NON C’È NUOVA EVANGELIZZAZIONE SENZA LA FAMIGLIA La famiglia “via della chiesa” e luogo privilegiato dell’incontro con il Signore di EDOARDO SCOGNAMIGLIO, OFM CONV. Si è celebrata a Roma, presso il Centro Congressi Villa Aurelia, la XXª Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia (29 novembre/1 dicembre 2011). Il tema di riflessione dell’Assemblea è stato il trentesimo anniversario dell’esortazione apostolica post-sinodale Familiaris consortio (22-11-1981) e della creazione del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Tale Dicastero fu istituito dal beato Giovanni Paolo II, papa della famiglia e della vita, il 9 maggio precedente con il motu proprio Familia a Deo instituta, come segno dell’importanza da attribuire alla pastorale familiare nel mondo e, al tempo stesso, strumento efficace per aiutare a promuoverla a ogni livello. 1. Alcune domande Il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, nel saluto iniziale, ha formulato un breve elenco di argomenti – con relative domande – per stimolare il dibattito tra tutti i partecipanti alla plenaria circa la ricezione della Familiaris consortio nelle Chiese e nella società. Il primo inciso riguarda il ruolo della famiglia, chiesa domestica, per il futuro dell’evangelizzazione. La famiglia è la prima e la più importante “via della missione” e il cardine della nuova evangelizzazione. È necessario verificare la misura nella quale la missione della famiglia è percepita nelle Chiese locali e in ogni progetto di pastorale per la famiglia. Da qui un interrogativo: “La famiglia, soggetto e oggetto di evangelizzazione, entra solo nella pastorale specifica o anche nella pastorale globale come tema trasversale e unificante?”. Nel breve elenco di argomenti rientra pure il principio naturale e normativo secondo il quale la famiglia è basata sul matrimonio dell’uomo e della donna ed è aperta alla procreazione e all’educazione dei figli. Oggi la Chiesa cattolica è contestata soprattutto per l’insegnamento in ambito sessuale: è considerata nemica della libertà e della gioia di vivere. Si contesta, alla Chiesa cattolica, di non aver compreso la rivoluzione sessuale e la questione antropologica a proposito dell’identità (la teoria del Gender). Un’attenta riflessione sul ruolo della famiglia nella società post-moderna non può fare a meno di considerare i valori morali e spirituali della fede cristiana nel vissuto coniugale e familiare. In tal senso, Giovanni Paolo II ci ha insegnato a mettere in primo piano i significati, i valori e la spiritualità, ponendo in secondo ordine le regole di morale sessuale (ovviamente senza tacerle e negarle). Giovanni Paolo II ci ha insegnato a proporre le esigenze del vero bene e della santità e, nello stesso tempo, a tener conto della debolezza umana, secondo la legge della gradualità, per cui l’uomo conosce, ama e compie il bene morale secondo tappe di crescita (cf. GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica postsinodale Familiaris consortio [22-11-1981], n. 34: EV 7,1522-1810, qui 1631-1635 [d’ora in poi FC]). È diventato famoso un suo detto: “Non bisogna abbassare la montagna, ma aiutare 1 le persone a salirla con il loro passo”. La vocazione all’amore, alla creazione, alla missione, è un argomento da ricentrare nel dibattito sulla famiglia. 2. L’amore coniugale e il dono dei figli Il segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia, monsignor Jean Laffitte, si è soffermato su L’insegnamento della Chiesa sulla famiglia dalla Familiaris consortio a oggi. Dopo aver richiamato il contesto in cui è stata redatta tale esortazione apostolica, ha messo in rilievo il contributo di questo documento nel porre il matrimonio e la famiglia al centro dell’attenzione pastorale della Chiesa cattolica. Il papa polacco offrì molte catechesi dedicate all’amore coniugale e al ruolo della famiglia nella società odierna. La ricezione della Familiaris consortio è avvenuta soprattutto in ambito etico. Ne costituisce una prova il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede Donum vitae (1986) come altresì l’enciclica di Giovanni Paolo II Evangelium vitae (1995). Da menzionare, per la ricezione della Familiaris consortio, il testo del 1994 Gratissimam sane, noto come Lettera alle famiglie. Giovanni Paolo II si rivolse alle famiglie con un tono familiare e legò il tema della civilizzazione dell’amore al mistero della paternità e della maternità responsabili. L’espressione “genealogia della persona” gli consentì di unire l’aspirazione naturale di ogni persona a fondare una famiglia con l’interrogazione più originaria dell’uomo sulla propria identità: ogni essere umano si percepisce