Etica Civile: cittadinanza ... ed oltre? Un invito ad un percorso di dialogo condiviso per una nuova economia. Di Riccardo Milano (ufficio Strategie di Banca Popolare Etica) 1.0 – Premessa: Dopo una preparazione di oltre un secolo in cui si è formato e diffuso l'attuale mainstream economico, veniamo da cinquant'anni di un pensiero prevalente liberista, secondo il quale i mercati devono essere lasciati liberi di agire (il laissez faire) mentre vanno ridotti e smantellati i vincoli e i controlli di natura sociale e ambientale. Le conseguenze di un tale approccio sono oggi palesi. Le recenti crisi finanziarie1 hanno messo a nudo la mancanza di una progettualità che integri la dimensione sociale, ambientale, politica ed economica, e che aiuti ad affrontare le sfide che abbiamo davanti, recuperando fiducia e speranza nel futuro. Questa visione critica, condivisa ormai da molti movimenti della società civile e non solo, spesso è accompagnata da un'analisi positiva, di un nuovo che sta avanzando e che acquista sempre più consensi tra l'opinione pubblica. Un nuovo rappresentato da tutte quelle esperienze maturate in anni più recenti che cercano di coniugare l'economia e la finanza con la solidarietà, l'etica, la socialità, l'ecologia, le relazioni, superando la dicotomia tra un approccio profit e uno non profit, tra gratuità e attività professionale, tra valore economico e valore sociale. Numerosi sono i termini usati per cercare di connotare questo articolato movimento: del bene comune, economia civile, di comunione, economia del noi, non profit, sociale, solidale... Occorre, quindi, in tutto ciò favorire una reale aggregazione di soggetti, che sanno pensare e praticare una concreta alternativa all’attuale spersonalizzazione dell’economia e della finanza. 2.0 – Un ambito generale: l'Economia ed una Nuova Economia Proprio a partire dal pensiero di Genovesi, fondatore dell'Economia Civile2, si può dire che un’economia si considera civile se offre una lettura dei fenomeni economici su basi cooperative, relazionali e di gratuità: una prospettiva diversa da quella finora applicata per interpretare l’economia, non solo nei contesti e nelle imprese not profit oriented, ma anche in quello delle imprese esplicitamente orientate al profitto. È del tutto evidente la prospettiva decisamente diversa dall'attuale economics, specie dopo la crisi del 2008, in cui vi è stato un connubio tra problematiche economiche con un apporto molto spinto della finanza. Essa era una volta all'interno dell'economia come un suo braccio operativo, ma si è poi staccata con la finanziarizzazione modificandone l'aspetto antropologico e spostando l'attenzione dal lavoro alla rendita. Cambiamento epocale che ancora sussiste col paradosso estremo in cui manca il lavoro, specie per i giovani, mentre le attività finanziarie liquide sono immense, spesso però solo virtuali e non contribuenti al PIL3. Tutto ciò grazie anche ad un ipertrofico ricorso alla speculazione finanziaria che, perso il significato originale, è divenuta una pratica abituale in cui il denaro vale più della persona. La conseguenza è stata un'accentuazione delle diseguaglianze economiche e sociali e della disgregazione sociale, male di questi ultimi anni. Oggi quindi una nuova economia e una nuova finanza, sono chiamate ad assumersi le proprie 1 Circa 200 dal 1970. Cfr. Qualcosa di nuovo sotto il sole? Regolarità e peculiarità nell’attuale crisi finanziaria di Nicola Sartor, Prolusione all’inaugurazione dell’A. A. 2008-2009. Università di Verona 2 L'Economia Civile si fa risalire ad A. Genovesi, primo Preside della facoltà di Economia a Napoli nel 1754 (e la prima al mondo) e al suo libro: Lezioni di Economia Civile. Si veda: L. Bruni, S. Zamagni Economia civile. Efficienza, equità, felicità pubblica. Il Mulino, 2004. L. Bruni, S. Zamagni Dizionario di Economia Civile, Città Nuova Editrice 2009. 3 Solo i derivati hanno un valore nozionale di circa 550mila miliardi di dollari: otto volte il PIL mondiale. 