a 15 edizione OSSERVATORIO BUSINESS TRAVEL 2016 Sponsor ufficiali TM Con il supporto di Viaggi, fatturato e soddisfazione dei clienti del turismo d’affari italiano nel 2015 TURISMO d’AFFARI EXECUTIVE SUMMARY Un anno in crescita Trasferte di lavoro in aumento oltre il 3% e spesa a + 2% contraddistinguono un 2015 a segno positivo per i viaggi d’affari delle aziende italiane. Gli ottimisti prevalgono nelle previsioni del prossimo anno Un’economia finalmente in crescita sia a livello internazionale sia in Italia segna un anno positivo anche in tutti i segmenti del business travel in Italia. Sono confortanti a questo proposito i dati della quindicesima edizione dell’Osservatorio Business Travel, che la rivista Turismo d’Affari ha presentato in occasione della Bit (Borsa Internazionale del Turismo) di Milano. La ricerca, che analizza il mercato del turismo d’affari in Italia nel 2015, è condotta dal professor Andrea Guizzardi e realizzata con il supporto scientifico e tecnico della Scuola Superiore di Scienze Turistiche e il patrocinio del Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università di Bologna. Sponsor ufficiali sono HRG Italia, HRS - Hotel Reservation Service e Vueling con il supporto di AirPlus International Italia. In linea con i mercati europeo e nazionale, i viaggi d’affari delle imprese italiane sono cresciuti nel 2015 del 3,3% rispetto al 2014 raggiungendo quota 31,8 milioni. Confermato l’andamento positivo iniziato nel 2014, l’incremento riguarda tutti i segmenti, compreso quello intercontinentale che, pur registrando la performance peggiore (+1,7%) a causa dell’indebolimento della domanda dei Paesi emergenti e dell’aumentato livello di rischio in diverse aree, è sostenuto dalla crescita degli investimenti diretti esteri delle aziende italiane. L’escursionismo d’affari in aumento del 4,5% influisce negativamente sulla durata media dei viaggi con l’aumento dei pernottamenti che si ferma al 2%. Nel 2015 la spesa per i viaggi d’affari sale a 19,5 miliardi di euro (+2%). Molto differenti le dinamiche sui segmenti nazionale (+ 3,3%) e internazionale (+1,2%) soprattutto a causa dei prezzi dei servizi travel, in diminuzione sul mercato internazionale, mentre in Italia il crollo del costo dei carburanti è stato in parte bilanciato da importanti aumenti nel costo dei passaggi aerei e degli hotel. Anche il 2016 sarà un anno a segno più secondo i travel manager, con una previsione positiva per il terzo anno consecutivo. «Gli ottimisti prevalgono soprattutto nel terziario a causa della maggiore esposizione delle nostre imprese industriali al rallentamento delle economie emergenti – spiega Andrea Guizzardi –, a crescere saranno soprattutto spesa e trasferte sui mercati core per il terziario ovvero i segmenti nazionale ed europeo. Nel complesso le valutazioni dei travel manager intervistati sono compatibili con un aumento della spesa, in termini nominali, tra 2,5 e 4,5%. La proiezione sconta le positive prospettive di crescita per l’economia nazionale, la rivalutazione del dollaro ma prezzi del petrolio stabili. Rimane comunque una grande incertezza legata alle prospettive di crescita economica nei Paesi emergenti, in primis la Cina». II OSSERVATORIO BUSINESS TRAVEL 15A EDIZIONE Il mercato italiano dei viaggi d’affari nel segmento corporate 1) Misura e analisi del turismo d’affari III 2) Dimensione del mercato: i volumi III 2.1 Il quadro macroeconomico 2.2 l viaggi d’affari III V 3) La durata dei viaggi d’affari VII 4) Il mezzo di trasporto 5) La motivazione del viaggio d’affari VIII X 6) Dimensione del mercato: i valori XI 6.1 Le previsioni di spesa (un altro anno di crescita!) XIV Appendice (note metodologiche) XV Il mercato italiano dei viaggi d’affari nel segmento corporate 1) MISURA E ANALISI DEL TURISMO D’AFFARI L’Osservatorio Business Travel Italia (Obt) ha concluso la sua quindicesima edizione. In questo rapporto è contenuta la sintesi dei risultati e il confronto con i dati rilevati negli anni passati. Promosso dalla rivista Turismo d’Affari, l’osservatorio ha il supporto scientifico e tecnico della Scuola Superiore di Scienze Turistiche e il patrocinio del Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università di Bologna. L’indagine si è svolta in una singola tornata tra novembre e dicembre 2015 intervistando direttamente i responsabili della gestione dei viaggi di un campione di imprese stratificato per dimensione e settore produttivo. L’indagine ha riguardato imprese con almeno 10 addetti; l’osservatorio non comprende i viaggi degli occupati nella pubblica amministrazione e nell’agricoltura. L’intervista all’azienda, rispetto all’intervista alle famiglie o ai viaggiatori con cui attualmente sono raccolte le informazioni ufficiali sul turismo d’affari, oltre a essere da un punto di vista teorico più appropriato (è l’azienda che compra i viaggi1), permette di approfondire aspetti altrimenti non rilevabili quali: l’“escursionismo” d’affari, le aspettative sulle dinamiche future della domanda, le strategie con cui è gestito l’impiego di questo input intermedio e le valutazioni di chi - nelle imprese - acquista i servizi. Il particolare punto di vista adottato in questa indagine permette, quindi, sia analisi di tipo “macroeconomico” sull’intero sistema sia analisi di tipo “aziendale” sugli stili di gestione e le preferenze di acquisto. I risultati ottenuti possono così essere usati dai policy maker per valutare la reale dimensione di questo importante mercato, dagli operatori del settore per predisporre un’offerta mirata sulle esigenze dei clienti e dalle stesse imprese che partecipano alla rilevazione per confrontare i propri risultati e/o strategie di gestione. 2) DIMENSIONE DEL MERCATO: I VOLUMI 2.1 IL QUADRO MACROECONOMICO Il 2015 è stato un anno di crescita per l’economia globale e il commercio internazionale. Si è ridotta la forbice nelle dinamiche tra Paesi emergenti e Paesi sviluppati, con i primi frenati dal rallentamento dell’economia cinese. In Europa si è confermata la fase di espansione e anche l’economia italiana è uscita dalla lunga fase recessiva. È tuttavia rimasta forte la propensione a investire all’estero delle multinazionali italiane mentre, sul fronte interno, vi è stato un graduale recupero della propensione alla spesa delle famiglie. Nel prossimo futuro il commercio mondiale è previsto in crescita tendenziale del 4,1%, un valore che sintetizza la debolezza dell’interscambio commerciale dei Paesi emergenti dell’Asia e il ritrovato vigore dell’export delle economie avanzate. In Italia il quadro per il 2016 è positivo: la domanda interna è vista in netta ripresa come anche gli investimenti. Il 2015 è stato un anno positivo per l’economia globale. Secondo l’Fmi , Pil e commercio internazionale hanno fatto registrare incrementi rispettivamente del 3,2% e del 3,3%. Rispetto agli anni più recenti si riduce la differenza tra economie avanzate (+2,0%), in uscita dalla lunga fase recessiva, ed emergenti (+4,0%) frenate dal rallentamento dell’economia cinese e dalle performance particolarmente negative di Brasile e Russia. In Cina la dinamica del Pil (+6,8%) è linea con gli obiettivi definiti dal governo nell’ambito del processo di transizione verso un modello di sviluppo più fondato sui consumi delle famiglie e meno 2 OSSERVATORIO BUSINESS TRAVEL 15A EDIZIONE 1 Per una disamina più approfondita si veda: A. Guizzardi (2003) “Misura ed Analisi dei Viaggi nel Segmento Affari”, in “Il pensiero e la scienza nel turismo italiano” pp. 75-84, ministero delle Attività Produttive, Direzione Generale per il Turismo, Roma 2 World Economic Outlook (2015), proiezioni di ottobre 2015 III 3 Banca D’Italia Bollettino Economico - N. 4/2015, ottobre 2015 (consultabile sul sito bancaitalia.it) 4 Istat, (2015) “Struttura, performance e nuovi investimenti delle multinazionali italiane all’estero”, Statistiche report dic. 2015 Banca D’Italia e Il Sole 24 Ore: “Sondaggio sulle aspettative di inflazione e crescita delle imprese con almeno 50 addetti” Bollettino Economico - N. 4/2015, ottobre 2015 (consultabile sul sito bancaitalia.it) 5 IV su esportazioni e investimenti. Il rallentamento dell’economia cinese ha inciso negativamente sull’attività degli altri Paesi dell’Asia e delle economie esportatrici di materie prime energetiche e industriali, tra cui il Brasile (-3,0%) e la Russia (-3,8%), dove pesano anche le sanzioni economiche imposte dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti. Nei Paesi avanzati il quadro sembra meno incerto. Sul finire d’anno la Fed ha aumentato i tassi di riferimento, certificando la buona salute dell’economia Usa, che cresce del 2,6% su base annua con un contributo positivo di tutte le componenti, ma soprattutto dei consumi delle famiglie. Nell’area dell’euro prosegue la ripresa dell’attività economica (+1,5%) anche se le previsioni non scontano le – incerte – conseguenze della frode Volkswagen. Il rallentamento dei Paesi emergenti e la brusca frenata dei prezzi dei beni energetici e delle materie prime non energetiche contribuiscono a contenere l’inflazione sia nelle economie Avanzate (attorno allo zero nell’area euro) sia in quelle emergenti, con le importanti eccezioni di Russia e Brasile dove i prezzi salgono del 15,7% e 9,5% – rispettivamente – per effetto della debolezza del cambio. La bassa inflazione ha rafforzato l’orientamento “accomodante” nella politica monetaria della Bce, che nel 2015 ha favorito la svalutazione dell’euro rispetto al dollaro (circa il 15% considerando le quotazioni medie annue). Il petrolio, a fine anno, è sceso sotto i 35 dollari al barile, sui minimi del 2015. Nel medio periodo le quotazioni non dovrebbero risalire: la domanda mondiale è infatti sensibilmente inferiore all’offerta di greggio a causa sia della debolezza dell’attività globale sia del ritorno sui mercati internazionali della produzione iraniana. Nel 2016 l’Fmi prevede una crescita dell’economia mondiale del 3,6%, un dato che potrebbe scendere in caso di un marcato rallentamento in Cina. Il commercio mondiale è previsto in crescita tendenziale del 4,1%. Il valore sintetizza la debolezza dell’interscambio commerciale dei Paesi emergenti dell’Asia e il ritrovato vigore dell’export delle economie avanzate. Anche in questo caso, una forte riduzione della dinamica degli investimenti cinesi si ripercuoterebbe negativamente sulle esportazioni di beni capitali di molte economie avanzate. Tra queste la Germania, le cui vendite in Cina comprendono una quota consistente di componenti prodotti in Italia e nel resto dell’Unione europea. In Italia, i principali indicatori confermano la ripresa e l’uscita dell’economia italiana dalla lunga fase recessiva. L’attività economica nel 2015 si stima3 in crescita dello 0,7%, sostenuta dalla domanda interna, in particolare dai consumi delle famiglie nel comparto dei beni durevoli, e dagli investimenti che incidono più direttamente sul potenziale produttivo come macchinari, attrezzature e beni immateriali. Il valore aggiunto è salito nei servizi e nell’industria in senso stretto, tanto che la produzione industriale (nei primi nove mesi del 2015) si è portata sul livello più elevato dall’autunno del 2012; è ancora diminuito il Pil nelle costruzioni e nell’agricoltura. L’andamento delle vendite all’estero è rimasto favorevole nel comparto manifatturiero, beneficiando della crescita delle esportazioni verso tutti i maggiori mercati di sbocco inclusa la Cina. A trainare il comparto l’aumentata competitività degli esportatori italiani – misurata sulla base dei prezzi alla produzione dei beni manufatti – che si è giovata delle dinamiche dell’euro. Anche dal lato dei consumi i primi nove mesi dell’anno mostrano una dinamica positiva. Il rialzo è stato sostenuto soprattutto dalla spesa in beni durevoli e dai servizi. Il reddito disponibile ha segnato un recupero superiore all’1% su base annua mentre il debito delle famiglie italiane – in rapporto al reddito disponibile – continua a mantenersi ben al di sotto di quello medio dell’area dell’euro. L’inflazione è stata di poco superiore allo 0%, condizionata dalla dinamica ancora marcatamente negativa della componente energetica, che ha effetti sui prezzi dei beni industriali. L’inflazione di fondo è invece sostenuta dal recupero della componente dei servizi e dei beni non alimentari destinati al consumo finale. Prosegue la crescita dell’occupazione, già rilevata al termine dell’anno passato. Si tratta di una crescita anche qualitativa, visto che aumenta l’incidenza delle assunzioni a tempo indeterminato mentre si sono ridotte le ore di Cig autorizzata utilizzate dalle aziende. In crescita anche la domanda di lavoro, come segnalato dal numero di posti vacanti. Nei primi otto mesi dell’anno l’andamento delle esportazioni è stato positivo (+0,7%). La vendita di merci è stata trainata dalla robusta espansione di quelle verso i Paesi della Ue; si sono al contrario ridotte le vendite nei mercati extra Ue, risentendo del rallentamento congiunturale nei Paesi produttori di petrolio e nelle altre economie emergenti. Alla crescita delle esportazioni hanno contribuito principalmente le vendite da parte delle imprese operanti nei settori dei prodotti petroliferi raffinati, della chimica farmaceutica e del “made in Italy”. Le importazioni di beni e servizi in volume sono cresciute di circa il 1,8% sospinte dalla componente dei beni (soprattutto macchinari, OSSERVATORIO BUSINESS TRAVEL 15A EDIZIONE attrezzature e mezzi di trasporto). Continua il trend di espansione degli investimenti diretti all’estero. Secondo Istat4, nel biennio 2014-2015 si conferma la tendenza verso una crescente internazionalizzazione del sistema produttivo italiano. Il 61,4% dei principali gruppi multinazionali italiani attivi nell’industria e il 52,6% di quelli dei servizi hanno dichiarato di aver realizzato o progettato un nuovo investimento di controllo all’estero per il biennio 2014-2015 (+7% rispetto al biennio precedente). Più contenuta, ma sempre in crescita rispetto al biennio precedente, la propensione all’investimento estero dei gruppi multinazionali più piccoli. I nuovi investimenti all’estero sono focalizzati nelle attività core – produzione di beni e servizi – rispetto ad altre funzioni aziendali e risultano localizzati prevalentemente nell’Ue15. Le strategie di internazionalizzazione sono sempre più trainate da fattori diversi dalla riduzione dei costi. L’accesso a nuovi mercati è infatti la principale motivazione per realizzare nuovi investimenti tanto nell’industria quanto nei servizi; seguono l’aumento della qualità, lo sviluppo di nuovi prodotti e minori problemi di regolamentazione. In chiave prospettica, i giudizi sulla situazione economica generale registrano un netto miglioramento per il 20165, insieme con le attese sull’evoluzione della domanda e le valutazioni sulle condizioni per investire. Sull’andamento della domanda estera pesa il recente scandalo Volkswagen le cui conseguenze sulle imprese italiane potrebbero rivelarsi importanti. La Germania, infatti, costituisce il mercato di destinazione di circa il 23% della filiera automotive italiana. 