come il frutto di un amore misterioso. Per Giovanni Paolo II, la famiglia dipende dalla civilizzazione dell’amore nella quale trova la sua ragion d’essere. In riferimento ai figli, il papa polacco parlò di bene comune. Jean Laffitte ha evidenziato pure il contributo di Benedetto XVI a proposito della famiglia e del suo ruolo nel piano di Dio e per la società di oggi. Benedetto XVI vede nella famiglia il luogo dove proprio la teologia del corpo e la teologia della famiglia s’interpretano. Sui trent’anni di attività del Pontificio Consiglio per la Famiglia si è soffermato il sottosegretario di tale dicastero, monsignor Carlos Simón Vázquez. Sono tre i verbi che hanno caratterizzato gli anni d’attività del Pontificio Consiglio per la Famiglia: promuovere, collaborare, divulgare. A questo dicastero è affidato il compito di promuovere una più approfondita conoscenza del disegno divino sul matrimonio e sulla famiglia, come altresì di promuovere lo studio delle questioni dottrinali, scientifiche e spirituali, relative all’istituto familiare; nonché d’informare gli organismi ecclesiali circa i problemi che riguardano la famiglia e la vita. Ancora: promuovere la pastorale della famiglia in modo che questa sia destinataria e soggetto di evangelizzazione e curare la formazione dei relativi operatori… Il dibattito in aula è stato familiare e coinvolgente insieme. È necessario rileggere la Familiaris consortio: studiarla, divulgarla, analizzarla. Sono state tante le idee, le diagnosi e le proposte scaturite dagli interventi di esperti e dalle due tavole rotonde, organizzate nei pomeriggi di martedì 29 e di mercoledì 30 novembre. 3. La famiglia “via della chiesa” Il cardinale Dionigi Tettamanzi ha presentato una brillante relazione teologica su La famiglia comunità salvata e comunità salvante per la nuova evangelizzazione. La Familiaris consortio ha una valenza profetica perché ha considerato la famiglia come “via della chiesa”. Che cosa significa “via della chiesa?”. Significa che l’uomo è il termine vivo della 2 missione di salvezza che alla chiesa è stata affidata da Gesù Cristo e che essa, sospinta dal vento e dal fuoco dello Spirito del Signore, cerca l’incontro con l’uomo, con questo uomo. La famiglia è “via della chiesa” perché è lo spazio umano dell’incontro di Cristo e con Cristo: di Cristo che incontra la famiglia, della famiglia che s’incontra con Cristo. Ne deriva che questa via, da un lato, è percorsa in modo preveniente da Cristo nel suo incontrarsi salvifico con la famiglia e, dall’altro lato, è percorsa conseguentemente dalla famiglia nel suo aprirsi all’incontro di salvezza con il Signore Gesù. Il termine “incontro” – così come altri termini simili e affini, quali “dialogo”, “comunione”, “condivisione”, “unità” – favorisce una riflessione profondamente personalistica e, insieme, cristologica e antropologica, della famiglia cristiana nel suo volto di comunità salvata e salvante, in specie nella sua missione evangelizzatrice. Il cardinale Tettamanzi ha evidenziato il fondamento sacramentale della missione ecclesiale della famiglia: gli sposi sono il richiamo permanente per la chiesa di ciò che è accaduto sulla croce. Sono l’uno per l’altra e, per i figli, testimoni della salvezza, di cui il sacramento li rende partecipi. Occorre rileggere il sacramento del matrimonio come “incontro” e “ dialogo”, “presenza” e “comunione” vivi e personali tra il Signore Gesù e la coppia cristiana. La famiglia ha, per sua natura, una struttura ontologica ecclesiale. Il proprium coniugale-familiare dell’evangelizzazione è nell’intima comunità di vita e di amore tra i coniugi. 4. I cambiamenti e le sfide della famiglia nel mondo Il professore Michael Waldstein dell’Università Ave Maria (Florida) si è soffermato sui cambiamenti culturali e sociali che investono la famiglia a partire dalla lectio magistralis di Benedetto XVI a Regensburg e dalla lettera enciclica Spe salvi. Dopo essersi dilungato sul termine consortio, Waldstein ha posto in evidenza la radice trinitaria della comunione familiare e del bene coniugale. La famiglia, come d’altronde il popolo santo di Dio, è oriens ex alto: trae la sua origine e la forza di vivere dall’amore comunionale delle eterne relazioni intra-divine. 