Piano Regionale della Prevenzione 2015 – 2018

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Piano Regionale della
Prevenzione 2015 – 2018
maggio 2015
1
Pag.
Indice
Introduzione
2
Accountability dell’organizzazione e sostenibilità
della prevenzione: la governance della prevenzione
in Regione Lombardia
4
Analisi di contesto
9
Prevenzione e promozione della salute
16
Equità nella prevenzione - Contrasto delle
disuguaglianze
39
Programmi regionali
48
Quadro logico regionale
1. Reti per la Promozione della Salute negli ambienti
di lavoro
2. Scuole che Promuovono Salute - Rete SPS - SHE
Lombardia
3. Promozione della salute del bambino e della
mamma nel percorso nascita
4. Promozione di stili di vita favorevoli alla salute
nelle comunità
5. Screening oncologici
6. Prevenzione della cronicità
7. Rete regionale per la prevenzione delle dipendenze
8. Prevenzione, sorveglianza e controllo malattie
infettive
9. Tutela della salute e sicurezza del lavoratore
10. Integrazione Salute e Ambiente
11. Piano dei controlli sulle sostanze chimiche
12. Prevenzione e controllo rischio amianto
13. Sicurezza alimentare per la tutela del consumatore
e sanità pubblica veterinaria
48
49
57
65
72
77
83
89
96
105
116
123
129
134
Allegato
Quadro d’insieme indicatori regionali
1
INTRODUZIONE
Nella seduta del 13 novembre 2014 della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le
Regioni e Province Autonome di Trento e Bolzano è stata sottoscritta l’Intesa sul Piano
Nazionale della Prevenzione 2014 – 2018 (PNP).
Il PNP, che per la sua definizione ha visto la stretta collaborazione tra Ministero della Salute e
Regioni, individua pochi macro obiettivi a elevata valenza strategica, perseguibili
contemporaneamente da tutte le Regioni attraverso la messa a punto di Piani e Programmi
che, partendo dagli specifici contesti locali, nonché puntando su un approccio il più possibile
intersettoriale e sistematico, permettano di raggiungere i risultati attesi. I Macro Obiettivi sono
stati individuati e fissati sulla base di queste priorità: ridurre il carico di malattia; investire sul
benessere dei giovani; rafforzare e confermare il patrimonio comune di pratiche preventive;
rafforzare e mettere a sistema l’attenzione a gruppi fragili; considerare l’individuo e le
popolazioni in rapporto al proprio ambiente.
Il PNP si connota per l’adozione di percorsi metodologicamente condivisi, al fine di favorire la
qualità della programmazione, la comparabilità dei prodotti e dei risultati e la crescita di
cultura ed expertise di tutti i livelli di responsabilità coinvolti nella messa a punto e
nell’attuazione dei Piani. Un ulteriore elemento di evoluzione del nuovo Piano, scaturito dalle
precedenti esperienze, è la scelta di fissare (pochi) obiettivi comuni a Stato e Regioni e lasciare
alla programmazione inserita nei vari contesti regionali la definizione delle popolazioni target e
la gestione delle azioni funzionali al raggiungimento di tali obiettivi.
I 10 Macro Obiettivi del PNP 2014-2018 sono:
1. Ridurre il carico prevenibile ed evitabile di morbosità, mortalità e disabilità delle
malattie non trasmissibili
2. Prevenire le conseguenze dei disturbi neurosensoriali
3. Promuovere il benessere mentale nei bambini, adolescenti e giovani
4. Prevenire le dipendenze da sostanze e comportamenti
5. Prevenire gli incidenti stradali e ridurre la gravità dei loro esiti
6. Prevenire gli incidenti domestici e i loro esiti
7. Prevenire gli infortuni e le malattie professionali
8. Ridurre le esposizioni ambientali potenzialmente dannose per la salute
9. Ridurre la frequenza di infezioni/malattie infettive prioritarie
10. Attuare il Piano Nazionale Integrato dei Controlli per la prevenzione in sicurezza
alimentare e sanità pubblica veterinaria.
Come previsto dall‘Intesa del 23 marzo 2005, Regioni e Province Autonome convengono di
confermare anche per questo quinquennio, per la completa attuazione del PNP, la destinazione
di 200 milioni di Euro, oltre alle risorse previste dagli accordi per la realizzazione degli obiettivi
del Piano Sanitario Nazionale, ai sensi dell’articolo 1, comma 34 della legge 7 dicembre 1996,
n. 662 e successive integrazioni. Tali somme sono finalizzate a sostenere il raggiungimento
degli obiettivi del PNP 2014-2018, lo sviluppo dei sistemi di sorveglianza e l‘armonizzazione
delle attività di prevenzione negli ambiti territoriali.
L’Intesa prevede che le regioni, con atto formale da emanarsi entro il 31.12.2014 si impegnino
ad assumere nel proprio PRP, la visione, i principi, le priorità, la struttura del Piano nazionale,
attraverso l’individuazione di Programmi regionali, integrati e trasversali ed in coerenza con gli
elementi propri del contesto regionale.
Il successivo Accordo tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano del
25.03.2015 concernente il “Piano Nazionale della Prevenzione per gli anni 2014-2018 –
Documento di valutazione” ha:
esplicitato gli obiettivi, i requisiti, i criteri, l’oggetto della valutazione, le regole e la
tempistica della certificazione dei PRP finalizzata alla certificazione LEA dell’avvenuto
2
-
-
raggiungimento degli obiettivi dello stesso PRP - adempimento LEA: U) Prevenzione, del
quale il Piano Nazionale della Prevenzione è parte integrante;
previsto la possibilità nel 2017 di una ri-modulazione alla luce dell’avanzamento verso gli
obiettivi concordati e i relativi risultati attesi e dell’eventuale mutamento del contesto
nazionale e di quelli regionali, fermo restando il quadro logico centrale;
impegnato ogni Regione ad adottare, entro il 31 maggio 2015, il proprio Piano Regionale
di Prevenzione per la realizzazione del PNP 2014-2018.
Regione Lombardia con DGR. n. X/2934 del 19.12.2014 “Impegno, ai sensi dell'intesa StatoRegioni del 13.11.2014 Concernente Il Piano Nazionale della Prevenzione 2014-2018, ad
assumere nell’emanando Piano Regionale della Prevenzione, la visione, i principi, le priorità, la
struttura dello stesso, attraverso l’individuazione di Programmi regionali, integrati e trasversali
ed in coerenza con gli elementi propri del contesto lombardo”, ha recepito il Piano Nazionale di
Prevenzione (PNP) 2014-2018 e approvato il “Documento di sintesi dell’emanando Piano
Regionale della Prevenzione 2014-2018” .
Il presente documento “Piano Regionale della Prevenzione 2015-2018”, descrive i programmi
regionali, integrati e trasversali, con i quali si intende dare attuazione a tutti i Macro obiettivi e
a tutti gli obiettivi centrali, definendo gli obiettivi specifici in modo coerente con gli obiettivi
centrali e con l’analisi di contesto regionale, in modo da contribuire a garantire il
perseguimento degli obiettivi nazionali.
I programmi regionali, supportati da azioni basate sulle migliori evidenze di efficacia
disponibili, danno evidenza di integrazione e realizzazione nell’ambito della più complessiva
programmazione regionale, della sostenibilità delle azioni proposte, con un approccio per
setting e per ciclo di vita ed orientato alla prevenzione e al contrasto delle disuguaglianze.
Pertanto, al fine di soddisfare le esigenze emerse dai Macro Obiettivi del PNP 2014-2018,
Regione Lombardia ha declinato le proprie attività nei seguenti programmi:
1. Reti per la Promozione della Salute negli ambienti di lavoro
2. Scuole che Promuovono Salute - Rete SPS - SHE Lombardia
3. Promozione della salute del bambino e della mamma nel percorso nascita
4. Promozione di stili di vita favorevoli alla salute nelle comunità
5. Screening oncologici
6. Prevenzione della Cronicità
7. Rete regionale per la prevenzione delle dipendenze
8. Prevenzione, sorveglianza e controllo malattie infettive
9. Tutela della salute e sicurezza del lavoratore
10. Integrazione Salute e Ambiente
11. Piano dei controlli sulle sostanze chimiche
12. Prevenzione e controllo rischio amianto
13. Sicurezza alimentare per la tutela del consumatore e sanità pubblica veterinaria.
3
ACCOUNTABILITY DELL’ORGANIZZAZIONE E SOSTENIBILITÀ DELLA
PREVENZIONE: LA GOVERNANCE DELLA PREVENZIONE IN REGIONE LOMBARDIA.
Il PNP 2014-2018 sottolinea l’apporto positivo dell’organizzazione sanitaria nell’incremento
della qualità e dell’efficacia dei servizi offerti, quale elemento essenziale anche della
pianificazione in prevenzione.
L’attenzione alla qualità dell’organizzazione nonché alla sua costo-efficacia diventa quindi
elemento prioritario sia per la qualità/efficacia degli interventi pianificati, sia della sostenibilità
della prevenzione.
Ciò significa “…porre all’attenzione anche delle scelte organizzative il problema dell’efficacia e
quindi individuare strategie e obiettivi che salvaguardino, in un contesto di coesione nazionale,
l’efficacia e l’efficienza degli interventi programmati…” (PNP 2014-2018).
Il PNP richiama le due funzioni essenziali, diverse ancorché sinergiche, in capo ai servizi
sanitari regionali, di erogazione degli interventi e di governance, in termini di coordinamento e
governo di tutti gli attori che concorrono al raggiungimento degli obiettivi di prevenzione,
promozione e tutela della salute.
Già da alcuni anni la nostra Regione ha riconosciuto la Prevenzione non come ambito a sé
stante, ma parte essenziale e qualificante delle attività del Servizio Sanitario Regionale (SSR).
Proprio a partire da tale assunto – che vede cioè la prevenzione come linea di azione
trasversale e con valenza pari a diagnosi, cura, riabilitazione – in tutti i più recenti documenti
programmatori regionali è stato sempre evidenziato e riconosciuto il ruolo della prevenzione.
Già nel precedente Piano Regionale della Prevenzione 2010-2013 oltre ad indicatori di processo
e di risultato, Regione Lombardia ha individuato un percorso di valutazione di indicatori “di
sistema” che, al di là del raggiungimento dei singoli obiettivi specifici, danno la misura della
capacità di programmare in maniera adeguata al contesto e di affrontare le criticità interne ed
esterne al sistema.
Questa valutazione ha riguardato la capacità di “governo” regionale, che è andata oltre la
realizzazione di progetti e attività a cura delle ASL, ma che ne ha costituito supporto e stimolo.
Nello specifico è stata considerata
- la coerenza del Piano Regionale Prevenzione con i provvedimenti programmatori
regionali: Programma Regionale di Sviluppo, Piano Socio-Sanitario, Documenti di
programmazione economica e finanziaria, Regole di esercizio di bilancio, Obiettivi
attribuiti ai Direttori Generali delle ASL e delle Aziende Ospedaliere (AO) e Obiettivi per
i diversi istituti contrattuali/convenzionali;
- la adeguata allocazione delle risorse per la realizzazione degli obiettivi, utilizzando tutti
gli strumenti correnti per la verifica delle risorse attribuite – controllo di gestione,
dotazioni organiche e ore lavorate - e, insieme, la “compatibilità” delle iniziative
preventivate con i LEA, a garanzia di continuità.
Sia nel Programma Regionale di Sviluppo e Documento di Programmazione EconomicoFinanziario Regionale, che negli atti di pianificazione specifici dell’area sanitaria quali il Piano
Socio-Sanitario 2010/2014, nelle determinazioni annuali in ordine alla gestione del servizio
socio-sanitario regionale (cosiddette “Regole d’esercizio”), nella definizione annuale degli
obiettivi di interesse regionale per i Direttori Generali di Azienda Sanitaria Locale - ASL e
Azienda Ospedaliera – AO, la prevenzione, le sue politiche ed azioni sono sempre state rese
evidenti ed esplicitate.
Sotto il profilo organizzativo è stata indicata alle ASL la prospettiva di una sempre maggior
affermazione della logica dipartimentale, con una gestione coordinata delle risorse nei
Dipartimenti di Prevenzione Medico e Veterinario e nei relativi Servizi, ed il potenziamento
4
delle forme di integrazione con gli altri Dipartimenti Aziendali ed i Distretti, nella logica della
programmazione integrata e di azioni trasversali per il raggiungimento degli obiettivi.
Il ruolo di governance esercitato dal livello regionale è stato man mano indirizzato a definire
sempre più obiettivi di risultato e sempre meno percorsi operativi per il loro raggiungimento,
lasciando all’autonomia, anche in campo organizzativo, delle Aziende Sanitarie la scelta delle
soluzioni più adeguate, ma obbligatoriamente nel rispetto del vincolo della destinazione delle
risorse che il sistema assegna alle attività di prevenzione (5% FSR). L’assegnazione di obiettivi
specifici ai Direttori Generali delle ASL ha rappresentato un passaggio essenziale nella
rilevanza assunta dagli obiettivi di prevenzione a livello regionale e locale.
Le attività riconducibili all’area della Prevenzione sono quindi divenute a tutti gli effetti parte
integrante del Documento di Programmazione Aziendale delle ASL.
Coinvolgimento di risorse e competenze nelle politiche di prevenzione
La prevenzione, come già accennato, si declina in interventi finalizzati alla riduzione o
rimozione di danni alla salute delle persone di ogni età, ceto sociale, attività lavorativa, e da
interventi di promozione della salute, complesso di azioni dirette ad aumentare le capacità
degli individui e ad avviare cambiamenti sociali, ambientali ed economici in un processo che
aumenti le reali possibilità di controllo, da parte dei singoli e della comunità, dei determinanti
di salute.
Per attuare efficacemente le politiche regionali di prevenzione è necessario coinvolgere il più
ampio schieramento di risorse e competenze, sviluppando la capacità di dialogo e di
valorizzazione degli apporti di soggetti che hanno altre finalità o interessi, ma che su obiettivi
concreti e misurabili di guadagno di salute possono fornire un contributo di risorse e
competenze molto importante.
È pertanto in questa logica che devono agire le strutture organizzative che a livello regionale e
a livello territoriale sono specificamente destinate alle attività di prevenzione dei fattori di
rischio e di promozione della salute.
Inoltre, per conseguire gli obiettivi di prevenzione - complessi da affrontare e influenzati da
tanti fattori - le azioni, le risorse e le attività definite dalle politiche regionali non possono
essere basate sulle sole strutture del Servizio Sanitario Regionale, ma devono coinvolgere tutti
i soggetti che, per finalità, ruolo e/o competenze istituzionali, possono concorrere alla positiva
riuscita degli interventi a tutela della salute, garantendo un approccio multidisciplinare.
Nella tabella che segue si richiamano le strategie ed obiettivi individuati dal PNP nel capitolo
“Accountability dell’organizzazione e sostenibilità della prevenzione”, riportando evidenze di
azioni/disposizione/strumenti “a sistema” e/o che si intendono attivare a garanzia del ruolo di
governance del livello regionale.
Strategie ed obiettivi individuati
dal PNP
Rendere fruibili per tutta la
popolazione eleggibile gli interventi
efficaci
Implementare nuovi interventi più
costo-efficaci
Estendere a tutto il territorio un
sistema informativo che sorvegli
qualità e quantità delle azioni di
promozione della salute, che sia in
1
azioni/disposizione/strumenti “a sistema” e/o che si
intendono attivare 1
Screening
Offerta vaccinale per categorie fragili (patologia/status)
HPV-Dna Test
Modello decisionale per introduzione di nuovi vaccini
Le ASL pianificano annualmente gli interventi di promozione della
salute mediante i Piani Integrati di Promozione della salute (PIL),
definiti sulla base dell’analisi di contesto locale e secondo criteri di
appropriatezza organizzativa e professionale, tali interventi sono
documentati annualmente, dal 2011, anche in una ottica di
Come da evidenze nei Programmi PRP 2014 - 2018
5
grado di selezionare e valorizzare le
buone pratiche, di monitorare le
attività e quantificarne il consumo
di risorse
Adeguare l’information technology e
integrare i sistemi (registri,
sorveglianze, flussi informativi) a
livello regionale
rendicontazione quali quantitativa (DGR 2734 2011 “TU delle
regole di gestione del sistema sociosanitario regionale”, e
successive Regole d’Esercizio annuali), mediante il sistema
informativo regionale “Banca Dati Promozione della salute
(BDPROSAL)”.
Con DGR 3018/2015 è stata approvata la Convenzione tra
Regione Lombardia e ASL TO3, della Regione Piemonte, per
l’adesione al sistema informativo sovra-regionale “Banca dati di
progetti, interventi e buone pratiche di prevenzione e promozione
della salute (PRO.SA)” del Centro Regionale di Documentazione
per la Promozione della Salute – DORS.
Principali obiettivi della Convenzione:
⋅
valorizzare il patrimonio informativo attualmente presente nel
sistema regionale BDPROSAL (che confluirà nel sistema sovra
regionale PRO.SA)
⋅
collaborare per implementare e rendere disponibili ulteriori
componenti della Banca dati Pro.Sa che facilitino la
rendicontazione anche in relazione ad appropriatezza ed
efficacia delle azioni intraprese e la selezione delle buone
pratiche.
Il Sistema Informativo della Prevenzione consente di mettere
a disposizione di Regione Lombardia e dei Dipartimenti di
Prevenzione le informazioni basilari per esercitare efficacemente
le funzioni di governance. La sua evoluzione verso forme di
maggiore coinvolgimento e partecipazione di altri soggetti
operanti con finalità di prevenzione e sicurezza (ad esempio
Direzioni Provinciali del lavoro, INAIL, Organismi paritetici, ARPA,
Comuni, ecc.), lo configura come strumento utile di trasversalità e
coordinamento tra diversi soggetti operanti nelle stesse aree
ancorché con competenze differenti.
Il Sistema informativo della prevenzione di Regione Lombardia è
costituito da un insieme di informazioni standardizzate e
organizzate secondo flussi definiti e disponibili in continuo, la cui
anagrafica consente la suddivisione in 2 gruppi principali
Nel primo gruppo (anagrafica “assistito”) sono presenti i flussi
delle malattie infettive, delle vaccinazioni, delle malattie
professionali e degli infortuni, dell’assistenza ai malati di AIDS,
degli screening oncologici.
Nel secondo gruppo (anagrafica “attività produttive”) sono
presenti le informazioni relative ai controlli, ai piani rimozione
amianto, alle notifiche apertura cantieri, ai provvedimenti ed agli
esiti dei campionamenti.
E’ parte integrante del sistema informativo della Prevenzione la
“Banca Dati Promozione della salute (BDPROSAL)” i cui sviluppi
sono descritti al punto precedente.
Relativamente ai sistemi di sorveglianza:
OKKIO e HBSC sono attivi in Regione Lombardia (vedi analisi
di contesto);
PASSI e PASSI D’ARGENTO sono attivi solo in alcune ASL, il
dato non è rappresentativo di tutto il territorio lombardo.
Si ritiene rispondente alle esigenze di governance
(programmazione
e
valutazione
outcome),
l’apporto
conoscitivo
derivante dal
Sistema
Informativo
della
Prevenzione (vedi sopra), unitamente ai dati dell’indagine
Istat in tema di salute (Istat Salute 2013 e Aspetti della vita
quotidiana), integrati, se del caso, con Survey regionale
dedicate realizzate dall'ente statistico regionale "Eupolis
6
Inserire/rafforzare gli indicatori di
copertura dei principali interventi di
popolazione e gli indicatori di
risultato dei Direttori Generali e
della remunerazione di risultato dei
professionisti
Sviluppare il ruolo di steward della
prevenzione sia a livello regionale
che di ASL nella relazione con i
portatori di interesse non del
sistema sanitario e con le altre
strutturazioni organizzative del
sistema sanitario.
Lombardia".
Regione Lombardia partecipa inoltre al "Piano di valorizzazione
dell’indagine multiscopo Istat Salute 2013" coordinato da Regione
Piemonte, con una azione dedicata alla costruzione di un modello
pilota (Piemonte e Lombardia in collaborazione con i rispettivi
uffici statistici) di valorizzazione dei dati funzionale agli sviluppi e
alla valutazione del PRP.
- Regole di esercizio e obiettivi DDGG sia di ASL che di AO;
- Costruzione del Sistema regionale di valutazione delle
performances dei Dipartimenti di Prevenzione Medico (DPM), a
partire dall’esito di un lavoro di benchmarking sulle attività di
prevenzione di un network di regioni supportato e guidato dal
Laboratorio Mes di Firenze secondo la metodologia della
“Constructive Research” (Regole di Sistema 2014 e 2015 e
obiettivi DDGG ASL - DGR X/1185/2014 e DGR X/3554/2015).
Il Sistema delle performaces lombardo ha individuato, rispetto
al “bersaglio toscano”, un numero maggiore di indicatori nelle
diverse aree di competenza dei DPM (circa 100 indicatori
suddivisi in 6 ambiti: sicurezza alimentare - alimenti non di
origine animale; ambienti di vita; ambienti di lavoro; malattie
infettive/vaccinazioni; screening; stili di vita/promozione
salute).
Il modello in corso di validazione (ed eventuale adeguamento)
utilizzando i dati di attività del 2014, verrà applicato nel corso
del 2015 in parallelo con gli obiettivi DDGG, prevedendone la
messa a sistema per il 2016.
- Cabina di regia Piano sicurezza luoghi di lavoro
- Comitato ex Art 7- D.L.vo 81/2008
- Commissione Regionale HIV/AIDS e MTS
- Ruolo assegnato ai DPM (LR 33/2009; regole di esercizio) di
coordinamento delle azioni a livello territoriale per il
raggiungimento degli obiettivi;
- Integrazione di Sistema tra ambito sanitario, socio-sanitario e
sociale come previsto dalla DGR 1185/2014 Regole di Sistema
2015 All.to A
- Accordi/Intese per promuovere stili di vita e ambienti favorevoli
alla salute con le rappresentanze regionali di:
• Fondazione Sodalitas, con riferimento alla prevenzione delle
malattie croniche (Programmi regionali “Aziende che
Promuovono Salute – Rete WHP Lombardia” e “Scuole che
Promuovono Salute – Rete SPS Lombardia”), anche mediante
la valorizzazione del tema della responsabilità sociale (DGR
1687/2014);
• Comando Esercito Militare Lombardia con riferimento allo
sviluppo di alcune aree tematiche previste dal Programma
regionale “Aziende che Promuovono Salute – Rete WHP
Lombardia nel contesto organizzativo militare” (DGR
2479/2014);
• Sviluppo degli Accordi attivati nell’ambito del PRP 2010-2013:
•
Farmacisti
•
Panificatori (“Con meno sale nel pane c’è più gusto e
guadagni in salute”)
•
Protocollo di Intesa tra Regione Lombardia e Comitato
Olimpico Nazionale Italiano (CONI) Lombardia, per la
promozione della pratica sportiva quale momento di
benessere psico-fisico che coinvolge tutti i cittadini,
7
bambini, giovani e meno giovani (DGR 807/2013)
Protocollo d’Intesa tra Regione Lombardia e MIUR –
Ufficio Scolastico per la Lombardia su “La Scuola che
Promuove Salute” (14.07.2011)
Le attività di comunicazione ed informazione sono svolte in
sinergia tra la componente regionale e le ASL.
Oltre alle campagne informative, si segnalano le attività di
reportistica che permettono un livello di trasparenza continuo
delle attività di prevenzione delle ASL con cadenza annuale (ad
esempio il Report attività di prevenzione redatto da ogni ASL,
Report Regionale screening, amianto, malattie infettive….) a cui si
aggiungono contributi ad hoc sia rispetto ad ambiti di intervento
prioritario (es. Report Regionale sull’attività fisica; attività per
EXPO 2015) sia il contributo specifico della prevenzione nel
percorso di sviluppo del Servizio Sanitario Regionale (contributo al
Libro Bianco della riforma sanitaria).
Regione Lombardia ha allestito dal 2009 il sito internet
www.promozionesalute.regione.lombardia.it
dedicato
alla
diffusione di conoscenze, metodologie, esperienze e risorse per lo
sviluppo di politiche integrate, periodicamente viene diffusa a tutti
gli stakeholder una news letter relativa al suo aggiornamento, dal
sito si accede anche alle pagine web di tutte le ASL dedicate alle
iniziative realizzate nei rispettivi contesti locali. Iniziative ed
informazioni in tema di prevenzione della cronicità e promozione
della salute sono inoltre veicolate, attualmente, attraverso i social
regionali (Twitter e Facebook).
•
Comunicazione
8
ANALISI DI CONTESTO
2
Il presente capitolo riporta l’analisi di contesto di cui alla DGR X/2934/2014: “Impegno, ai
sensi dell'Intesa Stato-Regioni del 13 novembre 2014 concernente il Piano Nazionale della
Prevenzione 2014-2018, ad assumere nell’emanando Piano Regionale della Prevenzione, la
visione, i principi, le priorità, la struttura dello stesso, attraverso l’individuazione di programmi
regionali, integrati e trasversali ed in coerenza con gli elementi propri del contesto lombardo”,
aggiornando 3 ove si renda necessario per allineare la baseline regionale ai valori nazionali.
Demografia
Al 1° gennaio 2013 la popolazione residente in Lombardia ammonta a 9.794.525 abitanti. 4 La
crescita è innanzitutto spiegata dall’aumento della popolazione straniera residente in
Lombardia, che costituisce il 10,5% della popolazione residente 5.
La composizione per età conferma l’invecchiamento della popolazione lombarda: il 21,1% dei
residenti ha infatti più di 65 anni, mentre solo il 14,3% è minore di 15 anni. L’indice di
vecchiaia raggiunge così il 147,6%, mentre l’indice di dipendenza degli anziani si attesta a
32,7: si contano quindi quasi 33 persone over-65 ogni cento residenti in età attiva (15-64).
I dati del censimento 6 confermano l’aumento del numero delle famiglie e la riduzione delle loro
dimensioni medie: le famiglie residenti in Lombardia si attestano a 4.157.360 (+13,8 rispetto
al 2001), con un numero medio di componenti pari a 2,3. Le famiglie unipersonali, in crescita
a ritmo sostenuto negli ultimi 40 anni, rappresentano in Lombardia il 32% del totale, poco
sopra la media italiana. Tendenza opposta si riscontra per le famiglie numerose composte da
almeno cinque componenti, che rappresentano solo il 4,4%.
Struttura produttiva
Tra il 2009 e il 2013 il numero delle imprese attive sul territorio lombardo è calato dell’1,1%,
riduzione più contenuta rispetto a quella messa a segno a livello nazionale (-1,8%). Nel
complesso, nel periodo considerato le imprese attive si sono ridotte di 8.971 unità.
Restringendo l’analisi al solo ultimo periodo, le imprese attive nel 2013 sono 814.297, in calo
rispetto alle 821.819 dell’anno precedente. I cali più significativi anche in relazione al peso del
settore rispetto alla totalità delle imprese sono quelli che si registrano nelle costruzioni (2,9%), nell’industria in senso stretto (-2,1%) e nell’agricoltura (-3,2%). Sembrano invece
avere sostanzialmente tenuto i servizi.
2
I dati non sanitari sono tratti dall’analisi di contesto del Documento di Economia e Finanza Regionale (DEFR –
Aggiornamento PRS per il triennio 2015 – 2017 Testo coordinato, DGR il 31 ottobre 2014 ), che aggiorna annualmente
il Programma Regionale di Sviluppo (PRS - 2013/2018 – DCR X/78/2013), documento che definisce gli obiettivi, le
strategie e le politiche che la Regione si propone di realizzare nell'arco della legislatura, per promuovere lo sviluppo
economico, sociale e territoriale della Lombardia.
3
I dati aggiornati sono evidenziati in nota
4
Dati Demo-ISTAT.
5
La tendenza è confermata dai dati presentati nel Rapporto 2013 dell’Osservatorio regionale per l’integrazione e la
multi etnicità (ORIM). Dopo il calo registrato tra il 1° luglio 2011 e la stessa data del 2012, periodo in cui si rilevava
per la prima volta in dieci anni una diminuzione della presenza straniera sul territorio lombardo (33mila in meno, ossia
-2,6%), nel 2013 si registra infatti una lieve ripresa del fenomeno migratorio nella regione. Al 1° luglio 2013 la
popolazione straniera (regolare e non) proveniente da Paesi a forte pressione immigratoria (Pfpm) presente in
Lombardia è stimata infatti da ORIM in 1 milione e 279mila unità, 42mila in più (+4,4%) rispetto alla stessa data
dell'anno precedente e circa un quarto del totale dell'immigrazione presente in Italia, valutato in 4 milioni 900mila. In
Regione risultano esserci 13 stranieri ogni 100 residenti (nel 2001 il rapporto era di 5 a 100). La componente
irregolare, già in diminuzione nel 2012, subisce un'ulteriore contrazione: al 1° luglio del 2013 Orim stima che gli
stranieri presenti sul territorio lombardo privi di un regolare permesso di soggiorno siano 87mila, 10mila in meno
rispetto al 1° luglio del 2012, e 20mila in meno rispetto alla stessa data del 2011. Gli irregolari rappresentano il 7%
del totale dei presenti.
6
ISTAT; Censimento della popolazione 2011, banca dati online, 31 dicembre 2013.
9
Numero delle imprese attive per principali settori di attività economica.
Lombardia, anni 2012-2013
2012
2013
%
2013/2012
Peso sul
totale
nel 2013
Agricoltura
50.258
48.657
-3,2
6,0
Industria in senso
stretto
107.215
104.957
-2,1
12,9
Costruzioni
145.015
140.765
-2,9
17,3
Commercio, trasporto
e alberghi
275.679
275.360
-0,1
33,8
Altri servizi
242.377
244.023
0,7
30,0
1.275
535
-58,0
0,1
821.819
814.297
-0,9
100,0
Altre imprese*
Totale
Fonte: elaborazioni Éupolis Lombardia su dati InfoCamere
Il settore che occupa il maggior numero di addetti è quello dei servizi (quasi il 33% nel 2011),
seguito da commercio, trasporti ed alberghi (quasi il 31%) e dall’industria in senso stretto
(28%), mentre le costruzioni impiegano l’8,5% del totale degli addetti. La forma giuridica più
diffusa è la ditta individuale (oltre il 51% del totale delle imprese attive nel 2013), seguita
dalle società di capitali (il 27% circa) e dalle società di persone (19,2%).
Istruzione e Formazione
Nel 2011/12 in Lombardia gli studenti delle scuole sono oltre un milione (15% del totale
italiano): il 41,5% (417.683 alunni) frequenta la scuola primaria, il 25,3% (255.086 alunni) la
scuola secondaria di primo grado il 33,2 % (334.569 studenti) la scuola secondaria di secondo
grado.
Nella scuola secondaria circa il 20% degli studenti lombardi frequenta un istituto professionale
(principalmente nell’area dell’industria e artigianato e dei servizi commerciali); il 37% un
istituto tecnico, per la maggior parte in istituti tecnici industriali e commerciali; il 43% è
iscritto in licei (scientifico 23%).
La quota di studenti degli istituti professionali è in linea con il dato nazionale (20%), invece la
quota di iscritti agli istituti tecnici è superiore alla media nazionale (37% contro 33,5%).
Gli studenti iscritti al primo anno della formazione professionale rappresentano circa il 20%
della popolazione lombarda di 14 anni; la maggior parte degli studenti è iscritta in corsi di
“Meccanica, impianti e costruzioni” (32% sul totale), “Servizi di ristorazione” (17%) e “Servizi
alla persona” (19%).
Lavoro
Nel 2013 gli occupati in Lombardia sono poco più di 4,3 milioni di persone, circa 40.000 unità
in meno rispetto al 2008 (-0,9%), anno di inizio della crisi economica e picco della serie
storica (2004-2013), tuttavia si tratta di un dato in crescita rispetto al 2012 (+0,7%); dei 4,3
milioni di occupati in Lombardia il 78% è lavoratore dipendente, tale aspetto risulta più
accentuato per la componente femminile.
L’andamento dei disoccupati appare più critico: si tratta di quasi 380.000 persone nel 2013 in
Lombardia, in crescita rispetto ai 345.000 del 2012 (+10%); tuttavia tale aumento risulta più
lento rispetto al dato nazionale (+13,5%), che in un solo anno registra un aumento dei
disoccupati di circa 370.000 unità, arrivando a superare la quota di 3,1 milioni di persone in
cerca di occupazione. Per quanto concerne le differenze di genere va sottolineato il sorpasso
10
della componente maschile su quella femminile a partire dal 2011, tanto che nel 2013 la quota
maschile sul totale dei disoccupati raggiunge quasi il 53% nel 2013 (era 51% nel 2012).
Il tasso di occupazione 15-64 anni nel 2013 in Lombardia è al 65,5%. Il tasso di
disoccupazione in seguito alla crisi economica risulta in aumento toccando nel 2013 l’8%. La
componente maggiormente penalizzata dalla crisi economica è quella giovanile. Quasi un
giovane su tre nel 2013 risulta disoccupato.
Condizione economica
Nel 2011 il reddito familiare netto medio (esclusi i fitti imputati) 7 dei lombardi era pari a
34.347 euro. Si tratta del dato regionale migliore nel contesto nazionale – dove il reddito
medio famigliare si attesta a 29.956 euro e nettamente superiore rispetto alla media delle
regioni di Nord-Ovest (32.943 euro). Si riduce tuttavia nel 2012 il reddito disponibile per
abitante, che si attesta a 20.266 euro (-2,6% rispetto al 2011).
La distribuzione del reddito si presenta meno diseguale rispetto alla media nazionale: mentre
in Lombardia l’indice di Gini si ferma a 0,291, il dato nazionale arriva a 0.391.
Si registra inoltre un aumento della povertà relativa, che nel 2012 ha riguardato 263.531
individui, pari a 6 persone ogni 100 abitanti, e della sua intensità. Benché si tratti di dati
lontani dalla media nazionale, che presenta un’incidenza della povertà relativa pari a 12,7%,
preoccupa il trend crescente registrato in regione: solo nel 2011 il dato si fermava a 4,2% e
dal 2000 non aveva mai superato la soglia del 5%. Guardando invece alla proporzione di
famiglie in condizioni di deprivazione (Indicatore Europa 2020) si registra, in parallelo, una
debole inversione di tendenza, dopo il drastico aumento del 2011: si passa, infatti, da 9,1
famiglie gravemente deprivate ogni 100 famiglie nel 2010 a 17,2 nel 2011, per scendere poi a
17,1 nel 2012.
Le famiglie lombarde hanno un livello di spesa pro capite pari a 2.866 euro rispetto ad una
media nazionale che nel 2012 è pari a 2.419 euro. Si registra tuttavia in Lombardia, rispetto al
2011, una diminuzione del 5,5% (-2,8% in Italia), pari a 167 euro mensili.
La riduzione dei consumi registrata fra 2011 e 2012 è dovuta solo in minima parte alla
riduzione del budget dedicato agli acquisti alimentari (-18 euro), mentre significativo è stato il
ridimensionamento nell’uso dei trasporti pubblici e privati (-72 euro). Evidenti sono comunque
le differenze nel livello di spesa complessiva delle famiglie al variare della condizione e
posizione occupazionale della persona di riferimento della famiglia: in Lombardia si passa dai
4.081 euro medi di imprenditori e liberi professionisti ai 2.579 euro di operai e assimilati, a
importi di circa 2.400-2.500 euro per le famiglie in cui la persona di riferimento è disoccupata
o in generale non occupata 8.
Uso del suolo
La Lombardia si conferma regione articolata, non solo dal punto di vista istituzionale amministrativo, ma anche per le sue caratteristiche più propriamente territoriali. Oltre a
differenti identità e vocazioni locali, mostra, infatti, una notevole diversificazione nella
distribuzione della popolazione ed una frammentazione della struttura comunale policentrica in
cui la conurbazione di Milano ha ancora un ruolo predominante. Tuttavia, al suo interno, le
nuove polarità urbane sono più dinamiche e sembrano meglio reagire alla crisi (l’Aeroporto di
Malpensa e il Nuovo Polo Fieristico Rho-Pero, il triangolo Brescia-Mantova-Verona, la zona del
7
8
ISTAT Indagine “I consumi delle famiglie”, anno 2012 e dati estratti dalla banca dati ISTAT per le annualità precedenti
La crescente difficoltà economica delle famiglie lombarde è peraltro testimoniata anche dai dati dell’Osservatorio
regionale sull’esclusione sociale (ORES)
8,
che hanno registrato nel 2012 un aumento del 6,2% del numero di assistiti dagli enti del Terzo settore attivi nella
lotta all’esclusione sociale. Si tratta per il 61,9% di stranieri e per il 38,1% di Italiani. Prevalgono i maschi (52%), ma
cresce la componente femminile (dal 46,3% nel 2009 al 48% nel 2011) e la quota degli assistiti nella fascia 0-17 anni
(dal 17,1% nel 2008 al 21,7% nel 2011), a testimonianza di un disagio che interessa sempre più i nuclei familiari con
figli.
11
Garda, strettamente legata al polo precedente, la rete di città - Como, Lecco, Varese e
Lugano, nella zona dei laghi a nord di Milano, la Valtellina, l’asse Novara-Lomellina).
Il territorio Lombardo si caratterizza per circa il 40% da aree boscate e ambienti seminaturali
e, per una percentuale molto simile, da suolo utilizzato a scopi agricoli. In evidenza la
progressiva antropizzazione del territorio che, definito come suolo consumato, ha raggiunto e
superato già da alcuni anni la soglia del 14% dell’intero territorio regionale con una tendenza
al progressivo aumento. Data la conformazione del territorio lombardo per buona parte
montano, il “consumo di suolo” tende a sottrarre spazio ad ampie aree vocate all’agricoltura,
in particolare nelle zone circostanti le aree urbane.
Qualità dell’aria
I dati sulla qualità dell’aria registrati in Lombardia per l’anno 2012 mostrano come i valori
limite e gli obiettivi di legge siano rispettati per diversi inquinanti, grazie all’adozione nel
tempo di provvedimenti promossi a salvaguardia della qualità dell’aria, mentre restano su
concentrazioni superiori ai limiti europei il biossido d’azoto (NO2), l’ozono (O3) ed il particolato
(PM10 e PM2.5). Il superamento dei limiti per l’ozono e per il PM2.5 è diffuso su tutto il
territorio regionale. Per quanto riguarda il PM10 è interessante evidenziare come il numero di
giorni di superamento sia complessivamente calato negli anni, con differenze tra le diverse
zone. Per quanto riguarda l’NO2 i superamenti del limite sulla media annua si sono verificati
nelle zone maggiormente urbanizzate.
Servizio idrico
La struttura del sistema di gestione del servizio idrico in Lombardia risulta ancora fortemente
frammentata sia per il servizio di acquedotto che per quello di fognatura, anche se la
copertura del servizio è in entrambi i casi elevata e in ogni caso superiore alle medie nazionali.
Per quanto riguarda il servizio di depurazione la dimensione complessiva di trattamento
supera i 13 milioni di Abitanti Equivalenti (AE). L'esame dello stato del servizio, così come si
evince dalle ricognizioni in corso nei diversi Ambiti territoriali ottimali (ATO), denota forti
criticità con una significativa presenza di agglomerati non conformi agli obblighi europei di
depurazione dovuta a molteplici cause: assenza di impianto o di parti di reti,
sottodimensionamento o insufficienza tecnica dell’impianto, parti di territorio non servito. In
tutti i casi esiste comunque un importante fabbisogno di nuovi investimenti.
Energia
Il trend dei consumi energetici finali in Lombardia nel decennio 2000-2010, pur facendo
segnare un incremento complessivo pari al 7,7%, pone in risalto una dicotomia temporale,
tale per cui nei primi 5 anni l’incremento di consumo è stato quasi pari a quanto
complessivamente registrato per l’intero decennio. A partire dal 2005 i consumi sono, infatti,
calati progressivamente, in particolare nel 2009, anno in cui si è registrato il minino del
periodo. Il calo è attribuibile per gran parte al settore industriale, esito sia delle condizioni
economiche relative alla delocalizzazione delle imprese, sia dei fenomeni di crisi.
L’energia prodotta in Lombardia da fonti energetiche rinnovabili (elettriche e termiche) nel
2010 ammontava a circa l’8,2% dell’energia finale lorda consumata sul territorio regionale. La
produzione di energia da fonti rinnovabili è cresciuta del 30% nell’ultimo quinquennio; le due
fonti preponderanti restano l’energia idroelettrica e le biomasse (per la produzione termica),
ma una frazione crescente deriva da altre fonti meno tradizionali, quali il teleriscaldamento da
fonti rinnovabili (4%), la produzione di energia elettrica da rifiuti (4,4%) e biogas (2,1%). Per
quanto riguarda l’energia fotovoltaica nel periodo 2010-2012, la produzione è quasi
decuplicata, passando da 190 a 1681 GWh, anche se riveste ancora un’importanza marginale.
12
Rifiuti
La produzione totale dei rifiuti urbani nel 2012 è stata pari a 4.628.154 tonnellate, segnando
una diminuzione del 4,1% rispetto all’anno precedente, attribuibile per gran parte alla crisi
economica.
Continua a diminuire la frazione di rifiuti destinata alla discarica. La raccolta differenziata è
aumentata del 3,7% rispetto al 2011, attestandosi a fine 2012 al 52,4%.
Mobilità
Lo sviluppo del trasporto collettivo e del servizio ferroviario e la diffusione di servizi pubblici
flessibili, uniti alle crescenti opportunità di mobilità non motorizzata e alla maggiore facilità di
utilizzo integrato dei diversi mezzi di trasporto, fanno registrare una tendenza verso scelte
modali più razionali e sostenibili.
In Lombardia la domanda di trasporto collettivo, pari a 967,7 mln pax/anno (dato 2013), è
aumentata del 4,1% negli ultimi 3 anni con un trend in crescita costante. Considerando i
servizi di TPL (escluso il servizio ferroviario regionale), va evidenziato il peso rilevante del
bacino della grande area metropolitana milanese, che rappresenta il 76% circa della domanda.
Anche la domanda ferroviaria regionale è cresciuta in modo straordinario: +46% in 9 anni,
passando da 460 mila pax/giorno nel 2003 a 670 mila nel 2012.
Per il traffico merci è ancora preponderante il trasporto su gomma; escludendo la componente
di traffico interno alla Lombardia (pari al 49% circa del totale e che costituisce un trasporto
poco adatto al sistema ferroviario, in quanto si svolge su distanze inferiori a quelle efficienti
per il treno), il trasporto stradale rappresenta più dell’80% del totale.
Infrastrutture di trasporto
Per quanto attiene alle infrastrutture viarie, la rete di strade statali e provinciali non riesce più
a soddisfare la domanda sulle medie distanze tra i poli urbani e nei collegamenti con Milano.
La rete autostradale, con oltre 600 km, garantisce le relazioni sovraregionali e - anche se non
completamente - quelle regionali, ma è al di sotto degli standard europei ed è in condizioni di
forte congestione soprattutto sull’area di Milano.
La rete ferroviaria si estende per circa 1.900 km, al netto delle tratte lombarde delle linee AV.
Negli ultimi dieci anni, circa 130 km della rete, destinati prevalentemente al trasporto
regionale, sono stati interessati da raddoppi, quadruplicamenti e apertura di nuove linee. Il
servizio ferroviario regionale è stato totalmente riprogettato e l’offerta progressivamente
potenziata, con orari cadenzati. In totale sono circa 2.200 le corse che giornalmente
interessano oltre 400 stazioni (di cui 15 di recente apertura), servite da 350 convogli, di cui
un terzo entrato in servizio dopo il 2007. Ogni anno i treni lombardi percorrono oltre 42 milioni
di chilometri, il 50% in più rispetto a 10 anni fa.
Le vie navigabili lombarde in esercizio si estendono per oltre 1.000 km (di cui 621 km di coste
lacuali e 386 km di coste fluviali).
Sicurezza stradale e del territorio
Il 50% del territorio lombardo risulta soggetto a un rischio idrogeologico elevato o molto
elevato. Nelle aree montane la pericolosità naturale deriva prevalentemente da movimenti di
versante e valanghe, mentre in pianura e nei fondovalle da fenomeni di esondazione e
alluvionali. Va rilevato che questo tipo di rischio è per molta parte conseguenza
dell'elevatissima antropizzazione del territorio per cui anche fenomeni non particolarmente
gravosi determinano danni economici diretti e indiretti quasi sempre ingenti.
Per quanto riguarda la sicurezza stradale la tendenza alla riduzione dei valori relativi a
incidenti totali, vittime e feriti, è ormai una realtà consolidata per la Lombardia: per il numero
di vittime si passa ad esempio dai 1.073 registrati nel 2002 ai 540 del 2012.
13
Condizioni di salute e disabilità
I lombardi godono in media di buona salute. Tre lombardi su quattro dichiarano che in
generale la propria salute va bene o in alcuni casi molto bene 9. La proporzione di persone che
dichiara di avere problemi di salute tali da causare gravi limitazioni per lo svolgimento delle
attività quotidiane è del 2,7%.
Si stima che in Lombardia risiedano circa 337 mila persone disabili che vivono in famiglia. Il
manifestarsi della condizione di disabilità è correlata con l’età e più diffusa tra le donne. Le
persone affette da una riduzione di autonomia quantitativa hanno più problemi ad accedere al
lavoro, tuttavia negli ultimi anni lo svantaggio rispetto alla popolazione normodotata si è
gradualmente ridotto. La differenza nei tassi di occupazione dei due gruppi si è, infatti, ridotto
notevolmente, passando da una differenza di 24 punti percentuali nel 2005 a 7,7 punti nel
2011.
Il sistema sanitario e sociosanitario lombardo si occupa della salute e del benessere di una
popolazione di 10 milioni di persone, pari a circa un quinto della popolazione italiana e
superiore alla popolazione di 17 dei 27 Paesi europei.
Popolazione dei Paesi europei e della Lombardia al 2012- Fonte: Eurostat – Istat
Belgium
Bulgaria
Czech Republic
Denmark
Germany
Estonia
Ireland
Greece
Spain
France
Croatia
Italy
Lombardia
Cyprus
Latvia
Lithuania
Luxembourg
Hungary
Malta
Netherlands
Austria
Poland
Portugal
Romania
Slovenia
Slovakia
Finland
Sweden
United Kingdom
90.000.000
80.000.000
70.000.000
60.000.000
50.000.000
40.000.000
30.000.000
20.000.000
10.000.000
0
Il contesto epidemiologico italiano e quindi anche lombardo, è caratterizzato dall’espansione
della popolazione con malattie croniche spesso affetta da polipatologie (e conseguente
fragilità), parallelamente alla crescita esponenziale della popolazione anziana.
Popolazione residente in Lombardia, per età e sesso
2013
Maschi
Femmine
9
I dati sono tratti da un’indagine effettuata nel 2013 da Éupolis Lombardia per conto della DG salute sugli stili di vita e
alle condizioni di salute della popolazione adulta lombarda (18-69enni).
14
2030
Maschi
Femmine
Fonte: Blangiardo, 2014
Il 2030 sarà l’anno in cui in Lombardia un milione di ultraottantenni raggiungerà il milione di
bambini con meno di 10 anni e il milione di ragazzi da 10 a 20 anni.
Avremo 3 milioni di lombardi con più di 65 anni, di cui un milione con più di 80.
Nel 2012, gli assistiti definibili come cronici nella regione in base ai dati di esenzione e di
classificazione nella BDA (Banca Dati Assistito) erano pari al 31,8 % dei 10.157.474 assistiti
totali lombardi per una spesa complessiva superiore al 70% del totale (quasi l’80% se si
considerano le sole voci ricoveri, farmaceutica territoriale, specialistica e file F). A questi si
aggiungono i costi per i servizi domiciliari, residenziali e semiresidenziali di natura
sociosanitaria, che per l’anno 2012 sono stati di circa 1,2 miliardi di euro per ricoveri in lungoassistenza, RSA e per ADI.
A tutto ciò si affiancano le fragilità di tipo sociale derivanti da separazioni, povertà e nuove
forme di dipendenza in rapida diffusione, quali la ludopatia (tra il 2012 e il 2013 il numero di
persone che si rivolgono ai SerT per questo tipo di problema è aumentato del 25%).
15
Prevenzione e promozione della salute
Il presente paragrafo, aggiornato in molte sue parti rispetto alla DGR X/2934/2014 evidenzia i
risultati raggiunti in Lombardia da quanto messo in atto con i precedenti piani regionali di
prevenzione 10
Prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili (MCNT)
La prevenzione dei fattori di rischio comportamentali delle MCNT (fumo, sedentarietà,
alimentazione e consumo di alcol non corretti) e intermedi (sovrappeso/obesità, ipertensione,
dislipidemie, iperglicemia, lesioni precancerose cancerose iniziali) può essere perseguita
mediante la modificazione degli stili di vita e l’attivazione di interventi trasversali, integrati con
i percorsi terapeutico-assistenziali di presa in carico e con la diagnosi precoce, allo scopo di
prevenire o ritardare l’insorgenza delle complicanze più gravi.
Per quanto attiene la promozione di stili di vita salutari, a partire dal 2006 in Lombardia è stato
attivato un percorso per riorientare gli interventi basandoli sulle migliori evidenze di efficacia e
sulla governance di una azione intersettoriale, attraverso una serie di alleanze con il mondo
della scuola, dell’impresa, dello sport, ecc., che sviluppa su scala regionale indirizzi e linee
operative del Programma Nazionale “Guadagnare Salute. Rendere facili le scelte salutari”.
Tali indirizzi, già fatti propri dal Piano Regionale della Prevenzione 2010-2013, sono
particolarmente all’attenzione del Piano Nazionale della Prevenzione 2014 – 2018.
L’analisi del BMI evidenzia 11 un andamento stabile nel tempo nella popolazione con più di 18
anni, il 46% degli italiani e il 42% dei lombardi ha un peso corporeo oltre la soglia, in tabella i
dati per anno e categoria di peso.
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Italia
sovrappeso
34,7
35,0
35,6
35,5
36,1
35,6
35,8
35,6
35,5
obesi
9,9
10,2
9,9
9,9
10,3
10,3
10,0
10,4
10,3
BMI - 18 anni e più
Lombardia
tot
sovrappeso
44,6
30
45,2
30,9
45,5
31,3
45,4
33,0
46,4
34,1
45,9
31,4
45,8
32,9
46,0
32,6
45,8
31,8
obesi
9
9,3
9,0
9,6
9,5
10,1
8,9
10,3
10,2
tot
38
40,2
40,3
42,6
43,6
41,5
41,8
42,9
42,0
Nel 2013 nella popolazione con più di 3 anni, in merito allo stile alimentare, 81% dei lombardi
consuma una colazione adeguata (79% Italia) e il 31% dichiara come pasto principale la cena
(21% Italia). Il consumo di frutta e verdura è inferiore o uguale ad una porzione al giorno per
il 19% dei lombardi (19% Italia), tra 2 e 4 porzioni per il 77% (76% Italia) e maggiore o
uguale a 5 per il 4% (5%Italia). Per la popolazione con più di 11 anni, il consumo di bevande
gasate è pari al 16% (13% Italia) per una quota superiore al bicchiere al giorno di cui il 6%
(4% Italia) oltre il mezzo litro giornaliero.
Per la popolazione di 3 anni o più, il 33% dei Lombardi non pratica mai attività fisica (41 %
Italia), il 30% pratica qualche attività fisica (28% Italia), il 10% la pratica in modo saltuario
(9% Italia), il 26% in modo continuativo (21% Italia).
PRP 2005-2007, e proroga per gli anni 2008 e 2009, PRP 2010-20121 (DGR IX/11752010) e proroga al 31 dicembre
2013 (DGR X/199/2013).
11
Fonte dati Istat ultimo anno disponibile 2013
10
16
Nel grafico sottostante è descritto l‘andamento dell’abitudine al fumo nella popolazione con 14
anni o più a livello nazionale e a livello regionale: nel 2013 l’abitudine al fumo coinvolge il 21%
dei lombardi (21% Italia)
fumo di tabacco
30
25
20
15
10
Italia
Lombardia
5
0
Fonte: ISTAT
L’azione regionale di prevenzione ha sostenuto, nell’ultimo biennio, un forte sviluppo verso
quelle che vengono definite “strategie di comunità”, cioè verso programmi di promozione di
stili di vita e ambienti favorevoli alla salute finalizzati a creare le condizioni per rendere facile
l’adozione di comportamenti salutari. Queste iniziative adottano un approccio multi
componente (che agisce contestualmente sui diversi fattori di rischio/determinanti di salute)
per ciclo di vita (detto life course in quanto riguarda le comunità e quindi intercetta tutte le
fasce di età), per setting (scuole, ambienti di lavoro, comunità locali, servizio sanitario) e
intersettoriale (politiche educative, sociali, di pianificazione urbana, dei trasporti,
dell’agricoltura, ecc.) che vedono il coinvolgimento di tutti i livelli interessati, dai responsabili
politici alle comunità locali (empowerment di comunità).
E’ in questo ambito che nel 2011 si sono attivati i Programmi “Scuole che Promuovono Salute –
Rete SPS Lombardia (membro del network Schools for Health in Europe), alla quale, ad oggi,
hanno aderito 232 Istituti Scolastici (ca 200.000 studenti coinvolti) impegnati in azioni
educative, sociali, organizzative, collaborative con EELL, Associazionismo, ecc.., e “Aziende che
Promuovono Salute – Rete WHP Lombardia) (Working Health Promotion - WHP) che vede
l’adesione di 296 aziende (private e pubbliche - ca 135.000 lavoratori coinvolti), impegnate a
realizzare “buone pratiche” (azioni raccomandate e/o di provata efficacia) che facilitano
l’adozione competente e consapevole di stili di vita salutari in tutto il personale della
organizzazione (con ricaduta su famiglie), in base a criteri di sostenibilità organizzativa ed
economica e nella quale è valorizzata la responsabilità sociale di impresa.
La prevenzione delle principali patologie cronico degenerative è favorita anche da uno stile di
vita attivo, con la pratica quotidiana di attività fisica, svolta secondo i livelli raccomandati che
contribuisce ad aumentare il benessere psicologico, il grado di autonomia degli anziani e a
ridurre il rischio di cadute, supportando quindi, complessivamente, anche un “invecchiamento
attivo e in buona salute”.
In Lombardia la sedentarietà è un comportamento diffuso nell’infanzia, in adolescenza e tra la
popolazione adulta (sono circa il 38% i lombardi sedentari) sebbene con criticità meno evidenti
che in altre zone del Paese. (Fonte: Istat, Indagine multiscopo sulle famiglie "Aspetti di vita
quotidiana”, 2013).
17
Per favorire uno stile di vita attivo, è nell’ambito dei programmi di comunità, che si sviluppa la
realizzazione di buone pratiche e azioni efficaci locali come il “Pedibus” e i Gruppi di Cammino”.
Il “Pedibus”, trasformazione del tragitto scuola – casa in percorso pedonale, è stato attivato in
341 Comuni lombardi (22%) e coinvolge il 57‰ dei bambini di età compresa tra i 6 e i 10
anni che abitano in Lombardia; il numero totale delle scuole interessate è pari a 501: circa il
21% del totale delle scuole primarie lombarde ha il “Pedibus”.
I “gruppi di cammino”, persone che si ritrovano regolarmente per camminare insieme, guidati
“walking leader” individuati tra figure “volontarie”, sono stati attivati in 424 Comuni lombardi
(27%), sono attualmente organizzati in circa 516 “linee”, cioè gruppi di persone che compiono
percorsi diversi e/o in orari diversi, e il numero totale di partecipanti è di 18.891, di cui 11.488
hanno più di 65 anni (61%).
Prevenzione delle dipendenze da sostanze e comportamenti
Nel contesto lombardo il cambiamento dell’epidemiologia della diffusione di sostanze
psicoattive legali e illegali si accompagna, nell’ultimo decennio, con la progressiva (e spesso
impercettibile) modificazione degli atteggiamenti e dei “valori d’uso” associati alle sostanze
stesse, trasformate negli ultimi anni – come un normale prodotto di massa – in qualcosa di
“banalmente normale”. Si tratta della cosiddetta “normalizzazione culturale” dell’uso: tutti i
dati disponibili segnalano, infatti, che il consumo di sostanze psicotrope (legali e illegali) è
ormai “sdoganato” all’interno di una più generale “cultura dell’additivetà” diffusa e radicata in
strati sempre più ampi della popolazione. Sulla scena sociale e mediatica, accanto ai
tradizionali e integrati consumi di tabacco e alcol, le sostanze psicotrope illegali fanno
progressivamente parte della vita di un numero crescente di individui, che – pur attestandosi
su percentuali ancora minoritarie della popolazione – assume un rilevo mediatico e sociale di
amplissimo peso, determinando l’affermarsi – specie tra i giovani - di un immaginario collettivo
per il quale l’assunzione di sostanze non rappresenta più un comportamento deviante, ma una
condotta tollerabile, specie se non provoca disturbo e/o danni agli altri.
Dal punto di vista dei valori d’uso che lo caratterizzano, il consumo di droghe – fino a pochi
anni fa declinato nell’ottica di doping della vita quotidiana – oggi sembra assumere una
funzione di veicolo per momenti di alterazione, piacere, gratificazione e benessere declinati,
secondo le occasioni, in modo individuale o collettivo. Dal momento che tutte le sostanze
d’abuso sono in grado di produrre alterazioni dello stato mentale ogni sostanza diventa per il
consumatore potenzialmente alternativa a qualunque altra.
HBSC Lombardia 2010 – Sintesi dei dati relativi al “consumo di sostanze”
Alcolici: i ragazzi dimostrano di fare abbondante uso di alcolici, soprattutto al crescere
dell’età: a 11 anni ha bevuto il 29,5% a 13 il 55,4% e a 15 l’81,0%. Particolarmente
interessante risultano le preferenze di consumo fra gli studenti: al primo posto si
posizionano gli alcolpop (33,1%), di cui si fa un uso anche frequente. Seguono la birre
(32,0%), gli “altri alcolici” (29,2%) e il vino (28,3%). Per quanto riguarda l’uso eccessivo
di alcol, il 15,4% del campione riporta episodi di ubriacatura e il 17,4% di binge drinking. I
15enni coinvolti in tali episodi si aggirano intorno al 32%.
Tabacco: il 24,1% dichiara di aver fumato almeno una sigaretta nella sua vita e tale
consumo aumenta con l’età: 3,1% a 11 anni, 21,9% a 13 e 54,7% a 15 anni. Molti di
questi “sperimentatori” non si trasformano però in consumatori: il consumo attuale
riguarda l’11,8% del campione (1,0% degli 11enni, 8,2% dei 13enni e 30,8% dei 15enni).
Cannabis: il consumo di cannabis riguarda il 10,8% dei 13 e 15enni. Emerge tuttavia una
notevole differenza fra le due fasce di età: a 13 anni hanno fatto uso di cannabis almeno
una volta nella vita il 2,9% degli studenti e a 15 anni il 20,9%.
18
Altre sostanze illegali: i ragazzi che dichiarano di aver fatto uso di almeno una droga
differente dalla cannabis rappresentano il 6,7% dei quindicenni (66 ragazzi). Le sostanze
più diffuse sono i funghi allucinogeni e la colla.
Doping: l’uso di sostanze dopanti coinvolge il 2,0% dei 15enni.
Anche l’alcol, sostanza lecita e grandemente diffusa, sembra iniziare a perdere le
caratteristiche di “lubrificante sociale” tipiche dell’uso aggregativo/relazionale, per assumere
quelle di sostanza “alterante in sé”, alternativa a qualunque “stupefacente” (come nel caso del
cd. “binge drinking”).
Anche il ruolo dei social network e dei nuovi media, sta accelerando ulteriormente il processo
di sdoganamento, di normalizzazione e diffusione delle droghe fra i cd “nati nell’era digitale”
(meno influenzati/bili su questi argomenti dai processi educativi classici della famiglia, della
scuola e dei media tradizionali), facilitandone l’accesso (in termini di acquisto e consumo).
Dai dati in nostro possesso emerge chiaramente l’interconnessione tra il consumo di sostanze e
tutti gli altri ambiti e contesti di vita. Lungi dall’essere un fenomeno astorico e
decontestualizzato, strettamente e unicamente legato a fattori individuali, il consumo di
sostanze si connota come fortemente legato alle caratteristiche di diversi contesti di vita:
famiglia, pari, scuola e comunità. Recenti contributi scientifici hanno, infatti, delineato un
complesso sistema di relazioni interdipendenti tra individui ed ambiente sociale e culturale
all’interno del quale il consumo di sostanze acquisisce forma e significato. In una prospettiva
ecologico-sociale, il consumo di sostanze nelle diverse fasce di popolazione (in primis fra i più
giovani) risulta strettamente legato sia alle caratteristiche dell’individuo sia alle caratteristiche
dei molteplici contesti in cui vive.
In queste premesse trova motivazione l’avvio – a partire dal 2008 –, il successivo
rafforzamento e il progressivo consolidamento a livello regionale e territoriale (grazie al
coinvolgimento di tutte le ASL e alla sinergia e integrazione con i diversi livelli della
programmazione sociale e di Zona in capo agli Enti locali) della Rete Regionale per la
Prevenzione dipendenze.
Essa, anche in attuazione degli obiettivi strategici fissati dal Piano di Azione Regionale
Dipendenze (di cui alla DGR IX/4225/2012):
- Promuove e supporta il coordinamento multilivello degli interventi, la programmazione
intersettoriale e le azioni dei diversi attori sociali presenti sul territorio;
- Qualificare le attività di prevenzione, promuove la diffusione di programmi coerenti con gli
standard quali-quantitativi regionali, nazionali e internazionali;
- Aggiorna il patrimonio di conoscenza e gli strumenti metodologici a disposizione dei diversi
attori in gioco e favorisce la conoscenza e lo scambio di buone pratiche.
A livello territoriale, in ciascuna ASL, questi obiettivi si concretizzano e attraverso lo strumento
del Piano Locali Prevenzione Dipendenze (elaborato secondo quanto previsto dalla DGR
IX/1999/2011 per il tramite del Comitato Rete Locale prevenzione Dipendenze, con il
coinvolgimento di tutti gli Attori pubblici e istituzionali del territorio, Piano fortemente collegati
agli altri strumenti programmatori nell’area preventiva: Documento di Programmazione e
Coordinamento dei Servizi, Piano Integrato Locale per la promozione della salute)
In questa cornice trovano sfondo le più recenti azioni di Prevenzione del Gioco d’Azzardo
Patologico (GAP) in attuazione della LR 8/13 e della DGR X/856/2013, che hanno individuato
anche in questo specifico campo la strategia del lavoro di rete e dello sviluppo di partnership e
programmi di intervento intersettoriali quale forma promettente per la diffusione nella
popolazione di atteggiamenti e comportamenti preventivi e in grado di individuare
precocemente ed altrettanto efficacemente le situazioni a maggior rischio, anche con il
coinvolgimento attivo di settori della società civile tipicamente non coinvolti in questo tipo di
strategie (es. gestori di locali; mondo della produzione ecc.).
-
19
Prevenzione oncologica mediante diagnosi precoce (tumore di mammella, colon –
retto, cervice uterina) 12
Nell’ambito delle patologie oncologiche Regione Lombardia, in coerenza con le indicazioni
nazionali e le evidenze scientifiche, ha organizzato programmi di prevenzione rivolti alla
popolazione che, per età e sesso, risulta essere più a rischio e per la quale la partecipazione a
una prestazione diagnostica può garantire un efficace guadagno di salute. Nella tabella
seguente sono riportati i livelli di offerta.