1 responsabilità nella ricostruzione di un contesto economico e sociale capace di perseguire il bene comune; questo è possibile se si riporta al centro delle attività economiche, finanziarie e sociali le relazioni umane caratterizzate però da una significativa reciprocità in grado di innescare e rafforzare processi di generazione della fiducia. Ciò è un atto dovuto, vista la difficoltà del pianeta attanagliato da problemi ambientali, guerre e distruzioni, migrazioni, tanta povertà e da un accentramento della ricchezza in poche mani4, che non permette più (se non con grandi sforzi) speranza per tutti. Il problema, alfine, non è solo economico/finanziario, ma culturale e di una nuova sensibilità che bisogna implementare. 2.1 – L'Economia civile l’Economia civile è una cultura ed un modello economico che si basa, oltre che sullo scambio di equivalenti e sulla redistribuzione: sulla reciprocità (con la solidarietà, la fraternità, l'economia del dono, ecc.); sull’efficacia da parte degli attori economici e sociali di generare valore condiviso (economico, sociale, ambientale) e sulla capacità di affrontare i nodi critici dell’ingiustizia sociale anche attraverso l’attività economica. I principi classici dello scambio d'equivalenti e la ridistribuzione, tipici del welfare, oggi stanno venendo meno con la conseguenza che sempre più imprese tendono a disconoscere la propria responsabilità nei confronti delle comunità, rendendo così ancora più difficile il loro coinvolgimento pro-attivo nella costruzione del bene comune. È evidente che bisogna cambiare rotta all'attuale mainstream, a cominciare dalle Università. 2. 2 – La Finanza Etica Dentro l'economia vi è la Finanza. Ma per ovviare a tutte le difficoltà descritte bisogna che sia etica. Essa intende non solo sostenere l'Economia Civile, ma vuol andare oltre offrendo ai cittadini un ambito di forte responsabilizzazione personale, di etica, di cultura e di intervento mirato a partire dai propri soldi, con la pratica del risparmio/impiego. Cosa importante che potrebbe veramente cambiare il mondo economico e contrastare le difficoltà accennate. Per questo motivo i suoi attori (come Banca Etica), s'impegnano a promuovere una politica di libertà, di giustizia, di uguaglianza e di ridistribuzione del reddito, rivolgendo la propria azione di advocacy, oltre al loro lavoro quotidiano per un'economia per la persona: all'abolizione dei paradisi fiscali, al sostegno delle pratiche di trasparenza fiscale, alla Tassa sulle Transazioni Finanziarie (per ridurre la speculazione), ad un assetto bancario al servizio degli impieghi produttivi, alla promozione di altri e vari strumenti dissuasivi di una Crematistica5 che ha praticamente accantonato l'Economia6 (classica). Ma il suo vero lavoro è di ragionare e agire su quelle logiche che implementano la speculazione e rendono poco chiare le relazioni umane ed economiche. E così Banca Etica non solo promuove la trasparenza in tutto il suo operato, ma s'impegna ad un'attività d'intermediazione in cui – come nel suo slogan: “L'interesse più alto è quello di tutti”. È forte la consapevolezza di quanto la crisi finanziaria (ormai sistemica) influisca sullo stato d'animo dei cittadini, che sempre più spesso esprimono dubbi e disillusione sulla democrazia economica oltre che politica; tuttavia sembrano mancare risposte e proposte, sebbene vi sia un desiderio di cambiamento. Ognuno (persone e organizzazioni) dovrà contribuire alla costruzione del bene comune scegliendo l’impresa civile, la Finanza etica (che dovrebbe essere normale), modelli di produzione e consumo attenti all’equità, all’inclusione delle persone, al rispetto dell’ambiente. 4 Ricerca Oxfam del 18 gennaio 2016: Un’Economia per L’1%. Come privilegi e potere in campo economico generano estrema disuguaglianza e come è possibile spezzare questa spirale. 5 Dal greco κρηματιστικἴς (chrematistikòs), creazione di ricchezza conseguente all’accumulo di denaro per se stesso). Da χρἴμα (chrèma), ricchezza. In questo contesto il “denaro è sterile” e da qui nasce il concetto di “usura”. Oggi i mercati non sono più retti dall'Economia, ma appunto dalla Crematistica. 