4.1. Guardando l’Europa La dottoressa Anna Záborska è intervenuta su Famiglia soggetto sociale nella Familiaris consortio e di fronte alle sfide sociali e politiche di oggi: diritti individuali delle persone e diritti della famiglia. Nel 2014, sarà celebrato l’anno internazionale della famiglia. È necessario riflettere sulla partecipazione concreta delle organizzazioni internazionali a supporto della famiglia. Dal n. 42 al n. 47 di FC si parla del ruolo sociale della famiglia quale cellula vitale per la società. Il n. 47 ha un forte rilievo pedagogico e sottolinea due aspetti del ruolo sociale della famiglia nello spazio pubblico: la vita della coppia e della cellula familiare. La testimonianza pubblica della vita in famiglia modella la società e influenza il processo decisionale. Il n. 46 ha delle ripercussioni immediate. La famiglia contiene un ingaggio politico perché orienta e influenza le decisioni pubbliche. Il n. 46 della FC è dedicato alla Carta dei diritti della famiglia che comprende quattordici punti. Non esiste una politica familiare europea ma ci sono domande che permettono di evidenziare il ruolo della famiglia nella vita politica e sociale d’oggi. Considerando l’esperienza sociale, giuridica e politica dei Paesi dell’Unione Europea, sembra che non ci 3 sia molto spazio per la famiglia. Si assiste a un dialogo tra sordi. C’è molta differenza tra le ambizioni politiche europee e il vissuto quotidiano per ciò che concerne la politica familiare. Ci sono tre difficoltà vissute a livello europeo: l’assenza di una definizione della famiglia e del matrimonio; la percezione della famiglia in un contesto più ampio di quello economico o semplicemente politico o sociale; l’assenza di competenze specifiche per la famiglia. L’Unione Europea non ha dato una definizione della famiglia né del matrimonio. La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite, nell’articolo 16, afferma che un uomo e una donna hanno diritto di sposarsi e che la famiglia è l’elemento naturale e fondamentale della società e ha diritto alla protezione da parte della società e dello Stato. La Convenzione europea dei diritti dell’uomo del Consiglio dell’Europa definisce, nell’articolo 12, il diritto per l’uomo e la donna di sposarsi e di fondare una famiglia. Questo diritto è stato esteso anche al matrimonio tra persone omosessuali. La Corte d’Europa dei diritti dell’uomo del Consiglio di Strasburgo giustifica questa posizione affermando che l’articolo 12 s’applicava unicamente ai matrimoni tradizionali e che è necessario adattarsi ai nuovi casi e ai cambiamenti culturali, sociali e politici in atto. Intanto, l’Unione Europea non ha una definizione propria e precisa della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea enuncia semplicemente, nell’articolo 9, che il diritto di sposarsi e il diritto di fondare una famiglia sono garantiti secondo le leggi nazionali. L’Unione Europea non fa riferimento all’uomo e alla donna. L’assenza di definizione della famiglia e del matrimonio ha facilitato nell’Unione Europea la possibilità d’instaurare tacitamente una concorrenza sublime tra la vita familiare e i bisogni del mercato del lavoro. Nei trattati dell’Unione Europea, e in molte costituzioni nazionali, la persona umana è riconosciuta come lavoratore e come cittadino. I vocaboli: “padre di famiglia” e “madre di famiglia” sono scomparsi. Secondo la logica economica, ogni cittadino all’età della procreazione deve essere integrato nel mercato del lavoro. Di conseguenza, le istituzioni nazionali ed europee non possono non concepire la persona umana in termini di “lavoratore”. Sappiamo benissimo che le persone fondano il loro desiderio di essere una famiglia sull’amore e non sul denaro o sul profitto. Le persone non s’identificano semplicemente per il lavoro che svolgono o per il profitto. La vita familiare si basa su altre cose: l’amore, la cura, l’intimità, la confidenza… Le scelte politiche di ogni Stato devono adeguarsi alle esigenze della famiglia. Diversamente, la famiglia sarà sempre più de-valorizzata. Tacitamente, molte scelte politiche dell’Europa creano una concorrenza sublime e dei forti conflitti tra il lavoro e il ruolo sociale e politico della famiglia. Non mancano, comunque, in diversi Stati europei a ispirazione cattolica, iniziative concrete per testimoniare che la famiglia è fondata sul matrimonio ed è alla base dello sviluppo della nostra società. Occorre evidenziare con maggior forza ciò che la politica può fare per la famiglia, soprattutto per i diritti dei fanciulli. La politica deve agire per creare armonia tra vita familiare e vita professionale. La politica deve incoraggiare i giovani a formare nuove famiglie nonostante le difficoltà economiche sperimentate nella vita di ogni giorno. Anche se tacitamente, le istituzioni internazionali e nazionali accettano il declino della famiglia e favoriscono una politica di mercato per l’approccio ai diritti stessi della famiglia. Nella tavola rotonda di mercoledì pomeriggio 30 novembre, il professore Rafael Navarro-Valls si è soffermato sulla condizione