2.2 I VIAGGI D’AFFARI I viaggi d’affari delle imprese italiane crescono del 3,3% grazie a una analoga crescita dei mercati europeo e nazionale. Quest’ultimo conferma i buoni progressi fatti registrare nel 2014, tanto che ora tutti i segmenti del mercato dei viaggi d’affari sono allineati e in crescita. La peggiore performance del segmento intercontinentale (+1,7%) risente dell’indebolimento della domanda dei Paesi emergenti e dell’aumentato livello di rischio in diverse aree del globo, anche se continua a essere sostenuto strutturalmente dalla crescita degli investimenti diretti esteri delle aziende italiane. Sul piano geografico spiccano le performance di Stati Uniti e Brasile, mentre in Europa crescono soprattutto le trasferte verso Germania e Francia. La Cina mostra una crescita importante ma che è ben lontana dai valori a due cifre del recente passato. Il dato potrebbe preannunciare l’inizio di una fase di stasi per le trasferte delle nostre aziende, in coincidenza con l’avviarsi del processo di transizione dell’economia cinese verso un modello più sostenibile. Sul piano settoriale i viaggi dell’industria rimangono stazionari (+0,4%) mentre l’ottima performance del terziario (+4,3%) conferma la crescita registrata nel 2014. Questi ultimi due anni di crescita stabilizzano e rafforzano le prospettive del mercato nazionale dei viaggi d’affari sul medio periodo dopo che tra 2008 e 2013 si era registrata una perdita, cumulata, del 32%. Il mercato dei viaggi d’affari delle imprese italiane è cresciuto di un milione di trasferte arrivando nel 2015 a 31,8 milioni (vedi Tav.1). Tutti i mercati sono in crescita, un dato che conferma le aspettative delle aziende italiane misurate da questo osservatorio l’anno passato. Tav. 1 - Viaggi d’affari per destinazione (valori assoluti x 1000) Totale nazionali In Europa Extraeuropei Totale internazionali Totale Viaggi 2014 21.693 6.922 2.146 9.068 30.760 Viaggi 2015 22.428 7.150 2.183 9.333 31.761 Variazione % ’15/’14 3,4% 3,3% 1,7% 2,9% 3,3% Il +3,3% complessivo riflette sia l’uscita dalla crisi dell’economia italiana sia la robusta espansione degli scambi con i Paesi della Ue. A guidare la crescita è il mercato nazionale (+3,4%) che, per la prima volta nel “dopo-crisi”, mostra una dinamica superiore a quella del mercato internazionale (+2,9%). L’incremento si spiega, dal lato della domanda, con la ripresa del clima di fiducia delle famiglie italiane, del loro reddito disponibile e con una migliore qualità dell’occupazione. Dal lato dell’offerta sono importanti le favorevoli valutazioni delle imprese sulle condizioni per investire e un minore razionamento del credito. Sul mercato internazionale spicca, per il secondo anno consecutivo, la performance del segmento europeo (+3,3%). La minore crescita del segmento intercontinentale (+1,7%) risente dell’indebolimento della domanda dei Paesi emergenti e dell’aumentato livello di rischio in diverse aree del globo. Il trend OSSERVATORIO BUSINESS TRAVEL 15A EDIZIONE V è, però, ancora marcatamente positivo, sostenuto dalla crescita degli investimenti diretti esteri, che si risolvono nell’incremento dei viaggi internazionali per molte attività che prima erano “stanziali di stabilimento” quali l’organizzazione del lavoro, il controllo qualità o, in generale, la supervisione tecnica. In ottica pluriennale (vedi Fig. 1) il dato 2015 conferma l’inversione di tendenza registrata l’anno precedente e certifica quindi l’uscita del mercato dei viaggi d’affari dalla lunga fase recessiva iniziata nel 2008. La dinamica rafforza il trend di lungo periodo che, a dispetto della prolungata congiuntura negativa, è sempre rimasto strutturalmente – e globalmente – in espansione, come confermato da diversi studi6 relativi ai Fig 1 - La dinamica annuale dei viaggi d’affari (2001-2015) principali Paesi avanzati. Si riduce leggermente la forbice tra la dinamica delle trasferte nazionali e internazionali: per la prima volta dal 2009 le prime mostrano tassi di crescita tendenziale superiori a quelli del mercato internazionale. Nel raffronto con i livelli pre-crisi il divario rimane comunque importante. Le performance dei due mercati sono infatti risultate molto differenti: il mercato nazionale ha perso il 14%, quello internazionale ha guadagnato il 7%. L’analisi per destinazioni7 mostra che l’America è il continente dove nel 2015 si è registrata la maggiore espansione dei viaggi internazionali dall’Italia grazie alle performance positive di Usa e Brasile. Al contrario, l’Africa mostra la peggiore performance (-8%). La diffusione del terrorismo jihadista ha determinato un vero e proprio crollo delle trasferte in buona parte dei Paesi mediterranei. Non appare un caso che il Paese più stabile dell’area, l’Egitto, mostra l’unica dinamica positiva. La crescita delle trasferte verso l’Asia (+3%) è penalizzata dalla forte riduzione dei viaggi verso il Giappone (-24%) e dal fatto che il resto del continente – esclusa la Cina - si è fermato a un +2% di crescita. La Cina – che rimane il principale mercato dei nostri viaggi d’affari – mostra una crescita del 6%, lontana dai valori a due cifre del recente passato. Il dato potrebbe preannunciare l’inizio di una fase di stasi per le trasferte delle nostre aziende, in coincidenza con l’avviarsi del processo di transizione dell’economia cinese verso un modello di sviluppo meno dipendente da esportazioni e investimenti e più attento alla sostenibilità. In Europa, grazie al consolidamento della ripresa congiunturale europea, Germania e Francia fanno registrare importanti incrementi, anche se è la Grecia il Paese che mostra la crescita maggiore (+15%) dopo un 2014 in forte contrazione. Le peggiori performance (-12%) si registrano sui mercati dell’Est europeo extra Ue, un dato che risente delle tensioni geopolitiche e delle sanzioni imposte dall’Unione alla Russia. Continua il trend negativo dei viaggi verso la Romania (-5%), dato che riflette la crisi di un’area che nei primi anni del millennio aveva attratto molte aziende italiane. L’analisi settoriale (Tav. 2) evidenzia che la crescita nelle trasferte d’affari è determinata dalla ottima performance del segmento terziario in tutti i segmenti di mercato. Il maggiore differenziale con la manifattura si ha sul segmento nazionale, dove la distribuzione commerciale si è avvantaggiata dei maggiori consumi delle famiglie e i servizi alle imprese hanno beneficiato della ripresa della produzione industriale. Settore produttivo Totale industria Totale terziario Totale industria Totale terziario VI I viaggi nel settore manifatturiero Per il settimo anno consecutivo i viaggi internazionali delle imprese manifatturiere sono aumentati, nel complesso, più di quelli nazionali. Questi (-0,9%) non riflettono a pieno il migliorato quadro economico nazionale a causa Tav. 2 - Viaggi d’affari per destinazione e settore sia della de-industrializzazione e del downsizing del nostro In Italia In Europa Extra-europei Totale tessuto produttivo sia delle Valori assoluti (x 1000) performance negative del set3.250 3.753 1.348 8.351 tore delle costruzioni. 19.178 3.397 835 23.410 Sul mercato internazionale la crescita è abbastanza uniforVariazioni % ’15/’14 me tra segmenti. L’intercon-0,9% 1,7% 2,0% 0,4% tinentale (+2,0%) dopo anni 4,4% 5,1% 1,3% 4,3% in decisa crescita, risente in OSSERVATORIO BUSINESS TRAVEL 15A EDIZIONE negativo del rallentamento della congiuntura nei Paesi emergenti mentre quello europeo accelera grazie alle performance di Francia e Germania. Il trend rimane comunque strutturalmente positivo. I legami tra controllate estere e casa madre sono oggi particolarmente importanti anche nei settori tradizionali del “made in Italy”. Secondo Istat8, la quota di fatturato esportato verso l’Italia dalle controllate italiane delle industrie della “fabbricazione di articoli in pelle” e di quelle “tessili e della confezione di articoli di abbigliamento”, ha raggiunto – rispettivamente – il 40,3% e il 45,2%. I viaggi nel settore terziario L’ottima performance del terziario (+4,3%) è particolarmente rilevante, perché si forma su entrambi i principali mercati di destinazione. Il +5,1% registrato sul segmento europeo è importante sia per l’ordine di grandezza sia perché la crescita conferma quella dell’anno passato e sottolinea la (recente) modificazione nel baricentro geo-economico di diverse aziende italiane dei servizi e della distribuzione. Anche a seguito di sette anni di difficoltà del manifatturiero nazionale, molte aziende del terziario si sono proposte come fornitori per realtà industriali e finanziarie multinazionali. L’integrazione sul mercato europeo permette