6 Dal greco οἴκος (oikos), casa inteso anche come beni di famiglia, e νόμος (nomos), norma o legge. 2 Un modello economico, quindi che garantisca la sostenibilità della vita per ogni essere umano (la piena espressione della capability) in armonia con la Terra e con i propri simili. Garantire una vita buona presuppone: l’accesso alle risorse economico/finanziarie e al soddisfacimento dei bisogni materiali, primari e immateriali, a seconda delle diverse culture; il rispetto dei diritti umani con attenzione alle diversità e all’eliminazione delle discriminazione e delle violenze di genere; la partecipazione di ognuno agli aspetti sociali, economici e ambientali della comunità in cui vive e in analoghi processi globali. È allora importante garantire una generalizzata vita buona e, allo stesso tempo, pretendere da tutti, un impegno attivo nella salvaguardia e nella cura del pianeta, coscienti che promuovere una qualità della vita significa operare nella prospettiva del cambiamento e porsi al servizio del bene comune. 2.3 – L'impresa Civile Cos'è e come si estrinseca l'impresa civile, entro una Nuova economia? L'impresa civile è innanzitutto un'impresa in cui valori e motivazioni non possano prendere il posto delle competenze. Come ogni impresa, l'impresa civile è un'innovatrice, ossia sa convivere con situazioni di forte incertezza e riesce ad anticipare i bisogni. L’imprenditore non è allora un cercatore di profitto: esso è il premio dell’innovazione. L'impresa civile cerca sempre il massimo profitto che, però, non corrisponde a quanto il maistream economico ha insegnato7, ossia quello monetario: in questo tipo di azienda la ricerca del profitto, sociale ed anche monetario è di servizio e di utilità alle persone; cerca di far meglio delle concorrenti proprio per il suo fine intrinseco che si considera superiore; il suo profitto è quello più difficile da raggiungere in quanto è sociale, nel senso di ridistribuzione della ricchezza prodotta e della socialità espressa. Inoltre, essa deve essere capace di grandi innovazioni, di crinale8, che nascono da chi si trova sui crinali delle montagne, vedendo aprirsi nuovi orizzonti. L'impresa civile deve agire spinta dalla gratuità, intesa non come gratis, ma come serendipity9, ossia la capacità di trovare il valore intrinseco delle cose e exaptation10, dimensione che lascia spazio alla creatività e alla capacità di guardare lontano. Ancora, dev'essere costruttrice di comunità, capace di ascoltare, definire patti, oltre che contratti con i propri lavoratori e usare incentivi e premi 11. In pratica porre attenzione al benessere individuale e relazionale. Essa è quella che sta sul mercato impostando il suo essere ed agire con una forte vision sociale e un'adeguata mission. Ciò la porta a porre attenzione alla costruzione di corretti processi di produzione e di consumo di beni e servizi e il rispetto degli equilibri sociali ed ambientali negli stessi processi di produzione e consumo. Essa ragiona utilizzando tutta la struttura, non solo la governance, come opportunità di una crescita insieme e che valuta le attività non solo con l'ottica dello share ma con quella multistakeholder, differenziandosi da imprese statiche, ossia di quelle imprese che rispondendo a bisogni già presenti, sono imprese routinarie e molto poco creative12; invece essa è quella che ha a cuore non la 7 Si veda la lezione di M. Friedman nel suo articolo: The social Responsability of Business Is Increase Its Profits. In New York Times Magazine, 13.09.1970. Tale teoria, che fa aggio sulla sola etica di ricerca del profitto e dell'utile, è quella che ha influenzato l'attività economica e finanziaria degli ultimi 50 anni. 8 Si veda al riguardo L. Bruni: editoriale Avvenire del 16 dicembre 2013 9 Serendipity è una delle parole più belle della lingua inglese ma difficile da tradurre. È l’arte di imbattersi in qualcosa per caso o la capacità di collegare fra loro fatti apparentemente insignificanti arrivando a una conclusione preziosa. Derivante dall’antico nome dello Sri Lanka: Serendippo. è approdata all’inglese seguendo un percorso complesso: dall’arabo Sarandidib, che derivava dal sanscrito Simhaladyipa, la cui traduzione letterale è isola della tana dei leoni. 