delle famiglie in Europa. Il matrimonio si sta trasformando in un’istituzione anomala e sta perdendo la sua efficacia giuridica per il riconoscimento delle unioni di fatto. La convivenza non matrimoniale è molto sviluppata 4 nell’Europa del Nord e si esprime soprattutto come orientamento assistenziale che può avvenire tra persone dello stesso sesso e anche tra parenti. Il numero dei matrimoni in Europa è diminuito del 24%, anche se la popolazione è aumentata. Il tasso di nuzialità è del 4,87% in Europa. In Spagna, questo è un dato particolarmente sensibile: il tasso scende al 3%. Il fenomeno della medicalizzazione della sessualità (contraccezione) ha provocato l’aumento della denatalità in Europa e la diminuzione della nuzialità. Nel 2008 sono state registrate circa 5,3 milioni di nascite. Nello stesso anno, nell’Unione Europea, sono nati meno bambini (per uno scarto di ottocentomila nascituri) rispetto al 1982: la riduzione è del 12,5% circa. Per ogni donna, ci sono 1,8 figli in Europa. La media era di circa di 2,1 figli per donna. L’Europa è sotto lo standard nord-americano che è di 2,10 figli per coppia. Ci sono problemi critici di denatalità in Italia, in Polonia, in Romania. In Spagna, la situazione è particolare. Il tasso di natalità per donna è di 1,32. Sono due gli effetti negativi: l’esplosione post-adolescenziale e il processo di produzione di diritti puerocentrici. La brusca riduzione della natalità ha provocato un processo di super protezione della prole. Tale processo spesso è negativo: l’attenzione eccessiva al bambino rende l’infante immaturo e insicuro e lo fa crescere come se fosse onnipotente. Nella fase dell’adolescenza, poi, ci si rende conto che la realtà non è questa. Tale squilibrio può portare una forte attrazione verso gli stimoli esterni: tossicodipendenza, disagi, alienazione… Ultimamente, la commissione europea ha proposto una serie di misure per la protezione dei bambini. Molte istituzioni europee hanno contributo negativamente al consolidamento di atteggiamenti e di stili di vita familiari impropri più che collaborare per la difesa dei diritti della famiglia fondata sull’amore coniugale tra un uomo e una donna. C’è una forza distruttrice che oggi corrode il mondo e che si fa chiamare “diritto”. 4.2. La situazione della famiglia nelle Americhe Il professore Timothy O’Donnell (Usa) ha presentato la condizione della famiglia nell’America del Nord. L’esperienza del divorzio è collocata allo stesso livello degli eventi tragici che hanno colpito gli Usa: il crollo delle torri gemelle, l’assassinio di J.F. Kennedy, Pearl Harbor… Ci sono ferite molto aperte che toccano la famiglia nella vita pubblica dei Paesi americani. Non è facile difendere il matrimonio tradizionale negli Usa. Il sindaco di New York ha fatto appena approvare una legge per il riconoscimento dei matrimoni tra omosessuali. La stessa procedura è stata avviata in California. Ci sono delle forze potenti negli Usa che cercano di distruggere la giusta comprensione del matrimonio e della famiglia in senso cristiano. C’è anche il femminismo militante che nega qualsiasi vera differenza tra uomo e donna e fa uso estremo di pornografia e strumentalizza la sessualità matrimoniale. La manipolazione genetica è molto diffusa negli Usa: ben mezzo milione di embrioni è congelato nei laboratori scientifici. Negli Usa sono importati ovuli dall’India per la fecondazione in vitro. Se è vero che il futuro dell’umanità passa per la famiglia e che questa è il pilastro della comunità, allora la società capitalista dell’Occidente inizia a crollare. In gioco c’è il significato della natura dell’essere umano e dell’amore come fonte di relazione. Di là di queste ombre, ci sono situazioni di speranza, cioè delle luci. Nella società laica e laicista molti stanno incominciando a interrogarsi sulla funzione della famiglia e sul valore del matrimonio omosessuale. In ben trentuno Stati degli Usa, il matrimonio omosessuale non è stato approvato. Ciò significa che la concezione cristiana della famiglia e del matrimonio ha ancora molto da dire all’uomo post-moderno. Non bisogna dimenticare che il matrimonio ha un forte impatto sui figli e che non si divorzia mai 5 da essi. Si nota, da alcune statistiche, che quattro su dieci figli di coppie separate si allontanano da casa. L’esposizione dei figli di coppie separate alla microcriminalità è più frequente che nei figli di coppie non separate. Si avverte l’assenza dei padri dalle famiglie e una certa confusione a proposito del loro ruolo all’interno del consorzio familiare. Il fallimento della guida maschile nella famiglia non solo colpisce l’identità maschile ma anche quella