Popolazione
target
Donne
Mammella
50-69 anni
Donne e uomini
Colon retto
50-69 anni
Cervice
Donne
uterina
25-64 anni
* Comprende anche le
Prestazione offerta
Copertura* di
popolazione
Mammografia
81%
Test del sangue occulto delle feci
Pap Test
57%
79%
prestazioni fuori dai programmi di screening
• Screening mammografico
Regione Lombardia ha attivato dal 2000, su tutto il territorio, un programma di screening del
tumore della mammella. Tutte le residenti tra i 50 e i 69 anni sono invitate ad eseguire lo
screening mammografico con intervallo biennale; in caso di positività le pazienti vengono
richiamate per gli opportuni approfondimenti (ecografia, biopsia, ecc.). Nel 2013 sono state
invitate 558.238 residenti, hanno aderito in 331.698; sono risultate positive alla mammografia
di screening in 18.101, diagnosticate con cancro in 1.550:
 ogni 100 invitate 68 hanno aderito;
 ogni 100 pazienti screenate con mammografia: 95 sono negative, 5 sono positive e
inviate ad approfondimento diagnostico;
 ogni 100 pazienti positive che eseguono approfondimento diagnostico: a 8 viene
diagnosticato un cancro.
Nel confronto con i dati italiani si osserva che Regione Lombardia contribuisce per circa 1/5 al
totale degli esami effettuati nei programmi di screening nazionali (circa 330.000 su
1.500.000).
I dati sopra riportati garantiscono una copertura di screening (indicatore LEA – numero di
aderenti sul numero totale di residenti target) pari al 53%. Nel grafico sottostante è descritta
la copertura complessiva di per una mammografia di prevenzione del tumore alla mammella
(sia in screening sia fuori screening)
12
Dati aggiornati – rif 2013 e ISTAT
20
Copertura per la prevenzione del tumore al seno
(mammografia eseguita negli ultimi 2 anni) donne 50-69 anni e donne 25+
Fonte: Tutela della salute e accesso alle cure anno 2013, Istat
• Screening Colon Retto
Regione Lombardia ha attivato dal 2005 un programma di prevenzione del tumore del colon
retto. E’ previsto l’invito di tutta la popolazione tra i 50 e i 69 anni alla esecuzione, ogni due
anni, del test del sangue occulto delle feci. In caso di positività i pazienti sono richiamati ad
eseguire una colonscopia di approfondimento. Il programma di screening è a regime su tutto il
territorio dal 2006; nel 2013 sono stati invitati 1.128.669 residenti, hanno aderito in 571.904;
sono risultati positivi al test di screening in 25.410, diagnosticati con patologia 8.541 (543
cancro, 3.448 adenoma alto rischio, 4.550 adenoma basso rischio):
 ogni 100 invitati 53 hanno aderito
 ogni 100 pazienti screenati 96 sono negativi, 4 sono positivi e consigliati di sottoporsi a
colonscopia;
 ogni 100 pazienti positivi che eseguono colonscopia di screening a 3 viene diagnosticato
un cancro, a 17 un adenoma ad alto rischio e a 22 un adenoma a basso rischio, 58
risultano negativi.
Nel confronto con i dati italiani si osserva che Regione Lombardia contribuisce per circa
1/3 al totale degli esami effettuati nei programmi di screening nazionali (circa 500.000
su 1.500.000).
I dati sopra riportati garantiscono una copertura di screening (indicatore LEA – numero di
aderenti sul numero totale di residenti target) pari al 47%.
• Prevenzione del carcinoma della cervice uterina
La prevenzione del carcinoma della cervice uterina in Regione Lombardia è organizzata
attraverso programmi di screening realizzati in alcune ASL mentre le altre ASL sviluppano
azioni indirizzate verso gruppi di popolazione “fragili” anche alla luce dell’abitudine delle
cittadine lombarde alla prevenzione spontanea. I dati mostrano che la copertura della
prestazione di pap test è assicurata, nella fascia di età 25-64 anni, per circa 8 donne su 10: ciò
grazie ad un forte livello di consapevolezza delle donne lombarde che accedono a tale
prestazione sia nell’ambito delle campagne di screening, sia in maniera spontanea. L’alto livello
di copertura ha contribuito a mantenere una bassa incidenza della patologia grazie all’azione
sui precursori neoplastici, modificando il profilo epidemiologico della patologia.
Quanto sopra riportato garantisce una copertura di screening (indicatore LEA – numero di
aderenti sul numero totale di residenti target) pari al 10% per il 2013. Nel grafico sottostante è
21
descritta la copertura complessiva per un pap test di prevenzione del tumore alla cervice
uterina (sia in screening sia fuori screening).
Copertura per la prevenzione dei tumori alla cervice uterina
(Pap test negli ultimi 3 anni) donne 25-64 anni e 25+
Fonte: Tutela della salute e accesso alle cure anno 2013, Istat
La protezione contro il carcinoma della cervice uterina è ulteriormente perseguita attraverso
l’offerta attiva della vaccinazione anti-HPV alle ragazze dell’età di 11 anni. Sono state inoltre
previste modalità di offerta vaccinale anche alle corti di età diverse da quelle per cui è
prevista la chiamata attiva. La vaccinazione è stata introdotta nell’offerta di prevenzione
primaria alle dodicenni con tassi di adesione in crescita: la coorte del 1997 ha registrato un
tasso di copertura vaccinale per la prima dose del 68% versus il 74% a livello nazionale, la
coorte del 2000, prima dose, del 75,8% versus 76,7% italiano.
Prevenzione delle malattie trasmissibili e malattie prevenibili con vaccinazione 13
L’aumento demografico, l’urbanizzazione, la globalizzazione e i rapidi spostamenti aerei di
persone e merci hanno aperto una nuova era per le malattie infettive. Gli ultimi decenni sono
stati caratterizzati da un aumento dell'incidenza di malattie infettive già conosciute e dalla
diffusione oltre-frontiera di malattie infettive emergenti. Per far fronte alle reali emergenze
infettive e alla gestione degli eventi di grande portata come EXPO 2015, la strategia di regione
Lombardia è stata mirata a rafforzare la capacità di risposta, la cosiddetta preparedness,
definendo un’organizzazione e una rete di laboratori di riferimento al fine di consentire di
eseguire una diagnosi precoce ed una rapida e precisa identificazione eziologica per orientare
una risposta tempestiva ed efficace atta a ridurre al minimo l’eventuale impatto sanitario e
socio-economico di epidemie o nuovi patogeni.
Le patologie più frequenti notificate sono le malattie esantematiche infantili, in particolare la
varicella (219 casi per 100.000 abitanti) e la scarlattina (49 casi per 100.000 abitanti). La
mononucleosi negli ultimi 5 anni ha una media di 325 casi/anno con 379 casi nell’ultimo anno.
Attraverso il perseguimento degli obiettivi contenuti nel Piano Nazionale per l’Eliminazione del
Morbillo e della Rosolia congenita (PNEMoRc) 2010-2015, tra cui l’offerta attiva di
vaccinazione, si è assistito ad un netto decremento dei casi di morbillo con 703 segnalazioni
nel 2013 e 146 casi nel 2014 (Lombardia 2014: 1,5 casi per 100.000 residenti - Italia 2014:
2,8 casi per 100.000). Rispetto al contesto Europeo i Paesi che hanno riportato, tra Dicembre
2013 e Novembre 2014, il maggior numero di casi (76% dei casi nei 30 Stati membri
13
Dati aggiornati – rif 2014 o ultimo dato disponibile
22
dell’EU/EEA) si sono verificati in Italia, Germania, Francia e Paesi Bassi. Solo 10 Paesi hanno
riferito meno di 1 caso di morbillo per milione di abitanti (soglia target di eliminazione). Nessun
decesso correlato al morbillo è stato segnalato nel periodo di riferimento ma 5 casi sono stati
complicati da encefalite.
In termini di frequenza seguono le patologie gastrointestinali: ai primi posti si attestano le
salmonellosi non tifoidee (15 X 100.000 abitanti) e le diarree infettive (44 X 100.000 abitanti).
Le notifiche di listeriosi, in maniera similare al contesto epidemiologico europeo, sono andate
aumentando negli anni con 53 casi nel 2014. Dal 2005 si sono verificati meno di 200 casi anno
di epatite A con due picchi nel 2009 e nel 2013. Nell’anno 2013 l’aumento dei casi è correlabile
all’epidemia multistato che ha coinvolto diversi Paesi europei (Italia, Irlanda, Olanda, Francia,
Gran Bretagna, Svezia), originatasi da frutti di bosco surgelati.
Le notifiche di salmonellosi continuano ad essere in diminuzione coerentemente al quadro
europeo, con un incremento di quelle sostenute da S.Thiphimurium, ed in particolare della sua
variante monofasica. Dopo un netto aumento dovuto anche al rafforzamento del sistema di
sorveglianza, negli ultimi 5 anni le diarree infettive si attestano ad una media di 4.028 casi. Gli
agenti eziologici che sostengono le diarree infettive notificate sono nel 58% da Clostridium
difficile, il 27% da enterovirus, il 14% da batteri (escluse le salmonelle) e il restante non noti.
Negli ultimi cinque anni la media delle diarree sostenute da Campylobacter sono 524/anno e
colpiscono maggiormente i bambini al di sotto dei 4 anni. Le diarree infettive di origine virale
notificati sono a carico di bambini: il 60% delle diarree infettive da norovirus e il 90% di quelle
da adenovirus si verificano al di sotto dei 9 anni.
Tra le patologie rilevanti in termini di gravità clinica, la tubercolosi ha un trend in diminuzione
negli ultimi anni con un numero di notifiche in media attorno a 800 casi/anno per un tasso di
7,2 X 100.000 abitanti che fa collocare la Lombardia e l’Italia tra i Paesi a bassa endemia
(Fonte: Tuberculosis surveillance and monitoring in Europe, ECDC Surveillance Report 2014).
Negli ultimi anni sono circolanti nel mondo e in Europa micobatteri per i quali le comuni terapie
non sono efficaci e necessitano l’utilizzo di farmaci detti di ‘seconda linea’, è stata pertanto
rafforzata la sorveglianza prevedendo l’analisi sistematica di antibiotico resistenza dei ceppi
isolati in Lombardia. La quasi totalità delle tubercolosi osservate nella nostra Regione è
sensibile alle terapie convenzionali e pertanto caratterizzata da una buona risposta alla cura;
dai dati emersi dalle analisi di antibiotico resistenza effettuate nella ceppoteca regionale la
percentuale di TB MDR (Multi Drug Resistant) è calcolata rispetto il numero di pazienti dei quali
è stato inviato il ceppo al Laboratorio di Riferimento e si attesta attorno a valori tra il 4-6%
negli ultimi 4 anni. Le malattie invasive pneumococciche hanno registrato in Lombardia 354
casi nel 2013 con un tasso di 3 X 100.000 abitanti versus 1,64 a livello nazionale e le malattie
invasive meningococciche si attestano a 42 casi nel 2013. In Lombardia nel 2013 le nuove
diagnosi di HIV segnalate sono state 932, di cui 891 a carico di soggetti residenti con un tasso
d’incidenza del 9,2 per 100.000 abitanti (incidenza nuove diagnosi HIV in Italia 6,0 nuovi casi
per 100.000 residenti). Il trend dei casi di AIDS è in costante diminuzione con una media di
276 casi/anno (periodo 2009-2013).
In Lombardia nell’anno 2013 sono stati confermati 10 casi autoctoni di meningo-encefalite da
West Nile Virus, di cui 6 soggetti residenti nella provincia di Mantova, 2 in quella di Brescia e 1
nella provincia di Cremona e nell’anno 2014 sono stati confermati 13 casi autoctoni di
meningo-encefalite da West Nile Virus, di cui 5 soggetti residenti nella provincia di Pavia, 3 in
quella di Cremona, 2 a Lodi e Mantova e 1 in quella di Brescia; dal punto di vista temporale 4
casi si sono verificati in Agosto e 9 in Settembre (Fonte dati: sistema notifiche malattie
infettive Lombardia, MAINF). Il 69% dei casi ha una età maggiore di 65 anni e 10 su 13 sono
di sesso maschile. Un paziente tra i casi segnalati, maschio di anni di 86 anni è deceduto.
Nell’Unione Europea, dalle ultime stime fornite del ECDC, emerge che circa 4.100.000 pazienti
ogni anno acquisiscono infezioni correlate all’assistenza (ICA) che causano circa 37.000
23
decessi. Le infezioni più frequenti sono quelle delle vie urinarie, delle vie respiratorie, del sito
chirurgico, le sepsi e altre tra cui rilevante è la quota delle diarree da Clostridium Difficile. Lo
Staphylococcus aureus multi resistente (MRSA) è isolato in circa il 5% delle infezioni correlate
all’assistenza. Inoltre è evidente un aumento preoccupante delle infezioni sostenute da batteri
resistenti alle carbapenemasi. Circa il 20-30% delle infezioni correlate all’assistenza è
considerata prevenibile con programmi di prevenzione e controllo intensivi. A livello lombardo
emerge una situazione epidemiologica con pattern simili a quelli Europei. Alla luce di questo
scenario il continuo affinamento degli strumenti per la sorveglianza e degli strumenti di
controllo delle infezioni correlate all’assistenza basati su evidenze di provata efficacia e flessibili
per adattarsi ai diversi contesti organizzativi assumono un’importanza cruciale.
Nel prossimo decennio un numero sempre più elevato di vaccini sarà immesso sul mercato e
considerato per l’introduzione universale nella popolazione, d’altro canto il fenomeno del rifiuto
delle vaccinazioni è in crescita e comincia a interessare anche aree in cui non sono presenti
gruppi dissidenti organizzati. In Lombardia le coperture vaccinali per le vaccinazioni contro il
tetano, difterite, pertosse, epatite B, Haemophilus b sono attorno al 95%, la vaccinazione
contro morbillo, parotite e rosolia si attesta a valori tra 90-95% negli ultimi 5 anni, e le
coperture per le vaccinazioni, introdotte successivamente, come quella contro la malattia
meningococcica e pneumococcica sono in aumento. Inoltre sono attive le offerte gratuite di
alcuni vaccini a soggetti con alcune patologie specifiche coerentemente alle indicazioni
ministeriali.
Oramai è necessario per definire le strategie vaccinali oltre l’epidemiologia, le coperture
vaccinali e le raccomandazioni basate sulle evidenze, considerare e incorporare nelle decisioni
altri elementi, meno direttamente misurabili, quali le attese e convincimenti della popolazione,
i valori etici, l’influenza delle pressioni mediatiche, gli aspetti di equità.
Programmazione delle attività di controllo a tutela della salute e sicurezza dei
cittadini / consumatori / lavoratori condivisa tra enti ed istituzioni coinvolti 14
La Programmazione delle attività di controllo è effettuata in relazione al contesto di riferimento
e secondo i principi della graduazione del rischio.
L’attuazione dei piani di controllo da parte delle ASL ha permesso nel 2013 la realizzazione
complessivamente di 192.194 controlli svolti nell’ambito degli ambienti di lavoro, degli
ambienti di vita e della filiera degli alimenti non di origine animale.
La programmazione della ASL - Dipartimento di Prevenzione Medico - fa propri e declina, nelle
diverse realtà territoriali, anche gli obiettivi definiti dal livello nazionale nei LEA, in coerenza
con le linee di indirizzo conseguenti.
Il modello organizzativo praticato e da praticarsi è quello che valorizza un’ampia partecipazione
delle parti sociali e delle istituzioni con competenze nelle specifiche aree (tutela della salute e
sicurezza dei cittadini/consumatori/lavoratori), sia nella fase di individuazione di priorità ed
obiettivi, sia nella fase di valutazione del guadagno di salute conseguito. Il processo per
affrontare e risolvere i bisogni di prevenzione inizia con la realizzazione della “peer network”, la
“rete di pari”.
Nell’ambito della tutela della salute della popolazione negli ambienti di vita la prevenzione è
chiamata a contribuire nel percorso di valutazione degli Strumenti di Pianificazione e di
Governo del territorio (PTR, PTCP, PGT, pianificazione di settore, ecc.), tesa a garantire il
miglior utilizzo del territorio e la migliore fruibilità dello stesso da parte dei cittadini e si esplica
nell’identificare le correlazioni tra salute e ambiente, affinché siano operate scelte ed
14
Capitolo aggiornato
24
intraprese azioni in grado di salvaguardare la salute della popolazione dai fattori di
inquinamento.
Analogamente è chiamata nella valutazione dei contenuti degli Studi di Impatto Ambientale, in
ambito di Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) per la componente salute. La Comunità
Europea ha sancito il principio secondo cui: “... tutti i progetti che hanno dei riflessi sul
territorio e quindi comportano una trasformazione del territorio devono essere giudicati anche
al fine della valutazione dei possibili impatti che il progetto una volta realizzato determina sul
territorio”.
Nell’ambito del progetto di formazione ed accompagnamento a supporto conferimento di
funzioni alle Province avviato con la l.r. 2 febbraio 2010 n. 5 “Norme in materia di impatto
ambientale" Regione Lombardia ha approvato, con DGR IX/1266/2014 le Linee Guida per la
redazione del capitolo “Salute Pubblica" degli Studi di Impatto Ambientale (SIA). Si è pertanto
dato seguito a quanto stabilito dal Regolamento Regionale n. 5 del 21 novembre 2011,
attuativo della l.r. 5/2010, circa la necessità di assicurare adeguato supporto tecnicoamministrativo alle Autorità competenti in materia di VIA a seguito del conferimento di
competenze.
Le Linee Guida espongono i riferimenti fondamentali utili alla redazione degli Studi di Impatto
Ambientale (SIA) sul settore “Salute pubblica”.
I contenuti presentano numerosi elementi di contatto con altre componenti (aria, suolo e
rumore) e sono articolate nelle seguenti parti:
• un documento principale, che fornisce i riferimenti essenziali ed il quadro complessivo
per il settore “Salute pubblica”;
• appendici che sviluppano le metodologie del documento principale.
Il documento approvato, indica, a partire dall’illustrazione dei concetti prioritari del settore e
degli elementi concettuali di maggiore rilievo attorno ai quali lo SIA deve ragionare e fornire,
per quanto possibile, il percorso da adottare nell’analisi dell’impatto ambientale sulla
componente “Salute pubblica”, ossia:
1. Fase di orientamento (o di scoping). E’ necessario individuare gli impatti potenzialmente
significativi da approfondire nello SIA o nello SAP ove si sia in fase di Verifica di
Assoggettabilità. In tale fase riveste particolare importanza l’analisi della letteratura che
deve essere esaustiva, aggiornata e corretta, al fine di raccogliere evidenze scientifiche.
2. Stato dell’ambiente. La caratterizzazione dello stato e dei livelli di qualità per la
componente “Salute pubblica” compiuta tramite l’analisi, la documentazione e la
valutazione dello stato di salute ante operam della popolazione target, della specificità
del contesto territoriale in cui un’opera viene realizzata, delle caratteristiche della
popolazione target e delle eventuali sottopopolazioni di rilievo, delle dinamiche
temporali (andamenti nel tempo) dei fenomeni sanitari di maggiore rilevanza per
l’opera in progetto e confronti con valori/gruppi di riferimento, con situazioni di
paragone particolarmente significative.
Per descrivere e valutare lo stato di salute di una popolazione nella fase ante operam
(ma anche durante le fasi di cantiere, di esercizio, di dismissione) è fondamentale la
disponibilità dei dati. Le principali tipologie di dati disponibili riguardano: mortalità;
ricoveri ospedalieri; consumi farmaceutici; prestazioni di specialistica ambulatoriale;
soggetti che godono di qualche tipo di esenzione; registri di patologia; accessi al pronto
soccorso; certificati di assistenza al parto (CeDAP).
3. Stima degli impatti futuri. Gli effetti attesi sulla salute come conseguenza di un’opera di
cui si propone la realizzazione possono essere evidenziati solo da un’analisi esaustiva,
aggiornata e corretta della letteratura disponibile, italiana ed internazionale. Vengono
descritti gli strumenti metodologici da seguire per la determinazione degli effetti attesi
25
sulla salute (approccio tossicologico - risk assessment - ed approccio epidemiologico –
calcolo del rischio attribuibile).
4. Misure correttive. Lo SIA dovrà fornire le indicazioni affinché vengano mitigati gli
impatti negativi sulla salute. Le misure di mitigazione fanno riferimento principalmente
ad evitare e/o limitare l’esposizione della popolazione ai fattori di pressione e pertanto
saranno da utilizzare le tecniche e le pratiche disponibili per altre componenti
ambientali.
5. Il monitoraggio. Lo SIA dovrà indicare quali azioni/attività devono essere messe in atto
per monitorare il processo realizzativo, ed in particolare per permettere di valutare
quanto le fasi attuative dell’opera si avvicinano (ovvero si discostano) dalle indicazioni
previsionali. Le informazioni, i dati e comunque tutti gli elementi di conoscenza e di
caratterizzazione previsti per le attività di monitoraggio devono consentire di acquisire
un quadro sufficientemente dettagliato e (possibilmente) esaustivo per riconoscere,
stimare e valutare le ripercussioni sulla salute della realizzazione dell’opera, prevedendo
che il monitoraggio relativo alla fase di esercizio possa durare quanto l’esercizio stesso.
In questo contesto occorre innanzitutto ricordare il ruolo primario (istituzionale) della ASL nel
percorso valutativo, ruolo che si configura esplicitamente come soggetto che all’interno della
Commissione VIA fornisce il suo contributo per la valutazione dell’opera proposta (valutatore,
terzo, dell’impatto dell’opera in discussione). Ciò presuppone che nella conduzione di tale
attività l’ASL non si debba esporre a potenziale conflitto di interesse (valutatore-valutato).
Questa situazione di indipendenza è a volte chiamata in causa (e potenzialmente messa in
discussione) per via di legittime richieste che pervengono alla ASL da Istituzioni (Comuni, ad
esempio, o altri Enti) pubbliche nella loro natura ma che nel processo di VIA non sono terze e
svolgono il ruolo di “parti interessate”. La legittimità della richiesta risiede spesso nel fatto che
essendo la ASL unica titolare di informazioni utili per una valutazione dello stato di salute della
popolazione interessata da un’opera diventa quasi inevitabile chiedere la sua collaborazione (se
non la sua azione diretta) In tale contesto occorre fare in modo di garantire
contemporaneamente due esigenze: da una parte la non rinuncia della ASL al suo ruolo
istituzionale di valutatore indipendente nel percorso di VIA, dall’altra permettere ai soggetti
interessati agli effetti dell’opera (proponenti e stakeholders) di poter svolgere il proprio
ruolo/compito.
Una modalità per ottemperare ad entrambe le esigenze è quella che vede la ASL da una parte
mettere a disposizione dei richiedenti (con le cautele permesse dai regolamenti sulla privacy)
le informazioni necessarie (i dati o le elaborazioni) per effettuare le valutazioni di impatto
dell’opera sulla salute delle popolazioni, rinunciando allo svolgimento di dette attività per conto
dei portatori di interesse (pubblici o privati che siano), e dall’altra svolgere in proprio tutte
quelle attività che permettono alla ASL di adempiere al ruolo istituzionale di valutatore. In tale
fattispecie devono essere considerate anche le valutazioni ex post sulla salute (o monitoraggio)
della popolazione che sono posti in capo al proponente l’opera.
In tale contesto, Regione Lombardia ha aderito al progetto CCM 2013 “Valutazione di Impatto
sulla Salute (VIS): Linee Guida e strumenti per valutatori e proponenti”, denominato “t4HIA”
(tools for HIA), che ha avuto inizio formale il 24 marzo 2014. Quale capofila della UO 3 ha
l’obiettivo di elaborare le Linee Guida per la redazione del capitolo “Salute Pubblica" degli Studi
di Impatto Ambientale (SIA) a valenza nazionale.
Ambienti di vita
Con decreto n. 12678 del 21/12/2011, sono state adottate le Linee Guida per la prevenzione
delle esposizioni al gas radon in ambienti indoor. L'iniziativa si inserisce tra le azioni
26
finalizzate alla tutela della salute del cittadino e persegue l’obiettivo di ridurre l’incidenza del
tumore polmonare.
Il documento, che rappresenta uno strumento operativo per i Comuni, per i progettisti e per i
costruttori di edifici, fornisce indicazioni e suggerimenti riguardanti la realizzazione di nuovi
edifici radon-resistenti e le azioni per ridurre l’esposizione al gas radon nel caso di edifici
esistenti, in sinergia con gli interventi finalizzati al risparmio energetico.
Le Linee Guida costituiscono peraltro direttiva, ai sensi dell’art.124 della l.r. n. 33/2009. A tal
fine una specifica informativa (nota n. 37800 del 27/12/2011) è stata inviata ai Comuni
lombardi, per sollecitare l’inserimento nei Regolamenti Edilizi Comunali di specifiche norme
tecniche.
Le acque di balneazione monitorate durante la stagione balneare 2014, la cui individuazione
è stata conseguita sulla base degli esiti della stagione, sono 239 di cui:
32 in Provincia di Bergamo
103 in Provincia di Brescia
36 in Provincia di Como
21 in Provincia di Lecco
39 in Provincia di Varese
2 in Provincia di Sondrio
6 in Provincia di Milano
A partire dalla stagione balneare 2014, saranno sottoposte a monitoraggio 5 nuove aree di
balneazione .
Amianto
Dal 2000 in Lombardia è attivo il Centro Operativo Regionale (COR), istituito dalla DG Salute
presso la Clinica del Lavoro di Milano - Ospedale Maggiore Policlinico - Università degli Studi di
Milano Dipartimento di Medicina del Lavoro. Il COR della Lombardia si coordina con la DG
Salute e:
 ricerca le patologie da amianto che inserisce nel Registro regionale dei mesoteliomi;
 si interfaccia con INAIL per implementare il Registro nazionale dei casi di neoplasia di
sospetta origine professionale.
Dal 2000 al 2014 al COR sono stati segnalati 9.215 casi. I casi incidenti di mesotelioma sono
risultati 5.171 (56,1% dei casi segnalati). Per 2.537 soggetti (62,9% della casistica esaminata)
l’esposizione ad amianto è avvenuta in ambito professionale, mentre è stata riconosciuta
l’esposizione legata ad attività svolte nel tempo libero in 85 casi (2,1%); un’esposizione di tipo
familiare (convivenza con soggetti professionalmente esposti ad amianto) in 74 casi (1,8%) e
un’esposizione di tipo ambientale in 137 casi (3,4%).
I settori noti per l’utilizzo di manufatti contenenti amianto sono edilizia (24,7%), l’industria
metalmeccanica e metallurgica (22,8%), l’industria tessile (14,6%), l’industria chimica (5,9%),
della produzione e manutenzione di mezzi di trasporto quali auto e motoveicoli (4,3%) e in
lavoratori dell’industria alimentare (inclusi gli zuccherifici 3,4%).
Le politiche adottate dalla DG Salute, oltre alla ricerca delle patologie da amianto, sono il
censimento dei siti con presenza di manufatti in amianto. La l.r. 17/2003 ha previsto che i
proprietari di manufatti in amianto inviassero alle ASL una comunicazione per censire i siti con
amianto. Dal 2008 al 28.02.2015 risultano censiti 169.526 siti/strutture private e pubbliche, di
cui 5.535 in matrice friabile, cui corrisponde un volume censito pari 3.881.084 m3 di materiali
contenente amianto.
27
Fonte: Regione Lombardia
la sorveglianza sanitaria dei lavoratori ex esposti. In Lombardia le visite sono effettuate
dalle Unità Operative Ospedaliere di Medicina del Lavoro, strutture inserite nelle AAOO
o nelle Università in grado di garantire competenza ed esperienza nella sorveglianza
clinica a rischi professionali, e di avvantaggiarsi del supporto specialistico delle strutture
ospedaliere. I costi economici per la fase di screening (DGR VIII/1526/2005) sono a
carico del SSR.
 la vigilanza sui lavori di bonifica dell’amianto per la tutela dei lavoratori e della
popolazione, che le ASL effettuano a partire dalla ricezione dei Piani di lavoro da parte
delle imprese.
Dal 2014 è attivo in Lombardia il servizio telematico Ge.M.A. (acronimo di Gestione Manufatti
in Amianto) che consente alle imprese che eserciscono attività di bonifica amianto di
trasmettere via web le notifiche art. 250 DLgs 81/08, i Piani di Lavoro art. 256 del DLgs 81/08
e le Relazioni annuali art. 9 L. 257/92. L’utilizzo gratuito di Ge.M.A., disposto con DGR
IX/3913/2012 e DDGS n. 1785 del 04/03/2014, è esempio di semplificazione e si traduce in
vantaggi per le imprese – eliminazione oneri amministrativi, certezza dei tempi, uniformità del
debito informativo vs PA – e per le ASL - disponibilità immediatamente on-line dei documenti,
programmazione efficiente dei controlli nei cantieri amianto, disponibilità immediata
dell’anagrafe dei lavoratori esposti all’amianto, del carattere e della durata delle loro attività e
delle esposizioni all'amianto. In particolare, l’anagrafe degli esposti costituisce bacino
informativo per eventuali future patologie professionali e per ricerche retrospettive sugli effetti
dell’esposizione.
Nel solo anno 2014, il primo dell’applicazione di Ge.M.A.:
 sono stati trasmessi circa 16.000 documenti da circa 720 imprese che hanno lavorato
per la bonifica dell’amianto in Lombardia;
 sono stati registrati 3.701 lavoratori esposti, addetti alla bonifica per un totale di
606.000 ore lavorate;
 sono stati rimossi oltre 1.000.000 di quintali di manufatti in amianto, di cui circa
990.000 di lastre in eternit.

Ore lavorate dagli addetti alla bonifica dell’amianto
disaggregate per ASL - Anno 2014
100000
80000
60000
40000
20000
0
Fonte Ge.M.A.
28
Sicurezza Chimica
Il controllo ufficiale sulle sostanze chimiche è disposto nel rispetto dell’art. 125 del
Regolamento (CE) 1907/2006 del Parlamento Europeo e del Consiglio concernente la
registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH)
(G.U. n. 285 del 7 dicembre 2009) e dell’art. 46 del Regolamento (CE) 1278/2008 del
Parlamento Europeo e del Consiglio concernente la classificazione, l'etichettatura e
l'imballaggio delle sostanze e delle miscele (CLP).
Il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano hanno stipulato l’Accordo, ai
sensi dell'art. 4 del d.lgs 28/08/1997, n. 281 (Rep. 181/CSR del 29/10/2009), che ne definisce
il sistema e le linee di indirizzo.
Regione Lombardia, a sua volta, ne ha recepito i contenuti con DGR IX/1534/2011
“Recepimento dell’Accordo tra il Governo, le Regioni e le Province Autonome di Trento e
Bolzano rep. N. 181/CSR del 29.10.2009 concernente il sistema dei controlli ufficiali e relative
linee di indirizzo per l’attuazione del Regolamento CE n. 1907 del Parlamento europeo e del
Consiglio concernente la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle
sostanze chimiche (REACH)” (BURL S.O. n. 17 del 29 aprile 2011). In dettaglio:
1. l’Autorità competente per i controlli REACH è individuata nella Direzione Generale Salute di
Regione Lombardia, cui sono assegnate funzioni di programmazione, coordinamento e
raccordo istituzionale con il Ministero della Salute, Autorità competente nazionale;
2. le Aziende Sanitarie Locali (ASL) - articolazioni territoriali cui spettano, ai sensi della l.r. 30
dicembre 2009, n. 33, il controllo e la vigilanza sulle sostanze pericolose - effettuano il
controllo ufficiale sull’applicazione del Regolamento REACH e delle norme collegate in
materia di classificazione, etichettatura ed imballaggio di sostanze e miscele pericolose
(Regolamento (CE) 1272/2008 (CLP), D.Lgs 52/1997, D.Lgs 65/2003) tramite il
Dipartimento di Prevenzione Medico (DPM);
3. le ASL assolvono, ai sensi della l.r. 5 dicembre 1983, n. 90, le funzioni amministrative
relative all’irrogazione di sanzioni per violazioni commesse sul territorio lombardo i cui
proventi sono destinati ai DPM per incrementare qualità e quantità dell’attività di vigilanza e
ispezione per la tutela della popolazione e dei lavoratori dai rischi chimici.
Annualmente il Ministero della Salute emana il Piano Nazionale delle attività di controllo sui
prodotti chimici, successivamente adottato dalla DG Salute mediante le Regole di esercizio del
servizio sanitario regionale. Il governo della pianificazione dei controlli regionali è agito
all’interno del Laboratorio di approfondimento (Lap) “Rischio chimico” secondo criteri e regole
condivise e applicate dai singoli Dipartimenti di Prevenzione Medici (DPM) delle ASL.
La Conferenza Stato Regioni, nella seduta del 7 maggio 2015 (rep. atti n. 88/CSR) ha inoltre
sancito ”Accordo tra il Governo, le Regioni e le Provincie Autonome concernente il Protocollo
tecnico nazionale per la rete dei laboratori e le attività di campionamento ed analisi di
sostanze, miscele e articoli riguardanti il controllo ufficiale in applicazione a quanto previsto
all'allegato A, paragrafo 10, dell'accordo Stato-Regioni del 29 ottobre 2009 (Rep. Atti n.
181/CSR), inerente l'attuazione del regolamento (CE) n. 1907/2006 (REACH)”.
Sicurezza Alimentare
Nel campo della sicurezza alimentare negli ultimi anni si è consolidato, sia a livello nazionale
sia regionale, il modello introdotto nell’Unione europea dal Regolamento (CE)178/2002 e dal
successivo “Pacchetto Igiene” (Reg. (CE) 882/2004, 852/2004, 853/2004, 854/2004,
2073/2005), caratterizzato dalla forte responsabilizzazione degli operatori del settore
alimentare e, di conseguenza, il passaggio, per l’Autorità competente, da controlli preventivi,
da porre in atto prima dell’inizio della attività, a controlli a posteriori, che verificano non solo il
29
rispetto dei requisiti, ma anche e soprattutto gli effettivi risultati in termini di controllo del
rischio e limitazione dei danni.
La recente programmazione regionale ha visto quindi l’emanazione di provvedimenti volti a
precisare le modalità di applicazione delle direttive dell’Unione Europea e a stabilire linee guida
per la gestione di specifici ambiti.
Per quanto riguarda la sicurezza alimentare degli alimenti non di origine animale, la
Prevenzione è chiamata a dare attuazione, per quanto di competenza, a quanto previsto dalla
normativa comunitaria in materia (Reg. (CE) 882/2004):
al Piano Nazionale Integrato – MANCP, che descrive il sistema dei controlli ufficiali svolti
lungo l’intera filiera alimentate al fine di tutelare i cittadini dai pericoli di natura sanitaria e
dalle pratiche produttive sleali;
- all’Accordo Stato – Regioni del 07/02/2013 concernente “Linee guida per il funzionamento
ed il miglioramento dell’attività di controllo ufficiale da parte delle autorità competenti in
materia di sicurezza degli alimenti e sanità pubblica veterinaria”.
1. Contesto produttivo
Il sistema agro-alimentare lombardo è il più importante a livello italiano ed uno dei più rilevanti
nel contesto europeo. La produzione agricola realizzata in Lombardia, in valore assoluto, è pari
a 6,35 miliardi di euro. La forte vocazione zootecnica lombarda è confermata dai dati delle
consistenze degli allevamenti e delle produzioni realizzate. Con circa 1,5 milioni di bovini (25%
del patrimonio nazionale) e 4,2 milioni di suini allevati (53% del patrimonio nazionale), la
Lombardia si pone ai primi posti anche a livello europeo.
L’industria alimentare lombarda si caratterizza per un elevato numero di imprese operanti nei
settori di interesse veterinario (2.859 stabilimenti con riconoscimento UE) principalmente
afferenti al settore lattiero-caseario, a quello delle carni (lavorazione e trasformazione) e dei
mangimi. Sono inoltre presenti circa 60.000 stabilimenti registrati e circa 54.000 per la
produzione primaria. Gli addetti a tale settore risultano essere circa 28.000.
Significativa la produzione di carne suina (40% della produzione nazionale), di carne bovina
(25,9%), di carne avicola (19%), di latte (37,1%), di uova (17,7%) e di miele (13,9%). Il
contributo del valore aggiunto dell’industria alimentare lombarda è globalmente stimato in 5,2
miliardi di euro, corrispondente al 19,1% del totale italiano.
La Lombardia svolge un ruolo fondamentale anche nelle esportazioni dei prodotti di origine
animale, pari circa al 27% dell’export nazionale, con un picco del 41% per i prodotti lattiero
caseari, per un valore corrente pari a circa 2.072 milioni di Euro di cui 1.470 milioni di Euro
verso i paesi UE e 602 milioni di Euro verso i Paesi extra UE.
Per quanto riguarda la produzione agricola, la Lombardia produce il 17,9% dei cereali italiani e,
in particolare, il 44% del riso italiano (21,5% della produzione europea). In regione si produce
inoltre il 3% dell’uva da vino e lo 0,2% delle olive da olio. Nonostante lo scarso peso
quantitativo, la Lombardia occupa un posto di rilievo per quanto riguarda la qualificazione della
produzione, testimoniata dal forte orientamento a prodotti DOP e DOC, e da aree di eccellenza
nel settore vitivinicolo. Negli ultimi anni sta crescendo anche il peso produttivo ed economico
degli ortaggi in piena aria (5,3%), specie di cocomero, melone e pomodoro da industria. Un
discreto peso sul totale nazionale (6% della produzione) hanno anche gli ortaggi in serra.
2. Attività di controllo ufficiale – alimenti di origine animale
Stabilimenti riconosciuti
I controlli ufficiali eseguiti dai Dipartimenti di Prevenzione Veterinari sugli stabilimenti che
producono alimenti di origine animale sono organizzati conformemente ai criteri stabiliti dalla
normativa vigente e utilizzano tecniche appropriate sviluppate a tal fine: audit, ispezioni,
verifiche, monitoraggio, sorveglianza e campionamenti.
30
Nel corso del 2013 sono stati effettuati 22.340 controlli ufficiali sul 95% degli stabilimenti
riconosciuti. Sono state rilevate 2.905 non conformità ai requisiti previsti dalla normativa
vigente. La significativa diminuzione delle infrazioni osservate, rispetto all’aumento degli
accessi depone per un maggior rispetto delle norme da parte degli OSA.
Stabilimenti registrati
Gli stabilimenti registrati ai sensi del reg. CE 852/04 hanno una minore complessità ispettiva e
minor rischio sanitario, pertanto la frequenza dei controlli è minore. Nel 2013 sono stati
sottoposti a controllo 14.089 stabilimenti (pari al 25,5% sul totale dei presenti in regione)
mediante 27.208 audit e ispezioni. Sono state rilevate 6.144 non conformità, passando anche
per questi stabilimenti dal 29% al 23%; la maggior parte delle violazioni riscontrate sono state
rilevate negli impianti di distribuzione al dettaglio.
Piano monitoraggio latte crudo
Ha riguardato il latte crudo nei tank aziendali (4.922 analisi) e nei distributori collocati sul
territorio della Regione (6.541 analisi). Le analisi hanno riguardato la valutazione dei Criteri di
Sicurezza Alimentare (ricerca di Listeria monocytogenes, Salmonella spp, Campylobacter
termo tolleranti, E. coli VTEC) e la valutazione dei Criteri di Igiene di Processo
(Enterobacteriaceae, E.coli). In sintesi, i risultati analitici ottenuti sottolineano la buona qualità
del latte crudo destinato al consumo umano diretto.
Piano Aflatossine
Le aflatossine rappresentano uno dei contaminanti del latte che maggiormente deve essere
tenuto sotto controllo considerati i pericoli sanitari.
La presenza della micotossina nel mais è condizionata dagli andamenti climatici, per cui
devono essere previsti piani di sorveglianza ad hoc. Nel 2012 sono stati effettuati 1.217
campioni di latte di massa e di questi 55 sono risultati con valori maggiori di 50ppt con tecnica
ELISA (4,5% di positività), mentre, nel 2013 sono stati effettuati 1.585 campioni e di questi
102 sono risultati con valori maggiori di 50ppt con tecnica ELISA (6,43% di positività).
Piano Listeria monocytogenes
Nel 2012 è terminato il piano di campionamento regionale per la valutazione della presenza di
Listeria monocytogenes in formaggi. Nel complesso sono stati prelevati 2.075 campioni, dei
quali 138, pari al 6,65%, sono risultati contaminati. Nel corso del 2013 nell’ambito dei progetti
EXPO 2015, per la valorizzazione di prodotti DOP, nelle Provincie maggiormente interessate
alla produzione di taleggio e gorgonzola è stato definito un piano specifico per verificare la
situazione della contaminazione ambientale degli impianti di produzione nei confronti di
Listeria.
Piano Alpeggi
Nell’arco alpino regionale sono presenti 370 strutture di caseificazione in alpeggio nel 2013, la
cui quasi totalità è munita di riconoscimento comunitario.
Le attività di controllo effettuate nel biennio 2012/2013 hanno comportato l’adozione di 334
atti prescrittivi, 15 sospensioni/ritiri del riconoscimento, 5 restrizioni/divieti d’immissione sul
mercato dei prodotti a base di latte.
Controlli su prodotti a base di carne
Nel corso del 2012/2013 è stato pianificato su tutto il territorio regionale, un programma di
sorveglianza nei confronti della Salmonella e sul grado di contaminazione da enterobatteriacee
in insaccati crudi e prodotti a base di carne.
31
Prevalenza Salmonella spp per diverse tipologie di prodotti (2012-2013).
Salmonelle
20,00%
15,50%
12,90%
6,90%
10,00%
5,80%
0,00%
2012
2013
Insaccato
Preparazioni di carne
Fonte Banca dati IZSLER elaborazione OEVRL.
Controllo zoonosi trasmesse dagli alimenti.
Nell’ambito di applicazione della direttiva CE 2003/99 inerente la ricerca di agenti zoonosici,
negli anni 2011-2012-2013 sul territorio della Regione Lombardia sono stati prelevati gli
alimenti destinati al consumo umano per essere sottoposti a controlli presso le sezioni
territoriali dell’IZSLER (ricerca di Escherichia coli, Salmonella, Listeria monocytogenes e
Istamina.
I grafici seguenti mostrano le unità testate per le principali matrici alimentari nel triennio
2011-2013 Il numero contenuto delle non conformità rilevate testimonia la buona qualità
igienico sanitaria dei prodotti di origine animale commercializzati e la corretta applicazione
delle procedure di autocontrollo da parte degli operatori del settore alimentare.
Campioni effettuati per E.coli per diverse matrici 2011-2013
(tra parentesi il numero di campioni non conformi).
250
197 (5)
200
190 (3)
145 (1)
150
105 (1)
100
58 (0)
50
38 (1)
0
2011
2012
Prodotti lattiero caseari
2013
Carni lavorate o comunque preparate
Fonte dati: Banca dati IZSLER elaborazione OEVRL.
Controlli per Listeria monocytogenes per diverse matrici 2011-2013
(tra parentesi il numero di campioni non conformi).
600
500
400
496 (41)
454 (11)
318 (8)
300
212 (72)
200
221 (12)
217 (10)
181 (4)
63 (26)
100
47 (11)
0
2011
Prodotti lattiero caseari
2012
Carni lavorate o comunque preparate
2013
Pesce e preparazioni di pesce
Fonte dati: Banca dati IZSLER elaborazione OEVRL.
32
Controllo residui - Piano Nazionale Residui (PNR)
Il Piano Nazionale Residui (PNR) programma l'attività di ricerca di residui negli animali e nei
prodotti di origine animale con la finalità di rilevare i casi di somministrazione illecita di
sostanze vietate, di somministrazione impropria di sostanze autorizzate e di verificare il
rispetto dei limiti massimi residuali di medicinali veterinari, di antiparassitari e di contaminanti
ambientali.
La percentuale di campioni irregolari riscontrata nel triennio 2011-2013 è sostanzialmente
costante nell’ambito del PNR mantenendosi sempre a livelli inferiori allo 0,4% (0,2% nel
2013).
Farmacosorveglianza
Il piano regionale di farmacosorveglianza è mirato alla verifica della corretta gestione del
medicinale veterinario a partire da produzione, commercializzazione, e somministrazione
all’animale sino al controllo dell’eventuale presenza di residui nei prodotti di origine animale.
Sia il numero dei controlli, sia i piani di campionamento e l’aumento di responsabilità degli
allevatori, testimoniano in generale la corretta gestione del farmaco-veterinario in azienda.
3. Attività di controllo ufficiale – alimenti di origine vegetale e materiali destinati al
contatto con gli alimenti 15
I controlli ufficiali eseguiti dai Servizi di Igiene degli Alimenti e Nutrizione sulle imprese che
producono alimenti di origine non animale sono organizzati conformemente ai criteri stabiliti
dalla normativa vigente, in particolare sono basati sull’analisi di contesto e la conseguente
categorizzazione del rischio.
Tutti i dati relativi all’anagrafica delle imprese e ai controlli ufficiali svolti dai Servizi di Igiene
degli Alimenti e Nutrizione sono raccolti nel database Impres@, il sistema informativo regionale
della Prevenzione, che, benché in continua evoluzione e perfezionamento, costituisce ormai
una solida base e riferimento ufficiale anche per i dati di attività del settore alimentare.
Nel seguente grafico sono riassunti i dati principali dei controlli alle imprese alimentari che
trattano alimenti non di origine animale in Regione Lombardia nel quadriennio 2011- 2014 e il
dettaglio dei controlli effettuati nell’anno 2014 suddivisi per le principali macro-categorie di
imprese.
NUMERO DI
ISPEZIONI
50.000
40.000
NUMERO DI
UNITA' CON
INFRAZIONI
30.000
20.000
10.000
0
2011
2012
2013
2014
Ispezioni SIAN
Fonte: data base Impres@, Regione Lombardia
15
Dato aggiornato 2014
33
NUMERO DI
ISPEZIONI
35000
30000
25000
20000
NUMERO DI
UNITA' CON
INFRAZIONI
15000
10000
5000
0
Controlli anno 2014
Fonte: data base Impres@, Regione Lombardia
Si evidenzia in generale che il numero totale di ispezioni effettuate annualmente è di 47.00050.000, con una percentuale di sopralluoghi con esito negativo si attesta su circa il 20%,
mentre nel dettaglio per macro-categoria si vede che il maggior numero di controlli viene
effettuato nel settore della ristorazione, pubblica e collettiva, considerato a maggior rischio per
la tutela del consumatore, con anche la maggior percentuale di non conformità (> 20%).
Per quanto riguarda l’attività analitica, vengono effettuati circa 3.000 campioni di alimenti di
origine vegetale ogni anno, per l’analisi microbiologica e chimica. In particolare, per quanto
riguarda le analisi microbiologiche, vengono effettuati controlli ai sensi del Regolamento (CE)
2073/2005; mentre per le analisi chimiche si effettuano campagne per il controllo delle
micotossine, degli additivi e dei metalli. Sono inoltre effettuate analisi di cessione sui più
comuni materiali destinati al contatto con gli alimenti - MOCA. Vengono infine attuati i piani
nazionali, di derivazione comunitaria, per il controllo degli OGM e dei residui di fitosanitari.
4. Sistema rapido di allerta (RASFF) 16
Per notificare in tempo reale i rischi diretti o indiretti per la salute pubblica connessi al
consumo di alimenti o mangimi, è stato istituito il sistema rapido di allerta comunitario, sotto
forma di rete, cui partecipano la Commissione Europea, l’EFSA (Autorità per la sicurezza
alimentare) e gli Stati membri dell'Unione.
Il Punto di Contatto della Regione Lombardia gestisce il sistema di allerta per alimenti, sia di
origine animale sia di origine non animale, e per i mangimi; assicura lo scambio rapido delle
informazioni con le altre componenti della rete: i punti di contatto delle ASL lombarde, delle
Regioni e del Ministero della Salute, quest’ultimo opera come punto di contatto nazionale
ufficiale per la Commissione europea. Se un alimento o un mangime, presente sul mercato,
non è conforme ai requisiti di sicurezza previsti dagli articoli 14 o 15 del Regolamento
178/2002, gli operatori del settore devono avviare immediatamente le procedure di ritiro.
Di seguito sono riportati i dati riguardanti le segnalazioni ricevute nel quadriennio 2011-2014
per prodotti presenti sul territorio regionale.
16
Dato aggiornato a 2014
34
ANNO
Dipartimenti di
prevenzione medici e
veterinari delle ASL
lombarde
Altre Regioni
Ministero della Salute
(UVAC, USMAF, PIF, NAS)
UE
Operatori economici/Paesi
Terzi
TOTALE
2011
2012
2013
2014
80
84
65
77
175
191
148
130
19
14
23
37
69
61
58
79
1
3
344
353
294
323
Fonte: applicativo Allerta Alimenti, Regione Lombardia
Le circa 300 – 350 notifiche pervenute ogni anno sono state originate da ASL Lombarde, altre
regioni, dal Ministero della Salute, dagli altri Stati membri dell’UE e in alcuni casi da Paesi
Terzi/operatori economici.
Il numero più elevato di allerte, è dovuto alla “presenza di microrganismi patogeni”; le matrici
maggiormente coinvolte sono state le carni e i prodotti della pesca. Il numero appare costante
negli anni, anche se questo dato non deve creare inutili allarmismi, ma testimonia la
funzionalità di un sistema in grado di identificare e togliere rapidamente dal commercio i
prodotti potenzialmente pericolosi per la sicurezza alimentare.
Acque destinate al consumo umano 17
La disponibilità di una sufficiente quantità di acqua potabile è riconosciuta dall’OMS tra i fattori
primari per garantire lo stato di salute della popolazione. Il D.Lgs n. 31/2001 di attuazione
della Direttiva 98/83/CE stabilisce che la verifica della qualità dell’acqua distribuita sia
effettuata dai gestori, tramite controlli interni, e dalle ASL, tramite controlli esterni, che
verificano anche l’appropriatezza dei controlli effettuati dai gestori.
In analogia a quanto previsto per il settore degli alimenti, anche per il settore delle acque
destinate al consumo umano, i controlli devono fondarsi sui dati di contesto e di
categorizzazione del rischio delle strutture presenti sul territorio, essere attuati su tutta la
filiera ed essere effettuati utilizzando le diverse tecniche previste (ispezione, audit,
campionamento).
Al fine della tutela della salute dei cittadini, il D.Lgs 31/2001 stabilisce che le analisi di
conformità dell’acqua destinata al consumo umano siano effettuate su campioni eseguiti al
punto di erogazione ovvero di consegna dalla rete pubblica; tuttavia la qualità dell’acqua
erogata è evidentemente correlata a quella della risorsa idrica. È pertanto necessario che le
azioni di prevenzione siano fondate sulla conoscenza della realtà territoriale in cui si collocano
le fonti di approvvigionamento e della vigilanza sulle zone di tutela delle zone di rispetto per
l’esclusione o il contenimento o il controllo di eventuali centri di pericolo. Altrettanto
importante è la conoscenza degli impianti di trattamento adottati dal gestore, delle reti di
distribuzione e la valutazione delle condizioni di rischio correlate alla loro struttura e condizioni
di manutenzione.
L’attività di controllo delle ASL, come stabilito dal decreto citato, integra sinergicamente
l’attività di autocontrollo dei gestori acquedottistici. Le verifiche analitiche sono programmate
ed attuate individuando i punti più significativi e le frequenze di campionamento, come stabilito
dal D.Lgs. 31/2001 e sulla base delle indicazioni fornite da Regione Lombardia nella Circolare
15/SAN/2004. Il numero di campionamenti programmati annualmente, distinti secondo
tipologia di analisi (microbiologiche e chimiche) e analisi di routine e di verifica sono basati
anche sul contesto territoriale e produttivo, nonché sulle criticità rilevate in passato.
17
Dato aggiornato
35
Nel 2014 sono stati effettuati dalle ASL circa 28.500 campioni di acque destinate al consumo
umano, per i quali sono state effettuate le analisi dei parametri microbiologici e/o chimici
previsti dalla normativa, con una percentuale di conformità superiore al 95%.
Pianificazione degli interventi di prevenzione negli ambienti di lavoro
Regione Lombardia con il Piano 2014-2018 ha sviluppato strategie di tutela della salute e della
sicurezza dei lavoratori (SSL) a partire dai risultati conseguiti in attuazione degli interventi
promossi dal precedente Piano e fa propria una cultura fondata sul confronto tra le Istituzioni
con competenza in materia, con le parti datoriali e sindacali, sia in ambito aziendale che
territoriale. Un Sistema Lombardia che, grazie al governo della prevenzione e della protezione
SSL dei lavoratori, è in grado di stimolare la competitività imprenditoriale e suscitare
l’attrattività internazionale.
Per contrastare gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, agli strumenti ordinari di
vigilanza e ispezione devono essere affiancati altri dispositivi quali il dialogo sociale per avviare
iniziative di Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI) ed in generale percorsi di autocontrollo
attinenti ai Sistemi di Gestione della Sicurezza e Salute (SGSSL); di incentivazione economica;
di promozione di buone prassi art. 2 DLgs 81/08 per un’efficace riduzione dei rischi, per
valutazione e gestione dei rischi; di promozione della salute (Working Health Promotion); di
sensibilizzazione e diffusione della cultura della SSL.
Indicatori di risultato assunti da Regione Lombardia per l’area degli infortuni sul lavoro, nel
triennio 2011-2013, sono stati la riduzione del 15% del tasso complessivo d’incidenza degli
infortuni sul lavoro denunciati (base dati: INAIL 2009); la riduzione del 10% del numero
assoluto degli infortuni mortali.
Di seguito l’andamento dei tassi di incidenza infortunistica effettuato tenendo conto del ricorso
alla Cassa Integrazione Guadagni (CIG), in termini sia di ore autorizzate che di ore
effettivamente utilizzate dalle imprese.
Fonti: INAIL Infortuni (tutte le gestioni);–ISTAT Occupati al netto CIG
Fonti: INAIL – Infortuni (industria e servizi in occasione di lavoro in ambiente ordinario);
ISTAT - Occupati al netto CIG
36
Il confronto tra gli andamenti per comparto (Fonte: INAIL) evidenzia un trend di decremento
significativo in agricoltura.
Fonti: INAIL – Infortuni (tutte le gestioni)
Il calcolo dei tassi di incidenza per classe di addetti, così come definite dal D.M. 18 Aprile 2005,
a standardizzazione effettuata, conferma del valori più elevati per le piccole e le medie
imprese.
Fonti: INAIL – Infortuni (tutte le gestioni); ISTAT - Occupati al netto CIG
I decessi causati da infortunio sul lavoro nel 2014 sono stati 46, nel 2013 sono stati 52,
mentre nel 2012 sono stati 58. Nel triennio si registra una lieve flessione, in linea con il trend
registrato negli anni precedenti. Il comparto più interessato resta quello delle costruzioni.
Fonti: Registro regionale degli infortuni mortali (al netto degli stradali ed itinere)
37
A contrasto del fenomeno tecnopatico, sono stati assunti l’obiettivo di mantenimento del trend
di emersione delle malattie professionali e di perfezionamento degli strumenti di indagine oltre
che l’implementazione della rete di monitoraggio del fenomeno. Nel 2011, rispetto al 2007,
Regione Lombardia ha registrato un incremento del 18% delle malattie professionali
denunciate (Italia: + 60%) (Fonte: Attività delle Regioni e delle Province Autonome per la
prevenzione nei luoghi di lavoro. Anno 2011. Conferenza delle Regioni. 13/030/CR7c/C7).
Le patologie denunciate più importanti sono quelle del sistema osteo-articolare, dei muscoli e
del tessuto connettivo (andamenti disaggregati per anno nel grafico seguente).
Fonti: Flussi Informativi INAIL Regioni (anno 2008); INAIL (anni 2009-2013)
Nel 2013, rispetto al 2009, Regione Lombardia ha registrato un incremento del 13% delle
malattie professionali denunciate (Italia: + 47%).
Lombardia
ITALIA
2009
2010
2011
2012
2013
2.867
3.219
3.153
3.052
3.240
Var %
2013/2009
13
34.962
42.557
46.837
46.161
51.334
47
Fonte: Banca dati statistica INAIL
Sintetizzando, si evidenzia che:
•
•
•
•
i tassi annui di infortunio sul lavoro si attestano intorno ai 20 infortuni ogni 1000
occupati;
mediamente i tassi annui di infortunio sul lavoro su scala nazionale eccedono di 2
infortuni ogni mille occupati i tassi lombardi;
è consolidato il decremento percentuale dei tassi di infortunio per gli anni 2010, 2011,
2012, 2013 sul 2009, tenendo conto del reale numero di lavoratori occupati, al netto del
ricorso alla cassa integrazione guadagni da parte delle imprese lombarde;
il 2013 è l’anno in cui il contenimento degli eventi infortunistici appare consolidarsi,
come pure l’emersione delle malattie professionali finalizzate al loro riconoscimento e ad
indirizzare l’attività di prevenzione.
38
EQUITÀ NELLA PREVENZIONE - CONTRASTO DELLE DISUGUAGLIANZE
L’approccio alle disuguaglianze nel piano regionale prevenzione lombardo prevede una attenta
analisi di contesto ovvero delle condizioni epidemiologiche e dei servizi offerti.
L’analisi di contesto è stata effettuata partendo dai dati del Progetto CCM 2012 18 “Equità nella
Prevenzione e per la Salute in tutte le Politiche” integrati con altri dati locali. Le azioni
individuate hanno identificato le aree dove il settore sanitario, nell’ambito delle proprie
competenze, può agire per diminuire le disuguaglianze. Ovvero è stata valutata l’opportunità di
azioni per diminuire gli effetti della stratificazione sociale (ad esempio aumentando
l’accessibilità ai servizi), dell’esposizione a fattori di rischio (ad esempio adeguando gli
ambienti di vita e lavoro a condizioni più favorevoli) o per diminuire gli effetti della
vulnerabilità dovuta alle disuguaglianze (ad esempio attraverso un aumento delle competenze
sulla salute).
In tabella sono descritte le prevalenze e il potenziale impatto sulla popolazione di alcuni fattori
di rischio. L’inattività fisica negli anziani mostra un maggior livello di diseguaglianza (impatto
sulla popolazione specifica), seguono altri indicatori legati a comportamenti non salutari
(inattività fisica, non consumo di frutta e verdura, consumo di grassi) e indicatori proxy
dell’obesità (BMI, colesterolemia).
Fattori di rischio
Prevalenza
M
58,4%
56,1%
17,9%
52,4%
35,6%
40,5%
Inattività fisica negli anziani
Inattività fisica
Grassi
BMI>25
Ipercolesterolemia
No frutta e verdura
Non abitudine allo screening
ca cervice
Non abitudine allo screening
ca mammella
Ipertensione
Fumo
Non allattamento al seno
Forti fumatori
BMI>30
Diabete
Carni
No vaccinazione antinfluenzale
Fonte - Indagine Multiscopo Istat Salute
20,2%
29,5%
14,2%
10,9%
7,0%
47,2%
16,9%
2013
Prevalenza
F
72,4%
63,7%
15,9%
32,8%
38,9%
34,8%
Impatto
pop spec
10,3%
8,7%
7,2%
7,2%
5,1%
5,1%
Impatto su tutta
popolazione M+F
2,5%
8,7%
7,2%
7,2%
4,8%
5,1%
24,5%
4,5%
1,5%
33,5%
4,4%
0,7%
22,2%
18,3%
31,9%
5,5%
9,4%
6,2%
52,2%
18,4%
4,0%
4,0%
3,5%
3,5%
2,7%
2,3%
2,2%
1,3%
4,0%
4,0%
0,2%
3,5%
2,7%
2,3%
2,2%
1,3%
L’approccio alle disuguaglianze emerse dall’analisi di cui sopra è declinato nel PRP lombardo,
con gradi diversi di approfondimento.
Il Programma “Reti per la promozione della salute negli ambienti di lavoro” (al quale
afferiscono il programma “Aziende che Promuovono Salute - Rete WHP Lombardia” e le Reti di
18
È stata realizzata una analisi dei principali determinanti di salute con una metodologia che permette di definire le
differenze della prevalenza di alcuni fattori di rischio in relazione al titolo di studio, e quindi è stato calcolato il livello di
“guadagno potenziale teorico” nell’ipotesi di rendere per tutta la popolazione una prevalenza pari a quella della sola
componente più istruita (ovvero con laurea). Si presenta una selezione dei dati inerente l’area della tutela della
persona
39
Conciliazione Locali) prevede, per acquisire risultati efficaci in coerenza con i modelli teorici 19 e
le politiche di riferimento 20, di orientare in senso salutare gli ambienti di lavoro cambiando i
contesti organizzativi, migliorando l’ambiente sociale, e rafforzando le competenze individuali.
L’azione del programma WHP è orientata a dare a tutti i lavoratori le stesse opportunità di
salute attraverso il cambiamento del luogo di lavoro: l’azienda ed i lavoratori diventano
responsabili dell’attivazione (empowerment) di processi di salute. Il programma prevede una
flessibilità di attivazione per garantire la massima adesione al setting locale di applicazione, in
tal senso sono prese in considerazione le disuguaglianze di salute che sappiamo essere
presenti nel modo lavorativo (blu collars/white collars; livello di istruzione).
Il livello di istruzione è di per se uno dei fattori che permettono di misurare le disuguaglianze 21,
proprio per questo la scuola è uno dei principali alleati nel settore sanitario nel superare il
livello di disuguaglianze.
Il Programma “Scuole che promuovono salute – Rete SPS/SHE Lombardia” è orientato a
rafforzare questo aspetto per garantire una piena sinergia tra attività di salute e di
apprendimento. Il modello teorico è la Carta di Vilnius che cita esplicitamente l’Equità nei suoi
valori fondanti 22. La realizzazione della rete è lo strumento che è stato ritenuto più efficace, in
linea con il modello europeo riconosciuto da OMS 23, per impostare un programma sostenibile e
che sia vettore di buone pratiche. Il carattere universalistico della scuola permette alla Rete
Lombarda il raggiungimento delle realtà locali più svantaggiate. Lo sviluppo del Programma 2
da parte delle ASL su scala locale dovrà essere in grado di dare priorità alle aree di maggiore
criticità facilitando l’arruolamento nella rete laddove l’analisi del contesto evidenzia maggiori
fattori di rischio per la salute.
I Programmi “Promozione della salute del bambino e della mamma nel percorso nascita” e
“Promozione di stili di vita favorevoli alla salute nelle comunità”, “Prevenzione della cronicità”
pur sviluppando misure in essere a livello regionale dedicate a target specifici (genitori
separati, migranti, anziani, altri contesti di fragilità) delineano azioni per orientare in termini di
equity audit la capacità di programmazione nel suo insieme quale misura di sistema per
contrastare le disuguaglianze di salute.
Dall’analisi di contesto sono emerse inoltre aree alle quali il Piano dedica una riflessione
maggiormente approfondita, la prima è riferita allo screening della cervice uterina (declinata
operativamente nel Programma “Screening oncologici”) mentre la seconda area è riferita alla
attività fisica negli anziani (declinata trasversalmente in più Programmi).
Screening della cervice uterina
Il PRP 2014-2018 prevede la messa a sistema del test del HPV-DNA come test primario di
screening; attualmente l’attività di screening organizzato è presente in 5 ASL mentre in 10 ASL
sono state attivate azioni sulla popolazione fragile con modalità eterogenea per ogni ASL (dal
2014 è prevista in tutte le ASL almeno la chiamata attiva delle donne nella fascia di età 25-29
anni). Anche in relazione ai dati emersi in tabella in merito all’abitudine alla prevenzione del
tumore della cervice uterina, la revisione dell’organizzazione rappresenta una importante
opportunità di rilettura dell’offerta anche in termini di contrasto alle disuguaglianze.
