L’attualità di Dante risulta sempre viva in ogni settore della cultura, della scuola, ma anche fuori dagli ambienti accademici, prova ne sia la moltiplicazione e la grande affluenza di pubblico all’antica consuetudine delle Lecturae Dantis diffuse in ogni parte d’Italia e all’estero: contributo prezioso alla circolazione del messaggio poetico dantesco, stimolo alla lettura e alla riscoperta soprattutto della Divina Commedia. Pietro Grasso Presidente Senato della Repubblica Dante è, dunque, profeta di speranza, annunciatore della possibilità del riscatto, della liberazione, del cambiamento profondo di ogni uomo e donna, di tutta l’umanità. Egli ci invita ancora una volta a ritrovare il senso perduto o offuscato del nostro percorso umano e a sperare di rivedere l’orizzonte luminoso in cui brilla in pienezza la dignità della persona umana. Onorando Dante Alighieri […] noi potremo arricchirci della sua esperienza per attraversare le tante selve oscure ancora disseminate nella nostra terra e compiere felicemente il nostro pellegrinaggio nella storia, per giungere alla meta sognata e desiderata da ogni uomo: «l’amor che move il sole e l’altre stelle» (Par. XXXIII, 145). Papa Francesco Autunno in Biblioteca a Barlassina Decima edizione OMAGGIO A DANTE Nel 750° anniversario della nascita (1265-2015) Conferenze presso la Sala Civica “Emilio Longoni” Via Milano 49, Barlassina Iniziativa a cura della Biblioteca “Alberto Bertoni” [email protected] 0362/5770222 #autunnoinbiblioteca 13 novembre 2015 20 novembre 2015 27 novembre 2015 PAOLO CHIESA (Università degli Studi di Milano) PIERANTONIO FRARE (Università Cattolica di Milano) EDOARDO FUMAGALLI (Université de Fribourg – Suisse) LA ‘MONARCHIA’. L’OPERA “PROIBITA” DI DANTE FORME DEL MALE NELL’‘INFERNO’ DI DANTE DANTE E SAN FRANCESCO Nel trattato intitolato Monarchia Dante espone le sue tesi sulla forma di governo migliore per l’umanità: è quella esercitata da un unico sovrano, rappresentato dall’imperatore, cui Dio ha affidato tale compito. Egli distingue inoltre in modo chiaro le sfere di influenza del potere politico e dell’autorità religiosa, contestando il diritto rivendicato dal papato di condizionare l’azione dell’imperatore. Le sue argomentazioni si sviluppano seguendo il metodo ‘scientifico’ dell’epoca, quello del ragionamento sillogistico, e poggiano su alcuni dei temi-chiave della concezione dantesca: l’unità degli uomini, la loro comune condizione, la ricchezza che deriva dalla conoscenza, la giustizia legata alla verità. Dante considerava la Monarchia un’opera di straordinaria importanza, attraverso la quale avrebbe potuto realizzare il suo compito di intellettuale a servizio del bene comune; ma a causa delle idee che vi erano espresse, contrarie alle posizioni dottrinali dominanti, essa venne ben presto condannata dall’autorità ecclesiastica, e rimase all’indice fino all’Ottocento Per descrivere il male, e in particolare la sua incarnazione prima e principale, cioè Lucifero, Dante fa affidamento non sulle figure di antitesi, come di solito si dice, ma sulla parodia. Questo perché il male non ha la stessa dignità del bene, ma ne costituisce una contraffazione mal riuscita: una parodia, come si vede benissimo appunto in Lucifero. L’episodio del canto XI del Paradiso ha per protagonista un assente: Francesco d’Assisi, infatti, non si manifesta a Dante, ma è il domenicano Tommaso d’Aquino a parlare di lui. Questo fatto permette un’ampiezza di prospettiva che forse non sarebbe stata possibile se il colloquio avesse avuto per protagonista il Poverello, perché l’umiltà stessa di Francesco gli avrebbe impedito di parlare a fondo di sé e della propria esperienza. Del resto occorre domandarsi: il canto XI presenta una biografia del santo? Sì, secondo molti: e tuttavia è possibile sollevare qualche dubbio. Una biografia serve per illustrare a tutto tondo un personaggio, mentre qui vengono messi in luce alcuni elementi, e altri vengono accennati o addirittura taciuti. La proposta che emergerà è di vedere nel celebre ‘ritratto’ tracciato da Tommaso d’Aquino la sottolineatura di ciò che doveva servire al pellegrino che è Dante, di ciò che poteva essergli utile per portare a termine il compito che gli era stato affidato. In questa prospettiva le parole del teologo domenicano non sono un elogio generico di Francesco, ma piuttosto il legame stretto tra Francesco e Dante, tra la missione dell’uno e quella dell’altro: un incontro di persone, insomma da maestro a discepolo.