anche di gestire la distribuzione, la logistica, il marketing o le vendite e i servizi post-vendita di realtà industriali o finanziarie che da più anni hanno acquisito una dimensione europea o mondiale. La forte crescita delle trasferte verso Germania e Francia, non sembra casuale. Di non minore rilievo il +4,4% realizzato sul mercato nazionale, quello dove si origina la maggior parte dei viaggi del comparto. Anche in questo caso si conferma la crescita registrata nel 2014, dopo che tra 2007 e 2013 si erano sempre osservati segni negativi e una perdita cumulata di circa 8 milioni di viaggi (il 32% del mercato). L’importanza di questi due anni di crescita va quindi oltre il dato quantitativo, perché stabilizza e rafforza le prospettive dell’intero mercato nazionale dei viaggi d’affari sul medio periodo. La dinamica positiva capitalizza una performance molto positiva di tutti i comparti. La distribuzione commerciale e i servizi alle persone hanno beneficiato della ripresa dei consumi delle famiglie (soprattutto nel comparto dei beni durevoli), in coincidenza con l’incremento del reddito disponibile e con un calo dei tassi di interesse, che ha fatto scendere la propensione al risparmio sotto il 9%. D’altro canto anche i servizi alle imprese hanno beneficiato della ripresa della produzione industriale. 6 World Tourism and Travel Council. (2015). Travel & tourism economic impact 2015 (nazioni varie). London, UK: World Travel & Tourism Council 7 Banca d’Italia (2015a): “Indagine sul turismo internazionale”. Aggiornamento settembre 2015 8 Istat, (2015) Op. Cit 3) LA DURATA DEI VIAGGI D’AFFARI Nel 2015 la forte crescita dell’escursionismo d’affari (+4,5%) riduce la durata media dei viaggi. La riduzione è nel solco di una dinamica di più lungo periodo sostenuta, dal lato dell’offerta, dalla crescita delle opportunità di trasporto (aereo low cost e alta velocità ferroviaria) e dal lato della domanda dalla convinzione – spesso non suffragata da elementi statistici – di potere ottenere sia risparmi economici sia guadagni di produttività del lavoro organizzando le trasferte in giornata. L’incremento dei pernottamenti si ferma quindi al 2% rispetto al 2014 (1,1 milioni sul mercato nazionale e -0,1 milioni sul mercato internazionale). Il quadro generale è determinato principalmente da quanto avviene nel terziario, dove l’importante progresso delle trasferte senza pernottamenti (+5,4%) si lega alla forte crescita delle trasferte in Italia. Il deciso rialzo nelle trasferte nazionali ha contribuito alla forte crescita dell’escursionismo d’affari registrato nel 2015 (vedi Tav. 3). I viaggi senza pernottamento hanno superato i 12,6 milioni (39,8% del mercato) con una crescita del 4,5%. In un mercato che guadagna oltre il 3% “scendono” i viaggi di durata più lunga (+1%) mentre risulTav. 3 - Viaggi d’affari per durata tano “stazionari” i viaggi con Valori assoluti (x 1000) uno o due pernottamenti, che continuano a rappresentare Nessun Uno o due Più di due Nessun Totale pernott. pernott. pernott. pernott. la parte principale del mercato con una quota del 41,7%. I 12.847 5.817 30.760 39,3% Viaggi 2014 12.096 “tagli” alla durata media delViaggi 2015 12.637 13.249 5.875 31.761 39,8% le trasferte più brevi si sono Variazione % concentrati sulle destinazioni 4,5% 3,1% 1,0% 3,3% ’15/’14 nazionali ed europee, dove OSSERVATORIO BUSINESS TRAVEL 15A EDIZIONE Composizione % Uno o due pernott. Più di due pernott. 41,8% 18,9% 41,7% 18,5% VII sono maggiori le opportunità offerte dal trasporto aereo (anche a basso costo) per raggiungere le principali mete comunitarie dei nostri viaggiatori d’affari (Francia e Germania soprattutto). L’effetto netto – congiunturale – è una riduzione nella Valori assoluti (x1000) Variazione rispetto al 2014 durata del viaggio d’affari Nessun Uno o due Più di due Nessun Uno o due Più di due “medio”, che però è nel solco Totale pernott. pernott. pernott. pernott. pernott. pernott. di una dinamica – strutturale 2.236 3.589 2.527 8.352 1,6% -0,5% 0,8% Industria – iniziata già prima della crisi con la crescita delle opporTerziario 10.401 9.661 3.348 23.410 5,1% 4,5% 1,2% tunità di trasporto aereo low cost (nuovi aeroporti e orari) e rafforzatasi negli anni più recenti grazie alla diffusione capillare dell’alta velocità ferroviaria. La crisi economica e la diffusione delle tariffe scontate hanno poi modificato strutturalmente il mercato anche dal lato della domanda. Oggi le aziende risultano molto determinate nel comprimere la durata del viaggio, nella percezione di potere ottenere sia risparmi economici sia guadagni di produttività del lavoro, spesso senza sapere/potere verificare se la strategia risponde veramente agli obiettivi9. Purtroppo questo comportamento genera un importante fenomeno pro-ciclico che accentua 9 Guizzardi, Stacchini, Ranieri (in l’instabilità del mercato dei viaggi d’affari che, nei momenti di difficoltà, oltre ai viaggi rischia press) “Best buy: what does it means in corportate travel”, Current Issue in di perdere pernottamenti. Va comunque sottolineato che “comprimere” i tempi di trasferta Tourism, Taylor & Francis ed. spesso implica la domanda di servizi ausiliari ad alto contenuto tecnologico, di innovazione e di preparazione del personale. A trasferte più brevi si accompagna quindi, generalmente, la 10 Secondo Uvet-American Express domanda di servizi a maggior valore aggiunto che possono parzialmente compensare la perdita (2015), Business travel survey 2015, nel 3° trimestre 2015 si è assistito di fatturato legata al mancato pernottamento. al sorpasso del treno sull’aereo nella Quanto osservato è compatibile con un incremento del 2% dei pernottamenti rispetto al 2014, tratta Milano-Roma pari a circa un milione di notti. La dinamica non è però omogenea su tutti i segmenti: il mer11 cato nazionale cresce di circa 1,1 milioni, il mercato europeo perde circa 70mila notti e quello Istat (2015a) Numeri indici Nic per voci di prodotto; consultabili sul sito intercontinentale ne perde 30mila. www.istat.it I risultati per macro branche produttive (vedi Tav. 4) non mostrano particolari differenziazioni rispetto al trend generale. Tutti i settori vedono diminuire le quote di viaggi lunghi a favore di 12 Dati riferiti ai primi 9 mesi del quelli di durata più breve, anche se nel terziario crescono anche i viaggi con uno o due pernot2015; fonte Dataforce (Quattroruote, allegato al n° 723, Dicembre 2015) tamenti (+4,5%) in concomitanza con l’importante crescita delle trasferte in Europa. Tav. 4 - Viaggi d’affari per durata (prospettiva settoriale), anno 2015 4) IL MEZZO DI TRASPORTO Anche nel 2015 è il treno il mezzo di trasporto che fa registrare la migliore performance (+3,9%) grazie al progresso delle trasferte nazionali. L’aereo (+3,8%) ha quasi azzerato il differenziale dei tassi di crescita grazie soprattutto alla performance del mercato europeo. Il mercato nazionale avanza di circa 200mila voli, il miglior risultato da quando è iniziata la concorrenza con l’alta velocità. L’automobile rimane il mezzo preferito dai business traveller, sebbene registri un tasso di crescita inferiore (+2,6%). Segnali positivi si registrano sul piano qualitativo, visto che si è stabilizzato il fenomeno del downgrading e downsizing delle flotte e, soprattutto, si è leggermente ridotta la durata media di utilizzo dei veicoli. In sintesi nel 2015 si conferma l’effetto di sostituzione tra mezzi di trasporto che sta da alcuni anni privilegiando il treno. Tuttavia, il mercato sembra ormai prossimo al nuovo equilibrio “post alta velocità”, visto che diversi fattori giocano a favore di auto e aereo nel nuovo scenario macroeconomico espansivo. Anche nel 2015 le trasferte su rotaia fanno registrare la migliore performance (3,9%, vedi Tav. 5), un dato di rilievo anche perché dalla stima sono escluse le trasferte di un grande utilizzatore della ferrovia come il settore pubblico. Si conferma quindi