19
Ovvero l’analisi dei fattori predisponenti, rinforzanti ed abilitanti i comportamenti di salute
WHO European Office. Health 2020 : a European policy framework supporting action across government and society
for health and well-being. 2012 p. 10–3.
21
Dominic Richardson. Comparing Policies and Public spending for children across OECD countries. The 4th European
conference on health Promoting Schools. Odensee Ottobre 2013.
22
School Health Europe Networks. Better school through health – The third European Conference on Health promoting
Schools – Vilnius Resolution
23
School for Health Network (SHE Network)
20
40
Copertura del pap test per area vasta lombarda
Tumore al collo dell'utero
(donne 25-64enni)
Milano
città
MI 1
MI2
MB
77,3
Che hanno fatto il Pap-test
72,1
negli ultimi 3 anni
Che non hanno mai fatto il
16,6
11,1
Pap-test
Fonte Regione Lombardia - Éupolis Survey 2013
VA
CO
LC
SO
BG
BS
PV
LO
MN
CR
Lombardia
78,0
76,6
78,3
87,8
77,0
81,7
78,5
13,8
16,1
9,5
8,9
13,6
11,9
12,2
I dati dell’Indagine Multiscopo Istat Salute 2013 permettono di descrivere più
approfonditamente il fenomeno della diseguaglianza: la percentuale di donne 25-64 anni che
non hanno mai effettuato un pap test in relazione al titolo di studio è del 13% per le laureate,
12% per le diplomate, 14% per le donne con licenza media, 18% per le donne con licenza
elementare e 50% per le donne senza titolo di studio. Analogamente non ha mai eseguito un
pap test il 18% delle donne che giudicano scarso/insufficiente la condizione economica della
propria famiglia versus il 12% di quelle che lo giudicano ottimale/adeguato. In tabella è
descritta l’abitudine al pap test in relazione allo stato di salute percepito e alla condizione
economica
Tumore al collo dell'utero
(donne 25-64enni)
buono stato
di salute e
buone risorse
economiche
% donne che non hanno mai
11,6%
eseguito un pap test
Fonte: Indagine Multiscopo Istat Salute 2013
cattiva
condizioni di
salute e
buone risorse
economiche
9,2%
buono stato
di salute e
scarse
risorse
economiche
18,5%
cattivo stato di
salute e scarse
risorse economiche
10,7%
Utile nella descrizione delle disuguaglianza analizzare la copertura appropriata per lo screening
della cervice uterina insieme a quello per lo screening mammografico per le donne in fascia
d’età 50-64 anni (vedi tabella seguente): il 7,3% non ha eseguito alcuna prestazione nei tempi
raccomandati, ed il 16,6% ha eseguito la sola mammografia.
Distribuzione % delle donne 50-64enni in base all'aver fatto una mammografia negli
ultimi 2 anni e/o un Pap-test negli ultimi 3. Lombardia, anno 2013.
Entrambe
Solo
Solo PapNessuna
Totale
mammografia
test
Lombardia
71,4%
16,6%
4,7%
7,3%
100%
Fonte Regione Lombardia - Éupolis Survey 2013
A fronte di tale quadro il Programma “Screening oncologici” individua una serie di azioni che
concorrono specificatamente al contrasto delle disuguaglianze in relazione allo screening della
cervice uterina, tra queste si evidenziano:
1. azioni per aumentare l’accessibilità:
razionalizzazione dell’offerta di prevenzione del tumore della cervice uterina permetterà
di ampliare l’offerta a tutto il territorio lombardo
maggior livello di integrazione con la medicina di base per l’identificazione e la
sensibilizzazione delle pazienti 24 25
24
In coerenza e in continuità con quanto riportato nella DGR 2989 del 23/12/2014 “Determinazioni in ordine alla
gestione del Servizio Socio Sanitario Regionale per l'esercizio 2015”
25
Paolo A, Rossi G, Camilloni L, Cogo C, Federici A, Ferroni E, et al. Metodi per aumentare la partecipazione ai
programmi di screening oncologici. Epidemiol Prev. 2012;36(1).
41
incremento di opportunità di adesione allo screening attraverso il raccordo con setting
di Comunità (“Reti per la promozione della salute negli ambienti di lavoro”, “Scuole che
promuovono salute – Rete SPS/SHE Lombardia”)
utilizzo dei flussi informativi: ad esempio, il flusso integrato delle prestazioni delle
mammografie e delle prestazioni di pap test permette di identificare, con basso scarto
di errore, le donne 50-64 che non fanno neanche una prestazione di prevenzione per i
tumori di cervice e mammella;
2. azioni per diminuire l’esposizione:
₋ presenza di politiche vaccinali nei confronti di HPV, con obiettivo di alto tasso di
adesione (12enni) e offerta del vaccino in modalità di compartecipazione (prezzo
sociale) per le altre classi d’età (vedi Programma 8 “Prevenzione e sorveglianza
malattie infettive”)
3. azioni per diminuire la vulnerabilità:
attivazione per pazienti fragili (es. pazienti straniere, malati di HIV) di modalità di
erogazione e di follow up adatte alle caratteristiche epidemiologiche della diffusione del
HPV e delle caratteristiche immunoprotettive dell’individuo.
-
Attività fisica negli anziani
L’inattività fisica negli anziani rappresenta il fattore di rischio per il quale un contrasto alla
diseguaglianza può offrire il maggiore guadagno di salute, come emerge dai dati in Tabella. Il
livello di istruzione spiega in maniera importante il fenomeno dell’inattività fisica in questo
target: non è attivo il 31% dei laureati, il 41% dei diplomati, il 48% delle persone con licenza
media, il 57% delle persone con licenza elementare e il 70% di quelle senza titolo di studio. Di
seguito è descritto il livello di attività in relazione alla classe di età ed al sesso.
età in classi quinquennali
70-74
75-79
80-84
Non attivi
30%
44%
45%
Maschio
Attivi
70%
56%
55%
Non attivi
47%
56%
64%
Femmina
Attivi
53%
44%
36%
Non attivi
39%
51%
58%
Totale
Attivi
61%
49%
42%
Fonte Indagine Multiscopo Istat Salute 2013
Attivi /non attivi
Analogamente di seguito è descritto il livello di attività in merito alle condizioni economiche ed
allo stato di salute auto-percepito.
Salute più condizioni economiche
buono stato di
cattiva condizioni di
buono stato di salute
salute e buone
salute e buone
e scarse risorse
risorse economiche
risorse economiche
economiche
Non attivi
45,2%
72,2%
53,9%
Attivi
54,8%
27,8%
46,1%
Fonte Indagine Multiscopo Istat Salute 2013
attivi /
non attivi
cattivo stato di
salute e scarse
risorse economiche
77,0%
23,0%
L’inattività fisica è anche correlata allo stato di salute (indice di cronicità), allo stato mentale,
allo stato fisico ed in particolare alla condizione di obesità. Non sembrano esserci differenze in
relazione ad aver effettuato almeno una visita medica generica negli ultimi 12 mesi, viceversa
la visita geriatrica è associata ad un maggiore livello di inattività e analogamente le altre visite
specialistiche.
42
In tabella è descritta l’attività fisica in relazione alla tipologia del Comune di residenza: si
evidenzia come le zone periferiche delle città (B e C) siano le più svantaggiose, mentre i
comuni più lontani dalle città siano contesti più favorevoli alla attività fisica.
Classe_comuni 26
Attivi /
non
A - Polo
B - Polo
CDattivi
intercomunale
Cintura
Intermedio
Non attivi
52,4%
65,6%
52,5%
49,0%
Attivi
47,6%
34,4%
47,5%
51,0%
Totale
100,0%
100,0%
100,0%
100,0%
Fonte Indagine Multiscopo Istat Salute 2013
EPeriferico
42,2%
57,8%
100,0%
Totale
52,4%
47,6%
100,0%
Le opportunità per agire sull’inattività fisica sono legate in particolare all’attivazione di azioni
intersettoriali con i diversi attori della società (dalle associazioni alle istituzioni), in questo
senso i Programmi regionali (in particolare i Programmi “Promozione di stili di vita favorevoli
alla salute nelle comunità” e “Prevenzione della cronicità”) individuano, tra l’altro:
1. azioni per aumentare l’accessibilità:
attivazione di percorsi intersettoriali per il miglioramento del contesto urbano che
coinvolgono le istituzioni al fine di sviluppare ambienti urbani favorevoli all’attività fisica
(es marciapiedi, aree verdi, piste ciclabili, ecc. )
aumento degli accordi intersettoriali con Enti no profit (Associazioni di promozione
sociale-sportiva, Associazioni specificatamente orientate al target, ecc.)
2. azioni per diminuire l’esposizione:
implementazione di offerta di “Gruppi di Cammino” (i Gruppi di Cammino garantiscono
la possibilità di aumentare il livello di attività fisica fino a quanto consigliato dall’OMS,
inoltre il coinvolgimento attivo di Enti no profit, che animano l’organizzazione e la
gestione anche attraverso l’allestimento di Reti Locali, sostiene contestualmente fattori
di protezione individuale di carattere psico-sociale nel target)
3. azioni per diminuire la vulnerabilità:
sviluppo delle attività nell’area delle Cure Primarie (secondo il modello dell’Expanded
Chronic Care Model, rappresentato in figura ) al fine di sostenere una relazione di cura
tra il medico e la persona/paziente, orientata al successo di prevenzione e cura delle
condizioni croniche in un’ottica di empowerment (aumentando il livello di conoscenza e
competenza - health literacy – in tema di stili di vita favorevoli alla salute);
integrazione tra programmi di comunità e azioni intraprese da ambiti di cura (Ospedali,
MMG) per potenziare l’offerta diretta di opportunità (ad esempio Gruppi di Cammino
attivati da ospedali o associazioni di MMG) e/o il raccordo con Enti no profit per
incrementare l’ingaggio individuale (con attenzione a situazioni di fragilità, vulnerabilità,
altre specificità) verso iniziative del territorio;
potenziamento delle attività di counselling da parte dei MMG nei confronti del target in
relazione a stili di vita utili a ridurre il carico di patologia e relativo “invio” a opportunità
di stile di vita attivo (Gruppi di cammino e/o altre attività coerenti alle specificità
individuali, anche dal punto di vista territoriale e culturale).
26
La metodologia di classificazione dei comuni Istat si sostanzia in due fasi principali: 1) Individuazione dei poli,
secondo un criterio di capacità di offerta di alcuni servizi essenziali; 2) Classificazione dei restanti comuni in 4 fasce:
aree peri-urbane; aree intermedie; aree periferiche e aree ultra periferiche, in base alle distanze dai poli misurate in
tempi di percorrenza. La mappatura finale risulta quindi principalmente influenzata da due fattori: i criteri con cui
selezionare i centri di offerta di servizi e la scelta delle soglie di distanza per misurare il grado di perifericità delle
diverse aree. A tale proposito, la classificazione dei comuni è stata ottenuta sulla base di un indicatore di accessibilità
calcolato in termini di minuti di percorrenza rispetto al polo più prossimo. Le fasce che si ottengono sono calcolate
usando i terzili della distribuzione dell’indice di distanza in minuti dal polo prossimo, pari circa a 20 e 40 minuti. È stata
poi inserita una terza fascia, oltre 75 minuti, pari al 95-esimo percentile, per individuare i territori ultra periferici.
43
Ulteriore elemento a supporto delle misure di contrasto alle disuguaglianze nel Piano Regionale
di Prevenzione lombardo 2014-2018, con particolare riferimento ai Programmi operativi 1, 2, 4
e 6 è dato dalla partecipazione di Regione Lombardia al Progetto CCM 2014 “Equity audit nei
Piani Regionali di Prevenzione in Italia” (capofila Regione Piemonte, altre Regioni partners
Emilia Romagna, Veneto, Toscana e Puglia).
L’equity audit è una locuzione introdotta nel Regno Unito per definire un’attività di scrutinio del
funzionamento di un’iniziativa, soprattutto nel campo dell’organizzazione e del percorso
dell’offerta, al fine di riconoscervi meccanismi di generazione di disuguaglianze di processo e
risultato che possono essere monitorati e corretti in caso di malfunzionamento selettivo 27 .
Il Progetto CCM, che ha l’obiettivo generale di “Accompagnare la stesura dei PRP affinché
realizzino progetti di prevenzione attenti all’equità per gli obiettivi del PNP più sensibili alle
disuguaglianze di salute.”, afferma, sulla base delle evidenze disponibili, che un investimento
di equity audit sui programmi dei PRP possa avere un impatto significativo in termini di
riduzione delle disuguaglianze di salute, ricalibrando verso l’equità di processo e risultato le
politiche e gli interventi che sono mirati a quei fattori di rischio: da quelli di regolazione
dell’offerta (prezzo delle sigarette o dell’alcool ad esempio), a quelli sui contesti che possono
distribuire in modo più o meno equo i fattori del contesto che promuovono salute (offerta di
piste ciclabili o lontananza da distributori di alimenti insalubri), fino a quelli che offrono
interventi diretti di prevenzione in modo più o meno sensibile alla vulnerabilità sociale (lineeguida professionali ed organizzative e nuove tecnologie).
Lavoro e disuguaglianze
Le condizioni occupazionali contribuiscono a generare disuguaglianze di salute nei cittadini, ed
è proprio nel tentativo di ridurle che gli interventi di prevenzione programmati sono indirizzati
prioritariamente verso le situazioni a maggior rischio.
I lavoratori con mansioni poco qualificate e che svolgono essenzialmente compiti di tipo
manuale sono i più esposti a rischi professionali e di conseguenza hanno una maggiore
probabilità di subire danni alla salute. Questo svantaggio è ancora più evidente in alcuni settori
quali l’edilizia, l’agricoltura, i trasporti e altri comparti del settore manifatturiero.
La programmazione degli interventi di prevenzione negli ambienti di lavoro, a livello regionale
e a livello locale, si basa sull’individuazione dei settori e delle situazioni a maggior rischio per i
lavoratori (graduazione del rischio) basandosi essenzialmente sulla probabilità che i lavoratori
hanno di subire danni alla salute da esposizione professionale.
Considerando esclusivamente il fenomeno infortunistico, l’individuazione delle priorità di
intervento considera due esigenze concomitanti: da una parte la frequenza degli infortuni
ovvero il rischio individuale (per il singolo lavoratore della ditta) di subire un infortunio,
dall’altra la gravità degli infortuni ovvero il carico complessivo di danni che quella ditta produce
tra i suoi lavoratori.
La situazione lombarda al 2012 sintetizzata nel grafico seguente, che considera solo alcuni dei
settori più significativi, evidenzia la disuguaglianza dei lavoratori di fronte alla probabilità di
subire danni da infortunio, per settore di appartenenza.
27
Hamer L, Jacobson B, Flowers J and Johnstone F. Health equity audit made simple: a briefing for primary care trusts and local strategic
partnerships. Working document. London: Health Development Agency and Public Health Observatories, 2003
44
Probabilità danni da infortunio per settori significativi (anno 2012)
Fonte: Regione Lombardia
A parità di livello di rischio esistono categorie di lavoratori particolarmente suscettibili a subire
danni per esposizioni a rischi lavorativi.
Considerando gli infortuni sul lavoro per classi di età, si osserva che la quota di infortuni gravi
sul totale degli infortuni aumenta con l’aumentare dell’età.
Percentuale infortuni gravi sul totale degli infortuni in Regione Lombardia
35
30
25
20
15
10
5
0
15-24
25-34
35-44
45-54
55-64
dai 65
Fonte: dati 2013 Flussi informativi INAIL Regioni
La differente sensibilità ai rischi professionali legata al genere viene bene evidenziata dalle
informazioni raccolte dal sistema di sorveglianza delle malattie lavoro-correlate Ma.P.I., che
raccoglie tutte le segnalazioni di malattie legate al lavoro conosciute dalle ASL. Le patologie da
lavoro segnalate alle ASL lombarde nel 2014 sono state 2.989, relative a 2.381 lavoratori e
608 lavoratrici. Limitando l’attenzione ai fattori di rischio ergonomico e a quelli legati allo
stress lavoro-correlato, è evidente la differente suscettibilità legata al genere.
Sensibilità ai rischi professionali per genere (anno 2014)
Patologie dovute a fattori di rischio
Genere
Totale delle
patologie
ergonomico
v.a.
% sul totale delle
patologie
da stress lavoro
correlato
% sul totale delle
v.a.
patologie
Lavoratori
2.381
833
35%
33
1,4%
Lavoratrici
608
377
62%
95
5,6%
45
Il Paese di provenienza influisce in maniera evidente sulla possibilità dei lavoratori di accedere
ai servizi necessari a garantire il loro diritto alla salute e alla sicurezza. Emblematico è
l’esempio dei lavoratori stranieri impiegati nelle attività di rimozione di manufatti contenenti
amianto, che al termine dei lavori con il ritorno ai Paesi di origine hanno minori possibilità di
essere seguiti nel tempo soprattutto in termini di sorveglianza sanitaria, con riduzione delle
loro tutele.
Il tema delle disuguaglianze è trattato puntualmente nel decreto legislativo 81 del 2008 che
detta alcuni principi per il loro contrasto. La finalità del decreto è quella di perseguire
l’uniformità della tutela delle lavoratrici e dei lavoratori, indipendentemente dal tipo di
contratto, garantendo a tutti gli stessi diritti in termini di salute e sicurezza. Per questo motivo
il datore di lavoro deve valutare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, compresi
quelli collegati allo stress lavoro correlato, e quelli connessi alle differenze di genere, all’età,
alla provenienza da altri Paesi e quelli connessi alla specifica tipologia contrattuale cui viene
resa la prestazione di lavoro.
Il dibattito nazionale e internazionale ha reso evidente che, per conseguire miglioramenti
tangibili delle condizioni di lavoro, nonché per contrastare gli infortuni sul lavoro e le malattie
professionali, agli strumenti ordinari di vigilanza e ispezione vanno affiancati altri dispositivi
quali:
- il dialogo sociale per avviare iniziative di Responsabilità Sociale di Impresa (RSI) e di
incentivazione economica;
- la promozione di buone prassi per la corretta valutazione e gestione dei rischi, e per la
promozione della salute (Working Health Promotion - WHP);
- le iniziative di sensibilizzazione per la diffusione della cultura della sicurezza sul lavoro;
- la valorizzazione della differenza di genere.
Detti strumenti richiedono una specifica modulazione quando rivolti alle piccole e micro
imprese che costituiscono la gran parte del tessuto produttivo lombardo, nei confronti delle
quali le linee strategiche devono essere specificatamente strutturate affinché la loro
applicazione si traduca in un reale sostegno all’attività.
In questa logica, gli strumenti sopra elencati ed in generale gli interventi di promozione della
salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, poiché devono essere fruiti da tutte le imprese lombarde
- pubbliche e private – devono essere adattati, nel rispetto del criterio di graduazione del
rischio, alle loro specifiche caratteristiche quali, complessità organizzativa, generale livello di
adempimento della normativa in materia di sicurezza sul lavoro, disponibilità di mezzi, di
capacità e di risorse.
Da qui la scelta di una strategia regionale per il quinquennio 2014-2018 che punti su un
approccio olistico per assicurare che i rischi vengano efficacemente identificati, valutati e
ordinati per priorità: in questo modo, la strategia di tutela del lavoratore non crea discrimini e
può definirsi equa.
Ambienti di vita
Il contesto abitativo e di vita si evidenziano quali fattori di disuguaglianza sociale, rendendo
necessario proseguire in un’azione di ripensamento della gestione del territorio anche in ottica
di riduzione delle disuguaglianze sociali sulla salute. Occorre, infatti, poter intervenire con
azioni e politiche, sanitarie ma non solo, capaci di interrompere i vari meccanismi che le
innescano, quali ad esempio l’individuazione di aree maggiormente idonee alla realizzazione di
determinate opere per evitare un interessamento esclusivo di aree remote o maggiormente
degradate che sono usualmente scelte senza tenere conto dello stato sociale e socioeconomico di determinati territori e che, di fatto, già incidono significativamente sullo stato di
benessere psico-fisico della popolazione.
Gli interventi da condurre in tale ottica dovranno pertanto portare alla riduzione dei rischi
ambientali che conseguentemente andranno a beneficio soprattutto delle popolazioni
46
svantaggiate residenti in contesti degradati, vicino ad impianti produttivi, discariche,
inceneritori, autostrade ecc.. a cui occorrerà porre una particolare attenzione anche in termini
di intervento preventivo globale (assistenza, informazione, promozione alla salute, accesso ai
servizi sanitari…).
A titolo di esempio si cita la programmazione in tema di gestione rifiuti, che in Regione
Lombardia pone attenzione al problema della lotta alle disuguaglianze. Dimostrazione ne è lo
spazio riservato, all’interno del Piano di Gestione Rifiuti Regionale aggiornato con DGR n.
1990/2014, alla tutela della salute pubblica, della sicurezza e della salute della popolazione,
volto a garantire in particolare la prevenzione da eventuali molestie olfattive correlate ad
alcune tipologie di rifiuti ed operazioni di trattamento. Nello specifico sono state redatte delle
norme tecniche di attuazione con le quali sono state stabilite distanze minime piuttosto che
criteri (favorevoli/escludenti/penalizzanti) da rispettare nella localizzazione di nuovi impianti di
trattamento di rifiuti e per la modifica degli impianti esistenti, relativamente a:
ambiti residenziali: ambiti destinati alla residenza o prevalentemente residenziali,
individuati all’interno del tessuto urbano consolidato come definito nel P.R.G./P.G.T.
ovvero individuati come Ambiti di trasformazione a destinazione prevalente
residenziale;
funzioni sensibili: micronidi, asili nido, centri prima infanzia, strutture scolastiche,
strutture sanitarie e strutture di riabilitazione extra ospedaliera con degenza, Residenze
Sanitario Assistenziali per anziani (RSA), Comunità alloggio Socio Sanitarie per disabili
(CSS) e Residenze sanitario Assistenziali per disabili (RSD), già previste nel
P.R.G./P.G.T. o da realizzarsi (in possesso di titolo abilitativo edilizio) alla data di
presentazione dell’istanza per la realizzazione e la gestione dell’impianto;
edifici destinati, anche in parte, a residenza collocati al di fuori dal tessuto urbano
consolidato come definito nel P.R.G./PGT già previste nel P.R.G./P.G.T. o da realizzarsi
(in possesso di titolo abilitativo edilizio) alla data di presentazione dell’istanza per la
realizzazione e la gestione dell’impianto.
In particolare, all’interno di tali popolazioni, l’attenzione dovrà essere posta alle categorie di
persone più sensibili agli effetti dannosi delle esposizioni ad inquinanti e contaminanti
ambientali (bambini, anziani, soggetti affetti da specifiche patologie, donne in gravidanza),
consci comunque del fatto che stabilire o pervenire all’individuazione di valori soglia, non
risulta la sola misura preventiva necessaria ed in grado di escludere a priori l’impatto di
determinate opere sulla salute, raggiungibile invece con programmi e piani mirati di intervento
regionali e locali, che si pongano l’obiettivo di sostenere interventi favorenti la salute.
47
Programmi regionali - QUADRO LOGICO REGIONALE - trasversalità/integrazione degli interventi
PROGRAMMI REGIONALI
P.1
MACRO OBIETTIVI CENTRALI
RETI PER LA
PROMOZIONE
DELLA SALUTE
NEGLI
AMBIENTI DI
LAVORO
MOC 1
P.2
SCUOLE CHE
PROMUOVONO
– RETE
SPS/SHE
LOMBARDIA
SALUTE
P.3
PROMOZIONE
P.4
DELLA
PROMOZIONE
SALUTE DEL
STILI DI VITA
BAMBINO E
FAVOREVOLI
DELLA
ALLA SALUTE
MAMMA NEL
NELLE
PERCORSO
COMUNITÀ
NASCITA
P.5
SCREENING
ONCOLOGICI
P.6
PREVENZIONE
DELLA
CRONICITA’
P.7
RETE
REGIONALE
PER LA
PREVENZIONE
DELLE
DIPENDENZE
P.8
PREVENZIONE,
SORVEGLIANZA
E CONTROLLO
MALATTIE
INFETTIVE
P.9
TUTELA
DELLA
SALUTE E
SICUREZZA
DEL
LAVORATORE
P.10
P.11
P.12
PIANO DEI
PREVENZIONE
INTEGRAZIONE CONTROLLI
E CONTROLLO
“SALUTE E
SULLE
RISCHIO
AMBIENTE”
SOSTANZE
CHIMICHE
AMIANTO
P.13
SICUREZZA
ALIMENTARE
PER LA
TUTELA DEL
CONSUMATOR
E E SANITÀ
PUBBLICA
VETERINARIA
RIDURRE IL CARICO PREVENIBILE ED EVITABILE DI
MORBOSITÀ, MORTALITÀ E DISABILITÀ DELLE
MALATTIE NON TRASMISSIBILI
MOC 2
PREVENIRE LE CONSEGUENZE DEI DISTURBI
NEUROSENSORIALI
MOC 3
PROMUOVERE IL BENESSERE MENTALE NEI
BAMBINI, ADOLESCENTI E GIOVANI
MOC 4
PREVENIRE LE DIPENDENZE DA SOSTANZE E
COMPORTAMENTI
MOC 5
PREVENIRE GLI INCIDENTI STRADALI E RIDURRE LA
GRAVITÀ DEI LORO ESITI
MOC 6
PREVENIRE GLI INCIDENTI DOMESTICI E I LORO
ESITI
MOC 7
PREVENIRE GLI INFORTUNI E LE MALATTIE
PROFESSIONALI
MOC 8
RIDURRE LE ESPOSIZIONI AMBIENTALI
POTENZIALMENTE DANNOSE PER LA SALUTE
MOC 9
RIDURRE LA FREQUENZA DI INFEZIONI/MALATTIE
INFETTIVE PRIORITARIE
MOC 10
ATTUARE IL PIANO NAZIONALE INTEGRATO DEI
CONTROLLI PER LA PREVENZIONE IN SICUREZZA
ALIMENTARE E SANITÀ PUBBLICA VETERINARIA
48
P.1 PROGRAMMA: “RETI PER LA PROMOZIONE DELLA SALUTE NEGLI AMBIENTI DI LAVORO”
Descrizione del programma
La Promozione della Salute negli ambienti di lavoro (Workplace Health Promotion - WHP) è il
risultato degli sforzi congiunti dei datori di lavoro, dei lavoratori e della società, volti a
migliorare la Salute e il Benessere nei luoghi di lavoro. L’Organizzazione Mondiale della Sanità
ha codificato un modello generale di intervento nel documento: “Healthy workplaces: a model
for action” (http://www.who.int/occupational_health/publications/healthy_workplaces_model_action.pdf): l’idea
centrale è che una azienda che promuove la salute si impegna a costruire, attraverso un
processo partecipato, un contesto che favorisce l’adozione di comportamenti e scelte positive
per la salute, nel proprio interesse e nell’interesse dei lavoratori e della collettività.
Il Programma “Aziende che Promuovono Salute – Rete WHP Lombardia”(di seguito Rete WHP
Lombardia), sviluppato nell’ambito del Piano Regionale della Prevenzione 2010 – 2013 e
formalizzato con DDS n. 11861/2012 “Promozione di stili di vita favorevoli alla salute negli
ambienti di lavoro indicazioni alle ASL per lo sviluppo di programmi efficaci e sostenibili”, e che
nel suo consolidamento, ha visto il coinvolgimento – accanto ai Dipartimenti Prevenzione
Medici - della rete dei servizi socio-sanitari (afferenti ai Dipartimenti Attività Socio-Sanitarie
Integrate e ai Dipartimenti Dipendenze), si fonda su tale impostazione e attiva processi e
interventi tesi a sostenere i principali fattori che contribuiscono a rendere il luogo di lavoro un
ambiente “favorevole alla salute” quali: il miglioramento dell’organizzazione del lavoro e
dell’ambiente di lavoro in termini di incremento delle opportunità per l’adozione di scelte
comportamentali salutari, l’incoraggiamento del personale a partecipare ad attività salutari ed
alla crescita personale; l’affermarsi di politiche di conciliazione famiglia – lavoro nonché, per
quanto riguarda la prevenzione dei rischi correlati all’uso e abuso di sostanze d’abuso, lo
sviluppo nei diversi contesti di pratiche organizzative finalizzate al rafforzamento di
atteggiamenti protettivi e preventivi, con particolare riferimento alla riduzione della condizione
“tolleranza disfunzionale”.
Il Programma prevede che le Imprese/Aziende aderenti si impegnino a mettere in atto azioni
efficaci e sostenibili su alcune tematiche prioritarie in associazione ad interventi raccomandati
per il benessere aziendale e lo sviluppo sostenibile. Le aree prioritarie prevedono l’adozione di
Pratiche Evidence based o raccomandate (definite “Buone Pratiche”) per la promozione di stili
di vita favorevoli alla salute e la prevenzione delle Malattie Croniche Non Trasmissibili, in
particolare quindi in tema di Alimentazione, Tabagismo, Attività Fisica, Alcool e dipendenze,
inoltre collabora con le Reti Territoriali di Conciliazione, istituite in ogni provincia lombarda, al
fine di promuovere l’adozione da parte delle imprese e degli enti pubblici di percorsi di
Responsabilità Sociale quali: buone prassi di conciliazione vita – lavoro, miglioramento del
benessere organizzativo, welfare aziendale per il benessere del lavoratore e il raccordo con
servizi sanitari in relazione a programmi di prevenzione (screening, ecc.)
La Rete WHP Lombardia è membro dell’ European Network for Workplace Health Promotion
(http://www.enwhp.org) promosso da Commissione Europea e Organizzazione Mondiale della
Sanità.
Sintesi delle principali evidenze di efficacia e/o BP validate di riferimento
La promozione della salute nei luoghi di lavoro è stata identificata dal WHO come una delle
strategie efficaci nell’ambito delle politiche di promozione della salute; ne ha infatti descritto i
modelli di attivazione1, ed è stata inserita tra le strategie per il 2020 del WHO2. Numerose
evidenze sostengono l’implementazione delle attività di promozione della salute nei luoghi di
lavoro e i datori di lavoro che investono in programmi di promozione della salute nei luoghi di
lavoro possono ottenere potenziali benefici sia in termini di salute sia di diminuzione delle
assenze dal lavoro3-4. Analogamente modalità di lavoro flessibile che aumentino il potere di
scelta e di controllo del lavoratore sembrano influire positivamente su salute e benessere5. Altri
studi hanno anche segnalato la presenza di possibili effetti positivi di programmi WHP sul
49
fenomeno del “presenteismo”6.
Le evidenze emerse non possono comunque considerarsi consolidate, ciò spesso a causa del
basso livello qualitativo degli studi. Infatti, gli studi di buona qualità tendono a riportare un
minore effetto rispetto a quelli di qualità bassa. Questo vale sia per gli interventi rivolti in
generale alla promozione della salute dei lavoratori7 o alla riduzione del fenomeno
dell’assenteismo sia per interventi più specifici, volti alla diminuzione dei problemi per soggetti
affetti da disturbi muscoloscheletrici8 o mirati a incrementare l’attività fisica9-10.
In generale si può affermare che l’efficacia dei programmi di WHP dipende dalla tipologia
d’intervento e dalle caratteristiche della popolazione. Più consolidati in letteratura con risultati
efficaci, sono gli interventi realizzati sul luogo di lavoro per il contrasto del fumo di tabacco, ed
in particolare i programmi di gruppo, il counselling individuale le terapie farmacologiche11. Per
quanto riguarda la prevenzione dei rischi correlati all’uso e abuso di sostanze d’abuso, la
letteratura evidenzia l’importanza dello sviluppo, nei diversi contesti, di pratiche organizzative
finalizzate al rafforzamento di atteggiamenti protettivi e preventivi12, con particolare
riferimento alla riduzione della cosiddetta “tolleranza disfunzionale”13-14. Inoltre i lavoratori che
partecipano a programmi drug-free di provata efficacia riportano un più alto grado di
produttività riducendo infortuni, tournover, assenteismo15. Gli interventi per la prevenzione del
consumo di alcool e droghe appaiono più efficaci (e più accettati) quando inseriti all’interno di
più ampi programmi di promozione del benessere della salute17.
Un ambito di particolare interesse, in relazione alla situazione epidemiologica, riguarda la
gestione ed il reinserimento di lavoratori con malattie croniche: la tutela della salute è
strettamente correlata alla protezione del capitale umano e dell’investimento nella formazione
di professionisti; di interesse le raccomandazioni per cui sono state stilate da parte della rete
europea ENWHP17. La Commissione Europea già da diversi anni si occupa di Responsabilità
Sociale di Impresa e ha sottolineato l'importanza per le aziende di investire sul capitale umano,
sull'ambiente, sul rapporto con il territorio in cui è inserita e con tutte le parti interessate,
considerando queste attività un investimento per migliorare sia l'ambiente di lavoro sia
l'immagine dell'azienda e dei prodotti in termini di marketing18.
Bibliografia:
1. WHO European Office. Health 2020: a European policy framework supporting action across government and
society for health and well-being.
2.
WHO. Healthy workplaces: a model for action: for employers, workers, policimakers and practitioners. 2010
Ginevra
3. Sockoll I, Kramer I, Bödeker W. (2009). Effectiveness and economic benefits of workplace health promotion and
prevention. Summary of the scientific evidence 2000–2006. IGA Report 13e. Available from: www.igainfo.de/fileadmin/Veroeffentlichungen/iga-Reporte_Projektberichte/igaReport_13e_effectiveness_workplace_prevention.pdf
4. Rongen A, Robroek SJ, van Lenthe FJ, Burdorf A. Workplace health promotion: a meta-analysis of effectiveness.
Am J Prev Med. 2013 Apr;44(4):406-15. doi: 10.1016/j.amepre.2012.12.007. Review
5. Joyce K, Pabayo R, Critchley JA, Bambra C. Flexible working conditions and their effects on employee health and
wellbeing. Cochrane Database Syst Rev. 2010 Feb 17;(2):CD008009. doi: 10.1002/14651858.CD008009.pub2.
Review.
6. Cancelliere C, Cassidy JD, Ammendolia C, Côté P. Are workplace health promotion programs effective at improving
presenteeism in workers? A systematic review and best evidence synthesis of the literature. BMC Public Health.
2011 May 26;11:395. doi: 10.1186/1471-2458-11-395. Review.
7. Vézina M, Bourbonnais R, Brisson C, Trudel L Workplace prevention and promotion strategies, (2004), Healthcare
Papers,; Vol. 5(2) pp. 32-44
8. Palmer KT, Harris EC, Linaker C, Barker M, Lawrence W, Cooper C, Coggon D. Effectiveness of community- and
workplace-based interventions to manage musculoskeletal-related sickness absence and job loss: a systematic
review. Rheumatology (Oxford). 2012 Feb;51(2):230-42. doi: 10.1093/rheumatology/ker086. Epub 2011 Mar 16.
Review.
9. Freak-Poli RL, Cumpston M, Peeters A, Clemes SA. Workplace pedometer interventions for increasing physical
activity. Cochrane Database Syst Rev. 2013 Apr 30;4:CD009209. doi: 10.1002/14651858.CD009209.pub2.
Review.
10. Shrestha N, Ijaz S, Kukkonen-Harjula KT, Kumar S, Nwankwo CP. Workplace interventions for reducing sitting at
50
work. Cochrane Database Syst Rev. 2015 Jan 26;1:CD010912. doi: 10.1002/14651858.CD010912.pub2.
11. Cahill K, Lancaster T. Workplace interventions for smoking cessation. Cochrane Database Syst Rev. 2014 Feb
26;2:CD003440. doi: 10.1002/14651858.CD003440.pub4. Review.
12. ILO, International Labour Office (1996), Management of alcohol- and drug-related issues in the workplace. An ILO
code
of
practice
Geneva,
http://www.ilo.org/global/publications/ilo-bookstore/ordernline/books/WCMS_PUBL_9221094553_EN/lang--en/index.htm
13. Bennett, J. B., Lehman, W. E. K., & Reynolds, G. S. (2000). Team awareness for workplace substance abuse
prevention: The empirical and conceptual development of a training program. Prevention Science, 1(3), 157-172.
14. Bennett, J., Bartholomew, N., Reynolds, G., & Lehman, W. (2002). Team Awareness facilitator manual. Fort
Worth: Texas Christian University, Institute of Behavioral Research.Making your workplace drug-free a kit for
employers, Division of Workplace Programs, Center for substance Abuse Prevention, Substance Abuse and Mental
Health Services Administration, DHHS Publication n. SMA07-4230, http://workplace.samhsa.gov/pdf/workplacekit.pdf
15. Samsha. factsheet - Why you should care about having a drug-free workplace, 10–11. b.
http://www.uniquebackground.com/images/forms/why_you_should_care_fs[1].pdf
16. SAMHSA, Center for substance Abuse Prevention, Substance Abuse and Mental Health Services Administration,
Division of Workplace Programs, Making your workplace drug-free a kit for employers, DHHS Publication n.
SMA07-4230, 2014. http://workplace.samhsa.gov/pdf/workplace-kit.pdf
17. ENWHP. “Promuovere un ambiente di lavoro salutare per lavoratori con patologie croniche: una guida alle buone
pratiche“. 2014. Traduzione italiana a cura di Regione Lombardia e Dors. Disponibile da:
http://www.enwhp.org/uploads/media/ENWHP_Guide_PH_Work_IT.pdf
18. Commissione delle Comunità Europee (2011). Libro verde sulla tutela dei consumatori nell'Unione Europea.
Enterprise Pubblications, Bruxelles
Obiettivo generale
Il Programma “Aziende che Promuovono Salute – Rete WHP Lombardia” ha quale obiettivo
prioritario promuovere cambiamenti organizzativi dei luoghi di lavoro al fine di renderli
ambienti favorevoli al benessere del lavoratore ed alla adozione consapevole di stili di vita
salutari per la prevenzione delle malattie croniche. Le malattie croniche, infatti, rappresentano
al contempo una priorità di salute e una sfida per il mondo del lavoro nella gestione e nel
reinserimento dei lavoratori anche in relazione ai risvolti di valorizzazione del capitale umano,
di impatto economico e sociale.
Nell’ambito del presente Piano l’obiettivo generale del Programma è declinato su obiettivi
specifici ed azioni che, pur garantendo la continuità con quanto intrapreso nel PRP 2010-2013,
danno nuovo impulso al programma in termini di integrazione di sistema tra area sanitaria e
socio-sanitaria così come previsto DGR X/2989/2014 - Regole d’Esercizio 2015,
determinandone così significativi spunti di innovazione. Gli obiettivi specifici puntano in
particolare a rafforzare e sviluppare:
⁻ l’appropriatezza, in termini di efficacia e sostenibilità, degli interventi attivati dalle
“Aziende”
⁻ l’appropriatezza, in termini di efficacia, sostenibilità, integrazione, multidisciplinarietà,
intersettorialità, dei programmi attivati dalle ASL
⁻ l’empowerment delle “Aziende”, lo sviluppo della Rete WHP e della Rete Territoriale di
Conciliazione e il relativo incremento di nuove adesioni
⁻ la partecipazione della Rete WHP Lombardia all’European Network Workplace Health
Promotion
⁻ le competenze degli operatori sanitari e socio sanitari nel ruolo di accompagnamento e
consulenza
⁻ il raccordo e la valorizzazione della offerta proveniente dalle politiche dei diversi settori
regionali, in primis socio-sanitario e sanitario (conciliazione famiglia - lavoro, dipendenze,
screening, prevenzione primaria, ecc.)
⁻ il supporto alle imprese per l’implementazione di programmi di Responsabilità Sociale quali
buone prassi di conciliazione vita – lavoro, miglioramento del benessere organizzativo,
welfare aziendale per il benessere del lavoratore e il raccordo con servizi sanitari in
relazione a programmi di prevenzione (screening, dipendenze, ecc.)
⁻ lo sviluppo del programma nei contesti sanitari e socio-sanitari anche attraverso
51
l’integrazione con principi ed esperienze territoriali del Network Health Promoting Hospitals
and Services - HPH
⁻ le alleanze con soggetti, esterni al sistema socio-sanitario e sanitario, che, in relazione alla
propria mission, possono supportare in un’ottica di parternariato, le “Aziende”
⁻ la valorizzazione e lo scambio delle “buone pratiche” fra gli Attori coinvolti nel programma
⁻ l’integrazione del programma stesso e delle azioni messe in campo a livello locale con la
Programmazione Sociale di Zona (Piani di Zona in capo agli Enti locali)
⁻ la sostenibilità organizzativa attraverso il miglioramento degli strumenti di documentazione,
valutazione (di processo ed esito) e comunicazione
Setting
Il Programma “Aziende che Promuovono Salute – Rete WHP Lombardia” è sviluppato nel
setting “ambienti di lavoro”, inteso come imprese private, aziende pubbliche di varia natura
(strutture sanitarie e sociosanitarie), enti pubblici (Comuni, ecc.) e non profit. Nel testo la
dicitura “Azienda” fa quindi riferimento all’insieme di tali contesti.
Trasversalità (intersettoriale, multisettoriale)
Il Programma riveste un forte carattere intersettoriale, i gruppi di interesse coinvolti sono,
in particolare: Confindustria Lombardia, Assolombarda, Fondazione Sodalitas, Direzioni
Strategiche Aziende Sanitarie, Soggetti che gestiscono unità di offerta sociali e
sociosanitarie, Enti Pubblici, altri Enti Non Profit (con particolare riferimento ad associazioni
di promozione sociale e sportive, organizzazioni di volontariato), Associazioni nazionali di
rappresentanza di Comuni e Province lombardi, Organizzazioni Sindacali, Associazioni di
professionisti, Società Scientifiche, Università.
52
Obiettivi specifici e indicatori
MOC
1
Indicatore
Obiettivo
centrale
Obiettivo
centrale
1.3.
1.3.1
Obiettivo specifico regionale
Indicatore di programma
Valore
Baseline
(2014)
Fonte
Valore
atteso
2018
P1.1
Promuovere il potenziamento dei fattori
di protezione (life
skills/empowerment) e l’adozione di
comportamenti sani nella popolazione
giovanile/adulta
Numero di Aziende che
aderiscono al Programma WHP
(INDICATORE SENTINELLA)
280
Regione
Database WHP
350
P.1.2
Promuovere l’adozione da parte delle
imprese di percorsi di Responsabilità
Sociale
Numero di Aziende che
aderiscono alle Reti Territoriali di
Conciliazione adottando percorsi
di Responsabilità
(INDICATORE SENTINELLA)
423
Regione
Database DG
Famiglia
846
64
Regione
Database WHP
150
26
Regione
database WHP
80
161
Regione
database WHP
250
100
Regione
database WHP
200
7
7.4
-
7
7.4
7.5
-
5
5.3.1
5.3.1
1
1.5
1.4
1.5.1
1.4.1
P1.3
Ridurre il numero di fumatori
Estendere la tutela dal fumo passivo
Numero di Aziende che
aderiscono con Buone Pratiche su
tabagismo,
1
5
1.6
5.3
1.6.1
5.3.1
P1.4
Ridurre il consumo di alcol a rischio
Numero di Aziende che
aderiscono con Buone Pratiche su
alcool
1
1.7
1.8
1.7.1-2
1.8.1-2
10
10.10
10.10.2
P1.5
Aumentare il consumo di frutta e
verdura e ridurre il consumo di sale e
contrastare la carenza iodica
Numero di Aziende che
aderiscono con Buone Pratiche su
alimentazione
1
1.9
1.9.1-2
P1.6
Aumentare l’attività fisica delle persone
Numero di Aziende che
aderiscono con Buone Pratiche su
attività fisica.
53
INDICATORI SENTINELLA
Titolo
Programma
Azione/Programma
Obiettivo specifico
NUMERO DI AZIENDE CHE ADERISCONO ALLA RETE WHP
1 RETI PER LA PROMOZIONE DELLA SALUTE NEGLI AMBIENTI DI LAVORO
A1.1-5 A1.8-9/P1
Promuovere il potenziamento dei fattori di protezione (life skills/empowerment) e l’adozione di comportamenti sani
nella popolazione giovanile/adulta
Definizione
Numero di aziende che partecipano al programma di Reti per la promozione della salute negli ambienti di lavoro
Numeratore
Denominatore
n. di aziende
n. di aziende iscritta al 2013
n. iscritte
x 100
n. iscritte 2013
Database regionale
Formula matematica
Fonte
Regione Lombardia
Valore
Titolo
Programma
Azione/Programma
Obiettivo specifico
Baseline 2014
100% (280/280)
2015
107% (300/280)
2016
114% (320/280)
2017
121% (340/280)
Numero di Aziende che aderiscono alle Reti Territoriali di Conciliazione adottando percorsi di Responsabilità
Numeratore
Denominatore
n. di aziende
n. di aziende iscritta al 2013
n. iscritte
x 100
n. iscritte 2013
Database regionale
Fonte
125% (350/280)
NUMERO DI AZIENDE CHE ADERISCONO ALLE RETI TERRITORIALI DI CONCILIAZIONE
1 - RETI PER LA PROMOZIONE DELLA SALUTE NEGLI AMBIENTI DI LAVORO
A1.1-5 A1.8-10/P1
Promuovere l’adozione da parte delle imprese di percorsi di Responsabilità Sociale
Definizione
Formula matematica
2018
Regione Lombardia
Baseline 2014
Valore
100% (423/423)
2015
122% (500/423)
2016
142% (600/423)
2017
142% (600/423)
2018
200% (846/423)
54
Quadro delle azioni ed elementi principali di pianificazione
OBIETTIVO
SPECIFICO
REGIONALE
P1.1
P1.2
P1.3
P1.4
P1.5
P1.6
P1.1
P1.2
P1.1
P1.2
P1.3
P1.4
P1.5
P1.6
P1.5
P1.6
P1.1
P1.2
P1.1
P1.2
P1.2
TARGET
diretto
AZIONI
A1.1 Formazione (Processi partecipati,
Evidence based Prevention, Buone
Pratiche, HPH)
A1.2 Formazione (Buone Pratiche,
counselling motivazionale)
A1.3 Formazione
A1.4 Aggiornamento sistema informativo
per la documentazione e valutazione di
processi ed esiti
ASL (DPM, Dip. ASSI, Dip. Dipendenze)
Medici competenti, MMG
Aziende
Altri soggetti a vario titolo coinvolti
SOSTENIBILITA’
Attività di sistema non esposte a rischi di
sostenibilità economica e organizzativa
RISCHI
-
Attività di sistema non esposte a rischi di
sostenibilità economica e organizzativa
Attività di sistema non esposte a rischi di
sostenibilità economica e organizzativa
Sistema
Attività di sistema non esposte a rischi di
sostenibilità economica e organizzativa
-
A1.5 Aggiornamento ed integrazione del
Manuale di “Buone Pratiche” per le
Aziende
Sistema
ASL (DPM, Dip. ASSI, Dip. Dipendenze)
Aziende
Attività di sistema non esposte a rischi di
sostenibilità economica e organizzativa
-
A1.6 Definizione capitolati d’appalto per
vending e mense (frutta e verdura, pane a
basso contenuto di sale, sale iodato)
Sistema
Aziende
ASL (DPM)
Soggetti che predispongono Gare
A1.7 Stipula protocolli d’Intesa con
associazioni di promozione sportiva e
sociale per lo sviluppo di azioni di supporto
alle Aziende nella promozione dell’attività
fisica (Gruppi di cammino, Progetto Bike
to Work, ecc.)
A1.8 Integrazione con contenuti/attività
della Rete Health Promoting Hospitals and
Services _ HPH (“Promoting a Healthy
Workplace Standard”) e predisposizione
documenti dedicati
A1.9 Attività di comunicazione finalizzate
allo sviluppo delle reti WHP Lombardia e di
Conciliazione ed alla partecipazione al
Network ENWHP
A1.10 Supporto e accompagnamento per
l’adozione di percorsi di Responsabilità
Sociale
Possibili criticità legate
a resistenze sugli
aspetti di sostenibilità
economica nell’offerta
di frutta/verdura nel
vending
Sistema
Centro sportivo Italiano (CSI)
Unione Italiana Sport per tutti (UISP), Federazione
Italiana Amici della bicicletta (FIAB)
Altri soggetti a vario titolo coinvolti
Attività di sistema non esposte a rischi di
sostenibilità economica e organizzativa
Sistema
ASL (DPM, Dip. ASSI, Dip. Dipendenze)
Aziende Sanitarie aderenti Rete HPH
Attività di sistema non esposte a rischi di
sostenibilità economica e organizzativa
Sistema
ASL (DPM, Dip. ASSI, Dip. Dipendenze)
Aziende
Altri soggetti a vario titolo coinvolti
Aziende, Ospedali, Enti pubblici, unità di offerta che
gestiscono unità di offerta sociali e sociosanitarie,
associazioni sindacali, Enti non profit
-
Attività di sistema non esposte a rischi di
sostenibilità economica e organizzativa
Attività già supportata da una rete
presente e attiva sul territorio
55
CRONOPROGRAMMA
AZIONI
2015
2016
2017
2018
A1.1,
A1.4
A1.5
A1.6
A1.7
A1.2, A1.3 Formazione
Aggiornamento sistema informativo per la documentazione e valutazione di processi ed esiti
Aggiornamento ed integrazione del Manuale di “Buone Pratiche” per le Aziende
Definizione capitolati d’appalto per vending e mense (frutta e verdura, pane a basso contenuto di sale)
Stipula protocolli d’Intesa con soggetti esterni al sistema sanitario per sviluppo azioni di supporto alle Aziende nella
promozione dell’attività fisica (Gruppi di cammino, Progetto Bike to Work, ecc.)
A1.8 Integrazione con contenuti/attività della Rete Health Promoting Hospitals and Services HPH e predisposizione documenti
dedicati
A1.9 Attività di comunicazione finalizzate allo sviluppo delle reti WHP Lombardia e di Conciliazione ed alla partecipazione al
Network ENWHP
A1.10 Supporto e accompagnamento per l’adozione di percorsi di Responsabilità Sociale
56
P.2 Programma: “SCUOLE CHE PROMUOVONO SALUTE – RETE SPS/SHE LOMBARDIA”
Descrizione del programma
La collaborazione tra servizi sanitari/socio – sanitari e mondo della scuola in Lombardia, in
tema di educazione sanitaria, promozione di stili di vita sani e più in generale promozione della
salute nella sua complessità, è un’esperienza ormai consolidata da una tradizione di lavoro
comune quasi trentennale. Dopo il primo “Protocollo d’Intesa relativo alle attività di
Promozione della Salute ed Educazione alla Salute nelle scuole” sottoscritto nel 2006, la
collaborazione si è ulteriormente rafforzata attraverso un percorso di condivisione dei principali
indirizzi scientifico-culturali (in particolare elaborati da Organizzazione Mondiale della Sanità e
International Union for Health Promotion and Education) in tema di interventi efficaci di
promozione della salute e prevenzione nel contesto scolastico.
Il percorso è stato caratterizzato da una serie di momenti formativi congiunti sanità – sociale scuola che hanno visto la partecipazione di dirigenti scolastici di tutte le province lombarde e
dirigenti/operatori dei diversi Dipartimenti e Servizi delle ASL impegnati in campo preventivo
(nell’ambito della più ampia azione dei Dipartimenti Prevenzione Medici, dei Dipartimenti
Dipendenze e dei Dipartimenti Attività Socio Sanitarie Integrate).
Si è quindi giunti alla condivisione di un documento (formalizzato quale PROTOCOLLO
D’INTESA SULLE SCUOLE CHE PROMUOVONO SALUTE – 2011) dal quale è disceso il
programma operativo “SCUOLE CHE PROMUOVONO SALUTE – RETE SPS/SHE LOMBARDIA” ed
il relativo Accordo di Rete tra Scuole.
La “Rete delle Scuole lombarde che Promuovono Salute” è membro del “Network School for
Health in Europe” (www.schools-for-health.eu/she-network) promosso da Commissione
Europea e Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il Programma “Scuole che promuovono salute – Rete SPS/SHE Lombardia” prevede che le
Scuole si impegnino a gestire fattivamente la propria specifica titolarità nel governo dei
determinanti di salute riconducibili ad: ambiente formativo, ambiente sociale, ambiente fisico
ed organizzativo, promuovendo nella loro programmazione ordinaria attenzioni e iniziative
finalizzate alla promozione della salute di tutti i soggetti in campo (studenti, docenti, personale
non docente, dirigenza, famiglie, fornitori ecc.). In questo senso sono promosse in quanto
strategiche le alleanze con i diversi Attori della comunità locale (Comuni, non profit,
associazionismo, volontariato ecc.), così che benessere e salute diventino reale “esperienza”
nella vita delle comunità scolastiche e che da queste possibilmente si diffondano alle altre
componenti sociali.
A questo scopo avviano un processo che a partire da una analisi di contesto, definisce piani di
miglioramento che bersagliano contestualmente
1) lo sviluppo di competenze individuali (life skills)
2) la qualificazione dell’ambiente sociale (clima organizzativo, ecc.)
3) il miglioramento dell’ambiente strutturale e organizzativo (mense scolastiche, snack,
palestre, cortili, pedibus, ecc.)
4) il rafforzamento della collaborazione con la comunità locale (Enti Locali, Associazioni, ecc.)
Ne discende l’avvio ed il radicamento di azioni sostenibili e fondate su criteri Evidence Based o
raccomandate (definite “Buone Pratiche”) per la promozione di stili di vita favorevoli alla
salute.
I contenuti del Programma sono offerti a tutte le Scuole del territorio regionale dalle ASL che
svolgono ruolo di accompagnamento e consulenza scientifica–metodologica nel processo di
miglioramento delle condizioni di salute delle Scuole della Rete e nel coinvolgimento delle altre
Scuole nella Rete stessa.
Sintesi delle principali evidenze di efficacia e/o BP validate di riferimento
La promozione della salute nel setting scolastico, in coerenza con i valori espressi nella carta di
57
Vilnius1, è orientata ai principi di equità, sostenibilità, appartenenza, autonomia e democrazia.
Ciò attraverso un approccio olistico in grado di essere partecipativo, rispettoso di valori e
credenze, orientato a sviluppare politiche scolastiche, a migliorare l’ambiente scolastico fisico e
sociale, lo sviluppo delle competenze individuali e l’integrazione con la famiglia, la comunità e i
servizi sanitari. Nella letteratura scientifica è in corso la valutazione degli effetti del framework
di lavoro WHO su indice di massa corporea, attività fisica, fitness, introito di frutta e verdura,
fumo e bullismo: i risultati sono in genere di lieve entità ma hanno la potenzialità di produrre
2
nella popolazione benefici in sanità pubblica
E’ però consolidata l’importanza di una azione sinergica tra scuola e salute per migliorare sia le
3
condizioni di salute sia i processi di apprendimento . Gli interventi di promozione della salute,
infatti, agiscono sugli stessi fattori di rischio e di protezione che, in base a numerose ricerche,
4
sono associati a comportamenti problematici e a bassi risultati scolastici . Comportamenti e
ambienti favorevoli alla salute sono correlati a una migliore resa scolastica, evidenziando
l’importanza della collaborazione tra servizi socio-sanitari e scuola. Numerosi lavori scientifici
hanno studiato le diverse correlazioni tra salute e scuola: ad esempio una recente revisione
5
Cochrane gli autori concludono che tali azioni possano migliorare le performance scolastiche in
merito alla matematica alle funzioni esecutive e alla memoria di lavoro. Altri studi hanno
dimostrato una relazione tra condizioni di salute, clima scolastico e il rendimento scolastico sia
per l’italiano che per la matematica. Inoltre, le relazioni tra gli adolescenti e gli adulti di
riferimento e l’adozione di comportamenti a rischio, come il consumo di sostanze, hanno
3-6
mostrato avere un legame con il ritardo scolastico . Inoltre, ci sono evidenze per cui un
ambiente scolastico caratterizzato da aria pulita, luminosità e un setting sicuro e confortevole
7-9
favorisce l’apprendimento degli studenti come dimostrato da diversi studi americani . Ad
esempio si è osservato che i risultati scolastici sono influenzati anche dalla qualità
9
infrastrutturale degli edifici scolastici . Più in generale, è fondamentale utilizzare un approccio
10
globale che consideri il clima organizzativo e le condizioni in cui tutti gli attori della scuola si
trovano ad operare (dirigenti scolastici, insegnanti, personale non docente, genitori, studenti).
Molti studi mostrano, infatti, che oggi l'istituzione scolastica si sente sovraccaricata di ruoli e
11-12-13
compiti e gli insegnanti sviluppano alti livelli di stress e di disagio lavorativo
.
Negli ultimi dieci anni le evidenze sulle scuole che promuovono salute sono aumentate,
costituendo un quadro positivo nell’implementazione delle buone pratiche; si mostra quindi
14
necessario applicare politiche favorenti il loro sviluppo e la costituzione di reti tra le scuole . A
livello Europeo è presente la rete europea School for Health in Europe che raccoglie l’adesione
di oltre 43 reti nazionali e subnazionali e favorisce la condivisione e lo sviluppo di buone
15
pratiche basate sull’evidenza .
Bibliografia:
1. School Health Europe Networks. Better school through health – The third European Conference on Health
promoting Schools – Vilnius Resolution
2. Langford R, Bonell CP, Jones HE, Pouliou T, Murphy SM, Waters E, Komro KA, Gibbs LF, Magnus D, Campbell R.
The WHO Health Promoting School framework for improving the health and well-being of students and their
academic achievement. Cochrane Database of Systematic Reviews 2014
3. Dominic Richardson. Comparing Policies and Public spending for children across OECD countries. The 4th European
conference on health Promoting Schools. Odensee Ottobre 2013.
4. Griffin, K. W. & Botvin, G. J. (2012). LifeSkills Training and educational performance. Better: evidence-based
education, 4, 3, 18-19
5. Martin A , Saunders DH, Shenkin SD, Sproule J. Lifestyle intervention for improving school achievement in
overweight or obese children and adolescents. Cochrane Database Syst Rev. 2014
6. Paola Berchialla, Franco Cavallo, Sabina Colombini, Patrizia Lemma Associazione delle caratteristiche individuali,
del benessere psico-fisico e del clima di classe con gli outcomes scolastici a 11 e 13 anni
7. James Maurice Blincoe, The Age and Condition of Texas High Schools as Related to Student Academic
Achievement (doctoral diss., The University of Texas at Austin, 2008).
8. Glen I. Earthman, School Facility Conditions and Student Academic Achievement (Los Angeles: UCLA Institute for
Democracy, Education, and Access, 2002).
9. The Centre for Learning and Teaching School of Education, Communication and Language Science, The Impact of
School
Environments:
A
literature
review,
University
of
Newcastle.
2005
58
http://www.ncl.ac.uk/cflat/news/DCReport.pdf
10. Gray G., Young I. and Barnekow V. (2006). Developing a health-promoting school. A practical resource for
developing effective partnerships in school health, based on the experience of the European Network of Health
Promoting Schools. European Network of Health Promoting Schools
11. Pisanti R., Gagliardi M. P., Razzino S. and Bertini M. (2003). Occupational stress and wellness among Italian
secondary school teachers. Psychology & Health, 18 (4): 523-536. DOI: 10.1080/0887044031000147247
12. Zurlo M.C., Pes D. and Cooper C.L. (2007). Stress in teaching: a study of occupational stress and its determinants
among Italian schoolteachers. Stress and Health, 23: 231-241. DOI: 10.1002/smi.1141
13. Velasco, V., Miglioretti, M., Celata, C. e Vecchio, L. (2013). Il benessere degli insegnanti: il ruolo del supporto
sociale e delle dimensioni organizzative. Psicologia della salute, 2, 52-70
14. School Health Europe Networks. 2 SHE-Factsheet_2_School health promotion_Evidence.
15. http://www.schools-for-health.eu ultimo accesso 25 aprile 2015
Obiettivo generale
Il programma “Scuole che promuovono salute – Rete SPS Lombardia” ha l’obiettivo di
sostenere l’empowerment individuale e di comunità nel setting scolastico, in un’ottica
intersettoriale che intercetta, e fa dialogare tra loro, obiettivi di salute pubblica e la mission
educativa della scuola; promuove, con il supporto tecnico scientifico delle ASL e la
collaborazione con altri soggetti della Comunità locale, il rafforzamento di competenze e
consapevolezza di tutti gli attori della comunità scolastica (studenti, insegnanti, bidelli, tecnici,
dirigenti e genitori) e le modifiche strutturali ed organizzative sostenibili che facilitano
l’adozione di stili di vita salutari, attraverso interventi di provata efficacia o raccomandati
(definiti “buone pratiche”).
Nell’ambito del presente Piano l’obiettivo generale del Programma è declinato su obiettivi
specifici ed azioni che, pur garantendo la continuità con quanto intrapreso nel PRP 2010-2013,
danno nuovo impulso al programma in termini di integrazione di sistema tra area sanitaria e
socio-sanitaria così come previsto DGR X/2989/2014 - Regole d’Esercizio 2015. Gli obiettivi
specifici puntano in particolare a rafforzare e sviluppare:
⁻ l’appropriatezza, in termini di efficacia degli interventi attivati dalle Scuole
⁻ l’appropriatezza, in termini di efficacia, sostenibilità, integrazione, multidisciplinarietà degli
interventi attivati dalle ASL e da altri soggetti del sistema Sanitario e Socio sanitario
regionale
⁻ le competenze degli operatori sanitari e socio sanitari nel ruolo di accompagnamento e
consulenza e in tema di EBP, Buone Pratiche
⁻ la documentazione e diffusione di Buone Pratiche già validate e la definizione di nuove, in
particolare in riferimento ai temi dell’inclusione, dell’affettività e della prevenzione delle
MTS (queste ultime rispetto al contesto delle Scuole secondarie di secondo grado)
⁻ la disseminazione, alla luce delle sperimentazioni regionali effettuate negli scorsi anni, dei
Programmi preventivi Regionali nel campo delle dipendenze (Lifeskills Training Program e
Unplugged), con un’attenzione particolare all’ampliamento dei loro obiettivi e contenuti
preventivi con particolare riferimento alle dipendenze da comportamenti (es. GAP) e ad
altri comportamenti a rischio
⁻ l’empowerment delle Scuole, lo sviluppo della Rete SPS/SHE e il relativo incremento di
nuove adesioni
⁻ la partecipazione al Network Schools for Health in Europe – SHE
⁻ le alleanze con soggetti esterni al sistema socio-sanitario e sanitario che, in relazione alla
propria mission, possono supportare in un’ottica di parternariato, le Scuole
⁻ la promozione, anche attraverso l’individuazione, da parte di MIUR – USR per la Lombardia,
di specifici meccanismi di riconoscimento e incentivazione, del protagonismo dei docenti (in
primis delle Scuole aderenti alla Rete) all’interno di tutti i gruppi di lavoro e di progetto
istituiti a livello regionale in ambito sociale e socio-sanitario, ma anche nel ruolo di
moltiplicatori, facilitatori e formatori dei colleghi attivi/attivabili a livello territoriale
⁻ la sostenibilità organizzativa attraverso il miglioramento degli strumenti di documentazione,
valutazione (di processo ed esito) e comunicazione.
