Prefazione
Filosofare è cosa migliore del far denaro, ma non è più
desiderabile del far denaro per chi manchi di quanto
necessario.
Aristotele
La domanda più naturale che possa porsi uno studente che segue uno
dei numerosi corsi universitari di argomento filosofico è: cos’è la filosofia? Questo volume cerca di dare una risposta esaminando le molteplici
definizioni di filosofia proposte lungo i secoli da chi l’ha praticata.
Il procedimento impiegato ha il pregio di dirigersi al cuore dei vari sistemi filosofici, in quanto pone in luce cosa pensano i filosofi del
lavoro in cui sono impegnati, perché lo ritengono utile, quali fini si prefiggono. Inoltre fa emergere le loro opinioni riguardo al metodo che
deve usare la filosofia, agli ambiti di cui può occuparsi, ai suoi rapporti con altre aree (la scienza, ad esempio, o la religione). Parallelamente
spiega come alcuni problemi sono diventati argomenti costanti del
pensiero filosofico, ovvero come la filosofia, pur nutrendosi del dibattito con l’altro da sé (politica, estetica, scienza ecc.), in non minore misura è cresciuta riflettendo sul proprio passato. La prospettiva adottata permette infine di documentare i pareri dei filosofi sui risultati che
si ritengono in grado di raggiungere e di precisare a quale pubblico si
rivolgono.
Si sono dunque ripercorse le tappe che hanno portato la filosofia,
marginale nella società antica, a occupare un posto di rilievo in quella
contemporanea, con l’obiettivo di spiegare le ragioni del “far filosofia”.
La scelta di questa linea (contemporaneamente storiografica e teorica) è
motivata dalla certezza che ponga a contatto con una tematica centrale
per le varie scuole e correnti filosofiche, di cui hanno discusso praticamente tutte, anche se in misura e con accentuazioni diverse secondo le
circostanze (donde, com’è naturale, i modi diversi secondo cui tale tematica è esposta in questo libro).

LE RAGIONI DEI FILOSOFI
Gli autori del volume, diversi tra loro per età, origini, esperienze
scientifiche, interessi, hanno in comune la convinzione che la filosofia sia
un prodotto culturale privo di una natura immediatamente identificabile e talmente specifica da consentirne una definizione valida per tutti i
tempi e tutti i contesti. A questa convinzione se ne accompagna un’altra:
che la filosofia non è sempre esistita, non equivale alla continua ricerca
di spiegazioni da parte dell’uomo e non coincide con un’esigenza, insita
nella natura umana, di “capire” se stessi, gli altri, il mondo.
Nella cultura occidentale, la filosofia è stata qualcosa di più specifico che la voglia dell’uomo di rispondere ai “perché”. Alla luce di questo
presupposto, gli autori del volume vedono nella filosofia semplicemente ciò che, in diverse epoche, alcuni saggi, dotti, sapienti, studiosi, professori (e anche geni) hanno pensato, sperato, voluto che fosse. Detto in
altri termini, la filosofia è quello che l’ha fatta diventare un certo numero di uomini, dalle sponde della Turchia (dove sembra sia nata), nel VII
secolo a.C., ai dipartimenti filosofici, alle aule universitarie, alle riviste,
alle collane editoriali (e anche alle televisioni) di tutto il mondo, oggi.
Nelle pagine che seguono compaiono soltanto le dottrine di coloro
che la storiografia considera filosofi. Ragioni di spazio hanno impedito
di ricostruire in maniera adeguata la fitta rete di rapporti tra le diverse
scuole filosofiche, i dibattiti (non di rado aspri) tra i pensatori delle varie tendenze, come anche di render conto delle conseguenze, da numerosi punti di vista, determinate da molte teorie. Pur nella consapevolezza che il corso storico della filosofia non è dovuto soltanto alle figure dei
“grandi”, e che al contrario vi ha contribuito in misura significativa un
alto numero di cosiddetti “minori”, il proposito di tenere il volume in
dimensioni ragionevoli ha costretto a occuparsi unicamente dei primi.
Dovrebbe, a questo punto, essere evidente che gli autori del libro
non possono sperare che al termine del viaggio in cui li hanno condotti
i loro lettori sappiano cos’è la filosofia. Saranno soddisfatti se risulterà
con sufficiente chiarezza che nella pluralità di risposte al “perché” della
filosofia risiede il principale elemento distintivo del lavoro filosofico.
Gli autori confidano però che in particolare i lettori che si avvicinano per la prima volta alla filosofia (ai quali hanno soprattutto pensato)
non trovino nello sfaccettato panorama loro presentato motivi per giudicare la filosofia un insieme di dottrine, o anche solo di progetti, incoerente e contraddittorio. Si può benissimo vivere senza sapere nulla
della filosofia, ma l’immagine che dovrebbe emergere da questo libro è
quella della sua vitalità, testimoniata dalla capacità di adattarsi a situazioni diverse, di intervenire su di esse e anche, talora, di dare all’uomo
qualche aiuto per organizzarsi un po’ meglio l’esistenza. La varietà di
teorie intorno alla sua funzione (qui documentata solo parzialmente) è
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P R E FA Z I O N E
una prova della fiducia riposta in essa da molti, su un arco di circa  secoli, nel mondo occidentale.
Può non essere inutile un’avvertenza per chi non è abituato a leggere libri di filosofia. Studiando la filosofia si entra in un territorio altamente
specialistico, in possesso di un linguaggio sofisticato, che il lettore non
esperto può, specialmente all’inizio, trovare astruso e iniziatico (come
trova fuori del mondo molte questioni che vede trattate con un puntiglio
e una meticolosità secondo lui ingiustificati). Occorre dunque fare uno
sforzo per entrare nel clima filosofico e bisogna evitare di rivolgere alla filosofia domande o critiche o elogi dettati dal “sentire comune”.
Benché la filosofia si occupi di problemi che riguardano tutti gli uomini, lo fa passando per le strade che si è costruite. Pure un artista lavora in base ai propri presupposti (anche se, persino quando innova, utilizza procedimenti tradizionali). Creando le sue opere, non pensa alla loro fruizione; anzi, sovente non si preoccupa affatto del successo che potranno avere; per lui contano solo le motivazioni che lo spingono a dipingere in un certo modo. Ciò non toglie che chi vuol guardare con un
minimo di serietà un quadro cubista di Picasso deve sapere cos’è il cubismo. Analogamente è bene ricordare che il filosofo, quantunque cerchi di rispondere a interrogativi di interesse universale (“come si pensa”,
“qual è il fine della vita”), ha quasi sempre in mente un lettore che vive
in un mondo simile al suo, ha letto più o meno gli stessi libri che ha letto lui e non ha difficoltà ad andare al di là del lessico rarefatto che si trova davanti e a cogliere il senso delle sue affermazioni.
Anche per questo motivo gli autori del volume ritengono che l’approccio adottato vada in soccorso di quanti, privi di esperienze filosofiche, vorrebbero capire perché esistono i filosofi. A chi ha un tale interesse (e senza voler terminare la Prefazione di questo libro con un elogio della filosofia che sarebbe contrario al suo spirito) è superfluo ricordare la parte che la filosofia ha avuto e continua ad avere nella storia dell’umanità – anche in quella di coloro che non sanno che molti dei modi
in cui vivono, pensano, discutono sono una conseguenza, talvolta diretta, talvolta più mediata, di teorie filosofiche.
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