femminile, alimentando sintomi di ansia, d’insicurezza, di fragilità e disturbi di relazione e d’identità negli adolescenti. Occorre formare i giovani al significato della virtù, del sacrificio, della responsabilità di guida, della famiglia come chiesa domestica. C’è bisogno di educare i figli anche al senso della responsabilità familiare e spirituale all’interno della propria famiglia. L’importanza della presenza del padre nel nucleo familiare è ancora sottovalutata dalla politica e dalla società: non si può ridurre tale presenza semplicemente alla donazione anonima del proprio seme. I figli nati da una transazione solamente genetica vivono grossi disagi a livello emotivo e affettivo: hanno sublimato le loro radici biologiche e sono alla ricerca del vero padre. Essi rivendicano il diritto di conoscere chi sono i loro veri genitori. L’esaltazione dell’eros e dell’amore omosessuale è all’ordine del giorno negli Usa. Il 57% delle coppie omosessuali ha rapporti fuori dalla propria unione: la ricerca del piacere è fine a se stessa e in alcuni casi diventa una vera e propria ideologia. La sfida per i cristiani, in Usa, è quella di essere testimoni della santità e della bellezza della vita matrimoniale, rinunciando al divorzio e alle facili separazioni di fatto e per i fidanzati adottare uno stile di convivenza prematrimoniale. Abbiamo dimenticato qual è il fine del matrimonio tra un uomo e una donna: il bene dei coniugi e il dono della vita. La crisi di fede è diventata una crisi di ragione: da qui l’uso distorto della sessualità e della fecondità. Dobbiamo annunciare la bellezza della paternità e della maternità secondo il progetto di Dio, denunciando ogni forma distorta e malata della contraccezione e della stessa fecondazione. Occorre una nuova evangelizzazione del cuore che parla al cuore: le decisioni morali non possono essere considerate solo per il consenso comune, bensì per il loro valore morale e per il richiamo alla legge divina. Il professore Pedro Morandé, dottore in sociologia (Cile), ha offerto un’analisi lucida sulla condizione della famiglia in America Latina. Pur considerando la diversità dei Paesi dell’America Latina, è possibile riconoscere una tendenza comune circa la condizione della famiglia. Ciò riguarda anzitutto il contesto socio-politico: ci sono grandi cambiamenti nell’America Latina. Dopo la crisi economica, che ha avuto luogo negli anni Ottanta del secolo scorso, i Paesi dell’America Latina si sono adattati al processo di globalizzazione, aprendosi alla privatizzazione, ai finanziamenti esteri, alle logiche di mercato a volte selvagge. Molte famiglie si sono fortemente impoverite, scendendo sotto il livello minimo di povertà. Non tutti i Paesi hanno usato comuni strategie per la ripresa dell’economia. Le politiche tendevano a migliorare la condizione sanitaria, a combattere la disoccupazione, a controllare la mano d’opera, a estendere l’educazione a vari livelli. Lo sforzo non è sufficiente. Ci sono situazioni di disuguaglianza: la globalizzazione ha determinato la concentrazione di grandi ricchezze in poche mani. Ci sono investimenti insufficienti degli Stati per la popolazione: non sono stati tesi a un vero sviluppo sociale. Non sarà facile cancellare il debito pubblico nonostante l’aumento degli investimenti e della produttività. Il maggior flusso monetario ha comportato un aumento del traffico di droghe e di delinquenza. In molti Paesi latino-americani, ciò ha costituito un vero e proprio flagello. Si è sviluppato anche il gioco d’azzardo. La crescita del settore dei servizi ha comportato un 6 fortissimo sviluppo urbano concentrato soprattutto in alcune città, emarginando, di conseguenza, sempre di più, le periferie. Altra condizione importante per comprendere la situazione concreta delle famiglie in America Latina è quella demografica. La denatalità è in aumento: la sessualità e la riproduzione sono monopolio esclusivo delle donne che non si confrontano con i partner. La maternità e il matrimonio sono sempre più posticipati. Il numero medio di figli per famiglia è diminuito. Spesso convivono, nelle famiglie, ben quattro generazioni: aumenta, così, la distanza tra nipoti e nonni. È aumentato il numero di famiglie allargate e il numero di figli provenienti da persone celibi. La famiglia è diventata meno omogenea ed è poco regolamentata. Ciò ha determinato la perdita del rilievo sociale e politico della famiglia tradizionale. La convivenza prematrimoniale è sempre più frequente come anche l’esercizio dell’attività sessuale prematrimoniale. Avviene anche frequentemente che, le adolescenti, che desiderano avere dei figli, possono farlo liberamente e poi iniziare