59
Setting
Il Programma è sviluppato presso tutte le Scuole del territorio regionale
Trasversalità (intersettoriale, multisettoriale)
Il Programma riveste un forte carattere intersettoriale, i gruppi di interesse coinvolti sono, in
particolare: MIUR Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia, Direzioni Scolastiche,
Università, Direzioni Generali regionali, Comuni, Province, Uffici di Piano, Associazioni di
genitori, Rappresentanze studentesche, Associazioni non profit in particolare di promozione
sociale e sportiva, e Volontariato.
60
Obiettivi specifici e indicatori
MOC
1
Obiettivo
centrale
1.3
1.4
1.5
1.6
1.7
1.8
3
3.1
4
5
9
4.1
5.3
9.5
10.9
10.10
10
Indicatore
Obiettivo
centrale
1.3.1
1.4.1
1.5.1
1.6.1
1.7.1-2
1.8.1-2
3.1.1
3.2.1
4.1.1
-
Obiettivo specifico regionale
P2.1
Promuovere il potenziamento dei fattori di
protezione (life skills/empowerment) e
l’adozione di comportamenti sani nella
popolazione giovanile/adulta
Indicatore di programma
Valore
Baseline
Fonte
Valore
atteso
2018
Regione -MIUR
– USR
(Database Rete
SPS - Scuola
Capofila
Regionale)
350 istituti
pari al 30%
3000
docenti
Proporzione di IC che
aderiscono (con almeno l’80%
delle classi) al Programma
(INDICATORE SENTINELLA)
262 istituti
pari al 22%
(anno 2014)
Docenti insegnanti formati su
life skills
2285
docenti
(anno 201314)
Regione
(Database DG
Famiglia)
1179 classi
dato
(anno2013)
Regione
501 pari al
21%
(2013)
Regione
(Survey DG
Salute)
-
1
1.3
1.3.1
3
3.1
3.2
3.1.1
3.2.1
4
4.1
4.1.1
1
1.3
1.3.1
3
3.1
3.2
3.1.1
3.2.1
4
4.1
4.1.1
P2.2
Promuovere il potenziamento dei fattori di
protezione (life skills/empowerment) e
l’adozione di comportamenti sani nella
popolazione giovanile/adulta
P2.3
Promuovere il potenziamento dei fattori di
protezione (life skills/empowerment) e
l’adozione di comportamenti sani nella
popolazione giovanile/adulta
1
1.9
5.3
1.9.1-2-3
5.3.1
P2.4
Aumentare l’attività fisica delle persone
Proporzione di IC che
aderiscono con Buone Pratiche
su programmi life skills
Proporzione di plessi di scuola
primaria che hanno attivo il
Pedibus
1800 classi
600 pari al
25%
61
INDICATORE SENTINELLA
Titolo
Programma
Azione/Programma
Obiettivo specifico
Definizione
NUMERO DI IC CHE ADERISCONO AL PROGRAMMA SPS
2 - SCUOLE CHE PROMUOVONO SALUTE – RETE SPS/SHE LOMBARDIA
A2.1-4 A2.6-12/P2
Promuovere il potenziamento dei fattori di protezione (life skills/empowerment) e l’adozione di comportamenti sani nella
popolazione giovanile/adulta
Proporzione di IC che aderiscono (con almeno l’80% delle classi) al Programma Scuole che Promuovono Salute Rete SPS/SHE Lombardia
Numeratore
Denominatore
Fonte
Regione Lombardia
n. di IC
n. di IC iscritta al 2013
n. iscritte
x 100
n. iscritte 2013
Database regionale
Baseline 2014
Valore
100% (262/262)
Formula matematica
2015
2016
2017
2018
106% (280/262)
114% (300/262)
124% (325/262)
133% (350/262)
Quadro delle azioni ed elementi principali di pianificazione
OBIETTIVO
SPECIFICO
REGIONALE
AZIONI
TARGET
diretto
SOSTENIBILITA’
RISCHI
A2.1 Formazione congiunta Scuola
Sistema Sanitario e socio-sanitario
(Processi partecipati, EBP, Buone
Pratiche, Peer Education)
A2.2 Formazione(Processi
partecipati, Sistema di
documentazione e valutazione
PROSA)
ASL (DPM, Dip. ASSI, Dip. Dipendenze)
Scuole (Insegnanti , Studenti, dirigenti
scolastici)
Altri soggetti a vario titolo coinvolti
Attività di sistema non esposte a rischi di
sostenibilità organizzativa, le risorse
economiche determineranno l’impatto di
copertura dell’azione
ASL (DPM, Dip. ASSI, Dip. Dipendenze)
Attività di sistema non esposte a rischi di
sostenibilità economica e organizzativa
P2.3
A2.3 Formazione (Life Skills)
Insegnanti
Attività che richiede la condivisione di MIUR
per gli aspetti di riconoscimento quale
formazione continua per insegnanti, inoltre
le risorse economiche determineranno
l’impatto di copertura dell’azione
In relazione agli esiti
in tema di sostenibilità
P2.1
A2.4 Aggiornamento sistema
informativo per la documentazione e
valutazione di processi ed esiti
Attività di sistema non esposte a rischi di
sostenibilità economica e organizzativa
-
P2.2-3
A2.5 Definizione contenuti formativi
per insegnanti (A2.3) su “Life Skills”,
in raccordo con Università e “Life
skills program (Botvin)”
P2.1
P2.3
P2.4
Sistema
ASL (DPM, Dip. ASSI, Dip. Dipendenze)
MIUR – Ufficio Scolastico regionale per la
Lombardia
Scuole
Sistema
ASL (DPM, Dip. ASSI, Dip. Dipendenze)
MIUR – Ufficio Scolastico regionale per la
Lombardia
Scuole
Università
-
Attività di sistema non esposte a rischi di
sostenibilità economica e organizzativa
62
P2.1
P2.3
P2.4
A2.6 Predisposizione del Manuale di
“Buone Pratiche” per le Scuole
Sistema
ASL (DPM, Dip. ASSI, Dip. Dipendenze)
MIUR – Ufficio Scolastico regionale per la
Lombardia
Dirigenti scolastici
Insegnanti
Altri portatori di interesse
P2.1
A2.7 Supporto alla definizione
capitolati d’appalto per vending e
mense (frutta, verdura e pane a
basso contenuto di sale), sviluppo
offerta di merende a base di frutta
ASL (DPM)
Dirigenti Scolastici
Soggetti che predispongono Gare
Comuni
Gestori Mense e Vending
P2.1
A2.8 Messa a sistema su scala
regionale del progetto “Non solo
glutine…” validato sulla base della
sperimentazione 2014-2015 attuata
nelle ASL Sondrio, Mantova, Lodi,
Cremona
P2.1
P2.3
A2.9 Attivazione GdL per la
definizione di Buone Pratiche per le
Scuole secondarie in riferimento ai
temi dell’inclusione, dell’affettività e
della prevenzione delle MTS
ASL (DPM)
Dirigenti Scolastici, Insegnanti
Famiglie
Comuni,
Associazione Italiana Celiachia- AIC sezione
Lombardia
Rappresentanti ASL (DPM, Dip. ASSI, Dip.
Dipendenze) e NPI
Dirigenti Scolastici, Insegnanti
Società Scientifiche
Università
Enti no profit
P2.1
P2.3
P2.1
P2.2
P2.3
P2.4
P2.1
A2.10 Stipula protocolli d’Intesa con
soggetti di promozione sociale e
sportiva per lo sviluppo di azioni,
efficaci ed equity oriented, di
supporto alle Scuole, ed agli Enti
Locali coinvolti, nella promozione
dell’attività fisica (Pedibus, Bike to
Schools, ecc.)
A2.11 Azioni concertate con altre
Direzioni Generali regionali ( Giovani
e Sport, Direzione Generale
Agricoltura, Formazione, ecc.), anche
in riferimento a misure di contrasto
alle disuguaglianze
A2.12 Attività di comunicazione
finalizzate allo sviluppo della Rete ed
alla partecipazione al Network SHE
Sistema
Centro sportivo Italiano (CSI)
Unione Italiana Sport per tutti (UISP),
Federazione Italiana Amici della bicicletta
(FIAB)
Altri soggetti a vario titolo coinvolti
Attività di sistema non esposte a rischi di
sostenibilità economica e organizzativa
-
Possibili criticità legate
a resistenze sugli
aspetti di sostenibilità
economica nell’offerta
di frutta/verdura nel
vending
Attività non esposta a criticità per
sostenibilità economica ma a forte impegno
per sostenibilità organizzativa
Attività non esposta a criticità per
sostenibilità economica ma a forte impegno
per sostenibilità organizzativa
Attività non esposta a criticità per
sostenibilità economica ma a forte impegno
per sostenibilità organizzativa
Sistema
Attività di sistema non esposte a rischi di
sostenibilità economica e organizzativa
Sistema
ASL (DPM, Dip. Dipendenze, Dip. ASSI)
MIUR Ufficio Scolastico Lombardia
Direzioni scolastiche Capofila di Rete
Altri soggetti a vario titolo coinvolti
Attività di sistema non esposte a rischi di
sostenibilità economica e organizzativa
-
63
CRONOPROGRAMMA
AZIONI
2015
2016
2017
2018
A2.1, A2.2, A2.3 Formazione
A2.4 Aggiornamento sistema informativo per la documentazione e valutazione di processi ed esiti
A2.5 Definizione contenuti formativi per insegnanti su “Life Skills”, in raccordo con Università e “Life skills program (Botvin)”
A2.6 Predisposizione del Manuale di “Buone Pratiche” per le Scuole
A2.7 Supporto alla definizione capitolati d’appalto per vending e mense (frutta e verdura), sviluppo offerta di merende a base di frutta e pane a
basso contenuto di sale
A2.8 Messa a sistema su scala regionale del progetto “Non solo glutine…” validato sulla base della sperimentazione 2014-2015 nelle ASL
Sondrio, Mantova, Lodi, Cremona
A2.9 Attivazione GdL per la definizione di Buone Pratiche per le Scuole secondarie di secondo grado in riferimento ai temi dell’inclusione,
dell’affettività e della prevenzione delle MTS
A2.10 Stipula protocolli d’Intesa con soggetti di promozione sociale e sportiva per lo sviluppo di azioni, efficaci ed equity oriented, di supporto
alle Scuole ed agli Enti Locali coinvolti nella promozione dell’attività fisica (Pedibus, Bike to Schools, ecc.)
A2.11 Azioni concertate con altre DG Regionali (Giovani e Sport, Agricoltura, Formazione, ecc.), anche in riferimento a misure di contrasto alle
disuguaglianze
A2.12 Attività di comunicazione finalizzate allo sviluppo della Rete ed alla partecipazione al Network SHE
64
P.3 PROGRAMMA: “PROMOZIONE DELLA SALUTE DEL BAMBINO E DELLA MAMMA NEL
PERCORSO NASCITA”
Descrizione del programma
Le evidenze scientifiche sulle quali si fondano gli indirizzi strategici del Piano Nazionale della
Prevenzione (PNP) 2014 – 2018, sottolineano l’importanza di un approccio life course nei
programmi di comunità di promozione della salute, il Programma “Promozione della salute del
bambino e della mamma nel percorso nascita” si colloca in tale dimensione concettuale in
particolare nel riconoscere che “(…) La promozione della salute e dell’equità nella salute inizia
dalla gravidanza, passa per un programma di protezione, promozione e sostegno
dell’allattamento al seno e prosegue nella fase della prima infanzia (…).”
La scelta di diventare genitori, la consapevolezza di una gravidanza, la nascita e la crescita del
bambino sino al compimento del primo ciclo di vita, che coincide convenzionalmente con il
terzo anno di età, rappresentano, nel loro insieme, un importante periodo ove sostenere la
salute, nella sua accezione multidimensionale, di mamma, bambino e genitori.
Il Programma, che si colloca nell’ambito delle attività di sistema finalizzate a sostenere il
percorso di integrazione tra le Direzioni Generali Salute e Famiglia Solidarietà Sociale,
Volontariato e Pari Opportunità, come previsto dalla DGR X/2989/2014 Regole d’Esercizio
2015, declina la cornice sistemica tesa a ricomporre in una programmazione unitaria ed
integrata lo sviluppo e miglioramento delle attività di promozione della salute e prevenzione
che insistono trasversalmente nei diversi ambiti del Sistema sanitario, socio sanitario e sociale
lombardo che “incontrano” le donne, le mamme, i genitori ed i bambini: Consultorio, Punto
nascita, Pediatria di famiglia, Servizi di prevenzione e altri contesti di comunità.
Il Programma investe nello sviluppo di una forte relazione organizzativa e culturale tra le
diverse componenti del “percorso nascita”, di un approccio multi professionale orientato, in
particolare, ad un modello di comunicazione teso a rendere i genitori sempre più competenti e
consapevoli (empowerment) nelle scelte di salute, di una pianificazione efficace in relazione a
situazioni di disagio sociale e fragilità e, più in generale al contrasto delle disuguaglianze di
salute.
Il Programma rappresenta il percorso “ponte” tra strategie di promozione e prevenzione di
comunità e quelle rivolte direttamente a donne, genitori, bambini e si sviluppa in sinergia con
gli indirizzi regionali relativi alla applicazione dell’Accordo Stato Regioni del 16.12.2010 su
sicurezza e appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita di cui alla DGE X/
2989/2014 – Regole d’Esercizio 2015, alle politiche di sostegno alla maternità e natalità alle
famiglie, con particolare riferimento a contesti di fragilità, di cui alle DGR X/2595/2014, DGR
IX/4561/2012 (Programmi Nasko e Cresko), DGR IX/3239/2012 (Attività innovative Consultori,
nell’ambito delle quali si sono, tra l’altro, sviluppate esperienze di “home visiting”)
Sintesi delle principali evidenze di efficacia e/o BP validate di riferimento
Come sostenuto dall’OMS nel terzo obiettivo riportato in “Health 21”1 è importante investire
sulla salute nelle fasi precoci della vita. Consulenze genetiche, buone pratiche alimentari,
rinuncia all’assunzione di tabacco durante la gravidanze e pratiche mediche prenatali
favoriscono migliori condizioni fisiche alla nascita: riduzione di basso peso e anomalie
congenite. Il percorso nascita rappresenta, infatti, una importante opportunità di salute
pertanto UNICEF ha identificato, in coerenza con OMS, i principali requisiti per costruire
ambienti favorevoli alla salute sia per gli ospedali2 sia per le comunità3. Di riferimento sono le
8 azioni per favorire una crescita sana del neonato4. Inoltre negli ultimi due decenni si è
assistito ad uno sviluppo esteso di interventi precoci a favore dei bambini a rischio5. I
programmi di Home Visiting sono volti al sostegno alla genitorialità e si svolgono attraverso
visite domiciliari6, possono protrarsi per uno o più anni e il loro scopo principale è quello di
migliorare particolari modalità di relazione fra i membri di una famiglia. Le competenze
genitoriali sono determinate da fattori di personalità e contestuali, ma soprattutto dal tipo di
65
accudimento, ricevuto durante la propria infanzia7. E’ necessario realizzare interventi preventivi
durante i primi anni di vita del bambino, che vadano ad agire sul contesto relazionale primario
e che diano centralità alla genitorialità. La prevenzione, in questo caso, ha una doppia
opportunità: intervenire per la salvaguardia del bambino e determinare effetti preventivi a
medio e lungo termine, rivolgendosi ai genitori e innescando in loro processi di cambiamento,
che stabilizzino i propri effetti adattivi sulla relazione primaria. Le politiche non dovrebbero
però limitarsi a sostenere interventi sanitari ma offrire anche opportunità per ridurre eventuali
svantaggi sociali. A questo proposito è auspicabile che le politiche si occupino di creare le
condizioni per favorire ambienti familiari supportivi, fornendo ai genitori mezzi e abilità per
prendersi cura dei propri figli in modo efficace, promuovendone salute e benessere. I dati a
disposizione relativamente agli interventi di Home Visiting dimostrano effetti positivi sulle
abilità genitoriali e sullo sviluppo generale del bambino. Per questo può essere considerato un
modello promettente per le famiglie che faticano ad accedere autonomamente ai Servizi 87.
Obiettivo è riportare, cambiando l’approccio metodologico e orientandolo verso il relationship
based-care, al centro dell’attenzione i bisogni della famiglia9.
Bibliografia:
1- WHO, HEALTH21: an introduction to the health for all policy framework for the WHO European Region (European
Health for All Series ; No. 5) 1998
2- http://www.unicef.it/doc/148/ospedali-amici-dei-bambini.htm
3- http://www.unicef.it/doc/5848/comunita-amiche-dei-bambini.htm
4- http://www.genitoripiu.it/
5 - Ammaniti M., Speranza A. M., Tambelli R., Muscetta S., Lucarelli L., Vismara L., Odorisio F. and Cimino S. (2006),
A prevention and promotion intervention program in the field of mother–infant relationship. Infant Ment. Health J.,
27: 70–90. doi: 10.1002/imhj.20081
6- Speranza A.M., Mattei E., Programmi di sostegno alla genitorialità: l'Home Visiting. Ed.Kappa, 2007
7- Egeland B., Deborah Jacobvitz and L. Alan Sroufe Breaking the Cycle of Abuse. Child Development Vol. 59, No. 4
(Aug., 1988), pp. 1080-1088
8- Avellar S.A., Supplee L. H., (2013) Effectiveness of Home Visiting in Improving Child Health and Reducing Child
Maltreatment, Pediatrics, Supplement 2, pS90-S99.
9- Koloroutis M. Relationship-Based Care: A Model for Transforming Practice ed. Minneapolis, Minn: Creative
Healthcare Management, Inc; 2004.
Obiettivo generale
Il Programma “Promozione della salute del bambino e della mamma nel percorso nascita” ha
l’obiettivo generale di migliorare l’appropriatezza, in termini di efficacia, sostenibilità,
multidisciplinarietà ed integrazione, degli interventi di promozione della salute e di prevenzione
nei diversi contesti afferenti il “percorso nascita” (Consultorio, Punto nascita, Pediatria di base,
Servizi di prevenzione) su tutto il territorio regionale.
Il Programma trova significativi elementi di sviluppo e innovazione grazie alle sinergie tra le
diverse politiche regionali di riferimento ed alla integrazione di sistema tra il settore sanitario,
socio-sanitaria e sociale.
Gli obiettivi specifici puntano in particolare a rafforzare e sviluppare:
₋ il processo di integrazione culturale ed organizzativa tra il settore sanitario, socio-sanitaria
e sociale e le diverse professionalità coinvolte
₋
la promozione dell’allattamento al seno, mediante l’attivazione del processo per la messa a
sistema su scala regionale di un programma di promozione dell’allattamento seno coerente
al modello raccomandato da WHO – UNICEF
₋
l’appropriatezza, in termini di efficacia, dei processi di comunicazione e di relazione con i
Genitori, anche mediante la definizione di modelli e strumenti validati per sostenere
l’acquisizione di “competenze per la salute - health literacy” nel ruolo genitoriale anche in
riferimento a contesti di particolare fragilità e/o disagio sociale
₋
la sostenibilità organizzativa attraverso il miglioramento degli strumenti di documentazione
e valutazione di processo ed esito degli interventi
66
Setting
Il Programma “Promozione della salute del bambino e della mamma nel percorso nascita” è
sviluppato nel setting sanitario, socio – sanitario e sociale del Sistema regionale, trova inoltre
momenti di raccordo, in particolare in riferimento alla promozione dell’allattamento al seno”
con i setting di comunità di cui al Programmi 1 “Reti per la promozione della salute negli
ambienti di lavoro”, al Programma 4 “Promozione stili di vita favorevoli alla salute nelle
comunità”, nonché al Programma 8 “Prevenzione, sorveglianza e controllo malattie infettive”,
in riferimento alle vaccinazioni in età pediatrica.
Trasversalità (intersettoriale, multisettoriale)
Il programma si caratterizza per il forte approccio multisettoriale, cioè l’azione di integrazione
culturale ed organizzativa tra diversi settori del sistema sanitario, socio sanitario e sociale e
figure professionali (ostetriche, infermieri, ginecologi, pediatri psicologi, assistenti sociali, ecc.)
coinvolti. Lo sviluppo del programma prevede inoltre la partecipazione di Società Scientifiche,
Associazioni Professionali, altri soggetti (Centri di riferimento per le tematiche) nazionali ed
internazionali ecc. Il carattere intersettoriale è determinato, in particolare, dal coinvolgimento
di Enti non profit e di mutuo aiuto di riferimento per le tematiche del Programma.
67
Obiettivi specifici e indicatori
MOC
Indicatore
Obiettivo
centrale
Obiettivo
centrale
Obiettivo specifico regionale
Indicatore di programma
Valore Baseline
Fonte
Valore
atteso
2018
1.2.1
P3.1
Incrementare la pratica dell’allattamento
materno esclusivo fino al sesto mese (180
giorni di vita)
Prevalenza di bambini
allattati al seno alla fine del
sesto mese
61% (alla seconda
vaccinazione)
2012 Regione
(Survey DG
Salute)
> 62%
1.2
1.2.1
P3.2
Mettere a sistema su scala regionale un
programma di promozione
dell’allattamento al seno coerente al
modello raccomandato da WHO UNICEF
Atto di indirizzo regionale
(INDICATORE SENTINELLA)
(1)
DGR 2989/2014 Regole d’Esercizio
2015
Regione
2
1.2
1.3
1.4
1.5
1.6
1.7
1.8
1.9
6.1
6.2
6.3
6.4
1.2.1
1.3.1
1.4.1
1.5.1
1.6.1
1.7.1-2
1.8.1-2
1.9.1-2
P3.3
Promuovere il potenziamento dei fattori di
protezione nei bambini sino al terzo anno
attraverso la promozione di “competenze
per la salute” nei genitori
0
Regione
1
4
4.1
-
Atti di indirizzo relativi a
programma regionale di
comunicazione/relazione
evidence based e equity
oriented a valenza
multifattoriale
3
3.1
-
5
5.3
5.3.1
9
9.7
2
2.1
2.2
P3.4
Messa a sistema dello screening
audiologico e dello screening oftalmologico
presso tutti i Punti Nascita
Attivazione flusso dati da
Punti Nascita a Regione
0
Regione
1
1
1
1
6
1.2
-
9.7.1
9.7.2
2.1.1
2.2.1
68
INDICATORE SENTINELLA
Titolo
Programma
Azione/Programma
Obiettivo specifico
ASL CHE HANNO ATTIVO UN PROGRAMMA INTEGRATO DI PROMOZIONE DELL’ALLATTAMENTO AL SENO (COERENTE CON
INDICAZIONI REGIONALI)
3 - PROMOZIONE DELLA SALUTE DEL BAMBINO E DELLA MAMMA NEL PERCORSO NASCITA
A3.2/P.3
Mettere a sistema su scala regionale un programma di promozione dell’allattamento al seno coerente al modello
raccomandato da WHO UNICEF
Definizione
ASL che hanno attivo un programma integrato di promozione dell’allattamento al seno (coerente con indicazioni regionali)
Numeratore
n. ASL che hanno attivo un programma di allattamento (coerente con le indicazioni le indicazioni regionali)
Denominatore
n. ASL
n. ASL con programma x 100
n ASL
RILEVAZIONE REGIONALE
Formula matematica
Fonte
Regione Lombardia
Valore
Baseline 2013
10% delle ASL
2015
10% delle ASL
2016
2017
15% delle ASL
30% delle ASL
2018
50% delle ASL
69
Quadro delle azioni ed elementi principali di pianificazione
OBIETTIVO
SPECIFICO
REGIONALE
P3.1
AZIONI
A3.1 Messa a sistema del flusso informativo
allattamento attualmente gestito attraverso
specifiche survey
P3.2
A3.2 Attivazione GdL multi professionale per la
stesura degli indirizzi regionali (analisi delle
esperienze già in essere sul territorio regionale,
declinazione di modalità e strumenti di
implementazione, monitoraggio, miglioramento,
documentazione e valutazione di processo ed
esito) relativi al programma di promozione
dell’allattamento al seno coerente al modello
raccomandato da WHO - UNICEF
P3.3
A3.3 Attivazione GdL per la stesura del
programma regionale di comunicazione evidence
based e equity oriented a valenza multifattoriale
e relative modalità di applicazione nei diversi
contesti del “percorso nascita”
P3.3
A3.4 Valorizzazione del programma “Nati per
leggere” nell’ambito del “percorso nascita”,
anche attraverso il raccordo con politiche
regionali relative al sistema bibliotecario
P3.2
P3.3
A3.5 Formazione (modelli, strumenti e tecniche
di comunicazione, modelli di assistenza/cura
basati sulla relazione ed equity oriented )
P3.4
A3.6 Attivazione GdL tecnico per la messa a
sistema dello screening audiologico e dello
screening oftalmologico
TARGET
diretto
Sistema
Punti Nascita
ASL
Sistema
ASL (DPM, Dip. ASSI, Comitato
Locale Percorso Nascita)
₋
Università
₋
Rappresentanti delle figure
professionali (Collegi, Società
Scientifiche)
₋
Enti non profit
₋
Centri di riferimento/eccellenza
nazionali/internazionali (WHO –
UNICEF, Centro per la salute del
bambino di Trieste, ecc.)
₋
Sistema,
₋
ASL (DPM, Dip. ASSI, Comitato
Locale Percorso Nascita)
₋
Università
₋
Rappresentanti delle figure
professionali (Collegi, Società
Scientifiche)
₋
Enti non profit
₋
Sistema
₋
Società Scientifiche in ambito
pediatrico
₋
Centri di riferimento/eccellenza
nazionali/internazionali (Centro per la
salute del bambino di Trieste, ecc.)
Sistema
ASL (Dip. ASSI, DPM)
Punti Nascita
SOSTENIBILITA’
RISCHI
Attività di sistema non esposte
a rischi di sostenibilità
economica e organizzativa,
₋
₋
Sistema
Punti Nascita
Attività di sistema non esposte
a rischi di sostenibilità
economica e organizzativa,
Attività di sistema non esposte
a rischi di sostenibilità
economica e organizzativa,
Attività di sistema non esposte
a rischi di sostenibilità
economica e organizzativa,
Attività di sistema non esposte
a rischi di sostenibilità
economica e organizzativa,
Attività di sistema non esposte
a rischi di sostenibilità
economica e organizzativa
70
CRONOPROGRAMMA
AZIONI
2015
2016
2017
2018
A3.1 Attivazione di GdL tecnico per la messa a sistema del flusso informativo attualmente gestito attraverso specifiche survey
A3.2 Attivazione GdL multi professionale per la stesura degli indirizzi regionali (analisi delle esperienze già in essere sul territorio regionale,
declinazione di modalità e strumenti di implementazione, monitoraggio, miglioramento, documentazione e valutazione di processo e esito)
A3.3 Attivazione di un GdL per la stesura del programma regionale di comunicazione evidence based e equity oriented a valenza multifattoriale
e relative modalità di applicazione nei diversi contesti
A3.4 Valorizzazione del programma “Nati per leggere” nell’ambito del “percorso nascita”
A3.5 Formazione (modelli, strumenti e tecniche di comunicazione, modelli di assistenza/relazione)
A3.6 Attivazione GdL tecnico per la messa a sistema dello screening audiologico e dello screening oftalmologico
71
P.4 PROGRAMMA: “PROMOZIONE STILI DI VITA FAVOREVOLI ALLA SALUTE NELLE COMUNITÀ”
Descrizione del programma
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 1986 ha lanciato il "Progetto Città Sane"
(Healthy Cities) con l’obiettivo di migliorare le condizioni di salute della popolazione non solo
attraverso l’accesso a servizi sanitari di buona qualità, ma anche mobilitando a livello locale, nei
contesti urbani, soggetti sociali privati e pubblici, singoli e collettivi, al fine di costituire un
movimento per accelerare il processo di promozione della salute.
Questa strategia, affermata nei documenti programmatici OMS di “Salute 2020”, dal Programma
Nazionale “Guadagnare Salute – rendere facili le scelte salutari” (DPCM 22 maggio 2007) e nel
PNP 2014 – 2018, pone quali temi centrali la salute e la qualità della vita, da perseguire, per
quanto attiene il ruolo diretto del sistema sanitario, tramite la costruzione di forti sinergie fra le
politiche per la salute e altre strategie chiave in particolare quelle riferite al territorio e al sociale
(pianificazione urbana, casa e rigenerazione urbanistica, trasporti, incolumità e sicurezza,
servizi, ecc.), nonché ai processi di empowerment attraverso la partecipazione dei cittadini
singoli o organizzati al dibattito pubblico sulle scelte per la città.
Tutti gli attuali indirizzi OMS, nonché di programmazione europea (innovazione sociale,
invecchiamento attivo, pianificazione urbanistica, ecc.) sottolineano l’importanza di processi di
sviluppo fisico ed economico, attento all’equità, alla sostenibilità e all’implementazione del
capitale sociale nelle comunità locali quali elementi essenziali alla creazione di contesti di vita
favorevoli alla salute.
Il Programma “Promozione di stili di vita favorevoli alla salute nelle comunità” si colloca in tale
cornice culturale, alla luce delle azioni intersettoriali - cioè sinergiche tra politiche e prassi
organizzative diverse - avviate nell’ambito del PRP 2010-2013, con Enti Locali, Enti no profit, in
particolare nella promozione di uno stile di vita attivo e di una corretta alimentazione, definite
anche attraverso specifici Atti di Intesa (vedi Capitolo “ Accountability …”).
Il Programma valorizza ed integra le politiche regionali di area sanitaria, socio – sanitaria e
sociale, così come previsto dalla DGRX/2989/2014 – Regole d’Esercizio 2015, e proprio per le
caratteristiche di trasversalità trova punti di interconnessione operativa con le Reti Territoriali di
Conciliazione e con i Programmi:
P1 “Reti per la promozione della salute negli ambienti di lavoro”
P2 “Scuole che Promuovono Salute – Rete SPS/SHE Lombardia”
P3 “Promozione della salute del bambino e della mamma nel percorso nascita”
P5 “Screening oncologici”
P6 “Prevenzione della cronicità”
P7 “Rete regionale per la prevenzione delle dipendenze”
Sintesi delle principali evidenze di efficacia e/o BP validate di riferimento
Uno stile di vita attivo, favorito e accompagnato da un parallelo sviluppo eco-sostenibile
dell’ambiente in cui viviamo (ideato e messo in atto attraverso opportuni piani urbanistici), non
solo aiuta a prevenire tutte quelle patologie collegate a comportamenti poco salutari (si pensi
alle malattie cardiovascolari) ma presenta pure un effetto di ricaduta positiva, in termini di
risparmio, sul piano economico1. L’azione di promozione della Salute per essere efficace deve
essere pertanto intersettoriale ed essere in grado di orientare e coordinare le scelte locali
attivate da enti non sanitari2. In tal senso l’OMS ha promosso l’attivazione dell’European Healthy
Cities Network3: una Città Sana deve essere, prima d’ogni altra cosa, una città per tutti i
cittadini, inclusiva, pronta al sostegno, sensibile e capace di rispondere alle diverse necessità e
aspettative e in grado di offrire servizi per tutti e attuare politiche di inclusione sociale,
cittadinanza attiva e alfabetizzazione della salute; una Città Sana offre e costruisce ambienti
fisici che contribuiscono alla salute, allo svago e al benessere, alla sicurezza, all’interazione
sociale, alla mobilità facile, al senso di orgoglio e appartenenza culturale. L’appartenenza alla
rete ha favorito investimenti nelle politiche locali orientate al miglioramento della salute, al
72
superamento delle disuguaglianze e al miglioramento del benessere3. Infatti, è consolidata4
l’evidenza tra la comunità di vita e le aspettative di salute, numerose esperienze5-6 stanno
confermando e continuamente rilanciando ulteriori evidenze di efficacia di un’azione di comunità
in grado di sostenere processi di salute delle persone appartenenti alla comunità stessa. Anche
esperienze locali7 hanno dimostrato la sostenibilità di un approccio pragmatico in grado di
inserire azioni concrete ed efficaci (gruppi di cammino, pedibus, scale per la salute) o programmi
di rete (scuole, luoghi di lavoro) nell’ambito di politiche intersettoriali per il miglioramento della
salute.
Bibliografia:
1. Global Advocacy for Physical Activity. The Toronto Charter for Physical Activity: a global call for action.
http://www.globalpa.org.uk (accessed June 20, 2011).
2. World Health Organization, The WHO Centre for Health Development. (2011). Intersectoral action on health: A path
for policy-makers to implement effective and sustainable action health. Kobe, Japan: Author. Scaricato da:
http://www.who.int/entity/kobe_centre/publications/ISA-booklet_WKC-AUG2011.pdf
3. WHO. Healthy cities Promoting health and equity – evidence for local policy and practice. 2014;
http://www.euro.who.int/en/health-topics/environment-and-health/urban-health
4. https://sustainabledevelopment.un.org/agenda21text.htm
5. http://www.communitiesthatcare.net/
6. https://sociale.regione.veneto.it/web/spazioeuropa/progetti?p_p_id=62_INSTANCE_Qq63&p_p_lifecycle=0&p_p_state=normal&p_p_mode=view&p_p_col_id=c
olumn3&p_p_col_count=1&_62_INSTANCE_Qq63_struts_action=%2Fjournal_articles%2Fview&_62_INSTANCE_Qq63_cur
Page=1&_62_INSTANCE_Qq63_groupId=470239&_62_INSTANCE_Qq63_articleId=470339&_62_INSTANCE_Qq63_
version=1.0
7. Coppola L, Zuffada R. Promoting physical activity: an inter-sectorial activity between health and spatial planning.
Urban Izziv, thematic issue, 2015,1
Obiettivo generale
Il Programma “Promozione di stili di vita favorevoli alla salute nelle comunità” si caratterizza per
la forte valenza innovativa in relazione all’obiettivo di disegnare una strategia di scala regionale
finalizzata a supportare lo sviluppo di comunità locali favorevoli alla salute, a partire dal know
how e dall’implementazione di quanto in essere in relazione al PRP 2010-2013 nonché mediante
lo sviluppo di nuove alleanze ed iniziative intersettoriali e la valorizzazione di esperienze locali
attivate da Comuni aderenti al network “Città Sane –OMS”.
L’obiettivo generale del Programma è declinato su obiettivi specifici ed azioni che puntano in
particolare a rafforzare, sviluppare:
- competenze professionali in area sanitaria, socio-sanitaria e sociale nella funzione di
advocacy per la salute nei programmi di comunità
- capacity building, in relazione ad efficacia, equità e sostenibilità delle azioni sviluppate dai
Comuni
- alleanze tra Enti Pubblici, Enti profit e no Profit per lo sviluppo di comunità locali favorevoli
alla salute e di azioni condivise di welfare territoriale
- la sostenibilità organizzativa attraverso il miglioramento degli strumenti di documentazione
e valutazione di processo ed esito degli interventi
Setting
Il Programma impatta sulle politiche dei Comuni e si sviluppa nei diversi contesti di vita delle
comunità locali
Trasversalità (intersettoriale, multisettoriale)
Il programma è fortemente caratterizzato da un approccio intersettoriale, la valenza
multisettoriale è determinata dall’innovativa azione di raccordo tra politiche di promozione e
prevenzione di area sanitaria, socio – sanitaria e sociale, in tale contesto sono quindi definibili
portatori di interesse: il Sistema regionale nei diversi ambiti di programmazione, Enti Locali con i
relativi Piani di Zona, Imprese, Associazioni di rappresentanza di categoria, Enti no profit,
Università (in particolare in relazione a modelli innovativi di processi partecipati e di valutazione
di impatto.), Rete Città Sane OMS
73
Obiettivi specifici e indicatori
MOC
1
Obiettivo
centrale
1.9
Indicatore
Obiettivo
Centrale
1.9.1-2
5
5.2
5.2.1
6
6.2
6.2.1
1
1.2
1.3
1.6
1.7
1.8
1.2.1
1.3.1
1.6.1
1.7.1
1.8.1
1
1.3
1.9
1.3.1
1.9.1-2
3
3.1
-
4
4.1
-
8
5.2
5.3
6.2
6.4
8.3
1
1.3
1.3.1
3
3.1
-
4
4.1
5.2
5.3
6.2
6.3
8.3
-
5
6
5
6
8
1
1.3
6.2.1
6.4.1
8.3.1
-
Obiettivo specifico regionale
P4.1
Sviluppare sinergia con i Comuni e le Associazioni al
fine di incrementare l’ l’offerta di azioni, basate su
evidenze di efficacia e equity oriented, che
favoriscono uno stile di vita attivo su target specifici
P4.2
Sviluppare un percorso intersettoriale finalizzato ad
incrementare l’offerta di alimentazione salutare nel
pasto fuori casa (bar, ristoranti, ecc.) e la diffusione
di “baby pit stop” in aree commerciali
Indicatore di programma
Proporzione di Comuni che hanno
attivato Gruppi di cammino
(INDICATORE SENTINELLA)
Valore
Baseline
Fonte
Valore
atteso
2018
424 pari
al 27%
dei
comuni
(2013)
Regione
(Survey
DG Salute)
>500
pari al
33% dei
comuni
Presenza di Intese formalizzato con
soggetti target (Associazioni di
categoria) su scala regionale
0
P4.3
Sostenere strategie intersettoriali innovative ed
equity oriented in tema di
“invecchiamento attivo e in buona salute”, anche
mediante partecipazione a progetti di
ricerca/azione dedicati con riferimento a politiche
urbanistiche, di inclusione, ecc. e la collaborazione
con il network Città Sane - OMS.
Atti di indirizzo
Formale documentazione relativa a
percorsi e/o progettualità dedicate
1
P4.4
Promuovere competenze negli operatori del Sistema
Sanitario, Socio- Sanitario e Sociale
Percorso formativo su scala regionale
0
Regione
(Database
Éupolis)
1
P4.5
Promuovere e sostenere alleanze pubblico-private
per lo sviluppo di azioni orientate al miglioramento
della salute della comunità
Presenza di documentazione
descrittiva delle azioni (esiti/impatti)
su scala regionale
0
Regione
(Fonte DG
Famiglia)
1
Regione
Regione
1
2
1.3.1
74
INDICATORE SENTINELLA
Titolo
COMUNI CHE HANNO ATTIVATO GRUPPI DI CAMMINO
Programma
Azione/Programma
4 - PROMOZIONE STILI DI VITA FAVOREVOLI ALLA SALUTE NELLE COMUNITÀ
A4.1/P.4
Sviluppare sinergia con i Comuni e le Associazioni al fine di incrementare l’offerta di azioni, basate su evidenze di
efficacia e equità oriented, che favoriscono uno stile di vita attivo su target specifici
Obiettivo specifico
Definizione
Proporzione di Comuni che hanno attivato Gruppi di cammino
Numeratore
Denominatore
n. comuni con gruppo di cammino
n. comuni
Formula matematica
Fonte
Regione Lombardia
Valore
n. comuni con GDC
n. comuni
x 100
Database regionale
Baseline 2013
2015
2016
2017
2018
27% dei Comuni (circa
424 Comuni)
30% dei Comuni
31% dei Comuni
32% dei Comuni
33% dei Comuni
75
Quadro delle azioni ed elementi principali di pianificazione
OBIETTIVO
SPECIFICO
REGIONALE
AZIONI
P4.1
P4.2
A4.1 Attivazione tavoli di lavoro per l’analisi di Buone
Pratiche esistenti, definizione dei contenuti del programma
secondo criteri di sostenibilità, modalità di
sperimentazione, implementazione e valutazione
P.4.3
A4.2 Attivazione di Accordi di collaborazione con
Università e Reti, partecipazione a Programmi di ricerca
azione in ambito Europeo (Interreg Spazio Alpino, Europe,
Public Health, ecc.) e nazionale (CCM, ecc.),sviluppo della
partecipazione in essere all’European Innovation
partnership for an Active and Healthy Ageing (EIP-AHA)
P4.4
P4.5
TARGET
(diretto)
Sistema
ASL (DPM, Dip. ASSI, Dip. Dipendenze)
Associazioni di categoria
Associazioni di promozione sociale e sportiva
Aziende Rete WHP
Comuni
Rete Città Sane - OMS
Altre Regioni
Enti no profit
Sistema
ASL
Università
Altre Regioni
Comuni
Reti
SOSTENIBILITA’
RISCHI
-
Attività di sistema non esposte
a rischi di sostenibilità
economica e organizzativa,
Attività di sistema non esposte
a rischi di sostenibilità
economica e organizzativa
A4.3 Formazione
Sistema
ASL (DPM, Dip. Dipendenze, Dip. ASSI)
Attività di sistema non esposte
a rischi di sostenibilità
economica e organizzativa,
A4.4 Formazione congiunta e integrata con soggetti della
Comunità Locale, rilevazione delle Buone Pratiche,
documentazione delle nuove azioni
Sistema
ASL (DPM, Dip. Dipendenze, Dip. ASSI)
Comuni
Enti no profit e profit
Attività di sistema non esposte
a rischi di sostenibilità
economica e organizzativa
CRONOPROGRAMMA
AZIONI
2015
2016
2017
2018
A4.1 Attivazione tavoli di lavoro per l’analisi di Buone Pratiche esistenti, definizione dei contenuti del programma secondo criteri di
sostenibilità, modalità di sperimentazione, implementazione e valutazione
A4.2 Attivazione di Accordi di collaborazione con Università, Reti, partecipazione a Programmi di ricerca azione in ambito Europeo
(Interreg Spazio Alpino, Europe, Public Health, ecc.) e nazionale (CCM, ecc.), sviluppo della partecipazione in essere all’European
Innovation partnership for an Active and Healthy Ageing (EIP-AHA)
A4.3 A4.4 Formazione
76
P.5 PROGRAMMA: “SCREENING ONCOLOGICI”
Descrizione del programma
L’offerta di screening oncologico in Regione Lombardia prevede attualmente l’attivazione delle
seguenti linee di screening:
₋ tumore alla mammella = una mammografia bilaterale con cadenza biennale alla
popolazione femminile tra i 50 e i 69 anni;
₋ tumore al colon retto = un test del sangue occulto nelle feci con cadenza biennale alla
popolazione tra i 50 e i 69 anni;
₋ tumore alla cervice uterina (offerta differenziata):
⋅
in 4 ASL un pap test con cadenza triennale a tutte le donne residenti tra i 25 e i 64
anni;
⋅
in 1 ASL è attivo lo screening con HPV DNA con cadenza quinquennale per le donne tra i
30-64 anni e il pap test triennale per le donne tra i 25-29 anni;
⋅
in 10 ASL è prevista l‘attivazione di percorsi di identificazione e coinvolgimento della
popolazione fragile tra i 25 e i 64 anni.
I tre programmi di screening sono regolati da appositi atti di indirizzo regionale che
garantiscono uniformità nella erogazione e rispetto delle principali evidenze scientifiche: DDG
32012/2001 (linee guida per lo screening del carcinoma della mammella); DDG 26954/2000
(Linee guida generale per lo screening del carcinoma della cervice uterina); DDG 25854/2004
(linee guida per lo screening del carcinoma del colon-retto), DDG 7248/2007 (raccomandazioni
per la qualità), DGR X/3003/2015 (Avvio del percorso per l’implementazione HPV DNA test).
I programmi di screening colon-rettale e mammografico sono presenti a regime su tutto il
territorio lombardo (estensione >90%), la copertura della popolazione target (donne 50-69
anni) per lo screening mammografico è pari al 51%, per lo screening colon rettale
(popolazione 50-69 anni) la copertura è pari al 44%, mentre lo screening per la cervice uterina
è attivo in 5 ASL (estensione 22%) con una copertura pari al 10%. Considerando
complessivamente le prestazioni di prevenzione (screening e al di fuori dello screening) si
osserva che per il colon retto esiste ancora una quota importante di popolazione tra i 50 e i 69
anni (4 persone su 10) che non ha effettuato un esame di prevenzione negli ultimi 2 anni, per
mammella e cervice uterina tale quota è ridotta a 2 donne su 10.
Dal punto di vista della qualità dei programmi di screening è da segnalare come i diversi
indicatori di processo rispettano nella maggior parte dei casi gli standard di riferimento (ad
esempio completezza delle colonscopie, tempi di attesa, compliance alla colposcopia), in altri
casi sono presenti spazi di miglioramento (ad esempio tasso di approfondimento nello
screening mammografico). Da segnalare che per i programmi di screening mammografico e
colon retto è a regime una analisi annuale dei cancri di intervallo e dei cancri in stadio
avanzato.
Dal punto di vista organizzativo i programmi di screening sono gestiti da unità organizzative
(“centri screening”) presenti in ogni ASL che annualmente contrattano (e verificano) con gli
erogatori del territorio (Aziende Ospedaliere pubbliche o privati accreditati) i volumi e i requisiti
di qualità della erogazione delle prestazioni di screening (ad eccezione dei consultori e dei
laboratori di sanità pubblica che fanno riferimento alle ASL). La rendicontazione delle
prestazioni di screening avviene da parte delle ASL verso Regione con un apposito flusso
informatizzato di dati a record individuale (flusso screening). Regione Lombardia svolge ruolo
di indirizzo e controllo di prestazioni e performances di screening.
Sintesi delle principali evidenze di efficacia e/o BP validate di riferimento
L’erogazione di attività di screening organizzati per la prevenzione delle patologie oncologiche
rappresentano una importante azione di sanità pubblica, la cui applicabilità deve essere
validata attraverso la soddisfazione degli ancor validi principi di Wilson- Jungner (rivisti ed
77
ampliati nel 1968 dal WHO)1.
In merito allo screening mammografico, grazie anche all’attuale dibattito per la valutazione del
rapporto tra effetti positivi dello screening mammografico (riduzione della mortalità specifica)
ed effetti negativi (sovra diagnosi e sovra trattamento) il WHO ha redatto un position paper
che convalida lo screening mammografico come efficace e sostenibile per la riduzione della
mortalità per tumore al seno (a condizione del rispetto di criteri qualitativi nella erogazione del
programma di screening) ed in tal senso raccomanda, in contesti con alte risorse e con un
servizio sanitario organizzato, l’erogazione di un programma di screening mammografico per le
donne 50-69 anni con chiamata biennale2. Da segnalare inoltre il position paper ministeriale in
merito al fenomeno dei cancri di intervallo e alla formazione dei professionisti dello screening 3.
Lo screening mammografico risulta di interesse anche per le innovazioni tecnologiche che
potrebbero permettere un miglioramento delle performances attraverso l’utilizzo della
tomosintesi4-5-6. Altra tematica di interesse è la definizione di percorsi efficaci ed efficienti per
l’individuazione ed il monitoraggio di donne ad alto rischio eredo familiare: sono presenti
evidenze che definiscono vantaggioso l’attutare programmi di monitoraggio7.
In merito allo screening cervicale l’introduzione della metodologia di ricerca del HPV-DNA è
ormai considerata come quella più efficace per diminuire mortalità ed incidenza del tumore
della cervice uterina8-9-10. In merito allo screening colon rettale le principali evidenze sono
sintetizzate nelle recenti linee guida europee11 che validano l’utilizzo del test del sangue
occulto delle feci per ridurre la mortalità con efficacia pari rispetto all’utilizzo della colonscopia
di screening. Analogamente al percorso mammografico è importante la riflessione e l’analisi dei
percorsi di qualità e di formazione con particolare attenzione ai cancri di intervallo12.
Bibliografia:
1. Wilson JMG, Jungner G. Principles and Practice of Screening for Disease. WHO Chronicle 1968;22(11):473
2. WHO. (2014). WHO position paper on mammography screening (p. 82). Switzerland. Retrieved from
http://apps.who.int/iris/bitstream/10665/137339/1/9789241507936_eng.pdf?ua=1&ua=1 ultimo accesso 25
aprile 2015
3. Ministero della Salute. PROGRAMMA DI SCREENING MAMMOGRAFICO: ERRORI INTERPRETATIVI SUPPOSTI NELLA
LETTURA DELLA MAMMOGRAFIA e CANCRI INTERVALLO (pp. 1–20). (2008).
4. Friedewald SM, Rafferty EA, Rose SL, et al. Breast cancer screening using tomosynthesis in combination with
digital mammography. JAMA 2014;311:2499-507.
5. Kopans DB. Digital breast tomosynthesis from concept to clinical care. AJR Am J Roentgenol 2014;202:299-308.
6. Ciatto S, Houssami N, Bernardi D, et al. Integration of 3D digital mammography with tomosynthesis for population
breast- cancer screening (STORM): a prospective comparison study. Lancet Oncol 2013;14:583-9.
7. Hilgart, J., Coles, B., & Iredale, R. Cancer genetic risk assessment for individuals at risk of familial breast cancer (
Review ) SUMMARY OF FINDINGS FOR THE MAIN COMPARISON, (2). (2012).
8. Ronco, G., Accetta, G., Angeloni, C., Arbyn, M., Barzon, L., Biggeri, A., … Rossi, P. G. (2012). Ricerca del dna di
papillomavirus umano (hpv) come test primario per lo screening dei precursori del cancro del collo uterino.
Epidemiol Prev, 36(suppl 1), 1–72.
9. Saslow, D., Solomon, D., Lawson, H. W., Killackey, M., Kulasingam, S. L., Cain, J., … Moscicki, A. (2012).
American Cancer Society , American Society for Colposcopy and Cervical Pathology , and American Society for
Clinical Pathology Screening Guidelines for the Prevention and Early Detection of Cervical Cancer, 62(3), 147–172.
http://doi.org/10.3322/caac.21139.
10. Ministero per la Salute Documento di indirizzo sull’utilizzo dell’HPV-DNA come test primario per lo screening del
cancro del collo dell’utero (nota prot. n. 1068-P-14.01.2013 della Direzione Generale della Prevenzione del
Ministero della Salute)
11. Segnan, N., Patnick, J., & Von Karsa, L. European guidelines for quality assurance in colorectal cancer screening
and diagnosis. (E. Commission, Ed.). (2010) .
12. GISCOR. “ Rilevazione dei cancri di intervallo e stima della sensibilità dei programmi di screening colonrettale.
Manuale operativo” a cura di: Gruppo di lavoro GISCoR sui cancri di intervallo e la stima della sensibilità Epidemiol
Prev 2013; 37(2-3) marzo-giugno supplemento 1)
78
Obiettivo generale
I programmi di screening hanno l’obiettivo di diminuire la mortalità specifica e l‘incidenza delle
patologie tumorali di colon, mammella e cervice uterina. Hanno altresì l’obiettivo di facilitare
l’accesso ad una prestazione di prevenzione a tutta la popolazione e gestire l’offerta delle
prestazioni di prevenzione con criteri di appropriatezza.
Nell’ambito del presente Piano l’obiettivo generale del Programma, è declinato su obiettivi
specifici ed azioni che, sviluppati con un approccio integrato tra area sanitaria ed area sociosanitaria e sociale così come previsto dalla DGR X/2989/2014 – Regole d’Esercizio 2015,
puntano in particolare a:
₋ implementare la copertura di popolazione che effettua regolarmente prestazioni di
prevenzione oncologica nell’ambito dei programmi di screening
₋ sostenere appropriatezza, in termini di efficacia, sostenibilità equità, nella erogazione delle
prestazioni di screening e di prevenzione
₋ promuovere l’aumento di competenze e di processi integrati multi professionali e
interdisciplinari tra gli operatori del sistema
₋ attivare il programma regionale di screening della cervice uterina con HPV-DNA test
Setting
Il Programma è sviluppato con funzioni di coordinamento dai Centri Screening delle ASL e con
funzione di erogazione dai Consultori delle ASL e dagli erogatori sanitari pubblici (Aziende
Ospedaliere) e privati del territorio regionale con il coinvolgimento della medicina di base, delle
Associazioni di pazienti e delle Università.
Trasversalità (intersettoriale, multisettoriale)
Gli screening rappresentano un percorso sanitario con caratteristiche di appropriatezza ed
efficacia che il sistema sanitario e socio-sanitario regionale mette a disposizione dei residenti
con un forte approccio multisettoriale (prevenzione, clinica, ecc.) e interdisciplinare, il carattere
intersettoriale del programma appartiene alla dimensione della comunicazione e
dell’informazione che vede il coinvolgimento di Enti no profit.
79
Obiettivi specifici e indicatori
MOC
1
Obiettivo
centrale
1.12
Indicatore
Obiettivo
Centrale
1.12.1
1
1.13
1.13.1
1
1.14
1.14.1
1
1.14
1.14.2
1.15
1.15.1
1.15.2
1
1
1.13
1.13.1
1
1.13
1.13.1
Obiettivo specifico regionale
P5.1
Garantire una corretta gestione delle
anagrafiche dei residenti attraverso le
banche dati anagrafiche regionali e la
disponibilità di volumi di prestazioni
erogabili per gli screening
P5.2
Sostenere l’adesione agli screening
attraverso la sensibilizzazione dei
pazienti e la razionalizzazione
dell’offerta sanitaria
P5.3
Aggiornare le Linee guida regionali
per lo screening della cervice uterina
P5.4
Messa a sistema dello screening della
cervice uterina con HPV-DNA test
P5.5
Definire indirizzi regionali in relazione
a al tumore al seno eredo familiare, e
relativa adozione su tutto il territorio
P5.6
Miglioramento qualitativo e
reingegnerizzazione dei percorsi di
screening mammografico
P5.7
Miglioramento qualitativo dei percorsi
di screening colon rettale
Indicatore di programma
Valore Baseline
Tasso di estensione
(INDICATORE SENTINELLA)
cervice 22%
mammella 95%
colon retto 92%
Tasso di copertura degli screening
cervice 10%
mammella 51%
colon retto 44%
Presenza di Linee guida regionali
aggiornate
Fonte
Ministero Salute
(Survey 2013 –
su dati 2012)
Ministero Salute
(Survey 2013 –
su dati 2012)
Valore atteso
2018
95%
cervice 35%
mammella 55%
colon retto 50%
0
Atti
1
1 su 15
Flusso regionale
100%
Presenza documento di indirizzo
regionale
0
Regione
1
Aggiornamento delle linee guida
per lo screening del cancro alla
mammella
0
Regione
1
Aggiornamento delle linee guida
per lo screening del cancro al colon
retto
0
Regione
1
Percentuale di ASL che hanno
attivato HPV DNA test
80
INDICATORI SENTINELLA
Titolo
Programma
Azione/Programma
Obiettivo specifico
TASSO DI ESTENSIONE SCREENING CERVICE UTERINA, MAMMELLA, COLON RETTO
5 - SCREENING ONCOLOGICI
A5.1.1-.2/P.5
P5.1 Garantire una corretta gestione delle anagrafiche dei residenti attraverso le banche dati anagrafiche regionali e la
disponibilità di volumi di prestazioni erogabili per gli screening
Definizione
Persone in fascia target, al netto delle esclusioni pre-invito, invitata partecipazione allo screening
Numeratore
Denominatore
n. di Invitati al netto degli inesitati
Pop. target al netto degli esclusi pre invito
n. di Invitati al netto degli inesitati
x 100
Pop. target al netto degli esclusi pre invito
Survey ministeriali attività 2012 (survey 2013 - estensione)
Formula matematica
Fonte
Regione Lombardia
Valore
Baseline 2013
- cervice 22%
- mammella 95%
- colon retto 92%
2015
-
cervice 22%
mammella 95%
colon retto 95%
2016
2017
- cervice 50%
- mammella 95%
- colon retto 95%
2018
- cervice 75%
- mammella 95%
- colon retto 95%
- cervice 95%
- mammella 95%;
- colon retto 95%
Quadro delle azioni ed elementi principali di pianificazione
OBIETTIVO
SPECIFICO
REGIONALE
AZIONI
TARGET
diretto
SOSTENIBILITA’
Attività di sistema non
esposte a rischi di sostenibilità
economica e organizzativa
Attività di sistema non
esposte a rischi di sostenibilità
economica e organizzativa
P5.1
A5.1 Miglioramento della integrazione tra anagrafiche di screening e
database delle banche dati regionali
Sistemi informativi regionali, sistemi
informativi ASL, centri screening ASL
P5.2
A5.2 Integrazione, mediante strumenti di formazione ed indirizzo, con la
medicina di base (MMG) per la presa in carico del ruolo di orientamento dei
pazienti nei percorsi di screening
Sistema
Medicina di base
P5.2
A5.3 Stipula protocolli d’Intesa con associazione di pazienti e altri soggetti di
promozione sociale/volontariato per lo sviluppo di azioni di comunicazione
efficace, corretta ed equity oriented in tema di screening oncologici
Sistema
Associazione di pazienti e altri soggetti
di promozione sociale/volontariato
(LILT, Salute Donna, ecc)
Attività di sistema non
esposte a rischi di sostenibilità
economica e organizzativa
P5.2
A5.4 Definizione e diffusione di modelli operativi finalizzati a veicolare
l’informazione e l’accesso ai programmi di screening alle popolazioni target
che insistono nel setting scolastico e luoghi di lavoro
Sistema
ASL (DPM, Dip. ASSI, Centri screening)
Attività di sistema non
esposte a rischi di sostenibilità
economica e organizzativa
P5.2
A5.5 Predisposizione di materiali di comunicazione fondati su criteri di
scientificità, marketing sociale ed equity oriented, e relativo piano di
diffusione omogeneo su scala regionale anche attraverso strumenti di web2.0
Sistema
Centri screening e Consultori ASL,
Associazioni, Cittadini
Attività di sistema non
esposte a rischi di sostenibilità
economica e organizzativa
RISCHI
-
-
81
P5.3
A5.6 Attivazione di un tavolo di lavoro per la stesura delle linee guida
(cliniche ed organizzative) per la messa a sistema dello screening della
cervice uterina mediante HPV DNA test
Sistema
Centri Screening e Consultori ASL,
Laboratori, Rappresentanti delle figure
sanitarie coinvolte (anatomo-patologi,
ginecologi, ostetriche, infermieri,
assistenti sanitari, ecc.)
P5.4
A5.7 Formazione
Operatori Centri Screening e Consultori
ASL, Laboratori, Erogatori, Clinici
Attività di sistema non
esposte a rischi di sostenibilità
economica e organizzativa
P5.6
P5.7
A5.8 Formazione e attivazione gruppi di lavoro finalizzati al miglioramento
continuo dell’appropriatezza (qualità, innovazione, valutazione,
comunicazione) delle prestazioni di 1° e 2°livello
Sistema
Operatori dei “percorsi di screening”
(radiologi, tecnici di radiologia,
anatomo patologi, fisica medica,
endoscopisti, infermieri, ostetriche,
epidemiologi, igienisti , responsabili
comunicazione, risk manager, ecc.)
Attività di sistema non
esposte a rischi di sostenibilità
economica e organizzativa
P5.1
P5.2
P5.4
P5.6
P5.7
A5.9 Estensione a tutto il territorio regionale del programma di Audit
“Precede-Proceed” (sperimentato da tre ASL nell’ambito del Progetto CCM –
AGENAS “Implementazione dei programmi di screening: analisi delle barriere
e dei fattori facilitanti, modificabili e no”)
Sistema
ASL (Centri Screening – Dip. ASSI)
Attività di sistema non
esposte a rischi di sostenibilità
economica e organizzativa
Attività di sistema non
esposte a rischi di sostenibilità
economica e organizzativa
CRONOPROGRAMMA
AZIONI
A5.1
A5.2
A5.3
A5.4
A5.5
A5.6
A5.7
A5.8
A5.9
2015
2016
2017
2018
Miglioramento della integrazione tra anagrafiche di screening e database delle banche dati regionali
Integrazione, mediante strumenti di formazione ed indirizzo, con la medicina di base (MMG)
Stipula protocolli d’Intesa con associazione di pazienti e altri soggetti di promozione sociale/volontariato
Definizione e diffusione di modelli operativi finalizzati a veicolare l’informazione e l’accesso ai programmi di screening alle popolazioni
target che insistono nel setting scolastico e luoghi di lavoro
Predisposizione di materiali di comunicazione fondati su criteri di scientificità, marketing sociale ed equity oriented (Health literacy), e
relativo piano di diffusione omogeneo su scala regionale anche attraverso strumenti web 2.0
Attivazione di un tavolo di lavoro per la stesura delle linee guida (cliniche ed organizzative) per la messa a sistema dello screening
della cervice uterina mediante HPV DNA test
Formazione
Formazione e attivazione gruppi di lavoro finalizzati al miglioramento continuo dell’appropriatezza delle prestazioni di primo e
secondo livello
Estensione a tutto il territorio regionale del programma di Audit “Precede-Proceed”
82
P.6 PROGRAMMA: “PREVENZIONE DELLA CRONICITA’”
Descrizione del programma
Come indicato dal Piano Nazionale della Prevenzione 2014 – 2018 in riferimento alle strategie
di prevenzione individuale delle malattie croniche non trasmissibili (MCNT) “La prevenzione dei
fattori di rischio comportamentali e intermedi può essere perseguita mediante la loro diagnosi
precoce, la modificazione degli stili di vita e l’attivazione di interventi trasversali, integrati con i
percorsi terapeutico-assistenziali di presa in carico, allo scopo di prevenire o ritardare
l’insorgenza delle complicanze più gravi”, in tal senso il Programma “Cronicità” si raccorda con
l’emanando “Piano d’azione triennale per la presa in carico della cronicità e della fragilità in
Regione Lombardia 2015-2018”, che fornisce indirizzi operativi per promuovere su tutto il
territorio regionale un modello di erogazione integrata dei servizi (sanitari e socio-sanitari).
Detto Piano definisce la strategia regionale pluriennale (così come previsto dalle DGR
X/2989/2014 - Regole d’Esercizio 2015- e delineato dal “Libro Bianco sullo Sviluppo del
Sistema Sociosanitario in Lombardia” ), per affrontare la cronicità, centrata sulla persona - e
non sulla malattia o sulle strutture - secondo una visione sistemica capace di ricomporre in una
programmazione unitaria ed integrata l’attuale frammentazione dei servizi forniti al malato,
garantendo continuità nell’accesso alla rete dei servizi, nonché integrazione e raccordo tra
MMG, operatori territoriali, specialisti, il mondo ospedaliero e dei servizi socio-sanitari e sociali.
In tale contesto particolare importanza è data allo sviluppo di una nuova relazione di cura tra il
medico e la persona, orientata al successo di prevenzione e cura delle condizioni croniche
attraverso gli strumenti del self management e dell’empowerment del paziente.
Il Programma “Prevenzione della cronicità” si colloca in tale contesto ed è teso a raccordare,
pur nell’evidenza delle rispettive specificità operative, strategie di promozione della salute nelle
comunità e interventi di prevenzione rivolti all’individuo, rappresentando quindi il percorso
“ponte” tra strategie di Sanità Pubblica e di Cure Primarie.
Sintesi delle principali evidenze di efficacia e/o BP validate di riferimento
L’impatto delle patologie croniche sulla salute può essere affrontato con un modello culturale
ed organizzativo (“Expanded Chronic Care Model”, in figura2) in grado non solo di prendersi
cura del paziente attraverso un importante ruolo della medicina territoriale ma anche di
attivare percorsi intersettoriali di promozione della salute nelle comunità 1.
83
E’, infatti, importante che il paziente possa vivere in un contesto che faciliti l’adozione di
appropriate pratiche sanitarie e contestuali stili di vita favorevoli alla salute2. Inoltre la
presenza di una organizzazione in grado di farsi carico per lunghi periodi dei problemi sanitari
legati agli stili di vita (come l’obesità) può avere effetti positivi nella diminuzione del rischio3.
In questo contesto è importante sottolineare la presenza dello strumento del “counselling
breve” somministrato da sanitari in contesti opportunistici che può avere effetti positivi sulla
cessazione da tabacco e sul miglioramento dello stile alimentare e dell’attività fisica4.