il trend positivo che ha caratterizzato il trasporto ferroviario da quando è stato possibile viaggiare ad alta velocità10. Quest’ultima modalità di trasporto sta anche continuando ad assorbire parte del trasporto ferroviario tradizionale, che oramai raccoglie solo poco più del 30% delle preferenze nel segmento business, grazie sia alla sempre maggiore offerta di tratte e orari sia a politiche di prezzo molto aggressive. Anche l’aereo ha mostrato una performance superiore al dato medio (+3,8%), e quasi azzera il differenziale dei tassi di crescita con il treno. La dinamica positiva si determina prevalentemente VIII OSSERVATORIO BUSINESS TRAVEL 15A EDIZIONE Tav. 5 - Viaggi d’affari per mezzo di trasporto sul mercato internazionale, e in particolare sulle trasferte in Valori assoluti (x 1000) Composizione % Europa, ma è importante notaAuto Treno Aereo Totale Auto Treno Aereo re che anche il mercato nazio14.284 4.498 11.978 30.760 46,4% 14,6% 38,9% Viaggi 2014 nale avanza di circa 200mila voli, il miglior risultato da Viaggi 2015 14.660 4.673 12.428 31.761 46,2% 14,7% 39,1% quando è iniziata la concorVariazione % 2,6% 3,9% 3,8% 3,3% renza con l’alta velocità. ’15/’14 Il +2,6% dell’automobile, ne consolida il primato come mezzo preferito dai business traveller con una quota di mercato del 46,2%, ma l’incremento di quasi 400mila trasferte rimane tuttavia inferiore a quello osservato per le trasferte nazionali. Il vistoso calo dei prezzi del gasolio da autotrazione (sceso in media del 12,3%11) e la forte crescita di nuove immatricolazioni (16,4%)12 non sono quindi bastati a interrompere l’emorragia di trasferte dal trasporto su gomma a quello su rotaia che questo osservatorio rileva da diverse edizioni. La dinamica settoriale (vedi Tav. 6) mostra che dopo anni di predominio dell’alta velocità l’industria torna a preferire l’aereo come mezzo di spostamento anche sulle distanze brevi. Il decremento dei passaggi auto e treno va infatTav. 6 - Viaggi d’affari per mezzo di trasporto (prospettiva settoriale) ti ben oltre la diminuzione di -0,9% delle trasferte nazioValori assoluti (x 1000) Variazione rispetto al 2014 nali. Tale tendenza si osserva Auto Treno Aereo Totale Auto Treno Aereo anche nel terziario seppure in 2.493 950 4.908 8.351 -2,1% -1,3% 2,1% Industria questo caso la crescita delle Terziario 12.169 3.724 7.517 23.410 3,7% 5,3% 4,8% trasferte aeree “brevi” è soprattutto legata alla crescita del mercato europeo mentre in ambito nazionale si è privilegiato soprattutto il treno. La buona performance settoriale del trasporto su gomma è invece guidata dall’incremento di attività (e trasferte) della distribuzione commerciale che rimangono i maggiori utilizzatori di auto. In sintesi, nel 2015 si è confermato l’effetto di sostituzione tra mezzi di trasporto che sta, da alcuni anni, aumentando la quota di mercato del treno. Tuttavia l’intensità di tale effetto è molto diminuita rispetto agli anni passati e (alle condizioni attuali) si può prevedere che nel 2016 sarà ancora minore. Il mercato sembra ormai prossimo al nuovo equilibrio “post alta velocità”, visto che diversi fattori giocano a favore di auto e aereo nel nuovo scenario macroeconomico espansivo. I viaggi in auto beneficeranno dell’incremento del parco auto, favorito dalle recenti norme fiscali sulla deducibilità (vedi Ddl Stabilità), e di prezzi dei carburanti stabili. Sul piano qualitativo si vedono già segnali positivi quali la stabilizzazione del downgrading e downsizing delle flotte e, soprattutto, la riduzione della durata media di utilizzo dei veicoli prima della sostituzione. Anche il trasporto si sta avvantaggiando sia del moltiplicarsi delle tratte servite e degli orari, sia di schemi di pricing, sempre più aggressivi, in grado di premiare la trattativa e il know how degli uffici viaggi o delle Tmc. La prossima stabilizzazione del mercato sarà infine favorita da un ridimensionamento della percezione di convenienza relativa delle tariffe ferroviarie non modificabili (super economy o low cost). Le aziende hanno in parte sperimentato la difficoltà ad acquistare biglietti molto scontati (super economy o low cost) a causa del loro razionamento soprattutto in prossimità della data di partenza. Inoltre la diffusione di tecniche di business travel intelligence (e una crescente attenzione al dato statistico), ha permesso di indagare il comportamento dei viaggiatori, e in particolare il rispetto di date e orari fissate alla prenotazione, così da valutare l’effettiva convenienza delle tariffe non modificabili. Tutto questo a meno di prossimi “sconvolgimenti”. Vi è infatti un aspetto di grande incertezza che riguarda l’annunciata privatizzazione delle ferrovie. La scelta sulla carta potrebbe dare nuovo slancio al trasporto ferroviario a patto che le modalità di privatizzazione tengano conto del fatto che i treni ad alta velocità sono già un asset (pubblico) con una buona produttività. OSSERVATORIO BUSINESS TRAVEL 15A EDIZIONE IX 5) LA MOTIVAZIONE DEL VIAGGIO D’AFFARI Il 2015 è stato un anno favorevole soprattutto ai viaggi individuali per incontrare clienti e fornitori che crescono di quasi 900mila unità (+4,1%) mentre riunioni aziendali e fiere mostrano le maggiori difficoltà (+1,4% e +1,3% rispettivamente). Il risultato del comparto fieristico è appesantito dalle difficoltà del mercato nazionale; nemmeno l’Expo sembra essere stato un fattore decisivo per il segmento corporate. Al contrario i viaggi per Meeting (extra-aziendali), Incentive, Conferencing, Exhibition mostrano una buona crescita (3,0%). Questa, riflette un investimento in innovazione di processo, di prodotto e nel capitale umano che è importante per accompagnare le imprese fuori dal periodo di recessione. Purtroppo si osserva un gap tra imprese a capitale solo italiano e imprese con partecipazioni azionarie estere: le prime – in media – destinano al Mice il 7% del loro travel budget, le seconde il 13%. La crescita più importante (+5,1%) si registra nel segmento dei viaggi individuali per incontrare clienti e fornitori del terziario che, dopo anni di difficoltà, torna quindi a investire risorse nel proprio core business. Considerato che il comparto genera circa il 70% del Pil italiano, vi sono tutte le premesse per attendersi che anche nel 2016 continuerà la fase congiunturale positiva della nostra economia nazionale. L’analisi per motivazione (vedi Tav. 7) mostra un 2015 favorevole soprattutto ai viaggi individuali per incontrare clienti e fornitori che crescono di quasi 900mila unità (+4,1%). Tutti gli altri segmenti crescono meno del dato complessivo ma sono riunioni aziendali e fiere a mostrare le maggiori difficoltà (+1,4% e +1,3% rispettivamente). Il quadro complessivo può essere interpretato alla luce dell’importante crescita economica nazionale. Con il ciclo in uptrend aumentano infatti sia i clienti sia il ritorno economico delle singole trasferte, e l’impresa tende a spostare il focus dal contenimento dei costi all’aumento dei ricavi. Aumenta così la partecipazione a incontri organizzati da soggetti esterni, meno economici rispetto agli incontri organizzati in azienda ma anche molto meno impegnativi per l’organizzazione, che può quindi liberare risorse sul core business. Fiera Milano (2015), Relazione finanziaria semestrale 30 giugno 2015 Le trasferte per visitare fiere perdono quota di mercato (scendono al 15,5%) coerentemente con la fase di maturità che sta attraversando il mercato fieristico sia italiano sia europeo. Caratteristiche salienti di questa fase sono, secondo Fiera Milano13, la trasformazione delle manifestazioni da 14 Formato per circa due terzi dal “luogo di incontro della domanda e dell’offerta” a “evento che consente a espositori e visitatori segmento congressi, e per la restante maggiori opportunità di business”, oltre a un sempre maggiore sviluppo dei mercati asiatici e meparte da trasferte per lancio di nuovi dio-orientali. E, infatti, anche