10 L’exaptation è una nozione della biologica evoluzionista. Di difficile traduzione in italiano, la biologia utilizza il termine per indicare ciò che accade quando un sistema vivente si accorge di poter usare una parte di sé, predisposta a svolgere una certa funzione (le ali per il volo) per un’altra funzione vitale (l’airone che utilizza le ali per fare ombra sull’acqua e individuare la propria preda). 11 Veramente più premi che incentivi (da usarsi con molta prudenza). 12 Spesso, infatti e per fortuna vi sono consumatori veramente creativi e innovativi che pongono nuove domande e sfidano le imprese a rispondere: sono i casi in cui la domanda guida l’offerta: rari perché i consumatori sono dispersi, 3 moltiplicazione dei bisogni, ma la risoluzione degli stessi e che, sapendo di avere un ruolo “pubblico”, sa anche che ne ha anche uno di “servizio”. Ciò la porta a curare i rapporti tra governo, imprese e società civile nello sviluppo dei processi di produzione e consumo. L'impresa civile è quella che non ragiona in termini di diritti acquisiti, anche per il personale, in quanto la sua politica e governance generale hanno un orizzonte più vasto, rispettose della mutualità e della solidarietà sia all'interno che fuori dai suoi confini. Il mantenimento di un qualsiasi statu quo non le appartiene in quanto è proiettata verso un principio di fraternità che fa da pendant a quello dello scambio di equivalenti e alla ridistribuzione. Perciò essa guarda al futuro investendo nel presente e, di conseguenza, investe nella ricerca, studia costantemente la realtà che la circonda, cerca la mutualità generazionale e il miglioramento costante nelle politiche ambientali. Ancora, è in continuo fieri sia strutturale che umano e si pone l'obiettivo di “far meglio” in quanto il “far meglio” è una componente essenziale della crescita umana e sociale di tutti i suoi stakeholder e che fa della dignità la cosa più importante; per questa ragione adotta sempre una formazione permanente, profonda e continua. Tuttavia essa non è il paradiso in terra: è, infatti, quella che dialoga, cerca di capire, che fa fatica e soffre proprio perché è difficile da realizzare, ma che non può fare diversamente, proprio perché è sociale e non solo “profittevole monetariamente”. 2.3.1. – Come impostare l'Impresa civile L'impostazione dell'impresa civile deve essere affrontata, per la sua realizzazione, non solo e subito sul piano tecnico, ma anzitutto sul piano teorico/valoriale e con spirito di giustizia e verità (vi è infatti un percorso di giustizia e verità anche all'interno dell'impresa civile13). Non è facile rendersi conto che tale modalità è difficile, ma è l'unica che storicamente non è mai stata messa in pratica 14; infatti, si è sempre partiti dalle pratiche di C.S.R., di Qualità totale, di altre teorie aziendali – tra i quali i vari metodi Lean e Kaizen15 – di assoluta rilevanza e cittadinanza, piuttosto che da una presa di coscienza che deriva dall'ascolto dei sentimenti e aspirazioni della natura delle persone umane codificate in secoli di elaborazione filosofica e sociale. Bisogna, quindi, rendersi conto dell'esistenza di una gerarchia naturale, non strumentale o di sudditanza, nell'estrinsecazione di una nuova formula aziendale all'interno dell'Economia industriale e che serve un cammino inverso. Inizialmente il cammino da fare è teorico/ valoriale/etico: in tale dimensione si dovranno delineare le filosofie portanti da coniugare in forme pratiche. Questa modalità è data dall'Economia Civile con la coniugazione positiva e fattiva della parola Reciprocità; in secondo grado si cercheranno di mettere a fuoco