Bibliografia:
1. Barr VJ , Robinson S et al. The expanded Chronic Care Model: an integration of concepts and strategies from
population health promotion and the Chronic Care Model. Hosp Q. 2003;7(1):73-82.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14674182
2. British Columbia Health Sistem - Canada
http://www2.gov.bc.ca/gov/topic.page?id=043B286D4F8244A68C0548F5B6E9945B
3. Wagner EH, Bennett SM et al. Finding common ground: patient-centeredness and evidence-based chronic illness
care. J Altern Complement Med. 2005;11 Suppl 1:S7-15.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16332190
4. Flynn MA, McNeil DA et al. Reducing obesity and related chronic disease risk in children and youth: a synthesis of
evidence with 'best practice' recommendations. Obes Rev. 2006 Feb;7 Suppl 1:7-66.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16371076
5. Regione Lombardia. Il counselling motivazionale breve nella promozione di stili di vita favorevoli alla salute: lo
strumento e i setting opportunistici. 2013. http://www.promozionesalute.regione.lombardia.it/
Obiettivo generale
Il Programma “Prevenzione della cronicità” ha l’obiettivo di implementare l’offerta di approccio
comportamentale (counselling) o farmacologico alle persone con fattori di rischio per MCNT
nell’ambito delle attività di sistema per la presa in cura delle persone con malattie croniche in
stadio iniziale, non complicate, mediante azioni prevenzione primaria e secondaria.
Il programma si sviluppa in continuità con gli indirizzi regionali in tema di “counselling
motivazionale breve” nella promozione di stili di vita favorevoli alla salute (“IL “COUNSELLING
MOTIVAZIONALE BREVE” NELLA PROMOZIONE DI STILI DI VITA FAVOREVOLI ALLA SALUTE:
LO STRUMENTO E I SETTING “OPPORTUNISTICI” Regione Lombardia - DG Salute novembre
2013”) di cui al PRP 2010-2012, valorizzando il know how frutto delle attività realizzate dalle
ASL e dagli Accordi con altri settori (vedi Capitolo “ Accountability …”.
e si raccorda con i Programmi:
P1 “Reti per la promozione della salute negli ambienti di lavoro”
P2 “Scuole che Promuovono Salute – Rete SPS/SHE Lombardia”
P3 “Promozione allattamento al seno e percorso nascita”
P4 “Promozione stili di vita favorevoli alla salute nelle comunità”
P5 “Screening oncologici”
P7 “Rete regionale per la prevenzione delle dipendenze”
P8 “Prevenzione, sorveglianza e controllo malattie infettive”
Nell’ambito del presente Piano l’obiettivo generale del Programma è declinato su obiettivi
specifici ed azioni che puntano in particolare a rafforzare, sviluppare:
₋ integrazione di sistema (multisettorialità) tra modelli di Sanità Pubblica (promozione e
prevenzione) e di Cure Primarie (diagnosi e trattamento)
₋ copertura di popolazione target (fattori di rischio/stadio iniziale MCNT) che fruisce
dell’offerta di approccio comportamentale (counselling)
₋ appropriatezza, in termini di efficacia, sostenibilità, multiprofessionalità dell’offerta
Setting:
Il Programma “Prevenzione della cronicità” si sviluppa nell’ambito dei contesti di prevenzione,
assistenza e presa in cura del Sistema Sanitario e Socio Sanitario regionale (Cooperative di
MMG; Centri Socio Sanitari Territoriali e i Presidi Ospedalieri Territoriali, percorsi ospedalieri
84
per i pazienti cronici, RSA aperta, ambiti di prevenzione, altri contesti “opportunistici”).
Trasversalità (intersettoriale, multisettoriale)
Il programma si caratterizza per il forte approccio multisettoriale, cioè l’azione di integrazione
culturale ed operativa tra modelli di Sanità Pubblica (promozione e prevenzione) e di Cure
Primarie (diagnosi, trattamento, assistenza), in tale contesto sono quindi definibili portatori di
interesse tutti gli operatori del sistema (Medici, Infermieri, ecc.), nonché le Società Scientifiche
e le Associazioni Professionali. Il carattere intersettoriale è invece determinato dal
coinvolgimento di associazioni di pazienti e di cittadini impegnati sulle tematiche della
partecipazione alle scelte di salute.
85
Obiettivi specifici e indicatori
MOC
1
1
9
Obiettivo
centrale
1.10
1.10.1
1.10
1.10.2
1.10.3
1.10.4
1.10.5
1.10.6
9.7
1
1.11
6
6.2
6
Indicatore
Obiettivo
Centrale
6.2
9.7.1
9.7.2
1.11.1
6.2.1
Obiettivo specifico regionale
Indicatore di programma
Valore
Baseline
Fonte
Valore
atteso
2018
P6.1
Definire modello di diagnosi precoce di condizioni di
rischio aumentato per MCNT (target 45-60) e relativa
attivazione nell’ambito del “Piano d’azione triennale
per la presa in carico della cronicità e della fragilità in
Regione Lombardia 2015-18”
Presenza di indirizzi regionali
0
Regione
1
P6.2
Aumentare l’offerta di approccio comportamentale
(counselling) alle persone con fattori di rischio per
MCNT nell’ambito delle attività di sistema per la presa
in cura delle persone con malattie croniche in stadio
iniziale, non complicate
Presenza di indirizzi regionali
relativi a PDTA integrati con
gli aspetti di prevenzione
(INDICATORE SENTINELLA)
0
Atti
Regione
1
P6.3
Sviluppare programmi per promuovere e diffondere la
pratica dell'esercizio fisico, anche attraverso la
prescrizione, nelle persone con patologie croniche,
ultra 64enni, gruppi target specifici (pazienti
psichiatrici, ecc.)
Presenza di indirizzi regionali
0
Atti
Regione
1
P6.4
Aumentare la conoscenza e la consapevolezza dei rischi
e delle misure di prevenzione degli incidenti domestici
attuabili nella popolazione a rischio e nei care giver
Disponibilità di contenuti
(evidence based e equity
oriented) e strumenti di
comunicazione/informazione
su scala regionale
0
1
86
INDICATORE SENTINELLA
Titolo
NUMERO DI ASL CHE HANNO ATTIVATO L’OFFERTA DI COUNSELLING COERENTE CON GLI INDIRIZZI REGIONALI
Programma
Azione/Programma
6 - PREVENZIONE DELLA CRONICITA’
A6.2/P.6
Obiettivo specifico
Aumentare l’offerta di approccio comportamentale (counselling) alle persone con fattori di rischio per MCNT
Definizione
ASL che hanno attivato l’offerta di counselling coerente a indirizzi regionali
Numeratore
Denominatore
n. ASL con offerta di counselling attiva
n. ASL
n. ASL con indirizzi coerenti
x 100
n. ASL
Rendicontazione regionale
Formula matematica
Fonte
Regione Lombardia
Valore
Baseline 2014
20% delle ASL
2015
2016
2017
2018
30% delle ASL
50% delle ASL
70% delle ASL
100% delle ASL
Quadro delle azioni ed elementi principali di pianificazione
OBIETTIVO
SPECIFICO
REGIONALE
P6.1
P6.2
P6.3
AZIONI
A6.1 Attivazione di un tavolo di lavoro multisettoriale
per la definizione del modello di diagnosi precoce di
condizioni di rischio aumentato per MCNT e relative
modalità di sviluppo operativo anche a carattere
sperimentale.
A6.2 Attivazione di un tavolo di lavoro multisettoriale
per la definizione di indirizzi regionali relativi
all’integrazione dei PDTA con elementi di prevenzione
(counselling), anche nell’ambito della sperimentazione
CREG al fine di valutare modalità di miglioramento della
classificazione ed eventuali integrazioni tariffarie in
merito all’area.
A6.3 Attivazione di un tavolo di lavoro multisettoriale
per la definizione di indirizzi regionali relativi alla
pratica dell'esercizio fisico, anche attraverso la
prescrizione, nelle persone con patologie croniche
TARGET
principale
SOSTENIBILITA’
RISCHI
Sistema,
ASL
Soggetti delle Cure Primarie
Attività di sistema non esposte a
rischi di sostenibilità economica e
organizzativa
-
Sistema
ASL
Soggetti delle Cure Primarie,
Attività di sistema non esposte a
rischi di sostenibilità economica e
organizzativa
-
Sistema,
ASL (Medicina dello Sport),
Soggetti delle Cure Primarie
Strutture Ospedaliere
Attività di sistema non esposte a
rischi di sostenibilità economica e
organizzativa
87
P6.3
(P5.2, P1.7,
P2.6)
A6.4 Stipula protocolli d’Intesa con associazione di
pazienti e cittadinanza partecipata , altri soggetti di
promozione sociale/volontariato per lo sviluppo di azioni
di comunicazione efficace, corretta ed equity oriented in
tema di prevenzione primaria delle MCNT
Sistema
Associazione di pazienti e di
cittadinanza partecipata, altri
soggetti di promozione
sociale/volontariato
P6.4
A6.5 Predisposizione di materiali di comunicazione,
(evidence based ed equity oriented), e relativo piano di
diffusione secondo criteri di marketing sociale
P6.1
P6.2
P6.3
A6.6 Formazione finalizzata a sostenere il processo di
integrazione culturale ed operativa tra modelli di Sanità
Pubblica (promozione e prevenzione) e di Cure Primarie
e socio-sanitarie, ed al miglioramento continuo
dell’appropriatezza dell’offerta in termini di efficacia,
sostenibilità, multiprofessionalità.
(Vedi anche A1.2 Formazione (EBP, Buone Pratiche,
counselling motivazionale) con target medici
competenti, MMG
Sistema
ASL
Società Scientifiche, Associazioni
Professionali, Associazioni Care
Giver, pazienti, ecc.
Sistema
ASL
Figure professionali nell’ambito
delle Cure Primarie (medici,
infermieri, …) Società
Scientifiche, Associazioni
Professionali
Attività di sistema non esposte a
rischi di sostenibilità economica e
organizzativa
Attività di sistema non esposte a
rischi di sostenibilità economica e
organizzativa
Attività di sistema non esposte a
rischi di sostenibilità economica e
organizzativa
CRONOPROGRAMMA
AZIONI
2015
2016
2017
2018
A3.1 Attivazione di un tavolo di lavoro multisettoriale per la definizione del modello di diagnosi precoce di condizioni di rischio
aumentato per MCNT e relative modalità di sviluppo operativo anche a carattere sperimentale.
A3.2 Attivazione di un tavolo di lavoro multisettoriale per la definizione di indirizzi regionali relativi all’integrazione dei PDTA con
elementi di prevenzione (counselling), anche nell’ambito della sperimentazione CREG al fine di valutare modalità di
miglioramento della classificazione ed eventuali integrazioni tariffarie in merito all’area.
A3.3 Attivazione di un tavolo di lavoro multisettoriale per la definizione di indirizzi regionali relativi alla pratica dell'esercizio fisico,
anche attraverso la prescrizione, nelle persone con patologie croniche
A3.4 Stipula protocolli d’Intesa con associazione di pazienti e cittadinanza partecipata, altri soggetti di promozione
sociale/volontariato per lo sviluppo di azioni di comunicazione efficace, corretta ed equity oriented in tema di prevenzione
primaria delle MCNT
A3.5 Predisposizione di materiali di comunicazione, (evidence based ed equity oriented), e relativo piano di diffusione secondo criteri
di marketing sociale
A3.5 A3.6 Formazione finalizzata a sostenere il processo di integrazione culturale ed operativa tra modelli di Sanità Pubblica
(promozione e prevenzione) e di Cure Primarie e socio-sanitarie, ed al miglioramento continuo dell’appropriatezza
dell’offerta in termini di efficacia, sostenibilità, multiprofessionalità.
88
P.7 PROGRAMMA: “RETE REGIONALE PER LA PREVENZIONE DELLE DIPENDENZE”
Descrizione del programma
Il programma Rete Regionale per la Prevenzione delle Dipendenze (d’ora in avanti RREP) è stato
avviato con la DGR IX/7223/2008 dalla DG Famiglia, Solidarietà sociale e Volontariato ed è l’esito
del percorso iniziato nel 2003 con il progetto Religo “Realizzazione a titolo sperimentale di una rete
sociale nell’area delle dipendenze” con l’obiettivo di migliorare la qualità in termini di efficacia ed
impatto della programmazione e della progettazione degli interventi preventivi di tutte le forme di
dipendenza patologica. Nell’ambito del Programma RREP, attraverso lo sviluppo di programmi
intersettoriali e multilivello integrati a livello regionale, territoriale e locale è promossa e valorizzata
la creazione di partnership tra tutti i soggetti che a diverso titolo hanno responsabilità e ruolo
nell’azione preventiva a livello locale e regionale (DGR IX/1999/11). L’approccio a rete è
necessario per affrontare fenomeni di natura poliedrica come le dipendenze, in costante
evoluzione e che sono penetrati nella sfera della normalità degli stili di vita della popolazione.
In questa logica, costruire strategie e applicare azioni condivise significa costruire
coordinamento tra attori con culture di appartenenza, filosofie di intervento e approcci
metodologici molto diversi tra loro. RREP rappresenta, quindi, la cornice coerente e di sistema in
cui si colloca la strategia regionale nel campo della prevenzione delle dipendenze.
Le linee strategiche, le priorità e l’orientamento dell’intero programma sono sanciti dal Piano
Azione Regionale Dipendenze (DGR IX/4225/2012) che individua nella corresponsabilità di tutti
gli Attori istituzionali e non presenti sul territorio, la leva indispensabile per l’effettivo
perseguimento di obiettivi preventivi e di promozione della salute e del benessere della
popolazione e delle comunità. Alla luce di quanto previsto dalla DGR X/2989/2014 (Regole di
Esercizio per l’anno 2015 del sistema socio-sanitario) gli obiettivi del programma RREP, finora
limitati all’area dipendenze, sono in via di ampliamento, con il coinvolgimento di altri attori
impegnati nelle azioni di educazione alla salute in ambito socio sanitario (con particolare
riferimento all’area dei Servizi per la Famiglia e le Fragilità dei Dipartimenti ASSI).
Sintesi delle principali evidenze di efficacia e/o BP validate di riferimento
La prevenzione delle dipendenze ricade nell’ambito di competenza di più organizzazioni/enti e,
per questo, deve orientare tutte le politiche1; da qui discende l’importanza del coordinamento
multilivello tra gli attori in gioco. Accanto a questo, la letteratura evidenzia i fattori principali
che contribuiscono al successo di azioni preventive ad ampio raggio, quali2:
₋ avere linee programmatorie comuni entro cui operano, in partnership gruppi di lavoro locali
supportati da un sistema organizzativo formale
₋ implementare programmi di provata efficacia3-4
₋ valutare e monitorare la qualità dell’implementazione e l’efficacia dei risultati5
₋ fornire occasioni di aggiornamento e formazione ai gruppi di lavoro coinvolti.
L’utilità e l’efficacia di un approccio intersettoriale e multilivello è stata verificata da ampi
studi6-7. Il lavoro a rete dà l’opportunità di influenzare le politiche attraverso: lo sviluppo di
partnership e di relazioni sociali utili allo scopo, l’organizzazione di commissioni e la
facilitazione della mobilitazione della comunità. Infine, sono da preferire programmi di
prevenzione orientati – sia dal punto di vista strategico sia di contenuto - da un approccio
promozionale, che perseguano (capacity building) la costruzione di capacità individuali e
collettive8-9.
In particolare nelle aree urbane, dove l’uso di sostanze legali e illegali si associa a fenomeni di
illegalità e tensione sociale, le ricerche10-11 evidenziano l’opportunità di sviluppare interventi
preventivi mirati ad attivare le risorse della comunità al fine di promuovere la coesione sociale
e potenziare il capitale sociale12-13.
Oltre agli interventi di empowerment a livello comunitario, sono valorizzati programmi specifici
di Outreach in prossimità dei luoghi e locali dell’aggregazione e del divertimento notturno
89
(discoteche, club, luoghi autorizzati) che – in linea con le indicazioni europee14-15-16 - che
hanno come obiettivo la limitazione dei rischi legati al consumo di sostanze psicotrope. In
contesti caratterizzati da condizioni di rischio sociale elevato (es. party autorizzati, free party,
street parade, raves, free parties, goa party, teknival), i programmi di intervento richiedono
una modulazione ad hoc17-18.
Infine, per quanto riguarda i programmi di prevenzione dell’uso problematico di sostanze, le
linee guida europee e nazionali raccomandano interventi “a bassa soglia”19-20-21-22, che
permettono il raggiungimento di target di popolazione altrimenti nascosti e sommersi al fine di
minimizzare i rischi di un aggravarsi della loro situazione sanitaria nonché della loro
marginalità sociale, economica, relazionale.
Bibliografia:
1.
David V. McQueen, Matthias Wismar, Vivian Lin, Catherine M. Jones, Maggie Davies, Intersectoral Governance for
Health in All Policies, Structures, actions and experiences, World Health Organization 2012, on behalf of the
European Observatory on Health Systems and Policies
2.
Spoth R, Greenberg M, Am J Community Psychol (2011) 48:106–119,
3.
EDDRA (http://www.emcdda.europa.eu/themes/best-practice/examples), Nrepp – SAMSHA’s National Registry of
Programs
and
Practices:
CMCA
program
link:
Evidence-based
http://www.nrepp.samhsa.gov/ViewIntervention.aspx?id=117,
4.
https://www.lifeskillstraining.com/,
http://www.oed.piemonte.it/unpluggeditalia/,
http://www.strengtheningfamiliesprogram.org/
5.
EDPQS (http://prevention-standards.eu/),
6.
http://www.prosper.ppsi.iastate.edu/
7.
John
Kania
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Mark
Kramer,
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Collective
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8.
Glenn Laverack “Health Promotion Practice. Building Empowered Communities” . Ed. McGraw Hill, Berkshire
England, 2007
9.
Tavolo Tecnico Regionale prevenzione dipendenze di Regione Lombardia, Linee guida regionali popolazione
generale, 2008
10. Aresi G., Marta E., Una ricerca-intervento in un quartiere ad alta concentrazione di locali notturni: attivare il
territorio per attivare bisogni e risorse, Psicologia della Salute n. 3/2014, Franco Angeli.
11. Hayward K. and Hobbs D., Beyond the binge in “booze Britain”: market-led liminalization and the spectacle of
binge drinking, The British Journal of Sociology, 58 (3), 2007.
12. Network conference on reducing youth drinking by law enforcement, Atti, Rotterdam, 27-28 Ottobre 2001. Link:
http://www.stap.nl/nl/nieuws/conference-2011.html
13. http://www.yli.org
14. Manual: Set of standards to improve the health and safety of recreational night life venues, IREFREA, European
Union Project, Novembre 2011. Link:
15. http://www.coe.int/T/DG3/Pompidou%5CSource%5CActivities%5CEXASS%5CGuide_SaferNight Life_en.pdf
16. NEWIP (Nightlife Empowerment & Well-being Implementation Project) Standards European Project. Link:
www.safernightlife.org
17. G.Burkhart, EMCDDA, Evaluation Indicators for Prevention in Recreational Settings. Outcome and
recommendations of an expert survey for the related meeting at the EMCDDA, 2003.
18. EMCDDA (European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction) , Recreational drug use: a key EU
challenge, Drugs in focus, European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction, Lisbon, 2002.
19. EMCDDA, Outreach work among drug users in Europe: concepts, practice and terminology, Insights n.2, 2002
20. EMCDDA, Data-collection at Low-threshold services for Drug Users: Tools, Quality and Coverage, 2002
21. EMCDDA, Harm reduction: evidence, impact and challenges, Monography, 2010.
22. Ministero della Sanità, Linee guida sugli interventi di riduzione del danno, 1999. Roma; P. Meringolo, 2001
Obiettivo generale
La finalità della Rete è sviluppare strategie regionali, applicare azioni efficaci per la
prevenzione delle diverse forme di dipendenza (DGR IX/7223/2008), favorire il passaggio della
dimensione preventiva verso una posizione centrale nell’azione di welfare, potenziando
l’educazione a stili di vita più salutari (DGR IX/4225/2012). Scopi principali sono:
₋ Sviluppare il coordinamento degli interventi e delle azioni di tutti gli attori del territorio
(DGR IX/1999/2011, DGR IX/4225/2012, DGR X/1185/2013): applicando strumenti
organizzativi che favoriscano uniformità ed equità nell’erogazione degli interventi preventivi
e creando partnership a livello locale;
₋ Qualificare le attività di prevenzione (DGR IX/4225/2012) (DGR IX/1999/2011):
aumentando la diffusione e l’adozione dei progetti regionali Evidence-Based
(LifeSkillsTraining Lombardia, Unplugged Lombardia, Strengthening Families Program ecc.)
e l’integrazione con i programmi regionali (Rete SPS Lombardia, Rete WHP Lombardia) e
90
sperimentando, implementando e diffondendo nuovi progetti regionali Evidence-Based o
coerenti con gli standard quali-quantitativi regionali, nazionali e internazionali;
₋ Aggiornare il patrimonio di conoscenza e gli strumenti metodologici dei diversi attori in
gioco (DGR IX/1999/2011): formando i professionisti e i moltiplicatori che progettano ed
erogano interventi preventivi e aggiornando le competenze programmatorie della
committenza (ad es. Policy maker, Amministratori locali, Dirigenti scolastici, Finanziatori)
₋ Qualificare le attività di prevenzione, educazione alla salute e promozione della salute (DGR
X/2989/2014) in ambito socio-sanitario, con particolare riferimento alle aree dell’affettività,
della prevenzione del bullismo e delle violenze ecc.: individuando, implementando e
diffondendo nuovi progetti regionali Evidence-Based o coerenti con gli standard qualiquantitativi regionali, nazionali e internazionali, in sinergia con i Programmi P1, P2, P4
₋ Aggiornare, attraverso la realizzazione di specifici programmi formativi e di aggiornamento
professionale, il bagaglio di competenze dei diversi soggetti professionali e non attivi in
campo preventivo a livello territoriale con particolare riferimento agli ambiti sociali,
educativi, culturali, associazionismo e volontariato ecc.
Setting
RREP si caratterizza per il suo approccio intersettoriale e multilivello: in linea con gli indirizzi
regionali (a partire dalla DGR. 7069/2001) la dimensione distrettuale (ovvero dell’Ambito
sociale) rappresenta l’unità di riferimento per la realizzazione degli interventi. I programmi e le
azioni preventive sono definiti a livello di ASL, a partire dalla lettura della domanda e dei
bisogni del territorio, per il tramite del Comitato Rete Locale prevenzione (di cui fanno parte
Dipartimento Dipendenze, Privato sociale accreditato di settore, soggetti gestori di interventi di
prevenzione e di educazione alla salute, Dipartimento di Prevenzione e Dipartimento ASSI,
Uffici di Piano, Amministrazione Provinciale, Prefettura, Forze dell’Ordine, Ufficio Scolastico e
Terzo Settore), e sono programmati formalmente all’interno del Piano Locale per la
Prevenzione delle Dipendenze (coerentemente con quanto previsto dal Documento di
Programmazione e Coordinamento dei Servizi e dal Piano Integrato Locale per la Promozione
della Salute). In base alle priorità territoriali le azioni si realizzano in molteplici contesti: scuole
di ogni ordine e grado, Centri di formazione professionale, luoghi di lavoro, comunità
aggregative e/o educative, carceri, contesti del divertimento, scuole guida, centri culturali,
associazionismo ecc.
Trasversalità (intersettoriale, multisettoriale)
RREP collabora con tutti gli attori internazionali (es. EMCDDA, UNODOC, WHO, NIDA), nazionali
(es. Focal point, ISS, CCM), regionali (diverse DG regionali, USR e UUSST, Prefetture, FFOO,
Amministrazioni Comunali, Uffici di Piano, Organizzazioni sindacali, Organizzazioni datoriali,
Associazioni di rappresentanza e di categoria ecc. ) e locali che, a diverso titolo, concorrono
alla prevenzione delle dipendenze e li coinvolge attivamente nelle strutture operative.
La tenuta strategica e organizzativa delle azioni messe in campo, la coerenza delle priorità e
l’intersettorialità sono garantite e sostenute da:

TTRP – Tavolo Tecnico Regionale Prevenzione (di cui è in atto l’estensione del mandato –
DGR X/2989/2014).

Comitati Rete Locale Prevenzione Dipendenze in ciascuna ASL (DGR IX/10804/2009) a cui
partecipano, di norma, tecnici dei diversi Dipartimenti ASL, degli Enti Locali, della
Prefettura, delle Forze dell’Ordine, dell’Ufficio Scolastico e del Terzo Settore.

Rete Locale: insieme delle partnership attivate a livello locale con il coinvolgimento degli
Attori locali
91
Obiettivi specifici e indicatori
MOC
1
3
4
Obiettivo
centrale
1.3.
1.4
3.1
4.1
Indicatore
Obiettivo
Centrale
1.3.1
1.4.1
3.1.1
4.1.1
1.3.1
1.4.1
3.1.1
4.1.1
Valore
Baseline
Fonte
Valore
atteso
2018
30%
Regione
(Database DG
Famiglia)
100%
500 ca
Regione
(Database DG
Famiglia)
> 20%
Numero di “Piani locali di prevenzione
dipendenze” con Buone Pratiche
nd
Regione
(Database DG
Famiglia)
100%
P7.4
Ridurre il consumo di alcol a rischio
Numero di “Piani locali di prevenzione
dipendenze” con Buone Pratiche
nd
100%
P7.5
Identificare tempestivamente i soggetti con
problemi emozionali e/o comportamentali e di
disagio sociale
P7.6
Aumentare la percezione del rischio e
l’empowerment degli individui
Numero di “Piani locali di prevenzione
dipendenze” con Buone Pratiche di
prevenzione selettiva e indicata per la
diagnosi e l’aggancio precoce
Presenza di campagne regionali in linea
con indicazioni Piano Azione Regionale
Dipendenze
Regione
(Database DG
Famiglia)
n.d.
Regione
(Database DG
Famiglia)
100%
0
Regione
(DG Famiglia)
1
Presenza di campagne regionali in linea
con indicazioni Piano Azione Regionale
Dipendenze
0
Regione
(DG Famiglia)
1
Presenza di campagne regionali in linea
con indicazioni Piano Azione Regionale
Dipendenze
0
Regione
(DG Famiglia)
1
Obiettivo specifico
regionale
P7.1
Promuovere il potenziamento dei fattori di
protezione (life skills/empowerment), la
percezione del rischio e l’adozione di
comportamenti sani nella popolazione
giovanile/adulta in relazione all’area
dipendenze
P7.2
Promuovere il potenziamento dei fattori di
protezione (life skills/empowerment) e
l’adozione di comportamenti sani nella
popolazione giovanile/adulta
P7.3
Ridurre il numero di fumatori
Estendere la tutela dal fumo passivo
1
3
1.3
3.1
1
1.4
1.5
1.4.1
1
5
1.6
5.3
1.6.1
5.3.2
3
3.2
3.2.1
3.2.1
4
4.1
4.1.1
5
5.3
5.3.2
P7.7
Aumentare i soggetti con comportamenti
corretti alla guida
4.1.1
P7.8
Aumentare la conoscenza e la consapevolezza
dei rischi e delle misure di prevenzione
attuabili nella popolazione generale a rischio,
nei genitori e nei care giver
4
6
4.1
6.3
Indicatore di programma
Proporzione di “Piani locali di prevenzione
dipendenze” orientati da buone pratiche
(INDICATORE SENTINELLA)
Numero di Attori istituzionali e non
coinvolti formalmente nella Rete regionale
prevenzione e nelle reti locali
92
4
6
4.1
6.4
4.1.1
4
7
4.1
7.4
4.1.1
4
7
4.1
7.4
4.1.1
4
9
4.1
9.5
P7.9
Migliorare la conoscenza del fenomeno e delle
azioni di prevenzione da parte degli operatori
sanitari, MMG e PLS
P7.10
Promuovere/favorire l’adozione da parte delle
imprese di buone prassi e percorsi di
Responsabilità sociale
P 7.11
Promuovere/favorire programmi di
miglioramento del benessere organizzativo
nelle aziende
P7.12
Sviluppare percorsi e strumenti
interdisciplinari per la valutazione preventiva
degli impatti
4.1.1
P7.13
Ridurre i rischi di trasmissione da malattie
infettive croniche o di lunga durata (HIV)
-
Numero di “Piani locali di prevenzione
dipendenze” coordinati con Piani
Comunicazione ASL e AAOO e con buone
pratiche per il coinvolgimento attivo degli
operatori sanitari, MMG e PLS
Presenza di campagne regionali in linea
con indicazioni Piano Azione Regionale
Dipendenze
Numero di “Piani locali di prevenzione
dipendenze” con Buone pratiche in
sinergia con PROGRAMMA 1
Presenza di un Laboratorio Previsionale
inter/meta -disciplinare sull’evoluzione dei
fenomeni di abuso e produzione di
Report/Studi Previsionali regionali
Numero di “Piani locali di prevenzione
dipendenze” con Buone pratiche
n.d.
Regione
(Database DG
Famiglia)
0
Regione
(DG Famiglia)
1
n.d.
Regione
(Database DG
Famiglia)
100%
0
Regione
(DG Famiglia)
1
n.d.
Regione
(Database DG
Famiglia)
100%
100%
INDICATORI SENTINELLA
Titolo
NUMERO “PIANI LOCALI DI PREVENZIONE DIPENDENZE” (PLPD) COERENTI CON “BUONE PRATICHE”
Programma
Azione/Programma
7 - RETE REGIONALE PER LA PREVENZIONE DELLE DIPENDENZE
A7.1-3 7.6-10/P.7
Obiettivo specifico
Promuovere il potenziamento dei fattori di protezione (life skills/empowerment), la percezione del rischio e l’adozione
di comportamenti sani nella popolazione giovanile/adulta in relazione all’area dipendenze
Definizione
Numeratore
Denominatore
Formula matematica
Fonte
Regione Lombardia
Valore
Proporzione di “Piani locali di prevenzione dipendenze” coerenti con le buone pratiche
n. ASL con “Piani locali di prevenzione dipendenze” coerenti con le buone pratiche
n. ASL
n. ASL con indirizzi coerenti
x 100
n. ASL
Rendicontazione regionale
Baseline 2014
30% delle ASL
2015
2016
2017
2018
30% delle ASL
40% delle ASL
70% delle ASL
100% delle ASL
93
Quadro delle azioni ed elementi principali di pianificazione
OBIETTIVO
SPECIFICO
REGIONALE
AZIONI
TARGET
principale
SOSTENIBILITA’
A7.1 Formazione (Processi partecipati, EBP, Buone
Pratiche, EDPQS – European drugs prevention
Quality Standards)
Operatori sanitari e socio-sanitari
Attività di sistema non esposte a rischi di
sostenibilità economica e organizzativa
A7.2 Formazione (EBP, Buone Pratiche, EDPQS –
European drugs prevention Quality Standards,
Counselling motivazionale, Valutazione
rischio/diagnosi e aggancio precoce,)
Policy Makers, Amministratori
locali, Operatori socio-sanitari e
sociali, MMG, PLS, Medici
competenti in relazione a specifici
programmi
Attività di sistema non esposte a rischi di
sostenibilità economica e organizzativa
(realizzate anche in sinergia con Programmi
UE Public Health e Justice)
A7.3 Formazione (Processi partecipati, EBP, Buone
Pratiche, EDPQS – European drugs prevention
Quality Standards)
Cittadini, Volontari e Gruppi di
interesse
P7.5
P7.8
P7.9
P7.12
A7.4 Formalizzazione di Accordi/Protocolli di
collaborazione con Università, e Enti di Formazione a
livello regionale (integrazione curricula di base e
specialistici)
Università (Medicina, Psicologia,
Scienze dell’Educazione, Servizio
sociale, Programmazione e gestione
servizi sociali e socio-sanitari,
Pianificazione territoriali)
P7.5
P7.8
P7.9
P7.12
A7.5 Formalizzazione di Accordi/Protocolli di
collaborazione con Università, e Enti di Ricerca
(mappatura epidemiologica del fenomeno, previsione
evoluzioni, valutazione di impatto, sperimentazione
e/o adattamento programmi EBP a livello regionale)
Sistema, Università
P7.1
P7.2
P7.3
P7.4
P7.5
P7.6
P7.7
P7.8
P7.9
P7.10
P7.11
P7.12
P7.13
P7.1
P7.2
P7.4
P7.6
P7.8
P7.13
P7.1
P7.2
P7.3
P7.4
P7.5
P7.6
P7.7
P7.8
P7.9
P7.10
P7.11
RISCHI
Attività di sistema non esposte a rischi di
sostenibilità economica e organizzativa
(realizzate anche in sinergia con Programmi
UE Cittadinanza Attiva)
Attività di sistema non esposte a rischi di
sostenibilità economica e organizzativa
(realizzate anche in sinergia con Programmi
Erasmus +, Horizon 2020, UE Public Health
e Justice)
Attività di sistema non esposte a rischi di
sostenibilità economica e organizzativa
(realizzate anche in sinergia con Programmi
Ricerca regionali, Osservatorio Regionale
Dipendenze ecc.
A7.6 Formazione – Ricerca – Intervento per
l’estensione delle aree tematiche del Programma
Regionale LST Lombardia
Scuola, Sistema e Università
Attività di sistema non esposte a rischi di
sostenibilità economica e organizzativa. Da
prevedere coinvolgimento attivo MIUR e
USR per la parte specificamente riguardante
il personale scolastico, in sinergia con P2)
A7.7 Stipula patti/accordi/protocolli d’Intesa a livello
regionale e territoriale per l‘attuazione in campo
preventivo del Piano di Azione Regionale Dipendenze
ex DGR 4225/12) attraverso partnership
intersettoriali
Sistema, Enti locali, Scuola,
Aziende, Associazionismo sociale,
culturale e sportivo, Terzo settore,
Volontariato, Auto-mutuo aiuto,
Associazioni di categoria, Sindacati
ecc.
Attività di sistema non esposte a rischi di
sostenibilità economica e organizzativa
(programmate e realizzate anche
nell’ambito della Programmazione sociale di
Zona)
94
P7.12
P7.13
P7.1
P7.2
P7.5
P7.6
P7.8
P7.9
A7.8 Attività di comunicazione, aggiornamento,
scambio fra operatori divulgazione tecnico-scientifica
in collaborazione con network, Enti e organismi UE e
internazionali (emcdda, unodc, nida), anche
nell’ambito dell’attuazione del POR 2014-20 – Asse II
– OT 9
Sistema, Università
P7.1
P7.2
P7.3
P7.4
P7.6
P7.7
P7.8
P7.13
A7.9 Attività di sensibilizzazione della cittadinanza
(processi partecipati)
Associazionismo sociale (es. Auser,
Cittadinanza Attiva), Volontariato
sanitario (es. Croce Rossa Italiana)
P7.8
P7.9
P7.12
A7.10 Aggiornamento piattaforma web e sistema
informativo dedicati (anche a supporto delle azioni
preventive rivolte ad adolescenti nell’ambito del POR
2014-20 – Asse II – OT 9)
Sistema
Attività di sistema non esposte a rischi di
sostenibilità economica e organizzativa
(realizzate anche in sinergia con Programmi
Erasmus +, Horizon 2020) e in
collaborazione con Network internazionali
nell’ambito delle politiche di inclusione e
coesione sociale (Party+, T.E.D.i., Newip)
Attività di sistema non esposte a rischi di
sostenibilità economica e organizzativa
(programmate e realizzate anche
nell’ambito dell’attuazione del POR 2014-20)
Cronoprogramma
AZIONI
2015
2016
2017
A7.1 Formazione (Processi partecipati, EBP, Buone Pratiche, EDPQS – European drugs prevention Quality Standards)
A7.2 Formazione (EBP, Buone Pratiche, EDPQS – European drugs prevention Quality Standards, Counselling motivazionale, Valutazione rischio/diagnosi
e aggancio precoce,)
A7.3 Formazione (Processi partecipati, EBP, Buone Pratiche, EDPQS – European drugs prevention Quality Standards)
A7.4 Formalizzazione Accordi/Protocolli collaborazione con Università e Enti di Formazione a livello regionale (integrazione curricula di base e
specialistici)
A7.5 Formalizzazione di Accordi/Protocolli di collaborazione con Università, e Enti di Ricerca a livello regionale per 1) aggiornare lettura del fenomeno;
2) realizzare studi previsionali sull’evoluzione dei fenomeni di abuso 3) valutare impatto di politiche e programmi preventivi regionali
A7.6 Formazione – Ricerca – Intervento per l’estensione delle aree tematiche del Programma Regionale LST Lombardia
A7.7 Stipula patti/accordi/protocolli d’Intesa a livello regionale e territoriale per l‘attuazione in campo preventivo del Piano di Azione Regionale
Dipendenze ex DGR IX/4225/12) attraverso partnership intersettoriali
A7.8 Attività di comunicazione, aggiornamento, scambio fra operatori divulgazione tecnico-scientifica in collaborazione con network, Enti e organismi
UE e internazionali (emcdda, unodc, nida), anche nell’ambito dell’attuazione del POR 2014-20 – Asse II – OT 9
A7.9 Attività di sensibilizzazione della cittadinanza (processi partecipati)
A7.10 Aggiornamento piattaforma web a e sistema informativo dedicati (anche a supporto delle azioni preventive rivolte ad adolescenti nell’ambito del
POR 2014-20 – Asse II – OT 9)
95
2018
P.8 PROGRAMMA: “PREVENZIONE, SORVEGLIANZA E CONTROLLO MALATTIE INFETTIVE”
Descrizione del programma
Nell’ambito della prevenzione e controllo delle malattie infettive, l’adeguamento della
sorveglianza, dei supporti informativi e la revisione delle prassi secondo le evidenze scientifiche
ha permesso di raggiungere importanti risultati in termini di copertura vaccinale e di
ristrutturazione del sistema; la sorveglianza, prevenzione e controllo delle malattie infettive
sono regolati da appositi atti di indirizzo regionale che garantiscono uniformità nelle modalità
di segnalazione delle malattie infettive e negli interventi messi in campo e rispetto delle
principali evidenze scientifiche: DGR VI/18853/2004 e i successivi aggiornamenti, tra cui il più
recente, la DGR X/3190/2015 “ (Revisione ed aggiornamento degli interventi di sorveglianza,
prevenzione, profilassi e controllo delle malattie infettive) e la DGR IX/4475/2012
(Determinazione in ordine alle vaccinazioni dell’età infantile e dell’adulto in Regione
Lombardia).
La sorveglianza epidemiologica è sostenuta dall’implementazione del sistema informativo di
notifica delle malattie infettive, secondo criteri di completezza, qualità e tempestività,
rispondente alle direttive europee e nazionali in materia di sorveglianza delle malattie
trasmissibili e dalla definizione di una rete di laboratori atti ad effettuare indagini
microbiologiche con finalità epidemiologiche, onde disporre di dati approfonditi sulle malattie
infettive di maggior impatto quali – quantitativo (laboratori di riferimento regionali per malattie
invasive batteriche, tubercolosi, malattie trasmesse da alimenti, morbillo e rosolia e virus
emergenti) e una rete di laboratori per la matrice alimentare e ambientale. Inoltre in vista di
EXPO 2015 sono introdotte nuove sorveglianze e ne sarà valutata l’utilità come integrazione al
sistema di notifica delle malattie infettive (vedi paragrafo emergenze infettive).
Gli interventi di prevenzione e controllo adottati per le diverse malattie infettive sono stati
concepiti alla luce della Evidence Based Prevention, al contesto epidemiologico e sociale e sono
state eventualmente declinate per setting e target. Tra gli approcci basati sulle evidenze
l’ECDC suggerisce di ripensare come gli approcci utilizzati classicamente per le patologie
croniche possano anche essere utilizzati per le malattie trasmissibili (Transferability of health
promotion and health education approaches between communicable and non-communicable
diseases - Analysis of current evidence, Stockholm, November 2014).
Nell’ambito di alcune patologie prioritarie sono da mantenere, consolidare ed affinare le azioni
già messe in campo (morbillo, rosolia, tubercolosi, legionellosi) e in altre sono necessarie
azioni di revisione e continuo aggiornamento per esigenze di mutata epidemiologia e/o nuove
evidenze scientifiche sia sul piano preventivo, come nuovi vaccini o dimostrazione d’efficacia di
interventi di prevenzione su target o setting specifici, sia terapeutici come disponibilità nuovi
farmaci (zoonosi quali WND e MTA, MTS e HIV/AIDS, epatiti, malattie invasive batteriche e le
infezioni correlate all’assistenza).
In termini d’interventi di prevenzione di malattie prevenibili con vaccino, le vaccinazioni offerte
in modo attivo e gratuito in Lombardia, sono quelle previste da LEA (definiti dalle Intesa Stato
Regioni. PNPV 2012-2014). Tenuto conto che gli obiettivi del Piano Nazionale di Prevenzione
Vaccinale e Piano lombardo sono di raggiungere un’offerta omogenea, nei prossimi anni, le
strategie vaccinali mireranno ad un miglioramento/mantenimento delle coperture vaccinali
previste nei LEA, ad aggiornamento dell’offerta vaccinale per soggetti a rischio per
patologia/condizione e per target di popolazione per cui, fatto salvo rispetto a nuove indicazioni
ministeriali, è applicato il percorso del “modello decisionale per l’introduzione di nuovi vaccini
in regione Lombardia”.
Negli ultimi anni sono stati resi disponibili diversi nuovi vaccini non ancora previsti come LEA, e
per cui è necessaria a una valutazione sulla loro possibile introduzione e con quali modalità.
Data questa premessa, Regione Lombardia ha sviluppato il modello decisionale adottato che si
inserisce nel contesto delle strategie di supporto a decisioni informate e basate sulle prove di
96
efficacia (Decide – Grade) supportate dalla Comunità Europea (European Union’s Seventh
Framework Programme for research, technological development and demonstration - no
258583). In relazione all’introduzione di nuovi vaccini, sono stati definiti le dimensioni e metodi
su cui si basano le scelte sanitarie. Il quadro concettuale finale, denominato Modello EtD
(Evidence to Decision (EtD) framework) è composto delle seguenti 6 dimensioni: impatto della
malattia, caratteristiche del vaccino, valori e preferenze, uso delle risorse, equità e fattibilità.
Le fasi previste dal modello decisionale sviluppato - per l’introduzione di nuovi vaccini, per
innovazioni di vaccini già in uso o per rivalutazioni legate a politiche vaccinali già in atto, anche
in relazione a valutazioni costo-efficacia, che comportano modificazioni rilevanti delle strategie
vaccinali - sono definite nei paragrafi successivi. Qualora non sia già presente un’istruttoria
completa su un determinato vaccino dell'Istituto Superiore Sanità o indicazioni Ministeriali,
Regione Lombardia incarica, attraverso un bando un soggetto terzo (cosiddetto organo tecnicoscientifico vaccini) che effettua l’istruttoria tramite reperimento e l’analisi delle informazioni
necessarie a completare la valutazione relativa al modello EtD sopra descritto verificando la
rilevanza, l’attendibilità, qualità e l’indipendenza delle fonti utilizzate. L’ente terzo (organo
tecnico-scientifico vaccini) deve avere competenze di tipo metodologico, statistico
epidemiologico, economico e garantire indipendenza da possibili conflitto di interessi rispetto al
vaccino considerato. L’istruttoria relativa al nuovo vaccino (modello EtD) è poi valutata da un
panel multidisciplinare, comprende rappresentanti del mondo dell’Università, delle Società
scientifiche, delle Associazione dei Pazienti, della Sanità Pubblica e degli enti SIREG. Il panel,
attraverso un processo di condivisione coordinato dall’organo tecnico-scientifico vaccini,
sviluppa il grading delle prove di efficacia e la loro valutazione di qualità utilizzando il Grading
of Recommendations, Assessment, Development and Evaluation (GRADE) e formulerà le
raccomandazioni utilizzando il Developing and Evaluating Communication Strategies to Support
Informed Decisions and Practice Based on Evidence (DECIDE). I componenti del panel sono
definiti da apposito atto dalla DG Salute. L’istruttoria si conclude con le raccomandazioni finali
relativamente all’adozione della nuova strategia vaccinale (favorevoli, sfavorevoli o condizionali
alla nuova strategia) che saranno messe a disposizione per la decisione finale del decisore
politico e per l’eventuale implementazione delle campagne vaccinali inerenti.
Nella programmazione è fondamentale tenere in considerazione che il fenomeno del rifiuto
delle vaccinazioni è in crescita e comincia a interessare anche aree in cui non sono presenti
gruppi dissidenti organizzati. L’elaborazione di una risposta da parte della sanità pubblica
richiede innanzitutto di approfondire le dimensioni, la natura dei fenomeni e la ricerca dei loro
determinanti ed estendere impiego di eventuali buone pratiche a livello locale. Inoltre sono
previste azioni di miglioramento della comunicazione in ambito vaccinale sia nei confronti del
cittadino che nel rapporto tra i diversi soggetti del SSR che propongono/effettuano
vaccinazioni, riconfermando il ruolo di governance delle ASL in raccordo con la Regione nelle
strategie di offerta vaccinale.
Emergenze infettive
Come ben evidenziato nel Piano Nazionale di Prevenzione lo sviluppo di sistemi in grado di
identificare tempestivamente possibili emergenze infettive, la capacità di valutare il rischio e
piani di risposta tra gli ambiti di intervento su cui indirizzare azioni di miglioramento. In
particolare Milano ospita dal 1° maggio al 31 ottobre 2015 l’Esposizione Universale sul tema
“Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”.
E’ stimata una presenza (sulla metropoli, il suo hinterland e più in generale sul territorio
regionale) di 160.000 visitatori al giorno ripartiti sui sei mesi di durata dell’evento, per una
partecipazione di pubblico pari a 29 milioni di visitatori di cui il 25% proveniente dall’estero
(5). Viste le peculiarità del mass gathering che si tiene in Lombardia nel 2015, sono stati
pianificati diverse azioni volte a migliorare la preparedness, rafforzando la sorveglianza e i
piani di intervento presenti e successivamente valutando le attività messe in campo. Lo scopo
97
della sorveglianza per EXPO 2015 è quello di identificare precocemente i rischi in sanità
pubblica, validarli ed investigarli per mettere in atto le appropriate misure di controllo.
La struttura globale del sistema di sorveglianza delle malattie infettive in occasione di EXPO
prevede un nucleo di valutazione (Epidemic Intelligence) che valuterà i segnali provenienti
dalla sorveglianza malattie infettive e della sorveglianza sindromica (Indicator Based
Surveillance - IBS) attivati nei Punti di Primo Intervento (PPI) nella sede di EXPO e nei Pronto
Soccorso e i segnali provenienti dalla sorveglianza basata sugli eventi (eventi non strutturati
provenienti da fonti di intelligence di qualunque natura, Event Based Surveillance - EBS). Al
termine dell’evento la valutazione delle nuove sorveglianza e dei piani adottati permetterà di
comprendere quali sorveglianze mantenere attive ai fini di un rafforzamento continuo del
sistema di sorveglianza delle malattie infettive.
Comunicazione
Come evidenziato in ambito di strategie vaccinali e di emergenze infettive è fondamentale la
pianificazione delle modalità di comunicazione e informazione ai decisori e agli attori del
sistema, e della comunicazione con la popolazione e i media. L’elaborazione di una risposta da
parte della sanità pubblica per mantenere e rafforzare le coperture vaccinali richiede
innanzitutto di approfondire le dimensioni, la natura dei fenomeni e la ricerca dei loro
determinanti ed estendere impiego di eventuali buone pratiche a livello locale.
Inoltre, come sottolineato dal ECDC (Sixsmith J, Fox K-A, Doyle P, Barry MM. A literature
review on health communication campaign evaluation with regard to the prevention and
control of communicable diseases in Europe. Stockholm: ECDC; 2014), è necessario una più
approfondita comprensione di principi di comunicazione, persuasione, cambiamenti sociali, e
valorizzazione dell’interazione tra le componenti della campagna di comunicazione. In tale
direzione sono previste azioni di miglioramento della comunicazione in ambito vaccinale sia nei
confronti del cittadino sia nel rapporto tra i diversi soggetti del SSR che propongono/effettuano
vaccinazioni, riconfermando il ruolo di governance delle ASL in raccordo con la Regione nelle
strategie di offerta vaccinale
Obiettivo generale
Come già descritto in premessa i capisaldi della programmazione nell’ambito delle
malattie infettive il Lombardia sono il mantenimento e rafforzamento della
sorveglianza anche attraverso l’integrazione con dati di laboratorio, il sostegno e la
diffusione di pratiche di basate su prove di efficacia, la sensibilizzazione e la
formazione degli stakeholder e attori coinvolti e il miglioramento della
comunicazione a tutti i livelli. Di seguito sono descritte, ricalcando la struttura del
Piano Nazionale di Prevenzione, in considerazione dello stato di avanzamento delle
azioni in Lombardia e del contesto epidemiologico locale, le azioni previste con il
presente Piano.
Nell’ambito delle attività previste nel Piano Nazionale per l’eliminazione del morbillo e della
rosolia è necessario rafforzare ulteriormente la sensibilità e completezza del sistema di
sorveglianza; in particolare è stato istituito un laboratorio regionale per la sorveglianza
integrata di morbillo e rosolia (costituito da SS Virologia Molecolare, SC Virologia e
Microbiologia, Fondazione IRCCS, Policlinico San Matteo di Pavia Dipartimento di Scienze
Biomediche per la Salute, Università degli Studi di Milano) che si raccorda con il laboratorio a
livello nazionale che consente di raccogliere e genotipizzare i campioni di tutta la Lombardia. In
ambito vaccinale saranno valorizzate e previste attività di SIA.
La sorveglianza delle malattie invasive batteriche (MIB) è fondamentale per acquisire
conoscenza delle infezioni causate da questi patogeni e la distribuzione per
sierotipi/sierogruppi è utile per il controllo di eventuali casi secondari nell’immediato e, a
medio/lungo termine, per stimare la quota di casi prevenibili e l’impatto delle strategie
vaccinali; in quest’ambito il laboratorio di riferimento è attivo da anni e la completezza della
98
tipizzazione ha raggiunto livelli soddisfacenti. Come è noto, sono ad oggi disponibili vaccini per
la prevenzione delle infezioni da emofilo di tipo b (Hib), da meningococco di sierogruppo A, B,
C, Y, W e da pneumococco (da 10, 13 o 23 sierotipi a seconda delle diverse composizioni
vaccinali).
Alla luce del contesto epidemiologico di HIV e delle infezioni sessualmente trasmesse
sono da promuovere azioni di evidence based prevention di sensibilizzazione all’effettuazione
dei test per setting e target condivise tra i diversi stakeholder in modo da garantire un
approccio omogeneo e coordinato sul territorio. Inoltre, vista la delicatezza del sistema di
sorveglianza delle infezioni HIV e più in generale delle MTS è fondamentale mantenere la
completezza del dato e d’altro canto garantire percorsi dedicati per gli utenti che si avvicinano
ai servizi afferenti al servizio sanitario. In termini di appropriatezza terapeutica in Lombardia
dal 2011 con aggiornamenti periodici è decretato il Percorso Diagnostico Terapeutico (PDT) del
paziente affetto da malattia HIV/AIDS” al fine di armonizzare le modalità prescrittive della
terapia per il paziente affetto da malattia HIV/AIDS.
La DGR IX/4489/2012, in cui sono ridefinite la modalità di sorveglianza del caso di
tubercolosi e dei contatti dei casi, gli interventi per target (Gruppi a rischio), la rete dei
soggetti coinvolti e relativi ruoli (Regione, ASL, AO e strutture accreditate e Centri di
riferimento regionali clinici: Sondalo e Villa Marelli) e i requisiti e organizzazione dei laboratori
per la diagnosi dei micobatteri con l’identificazione di un laboratorio di riferimento in cui è
presente una ceppoteca di tutti gli isolati raccolti a livello lombardo. Come suggerito dal WHO
per i Paesi a bassa incidenza tra le 8 azioni prioritarie si ritiene opportuno mantenere la
sorveglianza, continuare a stressare le azioni per raggiungere i più vulnerabili alla malattia
attraverso la revisione alla luce delle evidenze scientifiche degli strumenti e best practise per lo
screening per target e per gruppo a rischio - gli immigrati da Paesi ad alta endemia, i soggetti
senza fissa dimora e con infezione da HIV, immunodepressi e con patologie a rischio e i reclusi
in istituti di pena Ospiti e in RSA supportare il programma globale attraverso un'intensa attività
formativa della rete dei soggetti coinvolti.
Visto il tema di EXPO 2015 dedicato all’alimentazione e la rilevanza in termini di emergenze
infettive delle zoonosi di origine alimentare e più in generale delle malattie a
trasmissione alimentare (MTA) tra le azioni previste oltre al rafforzamento della
sorveglianza anche tramite il raccordo sistematico tra laboratori di riferimento per patologia e
laboratori per la matrice alimentare e ambientale, sono riviste le linee guida per la gestione dei
focolai epidemici con l’obbiettivo di adottare comportamenti il più possibile omogenei in tutte le
ASL, permettendo ai servizi coinvolti di avere un protocollo operativo integrato e di svolgere,
per ciascun episodio MTA segnalato, un'indagine epidemiologica che definisca l'entità numerica
dell'evento epidemico e, per quanto possibile, individui l'agente eziologico, l'alimento e i fattori
di rischio coinvolti nell'episodio.
Vista l’epidemiologia nel bacino padano di West Nile Disease negli ultimi anni è stato
impostato un sistema di sorveglianza integrato per WND; in Lombardia il sistema integra le
informazioni: le sorveglianze su zanzare e uccelli forniscono precocemente l’informazione sulla
circolazione virale integrandola con quella della sorveglianza sull’uomo per poter decidere le
misure da intraprendere sulle donazioni (sangue, organi e tessuti) e sulla lotta al vettore. I
risultati del quinquennio saranno fondamentali per migliorare le conoscenze sulla valutazione
della capacità predittiva della circolazione di WNV nell’uomo al fine di indirizzare nuove
modalità d’intervento per la sicurezza delle donazioni.
Sviluppo del programma integrato di miglioramento dell’organizzazione (P.I.M.O) –
infezioni correlate all’assistenza/sepsi
Il miglioramento continuo è un processo di innovazione focalizzato, che coinvolge tutta
l’azienda e consiste nell’adozione di miglioramenti piccoli, frequenti, continuativi nel tempo,
finalizzati a ottenere risultati significativi grazie al loro effetto cumulativo. Al riguardo risultano
99
essenziali due elementi:
• presenza e intervento del management nell’indirizzare e nel focalizzare gli sforzi di
miglioramento in modo da assicurare la coerenza delle azioni intraprese con le esigenze
operative e strategiche della Struttura;
• contributo diretto degli operatori nel proporre come migliorare i processi loro affidati, nel
verificare la validità delle proposte e nel realizzare i cambiamenti necessari.
La creazione del miglioramento continuo è un obiettivo complesso che richiede uno sforzo da
parte dell’intera organizzazione, e si concretizza in un insieme di attività dirette a
monitorizzare e a migliorare processi ed esiti mediante un sistema di obiettivi, indicatori,
procedure organizzative, linee guida e la verifica della loro applicazione ed efficacia.
Regione
Lombardia
ha
sviluppato
un
Programma
Integrato
di
Miglioramento
dell’Organizzazione (PIMO) che prevede all’interno di quattro aree individuate - valutazioni,
performance, monitoraggio e obiettivi - lo sviluppo delle conoscenze e valutazioni del sistema.
Questo Programma è formalizzato nella cosiddetta Delibera delle Regole, annuale atto di
indirizzo a tutte le Strutture del Sistema Sanitario Regionale (DGR 2989 del 23.12.2014). Nel
2015, la stesura del PIMO dovrà essere strutturata con l’evidente integrazione dei sistemi di
valutazione delle performance aziendali e della gestione del rischio con il supporto informativo
proveniente dai dati del monitoraggio interno e dalla autovalutazione. Tra gli obiettivi prioritari
da sviluppare nel corso dell’anno, individuati nell’area “Garantire i livelli di assistenza”, e
comuni a tutte le strutture, sono le infezioni correlate all’assistenza/sepsi. Lo strumento
operativo e gestionale ai fini di monitoraggio è costituito da una specifica Area PIMO del
Portale regionale e contiene Infosp, applicativo ove sono inseriti dati degli isolamenti per
controllo infezioni, sentinella e germi resistenti. Il Portale contiene documentazione tecnica di
riferimento e produce reportistica aggiornata continuativamente di confronto temporale e alle
scale di lavoro aziendale e regionale.
Setting
Gli interventi di prevenzione e controllo adottati per le diverse malattie infettive sono
concepiti alla luce della Evidence Based Prevention, al contesto epidemiologico e sociale e
sono state eventualmente declinate per setting e target. Nel contesto epidemiologico
lombardo come in quello nazionale è evidente come le malattie infettive siano altamente
correlate a condizioni sociali disagiate e a fenomeni migratori, razionale per cui la maggior
parte degli interventi sono mirati a contrastare le disuguaglianze in salute (European
Centre for Disease Prevention and Control. Assessing the burden of key infectious diseases
affecting migrant populations in the EU/EEA. Stockholm: ECDC; 2014)
Trasversalità (intersettoriale, multisettoriale)
Il Programma ha come punto nevralgico le ASL che si raccordano con gli erogatori sanitari
pubblici (Aziende Ospedaliere) e privati del territorio regionale con il coinvolgimento della
medicina e pediatria di base, i comuni e il terzo settore.
100
Obiettivi specifici e indicatori
Obiettivo
Centrale
9
Indicatore
Obiettivo
centrale
9.1-2.19.3.1-9.4.1
9
9.5.1- 9.5.2
9
9.6.1- 9.7.19-7.2-9.8.1
9
9.9.1
9
9.10.1 –
9.11.1 –
9.12.1 –
9.13.1
Obiettivo specifico regionale
P 8.1
Mantenere e rafforzare la
sorveglianza epidemiologica
anche attraverso
l’integrazione con dati di
laboratorio
P 8.2
Ridurre i rischi di
trasmissione da malattie
infettive attraverso il
sostegno e diffusione di
pratiche di basate su prove
di efficacia
P 8.3
Mantenere o aumentare le
coperture vaccinali
P.8.4
Migliorare la preparedness,
la gestione e la
comunicazione inerenti le
emergenze infettive
P.8.5
Promuovere azioni di
miglioramento per le
infezioni correlate
all’assistenza e antibiotico
resistenza
Indicatore di programma
8.1.1- Proporzione di casi di morbillo rosolai notificati per i quali
è stato svolto accertamento di laboratorio
(INDICATORE SENTINELLA)
8.1.2 Proporzione di notifiche inserite nel sistema informativo
per le malattie infettive
8.1.3 Proporzione di casi di malattia batterica invasiva notificati
per i quali è stato svolto l’accertamento di laboratorio
Valore
Baseline
(2013)
Fonte
Valore atteso
2018
8.1.1: 90%
8.1.2:100%
8.1.3: 74%
MAINF
8.1.1: >90%
8.1.2:100%
8.1.3: +50%
DGR
IX/4475/2012
Atto
regionale
Diffusione atti
di indirizzo
8.3.1- Aggiornamento delle linee di indirizzo per soggetti sulla
base di status/patologie croniche e target di popolazione
DGR
IX/4475/2012
Atti
regionali
Atto di
indirizzo
8.4.1 - Report di valutazione nuove sorveglianze
Nessuno
Atti
regionali
Pubblicazione
report
Nessuno
8.5.1
Portale di
governo
regionale
8.5.2 atti
8.5.3 atti
Pubblicazioni
report
8.2.1 - Diffusione e formazione sulle linee di indirizzo basate su
prove di efficacia -MTA, HIV, legionellosi, MIB, tubercolosi
8.5.1 - Disponibilità di indicatori nel portale di governo
regionale in tema di Infezioni ospedaliere
8.5.2 - Report attività risk management - ambito “prevenzione
delle infezioni ospedaliere”.
8.5.3 - Report annuale delle informazioni relative al consumo di
antibiotici alle Aziende Sanitarie Locali
101
INDICATORE SENTINELLA
Titolo
Programma
PROPORZIONE DI CASI DI MORBILLO ROSOLIA NOTIFICATI PER I QUALI È STATO SVOLTO ACCERTAMENTO DI
LABORATORIO
8 - PREVENZIONE, SORVEGLIANZA E CONTROLLO MALATTIE INFETTIVE
Azione/Programma
A.8.1.2-3/8.1
Obiettivo specifico
Mantenere e rafforzare la sorveglianza epidemiologica anche attraverso l’integrazione con dati di laboratorio
Definizione
Nell’ambito del Piano Nazionale per l’eliminazione del morbillo e della rosolia garantire la raccolta dei campioni biologici per la
conferma di laboratorio e genotipizzazione di tutti i casi lombardi notificati
Numeratore
Denominatore
Formula matematica
casi di morbillo rosolia notificati per i quali è stato svolto accertamento di laboratorio
casi di morbillo rosolia notificati
casi di morbillo rosolia notificati per i quali è stato svolto accertamento di laboratorio/ casi di morbillo rosolia notificati
Fonte
MAINF
Regione Lombardia
Valore
Baseline 2014
2015
2016
2017
2018
>90%
≥90
≥90
≥90
≥90
Quadro delle azioni ed elementi principali di pianificazione
OBIETTIVO/I
SPECIFICO
REGIONALE
P 8.1
P 8.2
AZIONI
A 8.1.1 Favorire l’accesso al sistema di segnalazione
on-line (MAINF) da parte di MMG/PLS e Strutture
sanitarie
A 8.1.2 Confronto ed integrazione con altre basi dati
(SDO, INFOSP)
A 8.1.3 Consolidamento della rete dei laboratori di
riferimento con finalità epidemiologiche
A 8.2.1 Aggiornamento delle linee di indirizzo anche
attraverso revisioni di letteratura -MTA, HIV,
legionellosi, MIB, tubercolosi
A 8.2.2 Diffusione e formazione sulle linee di
indirizzo -MTA, HIV, legionellosi, MIB, tubercolosi
A 8.2.3 Miglioramento dell’ l’appropriatezza
terapeutica attraverso aggiornamento PDT
HIV/AIDS
TARGET principale
SOSTENIBILITA’
Sostenibilità organizzativa :
ASL Strutture sanitarie/
/MMG e PDF
Assegnazione Obiettivi a Direttori Generali
ASL/AO
Esposto a rischi di sostenibilità economica
RISCHI
Possibili ritardi
nell’iter di definizione
della collaborazione
applicativa
Sostenibilità organizzativa :
ASL Strutture sanitarie/
/MMG e PDF e Terzo
Settore
Assegnazione Obiettivi a Direttori Generali
ASL/AO;
Non esposto a rischi di sostenibilità economica
102
P 8.3
P.8.4
P.8.5
A 8.3.1 Miglioramento del anagrafe vaccinale
informatizzata anche integrazione basi dati (CEDAP)
A 8.3.2 Aggiornamento delle linee di indirizzo per le
vaccinazioni a soggetti sulla base di status/patologie
croniche
A 8.3.3 Aggiornamento delle linee di indirizzo per
target di popolazione applicando il modello
decisionale per l’introduzione di nuovi vaccini in
regione Lombardia
A 8.3.4 Realizzazione di eventi formativi a operatori
ASL/ MMG e pdf e specialisti con focus alle modalità
di comunicazione
A 8.3.5 Predisposizione di una campagna di
comunicazione basata sulle evidenze coerente alle
indicazioni nazionali
A.8.4.1 Mettere in campo e valutare altre
sorveglianze (EBS e sorveglianza sindromica)
A.8.4.2 Predisposizione e diffusione di linee di
indirizzo per le emergenze infettive
A.8.5.1 Predisposizione di indicatori nel portale di
governo regionale e azioni di miglioramento
all’interno della piattaforma piano integrato di
miglioramento dell’organizzazione
A.8.5.2 diffusione di protocolli e procedure operative
in tema di sicurezza del paziente e delle cure –
ambito “prevenzione delle infezioni ospedaliere”
A.8.5.3 Predisposizione report annuale delle
informazioni relative al consumo di antibiotici alle
Aziende Sanitarie Locali
Sostenibilità organizzativa :
ASL Strutture sanitarie/
/MMG e PDF
Assegnazione Obiettivi a Direttori Generali
ASL/AO;
Esposto a rischi di sostenibilità economica
ASL e Strutture
sanitarie/ /MMG e PDF
Sostenibilità organizzativa :
Assegnazione Obiettivi a Direttori Generali
ASL/AO;
Non esposto a rischi di sostenibilità economica
Sostenibilità organizzativa :
ASL e Strutture sanitarie
Assegnazione Obiettivi a Direttori Generali
ASL/AO;
Non esposto a rischi di sostenibilità economica
103
CRONOPROGRAMMA
AZIONI
2015
2016
2017
2018
A 8.1.1 Favorire l’accesso al sistema di segnalazione on-line (MAINF) da parte di MMG/PLS e strutture sanitarie
A 8.1.2 Confronto ed integrazione con altre basi dati (SDO, INFOSP)
A 8.1.3 Consolidamento della rete dei laboratori di riferimento con finalità epidemiologiche
A 8.2.1 Aggiornamento delle linee di indirizzo anche attraverso revisioni di letteratura - MTA, HIV, legionellosi, MIB, tubercolosi
A 8.2.2 Diffusione e formazione sulle linee di indirizzo -MTA, HIV, legionellosi, MIB, tubercolosi
A 8.2.3 Miglioramento dell’ l’appropriatezza terapeutica attraverso aggiornamento PDT HIV/AIDS
A 8.3.1 Miglioramento delle informazioni utili alla pianificazione vaccinale (anagrafe vaccinale informatizzata anche tramite con CEDAP)
A 8.3.2 Aggiornamento delle linee di indirizzo per le vaccinazioni a soggetti sulla base di status/patologie croniche
A 8.3.3 Aggiornamento delle linee di indirizzo per target di popolazione applicando il modello decisionale per l’introduzione di nuovi vaccini in
Regione Lombardia
A 8.3.4 Realizzazione di eventi formativi a operatori ASL/ MMG e PDF e specialisti con focus alle modalità di comunicazione
A 8.3.5 Realizzazione di una campagna di comunicazione basata sulle evidenze coerente alle indicazioni nazionali
A.8.4.1 Mettere in campo e valutare altre sorveglianze (EBS e sorveglianza sindromica)
A.8.4.2 Predisposizione e diffusione di linee di indirizzo per le emergenze infettive
A.8.5.1 Predisposizione di indicatori nel portale di governo regionale e azioni di miglioramento all’interno della piattaforma piano integrato di
miglioramento dell’organizzazione
A.8.5.2 Diffusione di protocolli e procedure operative in tema di sicurezza del paziente e delle cure – ambito “prevenzione delle infezioni
ospedaliere”
A.8.5.3 Predisposizione report annuale delle informazioni relative al consumo di antibiotici alle Aziende Sanitarie Locali
104
P.9 PROGRAMMA: “TUTELA DELLA SALUTE E SICUREZZA DEL LAVORATORE”
Descrizione del programma
“La prevenzione sul lavoro ha un ruolo chiave, non soltanto perché tutela la vita e permette il
sostentamento dei lavoratori e delle rispettive famiglie, ma anche perché contribuisce ad
assicurare lo sviluppo economico e sociale” (Giornata Mondiale della sicurezza e della salute sul
lavoro 28 aprile 2013. La prevenzione delle malattie professionali. ILO).