nuove convivenze. È il tentativo di ottenere un riconoscimento sociale come madre. Molte unioni matrimoniali, non riconosciute in passato come convivenze, oggi ottengono riconoscimento giuridico. Le famiglie allargate sono sempre più presenti nella regione. Il riconoscimento pubblico è diventato la constatazione di una convivenza di fatto. In molti Paesi c’è una grande pressione affinché si riconoscano le coppie di fatto e quelle omosessuali. Ci si appella alla tesi della non discriminazione per l’orientamento sessuale (il fattore Gender). L’ingresso della donna nel mondo lavorativo, in America Latina, ha visto il riconoscimento pubblico dei suoi diritti ma anche una certa autonomia nella gestione dei figli e dell’ottica famigliare. L’inserimento della donna nel mercato del lavoro varia enormemente nei diversi settori sociali e presenta conseguenze anche negative come, ad esempio, l’aumento delle famiglie monogenitoriali, delle separazioni, delle unioni di fatto, della denatalità, lo sfruttamento lavorativo delle donne (sottopagate) rispetto agli uomini… Ci sono anche cambiamenti culturali in America Latina che incidono sulla condizione delle famiglie. Tuttavia, il significato culturale dei cambiamenti in ambito familiare è diverso: non si parla di emancipazione o di autonomia dai valori della famiglia. La famiglia resta una realtà importante in America Latina: è il luogo dell’apprendimento dell’amore e della solidarietà. Ciò fa ben sperare in una nuova funzione della famiglia come soggetto d’amore e di evangelizzazione ma altresì politico. 4.3. La famiglia in Asia La condizione della famiglia in Asia è stata presentata, se pur a grandi linee – per la vastità di questo continente e l’eterogeneità culturale, religiosa e socio-politica dei Paesi asiatici –, dall’arcivescovo Socrates B. Villegas. Si è constato che le culture e le religioni dell’Asia influenzano il concetto di famiglia in tale continente. Confucianesimo, islam, hindu, buddismo e cristianesimo intervengono fortemente nel processo formativo delle famiglie con i propri valori religiosi e le stesse dottrine di fede. Tra le luci, si è notato che la famiglia asiatica è, tradizionalmente, monogama, patrilineare e patriarcale. Per tradizione, in Asia, un marito ha una sola moglie. L’autorità paterna gioca un ruolo fondante nell’educazione della prole all’interno della famiglia e della stessa società. È importante sottolineare la specificità della relazione che coinvolge il padre e il figlio dalla caratteristica propria della relazione tra madre e figlio. L’aspetto emozionale, affettivo e spirituale di queste due relazioni è tenuto in profonda considerazione all’interno di tutte le famiglie per 7 lo stesso processo educativo. Il divorzio, per le coppie asiatiche, è sempre considerato come un grande fallimento e non quale emancipazione dal proprio partner. L’Asia è un continente dove la ricerca genuina di Dio e la pratica sincera della spiritualità costituiscono un dato proprio della popolazione. L’unione di coppie omosessuali è considerata, nella cultura asiatica, un vero abominio. Tra le ombre, si è notato che in Asia sta prendendo piede l’accoglienza del materialismo e di una visione della felicità e della gioia che si allontana dall’ottica del Vangelo. Occorre formare le famiglie cristiane dell’Asia a riscoprire la bellezza del Vangelo e la fiducia nella provvidenza di Dio, soprattutto quando si vivono condizioni estreme di povertà e di emarginazione. La chiesa in Asia è in forte crescita e questo è un motivo di grande speranza per le stesse famiglie. 4.4. La famiglia in Medio Oriente L’attenzione alla famiglia in Medio Oriente è stata posta dal reverendo Youakim Chihane che si è soffermato soprattutto sulla condizione della famiglia cristiana in Libano. È chiaro che la famiglia, in Medio Oriente, di là delle divergenze religiose tra ebraismo, cristianesimo e islam, è essenzialmente basata sul sistema patriarcale e sull’unione dell’uomo e della donna, lasciando poco margine alle unioni di fatto e alle coppie omosessuali. Svolge un ruolo di rilievo il capo famiglia sia all’interno sia nei rapporti sociali esterni. Il capo famiglia assume una concreta e seria responsabilità nei confronti della moglie, dei figli, dell’intera famiglia, assicurando una stabilità affettiva, sociale e materiale alla sua donna e ai suoi figli. Alcuni aspetti della natura dei rapporti interfamigliari sono oggi messi in discussione, soprattutto quando si tratta di rivendicare i diritti della donna, lo stesso diritto alla libertà religiosa e l’inserimento della donna nel mondo del lavoro. La mentalità patriarcale ha causato spesso delle ingiustizie