le linee guida di cosa materialmente fare, ricorrendo anche allo studio e alla conoscenza, di modalità operative (C.S.R., Lean, Kaizen, ...); si proseguirà con una giusta commistione tra l'elemento etico/valoriale e le attività spicciole che dovranno essere guidate dalle riflessioni che possono anche essere cercate negli approfondimenti, con una valenza verificata ormai storicamente, di quanto il pensiero umano ha realizzato per innovare, migliorare, amplificare, ecc., il benessere interno ed esterno all'impresa (ad es. i metodi dettati dalle filosofie Lean e Kaizen). In questa dimensione, ed in questa sola, la ricerca di efficienza ed efficacia sono possibili ed, anzi, auspicabili, in quanto tali modalità – per il ben-essere di tutti e non per un mero profitto monetario, spesso fine solo a se stesso e/o per la shareholder value – avranno effetti non solo di migliorare la produttività, la qualità e i conti concentrati su centinaia di prodotti e di beni che compongono il loro paniere di bisogni, mentre l’impresa è tutta concentrata, razionalmente, sui propri prodotti. Ecco perché nella maggioranza dei casi il rapporto si inverte e i prodotti, i beni e i servizi immessi sul mercato sono faccende molto più complesse del nesso bisogno-risposta. 13 Si ricordi l'art.5 dello Statuto di Banca popolare Etica. È questo una summa di riflessioni all'interno delle categorie Giustizia e Verità. 14 Forse in questa dimensione Banca Etica è l'unica eccezione a livello nazionale ed internazionale. 15 Lean (produzione snella) e Kaizen (composizione di due parole giapponesi: kai, cambiamento, miglioramento; e zen, buono, migliore) sono strategie comportamentali integrate riferentesi ad una pratica di miglioramento costante dei processi manifatturieri, ingegneristici e di business management secondo una logica bottom-up. 4 aziendali, ma di aumentare la sicurezza e la responsabilità dei lavoratori. Infine e proprio per essere un'impresa civile, bisognerà integrare il pensiero e l'attività aziendale in un specifico territorio (come diceva Olivetti) non solo rispettandolo, ma implementandone le potenzialità, la storia e le tradizioni. In definitiva l'impresa, per essere civile, deve dare e ricevere dal territorio in ugual misura, anzi forse più dando che ricevendo. Ma ciò non basta: bisogna che l'impresa civile curi le sue assunzioni e si circondi di uomini che sappiano essere missionari all'interno del mondo imprenditoriale. Ciò non per escludere gli altri, ma per costruire inizialmente un'attività intra moenia in questo momento di profetismo e dimostrare che è possibile per un'impresa essere civile, e non solo commerciale, per poi, logicamente, spostarsi all'extra moenia. Occorre, quindi, una formazione permanente non solo tecnica, ma valoriale e facendo fortemente ricorso a continui coinvolgimenti e formazioni sull'etica soggettiva e sociale. Paradossalmente (ma non troppo) ciò porterà anche indubbi benefici sul piano ragionieristico e reddituale in quanto l'etica paga sempre...16. Ciò perché un forte impegno dei dipendenti all'interno dell'impresa, dovuto a una partecipazione emotiva soggettiva e a un clima interno favorevole, renderà l'azienda più solida e con più alta reputazione sul mercato. 3.0 – Conclusione Oggi si sente da parte di tutti la necessità di un'Economia ed un Mercato nuovi, in grado di dare risposta alle persone che non si accontentano più di vivere e basta (e già questo spesso è difficile), ma che ricercano anche una soddisfazione di se stessi: la capability, appunto. È una cosa buona che non si può né trascurare, né ignorare. Il problema non è solo però di capire, cosa di per sé non così banale, ma di muoversi adeguatamente e di costruire una nuova società che dovrebbe ripartire dalla storica triade greca per creare felicità nelle persone: l'Etica, la Politica e l'Economia. Esattamente l'ordine contrario di oggi. Visto che non si perde nulla, perché non provarci? 16 Si ricordi che l'impresa Olivetti faceva utili di grande rilevanza. 5