La strategia regionale a favore della tutela della salute e sicurezza sul lavoro muove
dall’evidenza scientifica che la mancanza di lavoro genera mancanza di salute (G Ital Med Lav
Erg 2010; 32:4, Suppl. 143). Per tutelare la salute occorre, quindi, garantire il lavoro anche
attraverso la promozione della salute e sicurezza dei lavoratori. Detta promozione trova ampia
caratterizzazione operativa nei principi di:
• Intersettorialità si sviluppa nell’approccio trasversale alle materie, ricercando e
stimolando la collaborazione, l’interazione funzionale e il coordinamento con tutti i soggetti
coinvolti, compito prioritario in capo alla DG Salute
• Semplificazione, non a contrazione delle funzioni e dei servizi a tutela della salute e
sicurezza nei luoghi di lavoro (SSL), ma a vantaggio dei cittadini e delle imprese, in
termini di riduzione degli oneri a carattere burocratico-amministrativo posti a loro carico,
di certezza dei tempi e degli esiti, di efficienza amministrativa
• Sostenibilità modelli di intervento improntati ad una visione integrata delle forze e delle
risorse messe in campo che siano di sostegno alle priorità individuate; migliorino la
partecipazione del partenariato economico-sociale alla definizione delle strategie;
favoriscano una concezione di lungo temine della tutela della salute e sicurezza sul lavoro,
tenendo conto del contesto di cambiamento occupazionale e dell’invecchiamento della
popolazione lavorativa.
Detti principi sono espressi quali priorità strategiche nel Programma Regionale di Sviluppo della
X^ Legislatura (DCR 9 luglio 2013, n. X/78):
• le politiche per l’impresa, con riferimento alla promozione dell’innovazione non solo
tecnologica e alla creazione di nuove forme di agevolazione del credito – sostenibilità e
intersettorialità agite da Regione Lombardia/INAIL/Partenariato Economico e Sociale
• un mercato del lavoro più aperto ed inclusivo, con riferimento alla rimozione degli ostacoli
che separano la formazione dal lavoro, a favore di una riqualificazione dei lavoratori e del
reinserimento lavorativo – intersettorialità agita da Regione Lombardia, DG Salute, DG
Istruzione Formazione e Lavoro e Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia
• il welfare e la sanità, con riferimento all’individuazione di nuove modalità di
soddisfacimento dei bisogni emergenti – intersettorialità agita da Regione Lombardia,
Direzione Regionale Lavoro, INAIL e Partenariato Economico Sociale
• una Pubblica Amministrazione più efficiente e meno costosa, con riferimento alla
progettazione informatica a favore di servizi più trasparenti, rapidi ed efficaci ai cittadini e
alle imprese – semplificazione agita da Regione Lombardia
• la tutela del territorio e dell’ambiente, con riferimento al buon uso del suolo, al recupero
delle aree dismesse, alla bonifica dei siti inquinati – sostenibilità e intersettorialità agite da
Regione Lombardia e Partenariato Economico e Sociale.
Si ritiene che il territorio, nella sua accezione di ambiente di vita e lavoro, con le sue
caratterizzazioni naturali ed antropiche, non sia luogo estraneo o neutrale alle politiche di
prevenzione e di salvaguardia della salute e della sicurezza delle persone, nella duplice veste di
lavoratori e cittadini.
Anche le evidenze scientifiche correlano l’attività produttiva e imprenditoriale, il luogo di
lavoro, alle condizioni generali ambientali dei singoli territori.
Il presente programma, dunque, pur trovando una sua primaria allocazione nell’area della SSL,
ricerca l’integrazione con gli interventi a tutela della salute negli ambienti di vita superando la
105
frammentazione tra lavoratore e cittadino.
Lo sviluppo di questo percorso rafforza il legame tra interventi di prevenzione in tema di SSL e
di tutela dell'ambiente, incentivando le imprese ad assumere modelli di Responsabilità Sociale
di Impresa (RSI) coerenti ai principi costituzionali di tutela della salute, quale fondamentale
diritto dell’individuo e interesse della collettività (art. 32 Carta C.), e di iniziativa economica
privata rispettosa dell’utilità sociale, della sicurezza, della libertà e della dignità umana (art. 41
Carta C.).
Il presente programma conferma i contenuti, gli obiettivi e i modelli organizzativi oggetto della
DGR X/1104/2013 (pubblicato su BURL SO n. 52 del 23.12.2013) ”Piano regionale 2014-2018
per la tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”.
Nel programma regionale 9 trova, infine, spazio la realizzazione del programma 2013 del
Centro Nazionale per il Controllo delle malattie (CCM) relativamente ai progetti:
- Aspetti peculiari del lavoro in agricoltura e ricadute sul processo di prevenzione e
protezione: scenari di esposizione a prodotti fitosanitari nelle lavorazioni in serra e
percezione del rischio per la salute e sicurezza in lavoratori agricoli stranieri (convenzione
tra Regione Lombardia, Inail e Istituti Ospitalieri di Cremona approvata con DGR
X/2480/2014)
- Piano di monitoraggio e di intervento per l’ottimizzazione della valutazione e gestione dello
stress lavoro-correlato (convenzione tra Regione Lombardia, Inail e Azienda Ospedaliera
San Gerardo di Monza approvata con DGR X/2955/2014).
Il Programma si sviluppa coerentemente ai Piani nazionali Edilizia, Agricoltura, Prevenzione
danni muscoloscheletrici, Cancerogeni e Stress lavoro correlato.
Obiettivo generale
Gli obiettivi che indirizzeranno l’attività di Regione Lombardia nel periodo di riferimento sono:
a. la riduzione degli infortuni e delle malattie professionali
A contrasto del fenomeno infortunistico e tecnopatico, si persegue il mantenimento del:
• trend di riduzione degli infortuni (base dati anno 2012);
• trend di emersione del fenomeno delle malattie professionali (base dati anno 2014) e
perfezionamento degli strumenti per la conoscenza e gestione delle malattie professionali
e per l’implementazione della rete di scambio di monitoraggio del fenomeno
(coinvolgimento di medici di medicina generale, medici competenti), in relazione
soprattutto alle seguenti condizioni morbose:
o
tumori ad alta e bassa frazione eziologica
o
disturbi muscolo scheletrici lavoro-correlati
o
disturbi da stress lavoro-correlato.
A quanto su esposto si affianca l’analisi degli infortuni stradali accaduti in occasione di
lavoro, cercando la piena individuazione delle dinamiche più frequenti e delle misure
preventive più efficaci al fine della riduzione dei tassi di incidenza anche e non solo tramite
il coinvolgimento delle Aziende aderenti alla rete WHP.
b. il sostegno alle imprese
Richiamando il criterio, più volte ripreso negli atti e nei Piani regionali, della graduazione del
rischio finalizzata a individuare priorità di intervento (ovvero, maggiore è il rischio, più alta
è la priorità), assistere e sostenere le aziende significa:
• favorire l’emersione, la valorizzazione, la promozione e la diffusione di buone pratiche e
percorsi virtuosi di autocontrollo da loro praticati, quali quelli di RSI e i sistemi di
gestione della sicurezza (SGSL) ampiamente intesi
• promuovere nelle aziende l’adozione delle buone prassi esistenti e decretate nell’ambito
delle precedenti pianificazioni
• semplificare e uniformare l'azione delle Istituzioni con competenza in SSL.
Fatta questa premessa, sono attività di supporto da perseguire:
106
• sostenere percorsi condivisi fra soggetti pubblici “promotori” e organismi paritetici
(regionali, provinciali e territoriali) sui temi della SSL;
• diffondere e favorire la diffusione dei sistemi premiali per le aziende virtuose che
applicano anche linee di indirizzo/soluzioni/vademecum di Regione Lombardia,
nell’interesse primario dei lavoratori e del sistema economico sociale lombardo;
• semplificare gli adempimenti burocratici a carico delle aziende per favorire lo sviluppo
delle imprese e l’occupazione;
• promuovere in ambito nazionale soluzioni individuate a livello regionale;
• favorire in Lombardia l’adozione di pratiche di provata efficacia;
• favorire la rete degli RLS, RLST e di sito con azioni di informazione e formazione e
coinvolgimento nei piani mirati.
c. la formazione alla salute e sicurezza
Riconosciuto che:
• gli attuali percorsi di SSL, costruiti prevalentemente su modelli di didattica frontale,
lontani dai presupposti fondamentali della teoria andragogica (teoria dell’apprendimento
ed educazione degli adulti), hanno messo in discussione l’adeguatezza della formazione
ai reali bisogni formativi a fronte di un elevato impegno economico, burocratico e
organizzativo per le aziende ed appaiono, pertanto, di scarsa efficacia sul piano pratico
• la scuola è il luogo dove la formazione alla salute e alla sicurezza può trovare un terreno
fertile sul quale radicarsi e diventare patrimonio dell’individuo e del gruppo, perché
favorisce l’interiorizzazione delle regole e dei valori fondamentali di responsabilità sociale
e civile
si persegue, prioritariamente, l’obiettivo dell’integrazione della formazione alla salute e alla
sicurezza nei curricula scolastici, fermo restando l’attuazione degli Accordi siglati tra Stato,
Regioni e Province Autonome per la formazione dei lavoratori.
La diffusione della cultura della sicurezza prevede il diretto coinvolgimento del mondo della
scuola. L’ambiente scolastico, infatti, rappresenta il luogo ideale nel quale strutturare,
articolare e approfondire la cultura della sicurezza e della salute affinché nelle nuove
generazioni questo concetto venga radicato e diventi stile di vita.
Coinvolgimento perseguito ed attuato nel progetto “Integrazione della sicurezza nei
curriculum scolastici”, coerente e sinergico con lo spirito che ha condotto nel 2011 all’intesa
tra la Regione Lombardia e l’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia, per la
realizzazione della rete delle Scuole che promuovono Salute ispirata al network europeo
“School for Health in Europe”.
Il percorso è stato avviato all’interno del Piano regionale SSL 2011-2013, si è sviluppato
nella cornice normativa definita dalla Legge Regionale 6 agosto 2007, n. 19 “Norme sul
sistema educativo di istruzione e formazione della Regione Lombardia” e ha trovato
conclusione e definizione puntuale nella delibera di Giunta regionale n. X/3328 del 6 marzo
2015 (pubblicata su BURLSO n. 11 del 13 marzo 2015) “Certificazione delle competenze in
materia di salute e sicurezza nei percorsi scolastici e di istruzione e formazione
professionale” di concerto con la DG Istruzione, Formazione e Lavoro.
La strategia, perseguita attraverso una stretta sinergia d’azione con INAIL Lombardia e
Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia, prevede:
• l’integrazione del tema della sicurezza in maniera trasversale lungo tutto il percorso
scolastico
• lo sviluppo competenze chiave orientate alla sicurezza in allievi e personale scolastico,
secondo le regole dell’apprendimento orientato all’esperienza.
Permane, comunque, la necessità di governo e valutazione di efficacia e efficienza dei
modelli formativi proposti dagli Accordi Stato Regioni, la cui applicazione impone un
programma di costante osservazione e controllo da parte delle ASL che si esplica in una
107
funzione di supporto alle pari sociali nella valorizzazione delle collaborazioni tra OPP e
Istituzioni e nell’individuazione di indicatori di qualità per la formazione per la sicurezza sul
lavoro.
d. Sviluppo del sistema informativo della Prevenzione
Il Sistema Informativo lombardo della Prevenzione è il risultato del dialogo tra i sistemi
I.M.Pre.S@ e Person@.
I.M.Pre.S@ (Informatizzazione Monitoraggio Prevenzione Sanitaria), che si implementa con
i dati delle attività di controllo svolte principalmente dai DPM, consente di disporre di un
quadro dello stato di salute delle aziende lombarde, univocamente identificate nel registro
Imprese di Camera di Commercio (CCIA). Il Sistema è alimentato direttamente da coloro
che, per obblighi normativi ed istituzionali, sono i diretti produttori del dato puntuale: i
cittadini, nel caso, ad esempio, dell’obbligatorietà della notifica cantieri ex art. 99 DLgs
81/08, e gli operatori del DPM, in ragione dei debiti informativi al livello regionale e centrale
(rilevazione dei dati di attività al Coordinamento Interregionale PSILL, al Comitato di
coordinamento art. 5, …). Dette informazioni, strutturate e messe a sistema, devono essere
fruibili, per livello di competenza ed autorizzazione all’accesso, a tutti gli aventi diritto – i
componenti il Sistema Integrato della Prevenzione - mediante strumenti di interrogazione e
consultazione del dato.
Person@ traccia il profilo di salute del lavoratore lombardo, univocamente individuato
nell’Anagrafe Assistiti. Il sistema, alimentato dalle banche dati SISS (schede di dimissione
ospedaliera, flussi farmaci, …) e, per l’area degli infortuni, dall’invio telematico dei certificati
medici dai Medici Ospedalieri e di Medicina Generale, vanta due moduli:
• Ma.P.I. - Malattie Professionali e Infortuni – che raccoglie i dati delle inchieste per
infortunio e per malattie professionali svolte dalle ASL e dalle UOOML
• OCCAM (OCcupational Cancer Monitoring), che consente l’individuazione sistematica di
possibili casi di malattia lavoro-correlata.
L’architettura dei due sistemi è in continua evoluzione in coerenza con esigenze di
semplificazione, integrazione e trasparenza; sono previsti nuovi moduli tra cui i Registri
Mesoteliomi, Tumori Nasosinusali e a Bassa Frazione Eziologica, quelli relativi a soggetti
Esposti ed Ex esposti ad amianto.
Il Sistema Informativo della Prevenzione, ed in particolare i moduli e le funzionalità ad esso
connessi, sono funzionali a:
• uniformare l’approccio e l’operatività alle diverse materie, attraverso il vincolo imposto
all’utente, esterno (il cittadino o l’impresa) ed interno (ASL e UOOML) al caricamento di
dati standard, ossia predefiniti in “tendine” e “campi”.
La necessità di codificare le informazioni proprie di una materia all’interno del sistema
informativo (che in quanto tale non deve consentire campi liberi e valori non standard)
esita, in primis, nella condivisione di un linguaggio e, successivamente, in un comune
approccio alla materia. Ne sono esempio:
• Ma.P.I. che richiede ai medici del lavoro alle ASL e alle UOOML di aderire ad un identico
schema di analisi (MALPROF, modello di indagine proposto ed adottato ormai dal 2007 a
livello nazionale)
• Ge.M.A. servizio per la trasmissione dei piani di lavoro e delle notifiche, che richiede alle
imprese esercenti attività di bonifica amianto di descrivere gli interventi aderendo
puntualmente al modello disposto dalla norma
• innalzare l’efficienza delle attività di SSL. La disponibilità data ai medici del lavoro ASL e
UOOML, attraverso un’apposita postazione di lavoro, dell’anagrafe assistiti, delle storie
lavorative INPS e del modulo OCCAM rende più facile e efficiente l’operatività quotidiana,
consentendo, peraltro, una maggiore efficacia nell’emersione delle malattie professionali
• consentire la definizione di una strategia di azioni SSL sempre più mirate, attraverso la
108
messa a punto di indicatori di efficacia della prevenzione. Pur nella consapevolezza della
necessità di crescita e sviluppo del disegno informatico, si può affermare che il sistema
lombardo – avviato nel 2010 - attualmente disponga di dati utili ad orientare una
strategia di prevenzione efficace. Ad esempio, nella banca dati Ge.C.A. – alimentata dalle
comunicazioni di avvio cantiere, standardizzate, organizzate e disponibili in continuo sono contenute informazioni che, adeguatamente pesate all’interno di appositi algoritmi,
prioritarizzano i cantieri e consentono di orientare le risorse verso obiettivi mirati ed
urgenti, anche in un’ottica di coordinamento tra Enti. Parimenti, l’interrogazione del Data
WareHouse (DWH) e gli impianti di georeferenziazione consentiranno di sviluppare nuove
modalità di controllo in armonia con l’assetto normativo e produttivo. Il loro utilizzo è
funzionale al monitoraggio delle azioni intraprese in termini di efficacia (ottenimento del
risultato atteso) ed efficienza (economia di sistema).
Setting
Il programma è rivolto al “lavoratore” - persona, indipendentemente dalla tipologia
contrattuale, svolge un’attività lavorativa nell’ambito di un’organizzazione, con o senza
retribuzione, anche al solo fine di apprendere un mestiere, un’arte o una professione, esclusi
gli addetti ai servizi domestici e familiari (D.Lgs 81/08, art 2 “Definizioni”) – inserito nelle
aziende private e pubbliche, micro, piccole, medie e grandi dei settori manifatturieri,
commerciali e di servizio.
Le valutazioni e i confronti che si intendono realizzare con il presente programma sono rivolte
anche alle aziende nella loro totalità, in quanto complessivamente interessate da possibili
situazioni infortunistiche e di salute che coinvolgano i lavoratori durante l’orario di lavoro. È
pur vero che è intenzione differenziare e procedere, se possibile, ad una valutazione attenta
alla dimensione dell’azienda coinvolta ed ai settori maggiormente rappresentati.
Il programma interseca, inoltre, la dimensione “cittadino” nell’affrontare il tema del
benessere, che può essere pienamente conseguito agendo nel contesto dell’ambiente di
lavoro, nell’ambiente di vita e socio-ambientale
Trasversalità (intersettoriale, multisettoriale)
Regione Lombardia pratica la trasversalità attraverso il coinvolgimento attivo di tutti i soggetti
– istituzionali e non - identificati con DGR VIII/6918/2008 partecipanti al Sistema Integrato
della Prevenzione. Ne fanno parte la DG Salute, con le ASL e le UOOML ed i Centri Antiveleno
delle Aziende Ospedaliere, e le DDGG Istruzione Formazione e Lavoro, Sicurezza e Protezione
Civile e Immigrazione, Attività produttive Ricerca e Innovazione, Ambiente Energia e Sviluppo
Sostenibile, Agricoltura, la DC Programmazione Integrata, ARPA e:
• soggetti pubblici quali la Direzione Regionale del Lavoro, l’Istituto Nazionale per
l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL), l’Istituto Nazionale di Previdenza
Sociale (INPS), il Corpo dei Vigili del Fuoco, l’Università, l’Ufficio Scolastico Regionale, le
Prefetture, la Magistratura, le Istituzioni centrali e le loro diramazioni periferiche, gli Enti
Locali
• partenariato socio-economico e tecnico-scientifico, ossia le Associazioni datoriali (ABI
Commissione Regionale, AGCI Lombardia, ANCE Lombardia, Assolavoro, Assolombarda,
Casartigiani Lombardia, CDO Lombardia, CIA Lombardia, CLAI Lombardia, CNA Lombardia,
Coldiretti
Lombardia,
Confagricoltura
Lombardia,
Confapindustria
Lombardia,
Confartigianato Lombardia, Confcommercio Lombardia, Confcooperative Lombardia,
Confesercenti Lombardia, Confindustria Lombardia, Confprofessioni Lombardia, Legacoop
Lombardia, Unioncamere Lombardia e le Organizzazioni sindacali dei lavoratori CGIL,
CISL, UGL e UIL per la Lombardia, gli organismi paritetici (regionali, provinciali e
territoriali), i medici competenti, gli ordini professionali ed i collegi, la rete dei Responsabili
dei Servizi di Prevenzione e Protezione (RSPP), dei Rappresentanti dei Lavoratori per la
Sicurezza (RLS), i soggetti abilitati alla verifica delle attrezzature, le aziende “virtuose”, le
109
Società Scientifiche e le Associazioni di professionisti della sicurezza.
Grazie all’impegno ed alla forte sinergia in essere, il ruolo e le funzioni esercitate da ciascun
Ente rappresentante sono andati definendosi e perfezionandosi in un regime di scambio e
confronto costante. L’anno 2014 ha visto una forte collaborazione tra le Direzioni Generali
Agricoltura, Ambiente Energia e Sviluppo Sostenibile, Istruzione Formazione e Lavoro, Salute e
ARPA Lombardia concretizzatasi nell’approvazione con DGR X/3233/2015
"Approvazione delle linee guida per l’applicazione in Lombardia del piano di azione nazionale
(PAN) per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari”.
Il modello organizzativo proposto per la realizzazione del programma è intersettoriale e
fondato sui principi della responsabilità condivisa che:
• valorizza l’espressione del consenso sociale e garantisce un’ampia partecipazione delle
parti sociali e delle Istituzioni con competenze in SSL;
• consente il pieno coinvolgimento di tutti gli attori competenti per gli aspetti di SSL sia
nella fase di individuazione di priorità ed obiettivi, sia nella fase di valutazione del
guadagno di salute conseguito.
Il percorso per realizzare il programma Tutela salute e sicurezza del lavoratore passa
attraverso la “peer network”, la “rete di pari”. Le Istituzioni, le Associazioni datoriali e sindacali
danno vita ad una piattaforma collaborativa che affronta, in modo interattivo, la soluzione dei
problemi dei lavoratori, dei datori di lavoro e degli organi di vigilanza. Si lavora attorno ad un
bisogno condiviso, sul quale sono convogliate energie (e risorse anche finanziarie).
Il confronto nell’ambito della “rete lombarda di pari” si concretizza in incontri trimestrali de:
- la Cabina di regia/Ufficio Operativo DM 22 dicembre 2007;
- il Comitato Regionale di Coordinamento art. 7 DLgs 81/08, in stretto dialogo con i Comitati
Provinciali di Coordinamento per la definizione delle priorità di intervento, la verifica dei
risultati, la diffusione di conoscenza e l’analisi critica delle azioni svolte nei territori.
E’ un sistema nel quale ciò che viene prodotto è frutto della cooperazione di tutti e reso
disponibile quale risorsa comune. Vi è una partecipazione diretta al processo decisionale
fondata sulla motivazione data dalla convergenza di interessi.
La cooperazione applicativa tra gli archivi informativi delle Istituzioni con competenza in
materia SSL è esempio tangibile dell’esistenza rete dei pari.
Detto modello organizzativo prevede l’affidamento a Laboratori di approfondimento (LAp) di
azioni che concorrano al raggiungimento degli obiettivi regionali. I LAp sono il punto di
partenza ottimale per aggregare portatori di conoscenza, tecnici, scientifici, accademici,
attorno ad un rilevante ed urgente problema, condiviso e non ancora risolto, complesso,
interdisciplinare e di importanza prospettica. Al LAp viene affidato il compito di elaborare
soluzioni o di produrre conoscenze innovative, formali, modellizzate, originali, ma sempre
pratiche, concrete e applicabili, attraverso opportune modulazioni, ai differenti contesti di
riferimento.
Affidare al LAp l’individuazione della soluzione del problema, consentendo così il
raggiungimento dell’obiettivo, avvia un processo che arricchisce l’intero Sistema della
Prevenzione, promuovendone l’interazione con il contesto culturale e sociale in cui è immerso:
lo scambio culturale che avviene all'interno del Laboratorio arricchisce il patrimonio di idee e di
opinioni di tutti gli Enti rappresentati, stimolando, nel contempo, la ricerca di procedure e
strumenti pratici per il superamento di criticità.
A partire dall’analisi dei dati di contesto, alla luce delle indicazioni europee e dei determinanti
negli accadimenti infortunistici, nonché nell’insorgere delle malattie professionali, l’efficacia
dell’intervento preventivo va ricercato nell’azione di sistema che induce ad una pianificazione
degli interventi correttivi non più per singolo comparto o settore di attività, ma aggredendo
l’evento alla sua origine, quindi per causa di accadimento.
Ne consegue l’individuazione degli ambiti di attività dei LAp in relazione, principalmente, alle
110
categorie di rischio, privilegiando l’approccio trasversale a quello per settore di attività.
LAp








Agricoltura
Costruzioni
Infortuni stradali in occasione di lavoro
Patologie da sovraccarico biomeccanico
Rischio chimico
Ruolo SPP nelle strutture sanitarie e sociosanitarie
Stress lavoro-correlato
Tumori professionali
Nello specifico si segnala che i LAP, per le loro caratteristiche intrinseche, svolgono anche un
ruolo proattivo nel conseguimento degli obiettivi regionali, in particolare il LAp “Infortuni
stradali in occasione di lavoro”, al quale partecipa attivamente la DG Sicurezza e Protezione
Civile, concorre al raggiungimento del MO 5 “Prevenire gli incidenti stradali e ridurre la gravità
dei loro esiti” relativamente alla quota attribuibile all’occasione lavorativa.
Misure per le disuguaglianze
La salute è un bene sociale la cui tutela non dovrebbe dipendere unicamente dal servizio
sanitario, ma dall’impegno di tutti i settori che possono avere un impatto sulla distribuzione dei
determinanti del benessere fisico e mentale dei cittadini e della comunità (dichiarazione di
Roma del 18/12/2007dei Ministri europei della Sanità per la strategia Salute in Tutte le
Politiche). I livelli di salute rilevabili in una società dipendono sia dalla capacità dei servizi
sanitari di provvedere alla cura o alla prevenzione delle malattie, che dalle scelte delle
istituzioni e degli stakeholder.
Per ridurre le conseguenze delle disuguaglianze sociali sulla salute occorre intervenire con
azioni e politiche, sanitarie e non, capaci di interrompere i vari meccanismi che le innescano,
ovvero:
1) il contesto economico e sociale e le politiche di sviluppo e welfare sono i principali
corresponsabili della posizione sociale a cui ogni persona approda nella sua vita: dalla
posizione sociale dipende il grado di controllo che la persona ha sulla propria vita
2) a sua volta la posizione sociale influenza la probabilità di essere esposto ai principali fattori
di salute fisica e mentale, tra i quali i fattori di rischio legati all’ambiente dove le persone
risiedono e lavorano (chimici, biologici, fisici ed ergonomici).
(da “Equità nella salute in Italia. Secondo rapporto sulle diseguaglianze sociali in Sanità”,
alcune domande a Giuseppe Costa, primo autore del libro Luisella Gilardi, DoRS).
Da questi principi originano le Direttive UE e la norma nazionale a tutela della salute e
sicurezza del lavoratore (D.Lgs 81/08) su cui poggiano i programmi di prevenzione negli
ambienti di lavoro. Il cd Testo Unico Sicurezza sul lavoro dispone che i processi di
individuazione e valutazione dei rischi e di individuazione delle misure di tutela collettiva ed
individuale riguardino tutti i rischi per la SSL, ivi compresi l’esposizione a rischi particolari e lo
stress lavoro-correlato, … con specifico riferimento alle differenze di genere, all’età, alla
provenienza da altri Paesi, alla tipologia contrattuale.
111
Obiettivi specifici e indicatori
MOC
7
7
7
Obiettivo
Centrale
7.1
7.2
7.7
Indicatore
Obiettivo
centrale
7.1.1
P9.1
Sviluppo del Sistema
Informativo della
Prevenzione
7.2.1
7.7.1
7
7.8
7.8.1
5
5.1.
5.1.1
5
5.1
5.1.1
7
7.3-4
7.3-4-5.1
Valore
Baseline
Fonte
Valore
atteso
2018
9.1.1 - Produzione di report regionale annuale relativo al
monitoraggio:
dei rischi e dei danni da lavoro
dei sistemi informativi attivati
Report 2014
(dati 2013)
IMPreS@,
PERSON@
Banche dati:
INAIL, ISTAT,
INPS
Report
9.2.1 -Emersione del fenomeno tecnopatico misurata mediante
l’incremento delle segnalazioni e delle denunce delle malattie
lavoro correlate per comparti, o per i rischi, oggetto di
intervento con particolare riferimento a:
comparto agricolo forestale
comparto delle costruzioni
rischio cancerogeno e chimico
rischi per apparato muscolo scheletrico
(INDICATORE SENTINELLA)
(anno 2014)
2.989
PERSON@
3300
(anno 2012)
3,11
Bd INAIL
2,33
Obiettivo specifico
regionale
P9.2
Riduzione degli infortuni
e delle malattie
professionali
P9.2
Riduzione degli infortuni
e delle malattie
professionali
9.3
Il sostegno alle imprese
Indicatore di programma
9.2.2 Riduzione dei tassi di frequenza infortunistica con
particolare riguardo agli infortuni gravi e mortali per comparti o
per i rischi oggetto di intervento, con particolare riferimento a:
- comparto agricoltura
- comparto edilizia
9.2.3 - Adozione di atti di indirizzo nazionali e regionali
finalizzati a garantire uniformità e trasparenza nell’attività di
vigilanza e controllo e loro monitoraggio
DDG 6986/2012 fitosanitari; DDG 7629/2011 metalmeccanica;
DDG 12209/2010 cosmetici)
9.2.4 - Analisi degli infortuni stradali mortali in occasione di
lavoro anche tramite le variabili ESAW per dinamiche e
determinanti in Regione Lombardia (Periodo 2011-2013): Tasso
di decessi per incidente stradale in occasione di lavoro
9.2.5 - Analisi del fenomeno infortunistico stradale grave in
occasione di lavoro: collaborazione con DG Protezione Civile
CMR/Eupolis Lombardia : Tasso di infortuni gravi per incidente
stradale in occasione di lavoro
9.3.1 Adozione di programmazione in seno ai comitati regionali
di coordinamento ex art 7 Dlgs 81/08 di azioni di promozione
per:
il sostegno al ruolo di RLS/RLST e della bilateralità
la promozione della responsabilità sociale d’impresa
-
7
7.6
7.6.1
P9.4
La formazione alla
salute e sicurezza
la prevenzione dei rischi da incongruenze organizzative
9.4.1 Proporzione di istituti scolastici che aderiscono alla
progettazione regionale specifica inserita nei programmi
integrati di promozione della salute
938
5,88
704
4,41
Atti regionali
Provvedimenti
regionali
Atto
regionale
(anno 2012)
0,7/100.000
addetti INAIL
Flussi
Informativi
INAIL/Regioni
-20%
(anno 2012)
26/100.000
addetti INAIL
Flussi
Informativi
INAIL/Regioni
-10%
Atti regionali
Verbali
LAp, Cabina.
CdCR, CCP
Adozione
Programm
azione
USR
Lombardia
8%
LAp: SLC, MSK,
RSPP sanità
=
112
INDICATORI SENTINELLA
Titolo
EMERSIONE MALATTIE PROFESSIONALI
Programma
9 TUTELA DELLA SALUTE E SICUREZZA DEL LAVORATORE
Azione/Programma
A.9.2-.2-.3/ P9.2
Obiettivo specifico
Incremento delle segnalazioni e delle denunce di malattie professionali
Definizione
Formula matematica
Emersione delle patologie di origine professionale misurata mediante l’incremento delle segnalazioni e delle denunce registrate nel
sistema di sorveglianza regionale Ma.P.I. A differenza del sistema assicurativo, Ma.P.I. raccoglie tutte le segnalazioni e le denunce
di patologie di probabile o sospetta origine professionale, indipendentemente dalla decisione del lavoratore se avviare o meno l’iter
assicurativo. Inoltre il modello di analisi utilizzato in Ma.P.I. permette di valutare in modo corretto il legame tra malattia ed
esposizione a rischi lavorativi in un determinato comparto o singola azienda.
Numero casi incidenti nel 2018 registrati in Ma.P.I.
Numero casi incidenti nel 2014 registrati in Ma.P.I.
RAPPORTO PERCENTUALE
Fonte
Ma.P.I.
Numeratore
Denominatore
Regione Lombardia
Valore
Baseline 2014
2015
2016
2017
2018
2989
3000
3100
3200
3300
113
Quadro delle azioni ed elementi principali di pianificazione
OBIETTIVO
SPECIFICO
REGIONALE
P9.1
P9.2
AZIONI
A9.1.1 - Integrazione banche dati tra
Istituzioni e DDGG del Sistema
A9.1.2 - Sviluppo delle funzionalità del
Sistema Informativo IMPreS@ e Person@
TARGET
principale
Sistema
Sistema
A9.2.1 - Coordinamento e integrazione
delle attività di vigilanza e controllo tra le
diverse autorità con competenza in SSL
Sistema
A9.2.2 - Produzione report analisi dei
fenomeni per la validazione di interventi
strategici mirati
Sistema
A9.2.3 - Promozione dell’utilizzo di
strumenti di enforcement quali l’audit
Sistema
A9.2.4 - Tavoli di confronto per
generazione di un documento che a partire
dall’analisi condotta mostri possibili
percorsi per interventi preventivi finalizzati
alla riduzione degli infortuni stradali in
occasione di lavoro
A9.2.5 - Tavoli di lavoro per condivisione
su possibili forme di incentivazione che si
riferiscano anche all’attività di formazione
interna delle aziende.
SOSTENIBILITA’
Contratti sottoscritto con LIspa.
Esposte a rischi di sostenibilità economica
Sostenibilità organizzativa : Piani integrati di vigilanza e
controllo;
Assegnazione Obiettivi a Direttori Generali ASL/AO
(UOOML) ;
Comitato Regionale di Coordinamento art. 7 DLgs 81/08).
Non esposto a rischi di sostenibilità economica
Sostenibilità organizzativa : Laboratori di
Approfondimento e Cabina di regia/Ufficio Operativo DM
21.12.2007).
Non esposto a rischi di sostenibilità economica
Sostenibilità organizzativa : Laboratori di
Approfondimento e Comitato Regionale di Coordinamento
art. 7 DLgs 81/08.
Non esposto a rischi di sostenibilità economica
RISCHI
Possibili ritardi nell’iter di definizione
della collaborazione applicativa
Possibile ritardo nella consegna del
modello
Disallineamento tra obiettivi assegnati
a livello nazionale alle diverse autorità
competenti in SSL (DTL, INAIL; MIPAF,
MPSL, ..)
Sistema
Sostenibilità organizzativa
Laboratorio
Difficoltà di
coordinamento/collaborazione tra enti
Sistema
Sostenibilità organizzativa
Laboratorio
Mancata collaborazione INAIL
A9.3.2 - Promuovere buone prassi e
percorsi virtuosi quali RSI e SGSL
Sistema
A9.3.1 - Promozione di percorsi di qualità
della formazione SSL nelle aziende
Sistema
P9.3
Sostenibilità organizzativa : Laboratori di
Approfondimento Cabina di regia/Ufficio Operativo DM
21.12.2007 e Comitato Regionale di Coordinamento art.
7 DLgs 81/08.
Esposto a rischi di sostenibilità economica da parte delle
aziende
Sostenibilità organizzativa : Cabina di regia/Ufficio
Operativo DM 21.12.2007 e Comitato Regionale di
Coordinamento art. 7 DLgs 81/08.
==
114
Non esposto a rischi di sostenibilità economica
A9.4.1 - Formazione
P9.4
A9.4.2 - Integrazione SSL nei curricula
scolastici
Operatori della
prevenzione
Tecnici,
Dirigenti
sanitari medici
e non delle ASL
e delle UOOML
Piano regionale annuale della Formazione approvato con
DGR.
Esposta a rischi di sostenibilità economica
==
Popolazione
scolastica 6-19
anni
dgr n. X/3328 del 6.3.2015 (pubblicata su BURLSO n. 11
del 13 marzo 2015) “Certificazione delle competenze in
materia di salute e sicurezza nei percorsi scolastici e di
istruzione e formazione professionale” di concerto con la
DG Istruzione, Formazione e Lavoro.
Esposta a rischi di sostenibilità organizzativa (limitata
collaborazione con INAIL e USR) ed economica
Adesione volontaria degli istituti
scolastici al progetto di Integrazione
della SSL nei curricula scolastici
CRONOPROGRAMMA
AZIONI
2015
2016
2017
2018
A9.1.1 Integrazione banche dati tra Istituzioni e DDGG del Sistema
A9.1.2 Sviluppo delle funzionalità del Sistema Informativo IMPreS@ e Person@
A9.2.1 Coordinamento e integrazione delle attività di vigilanza e controllo tra le diverse autorità con competenza in SSL
A9.2.2 Produzione report analisi dei fenomeni per la validazione di interventi strategici mirati
A9.2.3 Promozione dell’utilizzo di strumenti di enforcement quali l’audit
A9.3.1 Promozione di percorsi di qualità della formazione SSL nelle aziende
A9.3.2 Promuovere buone prassi e percorsi virtuosi quali RSI e SGSL
A9.4.1 Formazione
A9.4.2 Integrazione SSL nei curricula scolastici
115
P.10 PROGRAMMA: “INTEGRAZIONE SALUTE E AMBIENTE”
Descrizione del programma
Nel 1993, l’Organizzazione Mondiale della Sanità affermava che il concetto di Ambiente e
Salute “comprende quegli aspetti della salute umana, inclusa la qualità della vita, che sono
determinati da fattori fisici, biologici, sociali e psicosociali dell’ambiente”. Oggi, è ormai
radicata la consapevolezza dell’esistenza di uno stretto legame tra la qualità dell’ambiente in
cui viviamo e il nostro benessere psico-fisico.
Il programma “Integrazione Salute e Ambiente” è volto ad incrementare la capacità di lettura e
di intervento sistemico sul territorio delle Amministrazioni e degli Enti locali, integrando le
informazioni ambientali con quelle per la tutela della salute dei cittadini. Obiettivo principale è
consolidare all’interno del Sistema Integrato della Prevenzione un approccio metodologico
interdisciplinare per la valutazione preventiva degli impatti/ricadute sulla salute derivanti da
progetti ed opere e per l’adozione di interventi di prevenzione delle esposizioni a inquinanti
chimici, fisici e microbiologici in ambienti confinati e non (inquinamento indoor e outdoor).
Il Piano Nazionale della Prevenzione, approvato dalla Conferenza Stato Regioni in data 13
Novembre 2014, sottolinea inoltre la “ forte esigenza di riqualificare le valutazioni preventive a
supporto delle Amministrazioni effettuate dagli operatori della sanità pubblica e di fornire
indicazioni per sviluppare adeguatamente la componente salute nell’ambito delle procedure di
VAS e di VIA” (Macro Obiettivo 8).
Su queste tematiche, ed altre direttamente correlate, la DG Salute è già intervenuta con
l’emanazione di atti quali:
• “Linee guida per la bonifica di manufatti in posa contenenti fibre vetrose artificiali”
(DDGS n. 13541del 22.12.2010)
• “Linee guida per la prevenzione delle esposizioni al gas radon in ambienti indoor”
(DDGS n. 12678 del 21.12.2011)
• “Linee guida per la componente salute pubblica degli studi di impatto ambientale ai
sensi dell’art. 12, comma 2, del regolamento regionale 21 novembre 2011, n° 5” (DGR
X/1266/2014).
Tali atti sono successivi alla l.r. 30 dicembre 2009, n. 33 «Testo unico delle leggi regionali in
materia di sanità» nella quale, al titolo VI « Norme in materia di prevenzione e promozione
della salute» ed in particolare all’art.55, si enuncia che tale norma «persegue la finalità di una
più elevata tutela della salute dei cittadini, mediante la disciplina di un sistema integrato di
prevenzione e controllo basato sull’appropriatezza, sull’evidenza scientifica di efficacia e sulla
semplificazione dell’azione amministrativa».
Nel presente programma si inseriscono anche le politiche a tutela del cittadino, fruitore della
matrice acqua destinata sia all’uso potabile sia alla balneazione, con riferimento
rispettivamente alle norme:
 D.Lgs n. 31/2001 di attuazione della direttiva 98/83/CE che stabilisce la verifica della
qualità dell’acqua distribuita da parte sia dei gestori, tramite controlli interni, sia dalle ASL,
tramite controlli esterni
 D.Lgs n. 116/2008 di attuazione della direttiva 2006/7/CE che ne disciplina la gestione
della qualità attraverso l’individuazione delle responsabilità nel sistema istituzionale del
Ministero della Salute, Regioni, ASL e Comuni.
Concorrono a sviluppare in modo completo le interrelazioni tra le aree salute e ambiente i
contenuti specifici dei programmi regionali: Programma N. 11 Piano dei controlli sulle sostanze
chimiche, Programma N. 12 Prevenzione e controllo rischio amianto.
Obiettivo generale
Per ridurre le esposizioni ambientali potenzialmente dannose per la salute (MO 8) si
perseguono i seguenti obiettivi specifici:
a. Definizione di strumenti efficaci per la stima degli impatti sulla salute all’interno
116
delle procedure di VIA e di VAS
Poiché ad oggi la valutazione della componente salute nelle procedure di VIA/VAS è
sviluppata in modo parziale - non garantendo la piena attuazione della normativa di settore
(DPCM 27/12/88 e Dlgs 152/2006) - si intende colmare tale lacuna fornendo indicazioni
atte ad una adeguata conduzione delle valutazioni, a supporto delle decisioni che le
Autorità Competenti devono assumere per la realizzazione di nuovi progetti, modifiche di
impianti produttivi e/o opere infrastrutturali.
La DG Salute partecipa (DGR X/2878/2014), anche ai fini del conseguimento del presente
obiettivo, al progetto “Tools for Health Impact Assessment Valutazione di Impatto sulla
Salute (VIS) Linee Guida e strumenti per valutatori e proponenti” del Programma 2013 del
Centro Nazionale per il Controllo delle malattie (CCM). Tale progetto individua principi,
metodologie e strumenti rivolti sia ai valutatori sia ai proponenti e persegue lo scopo di
ottenere un prodotto applicabile a livello nazionale, riconosciuto quale atto di indirizzo per
la conduzione della VIS in Italia. La realizzazione del progetto CCM costituisce ulteriore
occasione per il consolidamento della rete dei referenti regionali con competenze sanitarie
sul tema.
b. Governo delle problematiche sanitarie attribuibili a inquinamenti ambientali
Obiettivo dell’attività di governance svolta dalla DG Salute è quello di supportare le ASL
nella gestione di problematiche/emergenze di tipo ambientale che interessano le diverse
matrici – acqua, aria e suolo - accertate e/o presunte che possono avere conseguenze sulla
salute della popolazione. Al fine di dare indicazioni per ridurre, attraverso interventi di
prevenzione collettiva, le esposizioni ai principali inquinanti, con particolare attenzione ai
recettori più sensibili (bambini, anziani, soggetti con malattie croniche, come asma, BPCO,
allergie, malattie cardiovascolari), sostiene e sviluppa la conoscenza dei livelli espositivi
della popolazione generale a inquinanti ambientali.
c. Conoscenza del rapporto inquinanti ambientali/salute, anche attraverso lo
sviluppo del Sistema Informativo della Prevenzione
Gli studi che permettono di indagare il rapporto tra inquinanti ambientali e salute hanno un
alto valore scientifico e programmatorio. La DG Salute ha promosso il progetto di ricerca
ESSIA, acronimo di Effetti Sulla Salute dell’Inquinamento Atmosferico, che ha analizzato gli
effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute della popolazione in Regione Lombardia ed
ha permesso di conoscere in modo più approfondito i meccanismi biologici alla base di tali
effetti (Convenzione tra Regione Lombardia – DG Sanità, Fondazione IRCSS Ca’ Granda
Ospedale Maggiore Policlinico – Dipartimento di Medicina Preventiva, Università degli Studi
di Milano). Il progetto di ricerca ESSIA è parte integrante del Piano Regionale degli
Interventi per la qualità dell’Aria (PRIA) - Valutazione Ambientale Strategica.
Ciò premesso, si ritiene fondamentale disporre di un sistema informativo prospettico che
integri indicatori ambientali e sanitari, giacché rappresenterebbe un ulteriore strumento per
l’analisi della relazione tra rischio ambientale ed esposizione/effetto in grado di accrescere il
patrimonio informativo utile alla definizione di strategie di protezione ambientale e di
prevenzione della salute. La realizzazione di questo sistema informativo costituisce
obiettivo specifico del presente programma regionale e rappresenta il naturale sviluppo
dell’attuale Sistema Informativo della Prevenzione, concorrendo a raggiungere obiettivi di
cui alla L.R. 33/09 in tema di semplificazione amministrativa, per le positive ricadute sia nei
confronti del soggetto valutato che dell’Autorità competente della valutazione di impatto
ambientale e valutazione ambientale strategica.
d. Formazione in materia di salute e ambiente
La forte esigenza di riqualificare il ruolo e di valorizzare l’apporto degli operatori della sanità
pubblica, all’interno delle procedure di valutazione preventive, ha indotto Regione
Lombardia alla realizzazione di adeguati percorsi formativi. Scopo delle iniziative formative
117
realizzate è stato quello di fornire un contributo specialistico, qualificante, in tempi rapidi.
Dette iniziative sono state condotte anche attraverso momenti di confronto e di
apprendimento avvalendosi di strumenti e metodi tipici dell’approccio tossicologico per la
valutazione del rischio per la salute umana (Risk Assessment - RA) e tramite approccio
epidemiologico (Health Impact Assessment – HIA) al fine di affinare le capacità, degli
operatori delle ASL, di valutare le ricadute sulla salute delle trasformazioni territoriali e
ambientali, delle esposizioni ad inquinanti (sia in fase emergenziale -esposizione acuta- sia
per esposizioni continuative cumulative e prolungate -esposizione cronica-).
e. Promozione, sensibilizzazione e comunicazione alla popolazione
La comunicazione del rischio va intesa come un processo di interesse pubblico, che ha
bisogno di condizioni e di modalità, condivise e adeguate, per realizzarsi utilmente. Sono
state anche definite regole empiriche per la gestione della comunicazione del rischio. La
Pubblica Amministrazione, ha, in questo settore, un ruolo di garanzia che può svolgere
attraverso una funzione di promozione innovativa di grande rilevanza, a partire da
esperienze già condotte e sotto l’azione centrale del Ministero della Salute, nonché in ottica
emergenziale a cura del Ministero dell’Interno - Uffici di Governo Territoriale delle diverse
Prefetture.
Setting
Il programma è rivolto alla popolazione, intesa sia come cittadino che vive la realizzazione di
progetti ed infrastrutture che trasformano il territorio in cui risiede, sia come fruitore della
matrice acqua, sia come lavoratore impegnato nella costruzione e nell’esercizio dell’opera. Il
programma affronta il tema del benessere del cittadino nel contesto dell’ambiente di vita e
dell’ambiente di lavoro.
Trasversalità (intersettoriale, multisettoriale)
Regione Lombardia pratica la trasversalità attraverso il coinvolgimento attivo di tutti i soggetti
– istituzionali e non - identificati con DGR VIII/6918/2008 partecipanti al Sistema Integrato
della Prevenzione, ed in particolare, con riguardo alla rete dei referenti dell’integrazione salute
ed ambiente:
- la DG Salute, con le ASL e le UOOML inserite nelle AAOO e nelle Università ed i Centri
Antiveleni di Milano, Bergamo e Pavia
- la D.G. Ambiente Energia e Sviluppo Sostenibile ed ARPA Lombardia, per il consolidamento
di una stretta sinergia necessaria a sviluppare sinergia – pur nel rispetto delle specificità tra i temi salute ed ambiente
- le Istituzioni centrali e le loro diramazioni periferiche quali il Corpo dei Vigili del Fuoco, le
Prefetture, l’Autorità Giudiziaria, Nuclei Operativi Ecologici (N.O.E.), gli Enti Locali
- le Province, gli Ambiti Territoriali Ottimali (A.T.O.), gli enti gestori degli acquedotti
- il partenariato socio-economico e tecnico-scientifico.
Utile risulta il modello organizzativo regionale nato con il Piano regionale SSL che ha previsto
l’affidamento a specifici Laboratori di approfondimento (LAp) - ove si incontrano portatori di
conoscenza, tecnici, scientifici, accademici - dello studio di ambiti di materie non ancora
risolti, complessi, interdisciplinari e di importanza prospettica. Ne sono stato esempio la
redazione e la condivisione delle “Linee guida per la gestione in sicurezza degli impianti di
produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, mediante digestione anaerobica di substrati
a matrice organica”, comunemente detti biogas, nelle fasi significative della loro vita utile,
all’interno del LAp agricoltura, attraverso la collaborazione con la DG Ambiente Energia e
Sviluppo Sostenibile (DDGS n. 6463 del 7.04.2014). Si ritiene che i LAp di influenza e contatto
per l’attuazione del presente programma siano:
LAp
 rischio chimico
 tumori professionali
 agricoltura
118
Obiettivi specifici e indicatori
MOC
Obiettivo
centrale
Indicatore
Obiettivi
centrali
8.1.1
8.1
8.1.2
8
8.3
8
8.4
8.3.1
8.4.1
Obiettivo specifico
regionale
P10.1
Definizione di
strumenti efficaci
per la stima degli
impatti sulla salute
all’interno delle
procedure di VIA e di
VAS
P10.2
Governo delle
problematiche
sanitarie attribuibili
a inquinamenti
ambientali
Indicatore di programma
10.1.1 Rapporti/Report di attività intra e inter
istituzionali per la programmazione integrata
ambiente e salute anche a scala locale
10.1.2 Rapporti di attività delle reti di referenti
in ambito sanitario per la tematica ambiente e
salute
Valore regionale
Baseline
Fonte
Valore regionale
atteso 2018
Non rilevato
Regione
1 Report RL e 1 per ASL
Non rilevato
Regione
1 Report RL e 1 per ASL
10.1.3 Atto di indirizzo regionale per la
valutazione integrata di impatto sulla salute che
comprenda strumenti in supporto sia dei
valutatori sia dei proponenti
1 DGR linee guida
proponenti
Regione
1 revisione DGR linee
guida proponenti + 1
DGR linee guida
valutatori
10.2.1 Atti di indirizzo regionali per la gestione
di problematiche sanitarie (accertate o
presunte) attribuibili all’inquinamento
ambientale
15 (1 per ASL) 1
Manuali operativi di
G.I.
In ambito di
emergenze
ambientali
(esposizioni acute)
Regione
Atto di indirizzo
regionale finalizzato ad
uniformare le procedure
10.2.2 Atti di indirizzo regionali per la gestione
di problematiche sanitarie (accertate o
presunte) attribuibili all’inquinamento delle
acque destinate al consumo umano
Circolare
15/SAN/2004 Linee
Guida per
l’applicazione del
D.Lgs 31/01
concernente la
qualità delle acque
destinate al
consumo umano
Regione
Linee guida per il
controllo dei residui di
fitosanitari e altri
parametri chimici di
interesse nelle acque
destinate al consumo
umano
10.2.3 Atti di indirizzo regionali per la gestione
di problematiche sanitarie (accertate o
presunte) attribuibili all’inquinamento delle
acque destinate alla balneazione
Note regionali ad
ASL e Comuni
Regione
Linee guida
119
8
8.2
10.3.1 Accordo istituzionali per la
progettazione, pianificazione e realizzazione di
studi di background per contaminanti
ambientali
Non rilevato
Regione
10.3.2 Rapporti degli studi di background per
contaminanti ambientali
Non rilevato
Regione
10.3.2 Rapporti degli studi di background per
contaminanti ambientali
10.3.3 Accordo istituzionale per la
progettazione e realizzazione di sistema
informativo che integri indicatori ambientali e
sanitari
Non Rilevato
Regione
10.4.1 Definizione curriculum formativo
Non rilevato
Regione
10.4.2 Realizzazione di corsi di formazione per
formatori Progettazione corso
Non rilevato
Regione
8.5.3
10.4.3 % operatori ASL, MMG e PLS formati
Non rilevato
Regione
8.6.1
10.5.1 Recepimento delle linee guida nazionali
sulla comunicazione del rischio o adozione di
atto di indirizzo regionale
Non rilevato
Regione
10.5.2 Monitoraggio dell’adozione da parte dei
Comuni delle linee guida Rischio radon
(INDICATORE SENTINELLA)
Non rilevato
Regione
Non rilevato
Regione
Report
Non rilevato
Regione
Report
8.2.1
8.2.2
8
8.2
8.2.2
8.5.1
8
8
8.5
8.6
8.5.2
8
8.10
8.10.1
8
8.11
8.11.1
8
8.12
8. 12.1
P 10.3
Conoscenza del
rapporto
inquinanti
ambientali/salute
anche attraverso
lo sviluppo del
Sistema
Informativo della
Prevenzione
P10.4
formazione in
materia di salute e
ambiente
P10.5
promozione,
sensibilizzazione e
comunicazione alla
popolazione
10.5.3 Promozione del corretto uso dei cellulari
al target in età pediatrica
10.5.4 Promozione sul corretto uso
dell’eccessiva esposizione agli UV in particolare
ai giovani e giovanissimi
1 Accordo RL /ARPA
Lombardia e 1 Accordo
ASL/ARPA Dip.
1 Report
1 Report
Definizione dei contenuti
minimi del curriculum
formativo
Realizzazione di un corso
di formazione
50 % operatori ASL,
MMG e PLS formati
1 Atto formale di
recepimento delle linee
guida nazionali o
regionali
Adozione dell’indirizzo
regionale da parte di
almeno il 10% dei
Comuni
120
INDICATORI SENTINELLA
Titolo
Programma
Azione/Programma
Obiettivo specifico
Definizione
Numeratore
Denominatore
Formula matematica
Fonte
Regione Lombardia
Valore
Adozione da parte dei comuni di misure di prevenzione rischio RADON
10 Integrazione Salute e Ambiente
A10.5.2/P10.5
Promozione, sensibilizzazione e comunicazione alla popolazione
Relativamente alle misure di prevenzione del rischio RADON, con decreto Direttore Generale Sanità del 21 dicembre 2011, n.
12678, è stato approvato il documento “Linee guida per la prevenzione delle esposizioni al gas radon in ambienti indoor”, allo
scopo di fornire uno strumento operativo per i Comuni, per i progettisti e per i costruttori di edifici. Il citato documento contiene
indicazioni e suggerimenti riguardanti la realizzazione di nuovi edifici radon-resistenti e le azioni per ridurre l’esposizione al gas
radon nel caso di edifici esistenti, anche in sinergia con gli interventi finalizzati al risparmio energetico.
N. comuni che adottano le misure di prevenzione RADON
N. comuni lombardi
Rapporto percentuale
Regione
Baseline 2014
2015
2016
2017
2018
Non rilevato
1% comuni lombardi
4% comuni lombardi
7% comuni lombardi
10% comuni lombardi
Quadro delle azioni ed elementi principali di pianificazione
OBIETTIVO
SPECIFICO
REGIONALE
AZIONI
TARGET
principale
Sistema
Sostenibilità organizzativa
Assegnazione Obiettivi a Direttori Generali ASL;
Progetto CCM VIS
Non esposto a rischi di sostenibilità economica
A10.1.2 Rapporti di attività sulla partecipazione attiva alle
procedure di VAS e di VIA
Sistema
Sostenibilità organizzativa
Assegnazione Obiettivi a Direttori Generali ASL
Progetto CCM VIS
Non esposto a rischi di sostenibilità economica
A10.2.1 Realizzazione di Tavoli di lavoro con ARPA,
ASL/Oss Epidemiologici/UOOML per definizione di Accordo
Comuni, Cittadini
Sostenibilità organizzativa
Assegnazione Obiettivi a Direttori Generali ASL;
Non esposto a rischi di sostenibilità economica
A10.1.1 Partecipazione attiva all’elaborazione di piani e
programmi in procedura di VAS
P10.1
P 10.2
SOSTENIBILITA’
RISCHI
121
A10.2.2 – Realizzazione di Tavoli di lavoro con ARPA,
ASL/Oss. Epidemiologici/UOOML al fine della
progettazione e realizzazione di uno/più studi di
esposizione su contaminanti ambientali cui sono esposti
gruppi di popolazione
A10.2.3
Raccolta e analisi dei dati di contesto da fonti regionali (
fitosanitari, falda, acque distribuite)
A10.2.4 Definizione Linee guida per controlli ASL acque
potabili
A10.2.5 – Realizzazione di Tavoli di lavoro per la
redazione di linee guida per la balneazione
P10.3
P10.4
A10.3.1 - Svolgimenti di incontri con D.G. Ambiente, ASL,
ARPA e per condivisione metodologie di valutazione
dell’impatto sulla salute
A10.3.2 Produzione atto di indirizzo regionale; tavoli di
lavoro con ASL, CAV e UOOML
A10.4.1 – Creazione di un Curriculum formativo per gli
operatori legato alla integrazione dei temi di integrazione
ambiente-salute
A10.4.2 – progettazione e realizzazione corsi di
formazione per formatori
A10.4.3 - Effettuazione di corsi di formazione per
operatori ASL, MMG e PLS
A10.5.1 Tavolo di lavoro con ASL per adozione linea guida
nazionali o elaborazione linee guida regionali
P 10.5
A10.5.2 Promozione adozione delle linee guida Rischio
Radon da parte dei comuni
A10.5.3 Tavolo con agenzia di comunicazione per
promozione del corretto uso dei cellulari al target in età
pediatrica
A10.5.4 Tavolo con agenzia di comunicazione per
promozione sul corretto uso dell’eccessiva esposizione
agli UV in particolare ai giovani e giovanissimi
Sistema
Sostenibilità organizzativa
Assegnazione Obiettivi a Direttori Generali
ASL/AO (UOOML)
Esposto a rischi di sostenibilità economica
Non condivisione della
banche dati esistenti
(sanitarie ambientali)
Sistema
Esposto a rischi di sostenibilità organizzativa
Non esposto a rischi di sostenibilità economica
Non condivisione della
banche dati esistenti
Sistema
Sistema
Esposto a rischi di sostenibilità organizzativa
Non esposto a rischi di sostenibilità economica
Non esposto a rischi di sostenibilità organizzativa
Non esposto a rischi di sostenibilità economica
Sistema
Sostenibilità organizzativa
Progetto CCM VIS
Non esposto a rischi di sostenibilità economica
Sistema
Sostenibilità organizzativa
Esposto a rischi di sostenibilità economica
Sistema
Sostenibilità organizzativa
Non esposto a rischi di sostenibilità economica
Sistema
Sistema
Indisponibilità delle
banche dati sanitarie
e ambientali. Mancata
georeferenziazione
delle informazioni
sanitarie.
Piano Formazione Regionale
Esposto a rischi di sostenibilità economica
Piano Formazione Aziendale (ASL)
Esposto a rischi di sostenibilità economica
Sistema
Sostenibilità organizzativa
Non esposto a rischi di sostenibilità economica
Sistema
Sostenibilità organizzativa
Non esposto a rischi di sostenibilità economica
Sistema
Sostenibilità organizzativa
Esposto a rischi di sostenibilità economica
Sistema
Sostenibilità organizzativa
Esposto a rischi di sostenibilità economica
Collaborazione da
parte di Comuni
122
P.11 PROGRAMMA: “PIANO DEI CONTROLLI SULLE SOSTANZE CHIMICHE”
Descrizione del programma
Il controllo ufficiale sulle sostanze chimiche è disposto nel rispetto dell’art. 125 del
Regolamento (CE) 1907/2006 del Parlamento Europeo e del Consiglio concernente la
registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH)
(G.U. n. 285 del 7 dicembre 2009) e dell’art. 46 del Regolamento (CE) 1278/2008 del
Parlamento Europeo e del Consiglio concernente la classificazione, l'etichettatura e
l'imballaggio delle sostanze e delle miscele (CLP).
Il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano hanno stipulato l’Accordo, ai
sensi dell'art. 4 del d.lgs 28/08/1997, n. 281 (Rep. 181/CSR del 29/10/2009), che ne definisce
il sistema e le linee di indirizzo.
Regione Lombardia, a sua volta, ne ha recepito i contenuti con DGR IX/1534/2011
“Recepimento dell’Accordo tra il Governo, le Regioni e le Province Autonome di Trento e
Bolzano rep. N. 181/CSR del 29.10.2009 concernente il sistema dei controlli ufficiali e relative
linee di indirizzo per l’attuazione del Regolamento CE n. 1907 del Parlamento europeo e del
Consiglio concernente la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle
sostanze chimiche (REACH)” (BURL S.O. n. 17 del 29 aprile 2011). In dettaglio:
1. l’Autorità competente per i controlli REACH è individuata nella Direzione Generale Salute
di Regione Lombardia, cui sono assegnate funzioni di programmazione, coordinamento e
raccordo istituzionale con il Ministero della Salute, Autorità competente nazionale
2. le Aziende Sanitarie Locali (ASL) - articolazioni territoriali cui spettano, ai sensi della l.r.
