ITIS “G.Galilei” Lab. Biochimica Conducimetria La conduttometria si basa sulla misura della conducibilità elettrica di una soluzione di elettrolita e/o della sua variazione al variare del tipo o della concentrazione delle specie ioniche presenti in soluzione. Conducibilità elettrica delle soluzioni La conducibilità (o conduttanza, ) di una soluzione è l’inverso della sua resistenza elettrica ( R ). 1 R Ciò significa che una debole resistenza offerta dalla soluzione acquosa di un conduttore ionico è sinonimo di una sua elevata conduttanza, potremmo quindi definire la conduttanza come la misura della facilità con la quale una soluzione di elettrolita trasporta la corrente elettrica. In base alla seconda legge di Ohm la resistenza R che un conduttore oppone al passaggio della corrente elettrica, è direttamente proporzionale alla lunghezza del conduttore l ed inversamente proporzionale alla sezione S del conduttore R l S dove (si legge “ro”) è la resistività (in * cm); l è la lunghezza del conduttore (in cm); S è l’area della sezione (in cm2). Inserendo questa equazione nella precedente si ottiene: 1 1 S l l S l’inverso della resistività (1/) è detta conduttività ( o conducibilità specifica) e, nel caso di soluzioni elettrolitiche viene indicata con (si legge “chi”); l’equazione precedente, diventa perciò: S l l’unità internazionale di conducibilità elettrica è il Siemens (S): 1S= 1/ (indicato più raramente con mho, da ohm-1). La conducibilità elettrica di una soluzione viene misurata con il conduttimetro, collegato alla cella conduttometrica, che è costituita da due elettrodi, in genere di platino platinato, immersi nella soluzione in analisi. Possiamo immaginare la cella conduttometrica come un tubo di liquido di lunghezza l e con la sezione di area S in cui passa corrente: l è la distanza fra gli elettrodi e S l’area di ciascun elettrodo. 1 ITIS “G.Galilei” Lab. Biochimica Il materiale di cui sono fatti gli elettrodi può essere così poroso da fare aumentare sensibilmente la superficie effettiva a contatto con la soluzione, rendendola maggiore dell’area geometrica, per questo motivo si preferisce indicare il rapporto S/l per un determinato elettrodo mediante una costante K, detta costante di cella. La legge fondamentale su cui si basa la conduttometria assume quindi la forma: K Dove è la conducibilità della soluzione (in S); la conducibilità specifica (in S/cm); K la costante di cella (in cm). Le soluzioni elettrolitiche conducono l’elettricità molto meno dei metalli, ma più dei solventi organici, che non contengono ioni mobili, e più dell’acqua deionizzata. I fattori che agiscono sui meccanismi di conduzione, e quindi sul valore della conducibilità specifica, sono sostanzialmente quattro: 1. la concentrazione degli ioni in soluzione; 2. le cariche ioniche; Figura 1: schema di cella conduttometrica 3. la velocità di migrazione degli ioni in soluzione; 4. la temperatura. Concentrazione ionica della soluzione Il trasporto di corrente in soluzione dipende anzitutto dal numero di ioni presenti e quindi dalla loro concentrazione. Per gli elettroliti forti (come NaOH e HCl) la conducibilità specifica aumenta linearmente con la concentrazione fino a che la soluzione è abbastanza diluita. A concentrazioni molto elevate cresce l’”affollamento” degli ioni e le interazioni reciproche diventano più intense; di conseguenza diminuisce la velocità con cui gli ioni si spostano in soluzione e, ad un certo punto, comincia a diminuire anche la conducibilità elettrica. Per gli elettroliti deboli (come CH3COOH o NH3), in soluzioni abbastanza diluite, l’andamento della conducibilità specifica in funzione della concentrazione è simile a quello degli elettroliti forti, ma la pendenza è inferiore perché l’effetto dovuto all’aumento di concentrazione viene attenuato dal minore grado di dissociazione dell’elettrolita. Cariche ioniche Figura 2:andamento della conducibilità specifica in funzione della concentrazione Uno ione bivalente trasporta, a parità di 2 ITIS “G.Galilei” Lab. Biochimica condizioni, una quantità di carica doppia rispetto ad uno ione monovalente; perciò la conduttanza specifica aumenta. Velocità di migrazione degli ioni A parità di intensità del campo elettrico applicato, la velocità di ogni ione dipende dal rapporto carica/raggio e dalla sua massa, dalle forze di interazione con gli altri ioni e con il solvente ed anche dalla viscosità del solvente. Temperatura Al variare della temperatura variano sia la concentrazione ionica (che dipende dagli equilibri di dissociazione, di complessazione e di solvatazione di ogni ione in soluzione) sia la velocità con cui si spostano i singoli ioni (che dipende dalla viscosità del solvente). Di conseguenza la conducibilità specifica aumenta di circa l’1-3% per ogni grado di temperatura. Le misure conduttimetriche sono di due tipi: misura diretta di conducibilità specifica misure indirette (titolazioni e studio della cinetica di reazione) La misura diretta della conducibilità specifica viene effettuata quando si vogliono informazioni utili sulle caratteristiche della soluzione in esame (ad esempio la concentrazione salina, il grado di purezza,ecc.). Il controllo della purezza di un’acqua, cioè la verifica che non vi siano sali disciolti, è di fondamentale importanza in un laboratorio e nell’industria. Inoltre la conducibilità è un parametro molto usato per controllare il grado di inquinamento, dovuto