatetto siano effettivamente visibili. Inoltre, potremo così raccogliere soldi in più rispetto al nostro budget, che finanzieranno i laboratori e altri aspetti critici del loro contenuto, come la documentazione, l’esposizione dei risultati e così via. A questo punto, SAFEFOOD è un progetto che ha come scopo quello di intessere un complesso insieme di transazioni culturali e sociali nella città e nei dintorni. Mentre raccogliamo le informazioni, ci ritroviamo ad accogliere nuovi ospiti sul sito, come anche ad aggiornare un database sulle statistiche e le condizioni che riguardano la città e i senzatetto che vi abitano. Dall’altra parte di questa sorta di equazione si trova l’analisi delle informazioni e la possibilità di manipolare e trasformare alcuni significati all’interno di questo progetto per creare associazioni con il panorama urbano, per giocare a sovvertire le letture tradizionali del territorio. Per concludere, tutto questo sembra molto grave- e assicuriamo a coloro che non hanno mai visitato il Sud Africa che lo è, ma il “social game” che giochiamo nel nostro progetto, in realtà, è molto divertente e comprende dinamiche spiritose tra alta e bassa tecnologia, spazi pubblici e istituzioni, un’asta on line (vedere la pagina Internet del progetto Trinity Session- www.artthrob.co.za) , tattiche di installazione a Johannesburg e Torino e una pletora di linguaggi dell’arte contemporanea che metta equilibrio tra la rilevanza sociale e il valore artistico delle opere. Al momento siamo sull’onda di un progetto che ha delle dinamiche proprie, ci rifletteremo ancora tra un mese o quasi… Stephen Hobbs Per Trinity Session