alla donna. Si possono elencare alcune sfide che la famiglia cristiana in Medio Oriente deve affrontare. Anzitutto, sfide di ordine culturale e religioso, come ad esempio, i matrimoni misti tra cristiani e musulmani: una donna musulmana non può sposare un uomo di fede cristiana. Di grande rilievo è il fenomeno dell’emigrazione interna ed esterna ai Paesi del Medio Oriente: le famiglie si trovano a fare continuamente nuove scelte e a confrontarsi con tradizioni, culture e stili di vita che sono in contrasto con il Vangelo e i valori della fede. Ci sono anche confusioni circa il vissuto sociale e politico nel momento in cui molte famiglie si trasferiscono nei Paesi occidentali. Il materialismo, il relativismo e l’edonismo, come altresì il consumismo, intaccano le famiglie medio-orientali dall’interno. L’emergere della tendenza materialista nel vissuto familiare costituisce un’altra grande sfida. Da non dimenticare le sfide di ordine sociale e politico: il modello patriarcale è al tramonto. I cambiamenti culturali ed economici hanno contribuito alla trasformazione del modello familiare. La grande famiglia è divenuta nucleare, composta unicamente da una coppia e da due figli. La donna si trova impegnata in nuove sfide di ordine economico e lavorativo. La chiesa deve accompagnare le famiglie del Medio Oriente al cambiamento, puntando molto sulla fedeltà ai valori del cristianesimo. Ci sono poi da considerare le sfide di ordine morale: il pluralismo culturale e la mondializzazione, le deviazioni morali, il concetto errato di libertà (come emancipazione), il relativismo. Tra le sfide antropologiche sono segnalate: l’eclissi del senso dell’uomo, l’attentato alla dignità delle persone diversamente abili, lo smembramento della famiglia. Le sfide legislative riguardano soprattutto i matrimoni misti e il rispetto della coppia (la pari dignità tra uomo e donna). Comunque, in Medio Oriente, la famiglia resta ancora la prima 8 educatrice ai valori dell’amore e della vita. Manca ancora una pastorale familiare integrata da parte della chiesa e dello Stato. 4.5. Uno sguardo sulla famiglia in Africa La dottoressa Germina N. Ssemogerere ha presentato un’articolata relazione sulla condizione della famiglia in Africa, ponendo particolare attenzione al vissuto familiare in Uganda. Un dato di fatto: la famiglia cristiana in Africa, come ogni famiglia africana, è basata sul matrimonio tra uomo e donna. I matrimoni tra persone dello stesso sesso non sono assolutamente compendiati né tutelati. Vi è una sostanziale convergenza tra i principi cristiani della famiglia e i valori tradizionali africani. La presenza dell’islam in Africa favorisce, in alcune zone del continente, la pratica della poligamia. Gli elementi essenziali del matrimonio cristiano sono ritenuti importanti anche nelle tribù più tradizionali: libertà di scelta, fedeltà e indissolubilità, accoglienza dei bambini, educazione della prole. Le sfide più urgenti per le famiglie cristiane in Africa riguardano la povertà e l’infiltrazione di atteggiamenti culturali e morali in contrasto con la visione cristiana del matrimonio, come ad esempio la promiscuità, la pratica dell’aborto e della prostituzione, la trasmissione di malattie virali per rapporti occasionali ed extraconiugali, il secolarismo. Ci sono movimenti interni ai Paesi africani che spingono alla legalizzazione dell’omosessualità per aderire a progetti e fondi economici internazionali offerti da associazioni mondiali che sostengono il processo di emancipazione sessuale in Africa. Le comunità cristiane, in Africa, devono lavorare molto di più per formare le nuove generazione al rispetto della dignità della donna, della vita nascente, come pure al recupero del valore della verginità matrimoniale, della solidarietà. 4.6. La difficile situazione in Oceania Kevin Andrews ha affermato che la ricezione della Familiaris consortio in Oceania è abbastanza complessa. Anzitutto occorre notare il profondo cambiamento del vissuto familiare tuttora in atto. Alcuni dati statistici sono allarmanti: la gente si sposa di meno; le coppie che accedono al sacramento del matrimonio sono più grandi di età; sono in aumento i divorzi; il numero dei nascituri è in calo; aumentano i matrimoni tra persone separate; diminuisce il tempo che i genitori trascorrono in famiglia con i loro figli; aumentano le famiglie mono-nucleari; si è affermato un forte movimento per l’emancipazione della donna e la promozione del matrimonio tra coppie omosessuali. Molto si deve al lavoro di catechesi e di evangelizzazione delle Chiese locali e delle agenzie familiari, come anche all’impegno dei missionari e delle numerose comunità religiose. Certamente, l’etica cristiana e la prassi dell’agire cristiano in Australia risentono della presenza della cultura indigena e delle diverse fedi. Attualmente, in Australia, i cattolici sono il 30% della popolazione. Una delle istituzioni più importanti che in Australia ha contribuito a una profonda riflessione sulla famiglia è il campus di Melbourne dedicato allo studio della famiglia (John Paul II Institute). 