30 dicembre 2009, n. 33, il controllo e la vigilanza sulle sostanze pericolose - effettuano
il controllo ufficiale sull’applicazione del Regolamento REACH e delle norme collegate in
materia di classificazione, etichettatura ed imballaggio di sostanze e miscele pericolose
(Regolamento (CE) 1272/2008 (CLP), D.Lgs 52/1997, D.Lgs 65/2003) tramite il
Dipartimento di Prevenzione Medico (DPM)
3. le ASL assolvono, ai sensi della l.r. 5 dicembre 1983, n. 90, le funzioni amministrative
relative all’irrogazione di sanzioni per violazioni commesse sul territorio lombardo i cui
proventi sono destinati ai DPM per incrementare qualità e quantità dell’attività di
vigilanza e ispezione per la tutela della popolazione e dei lavoratori dai rischi chimici.
Annualmente il Ministero della Salute emana il Piano Nazionale delle attività di controllo sui
prodotti chimici, successivamente adottato dalla DG Salute mediante le Regole di esercizio del
servizio sanitario regionale. Il governo della pianificazione dei controlli regionali è agito
all’interno del Laboratorio di approfondimento (Lap) “Rischio chimico” secondo criteri e regole
condivise e applicate dai singoli Dipartimenti di Prevenzione Medici (DPM) delle ASL.
La Conferenza Stato Regioni, nella seduta del 7 maggio, ha approvato l’”Accordo tra il
Governo, le Regioni e le provincie Autonome concernente il Protocollo tecnico nazionale per la
rete dei laboratori e le attività di campionamento ed analisi di sostanze, miscele e articoli
riguardanti il controllo ufficiale in applicazione a quanto previsto all'allegato A, paragrafo 10,
dell'accordo Stato-Regioni del 29 ottobre 2009 (Rep. Atti n. 181/CSR), inerente l'attuazione del
regolamento (CE) n. 1907/2006 (REACH)”.
Obiettivo generale
Il programma dei controlli sulle sostanze chimiche persegue l’obiettivo generale di tutela del
cittadino/lavoratore/consumatore dal rischio di esposizione legato all’uso di sostanze pericolose
contenute nelle miscele e negli articoli. Si compone dei seguenti obiettivi specifici:
a. attività di controllo
La DG Salute ha assegnato a ciascuna ASL la realizzazione di almeno due controlli documentali
e due analitici [selezionati tra quelli previsti nell’allegato XVII (restrizioni) o nell’allegato XIV
(autorizzazioni) del Reg. REACH e CLP]. La programmazione dell’attività di controllo 2015 si
pone in continuità con il 2014 ed è stata approvata con DGR X/2989/2014 e con atti di
123
indirizzo successivi (H1.2015.0002190 del 21.01.2015, H1.2015.0007547 del 10.03.2015) che
danno piena attuazione al Piano Nazionale 2015 (“... nel territorio di ciascuna Regione e PA
sono effettuati ... almeno due controlli ...”). Il programma delle attività di controllo è definito
secondo i criteri ed i metodi concordati con i DPM e le parti sociali all’interno del Lap “Rischio
chimico”, documenti che costituiscono l’allegato tecnico ai seguenti atti regionali:
- Decreto n. 10009 del 28.10.2011 - Linee guida per l'effettuazione dei controlli previsti dai
regolamenti Reach e CLP in RL
- Decreto n. 4398 del 21.5.2012 - Metodologia di selezione delle imprese oggetto di
controllo di conformità circa l'applicazione dei Regolamenti Reach e Clp
- Decreto n. 5028 del 7.6.2012 - Linee guida per la gestione delle segnalazioni di non
conformità ai Regolamenti Reach e Clp
- Decreto n. 10464 del 19.6.2012 - Indicazioni operative per l'irrogazione delle sanzioni
amministrative disposte in materia di sostanze chimiche.
Preme sottolineare quanto una tempestiva identificazione di problematiche emergenti che
possono derivare dall’immissione in commercio di nuovi prodotti sia parte importante di una
corretta azione di controllo. Per questo è stato affidato ai Centri Antiveleni (CAV) un ruolo
importante poiché costituiscono una fonte informativa nodale nelle segnalazioni di non
conformità di un prodotto in situazioni di emergenza, come descritto nel DDGS n. 5028/6/2012
sopra citato.
Particolare rilievo assumono anche le verifiche effettuate in ambito 81/08 e che hanno evidenti
ricadute derivanti dall’implementazione di REACH & CLP.
b. sviluppo del Sistema Informativo della Prevenzione
Il Sistema Informativo della Prevenzione I.M.Pre.S@ è strumento che assicura una rilevazione
uniforme dell’attività di controllo REACH e CLP svolta dai DPM. Altresì, la funzionalità cd
“provvedimenti” consente la raccolta delle non conformità ai Regolamenti REACH e CLP
(violazioni per inottemperanza degli obblighi in materia). Lo sviluppo del Sistema Informativo
della Prevenzione verso l’integrazione di ulteriori indicatori di monitoraggio del Piano Nazionale
dei controlli è obiettivo specifico e imprescindibile del presente programma regionale.
c. formazione in materia di sostanza chimiche
La formazione alla salute e sicurezza è una misura generale di tutela. In continuità e ad
ulteriore approfondimento dei corsi erogati direttamente ed indirettamente dalla DG Salute agli
operatori delle ASL sui temi della sicurezza chimica, il programma persegue l’obiettivo di
realizzare nuove iniziative tese a formare formatori rivolte a operatori dei DPM e di ARPA, ai
Responsabili dei servizi di Prevenzione e Protezione (RSPP) delle Aziende Ospedaliere e delle
imprese.
d. Campagne informative
Regione Lombardia ha avviato, da alcuni anni, iniziative di comunicazione al fine di informare il
cittadino-consumatore sui nuovi simboli di pericolo previsti dai nuovi Regolamenti emanati
dalla Comunità Europea. Di fatto, il Regolamento Europeo CLP Classification, Labelling and
Packaging cambia l’etichetta e l’imballaggio dei prodotti chimici al fine di adeguare il Sistema
europeo a quello Internazionale proposto dalle Nazioni Unite: il GHS ovvero Sistema Globale
Armonizzato.
Per
questo
sono
previste
campagne
informative
rivolte
ai
cittadini/consumatori/lavoratori interessati all’uso e alla gestione delle sostanze chimiche.
Setting
Il programma dei controlli sulle sostanze chimiche è rivolto al cittadino/lavoratore/consumatore.
Trasversalità (intersettoriale, multisettoriale)
Regione Lombardia pratica la trasversalità attraverso il coinvolgimento attivo di tutti i soggetti
– istituzionali e non - partecipanti al Sistema Integrato della Prevenzione, identificati con DGR
VIII/6918/2008 di approvazione del “Piano regionale 2008-2010 per la promozione della salute
e sicurezza negli ambienti di lavoro). Anche la realizzazione di questo programma, al pari di
124
quelli che concorrono al raggiungimento dei MO 7 e 8, passa attraverso la “peer network”, la
“rete di pari”. In particolare, accanto alla DG Salute, rappresentata dalla UO Governo della
Prevenzione e Tutela sanitaria affiancata, per le specifiche tematiche (es. biocidi in agricoltura)
dalla UO Veterinaria, operano le ASL, le UOOML, i Centri Antiveleno (CAV) delle Aziende
Ospedaliere, le DDGG Commercio, Agricoltura, le Associazioni datoriali (Confindustria,
Federchimica, AssicC, …) e sindacali per affrontare situazioni di potenziale rischio per i
consumatori/lavoratori.
Il modello organizzativo praticato è improntato all’intersettorialità e fondato sui principi della
responsabilità condivisa che:
• valorizza il confronto e garantisce un’ampia partecipazione da parte di tutti gli aventi
diritto;
• consente il pieno coinvolgimento di tutti gli attori competenti per gli aspetti di tutela del
cittadino/consumatore/lavoratore sia nella fase di individuazione di priorità ed obiettivi, sia
nella fase di valutazione del guadagno di salute conseguito.
Il programma riferito alle sostanze chimiche è affidato al Laboratorio di approfondimento (LAp)
Rischio chimico, la cui conduzione è affidata all’Università degli Studi dell’Insubria. Il LAp
aggrega portatori di conoscenza, tecnici, scientifici, accademici in una logica interdisciplinare e
prospettica. Il Laboratorio Rischio Chimico assolve alle funzioni di: verifica della qualità della
valutazione del rischio chimico effettuata da parte delle aziende, anche alla luce dell’evoluzione
di regolamenti europei attraverso tavoli di confronto con gli ambiti istituzionali relativamente
alle “buone prassi”, approfondimenti su temi emergenti (es. nanotecnologie), verifiche formali
e sostanziali degli obiettivi della prevenzione in ambito produttivo, indirizzare e supportare il
sistema della prevenzione favorendo il massimo livello di integrazione tra le numerose
professionalità necessarie - medici del lavoro ed igienisti, dirigenti chimici, ingegneri, biologi,
fisici ecc. - all’interno dei servizi. Il Lap opera attraverso gdl/sottogruppi in relazione agli
obiettivi specifici, quali: programmazione e conduzione controllo; prevenzione e controlli per
elaborazione di procedure operative; laboratori analitici. Il Lap Rischio chimico interagisce con
il Lap tumori professionali per le specifiche problematiche.
125
MOC
8
Obiettivo
centrale
8.7
Indicatore
Obiettivi
centrali
Obiettivo specifico regionale
6.5
8
8.7
8
8.8
Fonte
Valore
regionale
atteso 2018
11.1.1 - Sistema di indicatori che monitori la
realizzazione degli obiettivi del piano nazionale
delle attività di controllo sulle sostanze chimiche
(INDICATORE SENTINELLA)
PNC 2014
I.M.Pre.S@
raggiungimento
obiettivi annuali
PNC
11.1.2 - Potenziamento dei flussi informativi dai
CAV per la conoscenza degli avvelenamenti in
ambiente domestico
Accordo Stato
Regione CAV
Report
Report incidenti
domestici di
origine chimica
8.7.1
P 11.2
Sviluppo del Sistema Informativo
della Prevenzione
11.2.1 - Sistema di indicatori che monitori la
realizzazione degli obiettivi del piano nazionale
delle attività di controllo sulle sostanze chimiche
Tracciato di
rilevazione
attività di
controllo e
provvedimenti
I.M.Pre.S@
Perfezionamento
della rilevazione
controlli REACH
e CLP tramite
I.M.Pre.S@
8.8.1
P 11.3
Formare gli operatori ASL/AO/ARPA sui
temi della sicurezza chimica con il fine
di informare e assistere imprese e loro
Responsabili dei servizi di Prevenzione
e Protezione (RSPP) e ambientali
interessati all’uso e alla gestione delle
sostanze chimiche
11.3.1 - Numero corsi per formatori
1 corso
Report
1 corso
8.7.1
P11.1
Attuazione di attività di controllo
6
Valore
regionale
Baseline
Indicatore di programma
6.5.1
INDICATORE SENTINELLA
Titolo
ATTUAZIONE PIANO NAZIONALE CONTROLLI
Programma
11 - PIANO DEI CONTROLLI SULLE SOSTANZE CHIMICHE
Azione/Programma
A.11.1.1/ P.11.1
Obiettivo specifico
Attuazione di attività di controllo
Il Ministero della Salute emana il Piano Nazionale annuale delle attività di controllo sui prodotti chimici. La DG Salute lo adotta
all’interno delle Regole di esercizio del servizio sanitario regionale per l’anno in corso. In questo modo il raggiungimento degli
obiettivi del Piano è garantito nell’assegnazione di specifici obiettivi alle ASL.
Definizione
Numeratore
Denominatore
Formula matematica
Fonte
Regione Lombardia
Valore
I.M.Pre.S@
Baseline 2014
2015
2016
2017
2018
PNC 2014
Raggiungimento obiettivi
PNC 2015
Raggiungimento obiettivi PNC
2016
Raggiungimento obiettivi PNC
2017
Raggiungimento obiettivi PNC
2018
126
Quadro delle azioni ed elementi principali di pianificazione
OBIETTIVO
SPECIFICO
REGIONALE
P11.1
P11.1
P11.1
TARGET
principale
AZIONI
A 11.1.1– coordinamento ASL attività
programmazione ed conduzione controllo
ASL, AO – UOOML, imprese,
lavoratori, consumatori
A 11.1.2 – elaborazione di procedure operative
(FAQ, criteri, linee, liste , …) per la conduzione
controllo
ASL, AO – UOOML, imprese,
lavoratori, consumatori
A 11.1.3 - elaborazione di procedure operative
per la sostituzione di sostanze classificate
cancerogene e/o pericolose (es formaldeide)
P 11.1
A 11.1.4 - implementazione dell’accordo SR
ratificato il 23.04.2015
P 11.2
A 11.2.1 - Perfezionamento dell’integrazione dei
CAV nel sistema della Prevenzione
P 11.3
A 11.3.1 Sviluppo delle funzionalità del Sistema
Informativo IMPreS@
P 11.4
A 11.4.1 - Formazione
ASL, AO – UOOML, imprese,
lavoratori, consumatori
ASL, LSP, AO- UOOML
CAV, ASL, AO UOOML
Sistema
EUPOLIS, ASL, AO
SOSTENIBILITA’
Sostenibilità organizzativa: assegnazione Obiettivi a
Direttori Generali ASL/AO (UOOML)
Lap Rischio chimico/ sottogruppo coordinamento
Non esposto a rischi di sostenibilità economica
RISCHI
Partecipazione attiva e
responsabile da parte
dei componenti il
tavolo
Sostenibilità organizzativa:
Lap Rischio chimico /sottogruppo prevenzione e
controlli
Non esposto a rischi di sostenibilità economica
Sostenibilità organizzativa:
Lap Rischio chimico /sottogruppo intersettoriale
Sostenibilità organizzativa: assegnazione Obiettivi a
Direttori Generali ASL/AO (UOOML)
Lap Rischio chimico /sottogruppo laboratori analitici
Esposto a rischi di sostenibilità economica
Esposto a rischi di sostenibilità organizzativa.
Esposto a rischi di sostenibilità economica
Disallineamento
Laboratori Sanità
Pubblica e AAOO
UOOML
Disallineamento dei
CAV AAOO
Contratti sottoscritto con LIspa.
Esposte a rischi di sostenibilità economica
Piano regionale annuale della Formazione approvato
con DGR.
Esposta a rischi di sostenibilità economica
127
CRONOPROGRAMMA
AZIONI
2015
2016
2017
2018
A 11.1.1 – Prosecuzione attività del laboratorio di approfondimento rischio chimico sottogruppo coordinamento per supporto alle ASL nella
programmazione ed conduzione controllo
A 11.1.2 – Prosecuzione attività del laboratorio di approfondimento rischio chimico sottogruppo prevenzione e controlli per l’elaborazione di
procedure operative comuni (FAQ, check list, …)
A 11.1.3 - Prosecuzione attività del laboratorio di approfondimento rischio chimico – sottogruppo tumori professionali per l’elaborazione di
procedure operative per la sostituzione di sostanze classificate cancerogene e/o pericolose (es formaldeide)
A 11.1.4 - Prosecuzione attività del laboratorio di approfondimento rischio chimico – sottogruppo laboratori analitici per l’implementazione
dell’accordo SR ratificato il 23.04.2015
A 11.2.1 - Messa a sistema dei flussi informativi CAV finalizzata anche all’adozione di efficaci interventi di vigilanza attraverso la conoscenza
degli avvelenamenti in ambiente domestico
A 11.3.1 - Definizione del tracciato record per monitorare la realizzazione degli obiettivi del piano nazionale controlli REACH
A 11.4.1 - Rilevamento bisogni formativi, definizione del programma sui temi della sicurezza chimica e attuazione programma
128
P.12 PROGRAMMA: “PREVENZIONE E CONTROLLO RISCHIO AMIANTO”
Descrizione del programma
La strategia regionale per la prevenzione e il controllo dell’esposizione al rischio amianto si
sviluppa in continuità alle leggi regionali, alle deliberazioni e ai decreti emanati
successivamente alla L. 257/92 “Norme per la cessazione dell’amianto”. Si caratterizza
operativamente, al pari degli altri programmi riferiti al MO 8 “Ridurre le esposizioni ambientali
potenzialmente dannose per la salute”, nei principi di:
• Intersettorialità, ricerca attiva da parte della DG Salute di ambiti di collaborazione, di
interazione funzionale e di coordinamento con tutti i soggetti coinvolti, e prioritariamente,
con la Direzione Generale Ambiente e Sviluppo Sostenibile (AESS)
• Semplificazione, contenimento degli oneri a carattere burocratico-amministrativo e non
contrazione delle funzioni e dei servizi SSL, a vantaggio dei cittadini e delle imprese,
anche attraverso la messa a disposizione di servizi telematici e di interoperabilità tra
archivi informatici appartenenti a Istituzioni diverse
• Sostenibilità non solo sociale, intesa come capacità di garantire condizioni di benessere
umano equamente distribuite, ma, in una visione ampia della tematica amianto che
richiede la ricerca di reali risposte ai problemi che la caratterizzano, anche ambientale.
Detti principi sono espressi quali priorità strategiche nel Programma Regionale di Sviluppo
della X^ Legislatura (DCR 9 luglio 2013, n. X/78):
• la tutela del territorio e dell’ambiente, con riferimento al buon uso del suolo, al recupero
delle aree dismesse, alla bonifica dei siti inquinati – sostenibilità e intersettorialità agite
da Regione Lombardia e Partenariato Economico e Sociale
• una Pubblica Amministrazione più efficiente e meno costosa, con riferimento alla
progettazione informatica a favore di servizi più trasparenti, rapidi ed efficaci ai cittadini e
alle imprese – semplificazione agita da Regione Lombardia.
Obiettivo generale
Gli obiettivi che indirizzano il programma “Prevenzione e controllo del rischio amianto” di
Regione Lombardia nel periodo di riferimento sono:
a. il monitoraggio degli ex-esposti ad amianto
In Lombardia è attivo il Centro Operativo Regionale (COR), istituito, nel rispetto del DPCM
10.12.2002, n. 308, presso la Clinica del Lavoro di Milano “Luigi Devoto” della Fondazione
IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Università degli Studi di Milano Dipartimento
di Medicina del Lavoro, il cui mandato, con DGR IX/527/2012, è stato esteso dalla ricerca dei
mesoteliomi e tumori naso-sinusali a quelli a bassa frazione eziologica in perfetta coerenza
con l’art. 244 comma 2 DLgs 81/08. Il COR della Lombardia, coordinandosi con la DG Salute:
 realizza sistemi di monitoraggio dei rischi occupazionali da esposizione ad agenti chimici
cancerogeni e dei danni alla salute che ne conseguono attraverso la raccolta, la
registrazione, l'elaborazione e l'analisi dei dati
 svolge la ricerca attiva dei tumori professionali, per gli aspetti epidemiologici, anche
mediante il metodo OCCAM (OCcupational Cancer Monitoring), funzionalità del Sistema
Informativo della Prevenzione - Person@
 esplica funzione di interfaccia con INAIL al fine di implementare – con dati a carattere
nominativo - il Registro nazionale dei casi di neoplasia di sospetta origine professionale
ReNaM e il ReNaTuns, nelle sue sezioni dedicate. Dall’anno 2000, il COR implementa il
Registro Mesoteliomi Lombardia (RML) e il Registro Naso-sinusali Lombardia, e
successivamente i Registri nazionali, in esito all’indagine e alla valutazione di fondatezza
dei casi che gli sono segnalati dalle AAOO mediante il confronto con le schede di
accettazione e dimissione ospedaliere (SDO), con gli archivi di mortalità delle ASL e con i
Registri Tumori di popolazione.
Per ogni caso segnalato al COR dalle AAOO lombarde, la diagnosi viene accertata attraverso
129
un esame approfondito delle cartelle cliniche e formulata in accordo alla Linee Guida ISPESL
(ora confluito in INAIL). Per i casi confermati si verifica l’eventuale esposizione ad amianto
attraverso la somministrazione diretta o indiretta (parenti) di un questionario standardizzato.
Le informazioni raccolte vengono sottoposte ad un panel di esperti (igienisti industriali, medici
del lavoro, epidemiologi) per giungere ad una classificazione conclusiva. Le verifiche di
completezza dei dati in possesso al registro vengono periodicamente attuate mediante
confronto con le schede di dimissione ospedaliera e con i certificati di morte codificati con
codice 163 (ICD IX).
Questa attività si connota quale ricerca attiva dei casi, coinvolgendo i sanitari degli ospedali e
del territorio in un costante dialogo e scambio diretto.
Attraverso il COR, Regione Lombardia partecipa al progetto CCM “Sperimentazione e
validazione di un protocollo di sorveglianza sanitaria dei lavoratori ex esposti ad amianto, ai
sensi dell’art. 258 D.LGS 81/08” (DGR X/2638/2014).
L’attività del COR concorre all’emersione del fenomeno delle malattie professionali e al
perfezionamento degli strumenti per la conoscenza e gestione delle medesime, in relazione
tumori ad alta e bassa frazione eziologica, di cui al programma 8 “Tutela della salute e
sicurezza del lavoratore”. All’Università è assegnata per questo la conduzione del Laboratorio
di Approfondimento Tumori professionali del ”Piano regionale 2014-2018 per la tutela della
salute e sicurezza nei luoghi di lavoro” (DGR X/1104/2013).
b. lo sviluppo del sistema informativo della Prevenzione
All’interno del Sistema Informativo lombardo della Prevenzione, Person@ costituisce l’area
dedicata a tracciare il profilo di salute del lavoratore, univocamente individuato nell’Anagrafe
Assistiti Lombardi. Il sistema vanta i moduli Ma.P.I. (acronimo di Malattie Professionali e
Infortuni), raccolta dei dati delle inchieste per infortunio e per malattie professionali svolte
dalle ASL e dalle UOOML, ed OCCAM (acronimo di OCcupational Cancer Monitoring), che
consente l’individuazione sistematica di possibili casi di malattia lavoro-correlata.
Per una crescita dell’efficienza operativa del COR si prevede: per i Registri Mesoteliomi, i
Tumori Nasosinusali e a Bassa Frazione Eziologica dedicati sia ai soggetti esposti che ex
esposti ad amianto - la realizzazione di nuove funzionalità/moduli:
a. l’acquisizione on-line delle segnalazioni e delle denunce di m.p. da parte dei sanitari,
pubblici, privati e liberi professionisti dell’intera rete lombarda (ricezione automatica delle
Segnalazione dei Casi, acquisizione informazioni cliniche, valutazione del caso, invio e
ricezione questionari alle ASL, valutazione caso tramite Panel Medici, inserimento nei
Registri Nazionali e invio dati a Ma.P.I.;
b. la cooperazione applicativa con INPS per l’acquisizione delle storie professionali, estratto
delle storie contributive.
Attraverso il Data Ware House, Person@ dispone, altresì, dei dati dei lavoratori esposti,
raccolti telematicamente attraverso Ge.M.A. (acronimo di Gestione Manufatti in Amianto),
servizio gratuito offerto alle imprese che svolgono attività di bonifica per la trasmissione dei
piani di lavoro e delle notifiche (artt. 250 e 256 DLgs 81/08), e delle relazioni annuali art. 9 L.
257/92. In questo modo, il programma amianto spazia dalla tutela dell’ex-esposto, anche a
quella del lavoratore attualmente esposto e getta realizza l'anagrafe dei soggetti esposti per
eventuali future indagini retrospettive sugli effetti delle esposizioni.
Setting
Il programma ha ad oggetto la tutela del cittadino/lavoratore esposto e del cittadino/
lavoratore ex-esposto ad amianto inserito nelle aziende private esercenti attività di bonifica
amianto, ma, in una visione di trasversalità di azione e di prevenzione diffusa, anche la tutela
del cittadino (N.B. le definizioni di lavoratore ed ex-esposto sono inserite nel D.Lgs 81/08, art
2 “persona, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, svolge un’attività lavorativa
nell’ambito di un’organizzazione, con o senza retribuzione, anche al solo fine di apprendere un
130
mestiere, un’arte o una professione, esclusi gli addetti ai servizi domestici e familiari”; dall’art.
259 comma 1” I lavoratori addetti alle opere di manutenzione, rimozione dell'amianto o dei
materiali contenenti amianto smaltimento e trattamento dei relativi rifiuti, nonché' bonifica
delle aree interessate cui all'articolo 246,…” e comma 2 “ I lavoratori che durante la loro
attività' sono stati iscritti anche una sola volta nel registro degli esposti di cui all'articolo 243,
comma 1…” ).
Trasversalità (intersettoriale, multisettoriale)
Regione Lombardia pratica la trasversalità attraverso il coinvolgimento attivo di tutti i soggetti
– istituzionali e non - identificati con DGR VIII/6918/2008 partecipanti al Sistema Integrato
della Prevenzione. Anche la realizzazione di questo programma, inserito nel MO 2.8, passa
attraverso la “peer network”, la “rete di pari”. Il programma vede un ruolo importante dello
stesso COR della Lombardia che si coordina con la “rete” attraverso il Laboratorio di
approfondimento (LAp) Tumori professionali. Per questo, il Lap Tumori, al pari del COR, è
condotto dall’Università di Milano – Dipartimento Medicina del Lavoro. Il LAp aggrega le ASL,
le UOOML, INAIL e tutti coloro che sono portatori di conoscenza, tecnici, scientifici,
accademici, in una logica interdisciplinare e prospettica. Il Laboratorio lavora in sottogruppi di
cui uno espressamente dedicato agli ex-esposti ad amianto.
Inoltre, è attivo un tavolo di confronto tra la DG salute e la DG AESS, cui partecipa ARPA.
131
Obiettivi specifici e indicatori
Indicatore
Obiettivi
centrali
MOC
Obiettivo
Centrale
8
8.9
8.9.1
8
8.9
8.9.2
Obiettivo specifico regionale
P11.1
Monitoraggio degli ex-esposti ad
amianto
P. 11.2
Sviluppo del sistema informativo
della Prevenzione
Indicatore di programma
Valore
regionale
Baseline
(2014)
Valore
regionale
atteso 2018
Fonte
Disponibilità dei dati sugli ex esposti ai
Centri Operativi Regionali (COR)
Report annuale
IMPreS@, PERSON@
Banche dati: SDO,
NAR, INPS
Report
Disponibilità dei dati sugli ex esposti ai
Centri Operativi Regionali (COR)
(INDICATORE SENTINELLA)
PERSON@
aggiornamento
2014
PERSON@
Realizzazione
moduli
gestionali
INDICATORE SENTINELLA
Titolo
Programma
Azione/Programma
Obiettivo specifico
Definizione
Numeratore
Denominatore
Formula matematica
Fonte
Regione Lombardia
Valore
REALIZZAZIONE MODULI GESTIONALI
12 - PREVENZIONE E CONTROLLO RISCHIO AMIANTO
A.11.2.1/P.11.2
Sviluppo del sistema informativo della Prevenzione
Per accrescere l’efficienza operativa del COR si realizzano nuove funzionalità/moduli, all’interno del sistema informativo regionale della
prevenzione area PERSON@, per i Registri Mesoteliomi, i Tumori Nasosinusali e a Bassa Frazione Eziologica, per i soggetti esposti ed ex
esposti ad amianto. L’acquisizione on-line delle segnalazioni e delle denunce di m.p. da parte dei sanitari, pubblici, privati e liberi
professionisti dell’intera rete lombarda comporterà: ricezione automatica delle Segnalazione dei Casi; invio dati a Ma.P.I.; inserimento
nei Registri Nazionali; cooperazione applicativa con INPS per l’acquisizione delle storie professionali, estratto delle storie contributive.
PERSON@
Baseline 2014
2015
2016
2017
2018
PERSON@
(aggiornamento 2014)
Avvio studio
Conclusione studio
Applicazione sperimentale
Applicazione a sistema
132
Quadro delle azioni ed elementi principali di pianificazione
OBIETTIVO
SPECIFICO
REGIONALE
AZIONI
P11.1
A.11.1.1 Indagine e valutazione dei casi segnalati
e redazione report
P11.2
A.11.2.1 Attivazione di tavoli per la progettazione
dei moduli
TARGET
principale
lavoratori, cittadini
sistema
SOSTENIBILITA’
RISCHI
Non esposto a sostenibilità organizzativa
Lap Tumori professionali
Non esposto a rischi di sostenibilità
economica
Non esposto a sostenibilità organizzativa
Esposto a rischi di sostenibilità economica
Partecipazione attiva e responsabile
da parte dei componenti il tavolo
Disallineamento INPS per
cooperazione applicativa
CRONOPROGRAMMA
AZIONI
2015
2016
2017
2018
A.11.1.1 Indagine e valutazione dei casi segnalati e redazione report
A.11.2.1 Attivazione di tavoli per la progettazione dei moduli
133
P.13 PROGRAMMA: “SICUREZZA ALIMENTARE PER LA TUTELA DEL CONSUMATORE E SANITÀ
PUBBLICA VETERINARIA”
Descrizione del programma
Il sistema agro-alimentare lombardo è il più importante a livello italiano ed uno dei più rilevanti
nel contesto europeo, sia dal punto di vista della produzione primaria (allevamenti, coltivazione
di mangimi e di alimenti destinati all’alimentazione umana) che dell’industria alimentare
(settore lattiero-caseario, delle carni e dei mangimi, settore vitivinicolo, produzione e
trasformazione di cereali).
La Lombardia svolge un ruolo fondamentale anche nelle esportazioni dei prodotti alimentari,
sia di origine animale sia vegetale, verso i Paesi UE ed extra UE.
ORGANIZZAZIONE REGIONALE
In Regione Lombardia la competenza per la sicurezza alimentare e la sanità pubblica
veterinaria, nella DG Salute, è assegnata all’Unità Organizzativa Governo della Prevenzione e
Tutela Sanitaria, competente per gli alimenti di origine vegetale e i materiali destinati al
contatto con gli alimenti, e all’Unità Organizzativa Veterinaria, competente per gli alimenti di
origine animale e la sanità ed il benessere animale (ivi compresi gli animali di affezione), che
lavorano in stretto raccordo sugli argomenti comuni. A livello locale, nelle 15 ASL le stesse
competenze sono in capo rispettivamente ai Servizi di Igiene degli Alimenti e Nutrizione dei
Dipartimenti di Prevenzione Medici e ai Dipartimenti di Prevenzione Veterinari, che a loro volta
sono suddivisi in 3 aree: A - Sanità animale, B - Igiene degli alimenti di origine animale, C Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche.
La Direzione Generale Salute, nel rispetto delle regole di sistema e nell’ottica della
semplificazione amministrativa, persegue l’obiettivo di salute mediante politiche tese ad
assicurare i livelli essenziali di assistenza, migliorandone, di anno in anno, efficienza ed
efficacia.
L’attuale modello organizzativo della veterinaria pubblica lombarda, prevede i Dipartimenti di
prevenzione veterinari, deputati alla programmazione, monitoraggio, verifica e controllo delle
attività ed i Distretti veterinari, deputati alla erogazione delle prestazioni di sanità pubblica
veterinaria. La normativa nazionale, regionale ed i regolamenti aziendali definiscono i vari
livelli di autonomia organizzativa e di responsabilità.
I Servizi di Igiene degli Alimenti e Nutrizione sono parte del Dipartimento di Prevenzione
Medico: in base all’organizzazione aziendale, possono avere sia funzioni programmazione,
monitoraggio, verifica e controllo delle attività nonché di erogazione delle prestazioni, oppure
queste ultime sono in capo ai distretti territoriali.
Il POA redatto dalle ASL correla il modello organizzativo definito ai sensi della L.R. n. 33/2009
“Testo unico delle leggi regionali in materia di sanità” con la situazione territoriale di ciascuna
di esse.
Grazie ad un adeguato livello di informatizzazione, i Dipartimenti di prevenzione medici e
veterinari sono in grado di integrare i vari flussi informativi e di generarne di nuovi e completi,
destinati sia ad esigenze di gestione Regionale che al Ministero della Salute ed alla UE.
La programmazione e pianificazione delle attività aziendali (piano aziendale) avviene in
conformità alle regole di sistema, agli obiettivi strategici regionali e aziendali, al Manuale
Operativo delle Autorità Competenti Locali-Aziende Sanitarie Locali della Regione Lombardia,
alle disposizioni comunitarie, nazionali e regionali, a progetti, ad emergenze sanitarie, ad
eventuali istanze locali di portatori d’interesse (quali amministrazioni pubbliche, istituzioni,
associazioni, ecc.) ed a priorità territoriali, valutazione del rischio, corpus normativo, risorse
disponibili, nonché ogni altro elemento utile ad una erogazione efficace ed efficiente delle
prestazioni di sanità veterinaria e tutela della salute pubblica.
In particolare la UO Governo della Prevenzione e Tutela sanitaria, attraverso le delibere delle
Regole di Sistema e degli obiettivi dei Direttori Generali delle ASL definisce le priorità relative
134
alla sicurezza alimentare dei SIAN, integrandole con atti di indirizzo tematici quando
necessario.
Piano Regionale Integrato della sanità Pubblica veterinaria 2015-2018
Data la complessità del contesto sopra evidenziato il modello operativo di definizione degli
obiettivi strategici e delle priorità del Piano Regionale Integrato della sanità Pubblica
veterinaria 2015-2018 (DGR X/2935/2014) si sviluppa in un percorso che tiene conto degli
obiettivi della sanità pubblica veterinaria, delle informazioni disponibili relative ai problemi, del
contesto in cui si opera e, non ultime, delle risorse disponibili e delle istanze del territorio.
Nel Piano lo sviluppo di un programma con obiettivi chiari, definiti e misurabili discende da una
valutazione corretta ed oggettiva dei bisogni, dei problemi e delle domande di tutti i soggetti a
vario titolo coinvolti e dalla valutazione oggettiva delle informazioni epidemiologiche relative
alle diverse patologie, al rischio di tossinfezioni alimentari e alle contaminazioni chimico/fisiche.
In tal modo è possibile identificare, all’interno del contesto, le priorità, gli obiettivi e quindi i
processi che possono portare a dei risultati con un impatto positivo per il sistema produttivo e
per i consumatori.
Inoltre la programmazione degli obiettivi del piano regionale della prevenzione veterinaria
viene effettuata attraverso la disamina sequenziale di due aree distinte:
1. gli obiettivi vincolanti (es. quelli definiti da piani la cui obbligatorietà discende da norme)
2. gli obiettivi strategici: individuati dalla Regione attraverso la metodologia della scorecard.
Entrambe le aree vengono declinate nella pianificazione locale dalle ASL attraverso un percorso
top down di recepimento degli obiettivi e successiva fase attuativa bottom up definita
attraverso la score card locale.
Questo approccio garantisce l’individuazione della programmazione locale in ottemperanza alle
norme e in considerazione del contesto locale (es. pianura, collina, montagna), produttivo e
della disponibilità di risorse.
Malattie trasmesse da alimenti
Con la DGR x/3130/2015 “Revisione ed aggiornamento degli interventi di sorveglianza,
prevenzione, profilassi e controllo delle malattie infettive con ottimizzazione della lettura dei
"segnali" in vista di EXPO 2015”, che aggiorna la DGR VI/18853/2004 “Sorveglianza, notifica e
controllo delle malattie infettive: revisione e riordino degli interventi di prevenzione in Regione
Lombardia”, nell’ambito più generale delle malattie infettive, di cui le malattie trasmesse da
alimenti fanno parte, si è implementato il sistema informativo di notifica delle malattie
infettive, rispondente alle direttive europee e nazionali in materia di sorveglianza delle malattie
trasmissibili, e si è definita una rete di laboratori atti ad effettuare indagini microbiologiche con
finalità epidemiologiche, onde disporre di dati approfonditi sulle malattie infettive di maggior
impatto quali - quantitativo (meningiti, malattie trasmesse da alimenti, influenza da virus
emergenti).
Gestione delle emergenze
A seguito dell’entrata in vigore del Regolamento (CE) 178/2002, che al Capo IV affronta, tra
l’altro, la gestione delle crisi, con decreto n. 8029 del 21/07/2008 “Piano di emergenza per la
sicurezza di alimenti e mangimi”, la DG Sanità di Regione Lombardia ha istituito l’Unità di Crisi
regionale, assegnando compiti e modalità gestionali, e ha dato indicazioni alle ASL affinché
ognuna istituisse la propria Unità di Crisi. Inoltre con Decreto n. 9008 del 06/08/2007 “Linee
guida per la gestione delle emergenze epidemiche e non epidemiche dei Dipartimenti di
Prevenzione Veterinari” sono state fornire indicazioni ai Dipartimenti di Prevenzione Veterinari
delle ASL sulla cui base elaborare specifici piani di intervento per fronteggiare emergenze
epidemiche e non epidemiche.
Allergie alimentari e sicurezza del consumatore
Aspetti cruciali per la tutela del consumatore soggetto ad allergia o intolleranza alimentare
sono la sua informazione nel caso di prodotti sfusi (es. nel settore della ristorazione) e la
135
corretta etichettatura dei prodotti confezionati. Il Regolamento (UE) 1169/2011 individua tra le
informazioni obbligatorie da riportare in etichetta la presenza di qualsiasi ingrediente o
coadiuvante tecnologico presente in un apposito elenco (allegato II del Regolamento) che
provochi allergie o intolleranze usato nella fabbricazione o nella preparazione di un alimento. Il
Regolamento prevede inoltre che gli operatori del settore alimentare assicurino che le
informazioni obbligatorie sugli alimenti non preimballati siano fornite, ove richiesto, al
consumatore finale.
Altro aspetto rilevante è infine l’informazione e formazione degli addetti alla
produzione/distribuzione/somministrazione di prodotti alimentari.
Al fine di garantire un adeguato livello di protezione del consumatore affetto da intolleranza al
glutine, la DG Salute di Regione Lombardia ha predisposto delle indicazioni alle ASL per il
controllo ufficiale delle imprese alimentari che producono e/o somministrano e/o vendono
alimenti non confezionati preparati con prodotti senza glutine, destinati direttamente al
consumatore finale (decreto n. 7310 del 31 luglio 2013).
Iodoprofilassi
L'Intesa Stato Regioni del 26 febbraio 2009 ha stabilito la costituzione di un Osservatorio
Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi (OSNAMI). Per quanto riguarda il
monitoraggio della TSH neonatale, a livello regionale è stato individuato l’ICP Ospedale dei
Bambini Buzzi di Milano quale laboratorio di riferimento regionale per lo screening neonatale, il
quale garantisce il flusso informativo all’ISS.
Il problema della carenza iodica e le relative misure correttive riguardano diversi livelli di
governo, comportamenti individuali e collettivi, anche relativi al consumo di sale, la
produzione, la distribuzione, la formazione ai pediatri ed ai medici di medicina generale, la
raccolta e la trasmissione dei dati a livello di ASL e Regioni.
In Italia la quantità di iodio assunta con gli alimenti non è generalmente sufficiente a
garantirne l'apporto giornaliero raccomandato (150 mcg): poiché per integrarne l’assunzione
basta usare sale arricchito di iodio al posto del comune sale da cucina, fermo restando
l’indicazione a contenere l’apporto di sale, un’azione basilare di prevenzione è la promozione
dell’utilizzo del sale iodato nella ristorazione pubblica e collettiva. Per quanto riguarda la
ristorazione collettiva, le linea guida regionali per la ristorazione scolastica prevedono per le
ASL la verifica dell'utilizzo del sale iodato presso le mense scolastiche e dell’inserimento di tale
sale nei capitolati di appalto dei Comuni. L’attività di verifica del contenuto di iodio nelle
confezioni di sale immesse sul mercato verrà inserita nei controlli previsti presso le imprese
alimentari.
Accordo Stato – Regioni 7 Febbraio 2013
A seguito dell’istituzione nel 2009 di un gruppo di lavoro composto da personale regionale e
delle ASL è stato elaborato il Manuale Operativo delle Autorità Competenti Locali - Standard di
Organizzazione e Funzionamento ai sensi del Reg. (CE) n. 882/2004, che descrive gli standard
minimi di organizzazione e funzionamento dei Servizi delle ASL della Regione Lombardia
deputati al controllo ufficiale in campo alimentare. Il Manuale Operativo ha i seguenti obiettivi:
• definire le procedure operative delle attività che compongono il controllo ufficiale;
• riconoscere un sistema di categorizzazione del rischio correlato con le caratteristiche delle
attività produttive, degli alimenti, dei mangimi, nonché con lo stato sanitario degli animali
destinati al consumo umano;
• progettare un sistema di auditing (dei sistemi organizzativi e gestionali, dei processi, dei
prodotti), che agisca nell’ottica del miglioramento continuo delle attività di controllo;
• revisionare del sistema di raccolta, elaborazione e valutazione dei dati del controllo
ufficiale tenendo conto dei sistemi informatici già in essere o in via di realizzazione;
• sviluppare competenze sui controlli ufficiali nel campo della sicurezza alimentare, salute e
benessere animale, secondo criteri di gestione e di assicurazione della qualità, in relazione
136
al Reg. (CE) n. 882/2004.
Il recepimento del Manuale Operativo da parte delle ASL è stato obiettivo dei Direttori Generali
nel 2011 e conseguentemente le ASL hanno rivisto i documenti/procedure aziendali in essere.
Nel biennio 2011–2012 è stata realizzata della formazione specifica sul Manuale e quindi sugli
elementi del controllo ufficiale ai sensi del Reg. (CE) n. 882/2004.
A seguito dell’elaborazione della strategia di audit ex art. 4 (6) del Reg. (CE) n. 882/2004, è
stata realizzata della formazione specifica per auditors e per il personale ASL auditato
(responsabili SIAN e responsabili aree dei DPV).
Tutto il percorso contribuisce all’attuazione dell’Intesa Stato Regioni del 7 febbraio 2013.
Laboratori di Prevenzione delle ASL e Istituto Zooprofilattico Sperimentale
I 10 Laboratori di Prevenzione delle ASL svolgono attività analitica microbiologica e chimica a
supporto dell'attività di controllo dei Dipartimenti di Prevenzione Medici delle ASL. Nell’ambito
del controllo ufficiale per la sicurezza alimentare, garantiscono quindi le analisi microbiologiche
e chimiche degli alimenti di origine non animale e dei materiali destinati al contatto con gli
alimenti, nonché delle acque destinate al consumo umano.
Con la DGR IX/4441/2012 e la DGR X/1103/2013 si è formalizzato il percorso in atto da alcuni
anni per la razionalizzazione dei laboratori di prevenzione delle ASL, attraverso la
riqualificazione delle attività analitiche e basato sui principi di efficienza e di economicità. Con
la DGR n. X/1103/2013, in particolare, sono stati individuati i Laboratori di Riferimento
regionale per quelle analisi che richiedono significativi investimenti in relazione alle metodiche
analitiche e/o per quelle eseguite su un numero non elevato di campioni, riconoscendo la
sussistenza, ove presente, di condizioni di operatività strumentale adeguata agli standard
stabiliti dall'Europa.
Per quanto riguarda il ruolo dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e
dell’Emilia Romagna, nell’ambito sia degli obiettivi vincolanti che strategici, esso assicura alla
Regione il supporto tecnico scientifico per la identificazione e gestione dei rischi in materia di
Sanità animale e sicurezza alimentare. Tale impegno si rende concreto anche grazie alla
capillare presenza sul territorio delle sezioni provinciali, sia attraverso la disponibilità di
laboratori diagnostici di avanguardia sia con attività specifiche a valenza strategica a supporto
della programmazione e pianificazione delle attività dei Dipartimenti di Prevenzione Veterinaria
nei campi della sicurezza alimentare, della prevenzione ed eradicazione delle malattie degli
animali, del benessere animale e della tutela ambientale.
Obiettivo generale
L’obiettivo generale del Programma è la tutela della salute del consumatore “dal campo alla
tavola”, come recita lo slogan della Commissione europea. Tale obiettivo viene perseguito
attraverso:
• la verifica della sicurezza dei prodotti alimentari
• la tutela della sicurezza ambientale
• il controllo delle malattie a carattere zoonosico
• la prevenzione delle malattie animali
• la promozione della sostenibilità e della competitività delle produzioni agro-zootecniche
regionali
ai quali si affianca la promozione del benessere e dell’interazione uomo-animale.
Setting
Il programma è rivolto alla tutela del consumatore, inteso dalla normativa alimentare come il
consumatore finale di un prodotto alimentare che non utilizzi tale prodotto nell'ambito di
un'operazione o attività di un'impresa del settore alimentare (Reg. (CE) 178/2002).
Il Programma è sviluppato presso le ASL, con la collaborazione delle Aziende Ospedaliere e
dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia ed Emilia Romagna.
Target sono i cittadini lombardi di tutte le età.
137
Il programma spazia dalla prevenzione umana e animale, al supporto al mondo economico
della produzione, fino alla dimensione etica, ovvero il concetto della salute in senso olistico.
Trasversale a tutte le aree di intervento è il concetto fondamentale di “One Health” quale
approccio interdisciplinare e globale alla salute e al benessere delle persone e animali.
Trasversalità (intersettoriale, multisettoriale)
Il programma prevede un approccio integrato alla tutela della salute pubblica tra i diversi
soggetti che costituiscono il sistema lombardo con il coinvolgimento e la responsabilizzazione
di tutti i livelli della filiera alimentare, comprese le associazioni di categoria e dei consumatori.
Regione Lombardia ha istituito, con DGR X/11052/2013, il “Tavolo regionale di coordinamento
per la sicurezza alimentare e la sanità pubblica veterinaria”, che dà attuazione, in via
sperimentale, a quanto previsto dall’”Intesa sulle linee guida in materia di controlli ai sensi
dell’art 14, comma 5, del Decreto Legge 09 febbraio 2012 n 5, convertito con modificazioni
dalla legge 04 aprile 2012 n 35”, prevedendo che le attività di controllo delle Autorità
Competenti in materia di sicurezza alimentare siano realizzate in modo condiviso e coordinato.
138
Obiettivi specifici e indicatori
MOC
10
10
Indicatore
Obiettivo
centrale
10.1.1
10.2.1
Obiettivo specifico regionale
P13.1
Adottare piani di controllo integrati
per la gestione del rischio biologico,
fisico e chimico (ambientale e
tecnologico) nelle matrici alimentari
e negli alimenti per animali,
nell’ottica dell’integrazione tra
sanità pubblica, ambiente e
agricoltura
P13.2
Ridurre il fenomeno dell’antibiotico
resistenza tramite la corretta
gestione del farmaco
Indicatore di programma
13.1.1 - Adozione di protocolli per la
definizione di controlli integrati
13.2.1 - Adozione di iniziative finalizzate
all’implementazione del sistema
informativo nazionale per la tracciabilità
del farmaco veterinario
Valore regionale
Baseline
Protocollo di intesa
per istituzione tavolo
regionale di
coordinamento delle
AACC in materia di
controlli per la
sicurezza alimentare
Protocollo di intesa
Ministero della
Salute, Regione
Lombardia e Istituto
Zooprofilattico della
Lombardia ed Emilia
Fonte
Regione
Regione
Valore regionale
atteso 2018
Formalizzazione di un
programma
quadriennale di
controllo coordinato tra
le AACC in materia di
sicurezza alimentare
100% Svolgimento di
almeno 1 evento/anno
per Regione di
sensibilizzazione/infor
mazione/formazione
sull'informatizzazione
della gestione del
farmaco, rivolto ai
portatori di interesse (a
partire dai distributori
e grossisti fino a
coinvolgere i medici
veterinari prescrittori
se e quando l'obbligo di
ricetta elettronica sarà
a regime)
139
10
9
10.3.1
9.5.1
9.5.2
P13.3
Sviluppare protocolli di
collaborazione tra
ospedali/laboratori di diagnostica/
sorveglianza umana e laboratori
deputati alla
diagnostica/sorveglianza nel settore
alimentare e veterinario
10.4.1
10
10
10.4.2
10.5.1
10.5.2
P13.4
Completare i sistemi anagrafici
P13.5
Gestire le emergenze veterinarie e
relative alla sicurezza alimentare
epidemiche e non e gli eventi
straordinari
13.3.1 - Protocolli di collaborazione che
garantiscano un panel di analisi
routinarie per la diagnosi di malattie
trasmissibili dagli animali e con gli
alimenti (almeno il set di patogeni
previsti dalla direttiva 2003/99),
conforme ai migliori standard
internazionali
13.4.1 - Inserimento nel Sistema
Informativo Nazionale per la gestione
delle anagrafiche degli OSM (piattaforma
SINVSA) di tutti i nuovi operatori del
settore dei mangimi (OSM) registrati o
riconosciuti a partire dal 2015 e
trasferimento delle anagrafiche
preesistenti in possesso di Regioni e P.A.
secondo le tempistiche e le modalità
dettate dal Piano Nazionale
Alimentazione Animale 2015-2017
13.4.2 - Adeguamento delle anagrafiche
gestite dalle Autorità competenti alla
“Masterlist regolamento CE 852/2004”
13.5.1 - Predisposizione di piani
operativi integrati di intervento per la
gestione delle emergenze/eventi
straordinari
Definizione formale
delle modalità di
segnalazione e
notifica delle malattie
trasmesse da
alimenti e animali
(nell’ambito generale
delle malattie
infettive) con
individuazione dei
laboratori di
riferimento per le
analisi sia del
campione umano che
alimentare
Presente un'anagrafe
imprese riconosciute
in SIVI e a livello
regionale e locale dei
registrati
Presente un'anagrafe
imprese a livello
regionale e locale
Indicazioni alle ASL
(DPM e DPV) per la
gestione delle
emergenze, con
istituzione di Unità di
Crisi integrate a
livello locale
Mantenimento dei
flussi informativi e
operativi per la
gestione di MTA e
zoonosi
Regione
SINVSA
Impres@ a livello
regionale e
database
aziendali per gli
alimenti di origine
non animale
SIVI per Regione
e DPV per
alimenti di origine
animale
Regione
Predisposizione di un
atto di
programmazione
regionale per la
gestione delle MTA con
conseguente eventuale
adeguamento delle
capacità analitiche dei
Laboratori
completamento
anagrafe OSM in
Sinsva come da
indicazioni PNAA
Allineamento anagrafi
regionali e locali con
Masterlist
Aggiornamento linee
guida
140
13.5.2 - Svolgimento di almeno un
evento esercitativo di scala regionale, in
applicazione del piano di emergenza,
riguardante la sicurezza alimentare
10
10
10.6
10.7.1
P 13.6
Prevenire le malattie infettive e
diffusive di interesse veterinario
trasmissibili tramite vettori animali
P 13.7
Assicurare un’appropriata capacità
di laboratorio della rete dei
laboratori pubblici
13.5.3 - Svolgimento di almeno un
evento esercitativo di scala regionale, in
applicazione del piano di emergenza
riguardante una malattia animale
13.6.1 - I piani di sorveglianza sanitaria
degli animali selvatici devono avere
come obiettivo prioritario la rapida
rilevazione di un determinato agente
eziologico nel territorio soggetto a
sorveglianza (early detection), nonché la
contestuale raccolta di dati sanitari per
la valutazione del rischio circa la
trasmissione di tale agente alle
popolazioni domestiche e agli esseri
umani e sulla base di questa l'adozione
di idonee misure di gestione. Le malattie
da sottoporre a sorveglianza sono: Afta
epizootica, Peste suina classica, peste
suina africana, rabbia, influenza aviaria,
west nile disease, pseudopeste aviare,
brucellosi, tubercolosi
13.7.1 - Riesame annuale della capacità
di laboratorio da parte delle Autorità
competenti in coerenza con gli standard
di funzionamento di cui all’Intesa Stato
Regioni del 7 febbraio 2013
Effettuazione nel
2012 di un evento
esercitativo che ha
coinvolto DPM, DPV,
ISZLER, Laboratori di
Prevenzione delle
ASL e con la
partecipazione di
dirigenti della
Protezione Civile di
associazioni di
volontariato
Decreto DGS n. 9008
del 06/08/2007
PRISPV2012-2014
Indicazioni ai SIAN e
ai Laboratori di
Prevenzione delle
ASL relativamente a
campionamenti e
analisi di matrici
alimentari
Per quanto riguarda
gli alimenti di origine
animale
individuazione dei
pericoli e definizione
dei piani di analisi
Regione
Regione
Regione
Regione
Organizzazione di 1
evento regionale
Organizzazione di 1
evento regionale
Piano di sorveglianza
per almeno 4 delle
malattie di cui alla
definizione
Predisposizione di
programmazione
regionale dei
campionamenti con
aggiornamento delle
capacità analitiche dei
Laboratori di
Prevenzione delle ASL
Piani di controllo
141
13.8.1 - Predisposizione e realizzazione
di piani di informazione/comunicazione
rivolti alle popolazioni target
10
10.8
10
10.9.1
10
P 13.8
Prevenire il randagismo, comprese
misure che incentivino le iscrizioni
in anagrafe degli animali da
affezione, ed i relativi controlli, sui
canili e rifugi
P13.9
Aumentare l'offerta di alimenti
idonei a soggetti allergici e
intolleranti, ivi inclusi le persone
celiache
13.8.2 - Proporzione di cani identificati e
iscritti all’anagrafe regionale, restituiti al
proprietario, rispetto al numero di cani
catturati
PRISPV2012-2014
13.8.3 - Proporzione di controlli
effettuati rispetto al numero di
canili/rifugi presenti sul territorio
PRISPV2012-2014
13.9.1 - Realizzazione di un programma
integrato di formazione/informazione per
gli operatori del settore alimentare
Eventi formativi su
celiachia organizzati
dalle ASL nei loro
piani formativi
annuali.
13.10.1 - Implementazione di un flusso
informativo per la comunicazione del
monitoraggio del Tsh neonatale
10.10.1
PRISPV2012-2014
Esistenza flusso,
implementato da ICP
Ospedale dei Bambini
Buzzi di Milano
Regione
Realizzazione di un
piano di informazione
/comunicazione rivolto
alla popolazione
finalizzato a
promuovere una
corretta interazione
uomo-animale
Regione
Mantenimento del
valore attuale( per le
Regioni con valori >
55%)
Regione
Almeno 1 controllo
/anno per ciascun
rifugio e canile
sanitario non gestito
direttamente dal
servizio veterinario
della ASL
Regione
Inserimento nel piano
formativo annuale di
almeno un evento sulle
intolleranze e allergie
alimentari
Osservatorio
nazionale ISS e
MS
P13.10
Ridurre i disordini da carenza iodica
10
10.10.2
13.10.2 - Proporzione di controlli che
rilevano la presenza di sale iodato
presso punti vendita e ristorazione
collettiva
Non rilevato
Impres@
Monitoraggio ed
eventuale
efficientamento del
sistema di trasmissione
dei dati all'ISS secondo
il format in uso
Creazione di un
sistema standardizzato
tra le ASL di raccolta
dei dati relativi ai
controlli e trasmissione
a Ministero e ISS
secondo format fornito
dal Ministero/ISS
142
10
10
10.11.1
10.12.1
P13.11
Formare adeguatamente in merito
alle tecniche e all'organizzazione del
controllo ufficiale
P13.12
Realizzare gli audit previsti
dall'articolo 4, paragrafo 6, del
regolamento CE 882/2004
INDICATORE SENTINELLA
Titolo
Programma
Azione/Programma
Obiettivo specifico
Definizione
Numeratore
Denominatore
Formula matematica
Fonte
Regione Lombardia
Valore
13.11.1 - Percentuale di personale
formato per il corso base previsto
dall'accordo, sul totale del personale
afferente ai Servizi dell’Autorità
competente
13.12.1 - Rendicontazione dell'attività di
audit svolta
(INDICATORE SENTINELLA)
Formazione relativa
ad aspetti specifici
del controllo ufficiale
inserita nel piano di
formazione annuale
regionale/aziendale
Strategia di audit
2013-2014 sui SIAN.
PRISPV2012-2014
Regione
Regione Questionario LEA
(Format
ministeriale)
Indicatore AAJ1.4
Inserimento nel piano
formativo regionale e
aziendale annuale di
corsi ai sensi
dell'Accordo Stato
Regioni
Svolgimento attività di
audit su tutte le
autorità competenti
locali (ASL) con
copertura di tutti i
sistemi di controllo di
cui al “Country Profile
Italia” della CE.
AUDIT PREVISTI DALL'ARTICOLO 4, PARAGRAFO 6, DEL REGOLAMENTO CE 882/2004
13 - SICUREZZA ALIMENTARE PER LA TUTELA DEL CONSUMATORE E SANITÀ PUBBLICA VETERINARIA
A13.12.1 -2/P.13.12.1
Realizzare gli audit previsti dall'articolo 4, paragrafo 6, del regolamento CE 882/2004
Il Regolamento (CE) 882/2004 prevede che la verifica dell’efficacia e dell’appropriatezza dei controlli ufficiali effettuati dai Servizi
competenti delle ASL (SIAN e DPV) sugli Operatori del Settore Alimentare sia effettuata anche mediante l’esecuzione di audit da parte
dell’Autorità Competente regionale.
La DG Salute (UO Prevenzione e UO Veterinaria) svolgerà quindi un’attività di audit nei settori di pertinenza e auditerà le autorità
competenti locali (SIAN e DPV) almeno una volta entro il 2018.
n. audit effettuati
n. audit da effettuare (15 ASL e 8 Sistemi di Controllo)
percentuale
Regione - Questionario LEA (Format ministeriale)
Baseline 2014
2015
2016
2017
2018
100% ASL
15%
50%
75%
100%
143
Quadro delle azioni ed elementi principali di pianificazione
OBIETTIVO
SPECIFICO
REGIONALE
P13.1
A13.1.1 Definizione di un programma sperimentale di controlli
coordinati in alcuni settori di interesse
A13.1.2 Implementazione di Ars Alimentaria come data base comune
dei controlli
A13.1.3 Definizione Piano Regionale Integrato dei Controlli (PRIC)
A13.2.1 Programma sperimentale sulla dematerializzazione della
ricetta veterinaria
P13.2
P13.3
A13.2.2 Prova in campo
A13.2.3 eventi formativi agli operatori della filiera sull’uso
responsabile del farmaco veterinario e sui rischi dell’antibiotico
resistenza
A.13.3.1 Predisposizione atto di indirizzo sulla gestione delle Malattie
trasmesse da Alimenti (MTA)
A.13.3.2 Mantenimento dei flussi informativi e operativi per la
gestione di MTA e zoonosi
A13.4.1 Verifica della rispondenza delle anagrafi attuali con Masterlist
P13.4
P13.7
AACC
AACC
AACC
Operatori Filiera, Dipartimenti
Veterinari
Operatori Filiera, Dipartimenti
Veterinari
Operatori filiera
Regione/ASL/
Laboratori
Regione/ASL/
Laboratori
Regione
A13.4.2 Adeguamento delle anagrafiche gestite dalle Autorità
competenti alla “Masterlist regolamento CE 852/2004”
A13.4.3 Adeguamento anagrafiche OSM nel rispetto del
cronoprogramma stabilito dal PNAA
Regione
A13.5.1 Aggiornamento degli indirizzi alle ASL per la predisposizione
dei protocolli operativi per la gestione delle emergenze
Regione e SIAN/DPV
P13.5
P13.6
TARGET
principale
AZIONI
Regione
A13.5.2 Preparazione e realizzazione dell’evento esercitativo
Regione, SIAN/DPV, Autorità e
Operatori coinvolti
A13.6.1 Adozione di piani di sorveglianza e controllo nei confronti di
TBC, Bruc, Peste suina, Influenza aviaria e west nile disease
DPV e operatori filiera
A13.6.2 Interventi di formazione, informazione DPV
DPV e operatori filiera
A.13.7.1 Predisposizione/aggiornamento della programmazione
regionale dei campionamenti con aggiornamento delle capacità
analitiche dei Laboratori di Prevenzione delle ASL
Regione/ASL/
Laboratori
SOSTENIBILITA’
Sostenibilità organizzativa:
assegnazione obiettivi a DG
ASL
Non esposto a rischi di
sostenibilità economica
RISCHI
Mancata collaborazione di
tutte le AACC
Sostenibilità organizzativa:
coordinamento con
Operatori
Non esposto a rischi di
sostenibilità economica
Sostenibilità organizzativa:
assegnazione obiettivi a DG
ASL
Non esposto a rischi di
sostenibilità economica
Sostenibilità organizzativa:
azione di sistema
Sostenibilità economica:
adeguamento data base
Sostenibilità organizzativa:
assegnazione obiettivi a DG
ASL
Non esposto a rischi di
sostenibilità economica
Sostenibilità organizzativa:
coinvolgimento Operatori
Non esposto a rischi di
sostenibilità economica
Sostenibilità organizzativa:
assegnazione obiettivi a DG
ASL
Sostenibilità economica:
144
adeguamento capacità
analitiche dei Laboratori di
Prevenzione delle ASL
13P.8
P13.9
P13.10
P13.11
A.13.8.1 Eventi di formazione sul possesso responsabile degli animali
d’affezione e sugli obblighi di identificazione in tutti i DPV
A13.8.2 Attivazione sistemi per facilitare le restituzione dei cani
catturati ( sms)
Cittadini
A13.8.3 piano di controllo sui canili sanitari e rifugio
DPV e operatori
A13.10.1 Attivazione di un tavolo di lavoro con le ASL, le associazioni
dei consumatori e di categoria per la predisposizione di indirizzi per la
formazione sulle intolleranze e allergie alimentari
A13.10.2 Predisposizione di indirizzi alle ASL per l’inserimento nei
piani formativi annuali di eventi dedicati alle intolleranze e allergie
alimentari e rivolte alle varie categorie di stakeholders (scuole,
associazioni di categoria, responsabili mense socio-sanitarie…)
A13.10.1 Monitoraggio ed eventuale efficientamento del sistema di
trasmissione dei dati del monitoraggio del Tsh neonatale all'ISS
secondo il format in uso
A13.10.2 Predisposizione di indirizzi alle ASL per il controllo della
presenza di sale iodato presso punti vendita e ristorazione collettiva
A13.10.3 Adeguamento del database regionale per la raccolta dei dati
provenienti dai controlli ASL e la rendicontazione a Ministero e ISS
secondo format fornito dagli stessi
A13.11.1 Predisposizione di indirizzi (alle ASL) per l’inserimento nei
piani formativi annuali di eventi dedicati alle tecniche e
all'organizzazione del controllo ufficiale
A13.11.2 Attuazione eventi formativi
P13.12
A13.12.1 Predisposizione della strategia di audit 2015-2018 sui
Dipartimenti
A13.12.2 Svolgimento attività di audit su tutte le autorità competenti
locali (ASL) con copertura di tutti i sistemi di controllo di cui al
“Country Profile Italia” della CE
DPV, Operatori e cittadini
SIAN/stakeholders
SIAN/stakeholders
Regione/Ospedale Buzzi
SIAN
Regione/SIAN
SIAN/DPV
SIAN/DPV
SIAN/DPV
SIAN/DPV
Sostenibilità organizzativa:
assegnazione obiettivi a DG
ASL
Sostenibilità economica:
impegno di spesa già
previsto
Sostenibilità organizzativa:
assegnazione obiettivi a DG
ASL
Non esposto a rischi di
sostenibilità economica
Mancata adesione degli
stakeholders/mancata
rappresentatività degli
stakeholders
Sostenibilità organizzativa:
assegnazione obiettivi a DG
ASL
Sostenibilità economica:
adeguamento data base
Impres@
Mancata disponibilità da
parte del Ministero/ISS
del format di
rendicontazione/flusso
standardizzato
Sostenibilità organizzativa:
assegnazione obiettivi a DG
ASL
Non esposto a rischi di
sostenibilità economica
Sostenibilità organizzativa:
assegnazione obiettivi a DG
ASL
Non esposto a rischi di
sostenibilità economica
145
CRONOPROGRAMMA
AZIONI
2015
2016
2017
2018
A13.1.1 Definizione di un programma sperimentale di controlli coordinati in alcuni settori di interesse
A13.1.2 Implementazione di Ars Alimentaria come data base comune dei controlli
A13.1.3 Definizione PRIC
A13.2.1
A13.2.2
A13.2.3
A13.4.1
A13.4.2
A13.4.3
Programma sperimentale sulla dematerializzazione della ricetta veterinaria
Prova in campo
Eventi formativi agli operatori della filiera sull’uso responsabile del farmaco veterinario e sui rischi dell’antibiotico resistenza
Verifica della rispondenza delle anagrafi attuali con Masterlist
Adeguamento delle anagrafiche gestite dalle Autorità competenti alla “Masterlist regolamento CE 852/2004”
Adeguamento anagrafiche OSM nel rispetto del cronoprogramma stabilito dal PNAA
A13.5.1 Aggiornamento degli indirizzi alle ASL per la predisposizione dei protocolli operativi per la gestione delle emergenze
A13.5.2 Preparazione e realizzazione dell’evento esercitativo
A13.6.1 Adozione di piani di sorveglianza e controllo nei confronti di TBC, Bruc, Peste suina, Influenza aviaria e west nile disease
A13.6.2
A.13.7.1
A.13.8.1
A13.8.2
A13.8.3
A13.9.1
A13.9.2
Interventi di formazione, informazione DPV
Aggiornamento capacità analitiche laboratori pubblici
Eventi di formazione sul possesso responsabile degli animali d’affezione e sugli obblighi di identificazione in tutti i DPV
Attivazione sistemi per facilitare le restituzione dei cani catturati ( sms)
Piano di controllo sui canili sanitari e rifugio
Predisposizione di indirizzi alle ASL per il controllo della presenza di sale iodato presso punti vendita e ristorazione collettiva
Adeguamento del database regionale per la raccolta dei dati provenienti dai controlli ASL e la rendicontazione a Ministero e ISS
secondo format fornito dagli stessi
A13.10.1 Attivazione di un tavolo di lavoro con le ASL, le associazioni dei consumatori e di categoria per la predisposizione di indirizzi per la
formazione sulle intolleranze e allergie alimentari
A13.10.2 Predisposizione di indirizzi alle ASL per l’inserimento nei piani formativi annuali di eventi dedicati alle intolleranze e allergie
alimentari e rivolte alle varie categorie di stakeholders (scuole, associazioni di categoria, responsabili mense socio-sanitarie…)
A13.11.1 Predisposizione di indirizzi (alle ASL) per l’inserimento nei piani formativi annuali di eventi dedicati alle tecniche e
all'organizzazione del controllo ufficiale
A13.11.2 Attuazione eventi formativi
A13.12.1 Predisposizione della strategia di audit 2015-2018 sui Dipartimenti
A13.12.2 Svolgimento attività di audit su tutte le autorità competenti locali (ASL) con copertura di tutti i sistemi di controllo di cui al
“Country Profile Italia” della CE
146
Allegato
Quadro d’insieme indicatori regionali
147
MOC 1. Ridurre il carico prevenibile ed evitabile di morbosità, mortalità e disabilità delle malattie non trasmissibili
Obiettivo centrale
1.1. Stesura e realizzazione di un piano di
azione intersettoriale di promozione della
salute nei diversi ambiti, con definizione di
accordi e condivisione di indirizzi con i
settori della pianificazione territoriale
1.2. Aumentare i bambini in allattamento
materno esclusivo fino al sesto mese (180
giorni di vita)
Codice
indic.