nel 2015 si osserva la forbice tra i risultati delle fiere internazionali prodotti o viaggi incentive (positivi) e i risultati delle fiere nazionali (appena positivi). Nemmeno l’Expo sembra essere stato un fattore decisivo per il segmento fieristico corporate nazionale; le imprese del nostro campione non hanno infatti evidenziato nessuna discontinuità significativa con le dinamiche del recente passato. Per il futuro gli operatori fieristici si attendono che la parte più consistente dei profitti venga dallo sviluppo di accordi con altri operatori, dal riposizionamento di alcune manifestazioni su segmenti di mercato affini o dalla riconversione delle strutture fieristiche in contenitori per eventi aziendali. A conferma delle attese i viaggi nel segmento “altro”14 mostrano una dinamica importante (+3,0%) molto vicina a quella del mercato nel complesso. La crescita dei viaggi per Meeting (extraaziendali), Incentive, Conferencing, Exhibition segnala che le aziende italiane ritornano a investire nella formazione scientifica e tecnologica del personale. Il dato ha un rilievo particolare perché investire nell’innovazione di processo, di prodotto e nel Tav. 7 - Motivazione del viaggio d’affari capitale umano rappresenta spesso un passaggio che acValori assoluti (x 1000) Composizione % celera l’uscita dai periodi di Incontri Incontri Riunioni Riunioni recessione. Purtroppo si regiclienti/ Fiere Altro Totale clienti/ Fiere Altro aziendali aziendali stra un gap tra imprese a cafornitori fornitori pitale solo italiano e imprese Viaggi 20.311 3.165 4.856 2.428 30.760 66,0% 10,3% 15,8% 7,9% con partecipazioni azionarie 2014 estere: le prime – in media e Viaggi senza considerare eventi stra21.135 3.208 4.918 2.500 31.761 66,5% 10,1% 15,5% 7,9% 2015 ordinari – destinano al Mice il Variazione 7% del loro travel budget, le 4,1% 1,4% 1,3% 3,0% 3,3% % ’15/’14 seconde il 13%. 13 X OSSERVATORIO BUSINESS TRAVEL 15A EDIZIONE La differenza è in diminuzione rispetto a quanto registrato nel 2014 ma rimane comunque significativa e potrebbe penalizzare le prospettive di crescita macroeconomica per il 2016. Il condizionale è comunque d’obbligo visto che – tra i rispondenti ¬ i “top spender” attuano una gestione del Mice che è spesso indipendente da quella del business travel. Lo spaccato settoriale evidenzia crescite superiori alla meTav. 8 - Motivazione del viaggio d’affari (prospettiva settoriale) dia nei viaggi per incontrare Valori assoluti Variazione rispetto al 2014 clienti e fornitori di entrambi Incontrare Incontrare i settori produttivi qui consiRiunioni Riunioni clienti/ Fiere Altro clienti/ Fiere Altro derati (vedi Tav. 8). L’industria aziendali aziendali fornitori fornitori cresce “solo” dell’1,2%, zavorIndustria 5.418 1.083 1.207 643 1,2% -2,0% -0,7% 0,6% rata dal rallentamento delle economie dei Paesi emergenti Terziario 15.718 2.125 3.711 1.857 5,1% 3,1% 2,0% 3,8% dove la nostra manifattura è più esposta. Le ridotte opportunità di vendere prodotti industriali su questi mercati hanno anche frenato la partecipazione delle aziende del “made in Italy” (alimentare, abbigliamento, prodotti in cuoio, in legno…) alle fiere all’estero (-0,7%). La dinamica è stata insufficiente soprattutto nei grandi Paesi (Cina e Brasile). Le aziende del terziario mostrano dinamiche molto più sostenute. Il +5,1% osservato per incontrare clienti e fornitori indica che il comparto è tornato a viaggiare per realizzare il proprio corebusiness. Considerato che nei servizi si genera circa il 70% del Pil italiano, vi sono tutte le premesse per attendersi che anche nel 2016 continuerà la fase congiunturale positiva della nostra economia nazionale. A differenza di quanto osservato per l’industria “tiene” anche il segmento dei viaggi collettivi (riunioni aziendali +3,1% e altro +3,8%). La crescita conferma la crescente integrazione e diversificazione produttiva sui mercati europei delle nostre aziende. Nell’attività di una multinazionale dei servizi o della distribuzione commerciale, il coordinamento tra casa madre e le filiali nazionali è infatti cruciale in molte fasi del processo produttivo. Anche volendo contenere i costi, le maggiori difficoltà di comprendere/comunicare/coordinare il business in Paesi con sistemi legislativi, economici, sociali e culturali tra loro differenti rendono quindi difficilmente sostituibili/comprimibili le trasferte. 6) DIMENSIONE DEL MERCATO: I VALORI Nel 2015 la spesa per viaggi d’affari sale a 19,5 miliardi di euro, in crescita del 2,0%. Il dato sintetizza dinamiche molto differenti sui segmenti nazionale e internazionale, con il primo che cresce del 3,3% e il secondo che si ferma al +1,2%. Per comprendere il differenziale, oltre alla diversa performance in termini di viaggi, occorre considerare la dinamica dei prezzi. Nel mercato internazionale i prezzi dei servizi travel sono infatti diminuiti più che sul mercato nazionale, dove il crollo del costo dei carburanti è stato in parte bilanciato da importanti aumenti nel costo dei passaggi aerei e degli hotel. La deflazione ha accentuato il trend negativo del prezzo medio per viaggio. L’analisi settoriale evidenzia la crescita del solo terziario dove – nonostante la diminuzione dei prezzi – la dinamica della spesa si avvicina a quella dei viaggi a causa del forte aumento delle trasferte più costose per visitare fiere o convegni. Il comparto manifatturiero riduce la spesa domestica in concomitanza con la contrazione dei viaggi nazionali, ma non avanza nemmeno sul segmento internazionale, dove al calo dei prezzi si somma la scarsa crescita delle – più costose – trasferte intercontinentali. Il trasporto incide per il 57% sui travel budget delle aziende italiane, una quota in diminuzione a causa sia dalla forte contrazione della spesa per trasporto su gomma (-2,3%) sia del limitato aumento della componente di biglietteria aerea e ferroviaria, che cresce di appena lo 0,9% a fronte di un aumento dei passaggi vicino al 4%. In forte crescita la spesa per alloggio (+6,0%) sostenuta sia dall’aumento dei pernottamenti sia dall’aumento del costo medio della camera. L’aumento dell’escursionismo d’affari ha anche sospinto la spesa per la ristorazione (+3,4%). nsizing che aveva caratterizzato le revisioni delle travel policy aziendali negli anni più recenti. Nel 2015 la spesa per viaggi d’affari delle imprese private italiane a prezzi correnti è salita a quota 19,5 miliardi di euro, in crescita del 2,0% rispetto ai livelli dell’anno precedente (vedi Tav. 9). Nel dato sono comprese tutte le spese che le aziende italiane, con almeno 10 addetti, imputano a OSSERVATORIO BUSINESS TRAVEL 15A EDIZIONE XI Tav. 9 - Spesa per viaggi d’affari (mln. di euro) Spesa 2014 Nazionale Internazionale Totale 6.774 12.334 19.109 bilancio come costo dei viaggi d’affari. Il dato complessivo sintetizza dinamiche molto differenti sui Spesa 2015 6.998 12.488 19.486 segmenti nazionale e internaVariazione % ’15/’14 (a prezzi correnti) 3,3% 1,2% 2,0% zionale. Il +3,3% della componente nazionale è un risultato di grande rilievo perché conferma e migliora il risultato 2014, in un anno dove il costo dei carburanti è sceso in media del 12,3% e dove il valore unitario delle trasferte ha continuato a risentire dell’emorragia di passaggi aerei a favore della – meno costosa – alta velocità. Positiva anche la 15 Istat (2015a) Numeri indici Nic per performance della componente internazionale (+1,2%) sostenuta esclusivamente dalla forte rivavoci di prodotto; consultabili sul sito www.istat.it lutazione del dollaro, che ha pesato sui conti delle nostre imprese per circa 350 milioni di euro. Per comprendere la forbice tra i due mercati occorre considerare che il 2015 è stato un anno complesso dal lato dei prezzi, con effetti sul potere d’acquisto delle aziende italiane che sono diversificati sui mercati nazionale e internaFig. 