ad elettroliti, sia di acque di superficie sia di acque sotterranee. Nelle misure indirette (titolazioni) ciò che conta è la variazione della conducibilità, non il suo valore assoluto. Nelle titolazioni spesso si verifica una apprezzabile variazione del valore della conducibilità in corrispondenza del punto equivalente la cui determinazione si basa sulla sostituzione di uno o più ioni con altri di diversa mobilità. CELLE CONDUTTIMETRICHE Le celle conduttimetriche sono costituite da due elettrodi, generalmente di platino, immersi nella soluzione in esame, cui viene applicata una tensione alternata. Si tratta di celle a funzionamento amperometrico, nelle quali il valore di conducibilità viene ricavato in base a misure di corrente elettrica. Gli elettrodi sono in genere costituiti da sottili lamine di platino ricoperte, per elettrodeposizione, di uno strato di nero di platino (platino platinato). Tale strato, molto spugnoso, permette di diminuire la cosiddetta resistenza di contatto, aumentando di centinaia di volte la superficie di contatto elettrodo-soluzione, senza modificare le dimensioni della cella. Le celle devono essere scelte in base al tipo di analisi che andiamo ad eseguire. 3 ITIS “G.Galilei” Lab. Biochimica Esistono vari tipi di celle: quelle più diffuse sono ad immersione, con costante di cella compresa tra 0,1 a 10cm. Celle di questo tipo, con elettrodi verticali, sono le più usate nelle titolazioni di routine; le celle con elettrodi orizzontali, invece, danno qualche problema soprattutto se sono usate per reazioni di precipitazione, perché il precipitato tende a depositarsi sugli elettrodi, falsando la misura. Celle di questo tipo , con supporti più resistenti (materia plastica al posto del vetro) sono impiegate anche per effettuare misure di conducibilità sul campo. Esistono altri tipi di cella; di lato sono riportate ne sono riportati alcuni casi particolari. Fig. 1: cella per titolazioni di precisione Fig.2: cella di Jones, impiegabile per titolazioni in bagno termostatato e non. È consigliata per misure di precisione e per soluzioni ad elevata conducibilità. Fig. 3: cella ad immersione per titolazioni. Particolarmente adatta per titolazioni in bagno termostatico, gli elettrodi sono ad anello. L’efficienza di una cella è legata soprattutto all’efficienza dello strato di platino. Oltre l’uso di sostanze aggressive, le possibili cause che determinano l’inefficienza dello strato di platino possono essere di tre tipi diversi: 1. depositi di sostanze grasse 2. incrostazione di sali 3. distacco del nero di platino (in questo caso occorre togliere completamente il vecchio strato immergendo la cella in una soluzione cromosolforica e lavando con acqua, successivamente procedere alla riplatinatura seguendo le indicazioni del costruttore). Per evitare di incorrere nelle condizioni sopra riportate occorre: a) Conservare le celle sempre immerse in acqua distillata. Se gli elettrodi non si bagnassero bene (perché rimasti troppo tempo a secco), si può eliminare l’inconveniente risciacquandoli prima con etanolo. b) Dopo l’impiego lavare con etanolo o acetone e risciacquare più volte con acqua distillata. c) Se si sono formate incrostazioni di sali o si è lavorato in presenza di carbonati, lavare con HNO3 0,1N. Dopo un’analisi argentometrica, lavare con ammoniaca. d) Controllare ogni volta lo stato del nero di platino: se qualche frammento si è staccato occorre ricontrollare la costante di cella. La misura della conducibilità presuppone le conoscenze geometriche dell’elettrodo date dal rapporto s/l, perciò le caratteristiche fisiche delle lamine devono essere standardizzate. Esse, in genere, hanno una superficie s (in genere 1 cm2) e sono posizionate ad una distanza l (in genere 1 cm) l’una dall’altra. Il rapporto s/l viene indicato con K e denominato costante di cella. 4 ITIS “G.Galilei” Lab. Biochimica Il valore della K è indicato dal produttore e riportato sulla cella; con il passare del tempo e con il deterioramento degli elettrodi, è però opportuno misurare sperimentalmente tale valore. Conduttometro METROHM Questo strumento copre un campo di misura tra 10 e 106 suddiviso in 5 gamme selezionabili mediante un commutatore. È costituito da un ponte di Kohlrausch alimentato con tensione alternata, da un amplificatore e da un occhio magico, quindi lo strumento in questione non è a lettura diretta ma ad azzeramento manuale potenziometrico. Apparecchi del genere sono detti end point (punto finale) in quanto vengono usati per seguire l’andamento di una titolazione, non per effettuare misure dirette di conducibilità. Per effettuare la misura si deve: a) inserire la cella di misura ed accendere lo strumento lasciando trascorrere un certo tempo per il raggiungimento delle condizioni di regime termico delle parti elettroniche. b) collocare il selettore delle scale sulla gamma più idonea alla conducibilità della soluzione in esame. c) Spostare la manopola della scala fino a che l’occhio magico non indiche la posizione di equilibrio. Il valore letto sulla scala corrispondente a questa posizione, moltiplicato per il fattore specifico indicato dal commutatore delle gamme, dà il valore della resistenza della soluzione. d) Se l’occhio magico non riesce ad indicare la posizione di equilibrio, nonostante la totale escursione della manopola della scala, occorrerà selezionare una nuova gamma di sensibilità e ripetere le operazioni. 5