1.1.1
Nome indicatore
Numero di accordi quadro
intersettoriali nazionali
attivati e/o mantenuti
1.1.2
Proporzione di Regioni che
hanno recepito gli accordi
1.2.1
Prevalenza di bambini
allattati al seno alla fine del
sesto mese
Definizione operativa
Valore Baseline
RL
Standard
Standard RL
Da definire nell’ambito
delle Azioni centrali di
supporto al PNP di cui al
Paragrafo 1.3 del Piano
nazionale della
prevenzione 2014-2018
(Intesa Stato Regioni 13
novembre 2014)
Da definire nell’ambito delle Azioni centrali di supporto al PNP di cui al
Paragrafo 1.3 del Piano nazionale della prevenzione 2014-2018 (Intesa Stato
Regioni 13 novembre 2014)
Fonte dei dati
Da definire nell’ambito delle
Azioni centrali di supporto al PNP
di cui al Paragrafo 1.3 del Piano
nazionale della prevenzione 20142018 (Intesa Stato Regioni 13
novembre 2014)
Prevalenza di donne con figli minori di 6 anni che
riferiscono di aver allattato al seno per sei mesi Anni 2012-2013: 52,6%
o più
61% (alla seconda
vaccinazione –
Survey 2012 DG
salute Regione
Lombardia)
Proporzione di istituti scolastici di ogni ordine e
grado che aderiscono, sulla base di un accordo
stipulato tra Regione e Ufficio Scolastico
Regionale, ai programmi di promozione della
salute nel contesto scolastico con almeno l’80%
delle classi target
Ogni Regione individua il
proprio valore baseline
Ogni Regione individua il
suo standard. Lo
standard nazionale è:
n. 262 istituti pari al 100% delle Regioni
copertura pari al 30%
raggiunge almeno l'80%
22% (anno 2014)
degli istituti pubblici
Fonte USR/MIUR
dello standard
(circa 350 IC)
individuato dalla Regione
2013/2014
stessa (con un minimo
del 10% di scuole
coinvolte)
Regione
Anno 2013: 27,2%
24,4%
ISTAT Multiscopo
Salute 2013
<23%
Istat. Indagine multiscopo sulle
famiglie “Aspetti della vita
quotidiana”
1.3. Promuovere il potenziamento dei fattori
di protezione (life skill, empowerment) e
1.3.1
l’adozione di comportamenti sani
(alimentazione, attività fisica, fumo e alcol)
nella popolazione giovanile e adulta
Proporzione di istituti
scolastici che aderiscono
(con almeno l’80% delle
classi) alla progettazione
regionale specifica
1.4. Ridurre il numero di fumatori
Prevalenza di fumatori nella
Prevalenza di fumatori di età 18-69 anni
popolazione
1.4.1
Valore Baseline
1.5. Estendere la tutela dal fumo passivo
1.5.1
Prevalenza di persone che
riferiscono che nel proprio
ambiente di lavoro il divieto
di fumo è sempre o quasi
sempre rispettato
1.6. Ridurre il consumo di alcol a rischio
1.6.1
Prevalenza di persone di età 18-69 anni con
Prevalenza di consumatori di consumo a rischio di alcol (consumo abituale
alcol a rischio
elevato + consumo binge + consumo fuori
pasto)
Prevalenza di persone di età 18-69 anni che
lavorano in locali chiusi e che rispondono
“sempre” o “quasi sempre” alla domanda sul
rispetto del divieto di fumo sul luogo di lavoro
>62%
+25%
-10,0%
ISTAT. Indagine Multiscopo
Condizioni di salute e ricorso ai
servizi sanitari
Anno 2013: 91,4%
96,5%
RL EUPOLIS survey
2013
+5%
mantenimento >90%
RL Aggiornamento dati ISTAT
nell’ambito del “Piano di
valorizzazione
dei contenuti dell’Indagine Istat
Salute 2013 e Aspetti della vita
quotidiana’” coordinato da
Regione Piemonte
Eventuale integrazione con
Survey regionale (Éupolis)
dedicata
Anno 2013: 16,7%
25,4%
ISTAT “Aspetti vita
quotidiana” 2013
-15%
<25%
Indagine multiscopo sulle
famiglie “Aspetti della vita
quotidiana”
1.7. Aumentare il consumo di frutta e
verdura
1.7.1-2
Prevalenza delle persone
che consumano almeno 3
porzioni di frutta e/o
verdura al giorno
Prevalenza di persone di età 18-69 anni che
consumano abitualmente 3 o più porzioni di
frutta e/o verdura al giorno
Anno 2013: 46,7%
50,3%
RL EUPOLIS survey
2013
+10%
Prevalenza di bambini di età 8-9 anni che
consumano almeno 2 volte al giorno frutta e/o
verdura
Anno 2014: 56,8%
44% OKkio 2013
+15
>50%
RL Aggiornamento dati ISTAT
nell’ambito del “Piano di
valorizzazione
dei contenuti dell’Indagine Istat
Salute 2013 e Aspetti della vita
quotidiana’” coordinato da
Regione Piemonte
Eventuale integrazione con
Survey regionale (Éupolis)
dedicata
>48%
Sistema di sorveglianza Okkio
alla salute
1.8.1
Prevalenza di soggetti che
hanno ricevuto suggerimenti
da operatori sanitari per la
riduzione del consumo di
sale
Prevalenza di persone di età 18-69 anni ipertese
che hanno ricevuto da operatori sanitari il
Anno 2013: 88,6%
suggerimento di ridurre il consumo di sale nel
cibo
72,4%
RL EUPOLIS survey
2013
+5%
> 78%
RL Aggiornamento dati ISTAT
nell’ambito del “Piano di
valorizzazione
dei contenuti dell’Indagine Istat
Salute 2013 e Aspetti della vita
quotidiana’” coordinato da
Regione Piemonte
Eventuale integrazione con
Survey regionale (Éupolis)
dedicata
1.8.2
Prevalenza di soggetti che
hanno ridotto il consumo
giornaliero di sale
Prevalenza di soggetti 3 anni e più che
dichiarano di non prestare attenzione alla
quantità di sale e/o al consumo di cibi salati
Anno 2012: 31,1%
30,3%
ISTAT Multiscopo
Salute 2013
-30%
<30%
Indagine multiscopo sulle
famiglie “Aspetti della vita
quotidiana”
1.9.1
Prevalenza di soggetti
fisicamente attivi
Prevalenza di persone di età 18-69 anni che
svolgono un lavoro pesante e/o aderiscono alle
linee guida sulla attività fisica
Anno 2013: 33,4
49,7%
RL ÉUPOLIS survey
2013
-30%
> 50%
Istat. Indagine multiscopo sulle
famiglie “Aspetti della vita
quotidiana”
1.8. Ridurre il consumo eccessivo di sale
1.9. Aumentare l’attività fisica delle persone 1.9.2
1.9.3
Proporzione di ultra64enni
fisicamente attivi
Anni 2012-2013: punteggio
Punteggio PASE calcolato con la rilevazione Passi
PASE=78 per il 40% della
d’Argento nella popolazione over 64 anni
popolazione over 64 anni
+ 15%
58,9%
L’obiettivo è portare
Passi d'Argento: ASL
questo punteggio da 78
Milano
a 90
>50%
RL Aggiornamento dati ISTAT
nell’ambito del “Piano di
valorizzazione
dei contenuti dell’Indagine Istat
Salute 2013 e Aspetti della vita
quotidiana’” coordinato da
Regione Piemonte
Eventuale integrazione con
Survey regionale (Éupolis)
dedicata
Tasso di ospedalizzazione
per fratture (soggetti di
età>75 anni)
Rapporto tra ricoveri con diagnosi principale o
secondaria di frattura del collo del femore e
popolazione residente
12,03%
SDO
<12
SDO
13 per 1000 abitanti
-15%
1.10. Aumentare l'offerta di approccio
comportamentale o farmacologico per le
persone con fattori di rischio per MCNT
1.10.1
Nell'ambito della progettazione lo studio di
fattibilità è un elaborato realizzato ex ante in
funzione della definizione e valutazione di un
programma o di un progetto sulla base di una
preliminare idea di massima. Lo studio di
fattibilità comprende attività di natura tecnica ed
Realizzazione di uno studio economica.
di fattibilità a livello
Lo studio deve prevedere:
regionale di un programma • l’analisi del profilo di salute della popolazione
di popolazione per
di riferimento;
l’identificazione precoce dei • le caratteristiche funzionali, tecniche,
non rilevato
soggetti in fascia d’età 45gestionali, economico-finanziarie del programma
60 anni in condizioni di
da realizzare;
rischio aumentato per MCNT • l’analisi delle possibili alternative rispetto alla
(entro un anno dall’avvio del soluzione realizzativa individuata;
PRP)
• la verifica della possibilità di realizzazione sulla
base delle risorse disponibili;
• la descrizione del programma da adottare, con
indicazione della proporzione della popolazione
target da coinvolgere, delle risorse da
impiegare, delle tempistiche di realizzazione e
del relativo piano di valutazione
assente
100% entro il 2016
Tutte le Regioni hanno
realizzato lo studio di
fattibilità entro il 2016
1
Regione
1.10.2
Attivazione del programma
secondo le modalità
individuate dallo studio di
fattibilità e presenza di
indicatori di estensione e
adesione (entro il 2018)
Proporzione di Regioni che hanno attivato un
programma di popolazione per l’identificazione
precoce dei soggetti in fascia d’età 45-60 anni in
condizioni di rischio aumentato per MCNT. Il
programma deve prevedere la rilevazione di
non rilevato
indicatori di estensione e adesione. Considerato
che in molte realtà regionali si tratta di avviare
una nuova linea di attività, il programma dovrà
essere almeno avviato entro il 2018
assente
100%
Tutte le Regioni hanno
attivato il programma
1
Regione
1.10.3
Proporzione di fumatori che
hanno ricevuto da un
operatore sanitario il
consiglio di smettere
Prevalenza di fumatori di età 18–69 anni che
negli ultimi 12 mesi hanno ricevuto dal medico o
Anno 2013: 51,5%
da un operatore sanitario il consiglio di smettere
di fumare
84,5%
RL EUPOLIS survey
2013
+30
>75%
1.10.4
Proporzione di persone in
eccesso ponderale che
hanno ricevuto da un
operatore sanitario il
consiglio di perdere peso
Prevalenza di persone di età 18–69 anni in
eccesso ponderale (Imc > 25,0 kg/m² calcolato
dai valori autoriferiti di peso e altezza) che negli
Anno 2013: 51,4%
ultimi 12 mesi hanno ricevuto dal medico o da
un operatore sanitario il consiglio di perdere
peso
86,9%
RL EUPOLIS survey
2013
+30%
>75%
1.10.5
Proporzione di consumatori
di alcol a rischio che hanno
ricevuto da un operatore
sanitario il consiglio di
ridurre il consumo
Prevalenza di persone di età 18-69 anni con
consumo a rischio di alcol che negli ultimi 12
mesi hanno ricevuto dal medico o da un
operatore sanitario il consiglio di ridurre il
consumo di alcol
30,9%
RL EUPOLIS survey +300%
2013
>25%
1.10.6
Proporzione di persone con
patologia cronica che hanno
ricevuto da un operatore
sanitario il consiglio di
praticare regolare attività
fisica
Prevalenza di persone di età 18–69 anni con
patologia cronica che negli ultimi 12 mesi hanno
Anno 2013: 40,9%
ricevuto dal medico o da un operatore sanitario
il consiglio di fare regolare attività fisica
89,1%
RL EUPOLIS survey
2013
>75%
Anno 2013: 6,2%
+30%
RL Aggiornamento dati ISTAT
nell’ambito del “Piano di
valorizzazione
dei contenuti dell’Indagine Istat
Salute 2013 e Aspetti della vita
quotidiana’” coordinato da
Regione Piemonte
Eventuale integrazione con
Survey regionale (Éupolis)
dedicata
1.11. Sviluppare programmi per
promuovere e diffondere la pratica
dell'esercizio fisico, anche attraverso la
prescrizione, nelle persone con patologie
croniche
1.12. Aumentare l’estensione reale dei
programmi di screening alla popolazione
target (per ognuno dei 3 tumori oggetto di
screening)
1.11.1
1.12.1
Adozione di indirizzi
regionali sulla promozione
dell’esercizio fisico nei
soggetti con patologie
croniche (entro un anno
dall’avvio del PRP) e loro
attuazione (entro il 2018)
non rilevato
assente
100%
Tutte le Regioni hanno
adottato gli indirizzi
1
regionali entro il 2016 e
hanno attuato gli indirizzi
regionali entro il 2018
Percentuale di persone che
ricevono l’invito a
partecipare al programma di
screening per il tumore della
CERVICE UTERINA sulla
popolazione bersaglio
Anno 2012: 77%
Anno 2012 (survey
2013 - estensione):
22%
+30%
(per raggiungere il 100% 95%
previsto dai LEA)
Percentuale di persone che
ricevono l’invito a
partecipare al programma di Proporzione di persone in età target invitate
screening MAMMOGRAFICO
sulla popolazione bersaglio
Anno 2012: 73%
Anno 2012 (survey
2013 - estensione):
95%
+37%
(per raggiungere il 100% 95%
previsto dai LEA)
Percentuale di persone che
ricevono l’invito a
partecipare al programma di
screening COLORETTALE
sulla popolazione bersaglio
Anno 2012: 57%
Anno 2012 (survey
2013 - estensione):
92%
+75%
(per raggiungere il 100% 95%
previsto dai LEA)
Anno 2012: 41% degli
invitati pari al 32% della
popolazione target
Anno 2012 (survey
2013): 52% degli
invitati (adesione)
pari al 10% della
popolazione target
(coperura di
screening)
+55
(per raggiungere il 50%
previsto dai LEA)
35%
Anno 2012: 57,5% degli
invitati pari al 42% della
popolazione target
Anno 2012 (survey
2013): 68% degli
invitati (adesione)
pari al 51% della
popolazione target
(coperura di
screening)
+45%
(per raggiungere il 60%
previsto dai LEA)
55%
Anno 2012:46% degli
invitati pari al 26% della
popolazione target
Anno 2012 (survey
2013): 48% degli
invitati (adesione)
pari al 44% della
popolazione target
(coperura di
screening)
+95%
(per raggiungere il 50%
previsto dai LEA)
50%
DGR 3003/2015
prevede l'inizo del
percorso di
recepimento
100% entro il 2016
Tutte le Regioni hanno
adottato gli indirizzi
regionali entro il 2016
1
Proporzione di Regioni che hanno adottato ed
attuato indirizzi regionali sulla promozione
dell’esercizio fisico nei soggetti con patologie
croniche
Percentuale di persone che
hanno aderito all’invito sulla
popolazione bersaglio
(SCREENING CERVICALE)
1.13. Aumentare i soggetti a rischio
sottoposti a screening oncologico
1.13.1
Percentuale di persone che
hanno aderito all’invito sulla Proporzione di persone in età target invitati che
popolazione bersaglio
eseguono il test di primo livello
(SCREENING
MAMMOGRAFICO)
Percentuale di persone che
hanno aderito all’invito sulla
popolazione bersaglio
(SCREENING
COLORETTALE)
1.14. Riorientare/avviare i programmi di
screening per il cancro della cervice uterina
introducendo il test HPV-DNA
1.14.1
Adozione di indirizzi
regionali programmatori per
lo screening per il cancro
della cervice uterina
introducendo il test HPVDNA (entro un anno
dall’avvio del PRP)
Proporzione di Regioni che hanno adottato
indirizzi regionali programmatori per lo screening
non rilevato
per il cancro della cervice uterina introducendo il
test HPV-DNA
Regioni
Osservatorio nazionale screening
Osservatorio nazionale screening
Regione
1.14.2
Avvio del programma di
screening per il cancro della
cervice uterina introducendo
il test HPV-DNA (entro il
2018)
1.15.1
1.15.2
1.15. Identificare precocemente i soggetti a
rischio eredo-familiare per tumore della
mammella
non rilevato
1/15
ASL Vallecamonica
Sebino
100%
Tutte le Regioni hanno
100% ASL
attivato in maniera
esclusiva il test HPV-DNA
Regioni
Adozione di indirizzi
regionali programmatori
Proporzione di Regioni che hanno adottato gli
(entro un anno dall’avvio del indirizzi regionali
PRP)
non rilevato
non adottato
100% Tutte le Regioni
hanno adottato gli
1
indirizzi regionali entro il
2016
Regioni
Adozione dei percorsi in
tutte le aziende secondo
programmazione regionale
(entro il 2018)
non rilevato
non adottato
100% Tutte le Regioni
hanno adottato i percorsi 1
in tutte le aziende
Regioni
Proporzione di Regioni, sul totale delle Regioni,
che hanno attivato in maniera esclusiva il test
HPV-DNA come test di primo livello per lo
screening del cervicocarcinoma
Proporzione di Regioni che hanno adottato i
percorsi in tutte le aziende
MOC 2. Prevenire le conseguenze dei disturbi neurosensoriali
Obiettivo centrale
2.1. Effettuare lo
screening audiologico
neonatale in tutti i punti
nascita
2.2. Effettuare lo
screening oftalmologico
neonatale in tutti i punti
nascita
Codice
indicatore
Nome indicatore
Valore Baseline
2.1.1
In Italia non è ancora attivato un programma di
screening audiologico neonatale universale e non sono
Proporzione di
disponibili dati di prevalenza riferiti alla popolazione
neonati sottoposti a
nazionale. Da uno studio Agenas risulta che 132 punti
screening audiologico
nascita su 180 appartenenti a 14 regioni Italiane
neonatale
dichiarano di effettuare uno screening audiologico
neonatale
2.2.1
Proporzione di
neonati sottoposti a
screening
oftalmologico
neonatale
In Italia non è ancora attivato un programma di
screening oftalmologico neonatale universale e non sono
disponibili dati di prevalenza riferiti alla popolazione
nazionale
Valore Baseline RL
Standard
Standard RL
Fonte dei dati
n.d.
100%
Tutte le Regioni hanno
attivato lo screening
audiologico neonatale in
tutti i punti nascita
100% punti nascita
Regioni
n.d.
100%
Tutte le Regioni hanno
attivato lo screening
oftalmologico neonatale in
tutti i punti nascita
100% punti nascita
Regioni
MOC 3. Promuovere il benessere mentale nei bambini, adolescenti e giovani
Obiettivo centrale
Codice
indicatore
Nome indicatore
Valore Baseline
3.1.Rafforzare le capacità di resilienza e
promozione dei processi di empowerment 3.1.1
personali e sociali
Proporzione di istituti scolastici che
aderiscono alla progettazione regionale
specifica inserita nei programmi integrati di
promozione della salute
3.2. Identificare tempestivamente i
soggetti con problemi emozionali e/o
comportamentali e di disagio sociale
Proporzione soggetti in età
preadolescenziale, adolescenziale e giovanile
con sintomi psichiatrici e/o DCA presi in
Non rilevato
carico entro 1 anno dall’insorgenza dei
sintomi
3.2.1
Ogni Regione
individua il proprio
Valore Baseline RL
Standard
Standard RL
Fonte dei
dati
n. 262 istituti pari
al 22%
(anno 2014)
Fonte USR/MIUR
2013/2014
Ogni Regione individua il suo standard. Lo standard nazionale
Copertura pari al 30%
è: 100% delle Regioni raggiunge almeno l'80% dello standard
degli istituti pubblici (circa Regione
individuato dalla Regione stessa (con un minimo del 10% di
350 IC)
scuole coinvolte)
3
100%
Almeno un incontro/ anno in ogni Regione
5
Regione
MOC 4. Prevenire le dipendenze da sostanze e comportamenti
Obiettivo centrale
Codice
indicatore
4.1. Aumentare la percezione del rischio e
4.1.1
l’empowerment degli individui
Nome indicatore
Proporzione di istituti scolastici che
aderiscono alla progettazione regionale
specifica inserita nei programmi integrati di
promozione della salute
Valore Baseline
Ogni Regione
individua il proprio
Valore Baseline
RL
Standard
n. 262 istituti pari al Ogni Regione individua il suo standard. Lo
standard nazionale è: 100% delle Regioni
22%
raggiunge almeno l'80% dello standard
(anno 2014)
individuato dalla Regione stessa (con un
Fonte USR/MIUR
minimo del 10% di scuole coinvolte)
2013/2014
Standard RL
Copertura pari al
30% degli istituti
pubblici (circa 350
IC)
Fonte dei dati
Regioni
MOC 5. Prevenire gli incidenti stradali e ridurre la gravità dei loro esiti
Obiettivo centrale
Codice
indicatore
Nome indicatore
Valore Baseline
5.1. Ridurre il numero di
decessi per incidente stradale
5.1.1
Tasso di decessi per incidente stradale
Anno 2013: 56,2
/1.000.000 abitanti
5.2. Ridurre il numero di
ricoveri per incidente stradale
5.2.1
Tasso di ricoveri per incidente stradale
Anno 2013: 7,2%
5.3.1
Proporzione di soggetti che utilizzano
dispositivi di sicurezza per adulti e
bambini
Anno 2013: 20,2%
Anno 2013: 95,3%
5.3. Aumentare i soggetti con
comportamenti corretti alla
guida
5.3.2
Guida sotto effetto dell'alcol (Percentuale
di persone che dichiarano di aver guidato
un’auto o una moto, negli ultimi 30 giorni, Anno 2013: 8,7%
entro un’ora dall’aver bevuto 2 o più unità
di bevande alcoliche)
Valore Baseline RL
Standard
StandardRL
Fonte dei dati
45,1/1.000.000 da
rilevazione ACI/ISTAT -20%
2013
n. d. in quanto obiettivo a cui
concorrono significativamente
azioni non in capo al SSR
Rilevazione ACI/ Istat
7%
SDO
-10%
n. d. in quanto obiettivo a cui
concorrono significativamente
azioni non in capo al SSR
SDO
32,3% da survey
EUPOLIS 2013
+50%
>30%
80,5% da survey
EUPOLIS 2013
100 % delle Regioni
raggiunge lo standard >95
7,2% da survey
EUPOLIS 2013
-30%
>90%
<8%
RL Aggiornamento dati ISTAT
nell’ambito del “Piano di
valorizzazione
dei contenuti dell’Indagine
Istat Salute 2013 e Aspetti
della vita quotidiana’”
coordinato da Regione
Piemonte
Eventuale integrazione con
Survey regionale (Éupolis)
dedicata
MOC 6. Prevenire gli incidenti domestici
Obiettivo centrale
6.1. Ridurre gli incidenti domestici e
del tempo libero
6.2. Aumentare il livello di attività
fisica negli ultra64enni
Codice
indicatore
6.1.1
6.2.1
6.3.1
Nome indicatore
Tasso di incidenza
degli incidenti
domestici seguiti da
ricovero per fasce di
età e genere
Valore Baseline
Valore Baseline RL
Anno 2013: 89.868 ricoveri (in aumento del 27%
negli ultimi 3 anni)
21,4% SDO
Proporzione di
ultra64enni
Anni 2012-2013: punteggio PASE=78 per il 40%
fisicamente attivi
della popolazione over 65 anni
sopra il 40° percentile
Adeguamento del
sistema di
sorveglianza (Passi Solo in alcune Regioni
Passi d’Argento, OKkio
alla salute entro 2
anni)
58,9
0
6.3. Aumentare la conoscenza e la
consapevolezza dei rischi e delle
misure di prevenzione attuabili nella
popolazione generale e a rischio, nei
genitori e nei care giver
6.3.2
Misurazione della
percezione del rischio
(Passi – Passi
d’Argento entro 5
anni)
Anno 2013: 5,7%
14,7%
Passi d'Argento: ASL Milano
2013
Standard
fermare il trend in
ascesa
+15%
Standard RL
Fonte dei dati
<25%
SDO
>50
RL Aggiornamento dati ISTAT
nell’ambito del “Piano di
valorizzazione
dei contenuti dell’Indagine Istat
Salute 2013 e Aspetti della vita
quotidiana’” coordinato da
Regione Piemonte
100%
Estensione a tutte le
Regioni dei moduli
opzionali PASSI e
PASSI d’Argento
relativi a informazioni
su incidenti domestici
e cadute in casa
fornite da operatori
sanitari
Aggiornamento dati ISTAT
nell’ambito del “Piano di
valorizzazione
dei contenuti dell’Indagine Istat
Salute 2013 e Aspetti della vita
quotidiana’” coordinato da
Regione Piemonte Regioni
Eventuale integrazione con
Survey regionale (Éupolis)
dedicata
+30%
Aggiornamento dati ISTAT
nell’ambito del “Piano di
valorizzazione
dei contenuti dell’Indagine Istat
Salute 2013 e Aspetti della vita
quotidiana’” coordinato da
Regione Piemonte Regioni
Eventuale integrazione con
Survey regionale (Éupolis)
dedicata
mantenimento dato
14%
6.4. Migliorare la conoscenza del
fenomeno e delle azioni di
prevenzione da parte degli operatori
sanitari, MMG e PLS
6.5. Migliorare la conoscenza del
fenomeno degli avvelenamenti in
ambiente domestico
6.4.1
6.5.1
Proporzione di persone
che hanno ricevuto
informazioni dagli
operatori sanitari
(Passi - Passi
d’Argento entro 5
anni)
Adulti 18-69 anni: 13% (anno 2012 solo 10
Regioni)
Adulti 18-69 anni: 13% (anno 2013 solo 13
Regioni)
Anziani >64 anni: 17% (Passi d'Argento, anni
2012/2013)
Potenziamento in tutte
le Regioni dei flussi
informativi strutturati
non rilevato
per la conoscenza
degli avvelenamenti in
ambiente domestico
Aggiornamento dati ISTAT
nell’ambito del “Piano di
valorizzazione
dei contenuti dell’Indagine Istat
Salute 2013 e Aspetti della vita
quotidiana’” coordinato da
Regione Piemonte Regioni
Eventuale integrazione con
Survey regionale (Éupolis)
dedicata
Pool ASL PASSI 9,2%(2009)
domanda facoltativa che poi
non è più stata fatta
0
+100%
100%
Produzione di un
report in tutte le
Regioni
>12%
1
Regione
MOC 7. Prevenire infortuni e malattie professionali
Obiettivo centrale
7.1. Implementare il grado di utilizzo dei
sistemi e degli strumenti informativi di cui
agli Atti di indirizzo del Comitato ex articolo
5/81 approvati mediante Accordo di
conferenza tra Stato e Regioni
Codice
indicatore
7.1.1
7.2. Incrementare la collaborazione tra
operatori sanitari per favorire l’emersione e il 7.2.1
riconoscimento delle MP
7.3. Sostenere il ruolo di RLS/RLST e della
bilateralità
7.4. Promuovere/favorire l’adozione da parte
delle imprese di buone prassi e percorsi di
7.3-4-5.1
Responsabilità sociale
7.5. Promuovere/favorire programmi di
miglioramento del benessere organizzativo
nelle aziende
7.6. Coinvolgere l’istituzione scolastica nello
sviluppo delle competenze in materia di SSL
nei futuri lavoratori
7.7. Promuovere il coordinamento
dell’attività di vigilanza e l’approccio di tipo
proattivo dei servizi pubblici attraverso
l’adozione di piani integrati di prevenzione
degli infortuni
Nome indicatore
Valore Baseline
Valore Baseline RL
Standard
Standard RL
Fonte dei dati
Produzione di report regionale annuale
relativo al monitoraggio dei rischi e dei
danni da lavoro e dei sistemi informativi
attivati
Solo alcune Regioni
100%
I dati vengono raccolti dai vari
sistemi, ma c'è un report annuale Un Report all'anno in tutte le Fare il report 2014
Regioni
di RL?
IMPRES@,PERSON@, BD:
INAIL, ISTAT, INPS
Emersione del fenomeno tecnopatico
misurata mediante l’incremento delle
segnalazioni e delle denunce delle malattie
lavoro correlate per comparti, o per i rischi,
oggetto di intervento con particolare
riferimento a:
- comparto agricolo forestale
- comparto delle costruzioni
- rischio cancerogeno e chimico
- rischi per apparato muscolo scheletrico
+ 47% nel periodo 2009-2013 a
livello nazionale
2989
PERSON@
Adozione di programmazione in seno ai
comitati regionali di coordinamento ex art 7
Dlgs 81/08 di azioni di promozione per:
- il sostegno al ruolo di RLS/RLST e della
bilateralità
- la promozione della responsabilità sociale
d’impresa
- la prevenzione dei rischi da incongruenze
organizzative
+10%
3300
Atti regionali
Solo alcune Regioni
100%
Tutte le Regioni
programmano azioni di
promozione
Atti regionali
Verbali
LAp, Cabina. CdCR,
CCP
IL SOSTEGNO ALLE
IMPRESE
LAP: SLC, MSK, RSPP sanità
7.6.1
Proporzione di istituti scolastici che
aderiscono alla progettazione regionale
specifica inserita nei programmi integrati di
promozione della salute
Ogni Regione individua il proprio
7.7.1
Riduzione dei tassi di frequenza
infortunistica con particolare riguardo agli
infortuni gravi e mortali per comparti o per i
rischi oggetto di intervento, con particolare
riferimento a:
- comparto agricoltura
- comparto edilizia
IF: 4,36 ogni 1000 addetti per
tutti i settori ATECO (esclusa
agricoltura) IF: 7,62 ogni 1000
addetti nelle costruzioni.
Agricoltura, valore assoluto:
11.417 infortuni gravi
=
IF gravi: 3.11 ogni 1000 addetti
per tutti i settori ATECO (esclusa
agricoltura)
IF: 5,88 ogni 1000 addetti nelle
costruzioni
Agricoltura, valore assoluto: 938
infortuni gravi
Ogni Regione individua il suo
standard. Lo standard
nazionale è: 100% delle
Regioni raggiunge almeno
Regioni
l'80% dello standard
individuato dalla Regione
stessa (con un minimo del
10% di scuole coinvolte)
LA FORMAZIONE ALLA
SALUTE E SICUREZZA
-10%
RIDUZIONE DEGLI
INFORTUNI E DELLE
MALATTIE PROFESSIONALI
INAIL
7.8.Migliorare la qualità e l’omogeneità
dell’attività di vigilanza anche attraverso
l’incremento dell’utilizzo di strumenti di
enforcement quali l’audit
7.8.1
Adozione di atti di indirizzo nazionali e
regionali finalizzati a garantire uniformità e
trasparenza nell’attività di vigilanza e
controllo e loro monitoraggio
Solo alcune Regioni
Provvediemnti regionali
100%
Tutte le Regioni adottano gli Regione Lombardia
atti di indirizzo
RIDUZIONE DEGLI
INFORTUNI E DELLE
MALATTIE PROFESSIONALI
MOC 8. Ridurre le esposizioni ambientali potenzialmente dannose per la salute
Obiettivo centrale
8.1. Realizzare attività di supporto alle politiche
ambientali di miglioramento qualità aria, acqua, suolo
secondo il modello della “Salute in tutte le politiche”
Codice
indicatore
Valore Baseline
RL
Standard
Stadard RL
Fonte dei
dati
Disponibilità di rapporti di attività intra e inter
istituzionali per la programmazione integrata
per la tematica ambiente e salute
non rilevato
0
100%
Almeno 1 documento in tutte
le Regioni
3 documenti RL e 45 ASL
Regione
8.1.2
Disponibilità di rapporti di attività delle reti di
referenti in ambito sanitario per la tematica
ambiente e salute
non rilevato
0
100%
Evidenza documentata in ogni
Regione
3 documenti di RL e 45 di ASL (1
per ASL)
Regione
8.2.1
Esistenza di accordi interistituzionali (ARPA,
IZS, Registri Patologia e altri) per
progettazione, pianificazione e realizzazione di non rilevato
studi di background per contaminanti ubiquitari
(primo triennio)
0
100%
Evidenza documentata in ogni
Regione
1 accordo DG Salute/ARPA e 15
ASL/Dip ARPA
Regione
100%
Evidenza di almeno 1 studio di
0 (ce ne sono ma
esposizione a contaminanti
non abbiamo mai
ambientali cui sono esposti
fatto ricognizione)
gruppi di popolazione in ogni
Regione
15 studi (1 studio per ASL)
Regione
100%
1 DGR proponenti Esistenza di atti di indirizzo in
ogni Regione
1 revisione dgr proponenti + 1
valutatori
Regione
8.2.2
Rapporti degli studi realizzati di conseguenza
(ultimo biennio)
8.3.1
Atti di indirizzo regionali per la valutazione
integrata di impatto sulla salute che comprenda
non rilevato
strumenti in supporto sia dei valutatori sia dei
proponenti
non rilevato
Circolare
15/SAN/2004 Linee
Guida per
l’applicazione del 100%
Esistenza di atti di indirizzo in
D.Lgs 31/01
ogni Regione
concernente la
qualità delle acque
destinate al
consumo umano
Linee guida per il controllo dei
residui di fitosanitari e altri
Regione
parametri chimici di interesse nelle
acque destinate al consumo umano
Atti di indirizzo regionali per la gestione di
problematiche (accertate o presunte) sanitarie
attribuibili all’inquinamento ambientale
non rilevato
8.5.1
Definizione di un curriculum formativo (per la
fine 2016)
non rilevato
0
100%
Esistenza di un curriculum
formativo in ogni Regione
1
Regione
8.5.2
Realizzazione di corsi di formazione per i
formatori (dal 2017)
non rilevato
0
100%
Almeno 1 corso di formazione
in ogni Regioni
1
Regione
8.4. Sviluppare modelli, relazioni interistituzionali per
la valutazione degli impatti sulla salute dei fattori
8.4.1
inquinanti
8.5. Sviluppare le conoscenze tra gli operatori della
salute e dell’ambiente, MMG e PLS, sui temi di
integrazione ambiente-salute, della valutazione di
impatto e di danno sanitario e della comunicazione
del rischio
Valore
Baseline
8.1.1
8.2. Migliorare la conoscenza del rapporto inquinanti
ambientali/salute attraverso:
- il monitoraggio degli inquinanti ambientali cui è
esposta la popolazione
- il potenziamento della sorveglianza epidemiologica
8.3. Sviluppare percorsi e strumenti interdisciplinari
per la valutazione preventiva degli impatti sulla
salute delle modifiche ambientali
Nome indicatore
8.5.3
Proporzione di operatori (salute e ambiente,
MMG e PLS) che hanno beneficiato di
formazione specifica (fine 2018)
non rilevato
0
8.6. Comunicare il rischio in modo strutturato e
sistematico
8.6.1
Regioni che hanno recepito le linee guida
non rilevato
Non rilevato
8.7. Realizzare programmi di controllo in materia di
REACH/CLP su sostanze chimiche/miscele contenute
nei fitosanitari, cosmetici, biocidi, detergenti e sulle
sostanze chimiche/miscele, in genere, pericolose per
l’uomo e per l’ambiente basati sulla priorità del
rischio secondo i criteri europei e sulla
categorizzazione dei rischi
8.7.1
Indicatori di funzionamento del sistema di
segnalazione delle situazioni di non conformità
relativamente ai regolamenti REACH e CLP tra
Autorità competenti per il controllo
non rilevato
8.8. Formare gli operatori dei servizi pubblici sui temi
della sicurezza chimica e prevalentemente interessati
al controllo delle sostanze chimiche con la finalità di
informare e assistere le imprese e i loro Responsabili 8.8.1
dei servizi di Prevenzione e Protezione (RSPP) e
ambientali interessati all’uso e alla gestione delle
sostanze chimiche
Numero di corsi di formazione per formatori
nell’ambito dei servizi prevalentemente
interessati al controllo delle sostanze chimiche
non rilevato
3
8.9. Contribuire alla conoscenza dell’impatto della
problematica amianto sulla popolazione
8.9.1
Disponibilità dei dati sugli ex esposti ai Centri
Operativi Regionali (COR)
non rilevato
8.10. Promuovere le buone pratiche in materia di
sostenibilità ed eco-compatibilità nella
costruzione/ristrutturazione di edifici, anche in
relazione al rischio radon
8.10.1
Approvazione di linee guida per orientare i
regolamenti edilizi in chiave eco-compatibile
8.11. Sensibilizzare la popolazione sul corretto uso
della telefonia cellulare
8.11.1
8.12. Sensibilizzare la popolazione, soprattutto i
giovani e i giovanissimi e i professionisti coinvolti, sui 8.12.1
rischi legati all’eccessiva esposizione a radiazioni UV
50% in ogni Regione
50%
Regione
1
Regione
integrazione della scheda di
rilevazione controlli in IMPRESA
Regione
100%
Almeno un corso di formazione
in ognile Regione
9 corsi di formazione
Regione
1
100%
Produzione di un report in ogni
Regione
3 report
Regione
non rilevato
1
100%
1 report sull recepimento da parte
Adozione di indirizzi specifici in
Regione
dei Comuni delle line guida radon
ogni Regione
Interventi di promozione del corretto uso dei
telefoni cellulari con particolare attenzione al
target di età pediatrica
non rilevato
0
100%
Evidenza documentata in ogni
Regione
1 campagna informativa
Regione
Interventi informativi alla popolazione, in
particolare ai giovani e giovanissimi, sui rischi
legati all’eccessiva esposizione agli UV
non rilevato
0
100%
Evidenza documentata in ogni
Regione
1 campagna informativa
Regione
100%
Esistenza di atto formale di
recepimento in ogni Regione
definito sistema di
100%
indicatori (scheda
Esistenza di un sistema di
rilevazione attività
indicatori in ogni Regione
di controllo)
MOC 9. Ridurre la frequenza di infezioni/malattie infettive prioritarie
Obiettivo centrale
9.1. Aumentare la frequenza di
identificazione e caratterizzazione
dell’agente patogeno per le malattie
prioritarie
Codice
indicatore
Nome indicatore
Valore Baseline
Valore
Baseline RL
Standard
90%
100% delle Regioni raggiunge lo
standard >90% per morbillo e per rosolia
>90%
100% delle notifiche inviate con il
sistema informativo regionale al
Ministero nei termini previsti dalla
normativa
100%
MaInf
Standard RL
Fonte dei dati
Sistema di
sorveglianza
integrata del
morbillo e della
rosolia
9.1-2.1
Proporzione di casi di morbillo rosolia
notificati per i quali è stato svolto
l’accertamento di laboratorio
9.3. Informatizzare i sistemi di
sorveglianza per le malattie infettive,
in modo interoperabile
9.3.1
Proporzione di notifiche inserite nel sistema
non rilevato
informativo per le malattie infettive
9.4. Aumentare la segnalazione delle
malattie infettive da parte degli
operatori sanitari (medici di famiglia,
medici ospedalieri, laboratoristi)
9.4.1
Proporzione di casi di malattia batterica
invasiva notificati per i quali è stato svolto
l’accertamento di laboratorio e per i quali
esista una diagnosi etiologica
60%
74%
+50%
>90%
MaInf SDO
9.5.1
Proporzione dei casi di TBC polmonare e
infezione tubercolare latente che sono stati
persi al follow-up
25-30%
6%
-50%
<10%
MaInf
9.5.2
Proporzione di nuove diagnosi di HIV late
presenter (CD4<350/ìL indipendentemente
dal numero di CD4)/ soggetti con nuova
diagnosi di HIV
57% (Anno 2013)
57%
-25%
43%
MaInf (GA)
9.6.1
Proporzione della popolazione regionale
coperta da anagrafe vaccinale
informatizzata
15/21 regioni completamente
informatizzate; 8/15 stesso
software in tutte le ASL; 6/15
dato individuale accessibile al
livello regionale
100%
Regione
9.7.1
Copertura vaccinale in specifici gruppi a
rischio per patologia/status
18,5% (dato riferito alla
campagna antinfluenzale
stagionale 2012-2013)
9.2. Identificare tempestivamente i
casi e i rischi infettivi, anche mediante
sistemi di allerta precoce
9.5. Ridurre i rischi di trasmissione da
malattie infettive croniche o di lunga
durata (TBC, HIV)
8.6. Completare l’informatizzazione
delle anagrafi vaccinali interoperabili a
livello regionale e nazionale tra di loro
e con altre basi di dati (malattie
infettive, eventi avversi,
residente/assistiti)
78,8% (morbillo); 59,3%
(rosolia)
100%
100%
100%
Tutte le Regioni hanno realizzato
l’anagrafe vaccinale regionale unica
informatizzata
+100%
Vedi
rendicontazione
annuale a MS
≥ 95%
8.7. Aumentare la copertura vaccinale
e l’adesione consapevole nella
popolazione generale e in specifici
gruppi a rischio (operatori sanitari,
adolescenti, donne in età fertile,
popolazioni difficili da raggiungere,
migranti, gruppi a rischio per
patologie)
9.7.2
Coperture vaccinali per le vaccinazioni
previste dal PNPV e tasso di rifiuti
Vedere Tabella 1
Obiettivi
DDGG 2013
100% delle regioni raggiungono i
seguenti standard:
≥ 95% per vaccinazioni: anti DTPa,
Poliomielite, Epatite B, Hib nei nuovi nati,
e anti DTPa e Poliomielite a 5-6 anni;
≥ 90% per vaccinazione dTpa negli
adolescenti (range 11-18 anni);
≥ 95% per 1a dose di MPR entro i 2 anni
di età e per 2a dose di MPR nei bambini
di 5-6 anni di età e negli adolescenti (1118 anni);
>75% (obiettivo minimo perseguibile) e
>95% (obiettivo ottimale) per
vaccinazione antinfluenzale del negli
ultrasessantacinquenni;
≥ 95% per vaccinazione
antipneumococcica e ntimeningococcica
nei nuovi nati;
≥ 95% per vaccinazione
antimeningococcica negli adolescenti
(range 11-18 anni);
≥ 80%per vaccinazione anti HPV nelle
dodicenni (dalla coorte del 2002), ≥
95% nelle dodicenni dalla coorte del
2003;
≥ 95% per 1a dose di antivaricellaentro
i 2 anni di età (dalla coorte 2014) e per
2a dose di nei bambini di 5-6 anni di età
e negli adolescenti (dalla coorte 2014).
100% di mancata vaccinazione anti-polio
e anti-morbillo spiegata.
≥90%
≥ 95%
>75%
>95%
≥95%
GEV
≥95%
≥80%
95%
≥95%
8.8. Pianificare la comunicazione
finalizzata alla corretta gestione e
informazione sui vaccini e sulle
malattie infettive prevenibili mediante
vaccinazione
9.8.1
Esistenza di un programma di
comunicazione basato sulla evidence per la
non rilevato
gestione della corretta informazione sui
vaccini ai fini della adesione consapevole
_
100% Tutte le Regioni hanno realizzato
un programma di comunicazione
Programma di comunicazione
Regione
8.9. Predisporre piani nazionali
condivisi tra diversi livelli istituzionali
per la preparazione e la risposta alle
emergenze infettive (AC)
9.9.1
Esistenza di Piani e Protocolli regionali
attuativi dei piani nazionali
non rilevato
_
100% Tutte le Regioni hanno
documentato l’adozione di un piano di
risposta alle emergenze
Presenza di report
Regione
Proporzione di Aziende Sanitarie in cui è
stata attivata la sorveglianza delle CPE
non rilevato
100% per Regione
100%
Regione
8.10. Migliorare la qualità della
sorveglianza delle infezioni invasive da
9.10.1
Enterobatteri produttori di
carbapenemasi (CPE)
non rilevato
8.11. Monitorare il consumo di
antibiotici in ambito ospedaliero e
territoriale
Restituzione annuale delle informazioni
relative al consumo di antibiotici alle
Aziende Sanitarie
non rilevato
_
100% Tutte le Regioni hanno prodotto un
Presenza di report
report annuale
Regione
8.12. Promuovere la consapevolezza da
parte della comunità nell’uso degli
9.12.1
antibiotici
Esistenza di un programma regionale di
comunicazione basato sulla evidence per
aumentare la consapevolezza nell’uso di
antibiotici
non rilevato
_
100% Tutte le Regioni hanno realizzato
un programma di comunicazione
Regione
8.13. Definire un programma di
sorveglianza e controllo delle infezioni
correlate all’assistenza
Disponibilità di informazioni sull’andamento
non rilevato
delle infezioni correlate all’assistenza in
tutte le Aziende sanitarie
_
100% Tutte le Regioni hanno prodotto un
Presenza di report
report annuale
9.11.1
9.13.1
Presenza di un programma di
comunicazione
Regione
MOC 10. Rafforzare le attività di prevenzione in sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria per alcuni aspetti di attuazione del Piano Nazionale Integrato dei Controlli
Obiettivo centrale
Codice
indicat.
Nome indicatore
Valore baseline
Valore baseline RL
Standard
100% Ogni Regione adotta uno o più
protocolli di intervento integrato, che
descrivono i meccanismi attraverso i
quali si raggiunge l'obiettivo (es.
riunioni, comitati congiunti, gruppi di
collegamento, ecc.)
Standard RL
Fonte dei dati
10.1. Adottare piani di
controllo/monitoraggio integrati
per la gestione del rischio
biologico, fisico e chimico
(ambientale e tecnologico)
10.1.1
nelle matrici alimentari e negli
alimenti per animali, nell’ottica
dell’integrazione tra sanità
pubblica, ambiente e
agricoltura
Adozione di protocolli per
non rilevato
l’intervento integrato
Protocollo di intesa per istituzione
tavolo regionale di coordinamento
delle AACC in materia di controlli
per la sicurezza alimentare
10.2. Ridurre il fenomeno
dell’antibiotico resistenza
10.2.1
tramite la corretta gestione del
farmaco
Adozione di iniziative
finalizzate
all’implementazione del
sistema informativo
nazionale per la
tracciabilità del farmaco
veterinario
100% Svolgimento di almeno 1
evento/anno per Regione di
sensibilizzazione/informazione/formaz
Protocollo di intesa Ministero della ione sull'informatizzazione della
gestione del farmaco, rivolto ai
Salute , Regione Lombardia e
portatori di interesse (a partire dai
Istituto Zooprofilattico della
distributori e grossisti fino a
Lombardia ed Emilia
coinvolgere i medici veterinari
prescrittori se e quando l'obbligo di
ricetta elettronica sarà a regime)
10.3. Sviluppare protocolli di
collaborazione tra
ospedali/laboratori di
diagnostica/ sorveglianza
umana e laboratori deputati
alla diagnostica/sorveglianza
nel settore alimentare e
veterinario
10.3.1
Protocolli di
collaborazione che
garantiscano un panel di
analisi routinarie per la
diagnosi di malattie
trasmissibili dagli animali non rilevato
e con gli alimenti (almeno
il set di patogeni previsti
dalla direttiva 2003/99),
conforme ai migliori
standard internazionali
Definizione formale delle modalità
Mantenimento dei flussi informativi e
di segnalazione e notifica delle
operativi per la gestione di MTA e
malattie trasmesse da alimenti e
zoonosi
100% Esistenza in ogni Regione di un
Predisposizione di un atto di
animali (nell’ambito generale delle
Regioni
protocollo di intesa tra aziende
programmazione regionale per la
malattie infettive) con
sanitarie, IZS e ARPA
gestione delle MTA con conseguente
individuazione dei laboratori di
eventuale adeguamento delle
riferimento per le analisi sia del
capacità analitiche dei Laboratori
campione umano che alimentare
10.4.1
Implementazione
dell’anagrafe degli
operatori del settore dei
mangimi
Presente un'anagrafe imprese
riconosciute in SIVI e a livello
regionale e locale dei registrati
10.4. Completare i sistemi
anagrafici
non rilevato
4 Regioni operative al 100%
Formalizzazione di un programma
quadriennale di controllo coordinato
tra le AACC in materia di sicurezza
alimentare
Regioni
Svolgimento di almeno 1
evento/anno per Regione di
sensibilizzazione/informazione/formaz
ione sull'informatizzazione della
gestione del farmaco, rivolto ai
Regioni
portatori di interesse (a partire dai
distributori e grossisti fino a
coinvolgere i medici veterinari
prescrittori se e quando l'obbligo di
ricetta elettronica sarà a regime)
100% In ogni Regione è
implementato, in modo
informatizzato, il sistema informativo Completamento anagrafe OSM in
nazionale SINSVA per la gestione
Sinsva come da indicazioni PNAA
delle anagrafiche degli OSM, anche in
cooperazione applicativa
Sistema Informativo
Nazionale per la
gestione delle
anagrafiche degli
OSM (piattaforma
SINVSA)
10.5. Gestire le emergenze
veterinarie e relative alla
sicurezza alimentare
epidemiche e non e gli eventi
straordinari
10.4.2
Adeguamento delle
anagrafiche gestite dalle
Autorità competenti alla
“Masterlist regolamento
CE 852/2004”
Presente un'anagrafe imprese a
livello regionale e locale
100% In ogni Regione conformità
completa delle anagrafi regionali, o in Allineamento anagrafi regionali e
alternativa delle ASL, alla masterlist locali con Masterlist
852
Regioni
10.5.1
Predisposizione di piani
operativi integrati di
non rilevato in maniera
intervento per la gestione
standardizzata
delle emergenze/eventi
straordinari
Indicazioni alle ASL (DPM e DPV)
per la gestione delle emergenze,
con istituzione di Unità di Crisi
integrate a livello locale
100% In ogni Regione è predisposto
un piano di intervento per la gestione
Aggiornamento linee guida
delle emergenze con elevato livello di
integrazione
Regioni
10.5.2
Nel triennio 2010-2012 sono
stati svolti tre eventi
Svolgimento di almeno un esercitativi di scala nazionale
(con simulazione in aula di
evento esercitativo di
gestione di emergenze di
scala regionale, in
applicazione del piano di sicurezza alimentare) che
hanno coinvolto 300
emergenza, riguardante
rappresentanti regionali, delle
la sicurezza alimentare
ASL, IZS, operatori del settore
alimentare e NAS
Effettuazione nel 2012 di un
evento esercitativo che ha
coinvolto DPM, DPV , ISZLER,
Laboratori di Prevenzione delle
ASL e con la partecipazione di
dirigenti della Protezione Civile di
associazioni di volontariato
100% In ogni Regione è realizzato un
evento esercitativo, di scala
regionale, che coinvolga il personale
dei servizi veterinari, dei SIAN, degli
IZS e delle ARPA, tramite la
Organizzazione di 1 evento regionale Regioni
simulazione della gestione di
un'emergenza nel campo della
sicurezza alimentare (esercitazione di
campo, table-top exercise, ecc...)
10.5.3
Dal 2006 al 2011 sono stati
svolti tre esercizi di
simulazione, che hanno
Svolgimento di almeno un
riguardato la gestione di
evento esercitativo di
un'emergenza per Influenza
scala regionale, in
aviaria, Peste equina e Afta
applicazione del piano di
epizootica e che hanno
emergenza riguardante
coinvolto circa 250
una malattia animale
rappresentanti regionali, delle
ASL, IZS, operatori del settore
zootecnico
Decreto DGS n. 9008 del
06/08/2007
100% In ogni Regione è realizzato un
evento esercitativo, di scala
regionale, recante la simulazione
della gestione di un'emergenza
Organizzazione di 1 evento regionale Regioni
relativa ad una malattia animale
(esercitazione di campo, table-top
exercise, ecc...)
Attuazione di Piani di
sorveglianza in
popolazioni di animali
selvatici
PRISPV 2012-2014
100% In ogni Regione è attuato un
piano di sorveglianza per almeno 4
delle malattie di cui alla definizione
10.6. Prevenire le malattie
infettive e diffusive di interesse
10.6.1
veterinario trasmissibili tramite
vettori animali
non rilevato in maniera
standardizzata
non rilevato in maniera
standardizzata
Piano di sorveglianza per almeno 4
delle malattie di cui alla definizione
DGSAF - CERMAS
10.7. Assicurare un’appropriata
capacità di laboratorio della
10.7.1
rete dei laboratori pubblici
10.8.1
10.8. Prevenire il randagismo,
comprese misure che
incentivino le iscrizioni in
10.8.2
anagrafe degli animali da
affezione, ed i relativi controlli,
sui canili e rifugi
10.8.3
10.9. Aumentare l'offerta di
alimenti idonei a soggetti
10.9.1
allergici e intolleranti, ivi inclusi
le persone celiache
Riesame annuale della
capacità di laboratorio da
parte delle Autorità
competenti in coerenza
non rilevato in maniera
con gli standard di
standardizzata
funzionamento di cui
all’Intesa Stato Regioni
del 7 febbraio 2013
Predisposizione e
realizzazione di piani di
informazione/comunicazio
ne rivolti alle popolazioni
target
Campagne di comunicazione
contro l'abbandono degli
animali 2008-2009- 20112012
Indicazioni ai SIAN e ai Laboratori
di Prevenzione delle ASL
relativamente a campionamenti e
analisi di matrici alimentari
vegetali e MOCA
Per quanto riguarda gli alimenti di
origine animale individuazione dei
pericoli e definizione dei piani di
analisi
100% In ogni Regione evidenza
documentale che attesti che il
processo di pianificazione dei
campionamenti per l’analisi soddisfa
le esigenze previste (comunitarie,
nazionali e locali, ivi incluse quelle
laboratoristiche)
Predisposizione di programmazione
regionale dei campionamenti con
aggiornamento delle capacità
analitiche dei Laboratori di
Prevenzione delle ASL
Piani di controllo veterinari
Regioni
PRISPV2012-2014
100% In ogni Regione realizzazione
di un Piano di
informazione/comunicazione rivolto
alla popolazione finalizzato a
promuovere una corretta interazione
uomo-animale
Realizzazione di un piano di
informazione /comunicazione rivolto
alla popolazione finalizzato a
promuovere una corretta interazione
uomo-animale
Relazione ai sensi del
DM 06/05/2008
Proporzione di cani
identificati e iscritti
all’anagrafe regionale,
restituiti al proprietario,
rispetto al numero di cani
catturati
32,33% - media nazionale su
17 Regioni e Province
autonome che hanno trasmesso
il dato (Attualmente la
PRISPV2012-2014
situazione si presenta con un
notevole grado di eterogeneità
tra le regioni)
Incremento assoluto di almeno 10
punti percentuali su base nazionale,
valore ottenibile definendo obiettivi
differenzati secondo il valore baseline
regionale al 2014: almeno il
raggiungimento della media nazionale
rilevata al 2014 ( 32,33%) per le
Regioni al di sotto del 25%,
Mantenimento del valore attuale
incremento del 15% per le Regioni tra
il 25,00% e il 35,00%, incremento
del 10% per le Regioni tra il 35,01%
e il 45,00%, incremento del 5% per
le Regioni tra il 45,01% e il 55,00%,
mantenimento del valore attuale per
le Regioni con valore > 55%
Proporzione di controlli
effettuati rispetto al
numero di canili/rifugi
presenti sul territorio
il numero dei controlli
attualmente non è rilevato in
maniera standardizzata. Il
PRISPV2012-2014
numero di strutture =904
discende dalla Rendicontazione
2011
In ogni Regione almeno 1
controllo/anno per ciascun rifugio e
canile sanitario non gestito
direttamente dal servizio veterinario
della ASL.
Realizzazione di un
programma integrato di
formazione/informazione
per gli operatori del
settore alimentare
non rilevato in maniera
standardizzata
Eventi formativi su celiachia
100% Ogni Regione predispone un
organizzati dalle ASL nei loro piani programma che preveda almeno un
evento formativo all'anno
formativi annuali.
Anagrafe nazionale
degli animali da
affezione Relazione ai
sensi del DM
06/05/2008
Almeno 1 controllo /anno per ciascun
rifugio e canile sanitario non gestito
Relazione ai sensi del
direttamente dal servizio veterinario DM 06/05/2008
della ASL
Inserimento nel piano formativo
annuale di almeno un evento sulle
intolleranze e allergie alimentari
Regioni
10.10.1
Implementazione di un
flusso informativo per la
comunicazione del
monitoraggio del Tsh
neonatale
10.10.2
Proporzione di controlli
che rilevano la presenza
di sale iodato presso
punti vendita e
ristorazione collettiva
Non rilevato
10.11. Formare adeguatamente
in merito alle tecniche e
10.11.1
all'organizzazione del controllo
ufficiale
Percentuale di personale
formato per il corso base
previsto dall'accordo, sul
totale del personale
afferente ai Servizi
dell’Autorità competente
E' previsto che il monitoraggio
dello stato di attuazione
dell'accordo, e dunque della
formazione in esso prevista,
sarà effettuato a partire dal
2015. Pertanto il valore
baseline nazionale sarà noto
entro la fine del 2015; la
rilevazione delle risorse umane
destinatarie del primo percorso
formativo verrà svolta nel 2015
10.12. Realizzare gli audit
previsti dall'articolo 4,
paragrafo 6, del regolamento
CE 882/2004
Tutte le Regioni e Province
Autonome svolgono audit sulle
autorità competenti locali, ma
ve ne sono alcune in cui non
tutte le articolazioni
organizzative regionali
competenti in sicurezza
Strategia di audit 2013-2014 sui
alimentare e sanità pubblica
SIAN.
Rendicontazione
veterinaria svolgono audit sulle
PRISPV2012-2014
dell'attività di audit svolta
ASL. Al momento tutte le
Regioni si attengono al criterio
di copertura. Entro il 2015
verrà misurato il grado di
copertura del territorio e dei
sistemi di controllo raggiunto,
tenendo conto dell'attività
avviata dal 2014
Regioni e PPAA: 3 su 21
Monitoraggio ed eventuale
efficientamento del sistema di
trasmissione dei dati all'ISS secondo
il format in uso
Osservatorio
nazionale ISS e
Ministero della salute
Non rilevato
100% Esistenza in ogni Regione di un
percorso standardizzato e a regime di
trasmissione dei dati relativi ai
controlli effettuati nelle verifiche di
sale iodato al Ministero della salute e
all'ISS (Osservatorio nazionale
iodoprofilassi)
Creazione di un sistema
standardizzato tra le ASL di raccolta
dei dati relativi ai controlli e
trasmissione a Ministero e ISS
secondo format fornito dal
Ministero/ISS
ASL regionali,
Ministero della salute
ed Istituto Superiore
di Sanità
Formazione relativa ad aspetti
specifici del controllo ufficiale
inserita nel piano di formazione
annuale regionale/aziendale
100% del personale addetto al
controllo ufficiale delle ACL e ACR è
formato per il primo percorso (di
approfondimento del pacchetto
igiene) entro il 2018. 100% delle
Regioni hanno programmato il
mantenimento della formazione del
personale precedentemente formato
sugli argomenti del primo percorso
Tavolo Tecnico di
Inserimento nel piano formativo
Coordinamento
regionale e aziendale annuale di corsi
istituito dall'Accordo
ai sensi dell'Accordo Stato Regioni
7 febbraio 2013
Tutte le articolazioni organizzative
regionali competenti in sicurezza
alimentare e sanità pubblica
veterinaria hanno svolto attività di
audit su tutte le autorità competenti
locali (ASL) e hanno assicurato una
copertura di tutti i sistemi di controllo
di cui al “Country Profile Italia” della
Commissione europea
Svolgimento attività di audit su tutte
le autorità competenti locali (ASL)
con copertura di tutti i sistemi di
controllo di cui al “Country Profile
Italia” della CE.
Esistenza flusso, implementato da 100% In ogni Regione è attivato il
ICP Ospedale dei Bambini Buzzi di sistema di trasmissione dei dati
all'ISS secondo il format in uso
Milano
10.10. Ridurre i disordini da
carenza iodica
10.12.1
NOTA : CODICI 07 E 08
F. ristorazione pubblica (cod. 07): comprende le forme di ristorazione che si svolgono in pubblici esercizi e che sono rivolte ad un consumatore finale indifferenziato (es.
ristoranti, rosticcerie, bar, bottiglierie, ecc.); G. ristorazione collettiva, assistenziale (cod. 08): comprende le forme di ristorazione che sono rivolte ad un consumatore finale
identificabile (es. mense aziendali, scolastiche, ospedaliere, carcerarie, collegiali, ecc.);
indicatore AAJ1.4
(adempimento LEA)
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