2 - Dinamica annuale della spesa per viaggi d’affari 2001- 2015: zionale. Sul mercato nazionale la crescita dei complessiva (sopra), per singolo viaggio (sotto) prezzi di alloggio, vitto e trasporto aereo (rispettivamente 2,2%, 1,0% e 5,1%)15 è stata abbondantemente bilanciata dal crollo del costo dei carburanti. Sul mercato internazionale la forte diminuzione dei prezzi dei voli europei e intercontinentali (rispettivamente -3,4% e -4,4%) è stata invece solo parzialmente bilanciata dalla crescita nei prezzi dell’alloggio. Il risultato netto è quindi una deflazione che accentua la dinamica negativa del prezzo medio per viaggio (Fig. 2 sopra), innescata dalla minore crescita delle destinazioni a “lungo raggio”. Continua invece il trend positivo che ha caratterizzato la dinamica della spesa a prezzi costanti nei periodi più recenti (Fig. 2 sotto) e si riduce la forbice tra le dinamiche dei mercati nazionale e internazionale. Entrambi i mercati restano comunque diversi punti percentuali sotto il livello pre-crisi, un livello che difficilmente sarà raggiunto in futuro visto il trend negativo nel prezzo medio delle trasferte. A questo proposito, è opportuno evidenziare che prezzi medi in diminuzione non sempre possono essere letti come maggiore efficienza dei fornitori di servizi travel. A ben guardare, una possibile chiave di lettura può venire dal combinato dell’evoluzione dell’offerta dei servizi travel e dell’insufficiente attenzione delle aziende alla business travel intelligence. Da un lato i fornitori – nel tentativo di conquistare quote di mercato – non aumentano il servizio base ma piuttosto la complessità dell’offerta prevedendo numerose “integrazioni” a pagamento nell’ambito della sicurezza, comfort, salvaguardia dei dati, reporting, sostenibilità. Se – dall’altro lato – per carenza di “intelligence”, il servizio base fosse l’unico tracciato dalle aziende, la diminuzione del costo medio non rifletterebbe una reale condizione di migliorata efficienza dei fornitori ma sarebbe solo la conseguenza delle logiche di revenue management che suggeriscono di scorporare dal “best buy” i costi per la flessibilità (cambi, XII OSSERVATORIO BUSINESS TRAVEL 15A EDIZIONE rimborsi), per i servizi “accessori” (garage, colazione, accesso prioritario eccetera) o i costi indiretti (reporting, protezione informazione eccetera). Nel quadro per produzioni omogenee (Tav. 10) si evidenzia la crescita del solo terziario dove – nonostante la diminuzione dei prezzi – la dinamica della spesa si avvicina a quella dei viaggi a causa del forte aumento delle Tav. 10 - Spesa per viaggi d’affari e variazioni sull’anno precedente (prospettiva settoriale) trasferte “costose” per visitare fiere o convegni. L’increValori assoluti (mln. di euro) Variazione % rispetto al 2014 mento di spesa sul mercato Nazionale Internazionale Totale Nazionale Internazionale Totale nazionale (+4,4%) è tuttavia 1.338 7.223 8.561 -1,1% 0,2% 0,0% Industria superiore a quello sul mercaTerziario 5.660 5.265 10.926 4,4% 2,6% 3,5% to internazionale (+2,6%) sia perché le dinamiche dei prezzi nazionali sono state meno negative sia per una maggiore crescita dei viaggi in Europa rispetto a quelli intercontinentali sul segmento internazionale. Il comparto manifatturiero riduce la spesa domestica in concomitanza con la contrazione dei viaggi nazionali ma non avanza nemmeno sul segmento internazionale, dove la riduzione dei prezzi dei passaggi aerei ha più che compensato la crescita della domanda. Per comprendere lo 0,2% realizzato sul mercato internazionale va anche considerata la stasi delle – più costose – destinazioni nei Paesi emergenti e la professionalità degli uffici viaggi nel gestire in modo efficiente i – più costosi - viaggi intercontinentali. Come negli anni passati, la voce più rilevante nel determinare il valore del mercato dei viaggi d’affari in Italia è il trasporto, con una quota del 57,3% della spesa complessiva (vedi Tav. 11) in diminuzione frazionale rispetto all’anno passato. Il bilancio è frenato dal trasporto su gomma che – a dispetto della crescita nel numero di trasferte – fa registrare una spesa in diminuzione del 2,3% a causa della forte contrazione del costo di carburanti. La stessa componente di prezzo penalizza anche il risultato della biglietteria aerea e ferroviaria che cresce di appena lo 0,9% a fronte di un aumento dei passaggi Tav. 11 - Ripartizione della spesa per viaggi per macrotipologia di prodotto vicino al 4%. Il differenziale si amplia sul mercato interVariazione sul 2014 Euro (mln.) Quota nazionale, dove la crescita di Euro (mln.) (%) passaggi aerei è concentrata 11.088 56,9% -34 -0,3% Trasporto sul segmento europeo, quello dai biglietti meno costosi e - Biglietteria aerea/ferroviaria 7.093 36,4% 61 0,9% con la maggiore concorrenza - auto/noleggi/taxi/trasporti locali 3.995 20,5% -95 -2,3% dei vettori low cost. Sul merAlloggio 5.631 28,9% 319 6,0% cato nazionale il clima è più Ristoranti / vitto 2.767 14,2% 92 3,4% sereno visto che, secondo l’Istat, i prezzi dei passagTotale 19.486 377 2,0% gi sono aumentati molto più dell’inflazione e soprattutto si è ridotto al minimo il travaso di passaggi verso l’alta velocità ferroviaria. Sulla spesa per alloggio (+6,0%) incide in modo rilevante sia l’aumento dei pernottamenti sia l’aumento del costo medio della camera, forte soprattutto sui mercati intercontinentali, dove si stimano incrementi del prezzo medio della camera vicini al 20% a causa sia della svalutazione del dollaro sia dell’inversione dell’effetto “downsizing” che aveva caratterizzato le revisioni delle travel policy aziendali negli anni più recenti. L’aumento dell’escursionismo d’affari ha anche inciso sulla spesa per la ristorazione (+3,4%). Nel complesso il fatturato degli hotel e ristoranti sul segmento business è quindi aumentato di oltre 400 mln. che si sommano ai 400 mln dell’anno precedente. L’uscita dalla “crisi” sembra quindi consolidata, anche se va sottolineato che buona parte del fatturato si indirizza fuori dai confini nazionali: nemmeno l’Expo sembra avere inciso sulla spesa complessiva per hôtellerie del segmento corporate nazionale. OSSERVATORIO BUSINESS TRAVEL 15A EDIZIONE XIII 6.1 Le previsioni di spesa. Un altro anno di crescita Per il terzo anno consecutivo – dopo la lunga fase negativa iniziata nel 2008 – anche il 2016 vedrà crescere la spesa e le trasferte soprattutto sui segmenti nazionale ed europeo. L’ottimismo è diffuso soprattutto tra i travel manager delle aziende del terziario. Dato che il segmento determina circa il 70% del Pil italiano, le previsioni dei travel manager confermano il consolidarsi della ripresa della nostra economia nazionale. Allargando la prospettiva temporale al triennio 2014-2016 si nota la preponderanza delle aziende che prevedono crescita stabile (29%) rispetto a quelle che registrano una spesa travel in ripetuta contrazione (appena il 6%). L’evidenza è compatibile con un aumento della spesa, in termini nominali, tra 2,5 e 4,5 punti percentuali (oltre il 5% nel terziario). La proiezione sconta le positive prospettive di crescita per l’economia nazionale, la rivalutazione del dollaro e prezzi del petrolio stabili. La variabilità prevista è soprattutto legata alla crescita economica nei Paesi emergenti; in primis la Cina, dove si è avviata la transizione verso un modello di sviluppo più sostenibile. Le trasferte dell’industria, che quasi monopolizzano il mercato intercontinentale, saranno quindi determinanti per il posizionamento del dato 2016 entro l’intervallo previsto. Spesa in aumento Industria 40% Servizi e distribuzione 50% Totale 44% Nel 2014 questo osservatorio aveva previsto un incremento nella spesa aggregata tra 1,5 e 3 punti percentuali, un valore che si rispecchia esattamente nel 2,0% effettivamente realizzato, tenuto conto della leggera deflazione nei prezzi travel. Come previsto, sono cresciute soprattutto le trasferte dalle imprese del terziario sul mercato nazionale, mentre il segmento