5. Verso Milano 2012 9 La breve e terza sessione della plenaria si è conclusa con la presentazione del programma per il settimo incontro mondiale delle famiglie che si svolgerà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno del 2012. I temi del lavoro, della festa e della tradizione permetteranno di approfondire ancora di più il ruolo della famiglia come soggetto d’amore e di evangelizzazione e quale via della chiesa e dell’uomo. Il senso e la portata delle tre giornate di studio e di programmazione promosse a Roma dal Pontificio Consiglio per la Famiglia, possono essere riassunti nello slogan richiamato da p. Gianfranco Grieco, capo ufficio di tale Dicastero: “Non c’è nuova evangelizzazione senza la famiglia” che deve tornare ad essere il luogo della crescita dell’amore, della donazione, del confronto. La famiglia deve essere l’esegesi vivente dei cristiani del terzo millennio. Occorre fare opinione e cultura della famiglia e sulla famiglia. 6. Il discorso di Benedetto XVI Benedetto XVI, nel messaggio rivolto ai membri del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ricevuti nella Sala Clementina la mattina del primo dicembre, ha affermato che la nuova evangelizzazione dipende in gran parte dalla chiesa domestica. «Nel nostro tempo, come già in epoche passate, l’eclissi di Dio, la diffusione d’ideologie contrarie alla famiglia e il degrado dell’etica sessuale appaiono collegati tra loro. E come sono in relazione l’eclissi di Dio e la crisi della famiglia, così la nuova evangelizzazione è inseparabile dalla famiglia cristiana. La famiglia è, infatti, la via della chiesa perché è “spazio umano” dell’incontro con Cristo. I coniugi, non solo ricevono l’amore di Cristo, diventando comunità salvata, ma sono anche chiamati a trasmettere ai fratelli il medesimo amore di Cristo, diventando comunità salvante. La famiglia fondata sul sacramento del matrimonio è attuazione particolare della chiesa, comunità salvata e salvante, evangelizzata ed evangelizzante. Come la Chiesa, essa è chiamata ad accogliere, irradiare e manifestare nel mondo l’amore e la presenza di Cristo. L’accoglienza e la trasmissione dell’amore divino si attuano nella dedizione reciproca dei coniugi, nella procreazione generosa e responsabile, nella cura e nell’educazione dei figli, nel lavoro e nelle relazioni sociali, nell’attenzione ai bisognosi, nella partecipazione alle attività ecclesiali, nell’impegno civile. La famiglia cristiana, nella misura in cui, attraverso un cammino di conversione permanente sostenuto dalla grazia di Dio, riesce a vivere l’amore come comunione e servizio, come dono reciproco e apertura verso tutti, riflette nel mondo lo splendore di Cristo e la bellezza della Trinità divina. Sant’Agostino ha una celebre frase: “immo vero vides Trinitatem, si caritatem vides”, “Ebbene, sì, tu vedi la Trinità, se vedi la carità” (De Trinitate, VIII,8). E la famiglia è uno dei luoghi fondamentali in cui si vive e si educa all’amore, alla carità» (BENEDETTO XVI, Discorso [1-12-2011]). Ricollegandosi all’omelia tenuta in occasione del Congresso eucaristico di Ancona dell’11 settembre 2011, papa Benedetto ha ricordato che la famiglia è ricchezza per gli sposi, bene insostituibile per i figli, fondamento indispensabile della società, comunità vitale per il cammino della chiesa. In virtù di ciò, la famiglia è luogo privilegiato di educazione umana e cristiana e rimane, per questa finalità, la migliore alleata del ministero sacerdotale. Nessuna vocazione è una questione privata, tanto meno quella al matrimonio, perché il suo orizzonte è la chiesa intera. 10 7. Fare tesoro del passato per costruire il futuro La rilettura della Familiaris cosortio trent’anni dopo e l’analisi delle migliaia e migliaia di iniziative teologiche, ecclesiologiche, pastorali, sociali e culturali promosse dal Dicastero in questi trent’anni in ogni parte del mondo, non solo hanno permesso di conoscere approfonditamente il passato – è la fase della recezione –, ma altresì di guardare ai nuovi impegni futuri che troveranno, nel VII incontro mondiale delle famiglie a Milano, un nuovo punto di arrivo, ma nel contempo anche un “nuovo inizio” – è la profezia – per il bene della famiglia nel mondo. [Edoardo Scognamiglio] 11