manifatturiero si è sviluppato soprattutto all’estero. Per il 2016, le previsioni dei Tav. 12 - La previsione per settore travel manager sono ulteriormente migliorate. Per il terzo Previsione 2016 Previsione 2016 anno consecutivo – dopo la (risposte non pesate) (quote di spesa) lunga fase negativa iniziaSpesa Spesa Spesa Spesa Spesa ta nel 2008 – anche il 2016 stazionaria in diminuzione in aumento stazionaria in diminuzione vedrà quindi crescere la spesa 50% 10% 37% 46% 17% per viaggi d’affari delle imprese italiane. Gli “ottimisti” 36% 14% 56% 34% 10% sono quasi diventati maggioranza assoluta (vedi Tav. 12). Il 45% 11% 42% 43% 15% loro prevalere sui “pessimisti” è leggermente meno evidente nel dato non ponderato per quote di spesa (pesando cioè le risposte dei travel manager per quote di spesa amministrata) a causa della maggiore esposizione dei grandi viaggiatori della manifattura al previsto rallentamento di molte economie emergenti. Che una maggiore incertezza sul futuro sia peculiare delle imprese industriali è però evidente nel fatto che la maggior parte di queste riporta una spesa stazionaria, mentre la maggior parte delle imprese del terziario-servizi prevede una spesa viaggi in aumento (il 50% in entrambi i casi). L’ottimismo delle imprese attive nei comparti servizi e distribuzione, suggerisce che a crescere saranno soprattutto la spesa e le trasferte sui mercati nazionale ed europeo, dove si concentra la loro attività. Considerato che nel terziario si determina circa il 70% della ricchezza prodotta in ambito nazionale – e visto anche il robusto incremento delle trasferte per incontrare clienti e fornitori – queste previsioni rafforzano le prospettive di crescita dell’intera economia nazionale. Allargando la prospettiva temporale si riescono a valutare meglio le dinamiche dell’attuale fase di espansione. In Tav. 13 si sono incrociate le previsioni delle imprese sul 2016, con il risultato realizzato nel 2015, ottenendo – di fatto – un confronto sul triennio 2014-2016; i dati si riferiscono a risposte pesate per la spesa travel amministrata. L’elemento principale che caratterizza questo triennio “dopo crisi” è la preponderanza del peso delle aziende che sperimentano crescita stabile (29%) rispetto al peso di quelle che registrano una spesa travel in ripetuta contrazione (appena il 6%). Inoltre, se si esclude anche quel 20% del mercato che, dopo un 2015 difficile, prevede stazionaria la spesa travel, emerge che quasi una metà del mercato prevede di sperimentare livelli di spesa “stazionari” sui 3 anni. Si tratta di una evidenza estremamente positiva, considerato che l’indagine si rivolge direttamente a travel manager che possono scontare, con valutazioni prudenti (stazionarie), le attese sui risultati futuri della loro attività di saving o – più semplicemente – che possono non ritenere opportuno certificare in una indagine statistica aumenti nella spesa amministrata. In sintesi, quanto mostrato è compatibile con un aumento della spesa, in termini nominali, tra 2,5 XIV OSSERVATORIO BUSINESS TRAVEL 15A EDIZIONE e 4,5 punti percentuali. Il dato Tav. 13 - Confronto tra dinamiche presenti e prospettiche della spesa (quote di spesa) sconta le positive prospettiNel 2016 Variazione ve di crescita per l’economia osservata Resterà nazionale indicate dalle prinAumenterà Diminuirà nel 2015 stazionaria cipali agenzie economiche (e confermate dalle previsioni Aumentata 29% 6% 9% 43% dei travel manager). Inoltre, Nel 2015 Stazionaria 12% 17% 0% 29% assume un ritorno a livelli più Diminuita 1% 20% 6% 28% elevati di inflazione nell’aera Attese 2016 42% 43% 15% 100% euro, un’ulteriore rivalutazione del dollaro e soprattutto prezzi del petrolio stabili. Quest’ultimo scenario è particolarmente critico vista la rilevanza che hanno i prezzi dei carburanti sul costo dei servizi travel e la grande incertezza che regna sullo scacchiere mediorientale. Nella prospettiva settoriale le attese rimangono più favorevoli nel terziario, che nel 2016 potrebbe sperimentare crescite superiori al 5%. Visti i mercati di riferimento, se ne avvantaggerebbero soprattutto gli operatori del mercato nazionale ed europeo. Le trasferte dell’industria (che quasi monopolizzano il mercato intercontinentale) dovrebbero rimanere stabili sugli attuali livelli. L’“outlook” rimane comunque negativo vista la prevista contrazione delle economie dei Paesi emergenti, in primis la Cina, dove è forte l’incertezza per le conseguenze della transizione da un modello di sviluppo industriale basato su export e investimenti a un modello più sostenibile. Appendice (note metodologiche) L’indagine ha come obiettivo la misura della spesa per viaggi d’affari da parte delle imprese italiane definita come il totale dei costi per viaggi registrati a bilancio. Le risorse disponibili hanno imposto di escludere le imprese agricole, il pubblico impiego e le micro imprese dall’universo di riferimento che è pertanto limitata alle “sole” imprese private di dimensione superiore a 9 addetti. L’universo è definito ricorrendo all’archivio Asia 2013 e rappresenta circa il 25% delle imprese e il 70% degli addetti complessivi in Italia. Per l’indagine si è scelto un piano di campionamento stratificato a uno stadio come usualmente avviene nelle indagini presso le imprese. La previsione di realizzare un numero compreso tra 100 e 150 interviste ha consigliato di limitare il numero degli strati a 4; come variabili di stratificazione sono state considerate la dimensione (meno di 250, e 250 o più addetti) e la classificazione produttiva (industria e servizi). Nella scelta si sono considerati i risultati ottenuti nelle precedenti indagini, che hanno anche consentito di ottenere una stima preliminare della varianza di strato utilizzata per determinare la numerosità campionaria rispetto alla classificazione produttiva. Rispetto alla dimensione si è invece vincolato a priori la numerosità complessiva nei due strati (grandi imprese e Pmi) a 1/2. La scelta è stata dettata dalla volontà di garantire maggiore controllo della variabilità campionaria nelle imprese più grandi (economicamente più rilevanti). L’indagine si è chiusa il 30 dicembre 2015 con 94 rispondenti. Il processo di raccolta dei dati ha riguardato circa 1000 aziende di cui 96 rispondenti l’anno precedente, e le rimanenti 904 scelte casualmente. La redemption complessiva è del 9,5% ma scende al 2,0% se si considerano le sole aziende non rispondenti l’anno precedente. La frazione di campionamento complessiva è pari allo 0,012% e sale al 1,3% se si considerano le imprese con più di 250 addetti. Il processo di verifica della coerenza interna delle risposte è basato sull’analisi delle somme percentuali e sul controllo dei rapporti tra spesa in viaggi d’affari e addetti e/o fatturato. Le imprese che presentavano valori considerati anomali perché superiori a 3 volte lo scarto quadratico medio di strato sono state ricontattate. Il trattamento della mancata risposta parziale è stato affrontato dapprima visitando i siti internet delle aziende e imputando le informazioni mancanti qualora pubblicate; successivamente si è ricorsi a metodologie hot-deck dopo avere determinato le classi di imputazione in base alle variabili: Ateco, addetti e costo medio del singolo viaggio (classi). Nel caso fossero tali informazioni a mancare, si è provveduto a contattare il non rispondente; solo nel caso di ulteriore non risposta si è imputato il dato attraverso correlazioni con variabili note e (quando disponibili), con le informazioni comunicate nelle indagini precedenti. L’indagine statistica si è conclusa il 30.12.2015 ed è stata condotta mediante questionario elettronico auto-compilato. Le risposte sono quantitative e qualitative: le prime riguardano le grandezze 2015, le seconde giudizi in scala likert da 1 a 7 sulle tendenze passate e sulle dinamiche previste per il 2016. 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